Ricorso al giudice di pace in tema di risarcimento danni da interruzione energia elettrica (cd. black out)InquadramentoCon l'atto di citazione il contraente non inadempiente chiede il risarcimento dei danni non patrimoniali subìti in conseguenza dell'inadempimento contrattuale imputabile alla controparte. Occorre tener presente del recente orientamento formatosi in seno alla Suprema Corte, secondo cui l'interruzione della somministrazione di energia elettrica non rientrerebbe nell'ambito dei danni non patrimoniali meritevoli di essere risarciti, in quanto non determinerebbe una lesione di interessi della persona di rango costituzionale. FormulaUFFICIO DEL GIUDICE DI PACE DI .... RICORSO EX ART. 316,318 e 281-undecies c.p.c.1 Sig. ...., nato a .... il ...., C.F. .... 2, residente in ...., alla via .... n. ...., domiciliato in ...., alla via .... n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., che lo rappresenta e difende giusta procura speciale in calce/a margine del presente atto, con dichiarazione di voler ricevere ogni comunicazione ai sensi dell'art. 125 comma 1 c.p.c. e dell'art. 136 comma 3 c.p.c. al seguente numero di fax ...., oppure tramite PEC .... 3; PREMESSO CHE - il giorno ...(domenica) si sono verificate, alle ore .... e ...., due interruzioni nella fornitura di energia elettrica della durata, rispettivamente, di .... e di ....; - alla .... ed alla ........ sono imputabili l'ingiustificato ritardo nella riattivazione della fornitura elettrica a seguito dei blackout e l'assoluta carenza di informazioni circa i distacchi e le interruzioni, nonché sui tempi ed i modi delle relative riattivazioni del servizio; - per l'effetto delle dette interruzioni, ha subìto un danno alle derrate alimentari a breve conservazione ed in conseguenza dell'indebito incameramento di voci tariffarie collegate alla garanzia della continuità del servizio; - la Società........ fa parte, così come la ......., di un gruppo al vertice del quale vi è la Società........ (controllante), la quale ultima svolge funzioni di indirizzo strategico e di coordinamento delle attività esercitate dalle società controllate; - la Società........ ha continuato a svolgere, ai sensi dell'art.4 del d.lgs. n.79/1999, la funzione di Garante della fornitura di energia elettrica fino al ........ restando pertanto responsabile della erogazione della fornitura in condizioni di continuità, sicurezza ed efficienza; - all'esito dell'indagine effettuata dall'A.E.E.G., è emersa con evidenza la responsabilità della ........ , soprattutto per la mancata messa a disposizione degli impianti necessari ad integrare la riserva di potenza predisposta dal GRTN (nel senso che ..... avrebbe dovuto compensare la riduzione delle importazioni del contratto pluriennale effettuando acquisti di energia elettrica o riservando un ammontare equivalente di capacità produttiva nazionale), per il non corretto funzionamento (o per l'assenza) dei dispositivi di alleggerimento del carico, per i ritardi prodottisi nella fase di riaccensione del sistema elettrico nazionale e per l'assenza di informazioni sulla durata delle interruzioni e sul ripristino del sistema; - non è configurabile nella fattispecie il cd. factum principis, atteso che la ....... s.p.a. e le società di produzione da quest'ultima controllate avrebbero dovuto approntare, con l'uso dell'ordinaria diligenza, una determinata riserva di energia elettrica per far fronte a situazioni temporanee di maggiore richiesta di energia; - in conseguenza delle descritte interruzioni, ha subìto un danno sia patrimoniale (prodotti alimentari custoditi nel frigorifero deterioratisi; mancata messa a disposizione di una determinata quota di potenza prevista per contratto) che non patrimoniale (sotto forma di danno esistenziale, per i disagi sofferti a causa delle rinunce operate e, in particolare, in conseguenza delle forti limitazioni allo svolgimento delle normali attività quotidiane determinate dal “black out”); - il danno non patrimoniale è connesso al generale senso di angoscia provocato da una prolungata attesa al ritorno della normalità e alla delusione di non poter svolgere le normali attività di svago dominicale, essendo stata la giornata trascorsa nell'attesa del ripristino della somministrazione elettrica; - ricorrono i presupposti per una liquidazione equitativa dei danni, attesa la notevole difficoltà di una precisa e puntuale determinazione degli stessi; - in data .... è stato esperito con esito negativo il procedimento di negoziazione assistita di cui all'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014, n. 132, convertito in l. 10 novembre 2014, n. 162, come risulta dalla diffida inviata in data .... con raccomandata a.r. n. ...., in cui l'attore ha espressamente invitato la controparte a stipulare una convenzione di negoziazione con le seguenti modalità ... 