Comparsa di risposta per risarcimento danni da incendioInquadramentoLe vicende modificative del rischio assicurato implicano, a seconda dell'entità e della consistenza, conseguenze immediate sulla efficacia del contratto assicurativo e impongono precisi obblighi informativi sull'assicurato. Nel presente atto (comparsa di costituzione e risposta), di fronte ad una richiesta di indennizzo per il “rischio incendio” di locali commerciali, la compagnia invoca l'operatività dell'art. 1898 c.c. per esimersi dall'obbligo indennitario, affermando che il cliente non l'aveva immediatamente notiziata della messa in liquidazione della società e del fatto che i locali erano rimasti, da quel momento, pressoché abbandonati e privi di vigilanza e, dunque, maggiormente esposti ad atti vandalici. FormulaTRIBUNALE DI .... [1] COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA Per la società .... [2], C.F. ...., con sede legale in ...., alla via ...., in persona del legale rapp.te p.t., Sig. ...., nato a .... il .... /.... /...., residente in ...., alla via .... n. ...., rappresentata e difesa, come da procura in calce, dall'Avv. .... (C.F. ....) [3], con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. ...., giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax ...., [4] ovvero al seguente indirizzo di PEC .... @ .... [5]. -convenuto- CONTRO la società ...., C.F. ...., con sede legale in ...., alla via .... in persona del rapp.te p.t. Sig. ...., C.F. ...., nato a .... e residente in ...., alla via n. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliato presso il suo studio in ....; -attore- FATTO 1. Con atto di citazione, notificato in data .... /.... /...., parte attrice conveniva in giudizio la .... [6], chiedendone la condanna al pagamento dell'indennizzo, in forza di polizza n. ...., stipulata in data .... /.... /.... per tutti i danni subiti dal proprio locale commerciale causati da un incendio divampato per ragioni ignote in data .... /.... /.... e quantificati in Euro ...., .... 2. Esponeva l'attrice che la ...., a fronte di perizia redatta dal proprio incaricato, non aveva inteso offrire alcuna somma a titolo di indennizzo. 3. Con il presente atto, si costituisce in giudizio la convenuta che impugna tutto quanto ex adverso dedotto e rilevato e insiste per il rigetto della domanda attorea per i seguenti motivi in DIRITTO 1) Sulla modificazione del rischio assicurato La domanda di parte attrice è infondata e deve essere rigettata in quanto non tiene conto degli obblighi che dal contratto di assicurazione sorgono in capo all'assicurato. E invero, il contratto di assicurazione ha come funzione economico sociale il trasferimento di un rischio dal soggetto assicurato all'assicuratore a fronte del pagamento del premio. Coerentemente con tale causa del contratto di assicurazione il codice civile dispone agli artt. 1895 e ss. che l'inesistenza del rischio è causa di nullità del contratto, mentre la cessazione dello stesso comporta lo scioglimento del contratto, salvo il diritto dell'assicuratore al pagamento dei premi finché la cessazione del rischio non gli sia comunicata o sia conoscibile. Oltre che ai fini dell'esistenza del contratto di assicurazione e della sua esecuzione, il rischio incide anche sul quantum del pagamento del premio cui è tenuto l'assicurato, in modo che quanto più grave è il rischio assicurato tanto maggiore deve essere il premio da corrispondere. Gli artt. 1897 e 1898 c.c., nel disciplinare l'ipotesi della diminuzione o dell'aggravamento del rischio, confermano la rilevanza del rischio sia ai fini della conclusione del contratto di assicurazione, sia ai fini della determinazione del premio. La giurisprudenza di legittimità sostiene da tempo che l'art. 1898 c.c. non impone all'assicurato di dare avviso all'assicuratore di ogni mutamento che sia meramente episodico e transitorio, in quanto la norma non riconosce un principio di rigida e assoluta immodificabilità della situazione di fatto esistente al tempo della conclusione del contratto di