Comparsa di risposta per prescrizione del diritto all'indennizzo dei danni lungolatenti

Maria Carolina De Falco
aggiornata da Alessia Longo

Inquadramento

Una delle ipotesi tipiche di prescrizione c.d. breve è quella del contratto di assicurazione disciplinata dall'art. 2952 c.c. e ss.

Uno dei temi che desta maggiore interesse nell'applicazione dell'istituto – come dimostrato dalla copiosa giurisprudenza sul punto – è la fissazione del termine di decorrenza, in particolare in tema di pagamento dell'indennizzo.

Nell'ambito delle assicurazioni contro gli infortuni (ad esempio nei casi di assicurazione del cd. rischio salute) ed, in particolare per i cd. danni lungolatenti, essa decorre non dall'insorgenza dello stato morboso, quanto piuttosto dalla coscienza che l'assicurato ne abbia, a mezzo del manifestarsi dei sintomi collegabili eziologicamente alla malattia.

Nel presente atto (comparsa di costituzione e risposta) la compagnia, ad una richiesta di indennizzo da parte di un assicurato, eccepisce la prescrizione, ritenendo non idoneo atto interruttivo la semplice denuncia di sinistro mancante della espressa richiesta di indennizzo adeguatamente quantificata.

Formula

TRIBUNALE DI.... [1]

COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA

La .... s.r.l. [2] (C.F. ....), con sede legale in .... alla via .... in persona del legale rapp.te p.t., Sig. .... nato a .... il ..../..../...., residente in .... alla via .... n. ...., rappresentata e difesa dall'Avv. .... (C.F. ....) [3], con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. .... giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... [4] ovvero al seguente indirizzo PEC ....@.... [5]

-convenuta

CONTRO

il Sig. .... nato a.... il.... C.F.....residente in.... alla via ....n.... rappresentato e difeso dall'Avv.....

-attore

FATTO

1. Con atto di citazione, notificato in data .... il sig. ..... conveniva in giudizio la .... chiedendone la condanna al pagamento dell'indennizzo, in forza di polizza n. ........(doc. 2), stipulata in data ........ per tutti i danni subiti dal proprio ........, per fatti ad opera di ............ avvenuti in data ........ e quantificati in Euro ........

Esponeva l'attore che la ........ a fronte di perizia redatta dal proprio incaricato non aveva inteso offrire alcuna somma al Sig. .....

2. Con il presente atto, si costituisce in giudizio la convenuta che impugna tutto quanto ex adverso dedotto e rilevato e insiste per il rigetto della domanda attorea per i seguenti motivi in

DIRITTO

1) SULLA PRESCRIZIONE DEI DIRITTI DERIVANTI DAL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE

In via preliminare si eccepisce l'intervenuta prescrizione del diritto all'indennizzo azionato.

Ai sensi dell'art. 2952 c.c. il diritto al pagamento delle rate di premio si prescrive in un anno dalle singole scadenze.

Gli altri diritti derivanti dal contratto di assicurazione e dal contratto di riassicurazione si prescrivono in due anni dal giorno in cui si è verificato il fatto su cui il diritto si fonda, ad esclusione del contratto di assicurazione sulla vita, i cui diritti si prescrivono in dieci anni.

Nel caso di specie, l'attore ha inviato la prima richiesta scritta di indennizzo alla compagnia in data ..... (doc.3), quindi decorso più di due anni dal verificarsi del sinistro (avvenuto il ........).

Per vero, in data precedente, il ........ l'attore aveva inviato alla convenuta la lettera prodotta sub doc. 4, la quale, tuttavia, non contiene alcuna richiesta di pagamento, nonché le perizie di stima del danno.

Tale lettera, tuttavia, non contenendo alcuna richiesta di pagamento, non risulta idonea alla costituzione in mora, sicché non può avere efficacia interruttiva della prescrizione [6].

Nessun atto idoneo ex art. 2943 c.c. ad interrompere il corso della prescrizione, pertanto, è stato effettuato dall'attore antecedentemente al .....

