Atto di citazione per esecuzione del contratto di assicurazione stipulato per conto di chi spettaInquadramentoNel presente atto di citazione il vettore, che aveva stipulato un'assicurazione contro i danni in favore della società per la quale effettuava il trasporto, invoca avverso la società assicuratrice la facoltà di esercitare i diritti derivanti dal contratto come da espressa autorizzazione del beneficiario ed in luogo dello stesso. FormulaTRIBUNALE DI..... [1] ATTO DI CITAZIONE La .... s.r.l. [2] (C.F. ....) [3], con sede legale in .... alla via .... in persona del legale rapp.te p.t., Sig. .... nato a .... il ..../..../19...., con sede legale in ....rappresentata e difesa dall'Avv. .... (C.F. ....) [4], con domicilio eletto [5] in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. .... giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax [6] .... ovvero al seguente indirizzo PEC ....@.... [7], ESPONE [8] 1. In data .... la.... s.r.l., in qualità di vettore, stipulava contratto di trasporto con la ....s.n.c. produttrice di.... per il trasporto di ....da....a....da consegnarsi presso la sede della società.....; 2. In data .... la.... s.r.l. stipulava, a copertura del rischio di danneggiamento delle merci trasportate, il contratto di assicurazione n..... con la ....assicurazioni spa. 3. Con lettera raccomandata del ....l'attrice informava la ....s.n.c. dell'esistenza della predetta assicurazione. Quest'ultima società, a sua volta, con lettera raccomandata del .... autorizzava espressamente l'attrice all'esercizio dei diritti derivanti dal contratto. 4. In data .... l'attrice prendeva in carico la merce presso la sede legale della ....s.n.c. e la consegnava alla società destinataria. All'atto della consegna, la predetta società rilevava che la merce era giunta danneggiata e di tale danneggiamento veniva dato atto col vettore nel documento di trasporto. 5. Pertanto, la società destinataria .... della merce, con lettera racc. a/r del .... addebitava alla società produttrice la somma di euro.... pari al costo delle .... danneggiate. 6. La società produttrice, a sua volta, contestava con lettera raccomandata del.... l'inadempimento contrattuale dell'odierno attore, imputando a quest'ultimo i medesimi danni dei quali chiedeva il ristoro. 7. Con lettera raccomandata del.... l'istante denunciava il sinistro alla compagnia odierna convenuta, chiedendo l'indennizzo contrattualmente previsto. A tale richiesta non veniva dato riscontro alcuno. 8. In data.... l'istante, a mezzo del procuratore costituito, depositava presso l'Organismo di mediazione territorialmente competente istanza di mediazione, ma il tentativo di conciliazione non andava a buon fine, contestando, la compagnia assicuratrice, la legittimazione alla richiesta del .... legittimazione che l'art. 1891 c.c. riconoscerebbe al solo assicurato. 9. La prevalente giurisprudenza di legittimità, con orientamento costante, afferma che, sebbene il diritto di indennità discendente dal contratto di assicurazione per conto altrui o per conto di chi spetta ex art. 1891 c.c., competa al solo assicurato, in presenza di espresso consenso del medesimo, la legittimazione attiva a formulare richiesta giudiziale di indennizzo spetterà anche al contraente [9]. 10. Nel caso di specie, la .... s.n.c. aveva manifestato espressamente il proprio consenso affinché la richiesta di indennizzo fosse formulata dal contraente, onde sussiste la legittimazione attiva della ....s.r.l. alla proposizione della domanda. 11. Sussistono, inoltre, i presupposti per l'indennizzo da parte dell'assicurazione in favore dell'attrice in quanto, come è rilevabile ex tabulas, la merce oggetto di contratto di trasporto è stata consegnata danneggiata dal vettore, e quest'ultimo è stato costretto a risarcire i danni alla ....s.n.c. per Euro ..... Tutto ciò premesso l'attrice, come in epigrafe rappresentata, difesa e domiciliata CITA La ....Ass.ni s.p.a. (C.F./P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante p.t., con sede in.... via .... n. ....