Atto di citazione per pagamento dell'indennizzo al giratario della polizza di assicurazione

Maria Carolina De Falco
aggiornato da Alessia Longo

Inquadramento

La prova della vigenza del contratto di assicurazione deve essere data in forma scritta. Il classico strumento per l'attivazione del diritto all'indennizzo è la produzione in giudizio della polizza assicurativa, documento rilasciato dalla compagnia assicurativa per attestare l'avvenuta accettazione della proposta del cliente.

Nel caso di specie con atto di citazione, l'assicurato chiede il pagamento dell'indennizzo producendo in giudizio la polizza sottoscritta dall'assicuratore e di cui risultava essere giratario.

Formula

TRIBUNALE DI .... [1]

ATTO DI CITAZIONE

Per il Sig. ...., nato a .... il ...., residente in .... alla via .... n. ...., C.F. ....,elettivamente domiciliato in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'avv. ...., C.F. .... [2] che lo rappresenta e difende in virtù di procura in calce del presente atto, il quale dichiara di voler ricevere le comunicazioni al n. di fax .... [3] o all'indirizzo di posta elettronica .... [4], espone quanto segue:

PREMESSO CHE [5]

1) In data .... il Sig. .... (assicurato) stipulava con la .... (assicuratore) una polizza assicurativa per .... (doc. n. 2).

2) Verificatosi il rischio garantito, previa lettera raccomandata del .... (doc. 3), l'istante denunciava il sinistro alla compagnia assicuratrice e formulava richiesta di indennizzo; la richiesta, tuttavia, restava inevasa.

3) In data .... l'istante, a mezzo del procuratore costituito, depositava presso l'Organismo di mediazione territorialmente competente l'istanza di mediazione, ma il tentativo di conciliazione non andava a buon fine, contestando (doc. n. 4), la compagnia assicuratrice, la prova del contratto e la legittimazione alla richiesta dell'indennizzo.

IN DIRITTO

1. Sulla prova del contratto

Ai sensi dell'art. 1889 c.c., Il contratto di assicurazione deve essere provato per iscritto. L'assicuratore è obbligato a rilasciare al contraente la polizza di assicurazione o altro documento da lui sottoscritto.

La citata disposizione riconosce che la forma scritta è richiesta ai soli fini della prova del contratto.

Coerentemente con tale norma, la giurisprudenza di legittimità ha riconosciuto che la polizza costituisce il documento probatorio tipico (anche se non esclusivo) del contratto di assicurazione ed il suo rilascio, che forma oggetto di uno specifico obbligo dell'assicuratore (art. 1882 co. 2), presuppone logicamente e giuridicamente l'accettazione della proposta dell'assicurato.

Pertanto, nel giudizio intentato dall'assicurato, la polizza integra idonea prova del contratto, anche quando risulti sottoscritto soltanto dall'assicuratore, in quanto documenta, in modo diretto, l'accettazione del medesimo e, in modo indiretto, assumendo al riguardo valore di riconoscimento, la precedente proposta dell'assicurato [6]

Nel caso di specie la prova del contratto di assicurazione è stata fornita dall'istante tramite il deposito in atti della polizza n ...., di cui risulta essere giratario.

2) Sulla legittimazione attiva

Con riguardo alla prova della legittimazione attiva giova premettere che l'art. 1889 cod. civ. in tema di polizze all'ordine e al portatore consente di realizzare il trasferimento del credito attraverso il trasferimento della polizza assicurativa; in tal modo, il soggetto che diviene titolare della polizza attraverso la girata o la consegna ha diritto alla prestazione dell'assicuratore.

Secondo la giurisprudenza di legittimità l'inquadramento tra i titoli impropri della polizza di assicurazione contro i danni emessa all'ordine di un terzo, comporta che il trasferimento della polizza può avvenire indipendentemente dalla notifica del trasferimento (art. 1264 c.c.) all'assicuratore.

