Comparsa di risposta per inadempimento dell'obbligo di salvataggioInquadramentoL'obbligo di salvataggio, quale espressione del dovere di cooperazione delle parti nel contratto assicurativo, opera non solo quando il danno si è ormai prodotto, ma anche in una fase antecedente allo stesso, cioè quando vi è solo il rischio del suo verificarsi, tanto che l'assicurato è gravato dall'obbligo anche di adoperarsi al fine di prevenirlo o di limitarne le conseguenze. Nel presente atto la compagnia chiamata a rispondere dell'indennizzo della polizza contro i danni contratta da un commerciante, contesta il fondamento del diritto dell'assicurato proprio allegando e chiedendo di provare che questi, una volta verificatosi il sinistro (allagamento), non aveva rimosso la merce dai locali commerciali, favorendo così il peggioramento dei danni ad essa poi verificatisi. FormulaTRIBUNALE DI.... [1] COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA La .... srl [2](C.F....), con sede legale in....alla via .... in persona del legale rapp.te p.t., Sig. ........ nato a .... il ..../.../.... residente in .... alla via .... n. .... rappresentata e difesa dall'Avv. .... (C.F....) [3], con domicilio eletto in .... alla via .... n.... presso lo studio dell'Avv. ........ giusta procura in calce al presente atto, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax ........ [4], ovvero al seguente indirizzo di PEC ....@.... [5]. -convenuto- CONTRO Il Sig. .... C.F. .... nato a .... e residente in .... alla Via n. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliato presso il suo studio in ....; -attore- PREMESSO CHE: 1. Con atto di citazione notificato in data.... il Sig.....conveniva in giudizio la .... al fine di sentirla condannare al pagamento della somma di.... a titolo di indennizzo dovuto per la realizzazione del rischio di danneggiamento di .... coperto dalla polizza n.....; 2. A tal fine, esponeva l'attore che, in data.... alle ore.... si verificava il rischio garantito e, sebbene avesse provveduto alla denuncia del sinistro nei termini previsti dalla legge, la convenuta....s.p.a. non provvedeva a corrispondere quanto dovuto; 3. Con il presente atto si costituisce la ....s.p.a., che impugna tutto quanto ex adverso dedotto e rilevato e insiste per il rigetto della domanda attorea per i seguenti motivi in: DIRITTO DELL'INADEMPIMENTO DELL'OBBLIGO DI SALVATAGGIO L'art. 1914 c.c. prevede testualmente che l'assicurato deve fare tutto quanto gli è possibile per evitare o diminuire il danno. Tale condotta, secondo l'orientamento dottrinale e giurisprudenziale prevalente, assume rilievo non solo in una fase successiva al verificarsi del sinistro, cioè quando il danno si è ormai prodotto, ma anche in una fase antecedente allo stesso, cioè quando vi è solo il rischio del suo verificarsi. Ne deriva che l'assicurato che intende conservare il proprio diritto all'indennizzo non ha solo l'obbligo di compiere tutte le azioni dirette a limitare il danno, se il sinistro si è già verificato, ma ha anche quello di adoperarsi al fine di prevenirlo. Nel caso di specie l'attore, nonostante l'evidente allagamento dei propri locali, non aveva provveduto a rimuovere tempestivamente la merce ivi riposta, con la conseguenza che la stessa risultava irrimediabilmente danneggiata. Tale intervento, invero, ove tempestivamente realizzato, avrebbe consentito all'attore di evitare, o comunque limitare fortemente il danneggiamento della propria merce. E' orientamento costante della giurisprudenza che si configura inadempimento dell'obbligo di salvataggio ex artt. 1914 e 1915 c.c. solo con riguardo a quegli interventi che, inserendosi nel processo causale, risultano idonei ad impedire la produzione (fin tutto o in parte) o il completamento del danno [6]. In questo senso, la tempestiva rimozione della merce dai locali allagati avrebbe, come dimostrato da perizia versata in atti, certamente evitato la produzione del danno. L'omessa adozione di tale intervento è imputabile all'attore a titolo di dolo [7]. Nel caso di specie, il Sig..... ben conosceva la sussistenza di un obbligo di salvataggio, in quanto accanto alla previsione legale, l'obbligo di “compiere tutte le azioni possibili al fine di evitare o limitare il danno” era espressamente previsto dalla clausola n..... del contratto di assicurazione per cui è causa. Pertanto, attesa la natura dolosa dell'inadempimento dell'obbligo di salvataggio, al sig..... nessun indennizzo è dovuto. In subordine, quand'anche