-, a comparire innanzi al Tribunale di .... nell'udienza del .... ora di rito, dinanzi al Giudice Unico che sarà designato ai sensi dell'art. 168 bisc.p.c., con l'invito a costituirsi nel termine di almeno venti giorni prima della suddetta udienza ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di cui agliartt. 167e38c.p.c. e che, in difetto di costituzione, si procederà in sua contumacia, per sentir accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia il Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, condannare la ....ass. ni, in persona del legale rappresentante p.t., al pagamento della somma di.... a titolo di indennizzo dovuto per il verificarsi del rischio di danneggiamento coperto dalla polizza n..... Con vittoria di spese, competenze e onorari del giudizio. Si allegano: 1. contratto di trasporto 2. bolla di consegna merci; 3. Documento di trasporto; 4. lettera di contestazione della destinataria alla produttrice; 5. lettera di contestazione della produttrice al vettore; 6. polizza assicurativa n. .... con quietanza del premio assicurativo; 7. racc. a/r di denuncia sinistro all'assicurazione 8. verbale negativo di mediazione 9. fattura n. relativa all'acquisto della merce; 10. lettera di autorizzazione all'esercizio dei diritti derivanti dal contratto. Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 si dichiara che il valore del presente procedimento è di euro .... Luogo e data.... Firma Avv..... PROCURA AD LITEM Il sottoscritto Sig. .... (C.F. ....), nato a .... il .... e residente in .... alla Via .... nella qualità di amministratore unico e legale rapp.te della ....s.r.l. (C.F. ....) con sede legale in .... alla Via .... informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. 196/03 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in .... alla Via .... n. ..... Luogo e data .... Sig. .... E' autentica Firma Avv. .... [1] In materia assicurativa la competenza per territorio segue i criteri ordinari dettati dagli artt. 18, 19, 20 e 28 del codice di procedura civile con la concorrenza- salvo diversi accordi tra le parti – del foro del convenuto (sede della persona giuridica), della conclusione del contratto o della esecuzione della prestazione. Nel caso in cui, però, la controversia venga instaurata o sia diretta verso una persona fisica che rivesta la qualità di consumatore, prevale il foro individuato sulla scorta della residenza di quest'ultimo, di natura inderogabile (cfr. Cass. III, n. 9922/2010 per cui «Nelle controversie tra consumatore e assicurazione, la competenza è del giudice del luogo in cui il cittadino risiede o ha eletto domicilio nelle controversie. È vessatoria, quindi, la clausola che prevede una diversa località come sede del foro competente, anche se coincidente con uno di quelli individuabili sulla base del funzionamento dei vari criteri di collegamento stabiliti dal codice di procedura civile per le controversie che hanno origine da un contratto»). [2] Quando attore o convenuto sia «una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio»: art. 163, comma 3, n. 2, c.p.c. [3] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111). [4] 4.L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. [5] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c. [6] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [7] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014 conv., con modif., dalla legge 114/2014. [8] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c. [9] Invero, sul punto la Suprema Corte di Cassazione con insegnamento conforme ha statuito che «Nel contratto di assicurazione per conto di chi spetta, dal comportamento dell'assicurato, che abbia preferito ricevere il risarcimento del danno dal vettore, non può trarsi il di lui "espresso consenso" a che il contraente eserciti, secondo quanto prevede il comma 2 dell'art. 1891 c.c., i diritti derivanti dalla polizza, atteso che esso palesa soltanto il rifiuto dell'assicurato di avvalersi dell'assicurazione, ma nulla esprime in ordine all'esercizio, da parte dello stipulante, dei diritti derivanti dall'assicurazione medesima» (cfr. Cass. n. 13456/2004; Cass. n. 5556/2002), essendo necessario un consenso espresso anche non rivolto all'assicuratore ma al contraente (cfr. Cass. n. 9053/2007 per cui «In tema di