Atto di citazione per risarcimento danno patrimoniale sia lucro cessante che emergenteInquadramentoCon l'atto di citazione, il proprietario del veicolo danneggiato chiede la riparazione dei pregiudizi subiti sia in termini di esborsi sostenuti (anche a titolo risarcitorio in favore di terzi) sia sub specie di perdita di opportunità di guadagno. FormulaTRIBUNALE DI 1 .... PER la SOCIETA' .... C.F. 4/P.I. .... in persona del legale rapp.te p.t., Sig./Dott.... C.F. .... con sede legale in .... rappresentata e difesa, come da procura in calce (oppure, a margine) del presente atto, dall'Avv. .... C.F. .... presso il cui studio elettivamente domicilia in .... Si dichiara di volere ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al fax...., ovvero all'indirizzo PEC.... 5 PREMESSO CHE 1) l'istante, esercente attività di vettore, è proprietaria dell'automezzo, modello ...., targato .... (documento n. 1); 2) unicamente con il detto automezzo, la società .... provvede all'espletamento della sua attività di impresa; 3) in data ...., alle ore .... circa, nel mentre il citato automezzo era regolarmente fermo in ...., via ...., sul lato destro della carreggiata, nell'apposito spazio riservato al carico/scarico merci, veniva interessato dalla caduta di un grosso ramo distaccatosi da un albero di alto fusto, allocato sul marciapiede adiacente, a causa del vento; 4) la caduta del ramo determinava la rottura del tetto, delle portiere e di tutti i cristalli del detto automezzo; 5) sul luogo interveniva la Polizia Municipale del Comune di Beta, che redigeva apposito verbale (documento 2); - per la completa riparazione del veicolo sono stati necessari n. .... giorni di lavoro e l'esborso di complessivi Euro ...., come da allegata fattura (documento 3); - a causa dell'impossibilità da parte della società .... di utilizzare l'unico automezzo a sua disposizione per l'espletamento della sua attività di impresa per n. .... giorni, necessari per la relativa riparazione, la stessa non poteva adempiere regolarmente a commissioni già stabilite, per cui doveva giocoforza annullare i relativi ordini (documenti allegati 4 e 5); - a seguito dell'annullamento dei predetti ordini, i clienti .... della società .... erano costretti a rivolgersi ad altri operatori del settore. Per tale ragioni, l'istante, a seguito di formale richiesta, doveva sborsare la somma di Euro .... in favore dei detti clienti .... a titolo di risarcimento danni derivanti dall'annullamento dei citati ordinativi (documenti 6); - la caduta del ramo è imputabile esclusivamente alla responsabilità del Comune di .... ai sensi dell'art. 2051 c.c., quale ente proprietario della strada ...., per violazione dei relativi obblighi di custodia; - sussiste, pertanto, il diritto della società istante al risarcimento di tutti i danni patrimoniali derivanti dalla caduta del ramo verificatasi in data ...., in .... via ...., ore ...., quantificabili in complessivi Euro ...., di cui Euro .... a titolo di “danno emergente” per la riparazione dell'automezzo, ed Euro .... a titolo di “lucro cessante” per la perdita degli ordinativi e l'esborso delle somme in favore dei clienti ....; - con racc. a/r del .... l'istante formulava richiesta di risarcimento danni al Comune .... la quale, tuttavia, rimaneva inevasa. Tutto ciò premesso, la società .... come sopra rappresentata, difesa e domiciliata, CITA Il Comune .... C.F. ...., in persona del Sindaco p.t., Sig./Dott ...., C.F. .... domiciliato per la carica in .... a comparire innanzi: - all'Ill.mo Tribunale di ...., Giudice istruttore designando ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del ...., ore di rito, con invito ex art. 163 c.p.c. a costituirsi, nelle forme e nei modi di cui all'art. 166 c.p.c., entro 70 giorni prima dell'udienza su indicata, e con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., che la difesa tecnica è obbligatoria in tutti i giudizi dinanzi al Tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall’art. 86 o da leggi speciali e che la parte, sussistendone i presupposti di legge può presentare istanza per l’ammissione al patrocinio gratuito a spese dello stato e che, non costituendosi, si procederà, ugualmente, in sua contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti conclusioni: - accertare e dichiarare la esclusiva responsabilità del Comune .... in persona del Sindaco p.t., in relazione al sinistro de quo e per l'effetto condannarlo al risarcimento dei conseguenti danni patrimoniali, complessivamente quantificati in Euro ...., di cui Euro .... a titolo di “danno emergente” per la riparazione dell'automezzo, ed Euro .... a titolo di “lucro cessante” per la perdita degli ordinativi e l'esborso delle somme in favore dei clienti .... Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario. In via istruttoria (indicazione dei mezzi istruttori di cui si intende valere): (ESEMPIO) Si chiede ordinarsi al convenuto Comune, ex art. 210 c.p.c., di esibire e depositare il verbale di intervento della Polizia municipale del .... (qualora non sia nella disponibilità del danneggiato). Si chiede, altresì, che venga disposta apposita CTU (consulenza tecnica d'ufficio) al fine di verificare il nesso di causalità tra l'evento ed i danni lamentati e per la quantificazione dei relativi danni. Si chiede, inoltre, di essere ammesso alle prove per testimoni sulle circostanze indicate in premessa/in punto di fatto, dal numero .... al numero ...., preceduti dalla locuzione “Vero è che”, ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero che....”).... A tal fine si indicano come testimoni i Sig.ri: 1) il Sig. .... residente in ....; 2) il Sig. .... residente in .... Si allegano i documenti 1), 2), 3), 4) e 5) indicati nella narrativa del presente atto, riservandosi di produrne altri con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta. Ai sensi del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ___________ e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro _________. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA [1] Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli art. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014). [2] E' obbligatorio il ricorso alla procedura di negoziazione assistita (che costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale) nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 euro (art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014) e dovrà essere prodotta la relativa documentazione. Va, in proposito, ricordato che la negoziazione è prescritta, quando si intende proporre in giudizio una domanda di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 euro, ad eccezione delle controversie assoggettate alla disciplina della c.d. mediazione obbligatoria (in altri termini, la procedura di negoziazione assistita non opera quando è prevista la mediazione obbligatoria). Ebbene, quest'ultima non è prescritta in subiecta materia, se si fa eccezione per il risarcimento del danno derivante da responsabilità medica. In ogni caso, la negoziazione non è condizione di procedibilità della domanda giudiziale (e, quindi, è sempre e solo volontaria) per le controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori (art. 3 l. n. 162/14). [3] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., dalla l. n. 111/2011). [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. 193/2009 conv. con modif. dalla legge 24/2010. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla l. n. 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ....ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». CommentoFondamento e nozioni. Funzione primaria del risarcimento è la compensazione del pregiudizio arrecato, ovvero la restaurazione, almeno per equivalente, della situazione del danneggiato antecedente all'illecito. Il danno emergente designa la diminuzione della sfera patrimoniale del creditore conseguente all'inadempimento, specificandosi nei seguenti contenuti tipici: 1) mancato conseguimento della prestazione (il valore rilevante ai fini della determinazione del danno è il valore obiettivo, ossia il sacrificio economico che richiede l'acquisizione di un bene equivalente; 2) difformità o mancanza di qualità della prestazione (tale danno va valutato tenendo conto, in primo luogo, del costo della riparazione, nonché del minor valore del bene riparato rispetto al bene integro); 3) temporaneo impedimento al godimento di un bene (con la precisazione che, se si tratta di beni di uso personale, come ad es. un'autovettura, il danno è risarcibile solo se il danneggiato rimpiazzi temporaneamente lo stesso prendendo in locazione uno simile – si veda, per approfondimenti, la formula dedicata al danno da fermo tecnico; se si tratta, invece, di beni strumentali di lavoro o di beni naturalmente o civilmente fruttiferi, il danno rileva come mancato guadagno); 4) prestazione a terzi (es. il ritardo del debitore pecuniario costringe il creditore a prelevare la somma di danaro dalla Banca ed a corrispondere gli interessi praticati); 5) danni alla persona ed ai beni del creditore (è il caso del prodotto difettoso che arrechi un danno personale all'utente); 6) le spese (un primo gruppo è costituito dalle spese effettuate dal danneggiato per riparare la cosa lesionata o per sostituirla, ovvero per rimuovere le inesattezze materiali e giuridiche