4; - tale invito non è stato seguito da adesione (oppure) è stato seguito da rifiuto entro trenta giorni dalla sua ricezione (oppure) è decorso il periodo di tempo di cui all'articolo 2, comma 2, lettera a) del d.l. n. 132/2014, cit., come risulta da .... Per quanto sopra, il Sig. ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, CHIEDE che l'Ill.mo Giudice di Pace adito voglia fissare, ai sensi dell'art. 2814 undecies comma 2 c.p.c., con decreto emesso entro cinque giorni dalla designazione del Giudice, l'udienza di comparizione delle parti, con concessione del termine per la notificazione del ricorso e del decreto di fissazione di udienza e assegnazione del termine per la costituzione dei convenuti che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38,167 e 281 undecies, comma 3 e 4 c.p.c., che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia, per ivi sentir accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'Ill.mo Sig. Giudice di pace, in caso di mancata conciliazione ex art. 320 c.p.c., in accoglimento della domanda attrice, condannare il convenuto a pagare all'esponente la somma di Euro .... a titolo di risarcimento danni, patrimoniali e non, nonché l'indennizzo forfetario previsto dalla Carta del servizio ........ 5, oltre interessi e rivalutazione monetaria. Con vittoria di spese e compensi del giudizio ex d.m. 10 marzo 2014 n. 55. In via istruttoria chiede ammettersi prova testimoniale sui seguenti capitoli: 1) “Vero che abitava stabilmente, unitamente al proprio nucleo familiare, l'immobile servito dall'utenza ...... per cui è causa”; 2) “Vero che nell'abitazione vi era un frigorifero, all'interno del quale, al momento delle due improvvise interruzioni di energia elettrica, conservava i seguenti prodotti alimentari” (da specificare per tipologia e quantità); 3) “Vero che i prodotti descritti al numero che precede si sono deteriorati in conseguenza del lamentato black out”; 4) “Vero che, essendosi le interruzioni verificate nel corso dell'intera giornata, l'attore ha patito notevoli disagi, non potendo coltivare la propria passione per il ...., accogliere nel corso del pomeriggio ...., vedere il proprio programma televisivo preferito, preparare la cena in vista dell'incontro preventivato con ...”; Indica a testi: - Sig. .... residente in .... via .... n. ....; - Sig. .... residente in .... via .... n. ....; Offre in comunicazione e deposita in Cancelleria i seguenti documenti: 1) ....; 2) ....; Ai fini del versamento del contributo unificato, si dichiara che il valore della causa è di Euro .... Luogo e data.... Firma Avv.... Ai sensi dell'art. 14 d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ..... Firma Avv. .... PROCURA ALLE LITI Se non a margine [1] [1] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111). [2] [2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. 98/2011, conv. con modif. dalla legge 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. 193/2009 conv. con modif. dalla legge 24/2010. [3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014 conv., con modif., daella legge 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014, conv. con modif., dalla legge 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [4] [4] E' obbligatorio il ricorso alla procedura di negoziazione assistita (che costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale) nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 Euro (art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014) e dovrà essere prodotta la relativa documentazione. Va, in proposito, ricordato che la negoziazione è prescritta, quando si intende proporre in giudizio una domanda di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 Euro, ad eccezione delle controversie assoggettate alla disciplina della c.d. mediazione obbligatoria (in altri termini, la procedura di negoziazione assistita non opera