Codice di Procedura Civile art. 106 - Intervento su istanza di parte 1.


Intervento su istanza di parte 1.

[I]. Ciascuna parte può chiamare nel processo un terzo al quale ritiene comune la causa o dal quale pretende essere garantita [32, 108, 269; 1485, 1586 2, 1777 2, 1917 4 c.c.].

 

[1] In tema di rito speciale per le controversie in materia di licenziamenti, v. art. 1, commi 47-68, in particolare il comma 54, l. 28 giugno 2012, n. 92Per la disapplicazione delle disposizioni di cui ai commi da 48 a 68 dell'art. 1 della l. 92/2012 vedi l'art. 11 del d.lg. 23/2015, in tema di licenziamenti applicabili ai contratti di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Inquadramento

Vi sono alcune ipotesi nelle quali può sussistere l'interesse delle parti a chiamare in causa un terzo, al fine di opporre allo stesso il giudicato formatosi nel processo.

In particolare, l'art. 106 c.p.c. distingue tra la fattispecie nella quale detto interesse è costituito dalla «comunanza di causa» da quella in cui ciò si correla all'esigenza della parte di essere manlevata.

La chiamata c.d. in garanzia è volta a tutelare il diritto di una delle parti ad essere tenuta indenne per il caso di sua soccombenza nel processo da un altro soggetto (Tarzia, 2002, 144).

Secondo la giurisprudenza più risalente delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, la garanzia può essere propria ed impropria e la differenza, rilevante ai fini dello spostamento di competenza per ragioni di connessione ex art. 32, si sostanzia nel senso che la legge che disciplina il rapporto prevede un collegamento tra la posizione sostanziale vantata dall'attore e quella del chiamato in garanzia (Cass. S.U., n. 13968/2004).

Più di recente è invece stato chiarito cha la distinzione tra garanzia propria ed impropria assume valenza meramente descrittiva e non incide sulle facoltà processuali delle parti (Cass. S.U., n. 24707/2015).

La nozione di «comunanza di causa» è molto ampia, comprendendo al suo interno le più diverse ipotesi nelle quali, per motivi di connessione, è opportuna la presenza di un terzo nel processo (Luiso, 2015, 305).

Nell'ipotesi in cui un terzo sia stato chiamato in causa dal convenuto come soggetto effettivamente e direttamente obbligato alla prestazione pretesa dall'attore, la domanda di quest'ultimo si estende automaticamente ad esso senza necessità di una istanza espressa, costituendo oggetto necessario del processo, nell'ambito di un rapporto oggettivamente unico, l'individuazione del soggetto effettivamente obbligato, mentre analoga estensione non si verifica nel caso di chiamata del terzo in garanzia (Cass. n. 12317/2011).

Le modalità processuali della chiamata in causa del terzo sono regolate dall'art. 269 c.p.c. che, a riguardo, distingue l'ipotesi nella quale la chiamata è effettuata dal convenuto da quella in cui è richiesta dall'attore.

Controverse sono, almeno in dottrina e nella giurisprudenza di merito, le modalità con le quali deve essere chiamato in causa il terzo nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, in ragione delle peculiari forme processuali dello stesso.

Rinvio

Per il commento, v. sub art. 269 c.p.c. - "Chiamata in garanzia"

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario