Atto di citazione avverso rifiuto del risarcimento per superamento della franchigia aggregataInquadramentoTra le clausole limitative dell'indennizzo si annoverano come frequenti quelle che tra contraente ed assicurato prevedono una cd. franchigia, indicante la parte di danno causato dal contraente che – indipendentemente dall'intervento della compagnia assicuratrice – rimane a suo carico. Nel presente atto il danneggiato (un pedone) contesta la posizione assunta stragiudizialmente dalla compagnia assicuratrice di rifiuto di prestare l'indennizzo dovuto dal proprio contraente (proprietario del veicolo investitore) per il superamento della cd. franchigia aggregata, ovvero del limite monetario previsto per un certo periodo di tempo ( nel caso di specie, un anno) per sinistri causati, rilevando che trattasi di clausola valida solo ed unicamente tra le parti del rapporto di assicurazione, e non opponibile al terzo, salvi i rapporti interni di regresso tra le parti che l'hanno stipulata. FormulaGIUDICE DI PACE DI ..../TRIBUNALE DI .... [1] ATTO DI CITAZIONE [2] PER il Sig. .... nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in ...., rappresentato e difeso, come da procura in calce (oppure, a margine) del presente atto, dall'Avv. ...., C.F. .... [3], presso il cui studio elettivamente domicilia in .... [4] Si dichiara di volere ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al fax [5]...., ovvero all'indirizzo PEC.... [6] PREMESSO CHE [7] - in data ...., alle ore .... circa, l'istante nel mentre si trovava in ...., via ...., veniva investito dall'automobile modello ...., targato ...., di colore ...., condotto e di proprietà della Sig.ra .... (documento 1); - in particolare, la conducente, sopraggiungendo a velocità elevata, non si accorgeva che l'attore stava attraversando la detta strada sulle strisce pedonali, in tal modo investendola e facendola cadere rovinosamente a terra; - a seguito del sinistro, il Sig. .... lamentava dolori alla gamba ed era impossibilitato a rialzarsi e camminare; di talchè si rendeva necessario l'intervento dell'autoambulanza che trasportava il ferito presso il presidio ospedaliero di ...., ove gli veniva riscontrata la seguente patologia .... e veniva effettuata la prognosi di seguito .... (documento 2); - a seguito di visita specialistica del ...., presso la struttura ospedaliera/sanitaria di .... (documento 3), il Sig. .... veniva dichiarato guarito con postumi in data .... (documento 4); - la Sig.ra .... è assicurata per la R.C.A. con la Assicurazioni S.p.A., con polizza n.... (documento 5); - con raccomandata a/r del ...., l'istante metteva in mora la compagnia assicurativa, chiedendo l'integrale risarcimento dei danni, che quantificava in complessivi euro ...., come da perizia medico-legale di parte che allegava (documento 6); - con nota del ...., la citata compagnia rigettava ogni richiesta risarcitoria alla luce dell'articolo .... del contratto assicurativo, il quale prevedendo una chiara ipotesi di “franchigia aggregata”, pone il limite massimo di sinistri annui in ....; di talchè la richiesta risarcitoria non poteva essere accolta poiché nella fattispecie in esame il citato limite era stato superato (documento 6); - senza esito rimaneva l'istanza di negoziazione assistita formulata ai sensi del Decreto Legge 12 settembre 2014 n. 132, articoli 2 e 3 per mezzo di racc. a/r del .... (documento 7) [8]; - in relazione al caso in esame ed in ordine ai danni patrimoniali e non patrimoniali riportati dall'istante sussiste la esclusiva responsabilità della Sig.ra .... ai sensi del c.c. art. 2054. Invero, l'evento dannoso è da ascriversi alla esclusiva alla condotta colposa del suddetto autoveicolo, il quale, in maniera imprudente e negligente e sopraggiungendo ad alta velocità, non si accorgeva che l'istante stava per attraversare la strada sulle relative strisce, in tal modo investendolo e provocandogli notevoli danni alla sua integrità psicofisica e patrimoniali. Il sinistro in parola, oltre a determinare