Atto di citazione di risarcimento danni per rottura ingiustificata delle trattative contrattualiInquadramentoCon l'atto di citazione il contraente non inadempiente chiede il risarcimento dei danni non patrimoniali subìti in conseguenza dell'inadempimento contrattuale imputabile alla controparte. FormulaGIUDICE DI PACE..../ TRIBUNALE DI .... 1 ATTO DI CITAZIONE La Società ...., con sede legale in ...., alla via .... n. .... (C.F....2 e P.I. n. ....), in persona dell'amministratore unico e legale rappresentante pro tempore, Sig. ...., nato a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., alla via .... n. ...., elettivamente domiciliata in ...., alla via .... n. ...., presso lo studio dell'Avv. .... (C.F. .... - fax .... - PEC .... 3), che la rappresenta e difende in forza di procura speciale in calce (oppure a margine) del presente atto; PREMESSO CHE - è un ente di diritto statunitense senza fine di lucro avente per oggetto la ricerca biomedica; - in data è entrato in contatto con l'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico ....; - a seguito di una serie di incontri, le parti avevano inteso valutare la possibilità di realizzare un centro di ricerca in comune; - in data .... le parti avevano concordato sullo schema di convenzione da esso proposto, a tal punto che il suo legale rappresentante, Prof. ...., lo aveva firmato immediatamente con l'intesa che una copia controfirmata gli sarebbe stata restituita quanto prima; - in data aveva concluso con la .... (fondazione di diritto statunitense) un accordo, in virtù del quale quest'ultimo si era impegnato a finanziare le sue ricerche nel campo delle neuroscienze; - il Dott. ...., individuato dalla convenuta come il referente nelle trattative, aveva comunicato a mezzo e-mail che “i lavori per il Laboratorio sono ultimati e quindi può essere dato avvio all'attività prevista dalla convenzione”; - in data .... il Dott. .... aveva ribadito che la convenzione era stata firmata e che ne avrebbe fornito una copia quanto prima; - invece, il giorno .... il Dott. .... aveva informato il Prof. .... che la convenzione non era stata firmata ed il giorno .... aveva comunicato informalmente che la sua rappresentata non era più intenzionata a dar corso alla stessa; - il comportamento della convenuta configura gli estremi della responsabilità precontrattuale per rottura ingiustificata delle trattative dopo averle condotte a tal punto da indurre l'altra parte a confidare ragionevolmente nella conclusione del contratto; - pertanto, la convenuta ha l'obbligo di risarcire i danni causati, consistenti nella mancata erogazione, da parte della fondazione di diritto statunitense, di contributi per complessivi euro ...., nel danno all'immagine, da quantificarsi in via equitativa in euro ...., e nella somma da rifondere ai propri ricercatori per spese di viaggio e trasferte, nonché per la disdetta anticipata di contratti di locazione (quantificabili complessivamente in Euro ...); - in data .... è stato esperito con esito negativo il procedimento di negoziazione assistita di cui all'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014, n. 132, convertito in l. 10 novembre 2014, n. 162, come risulta dalla diffida inviata in data .... con raccomandata a.r. n. ...., in cui l'attore ha espressamente invitato la controparte a stipulare una convenzione di negoziazione con le seguenti modalità ... 4; - tale invito non è stato seguito da adesione (oppure) è stato seguito da rifiuto entro trenta giorni dalla sua ricezione (oppure) è decorso il periodo di tempo di cui all'articolo 2, comma 2, lettera a), del d.l. n. 132/2014, cit., come risulta da .... Tutto ciò premesso, il sig. ...., come sopra rappresentato e difeso, CITA la Società ...., con sede legale in ...., alla via .... n. .... (C.F.... e P.I. n. ....), in persona del legale rappresentante pro tempore, Sig. ...., nato a .... il .... (C.F. ....), residente in .... nella via .... n. ...., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del .... , ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, AVVERTE la convenuta che:
per ivi sentire accogliere le seguenti: CONCLUSIONI Voglia il Giudice di Pace o l'Ill.mo Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, deduzione o eccezione: 1) dichiarare che il comportamento della convenuta ha configurato rottura ingiustificata delle trattative ai sensi dell'art. 1137 c.c. e, per l'effetto, 2) condannarla al risarcimento dei danni nella misura di complessivi euro ...., oltre rivalutazione ed interessi; con vittoria di spese e compensi professionali di avvocato, oltre IVA e CPA come per legge. Si deduce prova per testi sui seguenti capitoli: 1) Vero che ....; 2) .... Si indicano quali testimoni i signori .... Si depositano i seguenti documenti: 1) ....; 2) ....; 3) ....; 4) ....; 5) ....; 6) .... Si riserva di produrre altri documenti e di articolare ulteriori mezzi istruttori con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta. Ai sensi dell'art. 14 d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro .... e, pertanto, il contributo unificato è dovuto nella misura di Euro .... Luogo e data.... Firma Avv.... PROCURA SPECIALE Se non apposta a margine [1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro venticinquemila e la relativa domanda si propone con ricorso chiedendo la fissazione, ai sensi dell'art. 2814 undecies comma 2 c.p.c., con decreto emesso entro cinque giorni dalla designazione del Giudice, l'udienza di comparizione delle parti, con concessione del termine per la notificazione del ricorso e del decreto di fissazione di udienza e assegnazione del termine per la costituzione dei convenuti che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38,167 e 281 undecies, comma 3 e 4 c.p.c., che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia. In tema di competenza per territorio, ai fini della determinazione dei fori facoltativi alternativamente previsti dall'art. 20 c.p.c. (forum contractus e forum destinatae solutionis), va intesa come 'obbligazione dedotta in giudizio' l'obbligazione nascente dal controverso contratto, sia che di essa si chieda l'adempimento o l'accertamento, quale petitum della domanda giudiziale, sia che di essa venga prospettato l'inadempimento come causa petendi della domanda, mirante a conseguire, per effetto dell'inadempimento stesso, la risoluzione contrattuale ed il risarcimento dei danni. Parimenti, nell'ipotesi di sola richiesta di risarcimento del danno da inadempimento contrattuale, per la determinazione del foro competente deve farsi riferimento non già al luogo ove si è verificato l'inadempimento, ma a quello in cui si sarebbe dovuta eseguire la prestazione rimasta inadempiuta o non esattamente adempiuta, della quale il risarcimento è sostitutivo (vale a dire, quella originaria e primaria rimasta inadempiuta, non quella derivata e sostitutiva), e ciò anche quando il convenuto contesti in radice l'esistenza della obbligazione stessa. Pertanto, per giudice del luogo dove è sorta l'obbligazione non deve intendersi quello del luogo in cui, verificandosi il danno, è sorto il relativo diritto al risarcimento. [2] [2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111). L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l.n. 98/2011, conv. con modif. dalla legge n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. 193/2009 conv. con modif. dalla legge n. 24/2010. [3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge n. 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [4] [4] E' obbligatorio il ricorso alla procedura di negoziazione assistita (che costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale) nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 Euro (art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014) e dovrà essere prodotta la relativa documentazione. Va, in proposito, ricordato che la negoziazione è prescritta, quando si intende proporre in giudizio una domanda di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 Euro, ad eccezione delle controversie assoggettate alla disciplina della c.d. mediazione obbligatoria (in altri termini, la procedura di negoziazione assistita non opera quando è prevista la mediazione obbligatoria). Ebbene, quest'ultima non è prescritta in subiecta materia. In ogni caso, la negoziazione non è condizione di procedibilità della domanda giudiziale (e, quindi, è sempre e solo volontaria) per le controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori (art. 3 legge n. 162/14). CommentoLa natura giuridica della responsabilità precontrattuale In tema di responsabilità precontrattuale, alla luce dell'art. 1337 c.c., vi è un obbligo delle parti a tenere, nel corso delle trattative e nella formazione del contratto, un comportamento coerente con i principi di solidarietà e salvaguardia dell'altrui interesse negoziale, che si oggettivano essenzialmente in obblighi di informazione, lealtà e chiarezza. La trattativa precontrattuale crea, cioè, un obbligo di comportamento in buona fede, che distingue tale fattispecie da quella di cui all'art. 2043 c.c., nella quale, per contro, la lesione precede l'instaurazione di un qualsiasi rapporto tra le parti. La responsabilità che ne scaturisce è di natura contrattuale (Cass. I, n. 14188/2017; v. postea), onde (oltre alla conseguente applicabilità del termine decennale di prescrizione ex art. 2946 c.c.) il danneggiato dovrà provare, oltre al danno sofferto, solo la condotta antigiuridica, non anche la