l'On.le Tribunale adito ritenesse non sussistente l'elemento soggettivo del dolo, deve comunque evidenziarsi che secondo la prevalente giurisprudenza di legittimità l'inadempimento si presume colposo [8] (ex multis Cass. III sez. n. 1196/89). In questo caso, dall'inosservanza colposa dell'obbligo di salvataggio, l'art. 1915 co. 2 c.c. fa discendere solo la liberazione parziale dell'assicuratore dalla sua obbligazione, con la conseguenza che grava sul medesimo l'onere di provare l'entità del pregiudizio sofferto per effetto dell'omesso intervento dell'assicurato. Nel caso di specie, l'intempestiva rimozione della marce dai locali allagati comportava un deterioramento della merce nella misura di.... come da perizia versata in atti, per cui compete all'attore, al più, la somma di Euro.... in ragione della riduzione dell'indennità in cui incorre a seguito del pregiudizio subito dalla convenuta. Tanto premesso e considerato, .... rappresentato e difeso come in epigrafe, rassegna le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'On.le Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione, richiesta e conclusione: - rigettare la domanda attorea perché infondata in fatto e in diritto; - in estremo subordine, accertare e dichiarare che la convenuta, per effetto dell'inadempimento dell'obbligo di salvataggio, ha subito un pregiudizio di.... per cui l'indennizzo eventualmente dovuto all'istante va quantificato nella misura di....; - con vittoria di spese e compensi. IN VIA ISTRUTTORIA Chiede ammettersi prova testimoniale sui seguenti capitoli di prova e per i testi a fianco di ciascuno indicati: 1) «Vero che l'assicurato tardava nel rimuovere la merce dai locali allagati» – Sig. .... 2) «Vero che ....» – Sig. .... 3) «Vero che ....» – Sig. .... Si allegano: 1. atto di citazione notificato il....; 2. contratto di assicurazione n....; 3. perizia sulla merce danneggiata Luogo e data.... Firma Avv.... [1] In materia assicurativa la competenza per territorio segue i criteri ordinari dettati dagli artt. 18,19,20 e 28 del codice di procedura civile con la concorrenza- salvo diversi accordi tra le parti – del foro del convenuto ( sede della persona giuridica), della conclusione del contratto o della esecuzione della prestazione. Nel caso in cui, però, la controversia venga instaurata o sia diretta verso una persona fisica che rivesta la qualità di consumatore, prevale il foro individuato sulla scorta della residenza di quest'ultimo, di natura inderogabile (cfr. Cass. III, n. 9922/2010 per cui « Nelle controversie tra consumatore e assicurazione, la competenza è del giudice del luogo in cui il cittadino risiede o ha eletto domicilio nelle controversie. È vessatoria, quindi, la clausola che prevede una diversa località come sede del foro competente, anche se coincidente con uno di quelli individuabili sulla base del funzionamento dei vari criteri di collegamento stabiliti dal codice di procedura civile per le controversie che hanno origine da un contratto »). [2] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2. [3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. [4] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45 bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. [6] Cfr. Cass. III, n. 15458/2008. [7] Secondo orientamento ormai costante, affinché possa ritenersi integrato il dolo dell'assicurato ex art. 1915 c.c. non è necessario che l'assicuratore provi lo specifico e fraudolento intento di arrecargli un danno, ma è sufficiente la consapevolezza da parte dell'assicurato dell'obbligo previsto dalla norma e la cosciente volontà di non osservarlo (infra alios, Cass. n. 3264/2016). [8] Ex multis Cass. III, n. 1196/1989). CommentoPremessa L'assicurazione contro i danni, nell'ambito della quale disciplina viene annoverato l'obbligo di salvataggio gravante in capo all'assicurato, risponde al principio della proporzione tra premio ed indennizzo, in virtù del quale l'assicuratore è chiamato a rispondere del danno effettivamente subito, senza che il verificarsi dell'evento dannoso possa mai risolversi in un'occasione di lucro per il primo. Proprio perché il rischio coperto dal contratto di assicurazione contro i danni è quello che esula dal controllo umano, infatti, il legislatore ha imposto all'assicurato, una volta venuto a conoscenza del verificarsi dell'evento dannoso, di fare tutto quanto gli è possibile per evitarne o diminuirne le conseguenze. Ratio e presupposti dell'obbligo di salvataggio. L'art. 1914 