gravi lesioni, ha inferto al Sig. .... grande sofferenza fisica e psicologica, incidendo fortemente ed in maniera negativa sulla sua vita quotidiana e sul suo lavoro (fotografo) per oltre .... giorni; - i danni riportati, patrimoniali e non patrimoniali, consistenti in ...., vanno determinati, così come da consulenza di parte, in complessivi Euro ....; - contrariamente a quanto asserito dalla compagnia assicurativa, il danneggiato può sempre chiamare in causa la compagnia assicurativa per ottenere il risarcimento e la compagnia è tenuta a risarcirlo del danno, a prescindere dalla franchigia. Sarà poi l'assicuratore a rivolgersi al suo assicurato e a pretendere di essere a sua volta rimborsato per la parte di danno per la quale l'assicurato con la sua polizza non aveva il risarcimento garantito. Le franchigie nel sistema dell'assicurazione r.c.a. infatti operano solo nei rapporti fra assicurato ed assicuratore e non sono opponibili da quest'ultimo al danneggiato. Inoltre, secondo prevalente giurisprudenza, in tema di contratto di assicurazione è onere dell'assicurato provare che il danno è compreso nei limiti di franchigia stabiliti nel contratto di assicurazione (App. Genova 11 giugno 2007). - alla fattispecie in esame è applicabile la disciplina di cui al Decreto Legislativo 7 settembre 2005, n. 209 (Codice delle Assicurazioni art. 148); Tutto ciò premesso, il Sig. ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, CITA Assicurazioni .... C.F./P.I. .... [9], in persona del legale rappresentante p.t., con sede legale in ...., via ....; la Sig.ra .... nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in ...., via ...., a comparire innanzi: - al Giudice di Pace di ...., all'udienza del ...., ore di rito, con l'invito a costituirsi nel termine e nelle forme stabilite dalla legge e che, in difetto, si procederà in sua contumacia; - all'Ill.mo Tribunale di ...., Giudice istruttore designando ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c., all'udienza del ...., ore di rito, con invito ex art. 163 c.p.c. a costituirsi, nelle forme e nei modi di cui all'art. 166 c.p.c., 20 giorni prima dell'udienza su indicata, ovvero di quella fissata a norma dell'art. 168 bis, ultimo comma, c.p.c., e con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c. e che, non costituendosi, si procederà, ugualmente, in sua contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti conclusioni: - accertare e dichiarare la esclusiva responsabilità ex c.c. art. 2054 della Sig.ra .... in ordine alla causazione del sinistro di cui sopra e per l'effetto: - condannare i convenuti in solido, al risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non, subiti e subendi, determinati in Euro .... come da allegata consulenza medico legale, o in quella diversa, minore o maggiore, comunque ritenuta di giustizia, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge sulla somma rivalutata.
Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario. IN VIA ISTRUTTORIA (indicazione dei mezzi istruttori di cui si intende valere): (ESEMPIO) Si chiede, inoltre, di essere ammesso alla prove per testimoni sulle circostanze indicate in premessa/in punto di fatto, dal numero .... al numero ...., preceduti dalla locuzione “Vero è che”, ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero che...”) .... A tal fine si indicano come testimoni i Sig.ri: 1) il Sig. ...., residente in ....; 2) il Sig. ...., residente in .... In caso di contestazione, si chiede l'ammissione della CTU medico legale ai fini dell'accertamento dei danni fisici subiti dall'istante e del nesso di causalità, oltre che per la relativa quantificazione. Si allegano i documenti 1), 2), 3), 4) e 5) indicati nella narrativa del presente atto, riservandosi di produrne altri con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta. Ai sensi del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro ..... Luogo e data.... Firma Avv. .... PROCURA [1] In materia assicurativa la competenza per territorio