assicurazione per conto altrui o per conto di chi spetta, l'art. 1891, comma 2, c.c., nel prescrivere che ai fini dell'esercizio dei diritti derivanti da detto contratto da parte del contraente è richiesto che l'assicurato abbia espresso in proposito il proprio consenso, implica che tale consenso non può essere validamente manifestato attraverso un comportamento che si attui secondo modalità diverse da una dichiarazione esplicita, anche se, perseguendo obiettivi immediati eventualmente diversi, sia tuttavia idoneo a rivelare in modo univoco la volontà del soggetto. Peraltro, la citata norma non richiede che siffatta dichiarazione sia rivolta specificamente all'assicuratore, sicché nulla impedisce che la stessa manifestazione del consenso sia ravvisabile anche in una dichiarazione resa al contraente della polizza, il quale risulterebbe conseguentemente legittimato, in base a tale presupposto, ad esercitare i predetti diritti derivanti dal contratto con atti ad efficacia interruttiva della prescrizione». CommentoPremessa L'ordinario meccanismo funzionale dell'assicurazione “per conto” è la scissione tra la posizione del contraente, che non è titolare dell'interesse assicurato e, come tale, non potrebbe assumere i diritti derivanti dal contratto, ed il terzo, effettivo assicurato in quanto titolare dell'interesse dedotto in rischio ( beneficiario). Come è noto, i diritti derivanti dal contratto, nell'assicurazione “per conto”, possono essere esercitati dal contraente solo a seguito del consenso dell'assicurato. La fattispecie prevista dall'art. 1891 c.c. viene assimilata, da una parte della dottrina, al contratto a favore del terzo (da cui differirebbe per alcuni aspetti propri) e, da altra parte, ad una interposizione gestoria non rappresentativa. Le due figure previste nell'art. 1891 c.c. differiscono unicamente in ordine all'attualità o meno dell'identificazione dell'assicurato: nell'assicurazione per conto altrui, l'assicurato è individuato al momento della stipula del contratto; in quella per conto di chi spetta, l'assicurato è solo determinabile al momento della stipula, mentre verrà identificato in futuro in quanto titolare dell'interesse protetto dalla convenzione. Questa seconda ipotesi (assicurazione per conto di chi spetta) è assimilabile alle polizze al portatore ed all'ordine per la finalità comune: consentire la circolazione della garanzia contestualmente alla circolazione dell'interesse. Nelle assicurazioni vita (ma anche per quelle danni, infortuni e malattie) al modello dell'assicurazione “per conto” sono riconducibili le assicurazioni cd. collettive tra cui le più frequenti sono quelle stipulate da datore di lavoro per conto dei dipendenti.
Esercizio dei diritti nascenti dall'assicurazione – rapporti con il contratto in favore del terzo Come in premessa indicato, il contratto di assicurazione per conto altrui o per conto di chi spetta è caratterizzato dal fatto che il titolare dell'interesse assicurato è il terzo, mentre resta irrilevante il rapporto interno tra questi ed il contraente, come si desume dalla lettura dell'art. 1891 c.c. che non subordina (a differenza degli artt. 1411 e ss.) la validità del contratto a un interesse del contraente, che in concreto potrebbe anche mancare (cfr. Cass. n. 1248/1980). Tanto che questo costituisce l'argomento principale dei sostenitori della autonomia della fattispecie dal contratto a favore del terzo. In ogni caso, in questa fattispecie la validità ed operatività del rapporto tra i contraenti prescinde dal consenso o dalla ratifica dell'assicurato, il quale rimane estraneo alla formazione del contratto pur traendo dal medesimo il diritto al pagamento dell'indennità, e soltanto il suo rifiuto espresso di profittare del contratto, sub specie di rinuncia del diritto, può incidere come fatto estintivo ex nunc degli obblighi dell'assicuratore stesso (cfr. Cass. I, n. 1196/1989). Essendo, dunque, il titolare dei diritti nascenti dall'assicurazione solo il beneficiario, ne consegue che il contraente di un'assicurazione per conto di chi spetta può esercitarli solo ove abbia ottenuto il consenso espresso dell'assicurato, con la conseguenza che non può