Comparsa di risposta per eccepire la sospensione della copertura assicurativa per tardivo pagamento del premioInquadramentoNell'atto qui di seguito compilato (comparsa di risposta) la compagnia assicuratrice, a seguito di una domanda di indennizzo formulata dall'assicurato nell'ambito di un contratto di assicurazione contro i danni, eccepisce la sospensione della copertura assicurativa, essendo intervenuto il pagamento del premio tardivamente rispetto alla scadenza, non potendo operare l'accettazione tacita quale rinuncia all'effetto sospensivo, ma solo quale impedimento alla risoluzione di diritto. FormulaTRIBUNALE DI .... [1] COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA Per la .... [2], C.F. ...., con sede legale in ...., alla via ...., in persona del legale rapp.te p.t., Sig. ...., nato a .... il .... /.... /...., residente in ...., alla Via .... n. ...., rappresentata e difesa, come da procura in calce, dall'Avv. .... (C.F. ....) [3], con domicilio eletto in .... alla Via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. ...., giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... [4], ovvero al seguente indirizzo di PEC .... @ .... [5]. -convenuto- CONTRO Il Sig. ...., C.F. ...., nato a .... e residente in ...., alla Via n. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. ....ed elettivamente domiciliato presso il suo studio in ....; -attore- FATTO 1. Con atto di citazione, notificato in data .... /.... /...., il Sig. .... conveniva in giudizio la .... [6], chiedendone la condanna al pagamento dell'indennizzo, in forza di polizza n. ...., stipulata in data .... /.... /.... per tutti i danni subiti dal proprio ...., per fatti ad opera di ...., avvenuti in data .... /.... /.... e quantificati in Euro ...., .... 2. Esponeva l'attore che la ...., a fronte di perizia redatta dal proprio incaricato, non aveva inteso offrire alcuna somma a titolo di indennizzo. 3. Con il presente atto, si costituisce in giudizio la convenuta che impugna tutto quanto ex adverso dedotto e rilevato e insiste per il rigetto della domanda attorea per i seguenti motivi in DIRITTO 1) Sul pagamento tardivo del premio assicurativo La domanda di parte attrice non tiene conto degli obblighi che dal contratto di assicurazione sorgono in capo all'assicuratore e all'assicurato. E invero, dall'art. 1882 c.c. si desume agevolmente che il contratto di assicurazione è un contratto aleatorio in forza del quale l'assicuratore si obbliga a rivalere l'assicurato, entro i limiti pattuiti, del danno prodotto da un sinistro, verso la corresponsione di un premio. In caso di mancato pagamento del premio, l'art. 1901 c.c. dispone che il mancato pagamento iniziale del premio o della prima rata di esso determina la sospensione immediata dell'efficacia del contratto di assicurazione. Qualora, invece, il pagamento sia stato effettuato e l'assicurazione abbia avuto regolare corso per un certo periodo di tempo, il mancato pagamento delle rate successive alla scadenza determina un inadempimento successivo e l'applicabilità del secondo comma del citato art. 1901 c.c., per il quale l'assicurazione resta sospesa dalle ore ventiquattro del quindicesimo giorno dopo quello della scadenza [7]. Da tale impostazione la giurisprudenza ha desunto che “nel sinallagma funzionale del rapporto assicurativo, la disposizione del secondo comma dell'art. 1901 c.c. introduce un duplice obbligo a carico delle parti: 1) il primo riguardante l'assicurato, è di pagare le rate di premio successive alla prima entro il termine di scadenza prorogabile fino a 15 giorni, pena la sospensione della garanzia assicurativa; 2) il secondo a carico dell'assicuratore, è quello di sopportare il decorso del suddetto termine di 15 giorni, prima di considerare l'assicurato in stato di mora e, quindi, di sentirsi svincolato dall'obbligo di pagamento