Atto di citazione il risarcimento del danno non patrimoniale per lesione del diritto alla libertà e alla segretezza della corrispondenza

Maria Carolina De Falco

Inquadramento

L'articolo 15 delle Costituzione italiana tutela la libertà e la segretezza di espressione del pensiero, sancendo l'inviolabilità della libertà e della segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione.

Come in tutte le materie attinenti ai diritti fondamentali della persona, il ruolo principale di “motore” di tutta la normativa è stato e continua ad essere la Corte Costituzionale.

La stretta attinenza del diritto alla libertà e alla segretezza della corrispondenza al nucleo essenziale dei valori della personalità, induce la giurisprudenza a qualificare questo diritto come “parte necessaria di quello spazio vitale che circonda la persona e senza il quale questa non può esistere e svilupparsi in armonia con i postulati della dignità umana” (Corte cost. n. 366/1991).

Per corrispondenza si intende sia quella epistolare che quella telefonica o telegrafica, anche perché l'avvento delle nuove tecnologie ha esteso in modo pressoché illimitato le possibili forme di comunicazione, imponendo, non tanto al legislatore, quanto a dottrina e giurisprudenza, una revisione estensiva delle canoniche forme comunicative note sulla scorta delle quali, era stata pensata e formulata la tutela costituzionale.

A tal proposito già una legge, la l. n. 547/1993, ha provveduto ad includere nel novero, le nuove tecnologie, quali la posta elettronica e un proprio account Internet.

La libertà di comunicazione ha una dimensione che rientra anche in quella di vita privata e trova fondamento a livello sovranazionale nell'art. 8 CEDU, dove è sancito che “ogni persona ha diritto al rispetto della vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza”.

La stessa Carta dei Diritti Fondamentali rappresenta una sostanziale base a questo fondamentale diritto, con la differenza che, al posto di corrispondenza, si parla di “comunicazioni”, consentendo così proprio di tenere conto dell'evoluzione delle tecniche comunicative e prestandosi ad essere un articolo sempre attuale e di riferimento per la sua tutela.

E' proprio dalla spinta data a livello sovranazionale che la materia ha avuto un impulso sempre molto forte ad aggiornarsi e a camminare di pari passo con la nozione di libertà nell'ambito della vita privata, proprio in contrapposizione a quella collettività alla quale pare, invece, rivolgersi l'articolo 21 Cost.

Con l'atto di citazione in commento, è richiesto il risarcimento del danno non patrimoniale per lesione del diritto alla libertà e alla segretezza della corrispondenza, in quanto diritto inviolabile della persona, risarcibile ex art. 2059 c.c.

In particolare, con il presente atto di citazione, l'attore chiede il ristoro civile ( dopo aver ottenuto la condanna in sede penale ex art. 616 e 618 c.p.) della condotta dei convenuti che avevano pubblicato (ed omesso il controllo sul contenuto della pubblicazione) di stralci di sue conversazioni private su una mailing list, e ciò sulla scorta del principio per cui la circostanza che il messaggio sia inviato in una mailing list con una pluralità di destinatari, non vale ad escludere la natura privata della corrispondenza, che, pertanto, va tutelata anche nelle forme del ristoro patrimoniale e non.

Formula

TRIBUNALE DI.... [1]

ATTO DI CITAZIONE

Sig. .... nato a .... il .... residente in .... alla via .... n. .... [2], C.F. .... elettivamente domiciliato in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. .... [3], C.F. ....[4] che lo rappresenta e difende in virtù di procura in calce del presente atto, il quale dichiara di voler ricevere le comunicazioni al n. di fax .... [5] o all'indirizzo di posta elettronica ....@.... [6] espone quanto segue.