quando è prevista la mediazione obbligatoria). Ebbene, quest'ultima non è prescritta in subiecta materia. In ogni caso, la negoziazione non è condizione di procedibilità della domanda giudiziale (e, quindi, è sempre e solo volontaria) per le controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori (art. 3 legge n. 162/14). [5] [5] Non è meritevole di accoglimento la domanda proposta dall'utente nei confronti dell'Enel a seguito del black out, per il risarcimento dei danni nella misura indicata dalla carta servizi, qualora l'utente nella propria domanda non richieda specificamente il pagamento a titolo di indennizzo (ma solo a titolo risarcitorio), stante il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato (ai sensi dell'art. 112 c.p.c.). Infatti, il riconoscimento in favore dell'utenza di un indennizzo va tenuto distinto dal rimedio risarcitorio, rispetto al quale rappresenta uno strumento non sostitutivo, per sua natura, ma diverso ed aggiuntivo, avente come obiettivo quello di promuovere e rinsaldare l'osservanza degli standard di qualità ed efficienza del servizio. CommentoNon è risarcibile il danno non patrimoniale subito dall'utente in conseguenza dell'interruzione della somministrazione di energia elettrica addebitabile al gestore della rete di distribuzione, ove la parte non indichi, né provi, quale sia lo specifico diritto inviolabile costituzionalmente garantito, leso in modo serio dal fatto illecito (Cass. VI, n. 5096/2013). Quanto al danno esistenziale, si rinvia alla formula allo stesso dedicata. Peraltro, di recente, la Suprema Corte ha affermato che lo stesso rappresenta una tipologia di danno non patrimoniale, risarcibile solo quando derivi dalla lesione di interessi della persona di rango costituzionale, oppure nei casi espressamente previsti dalla legge, ai sensi dell'articolo 2059 del c.c., laddove l'interruzione della somministrazione di energia elettrica non rientra nell'ambito dei danni non patrimoniali meritevoli di considerazione a questo titolo (Cass. III, n. 1766/2014). Occorre, in definitiva, accertare se la vicenda concreta, pur se indubbiamente fonte di disagio, rientri o meno fra le contrarietà e gli inconvenienti della vita quotidiana, in relazione ai quali l'ordinamento richiede un certo margine di tolleranza. Le inefficienze di questo genere degli enti fornitori di servizi essenziali sarebbero meritevoli di sanzione tramite peculiari fattispecie di indennizzo automatico (v. infra), o introducendo, per i casi più gravi di colpa o negligenza, fattispecie di danni punitivi, sì da sollecitare maggiore attenzione e riguardo per gli interessi del pubblico. Con riferimento al danno patrimoniale, chi agisce in giudizio per ottenere il risarcimento del danno seguito ad un lungo periodo di interruzione della somministrazione dell'energia elettrica deve provare il danno-conseguenza (Cass. Civ. III, n. 20324/2009). Con riferimento, invece, al danno patrimoniale eventualmente connesso all'interruzione improvvisa dell'energia elettrica, occorre tener presente che il concetto di fatto notorio, lungi dal risolversi in una presunzione sorretta dall'id plerumque accidit, è dato da specifici eventi storici conosciuti dal giudice, perché noti alla generalità dei consociati in un determinato luogo e tempo (Cass. III, n. 12288/2016; Cass. I, n. 5089/2016; Cass. III, n. 15715/2011; Cass. II, n. 18748/2010). Deve, cioè, trattarsi di circostanza, che si imponga all'osservazione ed alla percezione della collettività, di modo che questa possa compiere per suo conto la valutazione critica necessaria per riscontrarlo, sicché al giudice non resti che constatarne gli effetti e valutarlo soltanto ai fini delle conseguenze giuridiche che ne derivano (cfr. Cass., n. 27591/2005, ove si aggiunge che deve essere di comune conoscenza, anche se limitatamente al luogo ove esso è invocato, o perché appartiene alla cultura media della collettività, ivi stanziata, o perché le sue ripercussioni sono tanto ampie ed immediate che la collettività ne faccia esperienza comune anche in vista della sua incidenza sull'interesse pubblico che spinge ciascuno dei componenti della collettività stessa a conoscerlo). Nel caso concreto analizzato nell'atto processuale, mentre può parlarsi di fatto notorio avuto riguardo al deterioramento di alcuni prodotti alimentari conservati in un frigorifero, nel caso