Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 89 - Pubblicazione e comunicazione della sentenza

Roberto Chieppa

Pubblicazione e comunicazione della sentenza

 

1. La sentenza deve essere redatta non oltre il quarantacinquesimo giorno da quello della decisione della causa.

2. La sentenza, che non può più essere modificata dopo la sua sottoscrizione, è immediatamente resa pubblica mediante deposito nella segreteria del giudice che l'ha pronunciata.

3. Il segretario dà atto del deposito in calce alla sentenza, vi appone la data e la firma ed entro cinque giorni ne dà comunicazione alle parti costituite.

Note operative

Redazione della sentenza non oltre 45 giorni dalla decisione della causa (termine dimezzato a 23 giorni nei riti abbreviati)
Pubblicazione sentenza Immediatamente dopo la sottoscrizione (mediante deposito nella segreteria del giudice)
Comunicazione alle parti costituite del deposito della sentenza Entro 5 giorni dal deposito a cura della segreteria

Inquadramento

L'art. 89 disciplina la fase della pubblicazione e comunicazione della sentenza, prevedendo anche un termine per la redazione da parte del magistrato.

Viene confermata anche la regola dell'immodificabilità della sentenza dopo la sottoscrizione.

La sentenza è resa pubblica mediante il deposito in segreteria, di cui viene dato atto in calce alla sentenza stessa.

Redazione, pubblicazione e comunicazione della sentenza

In ordine alla pubblicazione e comunicazione della sentenza il Codice non ha introdotto novità di rilievo rispetto alla precedente disciplina.

Il termine per la redazione della sentenza resta fissato in quarantacinque giorni dalla decisione della causa, che, nella prassi, avviene nello stesso giorno fissato per l'udienza; tuttavia, quando la camera di consiglio per la decisione viene rinviata ad altra data, i quarantacinque giorni decorrono dalla data della effettiva camera di consiglio, che deve risultare dal verbale.

Si tratta di un termine avente funzione sollecitatoria (art. 52, comma 1), la cui violazione non è idonea a inficiare la validità della sentenza.

Tale termine viene riferito alla redazione della sentenza e, quindi, al deposito della minuta in forma cartacea o in formato elettronico, da parte del magistrato estensore.

A tutela delle parti sarebbe stato preferibile o stabilire un termine massimo (anche più lungo dei 45 giorni) per la pubblicazione della sentenza, all'interno del quale sono regolate le fasi interne del deposito della minuta, delle forme e degli adempimenti di segreteria, o singoli termini per le varie fasi.

Tra le soluzioni proposte in dottrina, figura quella di prevedere un termine prorogabile (nel caso di comprovabili motivi da rendere noti al Presidente della Sezione dal componente incaricato di redigere la motivazione della sentenza), nonché accompagnato dalla possibilità di una sostituzione dell'estensore (Virga).

La conferma dell'attuale sistema lascia senza termine tutta la attività successiva al deposito della minuta da parte del relatore, e, in particolare, anche la fase di sottoscrizione della sentenza da parte del Presidente, oltre che la successiva pubblicazione.

La sentenza è resa pubblica mediante deposito nella segreteria. Il segretario dà atto del deposito in calce alla sentenza, vi appone la data e la firma ed entro cinque giorni ne dà comunicazione alle parti costituite.

È con la pubblicazione che la sentenza, redatta e sottoscritta, acquista giuridica esistenza (che dunque perfeziona il procedimento formativo della decisione) (Fares, 664). L'art. 89 dispone che la pubblicazione della sentenza sia eseguita «immediatamente». La nuova formulazione della norma (La sentenza è immediatamente resa pubblica mediante deposito nella Segreteria del giudice che l'ha pronunciata. Il segretario dà atto del deposito in calce alla sentenza, vi appone la data e la firma ed entro cinque giorni dà comunicazione del deposito alle parti costituite) introduce, rispetto alla precedente ( art. 55, l. 27 aprile 1982, n. 186), l'avverbio «immediatamente» imponendo quindi alla Segreteria di provvedere con estrema celerità a tale adempimento. Nel rito abbreviato e nel rito appalti il termine di 5 giorni, disposto in via ordinaria dall'art. 89 per la comunicazione alle parti costituite del deposito della sentenza, è ridotto a 3 giorni (artt. 119 e 120).