Tuttavia, il richiedente l'indennità di assicurazione deve fornire la dimostrazione della qualità di cessionario della polizza e, conseguentemente, anche l'assicuratore, che agisce nei confronti del danneggiante in surrogazione dell'assicurato, deve fornire la dimostrazione di aver pagato l'indennità a colui che si presentava come legittimo possessore della polizza di assicurazione (Cass. I, n. 3728/1994).

Nel caso di specie, la prova della legittimazione attiva è data dalla coincidenza tra l'istante e il legittimo giratario della polizza.

Tutto ciò premesso l'attrice, come in epigrafe rappresentata, difesa e domiciliata

CITA

La .... Ass.ni (C.F./P.I.), in persona del suo legale rappresentante p.t., con sede in ...., via ...., n. ...., a comparire innanzi al Tribunale di ...., nell'udienza del ...., ora di rito, dinanzi al Giudice Istruttore che sarà designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con l'invito a costituirsi nel termine di almeno venti giorni prima della suddetta udienza ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di cui agli artt. 167 e 38 c.p.c. e che, in difetto di costituzione, si procederà in sua contumacia, per sentir accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia il Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, accogliere la domanda e per l'effetto, condannare la convenuta al pagamento dell'indennizzo spettante per la realizzazione del rischio garantito, da liquidarsi nella misura di euro ....oltre interessi legali dalla data di ricezione della richiesta di pagamento.

Con vittoria di spese, competenze e onorari del giudizio.

Si allegano:

1) atto di citazione notificato in data ....;

2) polizza assicurativa n ....;

3) racc. a/r di denuncia del sinistro all'assicurazione;

4) verbale negativo di mediazione;

Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 si dichiara che il valore del presente procedimento è di Euro ....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

Io sottoscritto ...., nato a ...., il ...., conferisco procura all'Avv. ...., affinché mi rappresenti e difenda nel giudizio di imputazione di cui al presente atto.

Dichiaro altresì di avere ricevuto informativa ex d.lgs. n. 28/2010, così come novellato a seguito della conversione del d.l. n. 69/2013, relativamente ai procedimenti per i quali è obbligatorio esperire il tentativo di mediazione e relativamente ai benefici fiscali connessi con tale procedimento, nonché di aver ricevuto l'informativa ai sensi degli artt. 2 e segg. del d.l. 13 settembre 2014, n. 132, convertito con modifiche dalla l. 10 novembre 2014 n. 162, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita da uno o più avvocati disciplinata dagli art. 2 e segg. del suddetto d.l.

Eleggo domicilio, ai fini del presente giudizio, presso il suo studio professionale in .... alla via ...., e gli conferisco, altresì, ogni più ampia facoltà di legge.

Acconsento, infine, al trattamento dei dati personali per l'espletamento del mandato conferito, ai sensi del d.lgs. 196/2003.

Luogo e data ....

Firma ....

La firma è autografa

Firma Avv. ....

[1] In materia assicurativa la competenza per territorio segue i criteri ordinari dettati dagli artt. 18, 19, 20 e 28 del codice di procedura civile con la concorrenza- salvo diversi accordi tra le parti - del foro del convenuto (sede della persona giuridica), della conclusione del contratto o della esecuzione della prestazione. Nel caso in cui, però, la controversia venga instaurata o sia diretta verso una persona fisica che rivesta la qualità di consumatore, prevale il foro individuato sulla scorta della residenza di quest'ultimo, di natura inderogabile (c.f.r. Cass. III, n. 9922/2010 per cui «Nelle controversie tra consumatore e assicurazione, la competenza è del giudice del luogo in cui il cittadino risiede o ha eletto domicilio nelle controversie. È vessatoria, quindi, la clausola che prevede una diversa località come sede del foro competente, anche se coincidente con uno di quelli individuabili sulla base del funzionamento dei vari criteri di collegamento stabiliti dal codice di procedura civile per le controversie che hanno origine da un contratto»).

[2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.

[3] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[4] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014, conv. con modif., dalla legge 114/2014.

[5] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c.