dell'indennità, derivante dal sinistro verificatosi nel periodo di mora dell'assicurato [8]. Pertanto, in caso di sinistro, in capo all'assicurato incombe il duplice onere di provare non solo di aver pagato il premio, ma di averlo pagato tempestivamente, in quanto si tratta di due fatti costitutivi del proprio diritto al pagamento dell'indennizzo. Nel caso di specie, l'attore ha inviato la richiesta scritta di indennizzo alla compagnia in data .... /.... /.... (doc.3), a fronte del sinistro verificatosi in data .... /.... /...., cioè verificatosi durante il periodo di sospensione dell'assicurazione per mancato pagamento del premio ai sensi dell'art. 1901 c.c. A nulla rileva il fatto che la convenuta assicurazione abbia accettato il pagamento tardivo, in quanto l'orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità ha riconosciuto che “Deve escludersi che l'accettazione da parte dell'assicuratore di un pagamento tardivo costituisca rinuncia alla sospensione della garanzia assicurativa, essendo solo idonea a impedire la risoluzione di diritto del contratto” [9]. Alla luce delle argomentazioni esposte, la domanda attrice è del tutto infondata, in quanto l'evento lesivo si è verificato durante il periodo di sospensione della copertura assicurativa. In subordine, si insiste, comunque, per il rigetto della domanda nel merito, in quanto infondata in fatto e in diritto. Tanto premesso e considerato, la ...., rappresentata e difesa come in epigrafe, rassegna le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'On.le Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione, richiesta e conclusione rigettare la domanda attorea perché infondata in fatto e in diritto, con vittoria di spese e compensi. IN VIA ISTRUTTORIA Formulando sin d'ora ogni più ampia riserva di articolazione dei mezzi istruttori [10], nei termini di cui all'art. 183, comma 6, nn. 2 e 3, c.p.c., si offrono in comunicazione, mediante deposito, i seguenti documenti: 1. atto di citazione notificato il ....; 2. contratto di assicurazione; 3. lettera raccomandata a/r di denuncia sinistro e richiesta indennizzo. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Il sottoscritto Sig. .... (C.F. ....), nato a ...., il .... e residente in .... alla Via ...., nella qualità di amministratore unico e legale rapp.te della .... (C.F. ....) con sede legale in .... alla Via ...., informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ....alla Via ...., n. .... Luogo e data .... Sig. .... È autentica Firma Avv. .... [1] In materia assicurativa la competenza per territorio segue i criteri ordinari dettati dagli artt. 18, 19, 20 e 28 del codice di procedura civile con la concorrenza- salvo diversi accordi tra le parti - del foro del convenuto (sede della persona giuridica), della conclusione del contratto o della esecuzione della prestazione. Nel caso in cui, però, la controversia venga instaurata o sia diretta verso una persona fisica che rivesta la qualità di consumatore, prevale il foro individuato sulla scorta della residenza di quest'ultimo, di natura inderogabile (c.f.r. Cass. III, n. 9922/2010 per cui «Nelle controversie tra consumatore e assicurazione, la competenza è del giudice del luogo in cui il cittadino risiede o ha eletto domicilio nelle controversie. È vessatoria, quindi, la clausola che prevede una diversa località come sede del foro competente, anche se coincidente con uno di quelli individuabili sulla base del funzionamento dei vari criteri di collegamento stabiliti dal codice di procedura civile per le controversie che hanno origine da un contratto»). [2] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2. [3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. [4] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax .... ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla l. n. 114/2014. [6] Indicare il nome del convenuto. [7] Secondo la giurisprudenza di legittimità «al fine della sospensione dell'efficacia dell'assicurazione ai sensi dell'art. 1901 c.c., il rilievo del mancato tempestivo adempimento del premio assicurativo - pur rientrando nella disponibilità della compagnia assicuratrice - non forma oggetto di una eccezione in senso proprio, con gli effetti di cui all'art. 2697 comma secondo c.c., ma di una mera difesa, con la conseguenza che all'assicurazione, che intenda farlo valere, incombe un mero onere di allegazione e che viceversa all'assicurato è fatto carico di provare, di fronte a tale difesa, anche il tempestivo pagamento del premio, quale elemento costitutivo della sua pretesa all'indennizzo» (Cass., n. 455/1986). [8] Cfr. Cass. n. 630/1987 [9] Cfr. Cass. VI, n. 23901/2015 [10] La comparsa di risposta deve contenere l'indicazione dei mezzi di prova di cui il convenuto intende valersi e i documenti che offre in comunicazione. Tuttavia, l'onere di indicare i mezzi di prova e i documenti non è sancito a pena di decadenza, in ragione della previsione di cui all'art. 184 c.p.c. CommentoPremessa Il contratto di assicurazione si qualifica come a prestazioni corrispettive e consensuale, tanto che alla prestazione del contraente di pagamento del premio è collegata la prestazione indennitaria dell'assicuratore, in modo tale che le vicende che riguardano l'una condizionano, inevitabilmente, l'altra e si ripercuotono di conseguenza sulla sorte dell'intero contratto. L'art. 1901 c.c., in cui tale dinamica di interdipendenza tra le due principali prestazioni gravanti sulle parti trova puntuale esplicazione, costituisce singolare applicazione del principio generale previsto dall'art. 1460 c.c. secondo il quale, salvo che ciò sia contrario a buona fede o non corrisponda all'assetto naturale del contratto, ciascuno dei contraenti ha la facoltà di sospendere la prestazione su di esso gravante, nel caso in cui l'altra parte non adempia o non si offra di adempiere la propria. La norma, mentre si applica alle assicurazioni contro i danni e contro gli infortuni (Cass. III, n. 12353/2006), non si applica per espressa previsione di legge (art. 1924 c.c.) alle assicurazioni sulla vita. Pagamento del premio Il pagamento del premio costituisce la principale obbligazione dell'assicurato: “la corrispettività e l'equilibrio sinallagmatico sono costituiti dallo scambio della promessa di pagare l'indennità da parte dell'assicuratore a fronte del versamento del corrispettivo, mentre la misura del premio non entra nello scambio privatistico, perché è condizionata da fattori esogeni derivanti dalla considerazione non del rischio del singolo contratto, ma di quello medio calcolato sulla base di elementi probabilistici in relazione ad una massa di rischi omogenei”( Cass. III, n.14595/2020). Al suo inadempimento corrispondono effetti diversi a seconda che esso riguardi il premio da pagarsi integralmente in un'unica soluzione o la prima rata del premio, o piuttosto le rate successive alla prima. Nel primo caso occorre, innanzitutto, differenziare l'ipotesi in cui il versamento del primo premio è stato convenzionalmente considerato o meno un elemento essenziale del contratto. Nel primo caso, infatti, il contratto perderà il suo carattere consensuale, per acquistare quello di contratto reale, tale da non venire affatto ad esistenza in caso di assenza di dazione. Viceversa, sempre con riferimento alla prima fattispecie, allorquando il pagamento del premio non attenga alla fase di perfezionamento del contratto, concluso con il solo scambio dei consensi, la norma dell'art. 1901 c.c. fissa la sospensione dell'efficacia del contratto fino alle ore 24.00 del giorno in cui avviene il pagamento. Ne consegue che, in tale seconda ipotesi, l'effettivo pagamento del premio unico o della prima rata di premio costituisce condizione sospensiva