PREMESSO CHE: [7]

1. In data.... il Sig..... dopo aver acquistato il noto quotidiano “....”, si accorgeva che a pagina ...., l'articolo intitolato “....” conteneva stralci dei messaggi di posta elettronica che aveva inviato ad altri utenti di una mailing list;

2. In data .... il Sig. ....sporgeva querela ex art. 616 e 618 c.p. contro .... in qualità di autore del suddetto articolo, nonché contro.... in qualità di direttore responsabile del quotidiano;

3. In data.... il Tribunale di .... emetteva sentenza di condanna nei confronti di ....e nei confronti di .... per i reati di cui sopra;

4. In seguito all'illecita violazione e pubblicazione del contenuto della propria corrispondenza, il Sig..... subiva un grave danno esistenziale, consistente nell'interruzione di ogni forma di comunicazione epistolare e telematica;

5. Con lettera raccomandata a/r del .... l'istante invitava il Sig..... e il Sig..... al procedimento di negoziazione assistita; ma la richiesta restava inevasa.

DIRITTO

1. Sulla lesione del diritto alla liberta' e segretezza della corrispondenza

Il diritto alla libertà e alla segretezza della corrispondenza privata e ogni altra forma di comunicazione, riconosciuto e tutelato dall'art. 15 Cost., è uno dei quattro diritti che la Carta fondamentale qualifica espressamente come inviolabili.

Già tanto basta ad evidenziare l'importanza di questo diritto e la gravità di ogni sua ingiustificata compressione.

La stretta attinenza del diritto alla libertà e alla segretezza della corrispondenza al nucleo essenziale dei valori della personalità, induce la giurisprudenza a qualificare questo diritto come “parte necessaria di quello spazio vitale che circonda la persona e senza il quale questa non può esistere e svilupparsi in armonia con i postulati della dignità umana [8]”.

Proprio in virtù del ruolo di valore espressivo e identificativo della personalità che la corrispondenza assolve nella sfera privata di due o più soggetti, la giurisprudenza attribuisce a tale diritto una portata estremamente ampia, tali da ricomprendervi ogni forma di corrispondenza e ogni forma di comunicazione, epistolare o tecnologica.

Rientra ormai comunemente nella nozione di corrispondenza epistolare anche quella consistente nello scambio di messaggi di posta elettronica inviati nell'ambito di una mailing list.

Quello che rileva, infatti, affinché una corrispondenza possa dirsi privata non è la modalità di invio della comunicazione, che nel caso di specie è telematica, ma la circostanza che essa avvenga tra soggetti determinati.

La circostanza che il messaggio sia inviato in una mailing list con una pluralità di destinatari, non vale ad escludere la natura privata della corrispondenza.

Ciascuno dei destinatari del messaggio, infatti, è perfettamente noto al mittente al momento dell'invio, in quanto al momento dell'accesso alla mailing list, ciascuno dei soggetti deve comunicare i propri dati personali, mentre non è possibile un accesso indeterminato e indiscriminato alla mailing list da parte di chiunque lo desideri.

In siffatti casi, pertanto, “sussiste la personalità della comunicazione, che non si identifica con l'unicità, ma consiste nella predeterminazione dei destinatari, cui il mittente intende inviare il proprio messaggio di posta elettronica” [9].

Non sussiste, invece, comunicazione diretta con soggetti indeterminati, che escluderebbe la tutela garantita dall'art. 15 Cost., atteso che il mittente ha inviato il messaggio a persone di cui conosce l'identità.

Da quanto detto, consegue che i messaggi scambiati dall'istante nell'ambito della mailing list sono caratterizzati dalla segretezza e godono della tutela di cui all'art. 15 Cost.

La lesione del diritto alla libertà e alla segretezza della corrispondenza, in quanto diritto inviolabile della persona, rientra certamente tra i diritti la cui lesione integra un danno non patrimoniale risarcibile ex art. 2059 c.c.

Come è noto, la Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla risarcibilità del danno non patrimoniale, con la nota sentenza a Sez. Unite dell'11 novembre 2008, n. 26972 ha chiarito che, al di fuori delle ipotesi di reato, il danno non patrimoniale è risarcibile nei casi espressamente previsti dalla legge o quando il fatto illecito violi in modo grave diritti inviolabili della persona.

