Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno da responsabilità aquiliana per la perdita dell'animale da affezione

Giovanna Nozzetti

Inquadramento

Il proprietario di un cane deceduto in seguito alle lesioni subite in conseguenza della condotta illecita del convenuto ne chiede la condanna al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali sofferti in conseguenza del ferimento e della perdita dell'animale d'affezione.

Formula

GIUDICE DI PACE/TRIBUNALE DI .... 1

ATTO DI CITAZIONE

PER

il Sig. .... (C.F. ....) 2, nato a .... il .... /.... /.... , residente in .... alla via .... n. .... , rappresentato e difeso dall'Avv. .... 3 (C.F. ....) 4, con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso il suo studio .... , fax .... 5, PEC: .... @ .... (presso cui dichiara di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133,134,170 comma 3 e 176 comma 2 c.p.c.), giusta procura .... 6

-attore-

CONTRO

Il Notaio ...., nato a ....il ...., domiciliato in ....via ....(C.F. ....)

convenuto

FATTO 7

1) In data .... , il Sig. .... sporgeva querela contro ignoti che, in più occasioni tra il .... e il .... , provocavano gravi lesioni al suo cane, rendendone necessario l'immediato trasporto presso l'ambulatorio veterinario del dott. ....in ....;

2) il suddetto veterinario, in data .... , asportava dall'addome del cane .... tre piombini, che gli avevano causato una grave lesione all'intestino tenue;

3) nonostante le suddette cure, in data .... , il cane .... decedeva a causa delle gravi lesioni causate dai proiettili;

4) in data .... il vicino di casa di parte attrice, Sig. .... , confessava di aver sparato al cane .... con un fucile ad aria compressa, sostenendo di aver voluto porre fine ai rumori prodotti dallo stesso;

5) In base alla suddetta dichiarazione, il Tribunale di .... , con sentenza n .... , condannava il convenuto a ....;

6) la condotta del Sig. .... provocava all'attore un danno patrimoniale, consistente nelle spese sostenute per tutte le cure veterinarie, ammontanti a Euro....;

7) inoltre, la condotta del Sig. .... , costituente reato, provocava all'attore un danno non patrimoniale, in quanto la lesione e la successiva morte del cane gli aveva provocato stress emotivo, crisi d'ansia e insonnia; sofferenze peraltro accresciute dalla circostanza che per l'attore, ormai anziano e solo, la relazione con il cane rappresentava un importante sostegno psichico.

8) con lettera raccomanda a..r del .... , l'attore invitava il Sig. .... al procedimento di negoziazione assistita, ma la richiesta restava inevasa 8.

DIRITTO 9

Quanto al diritto di parte attrice di ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale consistente nella sofferenza derivante dalla perdita dell'animale d'affezione in seguito alla condotta delittuosa del convenuto, non vi è dubbio sulla fondatezza della domanda.

Come è noto, la Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla risarcibilità del danno non patrimoniale, con la nota sentenza a Sez. Unite del 2008 ha chiarito che, al di fuori delle ipotesi di reato, il danno non patrimoniale è risarcibile quando il fatto illecito violi in modo grave diritti inviolabili della persona, sia come singolo sia nelle formazioni sociali nelle quali esso svolge la propria personalità.

Pur essendo tali interessi selezionabili caso per caso dal giudice, la Corte di cassazione fornisce alcune importanti coordinate, quali in primo luogo la riferibilità dei diritti inviolabili, nella loro dimensione intersoggettiva, alle sole relazioni tra esseri umani.

Non assumerebbero, dunque, rilevanza ai fini dei diritti inviolabili della persona, la lesione delle relazioni con animali di affezione. La sofferenza patita dal padrone, in caso di uccisione del proprio animale domestico, sarebbe ristorabile, per la prevalente ma ormai anacronistica giurisprudenza di legittimità, solo nel caso in cui il danno discenda da reato.

Tale circostanza, al di là della rilevanza costituzionale dell'interesse leso, è sicuramente sussistente nel caso di specie, in cui con sentenza n .... il Tribunale di .... ha accertato la responsabilità del convenuto per l'uccisione dell'animale e per l'effetto lo condannava a ....

