Se i genitori litigano non sempre prevale la scuola pubblica

03 Novembre 2017

La regola secondo cui la decisione del Giudice, sostitutiva di quella della coppia genitoriale in conflitto, non può che essere in favore dell'istruzione pubblica può subire eccezioni nell'interesse superiore del minore.
Massima

La regola secondo cui la decisione del Giudice, sostitutiva di quella della coppia genitoriale in conflitto, non può che essere in favore dell'istruzione pubblica secondo i canoni riconosciuti dall'ordinamento come idonei allo sviluppo culturale di qualsiasi soggetto minore, può subire eccezioni nelle ipotesi in cui, per la peculiarità del caso concreto, emergano evidenti controindicazioni all'interesse del minore oppure nell'ipotesi in cui entrambi i genitori siano d'accordo sulla scuola privata ma sussistano contrasti sulla tipologia di istituto da scegliere.

Il caso

1) Nella fattispecie oggetto dell'ordinanza del Tribunale di Torino, Tizia presenta istanza in corso di causa per l'autorizzazione all'iscrizione della figlia minore Caia ad una scuola materna francese in Torino, evidenziandone la qualità formativa e sottolineando l'importanza dell'apprendimento delle lingue straniere già in tenera età. Il padre si oppone, assumendo la non coerenza della scuola francese, né con il ceto socio-economico famigliare, né con la scelta educativa adatta alla figlia; rileva inoltre il padre che la scuola proposta dalla madre è situata in luogo distante dalla residenza della minore; propone quindi l'iscrizione di Caia ad altro istituto paritario o privato in Torino (Trib. Torino, ord., 25 agosto 2016).

2) In un giudizio ex art. 9, l. 1 dicembre 1970, n. 898, dinanzi al Tribunale di Milano, si è profilato contrasto tra le parti in ordine alla scelta della scuola a cui iscrivere il figlio minore; il padre insiste per l'iscrizione alla scuola pubblica al fine di far conoscere al figlio, da sempre frequentante una scuola privata elitaria, che esistono altre realtà; la madre insiste invece affinché il minore rimanga nello stesso istituto privato, facendo leva sulla continuità didattica (Trib Milano, sez. IX, decr., 2 febbraio 2017).

La questione

In entrambi i casi il Tribunale si è domandato se sussistesse nella fattispecie all'esame l'opportunità di derogare al principio generale seguito dalla giurisprudenza maggioritaria, secondo cui il Giudice, chiamato a decidere in ipotesi di contrasto all'interno della coppia genitoriale, deve scegliere la scuola pubblica, quale scelta “neutra” che non rischia di orientare i minori verso modelli educativi e culturali specifici che solo i genitori possono valutare concordemente.

Le soluzioni giuridiche

In entrambe le pronunce viene ribadito il principio, ormai consolidato, secondo cui i giudici di merito chiamati a decidere l'indirizzo scolastico del minore in luogo dei genitori in conflitto, devono esprimere preferenza verso la scuola pubblica quale espressione del sistema nazionale di istruzione che fornisce garanzie di tutela dello sviluppo culturale ed educativo di ogni soggetto, nonché quale esplicazione principale del diritto costituzionalmente garantito di cui all'art. 33, comma 2, Cost.

In tale senso si sono pronunciati, sia il Tribunale di Milano (Trib. Milano 4 febbraio 2016 e Trib. Milano 18 marzo 2016), sia il Tribunale di Roma (Trib. Roma 31 agosto 2016, n. 23100 e Trib. Roma 9 settembre 2016, n. 23436).

In entrambe le decisioni in commento, i Giudici di merito evidenziano peraltro come si possa derogare a detto principio nel superiore interesse del minore.

Il Tribunale di Torino, ribadito il principio, già espresso da altra giurisprudenza di merito, secondo cui la scuola pubblica deve considerarsi neutra e preferibile, afferma testualmente che detta scelta: «possa essere presa in considerazione da questo Giudice, anche in via ufficiosa, soltanto ove nessuna delle scuole proposte in via principale dai genitori risulti conforme all'interesse della minore, risultando al contrario preferibile valutare preliminarmente le due opzioni sostenute in via principale dai genitori ».

