Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 103 - Riserva facoltativa di appelloRiserva facoltativa di appello
1. Contro le sentenze non definitive è proponibile l'appello ovvero la riserva di appello, con atto notificato entro il termine per l'appello e depositato nei successivi trenta giorni presso la segreteria del tribunale amministrativo regionale. Note operative
InquadramentoLa riserva di appello avverso le sentenze non definitive è ammissibile con atto notificato entro il termine per l'appello e depositato nei successivi trenta giorni presso la segreteria del Tar e, quindi non con semplice dichiarazione resa all'udienza successiva. La riserva di appelloCon l'art. 103 è stata codificata la riserva facoltativa di appello, prevista in via generale dell' art. 340 c.p.c., pur con alcune differenze. L' art. 340 c.p.c. dà al soccombente la facoltà di scelta (in precedenza la riserva era necessaria) tra l'impugnazione immediata (entro il consueto termine breve o lungo ex artt. 325 e 327) e l'impugnazione differita, in questo secondo caso previa riserva, delle sentenze non definitive. In precedenza, pur in presenza di un orientamento non univoco (specialmente in dottrina) sull'ammissibilità della riserva di appello nel processo amministrativo, era prevalso l'orientamento giurisprudenziale, secondo cui in mancanza di specifica normativa espressa, la disciplina dell'appello contro le sentenze parziali del tribunale amministrativo regionale deve essere desunta, per analogia ed in applicazione del principio generale di concentrazione processuale, dagli art. 340 c.p.c., che prevede la riserva facoltativa di appello differito e 129 disp. att. c.p.c., che prescrive la formulazione della riserva, a pena di decadenza entro il termine per appellare, con atto notificato al procuratore delle parti costituite o, personalmente, alle parti non costituite e, nel caso di sentenza parziale non notificata, entro la prima udienza successiva alla comunicazione della sentenza stessa, con atto notificato o con dichiarazione orale da inserirsi nel verbale dell'udienza ovvero, con dichiarazione scritta su foglio a parte da allegare a verbale ( Cons.St. IV, n. 1121/2001; Cons. St. n. 259/1997; Cons. St. V, n. 155/1994; Cons.St. VI, n. 289/1993; Cons. St. n. 4099/2005). Maggiori dubbi vi erano in dottrina: a fronte di chi negava l'applicabilità nel processo amministrativo dell' art. 340 c.p.c. (Caianiello, Manuale, 891), sotto altro profilo era stata evidenziata la necessità di un intervento del legislatore in favore della riserva di appello, specie dopo l'attribuzione alla giurisdizione amministrativa del potere di condannare al risarcimento del danno e alla conseguente possibilità dell'aumento di sentenze non definitive relative all'azione di annullamento con seguito del giudizio per l'esame della domanda di risarcimento (Saitta, 363). L'ammissibilità della riserva di appello contro le sentenze non definitive, quale alternativa all'immediata proposizione dell'appello, è stata confermata dal Codice, che però ha stabilito che la riserva sia proposta con atto notificato entro il termine per l'appello e depositato nei successivi trenta giorni presso la segreteria del tribunale amministrativo regionale. in ogni caso ai sensi dell'art. 103 il ricorso in appello immediato può essere proposto anche avverso la sentenza parziale del giudice di primo grado (Cons. St.V, n. 999/2011), mentre è inammissibile l'appello differito in presenza di sentenze parziali in relazione alle quali non sia stata formulata apposita riserva di appello (Cons. St. V, n. 5738/2011). Pertanto, avverso le sentenze non definitive l'appello può essere proposto immediatamente o — previa riserva — unitamente alla successiva impugnazione della sentenza che chiude il giudizio e può accadere che in presenza di pluralità di parti soccombenti le strategie processuali siano diverse. La giurisprudenza ha ritenuto che in questi casi la proposizione ad opera di una di esse dell'appello immediato preclude alle altre di fare riserva o se la riserva