di interruzione del funzionamento di quest'ultimo protrattasi per un significativo arco temporale, non altrettanto può dirsi in relazione alla tipologia ed alla quantità dei prodotti effettivamente conservati. Il ricorso a massime d'esperienza fondate su un ragionamento di natura meramente causale-probalistica disancorato dalla prova del danno in relazione al caso concretamente esaminato implica insufficienza motivazionale e comporta il rigetto della domanda di risarcimento (Cass. III, n. 20324/2009). In particolare, nel caso di specie, l'attore dovrebbe provare: 1) di abitare effettivamente nell'immobile fornito dall'utenza .... per cui è causa al tempo del black out; 2) di possedere nell'immobile in oggetto un frigorifero, ben potendo l'immobile essere destinato ad uso studio o essere disabitato o abitato solo per alcuni periodi all'anno o ancora, per qualsivoglia altra ragione, sfornito di detto elettrodomestico; 3) natura, qualità e quantità dei generi alimentari presenti nel frigorifero al momento del black out, atteso che ben potrebbe l'elettrodomestico in oggetto essere vuoto al momento del sinistro; 4) l'avaria dei predetti generi alimentari a cagione del black out, del quale va altresì provata con precisione la durata, onde consentire la verifica della sussistenza del nesso causale tra il deterioramento dei beni e la mancata erogazione dì energia elettrica: verifica da effettuarsi - eventualmente anche a mezzo di indagini tecniche — e tenuto conto delle caratteristiche in concreto possedute dal frigo attoreo (avendo i diversi elettrodomestici differenti caratteristiche di mantenimento del freddo in caso di mancata erogazione di energia), nonché della qualità dei cibi in concreto in esso conservati (avendo gli alimenti diversi tempi e caratteristiche di conservazione). La parte che chieda la condanna alla corresponsione di quanto occorra per il ristoro di un danno subito asseritamente, ha l'onere di fornire la prova dell'esistenza di un danno in concreto e dell'ammontare di questo (Cass. II, n. 25849/2008; Cass. II, n. 15814/2008), in difetto della quale la domanda va rigettata anche se il giudice (senza per questo incorrere nel vizio di contraddittorietà della motivazione) abbia accertato la potenzialità del fatto potenzialmente dannoso (Cass. n. 6262/1996; conf. Cass. n. 7829/2003). La liquidazione equitativa del danno presuppone l'oggettiva impossibilità della parte di fornire congrui ed idonei elementi di prova del suo preciso ammontare o, almeno, la notevole difficoltà di una sua precisa quantificazione (fra le tante, Cass. n. 1382/1998; Cass. n. 11535/1996; Cass. n. 4914/1998). Presuppone, cioè, che sia accertata l'ontologica esistenza di un danno risarcibile e che vi sia l'impossibilità o l'estrema difficoltà di una stima esatta del danno a causa di fattori oggettivi e non già quale conseguenza della negligenza della parte (Cass. III, n. 127/2016). La valutazione equitativa del danno, prevista dall'art. 1226 c.c. e richiamata dall'art. 2056 c.c., va applicata dal giudice, pertanto, solo in caso di lacune insuperabili relative al quantum (Cass. III, n. 20889/2016). In particolare, non si estrinseca in un giudizio di equità, ma in un giudizio di diritto, con la conseguenza che può trovare ingresso unicamente qualora la parte abbia dimostrato la sussistenza di un danno risarcibile o lo stesso debba ritenersi in re ipsa all'evento, in quanto discendente in via diretta e immediata dalla situazione illegittima (cfr. Cass. III, n. 6218/2016, in una fattispecie relativa al risarcimento a titolo di ristoro del danno patito a seguito dell'illegittimo distacco della linea telefonica in assenza di alcuna morosità). In sede di valutazione equitativa del danno, il giudice è tenuto ad individuare dei validi criteri di giudizio, parametrati alla specificità del caso da esaminare, in funzione di una personalizzazione del risarcimento, risultando altresì tenuto ad esplicitare in motivazione se e come egli abbia valutato tutte le circostanze del caso concreto (Cass. sez. lav., n. 4025/2016). In quest'ottica, il disagio subito dall'utente di una fornitura di energia elettrica per la interruzione del servizio per un periodo di quasi un mese, svolgendo nel locale in questione anche la sua attività professionale e sebbene egli avesse provveduto al regolare pagamento delle bollette, deve essere