Tuttavia, ancorché per mero scopo tuzioristico, deve evidenziarsi come la giurisprudenza di merito tenti sempre più di frequente a riconoscere il risarcimento del danno non patrimoniale derivante dalla perdita dell'animale di affezione anche in assenza di reato.

Tale giurisprudenza, infatti, sull'assunto che il catalogo dei diritti inviolabili della persona deve tener conto dell'evoluzione storica e culturale della società, come pure del panorama internazionale, afferma che il legame uomo-animale abbia rilevanza costituzionale, in quanto rientrante tra le attività certamente realizzatrici della persona umana tutelate dall' art. 2 Cost., e ammette la risarcibilità del danno non patrimoniale che la lesione di detto legame abbia provocato, ai sensi dell' art. 2059 c.c.

Nel caso di specie, il Sig. .... intratteneva con l'animale un rapporto affettivo sincero e profondo in quanto, essendo ormai anziano, questi rappresentava per lui un membro della famiglia con cui condividere la vita di tutti i giorni.

Ne deriva che la relazione affettiva sussistente nel caso di specie risulta certamente meritevole di tutela.

Del resto, neppure può ritenersi che la sofferenza patita per la perdita della relazione con l'animale non sia meritevole di risarcimento, in quanto diversamente opinando si perverrebbe all'assurda conclusione che, ciò che rileva ai fini del risarcimento dell'affetto e del dolore non è la dignità della persona che lo prova ma l'oggetto finale del suo sentimento.

Pertanto, laddove allegato, provato e dotato dei necessari requisiti di gravità il danno non patrimoniale subito a causa della perdita dell'animale d'affezione o della sua lesione non può che ritenersi risarcibile.

Nel caso di specie, il ferimento e la morte dell'animale hanno provocato nell'attore un dolore tanto grande da provocargli stress emotivo, ansia e insonnia, a causa dei quali il Sig. .... ha interrotto ogni relazione sociale, chiudendosi in se stesso, ed è stato costretto a far uso di farmaci tranquillanti, su prescrizione del dott. ....

Già tanto basta a ritenere fondata la domanda dell'attore e risarcibile la sua sofferenza. Ma vi è di più.

D'altra parte nel caso di specie, poiché il pregiudizio lamentato discende dalla consumazione del reato ex art. 544-ter c.p., come emerge dalla sentenza n .... emessa dal Tribunale di .... , non sarebbe neppure necessario interrogarsi sulla rilevanza costituzionale dell'interesse leso.

Pertanto, anche a voler aderire all'orientamento giurisprudenziale più limitativo dell'ambito applicativo della risarcibilità del danno da perdita dell'animale d'affezione, secondo il quale «Il danno morale da “perdita dell'animale da affezione è esclusivamente risarcibile nei casi in cui il fatto illecito sia riconducibile (anche solo astrattamente) ad una figura tipica di reato» (Trib. Milano X, 30 giugno 2014), ugualmente deve assicurarsi pieno ristoro al danno non patrimoniale lamentato dal Sig. ....

Quest'ultimo ha inoltre sopportato esborsi per le spese mediche resesi necessarie per il trattamento delle gravissime lesioni inferte al proprio animale, pari ad Euro .... per l'onorario corrisposto al veterinario per l'intervento chirurgico e le successive terapie, e ad Euro ....per l'acquisto di farmaci e altri presidi sanitari.

Tale danno patrimoniale, documentato (vds. allegati nn. .... ), dev'essere integralmente risarcito e maggiorato degli interessi e della rivalutazione monetaria dal dì di ciascun esborso.