Nel caso di specie, pertanto, il Sig. .... nel pubblicare gli stralci della comunicazione riservata tra l'odierno attore e gli altri utenti della lista, viola il diritto ex art. 15 Cost. e quindi lede un interesse certamente meritevole di tutela risarcitoria ex art. 2059 c.c.

Ma vi è di più. Al di là del rilievo costituzionale dell'interesse leso, sussiste nel caso di specie anche l'ipotesi del danno non patrimoniale da reato ex art. 185 c.p., in quanto la responsabilità penale ex art. 616 c.p. e 618 c.p. degli odierni convenuti è stata già accertata con sent. n..... del Tribunale di .....

In tali casi, poiché la lesione del diritto deriva da una condotta costituente reato, al fine della risarcibilità del danno non patrimoniale non è neppure necessario interrogarsi sul rilievo costituzionale dell'interesse leso.

Anche il danno conseguenza patito dall'istante è provato e come tale va risarcito. A seguito della violazione e della pubblicazione della propria corrispondenza, il Sig..... ha subito riflessi negativi sia sulla vita professionale, sia soprattutto sulla sua vita privata.

Difatti, a seguito della vicenda, l'istante si cancellava dalla mailing list e interrompeva qualunque forma di corrispondenza e di comunicazione, rinchiudendosi in uno stato di isolamento quasi patologico.

Tale pregiudizio, consistendo nella privazione di un valore non economico ma personale difficilmente quantificabile, va liquidato in via equitativa dal giudice, cioè tenendo conto della compensazione economica che “l'ambiente sociale accetta come compensazione equa” [10] (Cass. n. 12408/2011).

A tal fine, la valutazione equitativa deve essere condotta con prudente e ragionevole apprezzamento di tutte le circostanze del caso concreto, quali, ad esempio, la gravità e l'estensione dell'illecito, la qualità del mezzo di diffusione, il turbamento patito dall'istante a seguito della lesione del proprio diritto (Cass. n. 21716/2013); circostanze cui ancorare oggettivamente la valutazione equitativa, evitando così che essa sia rimessa ad una mera intuizione del giudice .

Nel caso di specie, tenuto conto che la pubblicazione della corrispondenza avviene su un quotidiano e che il quotidiano è di diffusione nazionale.... il danno morale patito dall'istante può ragionevolmente essere quantificato nella somma di Euro....

Tutto ciò premesso l'attore, come in epigrafe rappresentato, difeso e domiciliato

CITA

il Sig. .... (C.F. ....), residente in .... via.... n. ....; nonché il Sig..... (C.F.....), residente in....via....n....;a comparire innanzi al Tribunale di <....>, nell'udienza del <....>, ora di rito, dinanzi al Giudice Istruttore che sarà designato ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c., con l'invito a costituirsi nel termine di almeno venti giorni prima della suddetta udienza ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di cui agli artt. 167 e 38 c.p.c. e che, in difetto di costituzione, si procederà in sua contumacia, per sentir accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia il Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, accertare la fondatezza della domanda e, per l'effetto, condannare i convenuti, in solido tra loro, a corrispondere all'attore la somma di Euro.... quantificata in via indicativa, o comunque la minore o maggiore somma ritenuta equa dall'adito Tribunale, oltre rivalutazione e interessi.

Con vittoria di spese, competenze e onorari del giudizio.

Con sentenza provvisoriamente esecutiva ex lege.

IN VIA ISTRUTTORIA

Chiede ammettersi prova testimoniale sui seguenti capitoli di prova e per i testi a fianco di ciascuno indicati:

1) «Vero che il Sig..... dopo la pubblicazione dell'articolo sul quotidiano interrompeva ogni forma di comunicazione privata» – Sig. ....

2) «Vero che il Sig. dopo la pubblicazione dell'articolo si cancellava dalla mailng list in esame.... » – Sig. ....


3) «Vero che» – Sig. ....

Ulteriori mezzi di prova riservati con salvezza dei termini e delle deduzioni di cui agli artt. 183 e 184 c.p.c. compresa la richiesta di documenti ex art. 210 c.p.c.ed informazioni ex art. 213 c.p.c.