È stato evidenziato che nella prassi il deposito costituisce il reale momento che scandisce l'immodificabilità della sentenza, in quanto, pur prevedendo l'art. 89, comma 2 la non modificabilità dopo la sottoscrizione, nulla impedisce che a sottoscrizione avvenuta sulla base di sopravvenienze si possa procedere ad un nuovo esame del ricorso da parte del collegio (De Nictolis, Proc. amm., 746).

Secondo un orientamento risalente, il giudice è tenuto ad applicare alla questione dedotta in giudizio la legge in vigore al momento della pubblicazione della sentenza ( Cons. St., 24 aprile 1986, n. 346).

Tale orientamento appare confermato anche dalla giurisprudenza più recente, in base alla quale, in caso di ius superveniensintervenuto in un momento compreso fra la deliberazione della decisione e la sua pubblicazione, il Collegio deve comunque provvedere ad una nuova deliberazione la quale tenga conto della sopravvenienza normativa al fine di evitare che la decisione risulti contra legem con riguardo al diritto vigente al momento della sua pubblicazione ( Cons. St. VI, n. 832/2015). Vedi anche quanto affermato in relazione alla sussistenza di un errore revocatorio, che non può essere integrato da fatti (nuovi e sopravvenuti) dei quali il giudice non ha tenuto conto perché successivi al momento della decisione della causa, e anzi, più in particolare, della pubblicazione della sentenza ( Cons. St. III, n. 4595/2016).

Al pari dello «ius superveniens», anche le cause di improcedibilità sopravvenute tra la deliberazione e la pubblicazione della sentenza debbono essere prese in considerazione dal giudice, il quale è tenuto a riaprire la camera di consiglio per riesaminare la decisione già deliberata (e addirittura — secondo altro arresto giurisprudenziale — per revocare la decisione già pubblicata, se tali cause risultino conosciute dopo la pubblicazione della sentenza) (T.A.R. Sicilia (Catania) III, n. 2452/2012).

È pacifico in giurisprudenza l'applicabilità dello ius supervenienes (ivi comprese le decisioni di incostituzionalità emesse dalla Corte Costituzionale) fino alla data di pubblicazione ( Cass. n. 14357/1999).

La comunicazione dell'avvenuto deposito della sentenza ai sensi dell'art. 89, comma 3, assume specifico rilievo nel codice degli appalti, ove il comma 6-bis dell'art. 120 (come introdotto dall' art. 204, d.lgs. 18 aprile 2016, n. 50) individua come dies a quo del termine per la proposizione dell'appello appunto quello della comunicazione, alle parti costituite, da parte della segreteria, dell'avvenuto deposito della decisione (Cons. St. V, n. 1501/2017).

Bibliografia

Benvenuti, Notificazione, pubblicazione e comunicazione della sentenza amministrativa, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1987, I, 397; Calamandrei, Processo e democrazia, in Opere giuridiche, Napoli, 1965, 628; Fares, Articoli 88, 89, 90, in Quaranta, Lopilato (a cura di), Il processo amministrativo. Commentario al D.lgs. 104/2010, Milano, 2011, 657 ss.; Menchini-Renzi, Sentenza, in Morbidelli (a cura), Codice della giustizia amministrativa, Milano, 2015, 882 ss.; Saitta, Valore del precedente giudiziale e certezza del diritto, in Dir. amm., 2005, 585; Virga, La disciplina dei termini prevista dal Codice del processo amministrativo, in giust-amm.it 9/2010.

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