Tutto ciò premesso l'attore, come in epigrafe rappresentato, difeso e domiciliato

CITA

Il Sig. .... (C.F. ....), nato a .... il .... /.... / .... , domiciliato in .... alla via .... n. .... - cap. .... a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del .... 10, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis,

AVVERTE

La stessa convenuta che:

  • la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 c.p.c.,
  • la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 c.p.c. o da leggi speciali,
  • la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato,

per ivi sentire accogliere le seguenti

CONCLUSIONI 11

Voglia il Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza ed eccezione;

accertare la fondatezza della domanda e, per l'effetto, condannare il convenuto a corrispondere all'attore, a titolo di risarcimento dei danni patrimoniali, la somma di Euro .... e, a titolo di risarcimento dei danni non patrimoniali la somma di Euro .... , quantificata in via indicativa, o comunque la minore o maggiore somma ritenuta equa dall'adito Tribunale, oltre rivalutazione e interessi.

Con vittoria di spese, competenze e onorari del giudizio. Con sentenza provvisoriamente esecutiva ex lege.

IN VIA ISTRUTTORIA

Chiede ammettersi prova testimoniale 12 sui seguenti capitoli di prova e per i testi a fianco di ciascuno indicati:

1) «Vero che il Sig. .... trascorreva tutte le sue giornate con il cane, dal quale si separava raramente e solo per poche ore”

2) «Vero che il Sig. .... dopo l'aggressione e, ancor più, successivamente alla morte del cane .... si è chiuso in se stesso e rifiuta di uscire di casa» - Sig. ....

3) «Vero che dopo la morte dell'animale il Sig. ....ha cominciato a far uso di tranquillanti» - Sig. ....

Si allegano:

1) sentenza n ....del Tribunale di ....;

2) certificato di morte del medico veterinario ....;

3) prescrizione del dott. ....;

4) fattura delle spese sostenute per il ricovero presso la clinica veterinaria ....;

5) scontrini fiscali per acquisto presidi sanitari e farmaci

Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... 13

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA AD LITEM

Il sottoscritto Sig. .... (C.F.: .... ), nato a .... il .... e residente in .... alla via .... , informato ai sensi dell' art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. .... ) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi Tribunale di .... , ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ....alla via ...., n. ...._

Luogo e data ....

Sig. ....

È autentica

Firma Avv. ....

[1] [1] La competenza per valore spetta al Giudice di pace ove la somma richiesta sia inferiore ad Euro cinquemila. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell' art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell' art.20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. Trattandosi di responsabilità per fatto illecito sarà competente il giudice del luogo in cui il danno si è prodotto (forum commissi delicti).

[2] [2] Ai sensi dell' art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio.

[3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall' art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014.

[4] [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall' art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3.

[5] [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall' art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. Ai sensi dell' art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6] [6] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione ( art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione ( art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell' art. 83 comma 3 c.p.c.».

[7] [7] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni “premesso” o “fatto”, contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L' art. 164 comma c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 comma 3 n. 4) c.p.c.).

[8] [8] La legge n. 132/2014 prevede l'obbligatorietà della negoziazione assistita nel caso in cui l'attore domandi il pagamento a qualsiasi titolo, salvo una delle materie per cui è prevista la mediazione, delle somme fino a Euro 50.000. Nel caso di specie, attesa la valutazione equitativa del danno da perdita di animale di affezione, è preferibile tentare sempre la negoziazione assistita.

[9] [9] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotta dalla locuzione “diritto”, contiene l'esposizione della causa petendi, cioè dei fatti costitutivi e delle ragioni di diritto poste alla base della domanda (art. 163 comma 3 n. 4). L' art. 164 c.p.c. prevede tale contenuto a pena di nullità dell'atto.

[10] [10] Tali elementi (indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall' art. 166 c.p.c., e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell' art. 168-bis c.p.c.; l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.) sono previsti dall' art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione

[11] [11] Le conclusioni contengono il petitum della domanda, cioè il bene della vita o la prestazione richiesta al convenuto (petitum mediato), ovvero il provvedimento giudiziale richiesto al giudice (petitum immediato). L'oggetto della domanda è previsto dall' art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione.

[12] [12] L' art. 164 c.p.c. non prevede che la mancata indicazione dei mezzi di prova costituisca ipotesi di nullità dell'atto di citazione. Le richieste istruttorie, infatti, possono essere formulate anche in sede di memorie ex art. 183, II termine, c.p.c.