[6] Cfr. Cass. I, n. 2438/1984; ma vedi anche in senso conforme Cass. III, n. 1875/2000, che ha ribadito tale impostazione con riguardo alla prova del contenuto della polizza, riconoscendo che per determinare il contenuto oggettivo della polizza, il giudice può fare utilmente riferimento anche alle indicazioni contenute nelle ricevute provvisorie rilasciate, a fronte del pagamento del premio, dall'agente munito del potere di rappresentanza.

Commento

Premessa

Il contratto di assicurazione viene tradizionalmente definito quale contratto consensuale, non formale, oneroso a prestazioni corrispettive, di durata, ad esecuzione continuata e di natura aleatorio. Al di là della summa divisio tra contratti del ramo danni e contratti del ramo vita, derivante dalla qualificazione della prestazione dell'assicuratore (cfr. pagamento di un indennizzo in conseguenza di un danno; pagamento di una rendita o di un capitale in concomitanza con un evento della vita umana), l'esigenza moderna di rispondere alle richieste più svariate di copertura del rischio, rende difficile un inquadramento unitario della fattispecie e consente al tempo stesso di qualificare tale tipologia contrattuale come caratterizzata da enorme versatilità.

Secondo una visione (di recente conio) la causa del contratto di assicurazione non potrebbe più ridursi a causa “monista” quale la causa indennitaria (criticata in quanto non capace di interpretare la natura e la funzione del cd. ramo vita), o la causa previdenziale (volta ad assicurare al contraente la soddisfazione di un qualunque bisogno economico sia che derivi da un danno che da un evento della vita umana), o quella che si identifica con l'obbligazione di sicurezza dell'assicuratore (diretta a soddisfare dietro corresponsione del premio l'interesse contrattuale dell'assicurato), ma a causa poliforme rispondente sia alla normativa e disciplina europea (che conosce solo la distinzione Life e Non Life), che alle richieste di prodotti sempre più specifici e conformi alle esigenze del singolo, naturalmente nel rispetto degli elementi fondamentali dettati dalle norme codicistiche.

Elementi del contratto - Forma

Secondo il codice civile il contratto di assicurazione non è un contratto formale richiedendosi la forma scritta ad probationem.

Infatti, l'art. 1888 c.c. prescrive che il contratto di assicurazione deve essere provato per iscritto e la previsione, nella corrente interpretazione giurisprudenziale, si estende anche ai patti successivi/modificativi del contratto (cd. appendici di variazione) che di norma prevalgono sul testo originario ( proprio sul punto di recente, Cass. III, n.12251/2019  secondo cui “Nel caso in cui, in corso di vigenza della polizza, le parti concordino una modifica delle condizioni di assicurazione tramite sottoscrizione di una apposita appendice contenente la locuzione 'con effetto dalle ore 24,00 del …' (nella specie si prevedeva il passaggio da un modello "loss occurance" ad un modello "claims made"), in applicazione dei criteri ermeneutici degli artt. 1362 e 1363 c.c. (che impongono di valutare prioritariamente il senso letterale delle parole usate nell'indagare la comune intenzione delle parti), deve ritenersi che la parti abbiano inteso e voluto modificare la disciplina del rapporto assicurativo con effetto da una certa data, sicché la nuova disciplina può trovare applicazione solamente dalla data della modifica senza possibilità di farla retroagire, in difetto di una espressa previsione in tal senso”).

Tale forma scritta è richiesta anche per il consenso del terzo in caso di assicurazione sulla vita (art. 1919 comma 3), mentre secondo una parte della dottrina non potrebbe estendersi - essendo limitata al solo caso di assicurazione per il caso di morte - all'assicurazione per il caso di vita del terzo.

Ciò non osta a che le parti possano stabilire la forma scritta a pena di validità del contratto con obbligo di inserimento della relativa clausola nella proposta firmata dal contraente e non solo nella successiva polizza (per la regolamentazione delle forme convenzionali cfr. art. 1352 c.c.).

Anche la formazione del contratto di assicurazione risente della necessità della forma ad probationem e costituisce garanzia di stabilità a favore dell'assicuratore.