essere ammesso un consenso tacito o presunto desumibile da comportamenti dell'assicurato. Ad esempio non può sostituire il consenso espresso del beneficiario l'azione per il risarcimento del danno svolta nei confronti del contraente, essendo tale condotta, al più, indicativa della volontà di non avvalersi dell'assicurazione (cfr. Cass. III, n. 13456/2004). A tal proposito le Sezioni Unite della Cassazione (Cass. S.U., n. 5556/2002) hanno chiarito che, in ipotesi di "rifiuto" dell'assicurato di utilizzare l'assicurazione stipulata per suo conto, non possa trovare applicazione la regola generale stabilita, in tema di contratto a favore di terzo, dall'art. 1411, comma 3, c.c., in base alla quale lo stipulante beneficia della prestazione nel caso in cui il terzo rifiuti di profittarne, stante l'operatività del principio indennitario in materia di assicurazione danni, il quale vieta che la prestazione assicurativa possa andare a vantaggio del soggetto che non è titolare dell'interesse esposto al rischio, salvo la pattuizione di una clausola in senso contrario (vedi anche Cass. III, n. 13359/2004). Quanto alla prestazione del consenso, “Nel contratto di assicurazione per conto di chi spetta, il consenso a pretendere l'indennizzo in luogo dell'avente diritto non può essere presunto in base alla mera sottoscrizione di una clausola di assicurazione che attribuisce al contraente detta potestà, occorrendo che la stessa sia confermata da un consenso espresso del terzo beneficiario del contratto, titolare della pretesa ex art. 1891, comma 2, c.c, atteso che tale norma configura un'ipotesi di sostituzione processuale, la quale può trovare titolo in uno specifico mandato dell'avente diritto che, quanto all'incasso, può avere ad oggetto sia crediti già sorti che crediti eventuali e futuri, ma non in una rinuncia per la cui validità ed efficacia sarebbero necessarie l'esistenza del diritto e la consapevolezza di tale esistenza” (Cass. III, n. 4923/2018). La prestazione del consenso, poi, può essere espressa sia successivamente al verificarsi del sinistro che essere contenuta in via preventiva nel contratto per “ conto”, ma non può essere mai presunta o desunta dalla condotta dell'assicuratore (cfr. tra le altre Cass. III, n. 27714/2005 “Nell'ipotesi di assicurazione per conto di chi spetta, stipulata dal vettore ed avente ad oggetto la copertura assicurativa contro i danni inerenti alle cose trasportate, nella quale la persona dell'assicurato, titolare del diritto all'indennità, deve essere individuata nel soggetto che al momento dell'evento dannoso risulta proprietario della cosa, detto vettore può far valere i diritti derivanti dalla polizza e beneficiare dell'indennità soltanto ove abbia ricevuto dall'assicurato espresso consenso al riguardo (nella specie, è stato escluso che il consenso fosse desumibile dalla presenza dell'assicuratore nel giudizio instaurato dall'assicurato contro lo stipulante, per essere intervenuto il primo in forza di chiamata in causa promossa ad iniziativa del contraente”; in senso contrario ma in maniera assolutamente minoritaria cfr. Cass. III, n. 12823/1999). Non consente allo stipulante di esercitare i diritti dell'assicurato - in mancanza di espresso consenso - neanche un rapporto di custodia (Cass. III, n. 26253/2007; Cass. I, n. 10718/1994; Cass. I, n. 7592/1983), salvo che non sia ravvisabile – ma le ipotesi in parola costituiscono un'eccezione che può trovare fonte nella legge o nel contratto: cfr. per quest'ultimo caso Cass. III, n. 1362/2012 – un interesse all'indennizzo proprio ed autonomo del contraente (cfr. Cass. III, n. 20751/2007 per cui “In tema di assicurazione contro i danni alla cosa, il principio secondo cui, in linea generale, deve escludersi che il locatario possa avere interesse all'assicurazione del rischio del perimento o del deterioramento della "res" intesa come cespite patrimoniale, trova un limite nell'ipotesi in cui il rischio della perdita della cosa (nella specie, a causa di incendio) sia pattiziamente posto a carico del locatario e sia, quindi, legittimamente trasferito dal proprietario-locatore all'utilizzatore-conduttore, sicché l'assicurazione di