Si allegano:

1) sentenza n..... del Tribunale di....;

2) copia articolo intitolato “....” pubblicato sul quotidiano

3) copia messaggi privati

4) lettera a/r del ....

Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 si dichiara che il valore del presente procedimento è di Euro....

Luogo e data....

Firma Avv. ....

PROCURA AD LITEM

Nella qualità, conferisco il potere di rappresentanza e difesa, in ogni fase, stato e grado del giudizio ed atti inerenti, conseguenti e successivi, ivi compresa l'eventuale fase esecutiva ed il giudizio di opposizione, all'Avv..... ivi compreso il potere di proporre domande riconvenzionali, chiedere provvedimenti cautelari, chiamare terzi in causa, farsi sostituire, transigere, conciliare, abbandonare il giudizio e rilasciare quietanze.

L'autorizzo, ai sensi dell'art. 13 d.l. n. 196/2003, ad utilizzare i dati personali per la difesa dei miei diritti e per il perseguimento delle finalità di cui al mandato, nonché a comunicare ai Colleghi i dati con l'obbligo di rispettare il segreto professionale e di diffonderli esclusivamente nei limiti strettamente pertinenti all'incarico conferitoLe.

Ratifico sin d'ora il Suo operato e quello di eventuali Suoi sostituti.

Eleggo domicilio presso il Suo studio in .... (indicare la città),via.... n......

Dichiaro di essere stato informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, come da specifico atto separato.

Luogo e data ....

Sig. ....

E' autentica

Firma Avv. ....

[1] Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli art. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014).

[2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111).

[3] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c.

[4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata.

[5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014.

[7] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c.

[8] Cfr. Corte Cost. n. 366/1991.

[9] Cfr. App. di Milano, 10 novembre 2010.

[10] Cfr. Cass. n. 1361/2014.

Commento

Soggetti titolari della tutela

La titolaritàdella libertà di corrispondenza spetta indistintamente a tutti i cittadini, stranieri, apolidi, persone fisiche, persone giuridiche, nonché a tutte le formazioni socialiche non siano contra legem.

Ad esempio, “La libertà e la segretezza della corrispondenza costituiscono un diritto inviolabile anche nei confronti dei detenuti: le lettere indirizzate a loro, pertanto, possono essere assoggettate a visto o a sequestro, nei casi previsti dalla legge, mentre è abnorme l'atto col quale il p.m. disponga, senza autorizzazione del giudice, l'acquisizione in copia di tutta la corrispondenza diretta ad un detenuto” ( Cass. pen. II, n. 20228/2006) .

La libertà di corrispondenza protegge in egual misura sia il mittente, sia il destinatario della comunicazione, garantendone, come detto, sia la libertà che la segretezza.

 

Oggetto della tutela

La libertà e la segretezza articolate dall'art. 15 hanno ad oggetto le sole comunicazioni intercorrenti tra soggetti determinati, differenziandosi in modo netto da quanto previsto all'art. 21, che offre invece tutela della libertà di manifestazione e diffusione del pensiero nei confronti della collettività intera.

L'avvento delle nuove tecnologie e dell'informatica ha stravolto, come già detto, quello che sembrava inizialmente un elenco chiuso di possibili forme di comunicazione.

Oggi la convergenza tra diversi mezzi di trasporto dati in un'unica piattaforma di trasmissione, la cd. multimedialità, ha eliminato la distinzione tra i diversi mezzi di comunicazione, complicando e di molto il compito di chi deve comprendere se la comunicazione in questione sia interpersonale, con contenuto segreto rispetto a terzi, o manifestazione di pensiero rivolta alla collettività intera.

La segretezza, quindi, non è soltanto un mezzo per tutelare la libertà della comunicazione del pensiero, come nell'art. 48 Cost. a proposito del diritto di voto, ma rappresenta una caratteristica peculiare delle comunicazioni interpersonali, che, in quanto tali, sono prive dei requisiti della pubblicità e della diffusività, intesa come destinazione a una pluralità di destinatari.