Tanto premesso e considerato, .... rappresentato e difeso come in epigrafe, rassegna le seguenti:

CONCLUSIONI

Voglia l'On.le Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione, richiesta e conclusione, dichiarare l'intervenuta prescrizione del diritto azionato, ovvero in subordine rigettare la domanda attorea perché infondata in fatto e in diritto, con vittoria di spese e compensi.

1. atto di citazione notificato il....;

2. contratto di assicurazione;

3. lettera raccomandata a.r. di denuncia sinistro e richiesta indennizzo;

4. lettera del.....

PROCURA AD LITEM

Il sottoscritto Sig. .... (C.F. ....), nato a .... il .... e residente in .... alla Via .... nella qualità di amministratore unico e legale rapp.te della ....s.r.l. (C.F. ....) con sede legale in .... alla via .... informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. 196/03 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in .... alla via .... n. .....

Luogo e data....

Sig. ....

E' autentica

Firma Avv. ....

[1] In materia assicurativa la competenza per territorio segue i criteri ordinari dettati dagli artt. 18,19,20 e 28 del codice di procedura civile con la concorrenza- salvo diversi accordi tra le parti – del foro del convenuto ( sede della persona giuridica), della conclusione del contratto o della esecuzione della prestazione. Nel caso in cui, però, la controversia venga instaurata o sia diretta verso una persona fisica che rivesta la qualità di consumatore, prevale il foro individuato sulla scorta della residenza di quest'ultimo, di natura inderogabile (cfr. Cass. III, n. 9922/2010 per cui «Nelle controversie tra consumatore e assicurazione, la competenza è del giudice del luogo in cui il cittadino risiede o ha eletto domicilio nelle controversie. È vessatoria, quindi, la clausola che prevede una diversa località come sede del foro competente, anche se coincidente con uno di quelli individuabili sulla base del funzionamento dei vari criteri di collegamento stabiliti dal codice di procedura civile per le controversie che hanno origine da un contratto»).

[2] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2.

[3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.

[4] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. Ai sensi dell'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014.

[6] Secondo la giurisprudenza di legittimità in tema di assicurazione contro i danni, la prescrizione annuale - prevista dall'art. 2952, comma secondo, cod. civ. - del diritto dell'assicurato all'indennizzo decorre dalla data in cui il diritto medesimo può essere esercitato, e cioè dal momento del verificarsi del fatto cui esso si ricollega, occorrendo al riguardo, ai fini della idonea interruzione del termine, che venga formulata una richiesta del danneggiato all'assicuratore con un contenuto unitario, non garantendo la scissione tra l'an dal quantum una effettiva tutela dei diritti dello stesso assicurato (Cass., n. 24733/2007).

Commento

Premessa

La prescrizione breve prevista dall'art. 2952 c.c. è prerogativa limitata alle assicurazioni private, mentre dalla sua applicazione rimane esclusa la categoria delle assicurazioni sociali, ad essa sottratta dall'art. 1886 c.c., e quella delle mutue assicuratrici, che sono regolate in materia dalla disciplina delle società cooperative a responsabilità limitata (art. 2949 c.c.).

Secondo la normativa codicistica in commento, il diritto al pagamento del premio si prescrive in un anno dalle singole scadenze, mentre dopo l'intervento legislativo del 2008 (l. n. 166/2008) è stato stabilito l'allungamento generalizzato del termine biennale di prescrizione a tutti i diritti nascenti dal contratto di assicurazione diversi dal pagamento del premio.

La individuazione del dies a quo per la decorrenza della prescrizione breve va coordinata con la corrente interpretazione dell'art. 2935 c.c., e con la speciale disciplina in materia di responsabilità civile dettata dal codice.

Va, in ogni caso, rammentato che “L'assicuratore della responsabilità civile (non obbligatoria) dell'autore di un fatto illecito, quando sia chiamato in causa dall'assicurato, è legittimato a sollevare l'eccezione di prescrizione del diritto vantato dal terzo danneggiato nei confronti dell'assicurato. Tale eccezione, se fondata, ha effetto estintivo del credito vantato dal terzo nei confronti dell'assicurato, quand'anche quest'ultimo l'abbia sollevata tardivamente” (Cass. III, n. 31071/2019).