all'efficacia del contratto, avverata la quale solamente, l'assicuratore sarà tenuto a sostenere i rischi di un eventuale sinistro. È ammessa, però, ai sensi dell'art. 1932 c.c., la pattuizione in senso contrario in quanto favorevole all'assicurato (cfr. Cass. I, n. 1855/1982 per cui «In ogni contratto di assicurazione esiste una durata che non ha nulla a che vedere con la produzione dei suoi effetti, condizionati al pagamento del premio, cosicché è necessaria un'apposita pattuizione nel caso in cui le parti non vogliono subordinare l'efficacia del contratto al pagamento del premio o della prima rata di premio»). Viceversa, se il mancato pagamento del premio riguarda una rata successiva alla prima, a norma del secondo comma della disposizione in commento, l'assicurazione rimane sospesa dalle ore 24.00 del quindicesimo giorno dopo quello della scadenza. Si tratta di una disposizione ispirata al principio di conservazione del contratto per cui la sua efficacia si protrae per il cd. “periodo di tolleranza” di quindici successivi alla scadenza fissata per il pagamento del premio, con la conseguenza che, se l'evento assicurato si dovesse determinare entro questo periodo l'assicuratore, rimarrebbe tenuto al pagamento del premio; viceversa, ove il fatto accadesse successivamente nel periodo di sospensione, il rischio non sarebbe coperto. La ratio della norma è ravvisata principalmente nel meccanismo di funzionamento delle assicurazioni, ove i premi vengono pagati in anticipo al fine di avere la copertura per il periodo successivo, ed è solo in caso di inadempimento di un premio quale controprestazione della copertura assicurativa futura che si realizza la sospensione disposta dalla norma, trascorso il periodo di cd. tolleranza (cfr. Trib. L'Aquila 26 febbraio 2013). L'art. 172 comma 1 d.lgs. n. 209/2005 - Codice delle Assicurazioni elide il termine di tolleranza ove l'assicurato, in caso di variazioni del premio superiori al tasso programmato di inflazione, si avvalga del diritto di recesso, mediante comunicazione all'impresa o all'intermediario. Il pagamento del premio deve essere fatto presso la sede dell'assicurazione ex art. 1182 c.c. comma 3 ovvero all'agente autorizzato a concludere il contratto ex art. 1903 c.c. o al subagente ( cfr. Cass. VI, n. 12662/2018 per cui “Poiché non vi è dubbio che il subagente rientri tra i collaboratori dell'agente, ai sensi dell'art. 109, comma 2, lett. e) del codice delle assicurazioni, il pagamento a questi effettuato si presume juris et de jure compiuto nelle mani dell'assicuratore. Secondo la dottrina prevalente ove, invece, esso venga effettuato nelle mani di altri soggetti (broker, agenti senza rappresentanza, sub-genti, produttori liberi) libera il contraente solo quando tali soggetti siano stati autorizzati espressamente a riscuotere i premi dall'assicuratore o dall'agente con rappresentanza. Tuttavia ex art. 118 d.lgs. n. 209/2005 -Codice delle Assicurazioni e art. 47Reg. ISVAP n. 5/06 il pagamento è opponibile all'assicuratore ove effettuato in buona fede ad un intermediario (eccetto il broker) iscritto al Registro Unico degli Intermediari o ai suoi collaboratori. Il caso delle clausole cd. di “regolazione del premio” Nei contratti di assicurazione può essere inserita la clausola di cd. “regolazione del premio” in virtù della quale l'assicurato è tenuto, oltre al pagamento di un premio minimo da versarsi in via provvisoria ed anticipata, alla corresponsione di un maggior premio definitivo alla scadenza di ciascun periodo assicurativo, in funzione di elementi variabili. In presenza di tali tipi di clausole, all'obbligo di pagamento del premio si aggiunge l'obbligo dell'assicurato di comunicare periodicamente all'assicuratore le variazioni dei dati rilevanti ai fini della variazione del premio. Tale onere costituisce oggetto di un'obbligazione