Infatti, nelle modalità previste dal codice civile per la formazione del contratto (art. 1887), la proposta scritta diretta all'assicuratore e ferma per il periodo di giorni 15 o 30 in caso di visita medica, consente a questi di disporre di un congruo termine per valutare il rischio proposto dall'assicurato onde decidere se assumerlo o meno.

Solo per i contratti di assicurazione sulla vita superiori a sei mesi l'art. 176 Codice delle Assicurazioni prevede - in deroga alla norma appena menzionata - la revocabilità della proposta.

In concreto la proposta è spesso interamente predisposta dall'assicuratore e sottoposta al potenziale cliente dai broker o agenti assicurativi e, dopo essere compilata con i dati utili alla valutazione del rischio e l'attendibilità delle dichiarazioni rese, viene formalmente presentata dall'assicurando.

Di fatto, pertanto, la prassi non conosce contratti assicurativi verbali, soprattutto se si tiene conto della vocazione prevalentemente consumeristica della tipologia di contratto in oggetto, che anzi prevede una forte mitigazione del principio consensualistico nel Codice delle Assicurazioni e propende, addirittura, per vincoli formali diretti ad assicurare la piena consapevolezza del cliente nella conclusione del contratto.

L'art. 166, ad esempio, elenca i criteri di redazione del contratto mentre, l'art. 185 impone alle Compagnie assicurative prima della conclusione del contratto, ed unitamente alle condizioni di assicurazione, una nota informativa avente lo scopo di rappresentare esaurientemente i contenuti della polizza in oggetto la mancata consegna, della quale, può comportare violazione dell'art. 1337 c.c. oltre che sanzioni amministrative da parte degli Organi di Vigilanza in capo alla compagnia assicurativa.

Tale obbligo informativo è stato, di recente, esteso agli intermediari anche al campo della R.C.A. (c.f.r. la nuova legge sulla concorrenza del 2017, l. n. 124 del 4 agosto 2017

art. 1 comma 1 che ha introdotto il nuovo art. 132 bis nel d.lgs. n. 209/2005 -Codice delle Assicurazioni Private).

Quanto alle effettive modalità di prova della conclusione del contratto, si applicano i limiti probatori di cui agli art. 2725 c.c. e al 2729 co. 2 che, tuttavia non sono rilevabili d'ufficio, mentre sempre ammesse sono confessione e giuramento (Trib. Lamezia Terme 30 giugno 2010).

Da ultimo la Suprema Corte di Cassazione ha chiarito che «In tema di prova testimoniale, l'unitarietà della disciplina risultante dagli artt. 2725 c.c. e 2729 c.c. esclude l'esistenza di un diverso regime processuale in ordine al rilievo dell'inammissibilità della prova testimoniale con riferimento ai contratti per i quali la forma scritta sia richiesta “ad probationem” ovvero “ad substantiam”, sicché quando, per legge o per volontà delle parti, sia prevista, per un certo contratto, la forma scritta “ad probationem”, la prova testimoniale (e quella per presunzioni) che abbia ad oggetto, implicitamente o esplicitamente, l'esistenza del contratto, è inammissibile, salvo che non sia volta a dimostrare la perdita incolpevole del documento» (cfr. Cass. III, n. 17986/2014).

Ciò, naturalmente, all'infuori dei casi in cui la mancata disponibilità del documento sia imputabile all'impresa per violazione dei doveri di cui all'art. 1888 c.c.

Per il caso in cui non vi sia contestazione alcuna, la parte che intenda avvalersi di un contratto per ottenerne l'adempimento o rifiutare una prestazione non dovuta a mente di polizza non dovrà esibire alcun documento potendo far leva su quanto stabilito dall'art. 115 c.p.c. (Trib. Lamezia Terme 30 giugno 10 che stabilisce il principio di surroga della non contestazione con le ipotesi di forma scritta ad probationem, diversamente da quelle in cui la forma è prescritta a pena di invalidità; in senso più generale di veda Cass. III, n. 23142/2009; Cass. III, n. 6960/2007).