Prescrizione annuale del diritto al pagamento del premio

Come anticipato, la prescrizione del diritto al pagamento del premio ha durata annuale e decorre dalle singole scadenze (art. 2952 c.c.).

La norma deve essere applicata ed interpretata in combinato disposto con l'art. 1901 comma 3 c.c. secondo il quale, in caso di mancato pagamento del premio da parte dell'assicurato (commi 1 e 2 art. cit.), il contratto è risolto di diritto se l'assicuratore, nel termine di sei mesi dal mancato pagamento, non agisce per la riscossione.

Pertanto, se l'assicurato inadempiente può giovarsi della risoluzione del contratto di assicurazione in essere, qualora l'assicuratore ometta di far valere la propria pretesa per un periodo superiore a sei mesi dalla data di scadenza del rata o del premio, dall'altro lato, è però tenuto a corrispondere l'intero premio annuale all'assicuratore, che, comunque, abbia azionato la propria pretesa entro l'anno previsto dall'art. 2952 c.c. (cfr. Cass. I, n. 7518/1994; Cass. I, n. 8863/1992).

Prescrizione degli altri diritti nascenti dal contratto di assicurazione. Regresso, rivalsa, coassicurazione. Altre eccezioni.

Con riguardo alla sfera di applicazione dell'art. 2952 c.c., la linea di confine rispetto ad altre ipotesi codicistiche è stata tracciata dalla giurisprudenza di legittimità che ha avuto modo di affermare che «In tema di contratto di assicurazione, i diritti derivanti dal contratto che, a norma dell'art. 2952 c.c., si prescrivono in un anno, sono soltanto quelli che si ricollegano direttamente ed unicamente alla disciplina legale o pattizia del contratto di assicurazione, nel quale trovano il loro titolo immediato ed esclusivo, e non anche i diritti che, sia pure in occasione o in esecuzione del rapporto assicurativo, sorgono o sono fatti valere dall'assicurato o dall'assicuratore sulla base di altro titolo. (Nella specie, la S.C., in base all'enunciato principio, ha confermato sul punto la decisione del giudice di merito che aveva ritenuto doversi applicare il termine annuale di prescrizione al diritto dell'assicurato alla rifusione da parte dell'assicuratore delle spese c.d. di salvataggio)» (cfr. Cass. III, n.3913/2010; Cass. III, n. 11052/2002; Cass. I, n. 4538/1986).

Nel 2008 con la l. n. 166/2008 (che ha convertito il d.l. n. 134/2008), per tutti i diritti nascenti dal contratto di assicurazione diversi dal pagamento del premio, la prescrizione da annuale ( salvo che in materia di riassicurazione) è stata fissata in due anni, anche se la diversa disciplina precedentemente aveva ricevuto il vaglio della Corte Costituzionale, che con l'ordinanza del 2002 n. 239 aveva ritenuto manifestamente infondata la questione sollevata per il termine annuale alla riscossione del premio in riferimento agli artt. 3 e 24 Cost.

Quanto all'effettiva estensione della prescrizione biennale, la giurisprudenza formatasi sotto l'egida della precedente normativa, aveva ritenuto che la disposizione dell'art. 2952 c.c. comma 2 fosse applicabile, non solo ai diritti pattuiti in contratto, ma anche per le voci accessorie, quali il maggior danno e gli interessi legali ( cfr. Cass. III, n. 7362/2000).