della prestazione; un secondo gruppo, dalle erogazioni patrimoniali che il creditore abbia effettuato per ricevere e godere la prestazione e che siano rese inutili a causa dell'inadempimento: si pensi alle spese notarili per la conclusione di un contratto). Il lucro cessante è il guadagno patrimoniale netto che il creditore perde a causa dell'inadempimento. Le ipotesi configurabili sono le seguenti: 1) mancata utilizzazione del bene (se oggetto della prestazione è una cosa fruttifera, il lucro cessante è rappresentato dal mancato conseguimento dei frutti; se il bene dovuto è uno strumento di lavoro autonomo o di attività imprenditoriale, il lucro cessante consiste nel guadagno netto che il creditore avrebbe tratto con ragionevole certezza); 2) mancata realizzazione di specifici contratti (presupposto di tale danno è che l'inadempimento porti alla risoluzione del rapporto o alla riduzione del prezzo); 3) perdita e diminuzione della capacità di lavoro (si rimanda, per approfondimenti, alle formule in argomento); 4) perdita di prestazioni alimentari ed assistenziali; 5) perdita della reputazione professionale. Danni risarcibili: fattispecie ricorrenti di danno emergente. a. Spese sostenute per la riparazione di veicolo a seguito di sinistro stradale. In tema di danni conseguenti a incidente stradale, le spese sostenute per la riparazione del veicolo sono risarcibili solo nella misura corrispondente all'obiettivo costo della riparazione medesima, desumibile dai prezzi normalmente praticati in una determinata zona, mentre non possono porsi a carico del responsabile le somme che il danneggiato abbia erogato in misura superiore a quel costo, salvo che quest'ultimo dimostri la ricorrenza di particolari ragioni giustificative del maggiore esborso. Di recente, sul punto si è espressa la S.C. affermando che “le spese sostenute per le riparazioni dell'autoveicolo, che abbia subito danni in un incidente stradale, sono rimborsabili solo per la parte che corrisponde ai correnti prezzi di mercato, a meno che il maggiore esborso non sia giustificato da particolari circostanze oggettive (quale l'esistenza nella zona di una sola autofficina qualificata) e queste siano state provate dall'interessato, che non può di conseguenza, a fondamento della sua pretesa risarcitoria, limitarsi a produrre la documentazione di spese, da lui sostenute, non corrispondenti ai costi correnti, secondo una valutazione del giudice di merito, fondata su nozioni di comune esperienza o su dati acquisiti con consulenza tecnica di ufficio” (Cass. n. 9942/2016). Ciò fatta salva la possibilità per la parte danneggiata di provare l'esistenza di ragioni atte a giustificare il maggior esborso sostenuto, nondimeno le relative fatture non rappresentano prova immediata del "quantum", dovendo essere valutate in concorso con altri elementi, anche desunti da nozioni di comune esperienza (Cass. n. 134/2020) . Giova evidenziare, sul piano probatorio, che i preventivi di spesa che contengano indicazione specifica dei prezzi del lavoro e delle merci possono essere utilizzati dal giudice come mezzi di prova per la formazione del suo convincimento (unico precedente sul punto Cass. n. 3982/1975). b. Costruzione di edifici Costituisce danno emergente risarcibile la diminuzione di valore subita dal fabbricato danneggiato a causa del dissesto statico provocato dalla realizzazione da parte di terzi di una nuova costruzione: detto danno va calcolato individuando il valore del fabbricato (inteso come bene risultante dall'insieme del suolo e dell'edificio ivi costruito) prima del dissesto, epurando il valore del fabbricato della componente valore del suolo e ponendo a raffronto lo stato del fabbricato prima e dopo il dissesto. In tale ipotesi, la perdita subita dal proprietario risulterà individuata dall'indicato rapporto con riferimento all'ultimo valore ottenuto (in tal senso v. Cass., n. 6794/2005). c. Interruzione illegittima di trattative Sono idonei ad integrare la "perdita subita" non soltanto gli esborsi monetari o le diminuzioni patrimoniali già materialmente intervenute, ma anche le obbligazioni assunte di effettuare l'esborso, in quanto il "vinculum iuris", nel quale l'obbligazione stessa si sostanzia, costituisce già una posta passiva del patrimonio del danneggiato, consistente nell'insieme dei rapporti giuridici, con diretta rilevanza economica, di cui una persona è titolare. In particolare, in caso di responsabilità per ingiustificata interruzione di trattative concernenti la vendita di un immobile, la S.C. ha ritenuto suscettibile di ristoro l'impegno di spesa, assunto dalla parte che aveva fatto ragionevole affidamento sul buon esito