La deroga al principio generale trova fondamento, per un verso nel fatto che entrambi i genitori, pur intendendo iscrivere la figlia ad istituti scolastici differenti, tuttavia concordano nella scelta di un istituto scolastico privato (scuola internazionale francese la madre e un istituto parificato a carattere confessionale il padre); per altro verso il fondamento della decisione è proprio nella valutazione del best interest della minore che il giudicante ritiene sia la frequentazione della scuola internazionale francese proposta dalla madre; ciò a motivo:

- della vantaggiosa opportunità che può costituire per la minore l'apprendimento di lingue straniere già dalla tenera età;

- della positività di un confronto con compagni e modelli culturali differenti;

- dall'assenza di preoccupazione per l'apprendimento della lingua italiana, posto che i genitori sono entrambi madrelingua italiana, lingua comunque insegnata nell'istituto;

Infine il Tribunale ritiene irrilevante l'indisponibilità del padre a contribuire in via paritaria alla cospicua retta della scuola internazionale, posto che la madre ha dichiarato la propria disponibilità a farsi carico in via pressoché esclusiva della spesa; motiva il Tribunale assumendo che la deroga al principio di contribuzione proporzionale al mantenimento dei figli, su consenso del genitore su cui grava una quota maggiore, non costituisce “svilimento” dell'altra figura genitoriale «laddove, come nel caso di specie, sia funzionale al miglior interesse della minore, competendo poi ad entrambi i genitori, nel corretto esercizio della propria responsabilità genitoriale, evitare che tale circostanza sia veicolo di connotazione negativa del genitore che apporta il minor contributo economico».

Anche nella decisione del Tribunale di Milano viene ribadito che da preferire, in linea di principio, è l'istruzione pubblica; il Tribunale rileva tuttavia come il giudice chiamato a sostituirsi ai genitori possa escludere detta scelta preferenziale, laddove si ravvisino una serie di controindicazioni rispetto al superiore interesse del minore.

Nel caso in esame le concrete ragioni per derogare alla regola generale e optare quindi per la scuola privata vengono individuate nell'interesse del minore alla continuità didattica, a fronte delle criticità di relazione dello stesso con entrambi i genitori e delle sue difficoltà di inserimento, nonché ascoltato il minore. In particolare il Tribunale evidenzia, richiamando le relazioni psicologiche agli atti ed avendo doverosamente e opportunamente ascoltato il minore, come un radicale mutamento delle abitudini e delle prospettive di vita, sino ad oggi consentitegli da entrambi i genitori, potrebbero essere vissute dal ragazzo come una sorta di punizione; il tutto non trascurando il rischio che il minore svilisca la figura del padre e valorizzi quella materna, imputando al padre il radicale cambiamento che l'iscrizione ad una scuola pubblica comporterebbe.

Osservazioni

Le due pronunce in esame sono in linea con l'orientamento ormai consolidato della giurisprudenza di merito che vede l'istruzione pubblica quale garanzia di tutela dello sviluppo culturale di ogni soggetto: la scuola paritaria o privata trova il favore del giudice, chiamato ad esprimersi in luogo dei genitori in conflitto, solo laddove emergano precise necessità o interessi del minore alla frequentazione di una istituzione scolastica diversa da quella pubblica.

Il principio suddetto non può ritenersi del tutto condivisibile: se esiste il diritto ad una libera scelta dell'indirizzo scolastico, pacificamente accordato ai genitori, e se è vero che il giudice chiamato a pronunciarsi in caso di conflitto si sostituisce loro nella scelta, non si comprende per quale ragione questi debba dare preferenza alla scuola pubblica; alla luce della concreta fattispecie, valutate le condizioni del minore interessato e le sue eventuali difficoltà o disabilità, previo ascolto del medesimo ove ne ricorrano i presupposti, tenuto conto di ogni altra circostanza inerente il caso concreto, il giudice sceglierà quale indirizzo scolastico sia migliore in ossequio al best interest of the child; in buona sostanza, il principio da condividere è che la decisione venga adottata caso per caso senza alcun pregiudizio.