Venendo alle ipotesi di possibile applicazione analogica dell'art. 2952 c.c. comma 2, in materia di assicurazione fideiussoria la decisione è rimessa all'esame del contenuto e della finalità del contratto, ovvero alla prevalenza della causa assicurativa o fideiussoria («Nei contratti di cosiddetta assicurazione fideiussoria, nei quali la funzione di garanzia è prevalente su quella assicurativa, possono trovare applicazione le regole che disciplinano il rapporto di assicurazione - tra cui, in particolare, quella relativa al termine annuale di prescrizione di cui all'articolo 2952, comma primo, del Cc - solo quando sia accertato, attraverso la verifica della concreta volontà delle parti mediante l'esame e la interpretazione delle clausole di polizza, che le parti medesime, nella loro piena autonomia contrattuale, abbiano voluto richiamare la disciplina propria dell'assicurazione, particolarmente nei rapporti fra l'assicuratore e l'altro contraente. (Nella specie, ha osservato la Suprema corte, la sentenza impugnata ha dato atto che si trattava di supplemento di premio per le polizze cauzionali stipulate per la esecuzione dell'appalto pubblico di lavori concluso con la Regione) » ( cfr. Cass. III, n. 16283/2015; Cass. III, n. 15905/2009; Cass. III, n. 14656/2002; Cass. I, n. 3443/1988).

Quanto al diritto di rivalsa dell'assicuratore verso il proprio assicurato previsto dall'art. 18 della l. n. 990/1969 (cfr. oggi regolato dagli artt. 141 e 150 cod. ass.) «esso benché previsto dall'art. 18 l. 24 dicembre 1969 n. 990 come speculare all'inopponibilità, al terzo danneggiato, delle eccezioni derivanti dal contratto, prevista dal medesimo comma del succitato articolo ha natura contrattuale, e quindi si prescrive in un anno, ai sensi dell'art. 2952, comma 2, c.c., perché deriva dall'inadempimento dell'obbligo, contrattualmente assunto, di non esporre l'assicuratore a pregiudizi economici estranei al rischio assicurato e perciò non correlati al premio pattuito, dal che appunto deriva la rivalsa, volta a riequilibrare il sinallagma alterato, com'è confermato anche dall'esclusione della rivalsa stessa se non vi è tale inadempimento (art. 1, legge n. 990/1969) » (cfr. Cass. III, n. 9814/1997; Cass. III n. 11510/1997; Cass. III n. 10351/2000; Cass. I, n. 6839/1993 ed analogamente per la posizione in cui si viene a trovare il Fondo Garanzia Vittime della Strada: cfr. Cass. III n. 5088/2010).

Con specifico riguardo, poi, alla coassicurazione ed alle cause di interruzione della prescrizione, deve osservarsi in linea generale che «In tema di coassicurazione contro i danni, l'atto con cui l'assicurato denuncia il sinistro e richiede il pagamento dell'indennità nei confronti della compagnia "delegataria" è idoneo ad interrompere la prescrizione del diritto al pagamento dell'indennità nei confronti di ciascun coassicuratore, allorchè sia contrattualmente previsto che tutti i rapporti inerenti al contratto siano "svolti" dall'assicuratore unicamente nei confronti della delegataria, tenuta ad informare le compagnie coassicuratrici» ( cfr. Cass. III, n. 16862/2016; ma vedi anche quanto specificamente alla cd. clausola di delega, Cass. III, n. 20934/2016).

Ne consegue che «In tema di coassicurazione contro i danni, l'atto di citazione diretto alla sola compagnia delegataria, priva del potere di rappresentanza processuale delle compagnie coassicuratrici, non determina l'interruzione della prescrizione con l'effetto permanente di cui al combinato disposto degli artt. 2943, comma 2, e 2945, comma 2, c.c., in quanto tale interruzione opera a favore ed in danno dei soggetti processuali, salvo che la legge disponga altrimenti; tuttavia, qualora l'atto di citazione abbia i requisiti dell'atto di costituzione in mora, esso è idoneo a determinare l'effetto interruttivo istantaneo a norma dell'art. 2943, ultimo comma, c.c., anche nei confronti dei coassicuratori, in forza della rappresentanza sostanziale da questi ultimi conferita all'assicuratore delegatario" (cfr. Cass. III, n. 16862/2016).

Tra le eccezioni all'applicazione dell'art. 2952 c.c. comma 2, è l'assicurazione per conto di chi spetta della cosa trasportata, stipulata dal vettore, che, anche se contiene la rinuncia dell'assicuratore a rivalersi nei confronti del vettore per l'indennizzo corrisposto, non può essere parificata ad una assicurazione della responsabilità civile del vettore, stante la diversità di oggetto tra i due tipi di assicurazione e, dalla rinuncia sorge soltanto il potere del vettore di respingere “in excipiendo” la pretese di rivalsa dell'assicuratore; pertanto, nell'assicurazione per conto di chi spetta la prescrizione non decorre né è sospesa ai sensi dell'art. 2952 commi 3 e 4 c.c., poiché questa norma è applicabile solo all'assicurazione della responsabilità civile (cfr. Cass. III n. 11679/2006).