segue i criteri ordinari dettati dagli artt. 18, 19, 20 e 28 del codice di procedura civile con la concorrenza- salvo diversi accordi tra le parti – del foro del convenuto ( sede della persona giuridica), della conclusione del contratto o della esecuzione della prestazione. Nel caso in cui, però, la controversia venga instaurata o sia diretta verso una persona fisica che rivesta la qualità di consumatore, prevale il foro individuato sulla scorta della residenza di quest'ultimo, di natura inderogabile (cfr. Cass. III, n. 9922/2010). [2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111). [3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. [4] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c. [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. Ai sensi dell'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014. [7] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c. [8] E' obbligatorio il ricorso alla procedura di negoziazione assistita (che costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale) nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 euro (art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014) e dovrà essere prodotta la relativa documentazione. Va, in proposito, ricordato che la negoziazione è prescritta, quando si intende proporre in giudizio una domanda di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 Euro, ad eccezione delle controversie assoggettate alla disciplina della c.d. mediazione obbligatoria (in altri termini, la procedura di negoziazione assistita non opera quando è prevista la mediazione obbligatoria). Ebbene, quest'ultima non è prescritta in subiecta materia, se si fa eccezione per il risarcimento del danno derivante da responsabilità medica. In ogni caso, la negoziazione non è condizione di procedibilità della domanda giudiziale (e, quindi, è sempre e solo volontaria) per le controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori (art. 3 legge n. 162/2014). [9] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2. CommentoPremessa. Nell'ambito dei contratti assicurativi sono frequenti le clausole che stabiliscono dei limiti all'indennizzabilità dei danni occorsi ( ciò prevalentemente nell'ambito dei contratti di assicurazione della responsabilità civile) e, dunque, dell'obbligazione dell'assicuratore. Esse vengono considerate dalla dottrina dominante delle forme di “autoassicurazione” aventi la finalità di evitare che la deresponsabilizzazione dell'assicurato produca effetti di moral hazard e porti, quindi, a uno snaturamento della funzione indennitaria dell'assicurazione. Tra di esse si annoverano le clausole che prevedono una franchigia ( assoluta, relativa o aggregata), il cd. scoperto ed, in via residuale, il cd. limite di indennizzo. La franchigia. In particolare la franchigia aggregata. La franchigia, in generale, viene definita come la parte di rimborso di un danno che rimane a carico dell'assicurato. Nell'ambito delle polizze di responsabilità civile per la guida di automobili, la franchigia è quella parte di un danno provocato a terzi che sarà l'assicurato a rimborsare. La franchigia viene definita relativa quando non dà il diritto al risarcimento al di sotto di una certa cifra, mentre ove il danno superi la cifra indicata il risarcimento è integrale. La franchigia è assoluta, invece, quando viene prevista per importo fisso per singolo sinistro, indicato in cifra o in percentuale della somma assicurata, e rimane invariata al momento del risarcimento, sia che l'importo del risarcimento sia superiore sia che esso sia inferiore alla franchigia. Generalmente il premio assicurativo è più basso nelle polizze con franchigia assoluta e più alto nelle polizze con franchigia relativa. Il motivo di questa differenza deriva dal fatto che nelle polizze a franchigia assoluta, la parte di danno all'interno della franchigia rimane, sempre e comunque, a carico dell'assicurato, mentre con la franchigia relativa, qualora il danno superasse la soglia della franchigia, il