questo rischio comporta l'insorgere, in capo a quest'ultimo, di un interesse giuridicamente qualificato all'assicurazione per la perdita del bene, inteso come cespite e non come fonte di reddito, e la conseguente legittimazione a chiedere l'indennizzo”). Stando, invece, al principio generale è stato in maniera convincente affermato che «L'assicurazione per conto altrui, pur definendosi un contratto a favore di terzi, deroga alla disciplina dell'art. 1411 c.c. attribuendo i diritti derivanti dal rapporto assicurativo direttamente all'assicurato, senza che questi debba preventivamente dichiarare di volerne profittare. Pertanto il contraente, anche se in possesso della polizza di assicurazione, non può esercitare i diritti che ne derivano salvo che ottenga il consenso espresso dell'assicurato, non potendo mai invocare come titolo per la legittimazione l'esistenza di un mandato tacito ricevuto dall'assicurato nè la ratifica tacita da parte dell'assicurato del proprio operato processuale» (cfr. Cass. III, n. 16826/2003). Elemento, invece, di comunanza con la previsione dell'art. 1411 c.c. sarebbe l'individuazione di un interesse proprio del contraente alla stipulazione distinto rispetto a quello proprio dell'assicurato a ricevere la prestazione dall'assicuratore (cfr. Cass. I, n. 7769/1977 per cui “L'assicurazione per conto altrui o per conto di chi spetta, disciplinata dall'art. 1891 c.c., integra un contratto a favore del terzo, e pertanto, a norma dell'art. 1411 c.c., richiede, a pena di invalidità, un interesse del contraente alla stipulazione, l'apprezzamento della cui ricorrenza rientra nelle valutazioni istituzionalmente affidate al giudice del merito, censurabili solo per vizi motivazionali (Nella specie la S.C. ha ritenuto immune da tali vizi la sentenza di merito che aveva evidenziato la sussistenza di tale interesse con riguardo alla assicurazione stipulata da un istituto scolastico pubblico a copertura del rischio di infortunio in itinere degli allievi”) e ciò a pena di invalidità dell'assicurazione ai sensi dell'art. 1904 c.c., Tale specificità dell'interesse del contraente ha, infatti, portato alcune decisioni di legittimità (tra cui quella appena citata) a considerare la fattispecie contrattuale de qua quale “vicenda negoziale sui generis di contratto a favore del terzo” ( cfr. vedi anche Cass. III, n. 9284/2005; Cass. I, n. 2678/1996).
Obblighi e diritti incombenti sul contraente e sull'assicurato Quali punti principali di raccordo tra la fattispecie oggetto della presente trattazione e quella dell'art. 1411 c.c. si rinvengono tutte le facoltà e gli obblighi connessi alla scissione tra la figura del contraente e quella dell'assicurato. Invero, mentre per tutti gli obblighi contrattuali resta vincolato il contraente - salvo che per quelli che possono essere adempiuti unicamente dall'assicurato (cfr. denuncia di sinistro, cfr. art. 1913 c.c.; mitigazione del danno, cfr. art. 1914; cfr. denuncia di altre coperture, cfr. art. 1910 c.c.; rettifica di inesattezze sulla copertura del rischio) –l'esercizio dei diritti nascenti dall'assicurazione risultano inderogabilmente in capo all'assicurato che li acquista per effetto della stipulazione. Di qui anche la legittimazione attiva (cfr. Cass. III, n. 26253/2007 per cui la legittimazione a richiedere l'adempimento della prestazione può spettare solo all'effettivo soggetto "assicurato", da identificare nel titolare del diritto di proprietà sul bene al momento della perdita; Cass. III, n. 484/1998; ma, in senso contrario, in tema di condominio si veda Cass. III, n. 4245/2009) e quella passiva, con riferimento rispettivamente all'identificazione del soggetto abilitato a chiamare e da chiamare in giudizio per ottenere l'indennizzo. Si veda da ultimo il principio affermato dalla Suprema Corte di Cassazione nella decisione n. 3275/2016 in tema di legittimazione passiva del Ministero dell'Istruzione, in caso di infortunio di una minore durante l'orario scolastico, per cui “la circostanza che un ente (nella specie, una Direzione didattica) stipuli una polizza a copertura della responsabilità civile per danni dei quali esso stipulante non può, per legge, essere