Ai diritti derivanti da un contratto di assicurazione sulla vita del passeggero di un aeromobile - a seguito dell'abrogazione, ad opera del d.lgs. n. 96 del 2005, della disciplina dell'assicurazione passeggero, originariamente contenuta nel codice della navigazione - è applicabile il termine di prescrizione biennale di cui all'art. 2952, comma 2, c.c. e non quello annuale previsto dall'art. 547 c.n., relativo ai soli casi di assicurazione disciplinati dal medesimo codice. (In applicazione del principio, la S.C. ha statuito che è soggetto al termine biennale di prescrizione il diritto derivante da una polizza stipulata dal Club Alpino Italiano a copertura degli infortuni che potessero occorrere ai soccorritori durante i voli effettuati per portare aiuto) (Cass. III, n.24594/2023).

Decorrenza. Cause di sospensione ed interruzione.

La fattispecie costitutiva del diritto all'indennizzo si perfeziona al momento in cui l'evento lesivo si traduca o si evidenzi in uno dei fatti coperti dalla garanzia assicurativa, con la conseguenza che è da questo momento che decorre la prescrizione del diritto a percepire l'indennizzo in capo all'assicurato.

Ciò significa che non sono consigliabili interpretazioni della lettera della legge che, ancorando la decorrenza del termine a date e a comportamenti non identificabili in modo certo, possano pregiudicare ulteriormente la certezza dei rapporti e l'esercizio dei diritti spettanti all'assicurato.

Orbene, in materia di assicurazione contro i danni, in applicazione di tale principio - da contemperare a quello previsto in via generale dall'art. 2935 c.c. - è stato affermato di recente che «In particolare l'art. 2952, comma 3, c.c. deve essere interpretato nel senso che il termine di prescrizione decorre dalla data in cui pervenga dal danneggiato una richiesta risarcitoria dal significato univoco, tale per cui l'assicurato veda minacciato il suo patrimonio da una concreta iniziativa del danneggiato, quindi percepisce l'urgenza di darne comunicazione all'assicuratore» (cfr. Cass. n. 289/2015con la conseguenza che mentre  “sarebbe sufficiente la proposizione della domanda di merito finalizzata ad ottenere la liquidazione del danno, ma non dal compimento di attività anteriori, come la presentazione di un ricorso per consulenza tecnica preventiva o per accertamento tecnico preventivo, che mira semplicemente ad anticipare alcune attività istruttorie, senza, però, contenere la formulazione di istanze di risarcimento” (Cass. II , n. 2971/2019).

Al pari in materia di assicurazione contro gli infortuni, si è precisato che «La fattispecie costitutiva del diritto all'indennizzo si perfeziona solo nel momento in cui l'evento lesivo o morboso si traduca o si evidenzi in uno dei fatti coperti dalla garanzia assicurativa, con la conseguenza che è da questo momento, piuttosto che da quello dell'infortunio, che decorre la prescrizione del diritto dell'assicurato » (cfr. Cass., n. 14420/2016), tanto da potersi aggiungere che « la prescrizione breve del diritto all'indennizzo decorre dal momento in cui l'assicurato ha avuto conoscenza del fatto storico da cui il diritto deriva, ovvero da quello in cui egli abbia acquisito la consapevolezza di aver subito lesioni di una certa gravità, sebbene non sia ancora nota la loro specifica consistenza, assumendo rilievo non il fatto che l'infortunio indiscutibilmente rientri fra quelli coperti dalla assicurazione, ma che possa ragionevolmente rientrarvi » (cfr. Cass. III, n. 19660/2014).

