Atto di citazione per inadempimento della clausola del cd. patto di gestioneInquadramentoNei contratti in cui è inclusa la clausola del cd. patto di gestione della lite, la compagnia assicuratrice - una volta notiziata della pendenza della lite - ha l'obbligo di gestirla in nome e per conto dell'assicurato adottando una condotta diligente, pur non assumendosi la responsabilità del suo esito. Nel caso di specie l'assicurato chiama in giudizio la compagnia che, pur costituitasi nel giudizio in cui egli stesso era stato convenuto quale responsabile, non aveva tenuto una condotta diligente mancando di articolare nei termini le istanze istruttorie, e pertanto, determinando la sua soccombenza, con conseguente richiesta di condanna al corrispettivo del cd. scoperto a lui attribuito all'esito del giudizio. FormulaTRIBUNALE DI .... [1] ATTO DI CITAZIONE Per il Sig. .... [2], nato a .... il ...., residente in .... alla via .... n. ...., C.F. ....,elettivamente domiciliato [3] in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. .... [4] che lo rappresenta e difende in virtù di procura in calce del presente atto, il quale dichiara di voler ricevere le comunicazioni al n. di fax .... [5] o all'indirizzo di posta elettronica .... [6], espone quanto segue. FATTO E DIRITTO [7] 1. In data .... il Sig. ...., stipulava con la .... spa contratto di assicurazione n. .... con validità dal .... al .... per l'evento ...., 2. detta polizza, per l'evento ...., prevedeva un capitale assicurato pari a ...., per un limite massimo di Euro .... e con uno scoperto di euro ....; 3. con apposita clausola, al punto .... del contratto, le parti stipulavano c.d. patto di gestione della lite, prevedendo che l'eventuale controversia, sia in fase stragiudiziale che in fase giudiziale, dovesse essere gestita dall'assicuratore in nome dell'assicurato; 4. in data ...., il Sig. ...., conveniva in giudizio l'istante al fine di sentirlo condannare al risarcimento dei danni derivanti da ....; 5. con comparsa di costituzione del ...., nel giudizio r.g. ...., l'odierno istante conveniva in giudizio la ...., chiedendo di essere estromesso dal giudizio in corso, in forza della clausola di gestione della lite apposta al contratto di assicurazione tra essi intercorso; 6. con comparsa di costituzione del ...., si costituiva in giudizio la .... s.p.a., accettando di assumere la causa in luogo di .... e, in assenza di opposizione del Sig. ...., il Tribunale di ...., adottava ordinanza ex art. 108 c.p.c.; 7. all'udienza del ...., il Tribunale di ...., concedeva i termini ex art. 183, comma 6 c.p.c., ma parte convenuta depositava tardivamente le memorie istruttorie; 8. con sentenza n. ...., il Tribunale di ...., accoglieva la domanda di parte attrice e, per l'effetto, condannava la ...., a corrispondere in favore dell'attore, in qualità di terzo danneggiato dal contratto di assicurazione n. ....la somma di Euro ....; 9. Com'è noto, l'obbligazione assunta dall'assicuratore in forza di patto di gestione della lite non è un'obbligazione di risultato, ma un'obbligazione di mezzi, attesa la natura giuridica dell'istituto assimilato dalla prevalente giurisprudenza di legittimità al contratto di mandato senza rappresentanza [8]. Ne deriva che l'inadempimento contrattuale di cui può legittimamente dolersi l'assicurato non è il mancato ottenimento di un risultato, nel caso di specie la vittoria della lite, ma la non corretta gestione della lite da parte dell'assicuratore; 9. Pertanto, pur non essendo la ...., in forza del patto di gestione della lite, tenuta a garantire l'esito favorevole della stessa, essa era comunque tenuta ad adoperarsi diligentemente per contrastare le pretese avversarie; 10. In ragione dell'inadempimento contrattuale della convenuta ...., l'istante ha patito un danno patrimoniale di Euro ...., corrispondente alla percentuale del risarcimento dei danni liquidati dalla sentenza n. ...., posti a suo carico a titolo di scoperto; 11. In data .... l'istante, a mezzo del procuratore costituito, depositava presso l'Organismo di mediazione territorialmente competente l'istanza di mediazione, ma il tentativo di conciliazione non andava a buon fine; Tutto ciò premesso l'attore, come in epigrafe rappresentato, difeso e domiciliato CITA La .... Ass.ni (C.F./P.I.), in persona del suo legale rappresentante p.t., con sede in ...., via ...., n. ...., a comparire innanzi al Tribunale di < .... >, nell'udienza del < .... >, ora di rito, dinanzi al Giudice Istruttore che sarà designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con l'invito a costituirsi nel termine di almeno venti giorni prima della suddetta udienza ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di cui agli artt. 167 e 38 c.p.c. e che, in difetto di costituzione, si procederà in sua contumacia, per sentir accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia il Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, accogliere la domanda e per l'effetto, condannare la convenuta al pagamento della somma di Euro ....a titolo di risarcimento danni. Con vittoria di spese, competenze e onorari del giudizio. Con sentenza provvisoriamente esecutiva ex lege. IN VIA ISTRUTTORIA Si allegano: 1) polizza assicurativa n. ....; 2) verbale negativo di mediazione; 3) memorie ex art. 183 c.p.c.; 4) sentenza n. .... Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 si dichiara che il valore del presente procedimento è di Euro .... Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA AD LITEM Nella qualità, conferisco il potere di rappresentanza e difesa, in ogni fase, stato e grado del giudizio ed atti inerenti, conseguenti e successivi, ivi compresa l'eventuale fase esecutiva ed il giudizio di opposizione, all'Avv. ...., ivi compreso il potere di proporre domande riconvenzionali, chiedere provvedimenti cautelari, chiamare terzi in causa, farsi sostituire, transigere, conciliare, abbandonare il giudizio e rilasciare quietanze. L'autorizzo, ai sensi dell'art. 13 d.l. n. 196/03, ad utilizzare i dati personali per la difesa dei miei diritti e per il perseguimento delle finalità di cui al mandato, nonché a comunicare ai Colleghi i dati con l'obbligo di rispettare il segreto professionale e di diffonderli esclusivamente nei limiti strettamente pertinenti all'incarico conferitoLe. Ratifico sin d'ora il Suo operato e quello di eventuali Suoi sostituti. Eleggo domicilio presso il Suo studio in ....(indicare la città), via ....n. .... Dichiaro di essere stato informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, come da specifico atto separato. Luogo e data .... Sig. .... È autentica Firma Avv. .... [1] In materia assicurativa la competenza per territorio segue i criteri ordinari dettati dagli artt. 18,19,20 e 28 del codice di procedura civile con la concorrenza- salvo diversi accordi tra le parti - del foro del convenuto (sede della persona giuridica), della conclusione del contratto o della esecuzione della prestazione. Nel caso in cui, però, la controversia venga instaurata o sia diretta verso una persona fisica che rivesta la qualità di consumatore, prevale il foro individuato sulla scorta della residenza di quest'ultimo, di natura inderogabile (c.f.r. Cass. III, n. 9922/2010 per cui «Nelle controversie tra consumatore e assicurazione, la competenza è del giudice del luogo in cui il cittadino risiede o ha eletto domicilio nelle controversie. È vessatoria, quindi, la clausola che prevede una diversa località come sede del foro competente, anche se coincidente con uno di quelli individuabili sulla base del funzionamento dei vari criteri di collegamento stabiliti dal codice di procedura civile per le controversie che hanno origine da un contratto»). [2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., dalla l. n. 111/2011). [3] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c. [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax .... ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla l. n. 114/2014. [7] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163, comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c. [8] Cass. III, n. 3548/1990; Cass. III, n. 7/1990. CommentoPremessa Con il cd. patto di gestione della lite si intende la clausola contrattuale di frequente inserita nelle polizze di responsabilità civile mediante la quale l'assicuratore si riserva di gestire la vertenza con il terzo danneggiato. Sulla relazione tra tali previsioni contrattuali e la previsione del comma 4 dell'art. 1917 c.c. ormai la giurisprudenza di legittimità e la dottrina, dopo ampio dibattito, hanno chiarito che la chiamata in causa dell'assicuratore costituisce l'esercizio di un inderogabile diritto dell'assicurato il