La “revoca” dell’aggiudicazione provvisoria per motivi finanziari o di interesse pubblico non è fonte di risarcimento del danno

31 Agosto 2016

La revoca dell'aggiudicazione provvisoria di un appalto motivata da motivi economici o di interesse pubblico, in quanto atto endoprocedimentale instabile e ad effetti interinali, non ingenera un affidamento tutelabile in via risarcitoria, alla stessa stregua della non aggiudicazione della gara per inidoneità o non convenienza di tutte le offerte ex art. 81 d.lgs. n. 163 del 2006 (oggi art. 95, comma 12, d.lgs. 50 del 2016).

La fattispecie. Una società esercente l'attività nel settore dei servizi pubblici locali impugnava – in qualità di aggiudicataria in via provvisoria della gara avente ad oggetto il servizio di gestione degli impianti di pubblica illuminazione comunale – la delibera di giunta comunale con la quale veniva stabilito di non procedere più all'aggiudicazione definitiva dell'appalto perché ritenuto non più conveniente e rispondente all'interesse pubblico. Nello specifico la ricorrente chiedeva l'annullamento della suddetta delibera, l'accertamento dell'obbligo del Comune resistente di dare corso all'aggiudicazione definitiva ed alla conseguente stipulazione del contratto, nonché la condanna dell'amministrazione stessa al risarcimento dei danni, in subordine a titolo di responsabilità precontrattuale.

È evento fisiologico che all'aggiudicazione provvisoria non segua l'affidamento in via definitiva dell'appalto. È noto che la stazione appaltante può sempre legittimamente disporre la “revoca” dell'aggiudicazione provvisoria di una gara di appalto per motivi di risparmio economico, come pure per carenza di copertura finanziaria o sopravvenuta mancata corrispondenza della procedura alle esigenze dell'interesse pubblico (in termini, ex multis, Cons. St., Sez. V, 21 aprile 2016, n. 1599). Tuttavia, essendo l'aggiudicazione provvisoria atto intermedio del procedimento di gara, è di per sé inidonea ad ingenerare un affidamento tutelabile. La possibilità che all'aggiudicazione provvisoria della gara d'appalto pubblico non segua quella definitiva è, infatti, evento fisiologico alla stessa stregua dell'ipotesi prevista dall'art. 81, comma 3, d.lgs. n. 163 del 2006 (oggi art. 95, comma 12, d.lgs. n. 50 del 2016), secondo la quale è consentito alla stazione appaltante di non aggiudicare l'appalto qualora le offerte presentate non siano convenienti o idonee (in termini Cons. St., Sez. V, 28 luglio 2015, n. 3721; Sez. III, 20 aprile 2015, n. 1994). In entrambe le ipotesi, in sostanza, si è più propriamente di fronte al mero “ritiro” di un provvedimento che ha per sua natura efficacia destinata ad essere superata dal provvedimento conclusivo del procedimento, e non già ad una vera e propria revoca, che presuppone un atto amministrativo ad effetti durevoli (Cons. St., Sez. V, 5 maggio 2016, n. 1797).

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