Applicato ai danni da attività anticoncorrenziale, l'assunto viene così declinato dalla giurisprudenza di legittimità : In tema di risarcimento del danno da illecito anticoncorrenziale, riconducibile alla categoria del danno lungolatente, il termine di prescrizione della relativa azione comincia a decorrere, non dal momento in cui il fatto si verifica nella sua materialità e realtà fenomenica, ma da quando esso si manifesta all'esterno con tutti i connotati che ne determinano l'illiceità. (Nell'affermare il principio, la S.C. ha confermato la decisione di merito, che aveva dato rilievo, ai fini della decorrenza della prescrizione, al momento in cui la condotta, qualificata come abuso di posizione dominante, aveva assunto rilevanza pubblica(Cass. I, n. 18176/2019).

La questione rileva anche in tema di riparto degli oneri probatori, visto che l'assicuratore che intenda opporre la prescrizione del diritto fatto valere dall'assicurato ha l'onere di provare non già la data di verificazione del sinistro, ma quella in cui si è manifestato lo stato di invalidità conseguente allo stesso.

Nell'assicurazione a favore del terzo (per conto altrui e per conto di chi spetta), poi, quando, invece, sussista una responsabilità del contraente nei confronti dell'assicurato per la perdita del diritto all'indennizzo – ad esempio per mancata informazione dell'esistenza del contratto di cui il terzo possa essere il beneficiario - la prescrizione del relativo diritto al risarcimento comincia a decorrere dalla scadenza del termine prescrizionale del diritto all'indennizzo verso l'assicuratore (Cass. III, n. 11973/1998).

Ancora per citare un caso particolare, laddove il rischio riguardi l'altrui insolvenza, affinchè sorga il diritto all'indennizzo e inizi a decorrere il relativo termine di prescrizione oggi biennale, è sufficiente che si manifesti il fatto stesso dell'insolvenza (cfr. Cass. III, n. 18151/2007).

In ogni caso quale principio generale, valga rammentare che “I doveri di correttezza e buona fede previsti dagli artt. 1175 e 1375 c.c. - essendo diretti a salvaguardare l'utilità della controparte nei limiti dell'interesse proprio, dell'accessorietà all'obbligazione pattuita e della necessità di non snaturare la causa contrattuale - non impongono al debitore di avvertire il creditore dell'imminente scadenza del termine di prescrizione del suo credito” (Cass. VI, n. 23069/2018)

Quanto, invece, alle cause di sospensione della prescrizione, oltre all'applicazione della normativa generale (art. 2941 e ss. c.c.), ed all'ipotesi del quarto comma (di cui infra), la pendenza di un procedimento penale, concernente fatti rilevanti ai fini dell'indennizzo assicurativo, non costituisce affatto ostacolo od impedimento alla decorrenza del termine prescrizionale dal giorno in cui si è verificato il fatto dannoso, a mente dell'art. 2952 c.c., salva l'ipotesi in cui il contratto di assicurazione configuri l'instaurazione di un procedimento penale nei confronti dell'assicurato riguardo all'evento coperto dall'assicurazione, come condizione sospensiva dell'esercizio del diritto all'indennità, al fine di garantire l'operatività dell'esclusione della copertura assicurativa per i sinistri causati da dolo o colpa grave dell'assicurato stesso, sì che la pendenza del processo penale impedisce l'inizio del decorso del termine di prescrizione, a norma dell'art. 2935 c.c., secondo cui la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere (Trib. Bari del 26 maggio 2005;Cass. III, n. 5322/2003).

In altre parole, mentre in linea generale l'accertamento penale di fatti rilevanti ai fini dell'insorgenza della prestazione indennitaria a carico dell'assicuratore non sospende la prescrizione, diverso è a dirsi allorquando il contratto contenga un'apposita clausola che preveda l'esito positivo dell'eventuale procedimento penale a carico dell'assicurato espressamente quale condizione sospensiva per il pagamento dell'indennizzo.

