Decreto legislativo - 7/09/2005 - n. 209 art. 144 - Azione diretta del danneggiato

Laura Mancini
aggiornato da Francesco Agnino

Azione diretta del danneggiato

 

1. Il danneggiato per sinistro causato dalla circolazione di un veicolo o di un natante, per i quali vi è obbligo di assicurazione, ha azione diretta per il risarcimento del danno nei confronti dell'impresa di assicurazione del responsabile civile, entro i limiti delle somme per le quali è stata stipulata l'assicurazione.

2. Per l'intero massimale di polizza l'impresa di assicurazione non può opporre al danneggiato eccezioni derivanti dal contratto, né clausole che prevedano l'eventuale contributo dell'assicurato al risarcimento del danno. L'impresa di assicurazione ha tuttavia diritto di rivalsa verso l'assicurato nella misura in cui avrebbe avuto contrattualmente diritto di rifiutare o ridurre la propria prestazione.

3. Nel giudizio promosso contro l'impresa di assicurazione è chiamato anche il responsabile del danno.

4. L'azione diretta che spetta al danneggiato nei confronti dell'impresa di assicurazione è soggetta al termine di prescrizione cui sarebbe soggetta l'azione verso il responsabile.

Inquadramento

A norma dell'art. 144 del d.lgs. n. 209/2005 il danneggiato per sinistro causato dalla circolazione di un veicolo o di un natante per il quale vi è obbligo di assicurazione, ha azione diretta per il risarcimento del danno nei confronti dell'impresa di assicurazione del responsabile civile, entro i limiti delle somme per le quali è stata stipulata l'assicurazione.

La disposizione, che costituisce la trasposizione nel codice delle assicurazioni private dell'abrogato art. 18l. n. 990/1969, attribuisce al danneggiato il potere di agire direttamente nei confronti dell'assicuratore del danneggiante civilmente responsabile dell'illecito, inserendosi, di propria iniziativa, nel rapporto intercorrente tra il responsabile civile — assicurato e il suo assicuratore e facendo valere le proprie pretese direttamente nei confronti di quest'ultimo.

L'unico limite all'operatività di tale meccanismo è costituito dal massimale di polizza stabilito nel contratto di assicurazione.

Non possono, inoltre, essere opposte al danneggiato le eccezioni derivanti dal contratto di assicurazione, né le clausole in esso contenute che prevedano l'eventuale contributo dell'assicurato al risarcimento del danno provocato.

L'assicuratore può, ciò non di meno, esercitare il diritto di rivalsa nei confronti del proprio assicurato nella misura in cui avrebbe potuto rifiutare o ridurre la propria prestazione secondo gli accordi contrattuali stipulati.

L'introduzione dell'azione diretta verso l'assicuratore non ha, comunque, fatto venir meno il diritto del danneggiato di agire nei confronti del responsabile civile ai sensi dell'art. 2054 c.c.

Sin dall'entrata in vigore della l. n. 990/1969 si è discusso sulla correlazione esistente tra il rapporto tra il danneggiato e il danneggiante assicurato e il rapporto tra il danneggiato e l'assicuratore del danneggiante, ovvero sulla relazione intercorrente tra l'obbligazione risarcitoria discendente dall'art. 2054 c.c. e quella posta a carico dell'assicuratore del danneggiante dall'art. 18.

In dottrina, accanto alla teoria dell'alternatività (Cipparone, 284 ss.), si è affermata la tesi della sussidiarietà, per la quale l'obbligazione del responsabile civile diventa esigibile solo dopo che l'esperimento dell'azione diretta non abbia consentito il pieno ristoro dei danni subiti dalla vittima, e la teoria, divenuta prevalente, della solidarietà tra le due obbligazioni (Franzoni, 1039 ss.).

L'azione diretta costituisce una fattispecie di assunzione legale del debito del responsabile civile da parte della sua impresa di assicurazione.

