L’AGCM decide di ricorrere ex art. 21-bis l. 287/90 per contestare (l’ennesimo) affidamento in house di servizi informatici universitari
29 Giugno 2017
L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nella riunione del 17 maggio scorso, ha deliberato la proposizione di un ricorso ex art. 21-bis, l. 287 del 1990, avverso le delibere con cui il Consiglio di Amministrazione dell'Università di Firenze ha affidato in via diretta al Cineca la gestione dei propri servizi informatici e del sistema di gestione integrata delle segreterie studenti. La suddetta decisione è stata assunta dopo l'invio da parte della stessa Autorità, di un parere motivato ex art. 21-bis cit., a cui l'Università di Firenze ha tuttavia deciso di non adeguarsi ribadendo la legittimità del proprio operato. Come si legge nel parere, la suddetta Università aveva affidato in via diretta i predetti servizi sul presupposto che la l. 6 agosto 2015, n. 125, consentirebbe agli atenei: «di continuare ad avvalersi dei servizi del Consorzio secondo le modalità dell'in house providing», nonché in ragione del fatto che la mancata proroga tecnica dei contratti dei servizi informatici con il Cineca «comporterebbe il blocco totale delle attività didattiche e amministrativo-gestionali dell'Università nel suo complesso». Nello stesso parere l'Autorità aveva evidenziato che nonostante dalla delibera di affidamento si evincesse chiaramente che il Consiglio di Amministrazione fosse ben a conoscenza di tutte le problematiche connesse agli affidamenti da parte delle Università al Consorzio Cineca, giacché venivano «citati gli estremi sia degli interventi in materia di questa Autorità sia dei precedenti giurisprudenziali» l'Università aveva comunque proceduto in tal senso provocando una «illegittima restrizione delle dinamiche concorrenziali sul mercato dei software gestionali». Il parere rinviava alle numerose precedenti segnalazioni in cui la stessa Autorità ha più volte escluso che tra il Cineca e le proprie consorziate sussistano i requisiti per il legittimo ricorso al modello dell'in house providing. Del resto - aveva sottolineato il parere - anche il Consiglio di Stato (sez. VI, 26 maggio 2015, n. 2660) ha ritenuto insussistenti i suddetti requisiti sia per la presenza di enti privati nella compagine del Cineca, sia per la posizione di «indiscussa primazia riconosciuta al MIUR nell'ambito dell'organizzazione e del funzionamento dello stesso Consorzio». Nella suddetta sentenza il Collegio ha inoltre escluso la sussistenza dell'ulteriore requisito “dell'attività prevalente” giacché il consorzio svolge, direttamente o tramite società controllate, una parte rilevante della propria attività a favore di soggetti non consorziati, pubblici e privati, sia in Italia che all'estero. L'Autorità aveva evidenziato che, proprio a seguito della predetta pronuncia, il legislatore con la sopra citata l. del 2015 se da una parte ha reso «non più necessaria la partecipazione pubblica totalitaria» all'interno del Cineca, d'altra parte, per quanto concerne il controllo analogo congiunto, ha comunque previsto la necessità dell'adeguamento dello Statuto dello stesso consorzio. In assenza della predetta modifica statutaria, pertanto l'affidamento in house deliberato dall'Università di Firenze doveva ritenersi illegittimo. In risposta al predetto parere, l'Università, come accennato, ha difeso la legittimità del proprio operato segnalando che in data successiva all'invio dei rilievi da parte dell'AGCM, il Cineca ha modificato la propria governance superando le criticità evidenziate dall'Autorità e dalla giurisprudenza amministrativa. Nella citata delibera l'AGCM ha tuttavia ulteriormente replicato che «le eventuali sopravvenute modifiche statutarie evocate dall'Università di Firenze» non consentono di superare i profili di illegittimitàdell'affidamento contestato «atteso che questa va valutata con riferimento allo stato di fatto e di diritto esistente al momento dell'adozione del provvedimento dell'ente appaltante» e ha pertanto deciso di impugnare il predetto affidamento diretto.
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