Le due decisioni in commento hanno per l'appunto il pregio di aver derogato al principio che vuole la scelta dell'istituzione scolastica pubblica in via preferenziale, pervenendo a decisioni adeguatamente ed esaustivamente motivate ed adottate a seguito di accurata valutazione del best interest of the child; ciò in ossequio alle norme sovranazionali (art. 3 della Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo; art. 24 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea firmata a Nizza nel 2000, in cui è evidenziato come l'interesse superiore del minore debba essere considerato preminente in ogni decisione che lo riguardi) ed alle norme nazionali (in particolare la novella del 2012, l. 10 dicembre 2012, n. 219), che hanno recepito il principio ribadito altresì nella sentenza Corte cost. 23 gennaio 2013, laddove è detto che «l'interesse superiore dei minori deve essere collocato sempre al primo posto, davanti ad ogni altra considerazione, in tutte le questioni che li vedono coinvolti o che li riguardano».

Nell'operare la scelta, sia i giudici torinesi, sia i giudici milanesi, hanno esercitato un ampio potere discrezionale, posto che il concetto di superiore interesse del minore è alquanto indeterminato e passibile di interpretazioni ed applicazioni facilmente condizionate da convinzioni personali; in ogni caso, non hanno per nulla omesso di soppesare l'opportunità o meno della continuità didattica, ossia del diritto per il minore, se necessario nel suo primario interesse, di proseguire gli studi nel medesimo istituto scolastico, valutando nel caso concreto la sussistenza di un disagio per il minore ad inserirsi in un diverso contesto sociale; hanno ascoltato il minore laddove ne ricorrevano i presupposti (compimento del dodicesimo anno di età, ovvero valutata la sua capacità di discernimento, se di età inferiore): la scelta dell'indirizzo scolastico è fondamentale per la formazione del minore, il cui pensiero deve ritenersi indispensabile per un'adeguata comprensione delle sue esigenze e delle sue aspirazioni, principio ripetutamente affermato dalla suprema Corte di Cassazione, secondo cui l'omesso ascolto del minore in ipotesi in cui siano in gioco interessi per il medesimo rilevanti costituisce violazione del principio del contraddittorio (Cass. Civ.,S.U., 21 ottobre 2009, n. 22238). I giudici hanno, altresì, tenuto in considerazione, ove richiesti (v. Trib. Torino), le condizioni economiche delle parti motivando la decisione anche in ordine alla onerosità della scelta operata; hanno valutato le opzioni fornite da entrambi i genitori, motivando adeguatamente l'esclusione di uno o l'altro degli istituti dai medesimi opzionati.

A parere di che scrive, sicuramente esaustivo appare il provvedimento di Milano, che trova fondamento, tra l'altro, su una relazione psicosociale e non prescinde dall'ascolto del minore; inoltre il Tribunale milanese valuta accuratamente l'opportunità nel caso concreto di non sottoporre il minore ad un cambiamento, favorendo la continuità didattica a motivo di un manifesto disagio.

Il Tribunale di Torino usa il potere discrezionale che gli è concesso in misura decisamente più ampia, laddove esprime giudizi personali in ordine alla positività della scuola internazionale francese rispetto alle altre scuole private indicate dal padre; in ogni caso, anche il giudice di Torino appare attento al caso concreto e decide previo minuzioso esame dei pro e dei contro delle scuole indicate dai genitori, dalle cui indicazioni, comunque, come è doveroso, non prescinde; inoltre, il Tribunale torinese valuta gli aspetti economici, motivando come l'eccessiva onerosità della spesa non sia nella fattispecie di ostacolo rispetto alla scelta adottata.

Concludendo le pronunce in commento sono condivisibili per il metodo seguito: al fine di adottare una scelta in luogo dei genitori, si prescinde da preconcetti che vorrebbero la scuola pubblica come “neutra” e “comunque preferibile”, e viene valutato, con analisi accurata e scevra da pregiudizi, il caso concreto nel best interest of the child.

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