assicurazione. Di converso, la norma impone all'assicurato l'obbligo di comunicare all'assicuratore solo quei mutamenti sopravvenuti, stabili, cioè non temporanei, e non prevedibili al momento della conclusione del contratto, qualora incidano sull'intensità e sulla gravità del rischio, in modo tale da alterare l'equilibrio tra il rischio stesso ed il premio oltre il limite della normale alea contrattuale (Cass. n. 500/2000). Nel caso di specie, la polizza assicurativa n. .... era stata stipulata tra la .... e la .... in data .... a copertura del rischio di incendio dei locali commerciali, all'epoca utilizzati nello svolgimento della normale attività produttiva della ..... In relazione a tale contratto, l'assicurato risulta chiaramente inadempiente ai propri obblighi, in specie con riguardo all'obbligo di cui all'art. 1898 c.c., in quanto ometteva di notiziare immediatamente l'assicuratore della messa in liquidazione della società e del fatto che i locali erano rimasti, da quel momento, pressoché abbandonati e privi di vigilanza e, dunque, maggiormente esposti ad atti vandalici. Ne consegue che deve trovare applicazione la disciplina dettata dall'ultimo comma del citato art. 1898 c.c., in forza del quale “se il sinistro si verifica prima che siano trascorsi i termini per la comunicazione e per l'efficacia del recesso, l'assicuratore non risponde qualora l'aggravamento del rischio sia tale che egli non avrebbe consentito l'assicurazione se il nuovo stato di cose fosse esistito al momento del contratto”. Pare del tutto innegabile che la .... mai avrebbe potuto assicurare i locali commerciali in questione qualora avesse avuto notizia del loro stato di abbandono e dell'elevatissimo rischio di verificazione di eventi dannosi del tipo di quello verificatosi. Ne consegue che, essendosi il sinistro verificatosi prima che siano trascorsi i termini per la comunicazione, ed essendo l'aggravamento del rischio del tutto abnorme, imprevedibile e permanente, l'assicuratore legittimamente ha rifiutato il pagamento dell'indennizzo richiesto, come riconosciuto dall'art. 1898, ultimo comma, c.c. Tanto premesso e considerato, la ...., rappresentata e difesa come in epigrafe, rassegna le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'On.le Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione, richiesta e conclusione rigettare la domanda attorea perché infondata in fatto e in diritto, con vittoria di spese e compensi. IN VIA ISTRUTTORIA Formulando sin d'ora ogni più ampia riserva di articolazione dei mezzi istruttori [7], nei termini di cui all'art. 183, comma 6, nn. 2 e 3, c.p.c., si offrono in comunicazione, mediante deposito, i seguenti documenti: 1. atto di citazione notificato il ....; 2. contratto di assicurazione; 3. lettera raccomandata a/r di denuncia sinistro e richiesta indennizzo. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Il sottoscritto Sig. .... (C.F.: .... ), nato a ...., il .... e residente in .... alla Via ...., nella qualità di amministratore unico e legale rapp.te della .... (C.F. ....) con sede legale in .... alla Via ...., informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/03 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ....alla Via ...., n. .... Luogo e data .... Sig. .... È autentica Firma Avv. .... [1] In materia assicurativa la competenza per territorio segue i criteri ordinari dettati dagli artt. 18, 19, 20 e 28 del codice di procedura civile con la concorrenza- salvo diversi accordi tra le parti - del foro del convenuto (sede della persona giuridica), della conclusione del contratto o della esecuzione della prestazione. Nel caso in cui, però, la controversia venga instaurata o sia diretta verso una persona fisica che rivesta la qualità di consumatore, prevale il foro individuato sulla scorta della residenza di quest'ultimo, di natura inderogabile (c.f.r. Cass. III, n. 9922/2010 per cui «Nelle controversie tra consumatore e assicurazione, la competenza è del giudice del luogo in cui il cittadino risiede o ha eletto domicilio nelle controversie. È vessatoria, quindi, la clausola che prevede una diversa località come sede del foro competente, anche se coincidente con uno di quelli individuabili sulla base del funzionamento dei vari criteri di collegamento stabiliti dal codice di procedura civile per le controversie che hanno origine da un contratto»). [2] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2, c.p.c. [3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. [4] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax .... ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla l. n. 114/2014. [6] Indicare il nome del convenuto. [7] La comparsa di risposta deve contenere l'indicazione dei mezzi di prova di cui il convenuto intende valersi e i documenti che offre in comunicazione. Tuttavia, l'onere di indicare i mezzi di prova e i documenti non è sancito a pena di decadenza, in ragione della previsione di cui all'art. 184 c.p.c. CommentoPremessa Nel contratto di assicurazione il rischio supera la normale alea caratterizzante le altre operazioni negoziali e costituisce esso stesso la causa del contratto. La sua funzione economico- sociale consiste, infatti, proprio nel trasferimento di esso da un soggetto - assicurato - ad un altro - assicuratore - a fronte del corrispettivo del pagamento del premio. Ne consegue che non è mai consentita la stipulazione dell'assicurazione di quel rischio i cui presupposti causali si siano già verificati al momento della stipula, a nulla rilevando che l'evento - e quindi il concreto pregiudizio patrimoniale - si sia verificato dopo la conclusione del contratto (cfr. Cass., n. 5791/2014 per cui «quel che ha da essere futuro rispetto alla stipula del contratto non è il prodursi del danno civilisticamente parlando, ma l'avverarsi della causa di esso», tanto che «non è mai consentita l'assicurazione di quel rischio i cui presupposti causali si siano già verificati al momento della stipula, a nulla rilevando che l'evento - e quindi il concreto pregiudizio patrimoniale - si sia verificato dopo la stipula del contratto, quando l'avveramento del sinistro non rappresenta che una conseguenza inevitabile di fatti già avvenuti prima di tale momento»). Nozione di rischio, inesistenza originaria e sopravvenuta: effetti Prendendo le mosse dalla più recente descrizione del “rischio” operata dalla Suprema Corte di legittimità (Cass. III, n. 5791/2014), si assume che esso consiste nella generica esposizione di un bene o di un interesse dell'assicurato ad un pericolo. Al momento della conclusione del contratto il rischio viene calato nelle concrete delimitazioni pattiziamente previste ed assume il significato di evento futuro ed incerto, verificatosi il quale, l'assicuratore sarà tenuto al pagamento della propria prestazione indennitaria; ne deriva che, dopo l'eventuale avverarsi dell'evento temuto e descritto in polizza, il rischio non è più presente ed è sostituito dal «sinistro», il quale altro non è che il rischio «avverato». Sul punto, il recentissimo sviluppo dell'analisi delle clausole cd. claims made ha consentito di individuare, quale punto fermo nella corretta identificazione del concetto di rischio, che esso venga conservato anche nei contratti stipulati con questo modello, in quanto essa non concerne le condotte dell'assicurato, tenute nel passato, nella loro pura materialità, ma attiene alla assenza di consapevolezza da parte dell'assicurato del loro carattere colposo e della loro idoneità ad arrecare danno ad altri (cfr. Cass. III, n. 3622/2014; Cass. S.U., n. 9140/2016 per cui «Nell'assicurazione di responsabilità civile l'estensione della copertura alle responsabilità dell'assicurato scaturenti da fatti commessi prima della stipula del contratto non fa venire meno l'alea e, con essa, la validità del contratto, se al momento del raggiungimento del consenso le parti (e, in specie, l'assicurato) ne ignoravano l'esistenza» e ciò ad attestazione dell'assunto per cui la condotta colposa posta già in essere dal danneggiante è solo una componente del