Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 74 - Sentenze in forma semplificataSentenze in forma semplificata
1. Nel caso in cui ravvisi la manifesta fondatezza ovvero la manifesta irricevibilità, inammissibilità, improcedibilità o infondatezza del ricorso, il giudice decide con sentenza in forma semplificata. La motivazione della sentenza può consistere in un sintetico riferimento al punto di fatto o di diritto ritenuto risolutivo ovvero, se del caso, ad un precedente conforme. InquadramentoLe sentenze in forma semplificata sono state introdotte per consentire la definizione anticipata del merito del giudizio, quando in sede di esame della domanda cautelare nel caso in cui il giudice è già in possesso di ogni elemento per decidere. L'utilizzo di tale strumento è stato poi esteso anche nei casi in cui il giudice definisce il giudizio a seguito di una ordinaria udienza di discussione del merito del ricorso. Con l'art. 74 il Codice mantiene la possibilità di redigere sentenze in forma semplificata, che hanno utilmente e significativamente concorso, negli ultimi anni, all'aumento di produttività della giustizia amministrativa. I presupposti per la decisione con sentenza in forma semplificataLe sentenze in forma semplificata nascono, quindi, come possibilità di definire il giudizio in sede di esame della domanda cautelare e sono poi estese ad ogni modalità di definizione del giudizio amministrativo mediante una motivazione sintetica della decisione. Prima del codice l'istituto era previsto in relazione ad alcuni riti speciali (ad es., nel contenzioso in materia di opere pubbliche), e muoveva dall'esigenza di coniugare esigenze di accelerazione con l'attuazione dei principi del giusto processo (Vetrò, 722). La Corte costituzionale, pronunciandosi sull'istituto, rappresentava l'esigenza che i principi di celerità dovessero essere contemperati con le garanzie del contraddittorio e che quindi, la forma semplificata della decisione non doveva essere intesa come risultato di una cognizione sommaria. Ciò si traduceva, sul piano processuale, nella necessità di assicurare l'integrità del contraddittorio e la completezza dell'istruttoria ( Corte cost. n. 427/1999). La possibilità di definire con sentenza in forma semplificata il giudizio in sede di trattazione cautelare è stata disciplinata dall'art. 60, a cui si rinvia. L'art. 74 estende l'istituto alle cause chiamate all'udienza pubblica è stato motivato dalla relazione di accompagnamento al codice in quanto l'istituto aveva «utilmente e significativamente concorso, negli ultimi anni, all'aumento di produttività della giustizia amministrativa». In questo caso si tratta, quindi, di esigenze di sinteticità e produttività del magistrato, e non di accelerazione del giudizio, che è già giunto alla udienza di discussione (le parti possono beneficiare solo di un maggiormente tempestivo deposito della sentenza redatta in forma semplificata). Peraltro, in virtù del rinvio interno, l'istituto è ritenuto applicabile anche alle impugnazioni e ai riti speciali, confermandosi così il suo carattere generale e alternativo rispetto alla modalità ordinaria della sentenza (Montefusco, 1137) L'art. 74 prevede dunque la forma semplificata dalla sentenza in presenza di situazioni manifeste. Rispetto all'art. 60 mantiene una differenza rispetto alla definizione del giudizio con sentenza in forma semplificata adottata nella fase cautelare: solo in relazione a quest'ultima, infatti, si prevede espressamente la necessità che sul punto siano sentite le parti, esigenza che sussiste nella fase cautelare al fine di consentire alle parti il pieno esercizio del diritto di difesa rispetto ad una definizione «non attesa» del giudizio. Infatti, ai sensi dell'art. 60, in sede di decisione della domanda cautelare il Collegio giudicante, sussistendo i necessari presupposti, può anche decidere il giudizio nel merito con sentenza in forma semplificata, ma avendo informato della sua decisione le parti presenti nella