[13] [13] La dichiarazione di valore è prevista dall' art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». L'art. 13, comma 6 del medesimo decreto stabilisce che “Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...”; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

Commento

Il valore d'affezione dell'animale e il risarcimento del danno non patrimoniale

Già in epoca ben precedente alle note sentenze di San Martino, l'esigua casistica in materia aveva fatto registrare oscillazioni giurisprudenziali tra pronunce favorevoli alla risarcibilità del danno da perdita dell'animale d'affezione a prescindere dalla sussistenza di una fattispecie di reato ( Giudice di pace Ortona, 8 giugno 2007; Trib. Milano, 22 gennaio 2008; Trib. Roma 17 aprile 2002; Pret. Pen. Rovereto 15 giugno 1994), e decisioni di segno opposto ( Cass. III, n. 14846/2007; Trib. Roma, XIII, 21 marzo 2005), secondo le quali l'affezione pur intensa che si possa provare per il proprio animale non sarebbe «riconducibile sotto una fattispecie di danno esistenziale consequenziale alla lesione di un interesse della persona umana alla conservazione di una sfera di integrità affettiva costituzionalmente protetta», e non sarebbe, dunque, compresa tra gli interessi di rango costituzionale alla cui lesione l' art. 2059 c.c. riconnette la risarcibilità del danno non patrimoniale, i quali invece si identificherebbero con i diritti fondamentali dell'individuo rientranti nel suo nucleo primigenio, inalienabili ed incoercibili.

Le Sezioni Unite, con le quattro sentenze di contenuto identico ( Cass. S.U., n. 26972/2008, Cass. S.U., n. 26973/2008, Cass. S.U., n. 26974/2008 e Cass. S.U., n. 26975/2008) che hanno completato la rilettura in chiave costituzionale dell' art. 2059 c.c. già operata dalle sentenze gemelle nn. 8827 e 8828 del 2003, elevando il disposto codicistico a norma regolatrice dei limiti e delle condizioni di risarcibilità dei pregiudizi non patrimoniali (intesa come categoria omnicomprensiva, all'interno della quale non è possibile individuare, se non con funzione meramente descrittiva, ulteriori sottocategorie), hanno individuato nella tipicità la connotazione peculiare del danno non patrimoniale in quanto risarcibile nei soli casi previsti dalla legge e cioè:

a) quando il fatto sia astrattamente configurabile come reato - nel qual caso la vittima avrà diritto al risarcimento del danno non patrimoniale scaturente dalla lesione di qualsiasi interesse della persona tutelato dall'ordinamento, ancorché privo di rilevanza costituzionale;

b) quando ricorra una delle fattispecie in cui la legge espressamente consente il ristoro del danno non patrimoniale anche al di fuori di un'ipotesi di reato;

c) quando il fatto illecito abbia attinto diritti inviolabili della persona, come tali oggetto di tutela costituzionale, purché la lesione sia grave (superi cioè la soglia minima di tollerabilità, imposto dai doveri di solidarietà sociale) e che il danno non sia futile (vale a dire che non consista in meri disagi a fastidi o sia addirittura immaginario).

Nella consapevolezza della discrezionalità del giudice nella individuazione di tali diritti fondamentali dell'individuo e della capacità dilatatoria dell' art. 2 Cost., la Corte, dopo aver ha censurato l'indiscriminata tendenza a risarcire pregiudizi di dubbia serietà, a prescindere dall'individuazione dell'interesse leso e quindi del requisito dell'ingiustizia, ha inequivocamente chiarito che non è consentito riconoscere tutela risarcitoria se non in presenza della lesione di un interesse costituzionalmente inviolabile della persona.