rischio, restando invece impregiudicata l'alea dell'avveramento progressivo dell'altro elemento costitutivo dell'impoverimento patrimoniale del danneggiante-assicurato). Sul punto più approfonditamente si veda la formula sulla clausola claims made - validità e meritevolezza. Identificandosi, dunque, il rischio con la causa stessa del contratto di assicurazione, ne discende che l'inconfigurabilità del rischio ancora prima della stipula del contratto (per sua inesistenza originaria o per il venir meno dello stesso) determina la nullità della successiva pattuizione che su di esso dovesse fondarsi (art. 1895 c.c.); mentre, il suo venire meno nel corso del contratto ne determina il suo possibile scioglimento (sub specie di facoltà di ottenerne risoluzione: cfr. art. 1896 c.c.). Sotto il primo profilo, ad esempio, sarebbe nulla ex art. 1895 c.c., per inesistenza del rischio l'assicurazione contro le malattie stipulata da persona in cui la patologia sia già insorta, a nulla rilevando che questa divenga oggettivamente visibile dopo la stipula del contratto; allo stesso modo, sarebbe nulla per inesistenza del rischio l'assicurazione del credito stipulata da chi abbia erogato un mutuo a debitore già insolvente, a nulla rilevando che il fallimento del debitore dell'assicurato sia stato dichiarato dopo la conclusione del contratto; sarebbe nulla, sempre per la stessa ragione, l'assicurazione della responsabilità civile stipulata da persona che abbia già tenuto una condotta illecita, a nulla rilevando che il danno da essa causato sia destinato a prodursi nel futuro. Ugualmente nulle si qualificano quelle clausole di delimitazione del rischio che lo circoscrivono in maniera talmente minuziosa da finire per escluderlo in toto (cfr. Cass. III, n. 8235/2010), come pure si è ritenuto non coperto dalla garanzia un incidente stradale accaduto prima della stipula del contratto assicurativo i cui effetti erano stati pattiziamente retrodatati (cfr. Cass. III, n. 14410/2011). Solo nel codice della navigazione, invece, è ammessa l'assicurazione navale ed aereonautica del rischio putativo (cfr. art. 514 cod. nav.; art. 1021 cod. nav.), ovvero di quel rischio che le parti non sanno se esista ancora o se si sia già verificato. La Suprema Corte di Cassazione ha, poi, chiarito che “l'azione per far dichiarare la nullità del contratto di assicurazione per inesistenza del rischio è imprescrittibile, per contro l'azione per la ripetizione del premio è soggetta a prescrizione ordinaria decennale” (cfr. Cass. I, n. 3332/1959). La dichiarazione di nullità comporta l'obbligo di restituzione delle prestazioni rese, secondo la disciplina generale, salvo la domanda di risarcimento dei danni ex art. 1338 c.c. Quanto, invece, all'ipotesi di cessazione del rischio durante il rapporto, l'art. 1896 c.c. dispone che, se il rischio cessa di esistere dopo la conclusione del contratto stesso, l'assicuratore ha diritto al pagamento dei premi finché la cessazione del rischio non gli sia comunicata o non venga altrimenti a sua conoscenza. I premi relativi al periodo di assicurazione in corso al momento della comunicazione o della conoscenza sono dovuti per intero. Qualora gli effetti dell'assicurazione debbano avere inizio in un momento posteriore alla conclusione del contratto e il rischio cessi nell'intervallo, l'assicuratore ha diritto al solo rimborso delle spese. La norma distingue l'ipotesi della cessazione del rischio dopo la conclusione del contratto e l'inizio della sua operatività (comma 1) e quella intervenuta dopo la conclusione del contratto ma prima del momento di inizio della sua efficacia: in entrambe le ipotesi la norma consente la risoluzione del contratto con effetto ex nunc, inquadrabile, secondo la dottrina più consolidata, nello schema della risoluzione per impossibilità sopravvenuta della prestazione ex art. 1463 c.c. La differenza tra le due ipotesi descritte dalla norma codicistica riguarda essenzialmente il diritto dell'assicuratore al pagamento del premio: nel primo caso, l'assicurato