risarcimento sarebbe interamente a carico della compagnia e l'assicurato non dovrebbe quindi pagare nulla. La franchigia aggregata, poi, riguarda una serie indeterminata di sinistri che rientrano in un tetto stabilito fra le parti e prevede, solitamente, un massimo annuale di deduzioni nel caso di più sinistri. Secondo un recente contributo dell'IVASS, in una prima tipologia l'assicuratore non paga i sinistri fino a quando il loro importo complessivo non raggiunge il limite della franchigia mentre, superato tale limite, il risarcimento è integrale. In un'altra tipologia di clausola le parti possono stabilire che il contraente anticipi all'assicuratore l'importo della franchigia fornendogli, in pratica, la provvista corrispondente alla sua autoassicurazione. I sinistri vengono poi integralmente risarciti dall'assicuratore dato che la franchigia è stata già “scontata”. Questo tipo di anticipazione – che sembra nasca dalla prassi delle assicurazioni marittime e viene denominata convenzionalmente “con anticipo” – è abbastanza utilizzata nelle polizze in convenzione o “a libro matricola” ( ad esempio quando si assicura l'intero parco auto di una determinata azienda) perché consente all'assicuratore (che non può opporre la franchigia al terzo danneggiato) di non anticiparla e rende più semplice la gestione dei sinistri e di contratti complessi eliminando la possibilità di contestazioni sul superamento del limite. Di solito la franchigia aggregata viene riferita ad un periodo assicurativo annuo. Nella franchigia aggregata la funzione di limitazione del moral hazard e di incentivo per l'assicurato ad una prudente gestione del rischio (che pur opera sino a quando non sia stato raggiunto il limite dedotto in franchigia) sfuma rispetto a quella di consentire all'assicurato di valutare l'equilibrio tra autoassicurazione e copertura assicurativa da stabilire in base ad un'accurata analisi statistica, tanto che essa si presenta come lo strumento ideale che consente il bilanciamento delle proprie esigenze di copertura del rischio, permettendo all'assicurato di sostenere un onere complessivo minore e all'assicuratore di applicare un premio corretto sul piano tecnico. Le clausole di franchigia aggregata - nella forma semplice, senza anticipo - sono attualmente molto utilizzate anche nel campo dell'assicurazione della r.c. sanitaria per i contratti che stipulano ASL e strutture ospedaliere. Tra le poche pronunce civilistiche che riguardano l'argomento si rammenta quella del Tribunale Di Mazara Del Vallo del 22 febbraio 2012 che in tema di franchigia aggregata in una polizza sanitaria, ha evidenziato che la compagnia assicurativa che eccepisca l'erosione della stessa, quale causa di impedimento al pagamento dell'indennizzo, ha l'onere di provare la circostanza ed ancora quella del Trib. Milano VII, 8 aprile 2020, n. 2323 che, sotto altro profilo, chiarisce che “In caso di richiesta di rimborso delle franchigie assicurative, il termine di prescrizione non decorre dalla data del verificarsi del sinistro, ma, in applicazione del principio di cui all'art. 2935 c.c., dalla data in cui è stato richiesto dalla compagnia assicurativa il pagamento della franchigia e dalla data dell'effettuazione di tale pagamento". Lo scoperto Lo scoperto condivide con la franchigia la funzione di sconto ( correlazione tra l'ammontare della franchigia adottata e sconto accordato) ma se ne differenzia per: 1) la natura di compartecipazione dell'assicurato ( nel senso che lo scoperto si basa su una prefissata percentuale dell'ammontare di ciascun sinistro); 2) nell'ammissibilità dell'indennizzo, ridotto per effetto dello scoperto massimo, di tutti i sinistri indipendentemente dalla relativa entità e frequenza. Ne consegue che la parte di indennizzo a carico dell'assicurato può raggiungere importi largamente eccedenti i normali livelli di franchigia così che l'inserimento della clausola è indicato particolarmente nelle polizze ove si intenda ottenere un attivo impegno dell'assicurato nel