In ordine alla possibilità di considerare le comunicazioni e-mail alla stregua di una prova scritta ai sensi dell'art. 1888 c.c., la posizione della dottrina prevalente è nettamente contraria, escludendosi radicalmente che essa possa rivestire i contenuti della firma elettronica - neppure debole o semplice, così come definiti dal Codice dell'Amministrazione Digitale - difettando il requisito della “connessione o dell'associazione” tra dati elettronici in funzione dell'identificazione elettronica del dichiarante, mentre la giurisprudenza di merito in una isolata pronuncia ne ha ammesso la possibilità “qualora il giudice lo ritenga” (cfr. Trib. Cassino del 24 febbraio 2009) «acquisendo informazioni presso i providers al fine di verificare la fondatezza della contestazione».

Polizza

La polizza è considerata il documento contrattuale dell'assicurazione, consistente in una scrittura privata sottoscritta dalle parti in uno o più originali sulla base di un modulo di formazione prevalentemente unilaterale (predisposto dall'assicuratore) realizzato solitamente in forza di un questionario compilato dall'assicurato ed allegato alla proposta.

Stante l'onere della prova in capo all'assicurato in caso di sinistro o di evento assicurato di provare il contratto, e la riconduzione dell'evento entro i limiti negoziali di copertura, l'art. 1888 c.c. stabilisce il diritto dell'assicurato a ricevere un documento che sottoscritto dall'assicuratore gli consenta di esercitare i propri diritti assicurativi.

Merita a questo punto un chiarimento la nozione di “documento scritto” cui implicitamente si riferisce l'art. 1888 c.c., da intendersi solo quale polizza sottoscritta dalla parte o altro supporto documentale sottoscritto o anche scritto ed imputabile alle parti del contratto assicurativo.

Orbene, secondo la datata, ma non superata, lettura giurisprudenziale dell'art. 1888 c.c. che perentoriamente si riferisce anche ad “altro documento da lui sottoscritto”, «La polizza costituisce il documento probatorio tipico (anche se non esclusivo) del contratto di assicurazione ed il suo rilascio, che forma oggetto di uno specifico obbligo dell'assicuratore (art. 1888, comma 2, c.c.), presuppone logicamente e giuridicamente l'accettazione della proposta dell'assicurato. Pertanto, nel giudizio intentato da quest'ultimo, la polizza integra un'idonea prova del contratto, anche quando risulti sottoscritto soltanto dall'assicuratore, in quanto documenta, in modo diretto, l'accettazione del medesimo e, in modo indiretto - assumendo al riguardo valore di riconoscimento - la precedente proposta dell'assicurato, mentre la quietanza di pagamento del premio, costituisce solo un ulteriore elemento confermativo del perfezionamento e dell'efficacia del contratto”(cfr. Cass. I, n. 2438/1984).

Costituendo la polizza elemento di prova privilegiato, ma non esclusivo, il requisito della forma scritta ad probationem è soddisfatto ogni qual volta tra polizza e ulteriore documento si realizzi una relatio perfecta, ovverosia quando esista un richiamo di esso, da parte dei contraenti, effettuato sulla premessa della piena conoscenza del contenuto di tale ulteriore documento ed al fine di integrare la disciplina negoziale nella parte in cui nella polizza sottoscritta manchi una diversa regolamentazione, di modo che possa dedursi l'esistenza di un accordo dei contraenti per dare rilievo al suddetto contenuto (cfr. Cass. III, n. 7763/2005).

Il certificato di assicurazione, poi, quale atto sottoscritto dall'assicuratore e rilasciato alla controparte (art. 1888, comma 2, c.c.), fornisce prova documentale del contratto di assicurazione, al pari della polizza, con riguardo alle parti di essa che espressamente riproduca (Cass. I, n. 2322/1990), mentre la possibilità di documenti equipollenti alla polizza - purché tali da integrare o richiamare il contenuto del contratto o delle relative condizioni generali - consente di ritenere documento probatorio anche le cd. note di copertura provvisorie

