Il rinvio a giudizio durante l’espletamento dell’incidente probatorio non è causa di incompatibilità

Redazione Scientifica
16 Ottobre 2017

La Corte di cassazione, Sez. III, con sentenza n. 46368 depositata il 9 ottobre 2017, ponendosi in linea con la giurisprudenza maggioritaria, ha affermato il seguente principio di diritto: «non è abnorme il provvedimento del giudice dell'udienza preliminare il quale abbia respinto la richiesta dell'imputato ...

La Corte di cassazione, Sez. III, con sentenza n. 46368 depositata il 9 ottobre 2017, ponendosi in linea con la giurisprudenza maggioritaria, ha affermato il seguente principio di diritto:

«non è abnorme il provvedimento del giudice dell'udienza preliminare il quale abbia respinto la richiesta dell'imputato – e disposto il rinvio a giudizio – volto a far attendere l'esito dell'incidente probatorio in corso prima di provvedere sulla richiesta di rinvio a giudizio, al fine di riservarsi la scelta del rito. Ed invero l'udienza preliminare e l'udienza di espletamento dell'incidente probatorio seguono percorsi autonomi, e l'assunzione anticipata della prova deve portarsi a termine senza determinare una dilatazione dell'udienza preliminare; né, del resto, l'espletamento dell'incidente probatorio preclude in alcun modo l'accesso ai riti alternativi; non risulta quindi incompatibile il giudice che ha disposto il rinvio a giudizio nell'espletamento dell'incidente probatorio, e comunque la parte ha l'onere di proporre istanza di ricusazione».

Il ricorso era stato presentato da un indagato per il reato di associazione a delinquere transnazionale, il quale riteneva non applicabile il suddetto principio nel caso di specie in quanto le uniche fonti probatorie erano proprio quelle oggetto dell'incidente probatorio (le intercettazioni).

Il ricorrente lamentava l'incompatibilità funzionale del Gup alla celebrazione dell'incidente probatorio dato che era stato disposto il rinvio a giudizio.

La terza Sezione penale ha dichiarato inammissibile il ricorso per manifesta infondatezza e per genericità dei motivi:

  • quanto al primo motivo del ricorso, la Cassazione rileva che sussistono altre prove, oltre all'attività di intercettazione, in merito alle quali il ricorso non fa alcun riferimento risultando pertanto generico;
  • quanto al secondo motivo, invece – oltre a non rientrare nelle ipotesi di incompatibilità prevista dall'art. 34 c.p.p. – è una questione che non può essere proposta in sede di legittimità in quanto lo strumento a tal fine previsto dal codice di procedura è quello della ricusazione di cui all'art. 37, comma 1, lett. a) c.p.p.

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