risarcito anche con applicazione del criterio di liquidazione del danno in via equitativa ex art. 1226 c.c. (Cass. III, n. 25731/2015). In caso di interruzione dell'energia elettrica, sono in astratto configurabili ulteriori profili di danno. In primo luogo, vi è possibilità di riconoscere l'indennizzo forfetario previsto dalla Carta del servizio Enel Distribuzione, fermo restando che tale indennizzo compete solamente per i disservizi o i ritardi nell'esecuzione delle prestazioni previste per l'attivazione o la riattivazione della somministrazione di energia al singolo utente-consumatore, ma non deve essere corrisposto nella diversa e più grave ipotesi di inadempimento e di interruzione della somministrazione di energia elettrica su tutto il territorio o su una parte estesa del territorio nazionale. In definitiva, il rimborso forfetario è previsto in altri casi tassativi (quale il mancato rispetto del tempo massimo per l'attivazione iniziale della fornitura o per la riattivazione in caso di subentro ovvero per la prima risposta alle richieste scritte degli utenti in merito ad informazioni relative alla fornitura), diversi dalle interruzioni aventi origini sulla rete di trasmissione nazionale. In secondo luogo, per quanto concerne il danno derivante dalla mancata messa a disposizione di una determinata quota di potenza prevista per contratto, è a rilevarsi che nel contratto di somministrazione di energia elettrica il cosiddetto impegno di potenza, che si sostanzia nell'obbligo del somministrante di predisporre e mantenere l'impianto in guisa di tenere a disposizione dell'utente una determinata quantità di energia, configura, al pari di quello inerente alla somministrazione di energia, non prestazione ad esecuzione non istantanea anteriore alla esecuzione del contratto, ma una prestazione continuata, accessoria e strumentale a quella principale di somministrare l'energia, cui corrisponde un corrispettivo fisso da pagarsi periodicamente, maturando coevamente al consumo dell'energia, tanto nel caso di rapporto a tempo indeterminato quanto nel caso di rapporto a tempo determinato con previsione di rinnovazione tacita (Cass. pen. S.U., n. 10495/1996). Pertanto, la mancata erogazione dell'energia per interruzione della fornitura travolge il suddetto impegno ed i correlativi obblighi dell'utente medesimo, con l'ulteriore conseguenza che nel periodo di interruzione non è configurabile un credito del somministrante in dipendenza di quell'impegno (Cass. I, n. 1259/1988). Pertanto, la prestazione relativa all'impegno di potenza non è da considerarsi istantanea, nè può esaurirsi istantaneamente all'inizio del rapporto, ma è da qualificare come prestazione di durata, cioè ad esecuzione continuata, il cui oggetto è individuabile esclusivamente nella somministrazione di energia. Tuttavia, nel contratto di somministrazione di energia elettrica con clausola di potenza impegnata, il somministrante non realizza un iniziale accumulo di energia, da erogare volta per volta, secondo la richiesta dell'utente, ma garantisce semplicemente all'utente medesimo la possibilità di assorbire, in una unità di tempo, una determinata quantità di energia elettrica, obbligandosi, così, ad una prestazione che non può essere disgiunta dal concreto assorbimento dell'energia stessa, in mancanza della cui erogazione viene meno la prestazione periodica a carico dell'utente relativa al pagamento del corrispettivo per la potenza impegnata (Cass. I, n. 1824/1980). In quest'ottica, l'alternativa è o contestare la mancata erogazione della quota di potenza prevista per contratto, oppure dimostrare di aver dovuto pagare un corrispettivo periodico maggiore rispetto al quantitativo di potenza effettivamente erogato e, quindi, utilizzato. Cass. III, n. 22839/2017, ha confermato che ai fini della configurabilità della responsabilità ex art. 2051 c.c., è necessario che il custode eserciti un effettivo potere sulla cosa, ovvero ne abbia la disponibilità giuridica e materiale (nel settore dell’energia elettrica, custode della rete elettrica deve ritenersi il titolare della stessa - ossia il proprietario, che provvede in via immediata e diretta all'uso, conservazione e manutenzione della rete medesima - e non già il gestore, che ha solo un potere di regolazione e controllo sull’operato del titolare).
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