camera di consiglio ( Cons. St. III, n. 5488/2013). Non è invece necessario sentire le parti per redigere in forma semplificata una sentenza emessa a seguito di pubblica udienza, fissata per la trattazione del merito del ricorso. A differenza della disposizione sulla possibilità di definire il giudizio con sentenza in forma semplificata in sede di esame della domanda cautelare, la disposizione per il giudizio di merito continua a richiamare il presupposto della «manifesta» fondatezza, irricevibilità, inammissibilità, improcedibilità o infondatezza del ricorso. A tal riguardo deve ricordarsi la differenza intercorrente con il modello di decisione previsto dall'art. 60, secondo cui «In sede di decisione della domanda cautelare, purché siano trascorsi almeno venti giorni dall'ultima notificazione del ricorso, il collegio, accertata la completezza del contraddittorio e dell'istruttoria, sentite sul punto le parti costituite, può definire, in camera di consiglio, il giudizio con sentenza in forma semplificata...». In tal caso, infatti, si ha un vero e proprio rito sommario, subordinato alla verifica di una serie di condizioni processuali. Viceversa, nell'ipotesi di cui all'art. 74, secondo cui «Nel caso in cui ravvisi la manifesta fondatezza ovvero la manifesta irricevibilità, inammissibilità, improcedibilità o infondatezza del ricorso, il giudice decide con sentenza in forma semplificata. La motivazione della sentenza può consistere in un sintetico riferimento al punto di fatto o di diritto ritenuto risolutivo ovvero, se del caso, ad un precedente conforme», si ha semplicemente una motivazione abbreviata, per la quale il giudice non è tenuto ad informare i difensori, nulla cambiando nello svolgimento del processo (Cons. St. III, n. 1814/2017). Il giudice può far ricorso alla forma semplificata nei casi, ad esempio, di precedenti pronunce con cui la questione oggetto di giudizio è stata già decisa. Sussistono i presupposti per pronunciare, ai sensi dell'art. 74, una sentenza in forma semplificata laddove le questioni sollevate con il ricorso abbiano formato l'oggetto dell'approfondimento effettuato con altra sentenza, con cui sono state altresì richiamate ulteriori pronunce della giurisprudenza amministrativa che, nel tempo, ha avuto modo di affrontare le questioni riguardanti la complessa vicenda della pretesa restitutoria e di eliminazione della ritenuta in busta paga oggetto della «vexata quaestio». T.A.R. Lazio (Roma) I 5 marzo 2014 n. 2566, T.A.R. Lazio (Roma) II 6 settembre 2013 n. 8125. L'art. 74 ha esteso l'utilizzo della sentenza in forma semplificata anche nella sede del giudizio di cognizione, quindi all'udienza pubblica, ove ricorrano i presupposti della manifesta inammissibilità, irricevibilità, improcedibilità ovvero della manifesta fondatezza o infondatezza del ricorso, ma si tratta di disposizione scarsamente significativa perché, se il processo è giunto alla discussione del merito in udienza pubblica, non si pone alcun problema riguardo al contraddittorio ed alla difesa delle parti, e la sentenza può essere detta «semplificata» solo nel senso che è motivata sinteticamente, il che del resto è sempre possibile e anzi auspicabile, senza bisogno di un'apposita norma di rito, nella misura in cui lo consentano la quantità e la qualità delle questioni da risolvere ( Cons. St. III, n. 14/2013). Ai sensi dell'art. 74 c.p.a., la sentenza in forma semplificata è suscettibile di definire il giudizio nel caso in cui l'adito organo di giustizia ravvisi la manifesta fondatezza ovvero la manifesta irricevibilità, inammissibilità, improcedibilità o infondatezza del ricorso, la relativa motivazione potendo consistere in un sintetico riferimento al punto di fatto o di diritto ritenuto risolutivo ovvero, se del caso, ad un precedente conforme ( T.A.R. Roma (Lazio) II, n. 1912/2014). La decisione deve, quindi, fondarsi su ragioni «manifeste», anche se difficilmente tale presupposto può essere oggetto di contestazione. La domanda di