colpa del danneggiante (Cass. I, 20 dicembre 2011, n. 27648; contra, nel senso che la responsabilità precontrattuale derivante dalla violazione della regola di condotta, posta dall'art. 1337 c.c. a tutela del corretto dipanarsi dell'iter formativo del negozio, costituisce una forma di responsabilità extracontrattuale, cui vanno applicate le relative regole in tema di distribuzione dell'onere della prova, cfr., di recente, Cass. III, n. 16735/2011). La parte che agisca in giudizio per il risarcimento del danno subito ha, dunque, l'onere di allegare, ed occorrendo provare, oltre al danno, l'avvenuta lesione della sua buona fede, ma non anche l'elemento soggettivo dell'autore dell'illecito, versandosi (come nel caso di responsabilità da contatto sociale, di cui costituisce una figura normativamente qualificata) in una delle ipotesi previste dall'art. 1173 c.c. Quanto all'ipotesi di più frequente verificazione, perché possa ritenersi integrata la responsabilità precontrattuale, è necessario che le trattative incorse fra le parti siano giunte ad uno stadio idoneo a far sorgere nella parte che invoca l'altrui responsabilità il ragionevole affidamento sulla conclusione del contratto, che la controparte (cui si addebita la responsabilità) interrompa le trattative senza un giustificato motivo e che (pur nell'ordinaria diligenza della parte che invoca la responsabilità) non sussistano fatti idonei ad escludere il suo ragionevole affidamento sulla conclusione del contratto (Cass. sez. lav., n. 2792/2005; conf. Cass. I, n. 4856/2007). In quest'ottica, la responsabilità precontrattuale della Pubblica amministrazione presuppone che tra le parti siano intercorse trattative per la sua conclusione; di conseguenza, essa non è configurabile anteriormente alla scelta del contraente, nella fase, cioè, in cui gli interessati non hanno ancora la qualità di futuri contraenti, ma soltanto quella di partecipanti alla gara e vantano esclusivamente una posizione di interesse legittimo al corretto esercizio dei poteri della pubblica amministrazione, mentre non sussiste una relazione specifica di svolgimento delle trattative; pertanto la violazione delle regole di correttezza, che presiedono alla formazione del contratto, può assumere rilevanza solo dopo che la fase pubblicistica abbia attribuito al ricorrente effetti concretamente vantaggiosi, come quello dell'aggiudicazione, e solo dopo che tali effetti siano venuti meno, nonostante l'affidamento ormai conseguito dalla parte interessata (Cons. St. III, n. 3748/2015). Il trattamento giuridico dell'ipotesi in esame richiede il coordinamento di due diversi principi: da un lato, quello per il quale in vincolo sorge solo con la conclusione del contratto e che occorre sempre preservare la libertà di contrattare; dall'altro, il principio che impone lealtà nelle trattative e rispetto degli interessi della controparte. Così il recesso dalle trattative o la modifica delle condizioni iniziali è giustificato quando dipenda dal mancato accordo sulle condizioni ancora aperte o dal comportamento della controparte, la quale ponga condizioni nuove e più onerose, o dal sopraggiungere di nuove circostanze indipendenti dalla parte che recede o che propone nuove condizioni, tali da modificare il giudizio di convenienza del contratto. Non è ammissibile, invece, far credere di considerare definitivo l'accordo raggiunto sugli elementi essenziali e poi rifiutare la stipula del contratto nonostante la disponibilità reiteratamente manifestata dalla controparte. Questo principio sarà applicabile a maggiore ragione nell'ipotesi in cui, raggiunto l'accordo verbalmente sui principali elementi di un contratto, per la validità del quale sia necessaria la forma scritta, una parte si rifiuti di prestarsi alla redazione della scrittura: qui la mancanza della forma scritta preclude gli effetti del negozio, ma non impedisce che operi la responsabilità per il comportamento sleale. Per la sussistenza della responsabilità precontrattuale, l'obbligo della buona fede nelle trattative deve essere inteso in senso oggettivo, sicché non è necessario un particolare comportamento soggettivo di malafede, ma è sufficiente anche il comportamento non intenzionale o meramente colposo della parte che senza giusto motivo abbia interrotto le trattative, eludendo così le aspettative di controparte che, confidando nella conclusione del contratto, sia stata indotta a sostenere spese o abbia rinunciato ad occasioni più favorevoli (Cass. III, n. 11394/1997). L'eccesso di ottimismo sulla possibilità di riuscita di un'operazione non configura responsabilità precontrattuale, ai sensi dell'art. 1337 c.c., ove non corroborato da vere e proprie "informazioni" definibili come "false", il cui onere