Invero, con una giurisprudenza di legittimità rimasta invariata negli anni si è condivisibilmente affermato che «In tema di assicurazione, la c.d. nota di copertura può costituire un documento probatorio del contratto già concluso, rivolto a garantirne l'efficacia in attesa del rilascio della polizza, ovvero può evidenziare l'intervento di un accordo provvisorio, diretto a coprire il rischio nelle more dell'”iter” formativo del contratto, ferma restando la libertà delle parti di addivenire o meno alla conclusione dell'affare definitivo; in entrambi i casi, la configurabilità della nota di copertura postula il perfezionarsi dell'accordo delle parti sulla costituzione di un rapporto assicurativo definitivo o provvisorio. Nel primo caso la nota di copertura provvisoria costituisce l'atto scritto documentativo, in via provvisoria, del rapporto assicurativo vincolante per l'assicuratore con la conseguenza che la successiva polizza con la quale si formalizza il rapporto già concluso non può contenere clausole restrittive in contrasto con la nota di copertura provvisoria, e che nel caso di diversa delimitazione del rischio assunto e garantito con la nota è richiesta per la validità della relativa clausola una specifica approvazione per iscritto a norma del comma 2 dell'art. 1341 c.c.» (cfr. Cass. I, n. 9298/1987).

Quanto, poi, ai giudizi di risarcimento dei danni derivanti da circolazione degli autoveicoli la valenza probatoria della polizza ha efficacia differente nei rapporti tra danneggiante e danneggiato e tra danneggiato e compagnia.

Infatti, «mentre nei primi l'esistenza della polizza di assicurazione (che, così come il documento sostitutivo che l'assicuratore è tenuto a rilasciare all'altro contraente ex art. 1888 comma 2 c.c., è una scrittura privata e documento di fede privilegiata, non provenendo da pubblico ufficiale come richiesto dall'art. 2699 c.c.) può essere richiamata in quanto valida, atteso che ai sensi dell'art. 1901 comma 2 c.c. il mancato pagamento dei premi successivi al primo comporta la sospensione della copertura assicurativa dalle ore ventiquattro del quindicesimo giorno dopo quello della scadenza, nei rapporti tra danneggiato ed assicuratore vale, invece, il principio posto dall'art. 7 l. n. 990/ 1969, secondo cui, nei confronti del danneggiato, l'assicuratore è tenuto al risarcimento dei danni per tutto il periodo indicato nella polizza, indipendentemente dalla sua validità, in quanto il certificato di assicurazione attesta verso i terzi l'esistenza della garanzia assicurativa e da questa attestazione nasce l'obbligazione risarcitoria, valevole limitatamente ai rapporti tra terzo danneggiato ed assicuratore che sia stato direttamente convenuto in giudizio» (cfr. Cass. III, n. 10504/2006).

In tema di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile auto, il danneggiato che proponga l'azione diretta contro l'assicuratore, ai sensi dell'art. 18 della l. n. 990 del 1969, di fronte all'eccezione della compagnia di mancanza della copertura assicurativa, ha l'onere di provare, anche a mezzo di testimoni, essendo egli terzo rispetto al contratto assicurativo, che tale danno si è verificato nel periodo di copertura assicurativa; atteso, peraltro, che, in caso di mancato pagamento alla scadenza del premio successivo al primo, l'assicurazione resta sospesa dalle ore ventiquattro del quindicesimo giorno successivo ad essa, il sinistro accaduto nel periodo di sospensione è irrisarcibile dall'assicuratore, stante la mancanza della copertura assicurativa al momento del verificarsi del sinistro, senza che abbia rilevanza il pagamento del premio successivamente effettuato. In sintesi dunque,  se il danneggiato propone l'azione diretta contro l'assicuratore deve provare che tale danno si è verificato nel periodo di copertura assicurativa ( Cass. III, n.10335/2023).

Durata

Secondo l'attuale disciplina dell'art. 1899 c.c. l'assicurazione - ad eccezione delle ipotesi di assicurazioni sulla vita - ha effetto dalle ore ventiquattro del giorno della conclusione del contratto alle ore ventiquattro dell'ultimo giorno della durata stabilita nel contratto stesso.

