Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 91 - Mezzi di impugnazioneMezzi di impugnazione
1. I mezzi di impugnazione delle sentenze sono l'appello, la revocazione, l'opposizione di terzo e il ricorso per cassazione per i soli motivi inerenti alla giurisdizione. InquadramentoIl sistema della giustizia amministrativa è caratterizzato dal doppio grado del giudizio, che è generalizzato e vede nel Consiglio di Stato l'organo di ultimo grado, le cui sentenze sono impugnabili in Cassazione solo per motivi attinenti alla giurisdizione. Il Libro terzo, sulle «Impugnazioni», si compone di 21 articoli, divisi in cinque Titoli; il Titolo I, su «Le impugnazioni in generale», indica i mezzi di impugnazione delle sentenze dei giudici amministrativi e contiene le disposizioni generali riguardanti i termini, il luogo e il deposito delle impugnazioni, le parti del giudizio di impugnazione, le impugnazioni avverso la medesima sentenza, l'intervento nel giudizio di impugnazione, le misure cautelari e il deferimento all'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato. La disciplina generale delle impugnazioniL'art. 91 indica i mezzi di impugnazione, che costituiscono gli strumenti di controllo della validità e giustizia delle sentenze. Si è soliti distinguere tra i mezzi di impugnazione ordinari, che impediscono il formarsi della cosa giudicata formale (appello, ricorso per cassazione e revocazione ordinaria) e mezzi di impugnazione straordinari, esperibili nei confronti di una sentenza passata in giudicato (opposizione di terzo e revocazione straordinaria). Altra distinzione è quella tra mezzi di tipo eliminatorio, tendenti solo ad annullare la sentenza (revocazione e ricorso per cassazione) e mezzi rinnovatori, a seguito dei quali si svolge un completo riesame del giudizio (appello e opposizione di terzo). Attraverso le impugnazioni, può essere dedotto, a seconda dei casi, un c.d. error in procedendo, e cioè una violazione della legge processuale tale da rendere la sentenza invalida, oppure un error in iudicando, e cioè un errore di giudizio (Picardi, 392). Non costituisce un mezzo di impugnazione la procedura per la correzione degli errori materiali delle sentenze, regolata in passato dall' art. 93 del r.d. n. 642/1907 e ora disciplinata all'interno del libro II (art. 86). All'interno del libro III del Codice dedicato alle impugnazioni non vi è una specifica disciplina degli altri profili comuni ai procedimenti di impugnazione avuto riguardo alle disposizioni di rinvio previste nel Libro I, che rendono applicabili ai giudizi di impugnazione le disposizioni previste per il giudizio di primo grado e le disposizioni del codice di procedura civile in quanto compatibili (art. 38 — rinvio interno — che stabilisce che il processo amministrativo si svolge secondo le disposizioni del Libro II che, se non espressamente derogate, si applicano anche alle impugnazioni e ai riti speciali). In materia di impugnazioni le differenze tra processo civile e processo amministrativo sono decisamente attenuate e la ragione di ciò deve essere individuata nel comune scopo dei mezzi di impugnazione di far fronte alla ingiustizia ed all'invalidità della sentenza, restando in larga parte indifferente quella diversità del diritto sostanziale, che giustifica una diversa giurisdizione (Luiso, 889). Di conseguenza, il rinvio esterno operato dall'art. 39, che prevede che «per quanto non disciplinato dal presente codice si applicano le disposizioni del codice di procedura civile, in quanto compatibili o espressione di principi generali», trova per le impugnazioni piena applicazione (Lipari, 688). È stato affermato che trovano applicazione anche nel processo amministrativo tutte quelle disposizioni, contenute nel c.p.c. ed espressione di principi generali, come la definizione di cosa giudicata formale ( art. 324 c.p.c.), l'acquiescenza ( art. 329 c.p.c.) e il c.d. effetto espansivo ( art. 336 c.p.c.) (Luiso, 890). È stato anche evidenziato che l'art. 91 non menziona, al contrario del contenuto dell' art. 323 c.p.c. (che contiene un'elencazione indubbiamente tassativa, Picardi, 392), il regolamento di competenza come mezzo di impugnazione e che l'esclusione non è giustificata poiché in alcune ipotesi previste dall'art. 16 si è in presenza di un vero e proprio mezzo di impugnazione (Travi, 304). L'identificazione del mezzo di impugnazione esperibile contro un provvedimento giurisdizionale deve essere compiuta in base al principio dell'apparenza, vale a dire con riferimento esclusivo alla qualificazione dell'azione effettuata dal giudice nello stesso provvedimento, indipendentemente dall'esattezza di essa, nonché da quella operata dalla parte, potendo, in ogni caso, il giudice ad quem esercitare il potere di qualificazione, che non sia stato esercitato dal giudice a quo, non solo ai fini del merito, ma anche dell'ammissibilità stessa dell'impugnazione (Cass. n. 3338/2012). Inoltre la verifica dell'impugnabilità va fatta in osservanza al principio di prevalenza della sostanza sulla forma e, quindi, al fine di stabilire se un provvedimento abbia natura di ordinanza o di sentenza, occorre aver riguardo, non già alla forma adottata, ma al suo contenuto (Besso, 946). La legittimazione all'impugnazione spetta a coloro i quali sono stati parti del giudizio conclusosi con la sentenza sottoposta ad impugnazione, eccezion fatta per l'opposizione di terzo che può appunto essere proposta da chi è restato estraneo al giudizio. È inoltre necessaria la sussistenza dell'interesse all'impugnazione, che manca in capo alla parte vittoriosa. Un'affermazione contenuta ad abundantiam nella motivazione della sentenza, ma che non abbia spiegato alcuna influenza sul dispositivo della stessa, essendo improduttiva di effetti giuridici, non può essere oggetto d'impugnazione, per difetto d'interesse (In giurisprudenza vedi Cass. n. 5714/1999). BibliografiaBesso, Principio di prevalenza della sostanza sulla forma e requisiti formali del provvedimento: un importante revirement della Corte di Cassazione, nota a Cass. 24. Marzo 2006, n. 6600, in Giur. it. 2007, 946; Cerino Canova, Impugnazioni, I, Diritto processuale civile, in Enc. giur., XVI, Roma, 1989; Liebman, «Parte» o «capo» di sentenza, in Riv. dir. proc. 1964, 52; Lipari, Impugnazioni in generale, in Quaranta - Lopilato (a cura di), Il processo amministrativo, Milano, 2011; Luiso, Impugnazioni in generale, in Morbidelli (a cura di), Codice della giustizia amministrativa, Milano, 2015, 889; Picardi, Manuale del processo civile, Milano, 2013; Travi, Lezioni di giustizia amministrativa, Torino, 2010. |