civile diversa da quelle indicate dall'art. 1901 c.c. e un eventuale inadempimento non comporta l'automatica sospensione della garanzia. Quest'ultimo effetto, così come la risoluzione del contratto, può avvenire solo in base ai principi generali in tema di importanza dell'inadempimento e di buona fede nell'esecuzione del contratto (cfr. Cass. III, n. 293/2015), senza che assuma rilievo il richiamo, operato con apposita clausola contrattuale, all'art. 1901 c.c. con riguardo alla mancata comunicazione delle variazioni, trattandosi di clausola nulla ai sensi dell'art. 1932 c.c., in quanto derogatoria della disciplina legale in senso meno favorevole all'assicurato (cfr. Cass. III, n. 28472/2013). L'onere di comunicazione degli elementi variabili, costituendo un'obbligazione accessoria rispetto a quella del pagamento del premio, fa derivare in capo all'assicurato che invochi la copertura assicurativa, il conseguente onere di fornire la prova di aver adempiuto a tale obbligazione, con la conseguenza che in difetto di essa, questi subirà la sospensione della garanzia assicurativa, nonché la successiva eventuale risoluzione del contratto. Non può ex adverso rilevare, neppure sotto il profilo dell'esecuzione delle prestazioni professionali secondo buona fede, il mancato esercizio da parte dell'assicuratore della facoltà di sollecitare all'assicurato la trasmissione dei dati, concedendogli un ulteriore termine per la comunicazione (Cass. III, n. 4612/1997). L'obbligo dell'assicurato di comunicare il maggior premio determinato in base ai dati successivamente comunicati, sorge nel momento in cui interviene l'indicazione degli elementi di variabilità, ed è, perciò, da tale momento che l'assicuratore può chiederne il pagamento, salvo l'effetto risolutivo del contratto dipendente dalla sua inerzia. (cfr. Cass. III, n. 2488/2009 che nel confermare la sentenza impugnata, ha affermato che il termine semestrale di decadenza di cui all'art. 1901, comma 3, c.c. decorreva dalla data di emissione dell'appendice di regolazione del premio, trattandosi di obbligazione non soggetta al termine di scadenza delle rate di premio fisso stabilite al momento della conclusione del contratto; cfr. anche Cass. III., n. 3654/2013). La sospensione e la risoluzione dell'efficacia del contratto derivante dal mancato pagamento del premio La sospensione dell'efficacia e la risoluzione previste dall'art. 1901 dai commi 2 e 3 della norma in commento si attuano ipso iure (cfr. Cass. III, n. 6212/1985), e non presuppongono una volontà diretta a produrre tali effetti, né una comunicazione diretta all'assicurato da parte dell'assicuratore (cfr. Cass., n. 5438/1984). La citata sospensione attiene ad un diritto disponibile e, pertanto, può costituire oggetto di rinuncia anche tacita, come pure di una regolamentazione non necessariamente corrispettiva in caso di ritardato pagamento: è stato infatti puntualizzato che “La clausola contrattuale con cui viene stabilita la sospensione della copertura assicurativa, per un periodo di trenta giorni dopo il pagamento del premio, nella particolare ipotesi in cui la rata venga versata con un ritardo superiore al 90 giorni, non viola l'art. 1901, comma 2, c.c., giacché tale norma è finalizzata a disciplinare gli effetti dell'inadempimento, non assumendo alcun valore in merito all'alterazione del sinallagma contrattuale. Tanto in quanto nel nostro ordinamento giuridico non è possibile rinvenire un principio generale che imponga alle parti di elaborare un assetto d'interessi in cui le diverse prestazioni abbiano uno stretto rapporto di corrispettività, intesa nella duplice prospettiva economica e giuridica” (Cass. III, n. 9182/2018). L'accettazione senza riserve del premio pagato in ritardo, però, secondo la prevalente giurisprudenza di legittimità, non costituisce un'ipotesi di rinuncia tacita al rimedio