La Cass.  III, n. 2322/2018 recentissimamente è ritornata sulle cause di sospensione della prescrizione ed in particolare sulla non coincidenza tra denuncia del sinistro e messa in mora, ribadendo che “In tema di assicurazione, alla norma generale dettata, in tema di prescrizione, dall'art. 2935 c.c. (secondo la quale la prescrizione stessa comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere), viene apportata deroga dalla norma di cui all'art. 2952, comma 4, c.c., la quale, regolando in ogni suo aspetto il rapporto tra assicurato e assicuratore, detta, altresì, la disciplina speciale della sospensione del termine di prescrizione sino alla definitiva liquidità ed esigibilità del credito del terzo danneggiato; tale sospensione si verifica non già con la denuncia del sinistro, bensì con la comunicazione, efficace anche se proveniente dallo stesso danneggiato o da un terzo, all'assicuratore, della richiesta di risarcimento proposta dal danneggiato” ( nello stesso senso anche la di poco precedente Cass. III, n. 25430/2017 che chiarisce in altra massima anche che “In relazione alla richiesta di risarcimento danni alla compagnia assicurativa, la decorrenza del termine di prescrizione, non presuppone il preventivo accertamento della riconducibilità del sinistro nell'ambito di copertura assicurativa”).

Differentemente dalle impostazioni prevalse nel passato, per cui nel contratto di assicurazione la semplice denuncia del sinistro è atto inidoneo a determinare gli effetti di cui all'art. 2952 c.c., sia ad integrare un valido atto interruttivo della prescrizione ex art. 2943 c.c., non essendo in essa denuncia ravvisabile la costituzione in mora della compagnia assicuratrice (Trib. Bari  8 aprile 2010; cfr. Cass. n. 1642/2000), la più recente giurisprudenza di legittimità in tema di idoneità dell'avviso di sinistro a produrre anche effetti interruttivi della prescrizione, ha abbandonato precedenti impostazioni maggiormente rigorose ed ha affermato che la denuncia di sinistro ben può assolvere anche detta finalità, in quanto, anche in ossequio al principio di buona fede e correttezza, esprime la volontà « anche soltanto implicita », di esercitare i diritti derivanti dal contratto (in tal senso, Cass. n. 18709/2010; ma ancora contra Cass. III, n. 24122/2013).

In particolare, poi, nel caso in cui le condizioni generali di un contratto di assicurazione contro gli infortuni demandino ad apposita perizia medica l'accertamento dell'entità delle lesioni per cui l'assicurato chiede l'indennizzo, questa previsione paralizza il decorso del termine di prescrizione ex art. 2952, comma 2, c.c. fino alla conclusione della perizia. L'unica condizione è che il sinistro sia stato denunciato alla compagnia di assicurazioni entro l'anno dal giorno in cui si è verificato il fatto generatore di danno ( cfr. Cass. III, n. 1428/2015), salvo in tali contratti che l'assicuratore abbia contestato l'operatività della garanzia ( cfr. Cass. I, n. 6842/1993; Cass. III, n. 194/2003; Cass. III, n. 14487/2004; Cass. III, n. 701/2004).

In materia di atti interruttivi della prescrizione in ambito assicurativo, poi, Cass.  III, n. 18376/2017  ha affermato l'equipollenza ad un atto interruttivo dei contatti tra la parte ed il perito nominato dall'assicurazione ( cfr. “In tema di assicurazione contro i danni, ove l'assicuratore abbia dato incarico al proprio perito di compiere accertamenti tecnici di cui sia stato informato l'assicurato e quest'ultimo abbia interloquito col perito e gli abbia richiesto reiteratamente di conoscere l'esito di tali accertamenti, non rileva, ai fini della prescrizione, la circostanza che l'assicurato non abbia compiuto atti di costituzione in mora nei confronti dell'assicuratore fino a quando non abbia avuto contezza, da parte del perito o dell'assicuratore, dell'ultimazione degli accertamenti tecnici”).

La disciplina prevista in materia di assicurazione della responsabilità civile.

Passando, poi, all'assicurazione della responsabilità civile, il termine iniziale della decorrenza della prescrizione ai sensi dell'art. 2952, comma 3, c.c. va individuato nella data in cui il danneggiato, per la prima volta, ha proposto - in via giudiziale o stragiudiziale - la sua richiesta, così che deve ritenersi idonea ai fini della decorrenza della prescrizione la richiesta di risarcimento anche in forma specifica e non solo per equivalente monetario (cfr. Cass. III, n. 6296/2013).

