Comparsa di risposta per risarcimento danni derivanti da sinistro stradale cagionato dal conducente/assicurato in stato di ebbrezzaInquadramentoSecondo l'ordinaria nozione di rischio essa comprende tutti i sinistri che non siano causalmente riconducibili alla condotta volontaria o gravemente colposa dell'assicurato. Nel presente atto (comparsa di costituzione e risposta), la compagnia chiamata in giudizio dall'assicurato per il risarcimento dei danni, provocati in qualità di danneggiante nell'ambito della circolazione stradale, si oppone alle pretese dell'attore deducendo e provando, a mezzo delle risultanze del giudizio penale celebratosi per i medesimi fatti (verbale dei Vigili Urbani accorsi sul luogo del sinistro), che il conducente /assicurato era in stato di ebbrezza e circolava senza aver conseguito la patente di guida. FormulaTRIBUNALE DI .... [1] COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA Per la .... [2], C.F. ...., con sede legale in ...., alla via ...., in persona del legale rapp.te p.t., Sig. ...., nato a .... il ...., residente in ...., alla Via .... n. ...., rappresentata e difesa, come da procura in calce, dall'Avv. .... (C.F. ....) [3], con domicilio eletto in .... alla Via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. ...., giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... [4], ovvero al seguente indirizzo di PEC .... @ .... [5]. -convenuto- CONTRO Il Sig. ...., C.F. ...., nato a .... e residente in ...., alla Via n. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliato presso il suo studio in ....; -attore- FATTO 1. Con atto di citazione, notificato in data .... /.... /...., il Sig. .... conveniva in giudizio la .... [6], chiedendone la condanna al pagamento dell'indennizzo, in forza di polizza n. ...., stipulata in data .... /.... /.... per tutti i danni subiti dal proprio veicolo tipo ...., tg. ...., in seguito al sinistro intervenuto in data .... /.... /...., ad opera di .... 2. Esponeva l'attore che in data .... /.... /...., alle ore .... circa, mentre percorreva a bordo della propria autovettura la Via ...., in ...., con direzione ...., giunto nei pressi dell'incrocio con via ...., veniva violentemente urtato nella fiancata sinistra del proprio veicolo dalla vettura del Sig. ...., tipo ...., tg. ...., assicurata con la ...., la quale avanzava a velocità sostenuta e non rispettava l'obbligo di precedenza a destra. 3. A seguito di tale incidente, l'autovettura del Sig. .... subiva ingenti danni alla carrozzeria e alle parti meccaniche, quantificati nella misura complessiva di Euro ...., .... 4. A fronte di perizia redatta dal proprio incaricato, tuttavia, la .... non aveva inteso offrire alcuna somma a titolo di indennizzo. 5. Con il presente atto, si costituisce in giudizio la convenuta che impugna tutto quanto ex adverso dedotto e rilevato e insiste per il rigetto della domanda attorea per i seguenti motivi in DIRITTO Sul sinistro cagionato con dolo o colpa grave La domanda di parte attrice è infondata in fatto e in diritto e non merita accoglimento per quanto di ragione. Giova in primo luogo premettere che la domanda di risarcimento si fonda su una ricostruzione del tutto inesatta dei fatti di causa. E invero, dal verbale dei Vigili Urbani intervenuti sul luogo del sinistro si evince che il Sig. .... era alla guida del proprio veicolo in stato di ebbrezza e senza essere in possesso di regolare patente di guida. Ai sensi dell'art. 1900 c.c. «l'assicuratore non è obbligato per i sinistri cagionati da dolo o colpa grave del contraente, dell'assicurato o del beneficiario, salvo patto contrario per i casi di colpa grave» [7]. Nel caso di specie, essendovi stato un decreto di archiviazione a chiusura del procedimento penale, non opera tale inversione dell'onere della prova in favore dell'assicuratore. Ciò nonostante non vi è dubbio che la prova del dolo o, quantomeno, della colpa grave del beneficiario si ricava agevolmente dal verbale dei Vigili Urbani, nel quale si è dato atto dello stato di ebbrezza dello