chiamato a rispondere (per esserlo, nella specie, unicamente il Ministero per fatto dei suoi dipendenti), impone al giudice del merito, che abbia già utilizzato i fondamentali canoni ermeneutici, una scelta interpretativa che, nel dubbio, tenga conto del sussidiario criterio di cui all'art. 1367 c.c. (c.d. interpretazione utile), che, compatibilmente con la volontà delle parti, tenda ad attribuire al contratto (anche con eventuale riferimento alla disposizione dell'art. 1891 c.c.) un qualche effetto, anziché negarglielo affatto”. La pronuncia si fonda sull'assunto consolidato per cui, nell'ambito dell'amministrazione statale scolastica, legittimato passivo per le azioni di responsabilità derivanti da condotte di alunni e insegnanti è unicamente il Ministero, e non i circoli didattici o i singoli istituti, in quanto questi, pur avendo autonoma personalità giuridica, restano organi della suddetta amministrazione e l'autonomia gestionale e amministrativa di cui dispongono non impedisce di riferire a questa, nel suo complesso, gli effetti dei loro atti, sia sotto il profilo del rapporto di servizio del personale che sotto quello della responsabilità per i fatti illeciti imputabili al personale stesso. In base a tale principio generale è stata più volte esclusa la legittimazione passiva dei singoli istituti ed affermata, invece, quella del Ministero in relazione a richieste risarcitorie (cfr., ad esempio, Cass. III, n. 10042/2006; Cass. III, n. 2839/2005; Cass. III, n. 27246/2008), ed anche per le istanze di indennizzo delle polizze infortuni stipulate dai singoli circoli didattici. Ancora per menzionare un caso tratto dalle massime giurisprudenziali ( stavolta di merito) in ordine alla corretta individuazione del soggetto legittimato passivo, si rammenta la decisione del Tribunale di Roma datata 30.10.09 che rappresenta, a quanto consta, una delle rare pronunce in tema di qualificazione del contratto assicurativo stipulato dal tour operator in favore dell'acquirente di un pacchetto turistico ai sensi degli artt. 82 ss. del d.lgs. n. 206/1995, e che chiarisce l'assoluta estraneità del tour operator e dell'agenzia di viaggio nella controversia diretta ad ottenere il rimborso del costo del viaggio non fruito per il verificarsi del rischio garantito (es.: malattia che comporta l'annullamento del viaggio), che vede quale unico legittimato passivo la compagnia assicuratrice. In un tipico caso di assicurazione per conto di chi spetta ( assicurazione del datore di lavoro in favore dei dipendenti), e sempre con riguardo alla legittimazione attiva all'esercizio dell'azione di indennizzo, la Cass. VI, n. 30653/2017 ha ammesso la facoltà del lavoratore infortunato durante le mansioni lavorative di agire direttamente avverso la compagnia con cui il datore ha concluso il contratto dii assicurazione. ( “Nel caso di assicurazione contro infortuni stipulata dal datore di lavoro in favore dei lavoratori, questi, nell'ipotesi d'infortunio, possono agire direttamente nei confronti dell'assicuratore per il pagamento dell'indennizzo previsto dalla polizza”), mentre nel caso di mancata stipula dell'assicurazione per conto altrui è stato affermato che , “In caso di infortunio nello svolgimento del lavoro, il datore è tenuto a risarcire direttamente il dipendente qualora non abbia stipulato apposita polizza assicurativa. E non rileva il fatto che il dipendente non abbia prodotto la certificazione medica”. ( Lo ricorda la Cass. sez. lav., n. 26261/2017 che ha così condannato Poste Italiane a risarcire il danno a un proprio dipendente infortunatosi in servizio, mentre consegnava la posta, a causa della pioggia e delle condizioni viscide dell'asfalto. Per la Corte, è giusto riconoscere al dipendente infortunato la somma che l'Inail avrebbe liquidato, in forza del disposto ex legge n. 38/2000, ove la società datrice non fosse risultata inadempiente all'obbligo assicurativo che le incombeva”). Sul contraente, poi, incombe l'obbligo espresso di informare – in ossequio al principio generale di buona fede contrattuale - l'assicurato dell'esistenza del contratto, delle condizioni contrattuali e dei limiti posti ex contractu