dell'affare, comprovato dai preavvisi di parcella del tecnico e del fiscalista, pur non risultando avvenuto il pagamento delle somme ivi documentate – v., al riguardo, Cass. n. 4718/2016. d. Lesione di interessi legittimi pretensivi Qualora il giudice ordinario abbia accolto una domanda del privato volta ad ottenere il risarcimento dei danni da lesione degli interessi legittimi pretensivi, i criteri per la quantificazione del danno sono quelli ordinari, ovvero il giudice deve condannare l'amministrazione a risarcire il privato dell'intero pregiudizio economico patito, nelle sue due componenti del danno emergente e del lucro cessante (previo accertamento di merito in ordine alla sussistenza in concreto e all'ammontare delle due voci di danno); se l'accertamento dell' an del risarcimento è soggetto a requisiti particolari (in particolare, è richiesta la verifica in concreto della colpa dell'amministrazione che non coincide con la semplice illegittimità del provvedimento amministrativo), la determinazione del quantum deve essere effettuata secondo i criteri di giudizio ordinari previsti per il risarcimento del danno extracontrattuale. Una volta che l'amministrazione sia stata ritenuta responsabile, il danno subito va risarcito integralmente: pertanto, il soggetto che sia stato illegittimamente escluso, per comportamento colposo dell'Amministrazione, dalla conclusione di un contratto avente ad oggetto una prestazione lavorativa in favore dell'amministrazione va tenuto indenne delle spese sostenute (ad. es., gli esborsi per partecipare alla gara) e del mancato guadagno che, in concreto, avrebbe percepito (ad. es. per non aver potuto svolgere l'attività professionale nonché il mancato incremento del curriculum professionale). V. in tal senso Cass. n. 11794/2015. e. Omessa consegna certificato di abitabilità La consegna del certificato di abitabilità dell'immobile oggetto del contratto, ove questo sia un appartamento da adibire ad abitazione, pur non costituendo di per sé condizione di validità della compravendita, rappresenta un requisito giuridico essenziale del bene, incidendo sull'attitudine dello stesso ad assolvere la sua funzione economico – sociale e garantendone la commerciabilità ed il legittimo godimento. Rappresenta, pertanto, una obbligazione incombente sul venditore ai sensi dell'art. 1477 c.c., in quanto incidente sulla possibilità di adibire la cosa all'uso contrattualmente convenuto (sul punto, si v. Cass. II, n. 23604/2023; Cass. 23265/2019). Sicché, la relativa mancata consegna implica un inadempimento del venditore per consegna di un “aliud pro alio”, che, sebbene non sia tale da incidere in modo dirimente sull'equilibrio contrattuale, conducendo alla risoluzione del contratto, può comunque essere fonte di un danno risarcibile, configurabile nel minor valore di scambio del bene e nell' aver ricevuto un bene che presenta problemi di commerciabilità, essendo al riguardo irrilevante la concreta utilizzazione ad uso abitativo da parte dei precedenti proprietari. Invero, il venditore-costruttore deve curare la richiesta e sostenere le spese necessarie a conseguire il certificato, di tal che il non averlo fatto costituisce un inadempimento ex se foriero di danno emergente, perché costringe l'acquirente a provvedere in proprio, ovvero a ritenere l'immobile tal quale, cioè con un valore di scambio inferiore a quello che esso diversamente avrebbe, a prescindere dalla circostanza che il bene sia alienato o comunque destinato all'alienazione a terzi (v. per approfondimenti la formula ad hoc). Tale danno, accertato nell'an, è suscettibile di essere liquidato dal giudice in via equitativa, stante la difficoltà concreta di provarne l'esatto ammontare (v. Cass. 25418/2019). Danni risarcibili: fattispecie ricorrenti di lucro cessante. a) Occupazione illegittima di immobile e danno figurativo Il danno da occupazione illegittima di immobili è in re ipsa e si riconnette alla perdita temporanea delle utilità normalmente conseguibili nell'esercizio delle facoltà di godimento e di disponibilità che il proprietario subisce. Opera, in tal caso, una presunzione juris tantum, superabile ove si accerti che la proprietà si sia intenzionalmente disinteressata dell'immobile (così Cass., n. 16670/2016; Cass. n. 14222/2012). Investendo l'occupazione illegittima un bene fruttifero, di cui viene preclusa la disponibilità, il danno subito dal proprietario è oggetto di una presunzione relativa che investe l'occupante della prova contraria circa la anomala infruttuosità del bene occupato (v. Cass. n. 39/2021). 