stesso e dell'assenza di una valida patente di guida. Ulteriori elementi a favore della sussistenza del dolo o della colpa grave si traggono dalla circostanza che .... Quanto, poi, al contributo causale sufficiente ad integrare il fatto impeditivo dell'operatività della garanzia, la giurisprudenza di legittimità ha riconosciuto che «il principio di cui all'art. 1900 c.c., secondo il quale l'assicurazione non si estende ai rischi provocati volontariamente e con colpa grave del beneficiario, trova applicazione anche quando la condotta dell'assicurato caratterizzata dal dolo o dalla colpa grave non sia stata la causa unica del verificarsi dell'evento dannoso, in quanto ai fini del nesso causale fra la detta condotta ed il danno trova applicazione il principio della conditio sine qua non, temperato da quello della regolarità causale, secondo il disposto degli artt. 40 e 41 c.p. Ne consegue che, quando l'evento è derivato da una pluralità di comportamenti commissivi od omissivi, tra cui un comportamento colposo dell'assicurato, è sufficiente per negare l'estensione della polizza accertare che, se detto comportamento non si fosse verificato, l'evento non si sarebbe prodotto» [8]. Nel caso di specie, pertanto, l'applicabilità dell'art. 1900 c.c. non può essere escluso nemmeno ipotizzando una condotta negligente dello stesso soggetto danneggiato, pur volendo ritenere che questi non abbia rispettato le regole di normale prudenza nell'attraversare l'incrocio. Ne consegue che legittimamente la .... ha rifiutato di corrispondere l'indennizzo al Sig. ...., essendosi il sinistro verificato per dolo o, quantomeno, colpa grave dell'assicurato. Tanto premesso e considerato, la ...., rappresentata e difesa come in epigrafe, rassegna le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'On.le Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione, richiesta e conclusione rigettare la domanda attorea perché infondata in fatto e in diritto, con vittoria di spese e compensi. IN VIA ISTRUTTORIA Formulando sin d'ora ogni più ampia riserva di articolazione dei mezzi istruttori [9], nei termini di cui all'art. 183, comma 6, nn. 2 e 3, c.p.c., si offrono in comunicazione, mediante deposito, i seguenti documenti: 1. atto di citazione notificato il ....; 2. contratto di assicurazione; 3. lettera raccomandata a/r di denuncia sinistro e richiesta indennizzo. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Il sottoscritto Sig. .... (C.F. ....), nato a ...., il .... e residente in .... alla Via ...., nella qualità di amministratore unico e legale rapp.te della .... (C.F. ....) con sede legale in .... alla Via ...., informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ....alla via ...., n. .... Luogo e data .... Sig. .... È autentica Firma Avv. .... [1] In materia assicurativa la competenza per territorio segue i criteri ordinari dettati dagli artt. 18, 19, 20 e 28 del codice di procedura civile con la concorrenza- salvo diversi accordi tra le parti - del foro del convenuto (sede della persona giuridica), della conclusione del contratto o della esecuzione della prestazione. Nel caso in cui, però, la controversia venga instaurata o sia diretta verso una persona fisica che rivesta la qualità di consumatore, prevale il foro individuato sulla scorta della residenza di quest'ultimo, di natura inderogabile (c.f.r. Cass. III, n. 9922/2010 per cui «Nelle controversie tra consumatore e assicurazione, la competenza è del giudice del luogo in cui il cittadino risiede o ha eletto domicilio nelle controversie. È vessatoria, quindi, la clausola che prevede una diversa località come sede del foro competente, anche se coincidente con uno di quelli individuabili sulla base del funzionamento dei vari criteri di collegamento stabiliti dal codice di procedura civile per le controversie che hanno origine da un contratto»). [2] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2. [3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. [4] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax .... ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla l. n. 114/2014. [6] Indicare il nome del convenuto. [7] La giurisprudenza pronunciatasi sul punto ha specificato che “la colpa grave dell'assicurato o del beneficiario, che a norma dell'art. 1900 c.c. esclude la garanzia assicurativa, si configura come un fatto impeditivo, che impedisce al fatto costitutivo (evento o sinistro) di operare secondo le previsioni della fattispecie legale e quindi deve essere dimostrata dall'assicuratore. Tale onere l'assicuratore può assolvere con la produzione, nel giudizio civile, delle prove raccolte nel giudizio penale svoltosi nei confronti del beneficiario e nel quale l'assicuratore sia rimasto assente, in quanto siffatte prove, anche se hanno valore meramente indiziario, possono essere poste dal giudice a base della decisione dopo averle sottoposte ad autonomo e rigoroso vaglio critico» (Cass. n. 2005/1981). [8] Cfr. Cass. III, n. 7763/2005. [9] La comparsa di risposta deve contenere l'indicazione dei mezzi di prova di cui il convenuto intende valersi e i documenti che offre in comunicazione. Tuttavia, l'onere di indicare i mezzi di prova e i documenti non è sancito a pena di decadenza, in ragione della previsione di cui all'art. 184 c.p.c. CommentoPremessa Se il contratto di assicurazione è il contratto aleatorio per antonomasia, è naturale che la previsione oggetto del presente commento (art. 1900 c.c.) è la diretta applicazione del principio che pervade di sé l'intera materia, ovvero che non può esservi trasferimento di un rischio da un soggetto (assicurato o beneficiario) ad un altro (assicuratore), ove il primo ponga in essere una condotta volontaria o gravemente negligente che contribuisca a causare il fatto dannoso. Sulla ratio dell'istituto la giurisprudenza di merito ha chiarito che «Nell'assicurazione per conto altrui, l'evento dannoso provocato dal comportamento doloso del contraente, a cui sia stato estraneo l'assicurato, esime l'assicuratore dell'obbligo dell'indennizzo, in base alla lettera ed alla “ratio” del divieto di cui all'art. 1900, comma 1 c.c., che è quella di evitare che la garanzia assicurativa possa ingenerare interesse alla provocazione dell'evento dedotto in rischio in alcuno dei soggetti del rapporto assicurativo, senza distinzione tra coloro i quali ne traggono un vantaggio diretto o indiretto e coloro i quali non lo traggono» (cfr. App. Milano, 5 marzo 1996). Dolo e colpa grave. Nesso causale In base alla norma in commento, l'assicuratore è esonerato dall'obbligo di indennizzo ove il sinistro coperto dall'assicurazione sia stato causato dal dolo o dalla colpa grave dell'assicurato e del beneficiario. Tra le condotte colpose può essere inclusa quella di porsi alla guida in stato di ebbrezza, che secondo una recente decisione della Suprema Corte di Cassazione “deve intendersi quello previsto dal Codice della strada. Ad affermarlo è la Cassazione accogliendo il ricorso del conducente del mezzo che aveva provocato un incidente stradale costato la vita a un ragazzo, terzo trasportato, con un tasso alcolemico registrato pari a 0,28 g/l. Per la difesa soltanto il superamento della soglia prevista dalla legge (articolo 186 del Codice della Strada) avrebbe potuto negare l'operatività della garanzia e dare il via libera al diritto di rivalsa in favore della società di assicurazione. Per i giudici di legittimità, il tasso alcolemico rilevante ai fini dell'esclusione della garanzia può essere solo quello previsto dalla legge”( Cass. Civ. sez. III, n.12900/21). Sono ammesse clausole derogatorie all'applicazione della norma solo per le ipotesi di colpa grave. Per comportamento doloso si intende - al di là della definizione codicistica: cfr. art. 1439 c.c. - semplicemente una condotta intenzionale e consapevole dell'assicurato o del beneficiario diretta a provocare il fatto dannoso o l'evento dedotto in contratto. Per il caso in cui l'assicurato o il beneficiario siano un soggetto giuridico, valgono i criteri del d.lgs. n. 231/2001. Quanto, invece, alla colpa