della sospensione della garanzia assicurativa, ossia a far valere la non indennizzabilità dei sinistri avvenuti dopo lo spirare del termine di grazia di cui all'art. 1901 comma 2 c.c., in quanto atto non univoco (cfr. Cass. III, n. 22809/2009; ma anche da ultimo cfr. Cass. VI, n. 23901/2015 secondo cui “Deve escludersi che l'accettazione da parte dell'assicuratore di un pagamento tardivo costituisca rinunzia alla sospensione della garanzia assicurativa, essendo solo idonea ad impedire la risoluzione di diritto del contratto”). Durante il periodo di sospensione della copertura assicurativa - successivo al decorso del termine di tolleranza - e fino alla risoluzione del contratto, non è sospesa anche l'efficacia degli obblighi connessi al contratto di assicurazione e gravanti in capo all'assicurato, quali ad esempio quello di comunicare le modificazioni delle condizioni di rischio. Il mancato pagamento, da parte dell'assicurato, di un premio successivo al primo determina, ai sensi dell'art 1901, secondo comma, c.c., la sospensione della garanzia assicurativa non immediatamente, ma dopo il decorso del cosiddetto periodo di tolleranza o di rispetto e, cioè, di quindici giorni dalla scadenza del premio medesimo; questo principio opera indipendentemente dal verificarsi del pagamento del premio dovuto entro l'indicato periodo, ed anche in caso di protrarsi dell'inadempienza dell'assicurato e di eventuale successiva risoluzione di diritto del contratto, a norma dell'art 1901, terzo comma c.c., nel senso che l'effetto retroattivo di tale risoluzione si produrrà non dalla scadenza del premio, ma dallo spirare del periodo di tolleranza (cfr. Cass. III, n. 26104/2016; ciò vale anche nel caso di procedura attivata ai sensi dell'art. 149 Cod. Ass. : cfr. Cass. III, n. 25366/2018). Come da ultimo precisato nella giurisprudenza di legittimità, “In tema di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, per le scadenze successive al pagamento del primo premio (o della relativa prima rata) di cui all'art. 1901 cc., comma 2, l'effetto sospensivo dell'assicurazione per l'ipotesi di pagamento effettuato dopo il quindicesimo giorno dalla scadenza della rata precedente cessa a partire dalle ore 24.00 della data del pagamento, e non comporta l'immediata riattivazione del rapporto assicurativo dal momento in cui il pagamento è stato effettuato, trovando applicazione analogica la disposizione del comma 1 del medesimo articolo - dettata per l'ipotesi del mancato pagamento del primo premio o della prima rata - secondo cui l'assicurazione resta sospesa fino alle ore ventiquattro del giorno in cui il contraente paga quanto è da lui dovuto. Ne consegue che ove il premio successivo al primo sia stato pagato dopo la scadenza del periodo di tolleranza di giorni quindici di cui all'art. 1901 c.c., la garanzia assicurativa non è operante per il sinistro verificatosi il giorno stesso del pagamento. Tale principio è ancor più valido nel caso in cui la data del sinistro si collochi nel periodo intercorrente fra la data successiva al termine di tolleranza quindicinale e quella in cui venga pagato il premio per il rinnovo della polizza” cfr. Cass. III, n.22543/2019). Naturalmente, perché possa aver luogo la sospensione dell'efficacia del contratto, è necessario che il mancato pagamento del premio sia colpevole: essa pertanto non ha luogo quando l'assicuratore rifiuti ingiustificatamente il pagamento offertogli, pretendendone illegittimamente uno maggiore (Cass. I, n. 472/1977), o comunque lo rifiuti in mala fede (Cass. I, n. 3290/1978). In passato si è anche dubitato della legittimità costituzionale dell'art. 1901 c.c., in base al rilievo che esso creerebbe una disparità di trattamento tra la disciplina dell'inadempimento in generale, di cui all'art. 1453 c.c., e quella prevista per il contratto di assicurazione (le ordinanze