La Corte Costituzionale, con una sentenza datata (la n. 81/1993) ma sempre attuale, ha esteso il novero dei possibili mezzi di comunicazione rientranti in tale libertà, stabilendo che “ogni altra forma di comunicazione è da intendersi come la più ampia possibile”.

Ancora nella sentenza n. 366/1991 della Corte Costituzionale in particolare, si stabilisce che “Il diritto ad una comunicazione libera e segreta rientra tra i valori supremi costituzionali, per la sua stessa attinenza al nucleo essenziale dei valori della personalità che inducono a qualificarla come parte necessaria di quello spazio vitale che circonda la persona e senza il quale questa non può esistere e svilupparsi in armonia con i postulati della dignità umana. Di conseguenza, il contenuto essenziale di tale diritto anche ai sensi dell'art. 2 va considerato insuscettibile di revisione costituzionale, in quanto incorpora un valore della personalità avente carattere fondante rispetto al sistema democratico voluto dal Costituente; dall'altro lato, il contenuto del diritto in questione, ex art. 15 Cost.,non può subire restrizioni o limitazioni da alcuno dei poteri costituiti se non in ragione dell'inderogabili soddisfacimento si un interesse pubblico costituzionalmente rilevante, sempre che un intervento limitativo sia strettamente necessario”.

A proposito di limitazioni del diritto ritenute consentite, la Cass. pen.  I,  n. 5324/2017, di recente ha chiarito che  “In applicazione del principio contenuto nella disposizione volta a tutelare le situazioni di emergenza della legge di ordinamento penitenziario, può trovare applicazione lo speciale regime di limitazione della corrispondenza tra detenuti, senza che i provvedimenti in cui esso trova applicazione, violino il diritto di libertà e segretezza della corrispondenza garantito dalla Costituzione e dalla Cedu. Il principio che tutela la libertà e segretezza della corrispondenza contenuto nella Carta costituzionale, ha caratteristiche di elasticità, se posto in relazione alle situazioni concrete nei confronti delle quali esso trova applicazione. Vi sono infatti ragioni di sicurezza e di tutela dell'ordine pubblico, che ne giustificano la limitazione nei confronti di soggetti che si trovano sottoposti al regime di detenzione speciale previsto dalla legge di ordinamento penitenziario, senza che questo costituisca violazione del precetto costituzionale relativo alla libertà e segretezza della corrispondenza”.

Sul punto è intervenuta anche la Corte Costituzionale con la sentenza n. 122/2017, ritenendo non illegittima costituzionalmente la norma dell'art. 41-bis comma 2-quater lett. a) e c) l. n. 354/1975- dell'Ordinamento Penitenziario laddove consente  di adottare, tra le misure di elevata sicurezza interna ed esterna volte a prevenire contatti del detenuto in regime differenziato con l'organizzazione criminale di appartenenza o di attuale riferimento, il divieto di ricevere dall'esterno e di spedire all'esterno libri e riviste a stampa.

 

La nozione di corrispondenza

La nozione di comunicazione risulta essere la somma di due elementi: da un lato, essa deve presentare il carattere personale e la determinazione del destinatario, ben preciso o, anche se più esteso, comunque circoscritto; dall'altro, il requisito dell'attualità, cioè il persistere nel tempo del carattere privato di quella forma di comunicazione.

Il momento iniziale, da cui si inizia a parlare di corrispondenza, è quello in cui il mittente manifesta l'animus di comunicare con un altro soggetto, mentre il momento finale viene a individuarsi nel passare del tempo e a quei gesti materiali che “completano” la corrispondenza: apertura email, apertura plico ecc.

L'art. 616 c.p. contiene una definizione di corrispondenza che trova fondamento nell'art. 24 del d.P.R. n. 655/1982, che stabilisce che “si considera corrispondenza epistolare qualsiasi invio chiuso, ad eccezione dei pacchi, e qualsiasi invio aperto che contenga comunicazioni aventi carattere attuale e personale”.