è tenuto al versamento del premio fino al momento in cui comunica all'assicuratore la vicenda estintiva del rischio, rimanendo altrimenti in vita il contratto (anche se vedi contra: Cass. I, n. 6212/1985) con i suoi relativi obblighi; nel secondo caso, l'assicuratore ha diritto unicamente al rimborso delle spese sostenute per la conclusione del contratto. In giurisprudenza sono state ritenute ipotesi di cessazione del rischio idonee a causare lo scioglimento del contratto, ex art. 1896 c.c. 1) nell'assicurazione della R.C. Auto, la vendita del veicolo senza che l'alienante trasferisca la polizza su altro veicolo di sua proprietà, sempre che il contratto di assicurazione non sia stato ceduto in uno con la vendita del veicolo (Cass. I, n. 2523/1983); 2) nell'assicurazione stipulata per conto altrui o per conto di chi spetta, il rifiuto dell'assicurato (ovviamente diverso dal contraente) di profittare del contratto (Cass. I, n. 1150/1977). Secondo una parte della giurisprudenza di merito (Trib. Roma 6 giugno 1998), e per la più diffusa giurisprudenza di legittimità, non costituisce cessazione del rischio, e quindi causa di scioglimento del contratto di assicurazione della responsabilità civile dipendente dall'esercizio di una attività commerciale, la cessione dell'azienda, poiché il trasferimento di essa comporta la cessione ope legis dei contratti stipulati per il suo esercizio (ma, contra, Cass. III, n. 22649/2008). Quanto alle formalità dell'onere informativo della cessazione del rischio, si ritiene nella giurisprudenza di merito che la denuncia di cessazione del rischio non debba avvenire in forma scritta (cfr. Trib. Massa 24 maggio 2015, n. 451) e che non appartiene alla sfera degli atti negoziali, bensì a quella dei meri atti giuridici, tanto che per verificarne la tempestività occorre far riferimento al momento della sua emissione e non a quello della sua comunicazione, non potendosi qualificare quale atto recettizio (App. Milano 24 maggio 1994). Diminuzione del rischio La caratteristica aleatorietà del contratto di assicurazione non fa venir meno il suo carattere sinallagmatico: durante tutta la durata del contratto, infatti, deve essere mantenuta la proporzione tra entità del rischio assicurato e ammontare del premio versato. La disciplina degli artt. 1897 e 1898 c.c. supplisce parzialmente all'inapplicabilità al contratto di assicurazione della disciplina generale sulla risoluzione per onerosità sopravvenuta (cfr. art. 1469 c.c.), e detta regole specifiche in ordine al pagamento del premio ed alla prosecuzione del contratto. Per diminuzione del rischio si intende la perdita di intensità della probabilità che il rischio si verifichi e deve assumere in caratteri della stabilità e della durevolezza. L'art. 1897 c.c. impone all'assicurato l'onere informativo di notiziare l'assicuratore della diminuzione dell'alea e dal ricevimento della comunicazione decorre il termine bimestrale per il recesso, mentre lo stesso ha effetto dopo un mese (art. 1897 c.c. comma 2), e ciò per dare la facoltà alla parte assicurata di provvedere medio tempore ad altra copertura assicurativa. L'alternativa al recesso dell'assicuratore - ovvero all'ipotesi di non convenienza della prosecuzione del rapporto - è la diminuzione del premio a decorrere dalla scadenza del premio o della rata di premio successiva alla comunicazione della diminuzione. Tali disposizioni risultano inderogabili ai sensi dell'art. 1932 c.c., se non in senso più favorevole all'assicurato, con conseguente sostituzione di diritto delle clausole convenzionali difformi con le corrispondenti disposizioni di legge. La medesima ratio sottende alla disciplina speciale in materia di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, alla quale ai sensi dell'art. 1886 c.c., si applicano, in difetto di norme speciali, le disposizioni del c.c. in materia di assicurazione, e per la quale «trova applicazione la regola di cui all'art. 1897 c.c. - secondo cui le circostanze sopravvenute che comportano una diminuzione del