di rimessione furono ben quindici). La Corte costituzionale ha tuttavia ritenuto in più occasioni l'art. 1901 c.c. del tutto razionale e conforme alla natura del contratto di assicurazione, facendo leva proprio sulla peculiarità del premio assicurativo rispetto a tutte le prestazioni pecuniarie dovute in adempimento di altri contratti tipici. Nell'assicurazione, ha, infatti, osservato la Consulta, l'equilibrio tecnico ed economico non si realizza nell'àmbito di ogni singolo rapporto, ma fra l'insieme dei rischi al quale l'assicurato partecipa con il pagamento dei premi, il cui puntuale versamento è necessario per mettere in grado l'assicuratore di eseguire i suoi obblighi. Con la stessa sentenza, il Giudice delle Leggi ha anche escluso qualsiasi contrasto dell'art. 1901 c.c. con l'art. 41 Cost. (prospettato in base al rilievo che l'assicuratore può pretendere il pagamento del premio anche in relazione al periodo per il quale l'assicurazione è stata sospesa), osservando che la norma codicistica, stabilendo la sospensione dell'assicurazione per mancato pagamento del premio e la facoltà dell'assicuratore di pretendere la riscossione del premio anche nel periodo della sospensione, fa applicazione del principio generale inadimplenti non est adimplendum, adeguandolo al tipo particolare del contratto di assicurazione. Esso, pertanto, non limita affatto la liberà economica delle parti, ma anzi costituisce una coazione indiretta all'adempimento. Nei casi di sospensione della copertura per mancato pagamento del premio, il contratto è risolto di diritto se l'assicuratore, nel termine di sei mesi dal giorno in cui il premio e la rata sono scaduti, non agisce per la riscossione. Il termine previsto dal comma 3 dell'art. 1901 c.c. è un termine di decadenza e “agire per la riscossione” è locuzione equivalente alla proposizione dell'azione giudiziaria: solo agendo in giudizio e non con una semplice diffida (Cass. III, n. 8293/2004) si evita la risoluzione. Il termine comincia a decorrere dal giorno della scadenza e non dallo spirare del cd. periodo di tolleranza (con riguardo alle ipotesi del secondo comma), con la conseguenza che il pagamento eseguito dopo tale lasso temporale, ovvero allorquando l'effetto risolutivo si è già verificato, non comporta la revivescenza del rapporto, ma solo l'estinzione del relativo credito dell'assicuratore (cfr. Cass. III, n. 7647/1991). Tanto che l'avvenuta risoluzione di diritto non può essere esclusa da accordi inter partes che sopravvengano dopo la scadenza del semestre contemplato dalla norma (cfr. Cass. III, n. 9758/1993). In questi casi, mentre è a carico dell'assicurato l'onere di provare il tempestivo pagamento del premio, quale elemento costitutivo della sua pretesa all'indennizzo, è a carico dell'assicuratore convenuto un mero onere di allegazione del mancato tempestivo pagamento (cfr. Cass. III, n. 16831/2003; Cass., n. 455/1986). In caso di azione di riscossione da parte dell'assicurativa “tardiva”, ovvero a decadenza già verificatasi, l'avvenuta risoluzione di diritto, quale fatto impeditivo del diritto dell'assicuratore a riscuotere i premi per i periodi successivi, costituisce un fatto integratore di un'eccezione in senso lato, e conseguentemente, può essere anche rilevata d'Ufficio dal Giudice (Cass. III, n. 494/2007). Risolto di diritto il contratto per non avere l'assicuratore provveduto ad agire in giudizio per la riscossione, questi ha diritto, però, al pagamento del premio per il periodo di assicurazione in corso. Quest'ultimo coincide con il lasso di tempo al quale le parti hanno rapportato e commisurato, in ogni singolo contratto di assicurazione, “il premio relativo” che, indipendentemente dall'eventuale frazionamento è di solito annuale. Ne consegue che l'assicurato inadempiente, mentre si giova della risoluzione di diritto del contratto (al di