controllo di attività rischiose, e nella prevenzione e sicurezza del rischio. Il limite indennizzo Per limite di indennizzo, invece, si intende il massimo importo, dovuto dalla società per un singolo sinistro o, quando precisato, per più sinistri verificatisi in un periodo di tempo. Mentre le franchigie e lo scoperto operano in detrazione sull'ammontare del danno liquidabile, già ridotto per effetto dell'eventuale insufficienza dei valori ( secondo la relazione “assicurazione parziale- regola proporzionale), il limite di indennizzo, qualora più basso del risultato sopra ottenuto, assorbe le precedenti decurtazioni, imponendo ai fini dell'indennizzo pagabile, l'importo convenuto per il limite stesso. In altre parole, quando tale clausola conviva con quella di franchigia e di scoperto, applicata la detrazione di una cifra prefissata alla misura dell'indennizzo ( fissa o percentuale sulla somma assicurata in caso di franchigia; in percentuale sull'ammontare del sinistro nel caso di scoperto), essa non subirà ulteriori modifiche per la presenza del limite di indennizzo, che è un valore posto contrattualmente “a valle” e che non viene influenzato dalle cd. decurtazioni a monte. Natura clausola. Eccezioni. Sono generalmente considerate valide le clausole contrattuali che escludono tra gli obblighi dell'assicuratore quello di indennizzare una parte ( fissa o variabile) del danno, in quanto esse delimitano l'oggetto del contratto, e come tali non necessitano di specifica approvazione per iscritto ( art. 33 Codice del Consumo; cfr. Cass. Civ. I sez., 1787/78). Più di recente, è stato in più occasioni puntualizzato dalla Suprema Corte di Cassazione che “Nel contratto di assicurazione sono da considerare clausole limitative della responsabilità, per gli effetti dell'art. 1341 c.c., quelle che limitano le conseguenze della colpa o dell'inadempimento o che escludono il rischio garantito. Attengono, viceversa, all'oggetto del contratto le clausole che riguardano il contenuto ed i limiti della garanzia assicurativa e, dunque, specificano il rischio garantito”(Cass. III, n. 12804/2006; Cass. III, n. 22386/2004; e Cass. III, n. 1790/1998; così Trib. Milano VI, 30 maggio 2019, n. 5147 per cui “La clausola di franchigia, essendo solamente volta a specificare la garanzia assicurativa andando a calmierare l'importo del premio che l'assicurato è tenuto a corrispondere a fronte dell'impegno da parte sua di farsi carico di una parte del danno (previamente indicata sotto il profilo del quantum), non può considerarsi rientrante nella categoria delle clausole limitative della responsabilità ex art. 1341 c.c.). Diverse pronunce in tema hanno specificato poi che, se nel contratto di assicurazione si stabilisce entro quali limiti l'assicuratore è tenuto a rivalere l'assicurato del danno prodotto da un sinistro, l'assicurato ha l'onere di provare che il danno è compreso in quei limiti, cosicché l'assicuratore può legittimamente richiedere, prima di procedere al pagamento della somma dovuta, che l'assicurato provi la verificazione del sinistro, l'entità del danno, come pure che il sinistro rientra nei limiti del rischio assicurato, così come individuato con riferimento alle clausole che lo descrivono ed a quelle che — per motivi oggettivi (ad es. modalità di verificazione del sinistro) o soggettivi (rapporto di parentela tra danneggiato e assicurato nell'assicurazione della r.c.) — lo escludono (in adesione cfr. App. Genova, 11 giugno 2007, “In tema di contratto di assicurazione è onere dell'assicurato provare che il danno è compreso nei limiti stabiliti nel contratto di assicurazione). In linea con il riparto dell'onere della prova in materia di franchigia la Cass. VI, 30 gennaio 2018, n. 2297 ha evidenziato che “Affinché l'assicurato possa contestare l'operatività della polizza per superamento della franchigia, è necessario che provi il maggiore ammontare del danno rispetto quello stimato dal perito”. Dal punto di vista processuale, poi, la prova deve essere fornita