annullamento con rinvio della sentenza impugnata per erronea e falsa applicazione degli artt. 74 e 105 è palesemente inammissibile e infondata, posto, da un lato, che le ipotesi di remissione della causa al primo giudice sono tassative e non comprendono la fattispecie prospettata dall'appellante; dall'altro lato, che la valutazione circa la «manifesta» infondatezza del ricorso di primo grado, che giustifica l'emissione della sentenza in forma semplificata, costituisce apprezzamento insindacabile dal giudice d'appello, il quale è, comunque, chiamato a riesaminare il giudizio del Tar sulla base delle specifiche deduzioni contenute nei motivi d'appello, garantendo in questo modo il principio del doppio grado di giudizio ( Cons St. VI, n. 1436/2014). Forma della sentenzaSebbene le precedenti formulazioni si riferivano ad una sentenza «succintamente motivata», tale caratteristica è oggi, in virtù dell'art. 88, propria di tutte le sentenze. Ciò che invece appare essere l'elemento tipico della sentenza in forma semplificata è, in base all'art. 74, la circostanza per cui l'onere di motivazione appare snellito, potendo la stessa consistere in un «sintetico riferimento al punto di fatto o di diritto ritenuto risolutivo, ovvero se del caso, ad un precedente conforme» Sul piano formale si ritiene ammissibile il ricorso ad una forma stringata di motivazione, anche limitata ad un semplice ritenuto, con eventuale omissione della parte in fatto e delle conclusioni delle parti (De Nictolis, Cod. proc. amm.vo, 1234). Ai sensi degli artt. 74 e 120 comma 10 la motivazione della sentenza in forma semplificata, come espressamente previsto dalla norma processuale da ultimo menzionata, può essere riferita, con tecnica redazionale sintetica, alle linee essenziali del contenzioso introdotto o ad un singolo punto risolutivo della controversia, con la conseguenza che nel giudizio d'appello resta preclusa ogni contestazione considerato anche, sotto il profilo dell'omessa pronunzia su tutti i capi di domanda e su tutte le eccezioni, che l'effetto devolutivo del mezzo di gravame consente il completo riesame del questione controversa e, in conseguenza, l'emenda di ogni lamentata carenza decisionale del primo giudice ( Cons. St. III, n. 3696/2013). È stato sottolineato che la censura con cui si denuncia l'erronea valutazione da parte del giudice dei presupposti per addivenire ad una decisione in forma semplificata non costituisce di per sé un vizio invalidante della sentenza, risolvendosi piuttosto in una contestazione sulla motivazione della sentenza che non rileva nel giudizio di appello, giacché l'effetto devolutivo di quest'ultimo consente al giudice di appello di decidere l'impugnazione, eventualmente integrando la motivazione mancante o difettosa ( Cons.St. IV, n. 4817/2012; Cons. St., n. 3754/2013; Cons. St. V, n. 2750/2014). BibliografiaBaccarini, Istruttoria e sentenze semplificate, in Giurisd. Amm., 2009, IV, 62; Barbagallo, La decisione in forma semplificata, in giustizia-amministrativa.it, 2004; Baglietto, Le sentenze in forma semplificata nella pratica giudiziaria, in giustizia-amministrativa.it, 2004; Clini, La forma semplificata della sentenza nel giusto processo amministrativo, Padova, 2009; Gallo, Art. 74, in Quaranta-Lopilato (cur.), Il processo amministrativo, Milano, 2011, 585; Mauro, Perplessità sulla motivazione succinta, in Dir. E proc. Amm., 2010, 517; Montefusco, La sentenza in forma semplificata, in Sassani-Villata (cur.), Il Codice del processo amministrativo, Torino, 2012, 1137; Patroni-Griffi, La sentenza amministrativa, in giustizia-amministrativa.it, 2010; Sinisi, La disciplina della decisione in forma semplificata, la garanzia del contraddittorio e il giusto processo, in Foro amm. 2008, 413; Sticchi-Damiani, La sentenza in forma semplificata, in Scritti in memoria di Roberto Marrama, Napoli, 2012, 1121; Vetrò, Sentenze in forma semplificata, Morbidelli (a cura di), Codice della giustizia amministrativa, Milano, 2015, 720 ss. |