L'assicuratore, in alternativa ad una copertura di durata annuale, può proporre una copertura di durata poliennale a fronte di una riduzione del premio rispetto a quello previsto per la stessa copertura dal contratto annuale. In questo caso, se il contratto supera i cinque anni, l'assicurato, trascorso il quinquennio, ha facoltà di recedere dal contratto con preavviso di sessanta giorni e con effetto dalla fine dell'annualità nel corso della quale la facoltà di recesso è stata esercitata.

Il contratto può essere tacitamente prorogato una o più volte, ma ciascuna proroga tacita non può avere una durata superiore a due anni.

La disposizione su richiamata al primo comma, in ordine alla possibilità di prevedere una durata pluriennale del contratto di assicurazione ed all'ipotesi di recesso anticipato, ha subito due modifiche legislative: la prima, in forza dell'art. 5 comma 4 del d.l. n. 7 del 31 gennaio 2007 convertito nella l. n. 40 del 2 aprile 2007 e la seconda, in virtù dell'art. 21 comma 3 della l. n. 99/ 2009 con efficacia a partire dalle polizze stipulate dal 15 agosto 2009.

Da ultimo la giurisprudenza di merito ha chiarito in termini applicativi che “In tema di contratti assicurativi poliennali non recedibili dal contraente prima del quinquennio, il principio di correttezza e trasparenza di cui all'art. 183 d.lgs. n. 209/2005, da un lato, e l'obbligo di prova scritta del contratto di assicurazione ex art. 1888 c.c. dall'altro, pongono a carico della compagnia assicuratrice l'onere di indicare nella polizza, in modo chiaro ed esplicito, la riduzione del premio applicata rispetto ad analoga polizza di durata annuale. In difetto, il contraente potrà recedere prima del quinquennio, nulla valendo l'apposizione in calce alla polizza di generiche dichiarazioni dell'assicurato in merito alla consapevolezza della poliennalità del contratto e dell'avvenuta applicazione di una riduzione del premio”  (Tribunale Ancona  II, 19/01/2017, n. 95 ).

Quanto derogabilità della menzionata previsione, mentre l'art. 1932 c.c. esclude la deroga in senso sfavorevole all'assicurato del secondo comma dell'art. 1899 c.c., la giurisprudenza di legittimità ritiene comunemente che la previsione per cui l'assicurazione ha effetto dalle ore 24 del giorno in cui è stato concluso il contratto, in quanto non a presidio di interessi generali e preminenti è derogabile per la volontà delle parti purché la deroga avvenga per iscritto (Cass. III, n. 12305/2005).

Rispetto all'ipotesi di retrodatazione della data di vigenza dell'assicurazione di recente, però, è invalso un orientamento difforme che fonda le proprie radici sulla causa del contratto di assicurazione ovvero la protezione da un rischio.

Invero, già dalla pronuncia della Suprema Corte di Cassazione n. 14410/2011 si è affermato che «La disposizione del comma 2 dell'art. 18 l. 24 dicembre 1969 n. 990 (”ratione temporis” applicabile nella specie, e identica al vigente art. 144 comma 2 d.lgs. 7 settembre 2005 n. 209), che nega all'assicuratore della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli o natanti la facoltà di opporre al danneggiato, il quale agisca direttamente nei suoi confronti, eccezioni derivanti dal contratto o clausole che prevedono eventuali contributi dell'assicurato al risarcimento, concerne le sole eccezioni relative all'invalidità ed all'inefficacia del contratto di assicurazione, mentre non è applicabile per le eccezioni di inesistenza e nullità del contratto stesso, quale quella di nullità per inesistenza del rischio, a norma dell'art. 1895 c.c., che vizia la polizza stipulata per un periodo di tempo antecedente la data della sua sottoscrizione e dopo che il danno si è verificato».