entro le cadenze stabilite dal codice di procedura civile : “Se la compagnia di assicurazione sostiene che la eventuale condanna tenga conto dei limiti della franchigia, la corretta dialettica processuale impone che venga data prova di tale elemento costitutivo dalla parte onerata, al più tardi, entro il secondo termine di cui all'art. 183 c.p.c., comma 6, con facoltà della controparte di offrire prova contraria con la memoria di cui al terzo termine di cui all'art. 183 c.p.c., comma 6”( Cass. III, n. 30524/2019). Risultano, in ogni caso, ipotesi di clausole specifiche che hanno ravvisato “lo squilibrio” previsto dal Codice del Consumo ( art. 33), e prima dalle norme codicistiche degli artt. 1469-bis e ss., e 1341 e 1342 c.c. In particolare è stato affermato che “È nulla in quanto vessatoria per violazione degli artt. 1341 c.c., 33 e 36 d.lg. n. 206 del 2005 (c.d. codice del consumo) la clausola "riparazione comfort" di contratto r.c.a. che preveda l'obbligo a carico del contraente di riparare il veicolo assicurato e danneggiato presso una carrozzeria o un'autofficina convenzionata, e fissi una franchigia del 10% nel caso di riparazione dello stesso presso una carrozzeria o un'autofficina non convenzionata”( cfr. Giudice di Pace Pordenone, 4 gennaio 2016, n. 3; Giudice di Pace Pinerolo, 27 agosto 2015, n. 262; Giudice di Pace Torino, VI, 12 giugno 2015, n. 2682). Quanto, infine, al rapporto tra franchigia e nozione di sinistro e, dunque, all'applicabilità della stessa al singolo episodio dannoso o piuttosto al danno complessivamente individuato, la Suprema Corte di Cassazione ha fornito il seguente chiarimento “La clausola di un contratto di assicurazione della responsabilità civile contrattuale, a mente della quale la garanzia assicurativa è prestata per ogni sinistro di importo rientrante tra un ammontare minimo ed uno massimo, va interpretata nel senso che la nozione di "sinistro", adottata dalle parti, non possa che essere riferita all'evento di danno considerato unitariamente, e non scomposto nei singoli episodi che ne integrano l'essenza giuridico-economica, rappresentata dalla perdita patrimoniale subita dal danneggiato, senza che assuma rilievo, in proposito, la circostanza del frazionamento dell'unica condotta criminosa, integrante gli estremi della fattispecie a formazione progressiva. (Nella specie, la S.C., in applicazione dell'enunciato principio, ha cassato la sentenza di merito che aveva escluso la garanzia per i danni causati a terzi dal dipendente dell'assicurato, sul presupposto che pur avendo questi commesso molteplici furti, ciascuno di essi aveva causato danni inferiori all'ammontare della franchigia contrattuale)” ( cfr. Cass. III, n. 19865/2011). Franchigia nella r.c.a. Rinvio alla Formula relativa all' Assicurazione Obbligatoria per i veicoli a motore e natanti Nel campo della responsabilità civile automobilistica, la franchigia è stata prevista dall'art. 133 d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209, accanto alle clausole “bonus-malus” (quelle cioè che prevedono aggiornamenti del premio inizialmente pattuito in relazione al verificarsi, o meno, di sinistri in dato periodo di tempo) come forma obbligatoria di personalizzazione di tale tipologia di assicurazione, nel senso che tali polizze debbano per forza contenere l'una o l'altra di tali clausole ovvero una combinazione delle due tipologie. L'art. 133 d.lgs. n. 209/2005, comma 1 prevede infatti che: “Per i ciclomotori, i motocicli, le autovetture e per altre categorie di veicoli a motore che possono essere individuate dall'ISVAP, con regolamento, i contratti di assicurazione debbono essere stipulati in base a condizioni di polizza che prevedano ad ogni scadenza annuale la variazione in aumento od in diminuzione del premio applicato all'atto della stipulazione o del rinnovo, in relazione al verificarsi o meno di sinistri nel corso di un certo periodo di tempo, oppure in base a clausole di franchigia che prevedano un contributo dell'assicurato al