probatorio e la cui deduzione spettano all'attore. La responsabilità ex art. 1338 c.c. presuppone, invece, che il contraente che lamenta un danno abbia confidato senza sua colpa nella validità del contratto (in una fattispecie, Cass. II, n. 14626/2012, ha escluso la risarcibilità del danno nei confronti di una società per mancata conclusione del contratto di vendita di un immobile per assenza di autorizzazione da parte di un ente terzo, atteso che la società non aveva confidato senza colpa nella validità del contratto, essendo, invece, ben consapevole della necessità dell'autorizzazione e pertanto, con la normale diligenza, avrebbe dovuto accertarsi della sussistenza di una efficace autorizzazione). Inoltre, non può configurarsi responsabilità per colpa in contrahendo allorquando la causa di invalidità del negozio, nota a uno dei contraenti, e da questi taciuta, derivi da una norma di legge che per presunzione assoluta deve essere nota alla generalità dei cittadini, mentre il negozio concluso dal falsus procurator (che non è nullo e neppure annullabile, ma inefficace nei confronti del dominus fino alla ratifica di questi) dà diritto all'altro contraente solo al risarcimento del danno per aver confidato senza colpa nell'operatività del contratto (Cass. III, n. 16149/2010). Un particolare settore in cui si assiste, a volte, ad una confusione di piani tra la questione della validità del contratto e quella della responsabilità è quello della intermediazione finanziaria. Invero, in tema di nullità del contratto per contrarietà a norme imperative, unicamente la violazione di norme inderogabili concernenti la validità del contratto è suscettibile, ove non altrimenti stabilito dalla legge, di determinarne la nullità e non già la violazione di norme, anch'esse imperative, riguardanti il comportamento dei contraenti, la quale può essere fonte di responsabilità. Ne consegue che, nell'ambito della intermediazione finanziaria, la violazione dei doveri di informazione del cliente e di corretta esecuzione delle operazioni che la legge pone a carico dei soggetti autorizzati alla prestazione dei servizi di investimento finanziario può dar luogo a responsabilità precontrattuale, con conseguenze risarcitorie, ove dette violazioni avvengano nella fase antecedente o coincidente con la stipulazione del contratto di intermediazione destinato a regolare i successivi rapporti tra le parti (cosiddetto "contratto quadro"), mentre è fonte di responsabilità contrattuale, ed, eventualmente, può condurre alla risoluzione del contratto, ove le violazioni riguardino le operazioni di investimento o disinvestimento compiute in esecuzione del "contratto quadro". Va in ogni caso escluso, in assenza di una esplicita previsione normativa, che la violazione dei menzionati doveri di comportamento possa determinare, a norma dell'art. 1418, comma 1, c.c. la nullità del cosiddetto "contratto quadro" o dei singoli atti negoziali posti in essere in base ad esso (Cass. I, n. 8462/2014). Si è già detto che, per quanto in passato la responsabilità precontrattuale fosse prevalentemente inquadrata nell'ambito di quella extracontrattuale, negli ultimi anni si tende sempre di più a riconoscere alla stessa la natura contrattuale. Così, in tema di contratti conclusi con la P.A., l'eventuale responsabilità di quest'ultima, in pendenza dell'approvazione ministeriale, è stata si qualificata come precontrattuale, ai sensi degli artt. 1337 e 1338 c.c., ma ritenuta inquadrabile nella responsabilità di tipo contrattuale da "contatto sociale qualificato", inteso come fatto idoneo a produrre obbligazioni, ex art. 1173 c.c., e dal quale derivano, a carico delle parti, non obblighi di prestazione ai sensi dell'art. 1174 c.c., bensì reciproci obblighi di buona fede, di protezione e di informazione, giusta gli artt. 1175 e 1375 c.c., con conseguente applicabilità del termine decennale di prescrizione sancito dall'art. 2946 c.c. (Cass. I, n. 14188/2016). Con quest’ultima pronuncia la S.C. aveva operato una profonda rimeditazione dell’istituto della responsabilità precontrattuale, sottraendolo alla sfera della responsabilità aquiliana e inquadrandolo nella responsabilità contrattuale da contatto sociale qualificato. Tale mutamento d’indirizzo ha trovato conferma in Cass. I, n. 25644/2017, ancorché in un caso leggermente diverso, in cui il contratto del privato con la P.A. era divenuto inefficace a séguito dell'annullamento dell'aggiudicazione da parte dell’organo di controllo. Il pregiudizio risarcibile In tema di responsabilità precontrattuale, il pregiudizio risarcibile è circoscritto al solo interesse negativo, costituito sia dalle spese inutilmente sopportate nel corso delle trattative ed in vista della conclusione