quale, anziché violare il patto di gestione della lite, si attiene puntualmente agli obblighi assunti in quanto pone l'assicuratore in grado di gestire la vertenza e, nello stesso tempo, resistere all'azione del danneggiato, tanto che se la facoltà dell'assicurato di chiamare in causa l'assicuratore è riconosciuta da una norma di legge, il patto di gestione della lite non può incidere o limitare l'esercizio di tale facoltà, né può mai vedersi in tale esercizio un inadempimento dell'assicurato. Proprio da ultimo la Suprema Corte di Cassazione ha anche puntualizzato che “In presenza di una polizza assicurativa con patto di gestione della lite e previsione del rimborso delle spese legali c.d. di resistenza sostenute dall'assicurato, deve considerarsi valida la clausola contrattuale che escluda il suddetto rimborso laddove l'assicurato decida di non avvalersi della difesa tecnica offerta dalla compagnia assicuratrice”( Cass. Civ. sez. VI n.4202/2020), Natura giuridica dell'istituto Sulla natura giuridica dell'istituto si fronteggiano due ipotesi ricostruttive. Per una parte della giurisprudenza e della dottrina, ”L'assicuratore, che in base al relativo patto assume la gestione della vertenza di risarcimento del danno del proprio assicurato, si pone in confronto di questo come un mandatario in rem propriam, in quanto tale tenuto a curare insieme il proprio interesse e quello dell'assicurato, sicché, in presenza d'un suo rifiuto di risarcire il danno o d'una sua offerta non accettata, per stabilire se egli si sia reso inadempiente al patto di gestione della lite, si deve accertare - con una valutazione ex ante - se una tale condotta trovasse o meno ragionevole ed obiettiva giustificazione in relazione alla duplicità di interessi tutelati dall'assicuratore” (Cass. III, n. 3548/1990; Cass. III, n. 7/1990). Secondo questa impostazione, “Il patto di gestione della lite pone l'assicuratore nella veste di mandatario (senza rappresentanza), con il compito di vagliare, usando la dovuta diligenza, l'opportunità o meno di resistere alla domanda del danneggiato, nonché, in caso positivo di svolgere adeguate difese, ma non statuisce a carico dell'assicuratore l'obbligazione di apprestare - sempre e comunque - la tutela legale dell'assicurato nelle sedi giudiziali ed extragiudiziali, in quanto riserva in via esclusiva alla società assicuratrice la mera facoltà - e dunque la libertà di scelta in relazione alla valutazione discrezionale del proprio interesse nel caso concreto - di “assumere la gestione delle vertenze in nome dell'assicurato” (cfr. Trib. Roma, 1 giugno 2004). La ragione di tale ipotesi sarebbe che la gestione del sinistro da parte dell'assicuratore non può non presupporre un interesse dell'assicuratore il quale, essendo tenuto, al verificarsi del sinistro, a liberare il proprio assicurato dall'obbligo risarcitorio, ha un evidente interesse a gestire, anche nel corso del giudizio, l'accertamento circa la responsabilità dell'assicurato e la quantificazione del risarcimento vantato dal terzo. Normalmente, quindi, e cioè salvo espressa clausola contraria, la gestione è soltanto un diritto dell'assicuratore: egli può liberamente decidere se assumerla o meno. In altri termini il mandato sarebbe sempre nel comune interesse. Il mandato è senza rappresentanza perché il mandatario (assicuratore) agisce in nome proprio (anche se per conto altrui) e il terzo danneggiato, in seguito all'assunzione della lite da parte dell'assicuratore, non ha nessun rapporto con il mandante assicurato. Ciò naturalmente con l'eccezione della r.c. auto per effetto dell'art. 23 della l. n. 990/1970. Deriva, altresì, da tale assunto che «il patto digestione comune della lite contenuto nella polizza assicurativa di responsabilità civile non implica rinuncia dell'assicurato al diritto di far valere, nei confronti dell'operato dell'assicuratore, il possibile conflitto di interessi» (Cass. III, n. 3663/2006). Secondo l'opinione contraria ma minoritaria, invece, il patto con cui l'assicuratore assume la gestione della lite configura un negozio atipico accessorio al contratto di assicurazione, costituendo un mezzo attraverso il quale viene data esecuzione al rapporto stesso (cfr. Cass. III, n. 1872/2006). Da questo inquadramento deriva che “Il comportamento dell'assicuratore, il quale assuma la gestione della lite anche