2. Risoluzione del contratto per inadempimento nei confronti di un'impresa. Nell'ipotesi di risoluzione prevista dall'art. 1453 c.c., qualora il contraente non in colpa sia un'impresa industriale, il danno risarcibile può essere riferito all'impossibilità di investire nell'attività produttiva le somme dovute dal debitore inadempiente, detratte, peraltro, le somme pari ai costi dell'attività di impresa necessari per produrre la prestazioni già eseguita; ma, se il giudice di merito sceglie un criterio diverso e cioè quello del "maggior costo" dei finanziamenti esterni rispetto a quelli (provenienti dal suo debitore) su cui l'imprenditore aveva fatto affidamento, non può sfuggire alla conseguenza che, se il creditore ha ottenuto, pur con un costo elevato, il denaro che il debitore avrebbe dovuto pagare, si è posto nella stessa situazione del creditore tempestivamente pagato ed ha subito solo il danno derivante da quei costi maggiori, oppure, in alternativa, (se maggiore o se dimostrato) il danno derivante dai mancati investimenti (così v. Cass., n. 625/1995). 3. Perdita o riduzione della capacità di guadagno Si segnala la recente Cass. III. n. 28988/2019 ove la Corte non si limita a ricordare principi ormai pacifici, come il fatto che il danno alla capacità lavorativa generica rientri nell'alveo di quello biologico (vedi, tra le altre, Cass. civ., n. 1816/2014), ma tenta di «fare il punto della situazione in tema di danno patrimoniale», indicando quattro ipotesi di fatto illecito idoneo ad incidere sull'attività lavorativa dell'infortunato: 1. danno da cenestesi lavorativa. Il danneggiato può conservare il proprio reddito ma, in conseguenza dell'evento lesivo, l'attività lavorativa sarà più faticosa: detto danno andrà risarcito con un «un appesantimento del risarcimento del danno biologico, in via di personalizzazione». 2. perdita del reddito di lavoro. Trattasi di danno patrimoniale da lucro cessante, da liquidare in base al reddito perduto; 3. perdita del proprio lavoro ma svolgimento di altre attività. Trattasi di danno patrimoniale, da liquidare tenendo conto sia del periodo di inoccupazione che della verosimile differenza (ove sussistente) tra reddito perduto e presumibile reddito futuro; 4. assenza di lavoro preesistente e perdita della capacità lavorativa. Trattasi di danno patrimoniale da lucro cessante, da liquidare: «in base al reddito che verosimilmente il soggetto leso, ove fosse rimasto sano, avrebbe percepito». La prova della presumibile attività futura andrà: «supportata da presunzioni gravi, precise e concordanti». (si rimanda alle formule specifiche sul tema). 4. Risoluzione anticipata di contratto di locazione In caso d'inadempimento contrattuale del conduttore che comporti la restituzione anticipata dell'immobile oggetto della locazione, ci si chiede se il locatore adempiente abbia diritto al pagamento dei canoni maturati successivamente alla restituzione e fino alla naturale scadenza del contratto di locazione. Al riguardo di recente si è espressa la Terza Sezione della S.C. (Cass. III, n. 8482/2020) affermando il seguente principio: “Il locatore che abbia chiesto e ottenuto la risoluzione anticipata del contratto di locazione per inadempimento del conduttore, ha diritto anche al risarcimento del danno per l'anticipata cessazione del rapporto di locazione detratto l'utile ricavato o che avrebbe potuto ricavare con la normale diligenza. Il giudice di merito, nella valutazione dell'ammontare del danno risarcibile, terrà conto di tutte le circostanze del caso concreto, parametrando il mancato guadagno all'interesse positivo alla percezione dei canoni di locazione concordati fino al reperimento di un nuovo conduttore oppure, in mancanza di questa, fino alla scadenza naturale del contratto”. Giova evidenziare che sulla questione si erano formati due orientamenti: a) il locatore, una volta avvenuti la risoluzione per inadempimento del conduttore ed il conseguente rilascio dell'immobile, non può lamentare un danno per la mancata percezione dei canoni locativi che sarebbero stati esigibili fino alla scadenza naturale del contratto oppure fino alla ri-locazione (interesse contrattuale negativo) – così Cass. n. 1426/2017; Cass. n. 27614/2013; b) il locatore non inadempiente ha diritto al risarcimento del danno conseguente alla lesione dell'interesse contrattuale positivo e, pertanto, il diritto di pretendere quanto avrebbe potuto conseguire se le obbligazioni fossero state regolarmente adempiute, detratto l'utile ricavato o che avrebbe potuto ricavare con l'uso della normale diligenza nel periodo intercorso tra la risoluzione prematura ed il termine convenzionale del rapporto inadempiuto (Cass. n. 2865/2015; Cass. n. 10677/2008; Cass. n. 18510/2007; Cass. n. 676/1980; Cass. n. 1880/1970). |