Pertanto, dopo aver ritenuto non meritevoli della tutela risarcitoria, invocata a titolo di danno esistenziale, i pregiudizi consistenti in disagi, fastidi, disappunti, ansie ed in ogni altro tipo di insoddisfazione concernente gli aspetti più disparati della vita quotidiana che ciascuno conduce nel contesto sociale - ai quali ha prestato invece tutela la giustizia di prossimità invocando diritti del tutto immaginari, come il diritto alla qualità della vita, allo stato di benessere, alla serenità - il Supremo Collegio ha espressamente escluso la risarcibilità del pregiudizio sofferto per la perdita di un animale (un cavallo da corsa) incidendo la lesione su un rapporto, tra l'uomo e l'animale, privo, nell'attuale assetto dell'ordinamento, di copertura costituzionale (con ciò dando continuità al decisum espresso dalla sezione terza nell'ordinanza 27 giugno 2007 n. 14846 secondo cui le relazioni intersoggettive tutelate dall' art. 2 Cost. quale fonte di arricchimento, scambio, sostegno e crescita interiore sarebbero soltanto quelle tra l'uomo e i suoi simili, cioè tra persone).

Da parte di qualche autore si è però osservato che la questione della risarcibilità del danno da uccisione dell'animale di affezione sarebbe stata, in tal modo, ricondotta dalle Sezioni unite all'interno di un ampio calderone di pregiudizi - alcuni dei quali certamente risibili e bagatellari - che nulla hanno a che vedere con la lesione della relazione affettiva che può intercorrere tra una persona e il suo animale, trascurandosene l'indubitabile specificità.

Conviene dunque chiedersi se davvero il rapporto tra l'individuo e il suo animale non sia tutelato dalla Costituzione e se la lesione di esso non permetta realmente il risarcimento del danno non patrimoniale al di fuori dei casi in cui l'illecito costituisca reato.

La questione è tutt'altro che oziosa ove si consideri che in alcuni ordinamenti stranieri (ad esempio in quello francese e in quello statunitense) la giurisprudenza ha riconosciuto la risarcibilità del danno morale (prejudice moral, mental distress) per la perdita dell'animale e anche per le menomazioni inflittegli, in considerazione della sua natura di essere vivente, dotato di una forma di intelligenza e di sensibilità, col quale è possibile instaurare legami affettivi (Trib. Gr. Iust. Lille, 23 marzo 1999 ha riconosciuto il risarcimento del danno correlato alla minor attitudine del cane - considerato come vera e propria prothes au service de la persona non voyante - a fornire sostegno al padrone non vedente).

Nel nostro ordinamento, l'elaborazione giurisprudenziale ha incontrato un ostacolo oltre che nella tradizionale concezione dell'animale alla stregua di qualsiasi bene materiale e nella difficoltà di attribuirvi un valore non patrimoniale, peraltro comune agli ordinamenti di common law e di civil law, anche e soprattutto nel filtro selettivo degli interessi meritevoli della minima tutela risarcitoria costituito dall' art. 2059 c.c., specie nell'interpretazione offertane dalla Suprema Corte.

Per superare i due ostacoli concettuali occorrerebbe dunque rispondere affermativamente ai seguenti due interrogativi: se al rapporto uomo - animale possa attribuirsi anche un valore “sentimentale”, non pecuniario, tale da differenziarlo dal rapporto puramente economico con la res; se tale specifica relazione sia tutelata a livello costituzionale.

Quanto al primo, è un fatto incontestabile che l'animale domestico abbia spesso, per il suo padrone, un valore di gran lunga superiore rispetto al suo valore commerciale (spesso assai modesto o addirittura nullo, com'è per i cani trovatelli e privi di pedigree) e soddisfi esigenze non patrimoniali. D'altra parte, un valore di affezione viene talvolta riconosciuto anche alle cose materiali, agli oggetti, per riconoscere al proprietario che ne abbia subito il danneggiamento, la distruzione, la sottrazione, un quid pluris rispetto al loro mero valore economico.

Non solo le Sezioni Unite non hanno negato alla relazione uomo - animale un valore affettivo, pur reputandola non meritevole di tutela a livello costituzionale, ma è dimostrabile che la relazione con l'animale domestico può rappresentare, specie in assenza di altri validi legami affettivi, una componente essenziale dell'esistenza di un individuo come di un'intera famiglia, e dunque un importante tassello della personalità della persona umana.