Si aggiunga a questo, per una definizione completa, la più volte richiamata sentenza n. 81/93 Corte Cost. per cui ”Il riconoscimento e la garanzia costituzionale della libertà e della segretezza della comunicazione comportano all'assicurazione che il soggetto titolare del corrispondente diritto possa liberamente scegliere il mezzo di corrispondenza, anche in rapporto ai diversi requisiti di riservatezza che questo assicura sotto il profilo tecnico e giuridico”.

La segretezza è insita, non solo nel contenuto della comunicazione, bensì anche con riferimento ai dati relativi all'identità del soggetto della comunicazione.

Dunque, nel caso di corrispondenza telematica, sussiste la circostanza che essa avvenga tra soggetti determinati.

Anche se il messaggio è inviato in una mailing list con una pluralità di destinatari, non si esclude la natura privata della corrispondenza (principio di recente confermato da Cass. sez. lav., n. 21965/2018 per cui “L'esigenza di tutela della segretezza nelle comunicazioni si impone anche riguardo ai messaggi di posta elettronica scambiati tramite mailing list riservata agli aderenti ad un determinato gruppo di persone, alle newsgroup o alle chat private, con accesso condizionato al possesso di una password fornita a soggetti determinati, come la chat di un gruppo Facebook. I messaggi che circolano attraverso le nuove forme di comunicazione, ove inoltrati non ad una moltitudine indistinta di persone ma unicamente agli iscritti ad un determinato gruppo, come appunto nelle chat private o chiuse, devono essere considerati alla stregua della corrispondenza privata, chiusa e inviolabile e tale caratteristica è logicamente incompatibile con i requisiti propri della condotta diffamatoria, che presuppone la destinazione delle comunicazioni alla divulgazione nell'ambiente sociale (esclusa, nella specie, la legittimità del licenziamento intimato ad un lavoratore che nella chat sindacale su Facebook aveva offeso l'amministratore delegato).

 

Ciascuno dei destinatari del messaggio, infatti, è perfettamente noto al mittente al momento dell'invio, in quanto al momento dell'accesso alla mailing list, ciascuno dei soggetti deve comunicare i propri dati personali, mentre non è possibile un accesso indeterminato e indiscriminato alla mailing list da parte di chiunque lo desideri.

In siffatti casi, pertanto, “sussiste la personalità della comunicazione, che non si identifica con l'unicità, ma consiste nella predeterminazione dei destinatari, cui il mittente intende inviare il proprio messaggio di posta elettronica” (App. Milano, 10 novembre 2010).

Anche la giurisprudenza di merito ha confermato che “La pubblicazione di corrispondenza epistolare che abbia carattere confidenziale o si riferisca all'intimità della vita privata, in mancanza del consenso dell'autore, costituisce violazione del diritto alla riservatezza, anche qualora la diffusione avvenga con il consenso del destinatario. Dal momento che anche i messaggi di posta inviati a una mailing list costituiscono corrispondenza privata, non risulta sufficiente il consenso di uno dei destinatari per la divulgazione delle "e-mail" ricevute, sembrando prevalente il diritto alla riservatezza dell'autore, riconosciuto e tutelato dagli artt. 15 Cost., artt. 616 e 618 c.p. e art. 13 l. n. 547/1993. Ulteriore violazione sussiste, poi, con la pubblicazione dei dati personali del mittente, quali nome e cognome, posizione lavorativa e sede dell'ufficio. (In applicazione di tali principi, e in relazione alla pubblicazione di un messaggio di posta elettronica inviato da un magistrato a una mailing list, il tribunale ha condannato direttore, articolista ed editore di un quotidiano a diffusione nazionale al risarcimento del danno e alla pubblicazione integrale della sentenza sulla stessa testata)” (Trib. Milano, 27 giugno 2007, n. 8037).