all'esercizio del diritto, potendo comportare la sua violazione l'inopponibilità all'assicurato delle eccezioni fondate sul contratto delle quali egli non ha avuto contezza (Cass. III, n. 8670/2009) e/o il risarcimento dei danni in capo al contraente (Trib. Venezia del 13 ottobre 2007). Quanto al diritto di regresso dell'assicurazione, di recente è stato puntualizzato che essa non può rivalersi su chi ha solo stipulato e pagato l'assicurazione ma non è né proprietario né conducente del veicolo che causante il sinistro. In particolare, la pronuncia è della Cass. VI, n. 17963/2017 che, sebbene in materia di responsabilità civile automobilistica, chiarisce che “In materia di assicurazione per la responsabilità da circolazione di veicoli, ai sensi dell'art. 18 della l. n. 990 del 1969, l'assicuratore ha diritto di rivalersi nei confronti del "responsabile del sinistro", tale soggetto non potendo, però, identificarsi in colui che - senza essere proprietario o conducente del veicolo che abbia dato causa al sinistro - si sia limitato a stipulare la polizza ed a pagare il relativo premio, ricorrendo in tale ipotesi un caso di assicurazione "per conto altrui" (se lo stipulante non preveda di condurre il veicolo assicurato) o "per conto di spetta" (qualora preveda, invece, di alternarsi con altri conducenti).”
Eccezioni opponibili all'assicurato Rimanendo nel solco della giurisprudenza più consolidata in tema di assicurazione per conto altrui o di chi spetta preme rammentare sul tema dell'opponibilità delle eccezioni che, poiché il diritto dell'assicurato nasce così come lo aveva costituito il contraente/stipulante, sono opponibili al terzo assicurato le stesse eccezioni opponibili al contraente in dipendenza del contratto assicurativo, non potendo essere la posizione del terzo beneficiario svincolata dalle pattuizioni contenute nel contratto al quale è rimasto estraneo, come peraltro risultante anche dal comma 3 dell'art. 1891 c.c. (così ex multis, Cass. III, n. 22809/2009; Cass. III, n. 12024/2003, che specifica come al terzo assicurato le eccezioni contrattuali siano opponibili anche ove non le abbia conosciute; Cass. III, n. 8971/1992; ma contra in caso di violazione dell'obbligo di informazione del contraente si veda cfr. Cass. III, n. 8670/2009). Viceversa, sono inopponibili all'assicurato le eccezioni che sono estranee al contratto e quelle personali ai precedenti titolari dell'interesse assicurato o al solo contraente, quali la compensazione con debiti di quest'ultimo verso l'assicuratore. Così la Suprema Corte di Cassazione che, nella pronuncia (Cass. n. 22809/2009) che a più ampio raggio si è occupata della questione, ha chiarito che “Nel contratto di assicurazione contro gli infortuni a favore di un terzo, il carattere autonomo del diritto acquistato da beneficiario, ai sensi dell'art. 1920, comma 3, c.c., non implica che il medesimo diritto sia svincolato dalle clausole e dalle pattuizioni contemplate nel contratto, con la conseguenza che l'assicuratore, a norma dell'art. 1413 c.c., ben può opporre al beneficiario le eccezioni e le altre eventuali clausole limitative previste dal contratto”. Rientrano comunemente tra le eccezioni opponibili all'assicurato: il patto tra contraente e l'assicuratore circa il frazionamento del premio e conseguentemente la sospensione della garanzia assicurativa per effetto del mancato pagamento di una delle rate (Cass. I, n. 8971/1992); l'operatività della clausola compromissoria (cfr. Cass. III, n. 2384/1997) nonché la delimitazione del rischio convenuta tra contraente ed assicuratore (cfr. Cass. n. 3171/1988), senza che possano assumere alcuna rilevanza eventuali altri rapporti tra detto contraente ed il beneficiario della polizza. Infine, va chiarito che, quanto alla scelta delle eccezioni opponibili all'assicurato, essa è frutto di convenzione tra le parti, tanto che la disciplina legale dell'art. 1891, co. 3, c.c. ben può essere derogata dalle parti, non essendo la norma contemplata nell'elencazione dell'art. 1932 c.c. (cfr. Cass. III, n. 1362/2012).