è già stata fatta la priva di effetto ai sensi dell' art. 340 terzo comma c.p.c., che prevede appunto che la riserva non può più farsi, e se già fatta rimane priva di effetto, quando contro la stessa sentenza da alcuna delle altre parti sia proposto immediatamente appello (Cons. giust. amm. Sicilia, sez. giurisd. n. 460/2015). È stato anche precisato che è inammissibile l'atto depositato dinanzi al giudice d'appello rubricato quale riserva di appello, in quanto la riserva deve essere depositata presso la segreteria del Tribunale amministrativo regionale. Tuttavia se l'atto, ritualmente notificato alle controparti, si conclude con formula interpretabile quale richiesta di annullamento immediato della sentenza non definitiva e soprattutto è supportato da una completa deduzione dei motivi di impugnazione, ha i requisiti sostanziali e formali di un appello, come tale può pertanto essere preso in considerazione per esigenze di conservazione ed esaustività della tutela, senza che con ciò i diritti processuali delle controparti risultino lesi (Cons. giust. amm. Sicilia, sez. giurisd. n. 460/2015). Se la sentenza non definitiva non è fatta oggetto né di riserva, né di appello immediato, essa acquista autorità di cosa giudicata che dà luogo così al formarsi del giudicato interno. Nel caso di pronuncia di sentenza non definitiva ai sensi dell' art. 279, commi 2 e 4, c.p.c. e di prosecuzione del giudizio per l'ulteriore istruzione della controversia, si verifica per il giudice che ha adottato la pronuncia una preclusione al riesame delle questioni decise con tale sentenza, conseguente all'esaurimento con essa della relativa «potestas decidendi», onde detto giudice non può risolvere quelle questioni in senso diverso con la sentenza definitiva ed ove lo faccia il giudice del gravame può rilevare d'ufficio la violazione del giudicato interno originante dalla sentenza non definitiva, «che non sia stata immediatamente impugnata né fatta oggetto di riserva di impugnazione differita», a nulla rilevando che la detta violazione non sia stata oggetto di specifico gravame di parte; ove invece sia stata presentata riserva di appello ai sensi dell'art. 103, non essendosi formato alcun giudicato interno con la sentenza definitiva il giudice può riprendere in esame le questioni già decise (T.A.R. Umbria I 29 gennaio 2014 n. 67). Con riferimento al processo civile e all' art. 340 c.p.c. è stato evidenziato che, se, all'esito dell'impugnazione della sentenza non definitiva, il giudice d'appello conferma la sentenza non definitiva impugnata, nulla quaestio; se invece il giudice d'appello riforma la sentenza non definitiva, la sentenza d'appello non travolge soltanto la sentenza non definitiva ma può riverberarsi sull'ulteriore corso del giudizio e, infine, sulla decisione definitiva del medesimo. In tale frangente l'art. 279, comma 2, n. 4, stabilisce che il giudice, su istanza concorde delle parti, qualora ritenga che i provvedimenti sull'ulteriore corso del giudizio siano dipendenti da quelli contenuti nella sentenza impugnata, può disporre con ordinanza non impugnabile che l'esecuzione o la prosecuzione dell'ulteriore istruttoria sia sospesa sino alla definizione del giudizio di appello. Trova in tal caso applicazione l'art. 125-bis disp. att. secondo cui la riassunzione debba essere fatta entro sei mesi che decorrono dalla comunicazione della sentenza che definisce il giudizio sull'appello immediato. A sua volta l'art. 129-bis disp. att. regola l'ipotesi che sia stato proposto ricorso in cassazione contro la sentenza d'appello che abbia riformato una delle sentenze previste dall'art. 279, comma 2, n. 4 (Di Marzio). BibliografiaBove, Sentenze non definitive e riserva di impugnazione, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1998, 423; Carbone, Definitività e non definitività della sentenza, in Corr. giur. 1990, 705; Di Marzio, Art. 340 c.p.c., in Di Marzo (a cura di) Codice di procedura civile, Milano, 2016; Saitta, La riserva di appello nel processo amministrativo, Dir. proc. amm. 2000, 363. |