grave, essa viene considerata dalla giurisprudenza di legittimità quale il comportamento consapevole di colui che, pur senza la volontà di danneggiare altri, operi con straordinaria ed inescusabile imprudenza e negligenza, omettendo non solo la diligenza media del buon padre di famiglia, rapportata alla professionalità del servizio da svolgere, ma anche quel grado minimo di diligenza osservato da tutti (in questi termini, Cass. III, n. 21679/2009; Cass. n. 14456/2001). Essa si configura come un fatto impeditivo, che impedisce al fatto costitutivo (evento o sinistro) di operare secondo le previsioni della fattispecie legale, e non dove essere paragonata ad un particolare e specifico onere di diligenza, come viceversa prevede l'art. 1176 c.c. per coloro che esercitano una particolare attività professionale (cfr. Cass. I, n. 2995/1994; Cass. I, n. 2005/1981; Trib. Benevento 19 marzo 2009; Trib. Torino, IV, 2 settembre 2008). Per intendersi, la clausola assicurativa che - in ottemperanza alla norma in commento - esonera la compagnia dall'obbligo di corrispondere all'assicurato l'indennizzo per il pregiudizio subito nell'ipotesi in cui quest'ultimo si sia reso responsabile, in particolare, di un comportamento connotato da colpa grave, implica l'accertamento di una condotta di straordinaria ed evidente negligenza che, superando anche l'ordinaria diligenza del buon padre di famiglia, non sia rapportabile neppure a quel minimo grado di accortezza naturalmente esigibile da chiunque (cfr. Trib. Treviso, 15 marzo 2011). Con questa massima il Tribunale di Treviso ha affermato che costituisce condotta gravemente imprudente e negligente quella dell'assicurato che, nel fermarsi per prestare soccorso a due motociclisti per una presunta foratura in una zona notoriamente ad alto tasso di criminalità, abbia lasciato una vettura di ingente valore aperta, accesa ed incustodita in mezzo alla strada di fatto successivamente rubata dai due finti motociclisti. Nello stesso senso il Tribunale di Modena dell'11 settembre 2012 che ha affermato costituire una condotta gravemente colposa quella dell'automobilista, proprietario della macchina, che abbia lasciato l'auto priva di antifurto con una borsa in vista al suo interno o il Tribunale di Gallarate del 23 ottobre 2012 che ha, parimenti, giudicato grave la condotta colposa del proprietario consistita nel lasciare l'auto parcheggiata per un‘intera notte sulla pubblica via con la chiave nell'abitacolo. Invece, non integra gli estremi della colpa grave dello stesso assicurato, idonea ad escludere la garanzia assicurativa la circostanza che il furto della vettura assicurata, regolarmente chiusa a chiave, sia avvenuto previa asportazione delle relative chiavi dall'interno dell'abitazione dell'assicurato, al momento non chiusa a chiave, ma con all'interno un familiare dello stesso (cfr. Trib. Cagliari, 27 agosto 2002). Quanto, poi, al contributo causale sufficiente ad integrare il fatto impeditivo dell'operatività della garanzia, il principio di cui all'art. 1900 c.c., secondo il quale l'assicurazione non si estende ai rischi provocati volontariamente e con colpa grave del beneficiario, trova applicazione anche quando la condotta dell'assicurato caratterizzata dal dolo o dalla colpa grave non sia stata la causa unica del verificarsi dell'evento dannoso, in quanto ai fini del nesso causale fra la detta condotta ed il danno trova applicazione il principio della conditio sine qua non, temperato da quello della regolarità causale, secondo il disposto degli art. 40 e 41 c.p. Ne consegue che, quando l'evento è derivato da una pluralità di comportamenti commissivi od omissivi, tra cui un comportamento colposo dell'assicurato, è sufficiente per negare l'estensione della polizza accertare che, se detto comportamento non si fosse verificato, l'evento non si sarebbe prodotto. (Sulla base di tali principi la Cass. III, n. 7763/2005 ha cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva ritenuto sussistente la colpa grave dell'assicurato per avere lasciato