Un'applicazione tipica dell'art. 1891 c.c.: l'ASSICURAZIONE PER CONTO DI CHI SPETTA STIPULATA DAL VETTORE Frequenti ed emblematiche le problematiche connesse all'assicurazione conclusa da venditore in favore del proprietario della merce che necessita di essere trasportata per la consegna. In linea generale – e in ossequio all'orientamento che non ritiene completamente sovrapponibili le figure previste dall'art. 1411 e dall'art. 1891 c.c. - nel caso in cui il contratto di assicurazione sia stato stipulato dal vettore in favore del proprietario delle cose trasportate, è da escludere che il primo possa beneficiare dell'indennità, ancorché l'assicurato non abbia profittato dell'assicurazione, avendo preferito chiedere il risarcimento del danno al vettore. Né da tale comportamento dell'assicurato può trarsi il di lui "espresso consenso" a che il contraente eserciti, secondo quanto prevede il comma 2 del citato art. 1891, i diritti derivanti dalla polizza (v. infra), atteso che esso palesa soltanto il rifiuto dell'assicurato di avvalersi dell'assicurazione, ma nulla esprime in ordine all'esercizio, da parte dello stipulante, dei diritti derivanti dall'assicurazione medesima ( cit. Cass. S.U. n. 5556/2002). Diversa è l'ipotesi in cui è il venditore a provvedere direttamente al trasporto della merce al proprietario. Mentre, infatti, nel caso in cui il venditore stipula con il vettore un contratto assicurativo per garantire l'integrità della merce venduta, per effetto della consegna delle merce alla persona incaricata del trasporto si trasferisce in capo al destinatario il rischio del perimento di essa, ai sensi dell'art. 1510 c.c., quando, invece, il venditore provvede da sé a trasportare la merce al domicilio del compratore, non può trovare applicazione la disciplina di cui al citato art. 1510, con la conseguenza che, in caso di perimento della merce durante il trasporto e prima della consegna al compratore, legittimato a domandare il pagamento dell'indennizzo assicurativo è il venditore (cfr. Cass. III, n. 18514/2007; Cass. III, n. 10770/2003). Tuttavia, in caso di perimento della merce assicurata durante il viaggio, e trasporto eseguito da soggetto diverso dal venditore, è consentito alle parti risolvere consensualmente la vendita, con efficacia retroattiva: in quest'ultimo caso, ritornando la proprietà della merce in capo al venditore-mittente con effetto retroattivo, è quest'ultimo che sarà legittimato a pretendere l'indennizzo assicurativo, ovvero a cedere a terzi il relativo credito (Cass. III, n. 204/2003; in senso isolatamente contrario, Trib. Genova del 3 luglio 2001 per cui il principio posto dall'art. 1510 c.c. si applica, in mancanza di diverso regime negoziale, anche al caso in cui sia lo stesso venditore a trasportare la merce).
Assicurazione in nome altrui La norma che si occupa dell'istituto dell'assicurazione in nome altrui (art. 1890 c.c.) conferisce al contratto concluso dal rappresentante senza poteri una disciplina autonoma rispetto a quella prescritta dagli artt. 1398-1399 c.c., in quanto consente all'interessato di poter ratificare il contratto concluso dal falsus procurator anche dopo la scadenza dello stesso o il verificarsi del sinistro. La disciplina è, pervero, derogatoria anche rispetto alla stessa disciplina del contratto assicurativo, visto che la facoltà di ratifica dell'interessato anche dopo il verificarsi del sinistro costituisce un'eccezione anche ai principi dettati dagli artt. 1895 e 1896 c.c. Il contratto rimane vigente tra le parti originarie, con connessa permanenza degli obblighi del contraente (compreso quella relativo al pagamento del premio) fino a quando l'assicuratore non sia venuto a conoscenza della ratifica o del rifiuto dell'interessato. Dunque, differentemente anche dall'ipotesi dell'assicurazione per conto che mantiene i suoi obblighi per tutta la durata del contratto, il contraente falsus procurator è tenuto a rispettare il contratto solo fino alla ratifica o al rifiuto dell'assicurato In caso di sinistro verificatosi prima della ratifica dell'assicurato, l'assicuratore non è tenuto a pagare l'indennità fino al momento in cui essa intervenga, non potendosi applicare l'art. 1891 comma 2 c.c. e non potendosi assimilare il falsus procurator contraente per conto altrui. |