In ordine al secondo interrogativo, sebbene non siano mancate, nella giurisprudenza di merito, opinioni conformi all'orientamento della Corte di legittimità ( Trib. Catanzaro 5 maggio 2011; Trib. Milano 20 luglio 2010; Trib. Milano 1 luglio 2014, che ha mostrato di condividere l'indirizzo che nega il risarcimento del danno non patrimoniale quando non ricorrano anche gli estremi del reato), si registrano, in dottrina e nelle Corti di merito, posizioni che reputano anacronistica la persistente espunzione del diritto alla conservazione della relazione affettiva con l'animale dal novero dei diritti inviolabili dell'uomo presidiati dall' art 2 Cost. al cospetto di quelle fonti normative che rivelerebbero un sentore politico - culturale del legislatore nazionale e comunitario distante da quello manifestato dai giudici di legittimità.

Con una pregevole decisione, il Tribunale di Rovereto (18 ottobre 2009) ha affermato la risarcibilità del danno da perdita dell'animale di affezione, in quanto lo stesso legislatore, nell'adottare la legge n. 281/1991, con cui promuove e disciplina la tutela di animali d'affezione, condannando gli atti di crudeltà contro gli stessi, i maltrattamenti e l'abbandono, avrebbe dimostrato la propria intenzione di dar rilievo al legame che si instaura tra animale e padrone.

Nello stesso senso si è pronunciato il Tribunale di Torino (29 ottobre 2012 n. 6929) il quale, richiamando la legge n. 201/2010, ha preso atto del ruolo innegabile che il rapporto con gli animali ha nella vita delle persone.

Con tale legge, infatti, non solo il legislatore ha inasprito le pene previste dagli artt. 544-bis e 544-ter c.p., coerentemente con la circostanza che bene giuridico tutelato non è più la vita dell'animale ma il rapporto affettivo tra uomo e animale, ma ha anche ratificato la Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia che valorizza l'importanza di questi ultimi in ragione del contributo che essi forniscono alla qualità della vita e dunque il loro valore per la società.

Ed invero, atteso il ruolo straordinario oggi svolto dall'animale di affezione, ruolo che involge anche il profilo della salute, il rapporto tra padrone e animale deve essere considerato «espressione di una relazione che costituisce occasione di completamento e sviluppo della personalità individuale e quindi come vero e proprio bene della persona, tutelata dall' art. 2 Cost.» (Trib. Torino III, 29 ottobre 2012).

Proprio valorizzando il forte impatto che la relazione con l'animale ha sulla salute e sulla vita delle persone, il giudice tutelare di Varese ha affermato la sussistenza di un vero e proprio diritto soggettivo all'animale da compagnia, diritto che va riconosciuto a maggior ragione in capo al soggetto anziano vulnerabile. In questo caso, “ove tale soggetto esprima, fortemente, la voglia e il desiderio di continuare a poter frequentare il proprio cane anche dopo il ricovero in una struttura sanitaria assistenziale, il giudice tutelare deve garantire la tutela e il riconoscimento del rapporto tra l'anziano e l'animale” ( Trib. Varese, 7 dicembre 2011).

In tale direzione, il decesso dell'animale d'affezione dovuto alla negligenza o all'imperizia del veterinario è fonte di responsabilità extrapatrimoniale ai sensi dell'art. 2059 c.c.; sui padroni grava l'onere di provare il pregiudizio non patrimoniale subito per ottenere il risarcimento, non potendosi configurare un danno in re ipsa (Trib. La Spezia, 31 dicembre 2020, n. 660).

Anche il Tribunale di Milano, alla luce della legge n. 201/2010, di ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, firmata a Strasburgo il 13 novembre 1987, della legge 11 novembre 2012 n. 220 (riforma della disciplina del condominio) che, modificando l' art. 1138 c.c., ha previsto che le norme del regolamento condominiale non possano vietare di possedere o detenere animali domestici, e, soprattutto, dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona che, all'art. 13, sancisce il dovere dell'Unione e degli Stati membri di tenere pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto essere senzienti, ha ritenuto che il sentimento umano per gli animali abbia ormai ricevuto protezione costituzionale e riconoscimento europeo e che l'interpretazione evolutiva ed orientata delle norme vigenti imponga di ritenere che l'animale non possa più essere collocato nell'area semantica e concettuale delle “cose”.