c.c. impone all'assicurato, che intenda conservare il diritto all'indennizzo, di compiere tutte le azioni dirette a limitare od ad impedire le conseguenze dannose del sinistro, sia che esso, dunque, si sia già verificato, sia che non sia ancora occorso. Nella dottrina prevalente, infatti, si afferma che l'obbligo di salvataggio possa assumere un duplice contenuto, a seconda che lo si rapporti cronologicamente al verificarsi del sinistro: a) prima del sinistro, esso ha ad oggetto l'adozione di sforzi idonei per prevenirlo, e costituisce un corollario del principio indennitario: se, infatti, fosse consentito all'assicurato disinteressarsi della custodia delle cose assicurate, fidando sulla corresponsione dell'indennizzo da parte dell'assicuratore, il rischio diverrebbe indifferente per l'assicurato; b) dopo il sinistro, l'obbligo di cui all'art. 1914 c.c. ha ad oggetto l'adozione di sforzi idonei a limitare il danno, e costituisce applicazione del generale principio di cui all'art. 1227, comma 2, c.c. In materia di contratto di assicurazione vanno considerati di salvataggio (ai sensi dell'art. 1914 c.c.) gli interventi che, inserendosi nel processo casuale, risultano idonei ad impedire la produzione (fin tutto o in parte) o il completamento del danno (cfr. Cass. III, n. 15458/2008). Quanto alla sua reale natura, a dispetto della qualificazione del codice e della prevalente opinione della giurisprudenza (ex multis, Cass. III, n. 5435/2005; Cass. III, n. 3044/1997; per la giurisprudenza di merito, nello stesso senso, Trib. Roma 18 febbraio 2000; Trib. Genova 13 febbraio 1999), autorevoli posizioni dottrinali intendono, piuttosto che la condotta richiesta a carico dell'assicurato dall'art. 1914 c.c. debba identificarsi quale “onere”, in quanto costituisce un adempimento necessario per far valere il diritto all'indennizzo. La questione, pervero, non è di scarso rilievo, se solo si osservi che, come noto, le conseguenze della violazione dell'onere prescindono dalla sussistenza dell'elemento soggettivo (quanto meno) della colpa, al contrario delle conseguenze della violazione dell'obbligo. Di qui la posizione della giurisprudenza prevalente che propende per la qualificazione di una condotta corrispondente al termine usato dal legislatore (“obbligo”) visto che gli art. 1914 c.c. e 1915 c.c. diversificano le ricadute dell'omessa protezione delle conseguenze dell'evento dannoso, proprio a seconda dell'elemento soggettivo. In ogni caso, quanto all'elemento oggettivo, vanno considerati di salvataggio (ai sensi dell'art. 1914 c.c.) gli interventi che, inserendosi nel processo casuale, risultano idonei ad impedire la produzione (fin tutto o in parte) o il completamento del danno (cfr. Cass. III, n. 15458/2008), e tra di essi anche l'omessa proposizione di azioni giudiziarie di natura cautelare, dirette a descrivere la condizione delle cose assicurate al momento del verificarsi del sinistro ( cfr. ancora Cass. III, n. 15458/2008 per cui « L'omesso ricorso, da parte dell'assicurato ed a seguito del verificarsi del sinistro, allo strumento dell'accertamento tecnico preventivo ex art. 696 c.p.c. configura una sostanziale inosservanza dell'obbligo di salvataggio gravante sull'assicurato ai sensi dell'art. 1914 c.c., anche nel quadro di una interpretazione − coerente con il generale equilibrio del rapporto contrattuale e con i principi di correttezza e buona fede che devono orientare le condotte delle parti nei rapporti contrattuali − della clausola del contratto assicurativo che fa obbligo all'assicurato di "conservare le tracce ed i residui del sinistro sino alla liquidazione del danno »). Mentre, però, il dovere di evitare il danno si concretizza in un contegno commissivo od omissivo che si colloca utilmente nella fattispecie potenzialmente causativa del danno, valendo ad evitarlo, quello di diminuire il danno si riferisce ad un azione od omissione che, inserendosi nella serie causale quando il pregiudizio già si è determinato, ne impedisce la crescita ulteriore, sicché non è riconducibile all'ipotesi dell'art. 1914 c.c. un eventuale comportamento assunto dall'assicurato in sede di stipulazione del contratto, il quale può rilevare, invece, ai sensi dell'art. 1893 o dell'art. 1898 c.c. (Cass. III, n. 14992/2016; Cass. III, n. 29209/2008). Viceversa, nell'ambito dell'assicurazione per la responsabilità civile ( cui pure il presente obbligo è applicabile), esso impone all'assicurato di evitare di resistere al giudizio promosso contro