fuori dei casi di assicurazione sulla vita), qualora l'inerzia dell'assicuratore si protragga oltre sei mesi, è tenuto a corrispondere l'intero premio annuale fatto valere dall'assicuratore nel termine di prescrizione previsto dall'art. 2952 c.c., anche quando ne sia stato convenuto il pagamento in due o più rate (cfr. Cass. III, n. 8863/1992; contra Cass. III, n. 23264/2010). Nell’ambito della galvanizzazione del diritto dispositivo delle parti, la normativa non consente di derogare al principio di corrispettività delle prestazioni : “È nulla, in forza dell'art. 1932 c.c., la clausola del contratto assicurativo che stabilisce, in caso di mancato pagamento dei premi assicurativi, la loro persistente esigibilità e la decadenza dell'assicurato dal diritto di pretendere l'indennizzo (determinando una sospensione della garanzia non prevista dalla legge), perché essa espone l'assicurato al pagamento del corrispettivo in mancanza di prestazione dell'assicuratore, così derogando, in senso a lui sfavorevole, all'art. 1901 c.c., secondo il quale il mancato pagamento dei premi successivi al primo comporta la sospensione della garanzia assicurativa per il solo periodo a cui si riferisce il premio, fermo restando l'obbligo dell'assicuratore di indennizzare i sinistri verificatisi precedentemente”( Cass. III, n.25298/2020). Applicazione in materia di responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli Particolare applicazione delle regole appena analizzate si verifica in materia di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli. Invero, i principi fin qui esposti ed alla base della disciplina dell'art. 1901 c.c. vanno armonizzati con la ratio sottesa alla disciplina ex art. 7 l. n. 990/1969 (oggi art. 127 d.lgs. n. 209/2005 - Codice delle Assicurazioni) di tutela del terzo danneggiato e dell'apparenza del diritto. Ne consegue che il terzo danneggiato non è tenuto ad effettuare accertamenti se sia stato pagato il premio assicurativo o rilasciati solo il certificato ed il contrassegno, potendo fare ragionevole affidamento sull'apparenza della situazione, come gli consente l'art. 7 l. n. 990/1969 (ora sostituito dall'art. 127 d.lgs. n. 209/2005), giacché quello che rileva per la promovibilità dell'azione diretta nei confronti dell'assicuratore è l'autenticità del contrassegno e non la validità del rapporto assicurativo. Da ultimo, infatti, sulla scorta di tale assunto è stato condivisibilmente affermato che “Nel caso di sottoscrizione di una polizza r.c. auto e di rilascio all'assicurato dell'apposito contrassegno, indicativo di decorrenza e durata, ove la compagnia assicurativa non abbia ricevuto il premio, o la prima rata di esso, a causa del ritardato versamento da parte dell'agente, l'assicurazione è sospesa ai sensi dell'art. 1901, comma 1, c.c., ma l'assicuratore è obbligato a risarcire i danni al terzo danneggiato, in virtù del principio della rilevanza dell'autenticità del contrassegno rilasciato all'assicurato e del pagamento del premio nei modi e nei termini previsti dalla legge e dal contratto”( Tribunale Napoli sez. II, 17/05/2019, n.5118). Nei rapporti tra assicuratore ed assicurato, invece, l'erroneo rilascio del certificato assicurativo, in quanto non accompagnato dal pagamento del premio per il periodo in esso indicato, spiega rilievo contrattuale, nel senso che, ove la presunzione di pagamento di detto premio, derivante dal certificato, sia contrastata dalla mancanza di una regolare quietanza scritta, e a tale mancanza non suppliscano le altre prove consentite dalla legge, l'assicuratore ha diritto di rivalersi contro l'assicurato di quanti dovuto al danneggiato, ai sensi dell'art. 18, l. n. 990 del 1969 (ora art. 144 d.lgs. n. 209/2005) (cfr. Cass. III, n. 18307/2014; Cass. III, n. 293/2015; Cass. III, n. 11295/2012; Cass. III, n. 24089/2011; Cass. III, n. 25139/2010). |