del contratto, sia dalla perdita di altre occasioni di stipulazione contrattuale, pregiudizio liquidabile anche in via equitativa, sulla base di criteri logici e non arbitrari (in una fattispecie, Cass. III, n. 24625/2015, ha ritenuto corretta la liquidazione del danno da rottura delle trattative per la cessione di alcuni punti vendita di una catena di supermercati, equitativamente determinata nella misura del 5 per cento del prezzo pattuito, fissato nella misura del 37 per cento degli incassi lordi degli ultimi esercizi, trattandosi di liquidazione motivatamente ancorata a parametri non illogici, costituiti dalla rilevanza dei flussi di cassa dei supermercati e, nel contempo, dalla loro mutevolezza in ragione dell'andamento del mercato, nonché dallo stato embrionale in cui si trovavano le trattative avviate, in alternativa, con altro potenziale acquirente). In siffatta evenienza, non essendo stato stipulato il contratto e non essendovi stata lesione di diritti che dallo stesso sarebbero nati, non può essere dovuto un risarcimento equivalente a quello conseguente all'inadempimento contrattuale, mentre, essendosi verificata la lesione dell'interesse giuridico al corretto svolgimento delle trattative, il danno risarcibile (liquidabile anche in via equitativa) è unicamente quello consistente nelle perdite (sotto forma di spese sostenute nel corso delle trattative) che sono derivate dall'aver fatto affidamento nella conclusione del contratto e nei mancati guadagni verificatisi in conseguenza delle altre occasioni (ugualmente o maggiormente vantaggiose) contrattuali perdute (Cass. I, n. 9157/1995). Quest'ultima valutazione comparativa deve essere sorretta da adeguate deduzioni probatorie della parte che si assume creditrice e, contrapponendosi all'interesse all'adempimento del contratto (cd. interesse contrattuale positivo), non può basarsi sulla semplice considerazione del valore del bene oggetto del contratto non concluso (Cass. n. 582/1988). Invero, la norma di cui all'art. 1337 c.c. non può essere invocata per il risarcimento dei danni che si sarebbero evitati o dei vantaggi che si sarebbero conseguiti con l'esecuzione del contratto (Cass. n. 4942/1980). Peraltro, la responsabilità precontrattuale prevista dall'art. 1337 c.c. si estende al danno per il pregiudizio economico derivante dalle rinunce a stipulare un contratto, ancorchè avente un contenuto diverso rispetto a quello per cui si erano svolte le trattative, se la sua mancata conclusione si manifesti come conseguenza immediata e diretta del comportamento della controparte, che ha lasciato cadere le dette trattative quando queste erano giunte al punto di creare un ragionevole affidamento nella conclusione positiva di esse (Cass. II, n. 4718/2016). Sempre in tema di liquidazione del danno, la locuzione "perdita subita", con la quale l'art. 1223 c.c. individua il danno emergente, non può essere considerata indicativa dei soli esborsi monetari o di diminuzioni patrimoniali già materialmente intervenuti, bensì include anche l'obbligazione di effettuare l'esborso, in quanto il vinculum iuris, nel quale l'obbligazione stessa si sostanzia, costituisce già una posta passiva del patrimonio del danneggiato, consistente nell'insieme dei rapporti giuridici, con diretta rilevanza economica, di cui una persona è titolare (in una fattispecie relativa ad una ipotesi di responsabilità per ingiustificata interruzione di trattative concernenti la vendita di un immobile, Cass. n. 4718/2016, cit., ha ritenuto suscettibile di ristoro l'impegno di spesa, assunto dalla parte che aveva fatto ragionevole affidamento sul buon esito dell'affare, comprovato dai preavvisi di parcella del tecnico e del fiscalista, pur non risultando avvenuto il pagamento delle somme ivi documentate). In definitiva, alle ipotesi di responsabilità precontrattuale ex art. 1337 c.c. — configurabile, come si è visto, anche nei rapporti tra privato e p.a. che agisca iure privatorum — si applica l'art. 1223 c.c., con la conseguenza che il risarcimento deve comprendere sia la perdita subita che il mancato guadagno, purché in relazione immediata e diretta con la lesione dell'affidamento, e non del contratto, consistendo quindi il danno emergente nelle spese sostenute ed il lucro cessante nelle occasioni di lavoro mancate, mentre resta, in ogni caso, escluso quanto sarebbe stato dovuto in forza del contratto non concluso. Ne deriva che, per il professionista che svolga la sua attività in modo autonomo, il tempo dedicato, senza corrispettivo, all'esecuzione dell'opera intellettuale non costituisce, di per sé, un danno emergente risarcibile, in quanto esso è, al più, valutabile come danno non patrimoniale, che in tal caso non è suscettibile di risarcimento. |