Corte d'appello di Genova: se l'ex coniuge lavora non è escluso in via assoluta l'assegno divorzile

Redazione Scientifica
19 Ottobre 2017

Secondo la Corte d'appello di Genova la circostanza che l'ex coniuge lavori non esclude in via assoluta il diritto all'assegno divorzile ma occorre valutare la necessità di un'eventuale integrazione del suo reddito alla luce dei concreti oneri che lo stesso deve sostenere.

Avverso la sentenza con la quale il Tribunale di Genova dichiarava la cessazione degli effetti civili del matrimonio fra le parti, statuendo su affidamento della figlia e condizioni economiche, l'ex marito ha proposto appello limitatamente all'assegno divorzile previsto a suo carico in favore dell'ex moglie.

La Corte d'appello di Genova, nell'incertezza circa i criteri determinati dalla sentenza Cass. 10 maggio 2017, n. 11504 (v. A. Simeone, L'assegno di divorzio secondo la Cassazione: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto in ilFamiliarista.it) per la determinazione del diritto all'assegno di divorzio e sull'effettivo significato del parametro dell'“autosufficienza economica” ritiene di dover dare un'applicazione prudente del nuovo indirizzo giurisprudenziale.

Deve considerarsi, innanzitutto, che il criterio del “medesimo tenore di vita in costanza di matrimonio” non può più essere mantenuto poiché ormai, nella maggioranza dei casi, il divorzio, aumentando le spese, impoverisce i coniugi e, pertanto, il tentativo di mantenere il tenore di vita precedente per uno dei due fa «precipitare l'altro ad un tenore di vita molto inferiore a quello prima goduto». Se pare poi giusto punire le «rendite parassitarie», costituite dalle ipotesi in cui il coniuge economicamente più debole dopo pochi anni di matrimonio decide di rompere il vincolo e vivere di rendita alle spalle dell'altro, la Corte non ritiene lecito assumere i medesimi comportamenti punitivi anche nei confronti del coniuge che invece è rimasto sposato per diversi anni continuando a lavorare per incrementare le risorse economiche familiari.

«Non è detto quindi che in caso di divorzio l'ex coniuge che lavori non abbia in via assoluta diritto ad un assegno divorzile, ma occorre valutare la necessità di un'eventuale integrazione del suo reddito alla luce dei concreti oneri che lo stesso debba sostenere tenendo conto del suo lavoro, del suo patrimonio, della sua salute e della sua collocazione nella società».

Nel caso di specie, quindi, ricostruita la situazione patrimoniale e professionale dell'ex moglie, in relazione anche agli obblighi connessi alla figlia, la Corte d'appello conferma l'obbligo in capo all'appellante di corrispondere un assegno divorzile in favore della donna.

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