La tutela penalistica delle condotte di violazione della corrispondenza è molto ampia tanto che “Integra il reato di violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza (art. 616 c.p.) e non la fattispecie prevista dall'art. 617, comma primo, cod. pen., la condotta di colui che prende cognizione del contenuto della corrispondenza telematica intercorsa tra la ex convivente e un terzo soggetto, conservata nell'archivio di posta elettronica della prima” (Cass. pen. V, n. 12603/2017 e inoltre in tema di violazione dell'art. 616 c.p.Cass. pen. V, n. 34993/2015).

 

La riserva di giurisdizione

A tutela della libertà sancita dall'articolo in esame, il legislatore ha posto una riserva di giurisdizione, ammettendo quindi delle limitazioni solo con atto motivato dell'autorità giudiziaria e con le garanzie fissate dalle legge.

Un esempio sono le intercettazioni, ammesse nel nostro ordinamento in primis solo per alcune categorie di reati, in subordine a condizione che ci siano gravi indizi di reità e che l'intercettazione stessa sia indispensabile per il prosieguo delle indagini.

In questo caso sarà necessario un provvedimento del GIP cui il PM inoltrato motivata richiesta.

Provvedimento che dovrà necessariamente giungere in un secondo momento, qualora il PM ritenga che dal ritardo dell'intercettazione possano derivare gravi danni all'indagine condotta: in tal caso la convalida andrà chiesta nelle 24 ore successive e in ulteriori 48 ore dovrà arrivare la pronuncia giudiziaria.

Ad esempio, il sequestro della corrispondenza previsto all'art. 254 del c.p.p. potrà disporsi, sempre a discrezione dell'autorità giudiziaria, solo se ci sia fondato motivo di ritenere che gli oggetti siano stati spediti dall'imputato o siano a lui diretti o comunque possano avere relazione con il reato.

In caso di urgenza gli ufficiali di polizia giudiziaria possono ordinare al preposto al servizio postale di sospendere l'inoltro, ma se entro 48 ore il pubblico ministero non dispone il sequestro, gli oggetti della corrispondenza devono essere inoltrati.

 

Le intercettazioni e le ipotesi di risarcimento del danno

L'attuale assetto normativo a tutela della libertà di corrispondenza e in connessione con l'esigenza primaria di repressione dei reati, trova la sua sintesi nella pronuncia Corte cost. n. 34/1973 secondo cui in materia di intercettazioni, “dovendosi soprattutto impedire che il diritto alla riservatezza delle comunicazioni private venga ad essere sproporzionalmente sacrificato dalla necessità di garantire un'efficace repressione dei reati, sono individuate le garanzie di cui al comma 2 art. 15 nel diretto controllo giurisdizionale degli strumenti operativi di intercettazione”.

Le intercettazioni sono una forma di acquisizione di conoscenza e di telecomunicazioni (attraverso telefono o altre forme di comunicazione) e di colloqui tra presenti, captate all'insaputa di almeno uno degli interessati.

Vengono definite anche “atti a sorpresa” che, incidendo e di molto sulla libertà garantita all'art. 15, devono sempre adottarsi dall'autorità giudiziaria e con provvedimento motivato.

In altri casi, come ad esempio per sottoporre a intercettazione un parlamentare, può essere previsto a ulteriore garanzia e rinforzo, l'autorizzazione dei membri della Camera a cui lo stesso appartiene.

Nel nostro ordinamento le intercettazioni sono ammesse solo per gravi categorie di reato, identificate come tali per l'entità della pena inflitta o per l'importanza del bene giuridico protetto.

Devono, inoltre, sussistere gravi indizi di reato e l'intercettazione deve apparire come assolutamente “indispensabile per il prosieguo delle indagini”(artt. 266 e 267 c.p.p.).

La legge consente l' utilizzazione dei risultati delle intercettazioni in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, purché risultino indispensabili per l'accertamento di delitti per i quali l'arresto in flagranza sia obbligatorio (art. 270 c.p.p.).

Va notato che l'art. 295 comma 3 c.p.p. prevede la possibilità di intercettazioni anche quando queste possono agevolare la ricerca del latitante”.

Sono espressamente dichiarate inutilizzabilile intercettazioni eseguite fuori dei casi consentiti dalla legge ovvero relative a conversazioni di persone tenute al segreto professionale (art. 271 c.p.p.).