la chiave di una cassaforte nell'immobile in cui essa trovavasi, motivando che il furto sarebbe stato perpetrato comunque, senza considerare che i ladri non avevano forzato l'altra cassaforte della quale non aveva rinvenuto le chiavi). Onere della prova e prescrizione Sul piano processuale l'elemento soggettivo (dolo o colpa grave) deve essere provato dall'assicuratore essendo un fatto impeditivo alla pretesa della garanzia. In particolare quanto alla colpa grave, «Tale onere quest'ultimo può assolvere con la produzione, nel giudizio civile, delle prove raccolte nel giudizio penale svoltosi nei confronti del beneficiario e nel quale l'assicuratore sia rimasto assente, in quanto siffatte prove, anche se hanno valore meramente indiziario, possono essere poste dal giudice a base della decisione dopo averle sottoposte ad autonomo e rigoroso vaglio critico» (cfr. Cass. I, n. 2005/1981). Nel caso, infatti, che l'instaurazione del procedimento penale riguardo all'evento coperto dall'assicurazione sia considerato nell'apposita clausola come condizione sospensiva dell'esercizio del diritto all'indennità (al fine di garantire l'operatività dell'esclusione della copertura assicurativa per i sinistri causati da dolo o colpa grave dell'assicurato stesso), la pendenza del processo penale impedisce l'inizio del decorso del termine di prescrizione, a norma dell'art. 2935 c.c., secondo cui la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere (cfr. Cass. III, n. 9608/1999; contra quando non sia stata a tal uopo sottoscritta apposita clausola: cfr. Cass. III, n. 5322/2003). In caso, poi, di mancata celebrazione di un procedimento penale o sua successiva archiviazione (provvedimento equivalente alla mancata instaurazione del processo, onde la conseguente mancanza di qualsivoglia accertamento, positivo o negativo, circa le cause, dolose o colpose, del sinistro), deve ritenersi inoperante l'inversione dell'onere della prova a carico dell'assicuratore, che sarà, per converso, gravato dall'ordinario onere probatorio alla stregua del quale egli, non rispondendo, a norma dell'art. 1900, comma 1, c.c., per i sinistri cagionati con dolo o colpa grave dall'assicurato, è tenuto a provare la causa impeditiva o estintiva del diritto all'indennizzo (cfr. Cass. III, n. 7242/2005). In questi termini, «È valida la clausola di polizza, la quale dispone che l'assicuratore deve, in caso di apertura di una procedura giudiziaria, dimostrare che il sinistro non è stato determinato da dolo o colpa grave propria o delle altre persone indicate in polizza. Essa subordina il pagamento dell'indennità alla prova, a carico dell'assicurato, dell'estraneità del medesimo e delle suddette altre persone nella produzione del sinistro e contiene un patto di inversione dell'onere della prova che non ha per effetto di rendere eccessivamente difficile, per l'assicurato, l'esercizio del diritto all'indennità e perciò non viola l'art. 2698 c.c., potendo detto onere essere correttamente adempiuto con la produzione della certificazione circa l'effettivo oggetto e gli effetti destinatari dell'indagine giudiziaria» (App. Napoli, 27 marzo 1982). Clausole derogatorie Il regime delle clausole derogatorie alle previsioni dell'art. 1900 c.c. trova dei limiti di contenuto e di forma. Invero, intanto, l'art. 1900 c.c. è comunemente considerato inderogabile (benché non contenuto espressamente nell'elencazione dell'art. 1932 c.c.) per il caso di sinistri cagionati con dolo dell'assicuratore o del beneficiario, o di suoi dipendenti. Viceversa, risulta ammissibile l'applicazione dell'esonero dell'assicuratore in caso di sinistro provocato con colpa lieve dell'assicurato, purché la relativa clausola sia sottoposta a specifica approvazione per iscritto da parte dell'assicurato, ai sensi dell'art. 1341, comma 2 c.c., visto che assume valore limitativo della responsabilità dell'assicuratore (Cass. I, n. 4041/1990). Non è soggetta, invece, ad apposita sottoscrizione ex art. 1341 comma 2 c.c. la clausola di una polizza infortuni che escluda