In particolare, nel contratto di assicurazione per la responsabilità civile per conto altrui, il termine di prescrizione previsto dal comma 3 dell'art. 2952 c.c. decorre dal giorno in cui il terzo danneggiato rivolge la richiesta di risarcimento al responsabile civile, vale a dire al soggetto assicurato ai sensi dell'art. 1891 c.c. (cfr. Cass. III, n. 15376/2011) e non al contraente.

Orbene, alla norma generale dettata in materia di prescrizione ex art. 2935 c.c. – valida naturalmente anche per i contratti di assicurazione - quanto a decorrenza, viene apportata una deroga dall'art. 2952 c.c. comma quarto che, regolando in ogni aspetto il rapporto tra assicurato ed assicuratore, detta, altresì, la disciplina speciale della sospensione del termine di prescrizione fino alla liquidità ed esigibilità del credito del terzo danneggiato.

Infatti, in tema di assicurazione della responsabilità civile, l'art. 2952, comma 4 c.c., nel disporre la sospensione del termine di prescrizione dei diritti dell'assicurato sino alla definitiva liquidità ed esigibilità del credito del terzo danneggiato, riconduce la decorrenza del termine prescrizionale alla comunicazione all'assicuratore della richiesta del terzo danneggiato o dell'azione da questo proposta.

Affinché possa prodursi l'effetto sospensivo, tale comunicazione ben può provenire non solo dall'assicurato, ma anche dallo stesso danneggiato o addirittura da un terzo. (Cass. III, n. 18317/2015), senza, peraltro, che possa negarsi l'operatività di tale effetto qualora sia stata omessa l'esatta determinazione del "quantum" risarcitorio, sempreché l'atto sia univoco nell'esplicitare la volontà di ottenere il ristoro di tutti i danni subiti, con conseguente certa e concreta esposizione del patrimonio dell'assicurato stesso.

La comunicazione sospende la prescrizione anche quando l'assicuratore contesti l'esistenza della copertura assicurativa (cfr. Cass. I, n. 429/1990; Cass. I n. 2544/1990).

La ratio di tale norma è individuata dalla dottrina nell'attenuazione della spinta acceleratoria che il comma 3 (nell'ancorare la decorrenza del termine prescrizionale al ricevimento, da parte dell'assicurato, della richiesta risarcitoria del terzo), imporrebbe alla prescrizione del diritto all'indennità da parte dell'assicurato, prima ancora che il suo patrimonio sia definitivamente esposto alla pretesa risarcitoria del terzo e, quindi, prima che possa invocare effettivamente l'obbligazione indennitaria del proprio assicuratore.

La comunicazione in parola, oltre a seguire la medesima normativa in materia di forma ad probationem, valida per il contratto di assicurazione in generale, non equivale alla denuncia di sinistro (cfr. Cass. III, n. 12897/2015; ma contra, in precedenza, Cass. III, n. 18709/2010).

Sempre con riguardo alla forma della comunicazione, la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che “La clausola di un contratto di assicurazione della responsabilità civile, la quale stabilisca che tutte le comunicazioni a cui l'assicurato è tenuto devono essere fatte con lettera raccomandata, non ha carattere vessatorio, perché ha per fine di regolare la prestazione dell'assicuratore, sia pure subordinandola all'osservanza di un onere da parte dell'assicurato, e, quindi, è efficace, anche se non approvata specificamente per iscritto” (cfr. Cass. III, n. 9916/2010).

Infine, per dare corso alla cessazione della causa di sospensione, iniziatasi per effetto della comunicazione all'assicuratore della richiesta del terzo danneggiato o dell'azione da costui proposta, non è sufficiente una sentenza di condanna, anche se esecutiva, dell'assicurato al risarcimento del danno nei confronti del terzo danneggiato, ma è invece necessario, ove la determinazione quantitativa del credito dell'assicurato avvenga giudizialmente, che la sentenza sia passata in giudicato (Cass. III, n. 1872/2006).

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