Per tale ragione, sull'assunto che l'animale d'affezione sia un vero e proprio membro della famiglia, il giudice meneghino ha ritenuto legittimità alla facoltà dei coniugi di regolare la permanenza dell'animale presso l'una o l'altra abitazione e le modalità che ciascuno dei proprietari deve seguire per il mantenimento dello stesso (Trib. Milano, sez. IX, 13 marzo 2013).

È peraltro noto che diritti inviolabili sono non soltanto quelli elencati nel catalogo delle libertà contenuto nella prima parte della Carta costituzionale, ma anche quelli che, pur non testualmente previsti dalla fonte primaria, sono tuttavia ricavabili in via interpretativa in quanto concretamente esistenti nel tessuto sociale e pertanto sussumibili nella clausola generale di cui all' art. 2 Cost. in quanto dotati della stessa intrinseca capacità realizzatrice della persona umana (così Cass. III, n. 9422/2011 che richiama anche le norme sovranazionali, come la CEDU, il Trattato di Lisbona e l'allegata e giuridicamente vincolante Carta di Nizza, apparentemente contraddicendo il diverso principio affermato dalle Sezioni Unite nella sentenza n. 26972/2008).

Una volta che sia ammessa la risarcibilità del danno non patrimoniale per la perdita dell'animale d'affezione, il relativo diritto dev'essere poi riconosciuto al proprietario o al padrone dell'animale anche nel caso in cui esso consegua ad un illecito contrattuale (es. violazione dell'obbligo di custodia, errato trattamento veterinario), sempre che la prestazione inadempiuta fosse destinata a soddisfare anche un interesse non patrimoniale del creditore ( Cass. S.U. 26972/2008 cit.).

Il danneggiato è, in ogni caso, onerato di fornire la prova del pregiudizio sofferto e degli elementi utili ai fini della relativa liquidazione (anche equitativa). Nel vigente ordinamento, al di fuori di specifiche previsioni normative, il diritto al risarcimento del danno conseguente alla lesione di un diritto soggettivo non é riconosciuto con caratteristiche e finalità punitive, ma in relazione all'effettivo pregiudizio subito dal titolare del diritto leso né è consentito l'arricchimento se non sussista una causa giustificatrice dello spostamento patrimoniale da un soggetto ad un altro; ne consegue che, pure nelle ipotesi di danno in re ipsa, in cui la presunzione si riferisce solo all'an debeatur (che presuppone soltanto l'accertamento di un fatto potenzialmente dannoso in base ad una valutazione anche di probabilità o di verosimiglianza secondo l'id quod plerumque accidit) e non alla effettiva sussistenza del danno e alla sua entità materiale, permane la necessità della prova di un concreto pregiudizio economico ai fini della determinazione quantitativa e della liquidazione del danno per equivalente pecuniario ( Cass. II, n. 15814/2008).

Per completezza, va dato conto dell'opinione che ravvisa nel valore economico dell'animale o, eventualmente, nell'equivalente monetario del danno non patrimoniale per la perdita di esso il limite entro il quale può essere risarcito il danno patrimoniale costituito dagli esborsi per cure veterinaria praticate all'animale, e ciò sia in considerazione del fatto che la salute dell'animale non è tutelata come bene in sé ma come funzionale alla relazione con l'uomo (onde le cure sono finalizzate al mantenimento e al ripristino di detta relazione), sia in applicazione dell' art. 1227 comma 2 c.c. che impone di circoscrivere il risarcimento ai danni causalmente cagionati dalla condotta del danneggiante e non evitabili dal danneggiato con l'ordinaria diligenza (in questo senso, Trib. Milano X, 30 giugno 2014).

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