per conto del proprio assicurato, non preclude all'assicuratore stesso la possibilità di eccepire l'inoperatività della garanzia, ove si accerti successivamente che l'evento è radicalmente escluso dalla polizza, ovvero che manchi addirittura il contratto (cfr. Cass. III, n. 5997/1997). Fuori dall’ambito dell’eventuale patto di gestione della lite è l’obbligo previsto in capo di assicurazione della responsabilità civile automobilistico previsto a carico dell’assicuratore dall’art. 9 d.P.R. n. 254/2006 secondo il quale ““L'impresa, nell'adempimento degli obblighi contrattuali di correttezza e buona fede, fornisce al danneggiato ogni assistenza informativa e tecnica utile per consentire la migliore prestazione del servizio e la piena realizzazione del diritto al risarcimento del danno”. Su tale obbligo si è espressa di recente la Suprema Corte affermando che “In tema di risarcimento diretto dei danni derivanti dalla circolazione stradale sono comunque dovute le spese di assistenza legale sostenute dalla vittima perché il sinistro presentava particolari problemi giuridici, ovvero quando essa non abbia ricevuto la dovuta assistenza tecnica e informativa dal proprio assicuratore, dovendosi altrimenti ritenere nulla la disposizione di cui all'art. 9 el d.P.R. n. 254 del 2006 per contrasto con l'art. 24 Cost., e perciò da disapplicare, ove volta ad impedire del tutto la risarcibilità del danno consistito nell'erogazione di spese legali effettivamente necessarie” (Cass.Civ. sez. III, n.4306/19). Obblighi e diritti delle parti. Facoltà di transigere la lite Il patto di gestione della lite non obbliga l'assicuratore ad assumere la gestione della vertenza, fermo restando che, se decide di assumerla, ha l'obbligo di curare gli interessi dell'assicurato. In particolare incombono sull'impresa assicuratrice e sul comune difensore anche obblighi di informazione e protezione la cui violazione è fonte di responsabilità (cfr. Cass. III, n. 3663/2006). L'assicurato, invece, è obbligato ad affidare all'assicuratore la gestione della lite con il terzo nel caso in cui l'assicuratore abbia manifestato la volontà di volersene avvalere. Sul punto è stato puntualizzato di recente dalla giurisprudenza di legittimità che “Le spese effettuate per resistere in giudizio sono spese che l'assicuratore si impegna (nel contratto) o comunque è tenuto nei limiti di cui all'art. 1917 c.c., solo che il suo assicurato abbia avuto la necessità, perché evocato in giudizio, di affrontare una lite, a prescindere dalla circostanza che l'assicuratore lo abbia o meno sostenuto, ossia abbia o meno aderito alle ragioni dell'assicurato. Le spese di resistenza presuppongono che l'assicurato sia stato costretto a iniziare o a difendersi in una lite, che ha causa situazioni rientranti nella garanzia assicurativa. Non ha rilievo alcuno che la presenza in giudizio dell'assicurato non sia stata causata da una posizione difensiva dell'assicurazione, quanto piuttosto da una richiesta del danneggiato; le spese legali per affrontare il processo prescindono da questa circostanza processuale mutevole, e sono dovute oggettivamente quale rimborso per il fatto stesso di aver dovuto affrontare un processo causato dal fatto assicurato” (Cass. Civ., sez. III, n.8896/20). Tra le spese di resistenza è incluso anche l'obbligo di pagare il legale dell'assicurato indicato dall'assicuratore che “costituisce, ai sensi dell'art. 1917, comma 3, c.c., un debito proprio di quest'ultimo ed ha ad oggetto le mere spese sostenute per lo svolgimento dell'attività di resistenza alle pretese del terzo, restando fuori quelle per le attività ad essa complementari; ove, tuttavia, sia stato concordato un patto di gestione della lite accessorio al contratto di assicurazione, esso costituisce una modalità di adempimento sostitutiva dell'obbligo di rimborso delle spese di resistenza con conseguente onere a carico dell'assicuratore di anticipare e concorrere direttamente alle spese del giudizio ed esonero dell'assicurato” (Cass.Civ. sez. II, n.14107/20). Una volta, però, che l'assicuratore abbia assunto la decisione di resistere all'azione del danneggiato, deve svolgere le adeguate difese. Pertanto, le conseguenze negative della lite potrebbero essere riversate sull'assicuratore - che come si è detto agisce nella veste di mandatario - solo nel caso in cui si adduca e