Secondo l'opinione dominante in dottrina si tratta, dunque, del medesimo debito e tale assunto è confermato dall'uniformità con cui viene disciplinata l'azione diretta rispetto a quella ordinaria nei confronti del responsabile danneggiante. La previsione del quarto comma dell'art. 144, a mente del quale l'azione diretta che spetta al danneggiato nei confronti dell'impresa di assicurazione è soggetta al termine di prescrizione cui sarebbe soggetta l'azione verso il responsabile, consente, infatti, di ritenere che la pretesa risarcitoria azionata nei confronti dell'assicuratore sia identica a quella vantata nei confronti del responsabile civile, da cui si discosta esclusivamente per la diversa direzione soggettiva.

Nella giurisprudenza di merito si è rilevato che l'art. 141 cod. ass. tende a irrobustire la tutela del danneggiato che rivesta la qualità di terzo trasportato, il quale, oltre a poter esperire le iniziative ordinariamente consentite dagli artt. 2043, 2054 c.c. e 144 cod. ass. (con intuibile aggravio dei relativi oneri probatori), può scegliere di avanzare la pretesa risarcitoria direttamente nei confronti dell'impresa di assicurazione del veicolo sul quale si trovava ed è esonerato, in tal caso, dall'onere di provare la responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro, essendo tenuto soltanto a dimostrare la propria qualità di trasportato (quale che ne sia il titolo), l'effettiva verificazione di un sinistro e il nesso di derivazione causale tra quest'ultimo e i pregiudizi subiti (Trib. Sulmona, 23 gennaio 2019, n. 9).

Secondo la giurisprudenza di legittimità, la solidarietà che vincola il responsabile assicurato all'assicuratore dipende esclusivamente dall'attribuzione al danneggiato, in deroga ai principi che regolano l'assicurazione per la responsabilità civile, dell'azione diretta nei confronti dell'assicuratore ed integra un'ipotesi di solidarietà atipica ad interesse unisoggettivo (Cass. n. 6428/1982; Cass. n. 7019/1999), giustificata dalla diversità dei titoli in base ai quali l'assicuratore e il responsabile-assicurato sono rispettivamente tenuti nei confronti del danneggiato (il primo ex lege e il secondo ex delicto) (Cass. n. 481/1990; Cass. n. 5218/1983).

In caso di cumulo dell'azione diretta e di quella ex art. 2054 c.c. l'obbligazione dell'assicuratore è contenuta nelle somme costituenti il c.d. massimale di polizza, in quanto la solidarietà esistente tra assicurato ed assicuratore ha natura atipica.

Ne consegue che l'unicità della prestazione non muta la natura indennitaria nei confronti dell'assicuratore, né l'oggetto del contratto di assicurazione, che è l'indennizzo, mentre il debito del danneggiante, di carattere risarcitorio, è illimitato (Cass. n. 24752/2008).

Sotto altro aspetto,  l'assicuratore della r.c.a. che agisca in rivalsa nei confronti dell'assicurato, ai sensi dell'art. 144, comma 2, c. ass., ha l'onere di provare che il contratto contiene una clausola di delimitazione del rischio, inopponibile al terzo, ma tale da consentirgli, nel caso concreto il rifiuto o la riduzione del pagamento dell'indennizzo, perché, sebbene il diritto di rivalsa scaturisca dalla legge, l'azione di rivalsa è un'azione contrattuale che trova il suo fondamento nel patto contrattuale, ed in tutti i giudizi scaturenti dal contratto è onere dell'attore provare l'esistenza del patto su cui la domanda si fonda (Cass. n. 4756/2024, in applicazione del principio la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza che aveva accolto la domanda di rivalsa senza aver previamente accertato che il contratto di assicurazione escludesse la copertura nel caso di mezzo condotto da soggetto privo di abilitazione alla guida).

Rinvio

Per il commento, v. sub art. 145 d.lgs. n. 209/2005 - "Azione c.d. diretta". 

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