Inoltre, i documenti, i supportie gli atti concernenti dati e contenuti di conservazioni e comunicazioni, relativi a traffico telefonico e telematico, illegalmente formati o acquisiti vengono secretatie custoditi in luogo protettosu ordine del P.M., in attesa delle determinazioni del GIP in merito alla loro distruzione (cfr. d.l. 22 settembre 2006, n. 259, conv. con modif. in l. 20 novembre 2006, n. 281).

Si noti che l'art. 5 del d.l. 18 ottobre 2001, n. 374, conv. con modif. in l. 15 dicembre 2001, n. 438 detta norme specifiche sulle intercettazioni preventiveper contrastare il terrorismo internazionale.

E' la stessa Corte Costituzionale, peraltro, a soffermarsi sulle motivazioni che potrebbero condurre l'Autorità Giudiziaria ad autorizzare un simile iter, con sentenza n. 81/1993 nella quale testualmente si evidenzia che “a norma dell' articolo 15 della Costituzione, le informazioni o i dati comportanti intromissioni nella sfera privata attinente al diritto inviolabile della libertà e della segretezza della comunicazione possono essere acquisiti soltanto sulla base di un atto dell'autorità giudiziaria, sorretto da un'adeguata e specifica motivazione, diretta a dimostrare la sussistenza in concreto di esigenze istruttorie vòlte al fine, costituzionalmente protetto, della prevenzione e della repressione dei reati”.

Da ultimo, è stato confermato che “L'intercettazione di comunicazioni tra presenti mediante l'installazione di un captatore informatico in un dispositivo elettronico è consentita nei soli procedimenti per delitti di criminalità organizzata per i quali trova applicazione la disciplina di cui all'art. 13 del d.l. n. 151/1991, convertito dalla legge n. 203 del 1991, che consente la captazione anche nei luoghi di privata dimora, senza necessità di preventiva individuazione ed indicazione di tali luoghi e prescindendo dalla dimostrazione che siano sedi di attività criminosa in atto. (In motivazione la Corte ha sottolineato che, in considerazione della forza intrusiva del mezzo usato, la qualificazione del fatto reato, ricompreso nella nozione di criminalità organizzata, deve risultare ancorata a sufficienti, sicuri e obiettivi elementi indiziari, evidenziati nella motivazione del provvedimento di autorizzazione in modo rigoroso).” (Cass. Pen. S.U., n. 26889/2016).

Quanto, strettamente ai profili risarcitori connessi alla pubblicazione di intercettazioni telefoniche, “Con riferimento alla cronaca giudiziaria, la pubblicazione di notizie potenzialmente lesive di interessi primari di terzi estranei al processo penale, in quanto non rivestenti la qualifica di imputato o di vittima del reato, ed emergenti da conversazioni telefoniche intercettate fra un terzo e un indagato, riportate nel contenuto di un'ordinanza di custodia cautelare, dev'essere ritenuta — ferma la valutazione della sua liceità sotto gli altri profili caratterizzanti il corretto esercizio del diritto di cronaca giudiziaria in concreto, cioè quanto alle modalità (c.d. continenza) — di interesse pubblico (e, quindi, assistita da c.d. pertinenza), qualora la notizia venga pubblicata come parte di un'informazione sulla vicenda penale riguardante l'indagato e concerna un oggetto che presenti similarità rispetto all'oggetto del processo penale. Non deve, invece, essere ritenuta di interesse pubblico, qualora, pur pubblicata come parte di quell'informazione, concerna un oggetto del tutto privo di similarità in tal senso e dunque come tale del tutto irrilevante ed eccentrico ai fini della cronaca giudiziaria, cioè della conoscenza da parte dell'opinione pubblica di quello che è accaduto nel processo penale in relazione a ciò che di esso è oggetto ed eventualmente di ciò che potrebbe ulteriormente accadere sul piano penale in relazione ad un oggetto similare” (cfr. Cass. III, n. 21404/2014).

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