si dimostri la violazione dell'ordinario dovere di diligenza. Invero, l'obbligazione assunta con la gestione della lite è un'obbligazione di mezzi e non di risultato. L'assicuratore, infatti, non può quindi ritenersi responsabile dell'esito sfavorevole della vertenza se ha svolto con diligenza l'attività di difesa dell'assicurato. Ad esempio, nel caso in cui l'assicuratore convenga in giudizio l'assicurato per far valere la nullità del contratto di assicurazione, non può essere imputato alla società assicuratrice il ritardo nella cura degli interessi dell'assicurato non potendosi, in tal caso, configurare l'assunzione della gestione della lite per conto e nell'interesse dell'assicurato. La dottrina tradizionale ritiene che il mandato sia irrevocabile anche quando il danno accertato o presunto superi il massimale di polizza. Si precisa, tuttavia, che l'irrevocabilità del mandato trova un limite naturale nel conflitto di interessi che può sorgere fra l'assicuratore e l'assicurato - e che la legge stessa ammette – ovvero nella revoca per giusta causa del mandato conferito anche nell'interesse del mandatario. Si è posto il problema se nel patto di gestione della lite debba ritenersi compresa l'attribuzione all'assicuratore della facoltà di transigere con il terzo danneggiato. Tale onere abbraccia anche il divieto per l'assicurato di riconoscere la responsabilità e quello di transigere senza l'assenso dell'assicuratore. L'orientamento prevalente confermato dalla giurisprudenza della Cassazione (anche se datata si veda Cass., n. 3138/1977) è nel senso di non ritenere tale patto di per sé idoneo ad abilitare l'assicuratore anche ad atti dispositivi dei diritti dell'assicurato, in quanto un potere in tal senso può derivare soltanto dal conferimento di uno specifico mandato dell'assicurato medesimo. Incombe, pertanto, sull'assicuratore l'obbligo di informare preventivamente l'assicurato sulla propria intenzione di transigere la lite con il terzo danneggiato. Il patto di gestione della lite può essere violato sia dall'assicuratore che dall'assicurato. Per l'assicuratore si tratterà delle obbligazioni nascenti dal mandato (mala gestio). L'assicurato dal canto suo sarà inadempiente tutte le volte che osservi un comportamento incompatibile con la natura ed il contenuto del patto (es. in caso di revoca ingiustificata alla procura alle liti conferita all'avvocato dell'assicuratore). Prescrizione dei diritti nascenti dal patto di gestione della lite Il diritto che l'assicurato esercita in forza del patto di gestione della lite, per quanto attiene alla prescrizione, è assoggettato alla specifica disposizione di cui all'art. 2952 comma 2 c.c. e tale termine annuale (rectius all'attualità biennale) decorre dal giorno in cui l'assicurato ha ricevuto dall'assicuratore la notizia della sentenza che ha reso liquido ed esigibile il credito del danneggiato (cfr. Cass. III, n. 9744/1994) e non al più lungo termine previsto dall'art. 2947 c.c. per il credito risarcitorio derivante da fatto illecito. Si applica, pertanto, la causa di sospensione della prescrizione previste dall'art. 2952 co. 4 c.c. Invero, l'art. 2952, comma 4, c.c., regolando in ogni suo aspetto il rapporto tra assicurato e assicuratore, stabilisce, quale regime speciale, la sospensione del termine di prescrizione sino alla definitiva liquidità ed esigibilità del credito del terzo danneggiato, con decorrenza non già dalla denuncia del sinistro, ma dalla comunicazione all'assicuratore della richiesta di risarcimento proposta dal danneggiato, che è efficace anche se proveniente dallo stesso danneggiato o da un terzo. La scelta legislativa di far decorrere la prescrizione dalla richiesta del terzo appare logica anche in funzione del patto di gestione della lite, consentendo in tal modo all'assicuratore di assumere fin da subito la conduzione della controversia al fine di evitare o ridurre le pretese del terzo, dall'altro il legislatore ha anche ritenuto opportuno mantenere sospesa la prescrizione del diritto dell'assicurato verso l'assicuratore fino all'accertamento definitivo della sussistenza o meno del suo obbligo risarcitorio verso il terzo, che si realizza, come è stato osservato uniformemente dalla giurisprudenza (cfr. già la risalente Cass. III, n. 1836/1963), a seguito di transazione o di giudicato ovvero, in ipotesi di estinzione