di lui dal terzo danneggiato, quando da tale resistenza non possa ricavare alcun beneficio (cfr. Cass. III, n. 5479/2015; Cass. III, n. 13958/2007; Cass. III, n. 667/2016) pena la perdita dell'indennizzo (cfr. Cass. III, n. 667/2016 per cui «Nell'assicurazione di responsabilità civile, l'assicurato non ha diritto sempre e comunque alla rifusione da parte dell'assicuratore delle spese sostenute per resistere all'azione del terzo danneggiato, ai sensi dell'art. 1917, comma 3, c.c.; tale diritto deve infatti escludersi quando l'assicurato abbia scelto di difendersi senza averne l'interesse né potendone ritrarre utilità, ovvero in mala fede, ovvero abbia sostenuto spese sconsiderate. L'obbligo di salvataggio di cui all'art. 1914 c.c. si applica anche al contratto di assicurazione della responsabilità civile, ed in tal caso impone all'assicurato di evitare di resistere al giudizio promosso contro di lui dall'assicurato, quando da tale resistenza non possa ricavare beneficio alcuno”; ma vedi anche nella giurisprudenza di merito Tribunale Modena, 8 gennaio 2016, n. 47 per cui » La domanda di rifusione, da parte dell'assicuratore, delle spese sostenute dall'assicurato per resistere all'azione del danneggiato, disciplinata dall'art. 1917, comma 3 c.c., non trova accoglimento quando l'assicurato non si sia astenuto dal difendersi in giudizio senza avere alcun interesse a farlo, ponendosi così in contrasto con i doveri di correttezza e buona fede che impongono al creditore di non aggravare ulteriormente la situazione del debitore e, nello specifico, con il dovere dell'assicurato, ex art. 1914 c.c., di evitare o diminuire il danno, costituito anche dal rischio di sostenere le spese di resistenza in un giudizio »). Le spese rimborsabili. L'attivazione dell'obbligo di salvataggio garantisce all'assicurato il rimborso delle spese sostenute in proporzione al valore delle cose assicurate al momento del sinistro, e ciò anche se il loro ammontare, in uno a quello del danno, superi il valore delle cose assicurate, e se lo scopo di conservare l'integrità dei beni assicurati non sia riuscito. Unico limite a tale obbligo dell'assicuratore è che le spese non siano state fatte “inconsideratamente”. Il termine contenuto nei commi 2 e 3, secondo alcuni, fa riferimento alla colpa grave, e l'onere di provare l'inconsideratezza spetta all'assicuratore. Secondo, però, l'opinione prevalente, l'avverbio si riferisce alla colpa lieve, e cioè all'inosservanza dei canoni di comportamento del buon padre di famiglia (cfr. Cass. III, n. 1749/2015 « In tema di contratto d'assicurazione, individuato il rischio assicurato, vanno considerati di salvataggio (art. 1914 c.c.) gli interventi che, inserendosi nel processo causale, risultano idonei ad impedire la produzione (in tutto o in parte) o il completamento del danno, con diritto di rivalersi nei confronti dell'assicuratore delle spese a tale scopo affrontate o del danno dall'assicurato subito per il salvataggio (diritto autonomo ed indipendente dal credito indennitario), anche quando, aggiungendosi al danno prodotto da sinistro, viene in tal modo a risultare superata la somma assicurata, ed anche se l'attività di salvataggio non sortisce buon esito, sempre che le dette spese e tali danni risultino, rispettivamente, effettuate "non sconsideratamente" e conseguenti a condotta conforme al canone della diligenza del buon padre di famiglia »). Per l'applicazione in materia di assicurazione contro il furto si veda la pronuncia della Cass. III, n. 2909/2002 secondo la quale l'obbligo di salvataggio che incombe sull'assicurato comporta che questi debba adoperarsi con la diligenza del buon padre di famiglia per il recupero del bene rubato, e che tale dovere permanga anche nel corso del giudizio intentato contro l'assicuratore per conseguire l'indennizzo e quella (Cass. I, n. 4786/1984) che fa rientrare tra le spese indennizzabili quelle derivanti da una condotta preventiva dell'assicurato diretta ad evitare il furto, anche se tale da provocare danni gravi all'atto dell' avveramento del rischio (« In caso di furto di veicolo, che sia stato sottratto e poi abbandonato dal ladro con il motore fuso, in conseguenza del fatto che l'assicurato, per evitare l'evento, aveva provveduto a svuotare il radiatore dell'acqua, il suddetto guasto deve essere rimborsato all'assicurato medesimo, indipendentemente dal fatto che non sia compreso nel rischio assicurato, a meno che l'assicuratore non fornisca l'indicata prova »). Rimangono, viceversa, a carico dell'assicurato le spese che questi abbia tralasciato di curare “ab origine” per la tutelare le cose assicurate, ed abbia sostenuto solo dopo il verificarsi del sinistro (Cass. III, n. 83/2004). Il debito dell'assicuratore contro i danni è debito di valore e non di valuta, perché oggetto dell'assicurazione è il risarcimento del danno sofferto dall'assicurato, anche nell'ipotesi che la prestazione indennitaria sia il rimborso di una somma di danaro, spesa dal creditore per evitare o ridurre la perdita del bene assicurato (cosiddetta spesa di salvataggio: artt. 1914 c.c. e 534 c. nav.). Pertanto, anche se la lesione patrimoniale consiste nella erogazione di una determinata somma di denaro, l'obbligazione non si trasforma in debito di valuta e l'integrale ripristino del patrimonio del danneggiato, cui il risarcimento è predisposto, può essere conseguito solo computando la svalutazione intervenuta fra il momento della erogazione della somma e quello della liquidazione del danno (cfr. Cass. I, n. 5437/1984). Il diritto al rimborso delle spese rientra tra “gli altri diritti derivanti dal contratto di assicurazione”, e dunque, in applicazione dell'art. 2952 c.c. si prescrive in due anni dal giorno in cui si è verificato il fatto su cui il diritto si fonda (Cass. III, n. 11052/2002; Cass. III, n. 3913/2010; ma contra vedi Trib. Roma, 14 settembre 2001). In tema di assicurazione marittima, infine, l'art. 534, comma 2, c. nav. consente alle parti, in deroga al disposto dell'art. 1914, comma 2, c.c., di pattuire che le spese fatte dall'assicuratore solo per quella parte che, unita all'ammontare del danno da risarcire, non supera la somma assicurata. Tale clausola non deve essere approvata specificamente per iscritto, ai sensi degli art. 1341 e 1342 c.c., non avendo natura di clausola limitativa della responsabilità dell'assicuratore, ma fissando semplicemente il contenuto ed i limiti della garanzia assicurativa (cfr. Cass. I, n. 3835/1984). Inadempimento dell'obbligo di salvataggio Le conseguenze dell'inadempimento dell'obbligo di salvataggio sono dettate dall'art. 1915 c.c., il quale distingue, come anticipato, l'omissione dolosa da quella colposa. Nel caso di omissione dolosa l'assicurato perde il diritto all'indennizzo, ed è pacifico che a tal fine non è necessaria l'intenzione di frodare l'assicuratore, ma è sufficiente la coscienza e la volontà di omettere l'avviso, pur sapendo che il sinistro si sia verificato (Cass. III, n. 5435/2005; Cass. III, n. 14579/2007; Cass. III, n.24210/2019). Tale orientamento continua a ricevere conferma dalla più recente giurisprudenza in materia: “l'inosservanza, da parte dell'assicurato, dell'obbligo di dare avviso del sinistro, secondo le specifiche modalità ed i tempi previsti dall'art. 1913 c.c., ed, eventualmente, dalla polizza, ai fini della perdita del diritto all'indennità assicurativa per condotta dolosa ai sensi dell'art. 1915 c.c., non richiede lo specifico e fraudolento intento di arrecare danno all'assicuratore, essendo sufficiente la consapevolezza dell'obbligo previsto dalla norma e la cosciente volontà di non osservarlo”, così Cass. III, n. 21533/2021. Il dolo, ovviamente, va provato da chi lo invoca, e quindi di norma dall'assicuratore che intenda sottrarsi al pagamento dell'indennizzo. In difetto di tale prova, l'inadempimento si presume colposo con le minori conseguenze di cui all'art. 1915 c.c. (Cass. III, n. 1196/1989). Nel caso di omissione colposa, invece, l'indennizzo è ridotto in misura pari al danno patito dall'assicuratore in conseguenza del ritardato avviso. Merita di essere ricordato al riguardo che le prescrizioni dell'art. 1915 c.c. sono derogabili solo in senso più favorevole all'assicurato (art. 1932 c.c.). In detta previsione normativa non può farsi rientrare, nello specifico campo dell'assicurazione della responsabilità civile, l'obbligo assunto dall'assicurato di dare tempestiva comunicazione delle richieste giudiziali del danneggiato, derivante da una clausola pattizia di gestione della lite da parte dell'assicuratore, trattandosi di comportamento che esula dalla sfera di incidenza sul danno, già verificatosi ed esauritosi nella dinamica del fatto dannoso, e che si ricollega ad un obbligo, non legale, ma contrattuale, la cui inosservanza può solo comportare secondo le regole ordinarie, il diritto dell'assicuratore al risarcimento dei danni, se e nella misura in cui ne venga provata la sussistenza (Cass. I, n. 238/1984). |