risarcimento del danno o in base a formule miste fra le due tipologie.” Appare evidente dalla normativa appena citata la volontà del legislatore di responsabilizzare il conducente/assicurato nella condotta di guida, stabilendo sia che una parte delle conseguenze del sinistro non verrà indennizzata, o che a causa del sinistro che potesse essere dipeso in tutto o in parte dalla sua condotta, deriveranno conseguenze economiche nel rapporto con l'assicuratore. Si rammenta che la scelta tra la formula tariffaria bonus-malus e la formula tariffaria bonus-malus con franchigia, nonché la scelta degli importi della franchigia stessa, spetta unicamente all'assicurato (cfr. d.l. n. 28 marzo 2000 n. 70 Disposizioni urgenti per il contenimento delle spinte inflazionistiche conv. in l. 26 maggio 2000, n. 137 e successivamente abrogato dall'art. 354 d.lgs. n. 209/2005). Le franchigie nel sistema dell'assicurazione r.c.a. operano solo nei rapporti fra assicurato ed assicuratore e non sono opponibili da quest'ultimo al danneggiato. Solitamente e, salvo indagine caso per caso ovvero laddove si ravveda “un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto”, si tende ad escludere che la clausola che nel contratto di assicurazione r.c.a. preveda una franchigia abbia natura di clausola vessatoria, sia per la ragione supra dedotta (delimitazione dell'oggetto del contratto), sia in quanto, risponde ad una previsione di legge. Profili processuali Il danneggiato può sempre chiamare in causa la compagnia assicurativa per ottenere il risarcimento e la compagnia è tenuta a risarcirlo del danno, a prescindere dalla franchigia. Sarà poi l'assicuratore a rivolgersi al suo assicurato e a pretendere di essere a sua volta rimborsato per la parte di danno per la quale l'assicurato con la sua polizza non aveva il risarcimento garantito. Sul primo profilo e è stato puntualizzato che “In caso di concorso di cause o concorso di colpa nella produzione del danno, ai fini dell'operatività della franchigia, non bisogna tener conto dell'intero ammontare del danno subito dal danneggiato, del quale rispondono pro -quota il danneggiante assicurato ed anche altri anche soggetti, tra cui può essere ricompreso lo stesso danneggiato, ma bisogna tener conto solo dell'ammontare del danno di cui deve rispondere il soggetto assicurato, perché solo in relazione a tale ammontare l'assicurato può chiedere alla compagnia di assicurazione di essere manlevato e, quindi, solo in relazione a tale ammontare occorre verificare se la franchigia operi o meno” ( Trib. Salerno, II, 23 maggio 2016, n. 2281 ). Sul secondo profilo ovvero sul diritto dell'assicuratore a percepire dal proprio assicurato la franchigia contrattualmente pattuita, esso sorge, esclusivamente nel momento in cui il suo pagamento a favore del terzo danneggiato assume natura di pagamento effettuato anche nell'interesse dell'assicurato, essendo divenuto incontestabile l'obbligo risarcitorio anche di quest'ultimo (Giudice di pace Verona, 29 aprile 2005, n. 2323). Il diritto dell'assicuratore a rivalersi sul danneggiante/assicurato nella misura in cui avrebbe avuto contrattualmente diritto di rifiutare o ridurre la propria prestazione (per la presenza in contratto della clausola di franchigia) si prescrive in due anni (argomenta con l'applicazione della nuove versione dell'art. 2952 c.c. da Cass. III, n. 5638/1984 per cui “La prescrizione annuale dei diritti derivanti dal contratto di assicurazione, prevista dall'art. 2952 c.c., trova applicazione anche per i diritti derivanti da una norma di legge che regola il rapporto contrattuale. Pertanto, in tema di assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile da circolazione dei veicoli, resta soggetta alla detta prescrizione breve la rivalsa dell'assicuratore contro l'assicurato, prevista dall'art. 18 l. 24 dicembre 1969 n. 990 " in favore del terzo danneggiato, ivi inclusa, la rivalsa per la clausola di franchigia, fissante un contributo dell'assicurato al risarcimento del danno”). |