Con l'ulteriore recentissima precisazione che, in materia di assicurazione RCA, in caso di retrodatazione contraffatta della data di vigenza della copertura assicurativa mentre la circostanza rende invalido il rapporto tra assicurato ed assicurazione, essa non può essere utilizzata dall'assicuratore per esimersi dai propri obblighi verso il danneggiato, salvo rivalsa (cfr. Cass. III, n. 6974/2016 per cui «In materia di assicurazione obbligatoria RCA, il contratto concluso dall'agente successivamente alla verificazione del sinistro, mediante rilascio di un certificato assicurativo formalmente valido ma fraudolentemente retrodatato, obbliga parimenti l'assicuratore a risarcire il danneggiato, fatto salvo il diritto del medesimo assicuratore, una volta adempiuta la propria obbligazione nei confronti del terzo, di esperire l'azione di rivalsa nei confronti dell'intermediario infedele e quella di regresso verso l'assicurato»).

Con riguardo, poi, alla prova della disdetta del contratto di assicurazione alla naturale scadenza onde evitarne la proroga tacita (pure ammessa dalla norma citata), secondo la pronuncia più rappresentativa in materia (Cass. III, n. 7278/2001), essa può essere data (a contrario rispetto alle ipotesi di contratti che prevedono la forma scritta ad substantiam) anche a mezzo della dimostrazione di fatti inconciliabili con la volontà di avvalersi della proroga tacita dei contratti ed, invece, espressione di un'intenzione contraria alla prosecuzione del rapporto, e dunque non necessariamente per iscritto.

Viene, infine, ritenuta valida la clausola del contratto di assicurazione che prevede la facoltà da parte dell'assicuratore di disdire il contratto anticipatamente per l'inosservanza da parte dell'assicurato di qualche clausola contrattuale o per il verificarsi del sinistro: in tale caso incombe sull'assicuratore l'onere di restituire la parte di premio riscossa e non fruita.

Polizza all'ordine o al portatore

Come chiarito dalle poche decisioni di legittimità che si sono occupate dell'istituto regolato dall'art. 1889, nel vigente sistema dell'assicurazione contro i danni (nella quale può essere inquadrata l'assicurazione contro i rischi alle merci destinate a ripetuti trasferimenti) è frequente il fenomeno della scissione della figura del contraente da quella dell'assicurato, come si ricava dalle disposizioni contenute negli artt. 1889,1890 e 1891 c.c., le quali consentono di emettere polizze di assicurazione all'ordine ed al portatore e di stipulare contratti di assicurazione in nome altrui e per conto altrui o per conto di chi spetta.

In questi casi, attraverso la circolazione della polizza, si realizza l'effetto della circolazione della prestazione assicurativa, cioè del diritto all'indennità, senza la necessità del trasferimento dell'intero contratto di assicurazione.

Sotto questo aspetto la polizza di assicurazione si configura come titolo improprio (nell'accezione del termine contenuta nell'art. 2002 c.c.), il quale, da un lato, consente al possessore di formulare la richiesta sulla base del possesso del titolo e, dall'altro, non autorizza il debitore a rifiutarsi di pagare se non provando che il possessore del titolo non è il titolare del diritto.

Ne deriva che nell'assicurazione contro i danni con polizza all'ordine, l'assicuratore che si surroga all'assicurato deve dare la dimostrazione di avere pagato l'indennità a colui che era nel possesso giustificato della polizza, per evitare il pericolo di esporre il danneggiante ad un doppio pagamento: una prima volta all'assicuratore, una seconda volta al danneggiato

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La Suprema Corte di Cassazione nella decisione n. 3278/1994 ha chiarito che «L'inquadramento tra i titoli impropri della polizza di assicurazione contro i danni emessa all'ordine di un terzo, comporta che il trasferimento della polizza può avvenire indipendentemente dalla notifica del trasferimento (ex art. 1264 c.c.) all'assicuratore, tuttavia il richiedente l'indennità di assicurazione deve fornire la dimostrazione della qualità di cessionario della polizza e conseguentemente anche l'assicuratore, che agisce nei confronti del danneggiante in surrogazione dell'assicurato, deve fornire la dimostrazione di aver pagato l'indennità a colui che si presentava come legittimo possessore della polizza di assicurazione».

In caso di smarrimento, furto o distruzione della polizza si applicano per l'ammortamento le stesse regole previste per i titoli all'ordine.

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