del credito per decorrenza della prescrizione del diritto del danneggiato Invero, anche quando l'azione nei confronti dell'assicuratore sia esercitata in via surrogatoria dal terzo danneggiato, ai fini della cessazione della sospensione della prescrizione inerente ai diritti dell'assicurato, iniziata per effetto della comunicazione all'assicuratore della richiesta del terzo o dell'azione dallo stesso proposta, non è sufficiente una sentenza, seppur esecutiva, di condanna dell'assicurato al risarcimento del danno nei confronti del danneggiato, ma è invece necessario, ove la determinazione quantitativa del credito dell'assicurato avvenga giudizialmente, che la sentenza sia passata in giudicato (cfr. Cass. VI, n. 10091/2014). Trovando fonte nel contratto di assicurazione, il diritto che l'assicurato esercita, in forza del patto suddetto, di essere tenuto indenne dalla pretesa risarcitoria fatta valere nei suoi esclusivi confronti dal danneggiato per la somma eccedente il massimale di polizza, trovando titolo nel contratto assicurativo, è assoggettato alla prescrizione annuale di cui all'art. 2952 c.c. (cfr. Cass. III, n. 1872/2006). Mala gestio La responsabilità dell'assicuratore per mala gestio è configurabile sia nel caso in cui questi, avvalendosi del patto di gestione della lite, rechi pregiudizio all'assicurato per eccessiva cura dei propri interessi, sia in quello in cui si disinteressi della lite trascurando di provvedere al sollecito pagamento del massimale di polizza o di quota proporzionale di questo (Cass. III, n. 2466/1995). La dottrina distingue tra mala gestio propria e mala gestio impropria. Quella che afferisce direttamente il patto di gestione della lite è la mala gestio dell'assicuratore nei confronti del proprio assicurato danneggiante (mala gestio propria) che è ben diversa da quella che, segnatamente nella responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli, attiene al rapporto diretto tra assicuratore e danneggiato. Sussiste, in particolare, la prima tanto se l'assicuratore - avvalendosi del patto di gestione della lite - la gestisca in modo da arrecare pregiudizio all'assicurato danneggiante, tanto quando, senza apprezzabile motivo, egli rifiuti di gestire la lite e se ne disinteressi, in modo da recare pregiudizio all'assicurato. In tale ultima ipotesi - che si realizza allorché ricada sull'assicurato l'onere economico provocato dall'assicuratore per l'ingiustificato ritardo con cui l'obbligazione di risarcimento verso il danneggiante è stata estinta, ovvero per non avere accettato favorevoli proposte transattive - il danno derivante al danneggiante assicurato (costituito da detto maggiore onere economico rispetto a quello coperto dal massimale assicurato) deriva dal comportamento tenuto dall'assicuratore, il quale non esegue in buona fede la propria obbligazione contrattuale di pagare l'indennità così omettendo di tutelare (anche) gli interessi della sua controparte negoziale, onde evitare che l'ammontare dell'obbligazione risarcitoria lieviti con pregiudizio di questa ultima. Deriva da quanto precede, pertanto, che l'affermazione della responsabilità dell'assicuratore verso il danneggiante assicurato richiede, da parte di quest'ultimo, una specifica domanda - fin dall'atto introduttivo del giudizio - per responsabilità da mala gestio, con allegazione e conseguente prova dei comportamenti che la sostanziano (Cass. III, n. 1606/2014) . Dell'argomento si tratta più diffusamente nella formula ad esso dedicata. Patto di gestione di lite e massimale. Cenni Secondo quanto dispone l'art. 1917 c.c., le spese del giudizio, nel quale sia stato condannato l'assicurato in favore del danneggiato vittorioso, integrano la prestazione dovuta dall'assicuratore e vanno ricomprese nel massimale di polizza. L'obbligazione dell'assicuratore sorge quando il credito del danneggiato diviene liquido ed esigibile e il massimale di polizza delimita il “quantum” dell'obbligazione; il superamento del massimale, dunque, potrebbe verificarsi solo a seguito di una espressa deroga pattizia contenuta nel patto di gestione della lite. Ben diversa conclusione si verificherebbe in caso di superamento del massimale per spese insorte, imputabili a “mala gestio” della lite da parte dell'assicuratore. Dell'argomento si tratta più diffusamente nella formula ad esso dedicata. |