l'operatività della copertura in caso di guida in stato di ebbrezza non è vessatoria, in quanto riproduttiva di disposizioni di legge, rinvenibili negli artt. 186 e 187 cod.str. e nell'art. 1900 c.c., secondo il quale l'assicurazione non si estende ai rischi provocati volontariamente o con colpa grave dell'assicurato (Cass. VI, n. 9448/2015), e ciò per la ragione per cui: a) intanto, contengono un implicito richiamo, quanto al contenuto, agli articoli 186 e 187 cod. str., e come tali, in quanto sostanzialmente tali clausole riproduttive di disposizioni di legge, si sottraggono al giudizio di vessatorietà; b) inoltre, poiché l'inoperatività deve farsi discendere, come correttamente rilevato dai giudici di merito, dal principio citato di cui all'art. 1900 c.c., secondo il quale l'assicurazione non si estende ai rischi provocati volontariamente o con colpa grave del «beneficiario» (principio che trova conferma anche riguardo al terzo trasportato da ultimo in Cass. III, n. 21027/2018 “In materia di Rca, deve ritenersi valida la clausola che non prevede copertura per i terzi trasportati se chi guida è in stato di ebbrezza oppure è stato sanzionato per la violazione degli articoli 186 e 187 del Codice della strada. (Nel caso di specie, si trattava della richiesta di risarcimento per i danni patiti a causa della perdita di controllo del veicolo finito fuori carreggiata, formulata da un terzo trasportato nei confronti dell'assicurazione oltreché del conducente e del proprietario dell'automobile).” . Viceversa, «La clausola convenzionale, predisposta dall'assicuratore, la quale ne preveda l'esclusione di responsabilità per i sinistri derivati da dolo o colpa grave dei dipendenti dell'assicurato (esclusione certamente possibile, data la natura non inderogabile dell'art. 1900 c.c.), limitandola oltre le ipotesi previste dalla legge, costituisce clausola vessatoria, nulla se non approvata specificamente per iscritto dall'altro contraente, a norma dell'art. 1341 c.c.» (cfr. Cass. I, n. 10170/1990; Cass. I, n. 3890/1988). Atti compiuti in materia di adempimento di doveri morali e sociali L'ultimo comma dell'art. 1900 c.c. dispone che l'assicuratore sia obbligato, nonostante eventuale patto contrario, per sinistri conseguenti ad atti del contraente, dell'assicurato o del beneficiario compiuti per dovere di solidarietà umana - da intendersi come atti compiuti in adempimento di un dovere morale o sociale - o nella tutela di interessi comuni all'assicuratore (per esempio l'atto diretto a salvare la cosa assicurata, in adempimento dell'obbligo di cui all'art. 1914 c.c.). Eccezioni: l'assicurazione per la responsabilità civile obbligatoria Deroga all'operatività della norma in commento, oltre all'art. 1917 co. 1 c.c. che esclude per l'assicurazione per la responsabilità civile solo i danni derivanti da fatti dolosi, è la disciplina speciale della responsabilità civile obbligatoria. Invero, «poiché la responsabilità di cui al comma 1 dell'art. 2054 c.c. è una specificazione di quella prevista dall'art. 2043 c.c., anche il danno dolosamente provocato dal conducente del veicolo è coperto dall'assicurazione obbligatoria (art. 1 l. 24 dicembre 1969 n. 990) e perciò l'assicuratore non può opporre al terzo danneggiato l'esclusione della garanzia assicurativa (art. 18, comma 2 l. n. 990/1969, norma sostitutiva, ai sensi dell'art. 1419 comma 2 c.c., di clausole contrattuali o condizioni generali difformi), salvo rivalersi nei confronti dell'assicurato - o del conducente, se la circolazione è avvenuta contro la sua volontà - a norma di contratto» (cfr. Cass. III, n. 1502/1997). Rimane, peraltro, esperibile la rivalsa dell'assicuratore verso l'autore della condotta dolosa (cfr. Cass. III, n. 10301/2009 secondo cui «il Fondo di Garanzie Vittime della Strada è tenuto a rispondere nei confronti del danneggiato anche nel caso in cui il sinistro sia stato causato dal fatto doloso del conducente del veicolo non identificato, ed anche quando tra i veicoli coinvolti sia mancato un urto materiale»). |