rischio assumono rilevanza ai fini della diminuzione del premio solo dopo che siano state portate a conoscenza dell'assicuratore - disciplina non derogata da disposizioni d.P.R. 30 giugno 1965 n. 1124 o della tariffa dei premi approvata con d.m. 10 dicembre 1971 (confermata - fatta eccezione per il § 9 - dal d.m. 14 novembre 1978), non incompatibile con le caratteristiche delle assicurazioni sociali, poiché il temperamento del principio di corrispettività tra premio e rischio risponde ad esigenze di prevedibilità degli accantonamenti necessari proprie dell'organizzazione finanziaria dell'impresa assicuratrice che non sono estranee all'assicuratore ente pubblico; ferma restando, tuttavia, l'esclusione della facoltà di recesso dell'assicuratore, ugualmente prevista dall'art. 1897, incompatibile con il carattere obbligatorio delle assicurazioni sociali. Né un principio relativo all'operatività delle variazioni del rischio sul diritto ai premi a prescindere dalla conoscenza delle stesse da parte dell'assicuratore può desumersi dalla regola dell'art. 12, comma 5, del d.P.R. n. 1124/1965, secondo cui, in caso di ritardata denuncia della cessazione del lavoro, sussiste l'obbligo del pagamento del premio solo fino al decimo giorno successivo a quello dell'evento, poiché questa disposizione non prevede una sanzione per un caso particolare di ritardata denuncia, bensì un'attenuazione della regola codicistica, giustificata dall'entità delle conseguenze della cessazione del rischio in confronto a quelle della semplice diminuzione (Cass. sez. lav., n. 2646/1996). Infine, diverse dalla diminuzione del rischio sono le conseguenze della diminuzione di valore della cosa assicurata, regolata dalla diversa fattispecie dell'art. 1909 c.c. La diminuzione del rischio attiene al sinistro ed implica la minore probabilità del suo verificarsi, mentre la diminuzione del valore della cosa assicurata non incide sul rischio, ma importa applicazione del principio indennitario che ha il suo fondamento nella perfetta corrispondenza fra valore assicurato e assicurabile (cfr. Cass. I, n. 3740/1954). Aggravamento del rischio Presupposto fondamentale affinché possa verificarsi questa causa sopravvenuta di inoperatività della garanzia, è la circostanza che l'aggravamento del rischio deve essere tale che l'assicuratore non avrebbe consentito alla stipulazione dell'assicurazione se il nuovo stato di cose fosse esistito al momento del contratto (cfr. art. 1898, ultimo comma); nel caso in cui, invece, l'aggravamento de quo, conosciuto dall'assicuratore solo a sinistro avvenuto, non sarebbe stato tale, ove conosciuto al momento della conclusione del contratto, da indurlo a non garantire il rischio, bensì solo a far sì che venisse richiesto all'assicurato un premio maggiore, la somma dovuta dall'assicuratore sarà ridotta in ragione del rapporto tra il premio stabilito nel contratto e quello che sarebbe stato fissato se il maggior rischio fosse esistito al tempo del contratto stesso. È richiesta, infatti, per l'operatività della norma, una gravità eccezionale tale da alterare l'equilibrio tra rischio e premio oltre il limite della normale alea contrattuale (cfr. Cass. III, n. 2115/1996), così che non tutte le circostanze modificative del rischio assunto vanno comunicate all'assicuratore, ma solo anormali e non prevedibili (Trib. Napoli 9 aprile 1984), restando privo di rilevanza il mutamento che sia meramente episodico e transeunte (Cass. I, n. 3562/1987; Cass. III, n. 500/2000). In tale contesto, gioca un ruolo importante il questionario predisposto dall’assicurazione al momento dell’assunzione del rischio. La predisposizione di un questionario da parte dell'assicuratore, benché non abbia la funzione di tipizzare le possibili cause di annullamento del contratto di assicurazione per dichiarazioni inesatte o reticenti, evidenzia tuttavia l'intenzione dell'assicuratore di annettere particolare importanza a determinati requisiti e richiama l'attenzione del contraente a fornire risposte complete e veritiere sui quesiti medesimi e, quindi, dev'essere valutata dal giudice in sede di indagine sul carattere determinante, per la formazione del consenso, dell'inesattezza o della reticenza, cosi che è sufficiente che l'assicuratore chieda all'assicurato di denunciare ogni possibile situazione che possa aumentare il rischio o concretizzarlo del tutto Cass. III, n.8895/2020. Rimane, in ogni caso, distinto il caso di inoperatività della polizza da quello dell'aggravamento del rischio che consente di sciogliersi dal contratto. Invero, come emerso in un caso pratico esaminato dalla giurisprudenza di merito (Trib. Varese 08 ottobre 1999), nell'ambito di una polizza infortuni stipulata per i sinistri che dovessero occorrere nello svolgimento delle attività professionali principali e secondarie, e di ogni altra attività che l'assicurato svolga senza carattere di professionalità, purché comune alle normali evenienze della vita privata e sociale, nel caso di sinistro verificatosi in una fattispecie diversa da quelle che costituivano oggetto del contratto, «non vale l''ipotesi di aggravamento del rischio ex art. 1898 c.c., con la conseguente operatività del contratto sia pure a condizioni diverse. Ed invero le ipotesi di aggravamento del rischio concernono mutamenti delle circostanze di fatto inerenti alla persona dell'assicurato o all'ambiente in cui esso opera, tali da modificare, aggravandolo, il rischio, in modo tale che se il nuovo stato di cose fosse stato conosciuto dall'assicuratore al momento della conclusione del contratto, l'assicuratore avrebbe consentito l'assicurazione per un premio più elevato». L'esclusione, poi, dell'indennizzo non può prescindere dall'accertamento positivo, riservato al giudice di merito, circa il fatto che, conosciuto il nuovo stato delle cose, l'assicuratore non avrebbe concluso il contratto (in questo senso, tra le tante Cass. III, n. 500/2000; Cass. I, n. 3563/1987). Nelle ipotesi di modifica dello stato dei luoghi, i contratti di assicurazione stipulati con specifico riferimento ad una data ubicazione dell'attività assicurata devono essere quanto meno rinegoziati, fermo restando il diritto di ognuna delle parti di recedere, dimostrando il mutamento del rischio assicurato (cfr. Cass. III n. 22649/2008). Anche nel caso dell'aggravamento del rischio, determinante appare la buona fede dell'assicurato nell'espletamento dei suoi obblighi informativi. Invero, conosciuta la modificazione in peius del rischio, l'assicuratore ha la facoltà di recedere dal contratto dandone comunicazione per iscritto all'assicurato entro un mese dal giorno in cui ha avuto l'avviso o ha avuto in altro modo la conoscenza dell'aggravamento. Il termine di trenta giorni menzionato al comma 2 dell'art. 1898 c.c. è un termine di decadenza, nel senso che, in caso non fosse rispettato, il recesso sarebbe inefficace (Cass. I, n. 374/1966), e ciò in ossequio all'espressa menzione dell'art. 1932 c.c. Esso, infatti, non può essere derogato se non in favore dell'assicurato, ovvero può convenzionalmente essere fissato solo in misura minore ma non maggiore, in quanto in quest'ultimo caso amplierebbe lo stato di incertezza dell'assicurato sull'efficacia del contratto a danno di quest'ultimo. Il recesso dell'assicuratore ha effetto immediato, ove l'aggravamento dovesse essere tale che, conosciuto tale rischio, l'assicuratore non avrebbe stipulato il contratto; altrimenti il suo effetto è differito di quindici giorni. In ogni caso, spettano all'assicuratore i premi relativi al periodo di assicurazione in corso al momento in cui è stata data la comunicazione di recesso. Ancora, se il sinistro si verifica prima che siano trascorsi i termini per la comunicazione e per il recesso, l'assicuratore è esonerato dal versamento dell'indennizzo nel caso in cui, conosciuto il rischio più grave, non avrebbe stipulato il contratto; altrimenti, risponde in misura minore in proporzione al rapporto tra premio stabilito in contratto e quello che sarebbe fissato se il maggior rischio fosse esistito ab origine. |