Atto di citazione per il risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale calcolato secondo le tabelle di RomaInquadramentoGli stretti congiunti della vittima di un incidente stradale chiedono il risarcimento del danno iure proprio da perdita del rapporto parentale, evidenziando che le “Tabelle di riferimento” predisposte dal Tribunale di Roma per la liquidazione ai superstiti del danno morale derivante da morte del familiare presentano il vantaggio di valutare uno actu sia il danno consistito nel turbamento d'animo (danno morale), sia il danno non patrimoniale rappresentato dallo sconvolgimento delle proprie abitudini di vita subìti dai prossimi congiunti di persona lesa o deceduta in conseguenza dell'altrui fatto illecito. FormulaTRIBUNALE DI .... 1 ATTO DI CITAZIONE Sig. ...., nato a .... il .... (C.F. n. .... 2 ), Sig. ...., nata a ....il .... (C.F. n. ....), e Sig. ...., nata a ....il .... (C.F. n. ....), residenti tutte in ...., alla via .... n. ...., ed elettivamente domiciliati in ...., alla via ....n. ...., presso lo studio dell'Avv. .... (C.F. .... - fax .... - PEC .... 3 ), che le rappresenta e difende, in forza di procura speciale in calce (oppure a margine) del presente atto; PREMESSO CHE In data ...., il Sig. ...., alla guida del veicolo di sua proprietà .... tg. ...., mentre procedeva a velocità contenuta e mantenendosi lungo il margine destro della carreggiata sulla SS ...., al km ...., veniva violentemente attinto dall'autovettura ...., tg. ...., di proprietà del conducente .... ed assicurata per la rca con la compagnia ....; il conducente dell'auto antagonista, a causa dell'elevata velocità (ca. .... km/h), di molto superiore al limite massimo di .... km/h evidenziato da apposita segnaletica circa .... mt. prima del punto d'urto, perdeva il controllo del veicolo sul fondo reso scivoloso dalla caduta della pioggia scesa fino a pochi minuti prima, e andava ad impattare, nella parte anteriore sx, l'auto condotta dal marito, nonché padre, degli attori, scaraventandola contro il guard-rail posizionato sulla sua dx; a causa del violentissimo scontro, .... rimaneva incastrato nelle lamiere dell'abitacolo e decedeva nell'immediatezza; così ricostruita la dinamica dell'incidente, è evidente che lo stesso è da ascrivere in via esclusiva a ...., il quale ha violato le seguenti norme del cod. strada ...., oltre che i più elementari criteri di prudenza alla guida; gli attori, nelle rispettive qualità, hanno subìto iure proprio un danno da perdita del rapporto parentale, accentuato dalla circostanza di essere, all'epoca del sinistro, tutti conviventi con il defunto e di essere molto legati a quest'ultimo, il quale era attivamente partecipe della vita familiare, .... 4; * * * Per la quantificazione del danno deve essere applicata la nota tabella uniformemente utilizzata dal Tribunale di Roma, ritenendo che il principio posto a fondamento della nota pronuncia della Cassazione (Cass. III n. 12408/2011) -, secondo cui l'equità va intesa non solo come “regola del caso concreto”, ma anche come “parità di trattamento” - possa trovare adeguata applicazione anche attraverso l'utilizzo dei parametri contenuti nella sopracitata tabella capitolina, elaborata in relazione alla media dei risarcimenti liquidati in loco, secondo un sistema di risarcimento (non standardizzato, come quello milanese, con limitati spazi di personalizzazione) in cui viene individuato un valore base del danno biologico (secondo indici parametrati all'età ed i postumi riportati) che rimane fisso e che viene tuttavia integrato, in un'ottica di ampia personalizzazione, attraverso il potere equitativo del giudice, che non può prescindere dal caso concreto e dai fatti allegati e provati nel procedimento. Nel ribadire che si tratta di un criterio meramente orientativo per una valutazione puramente equitativa, nel caso specifico, tale tabella appare adeguata per prossimità territoriale alla realtà socio-economica del distretto, in relazione al fatto che dà conto dell'andamento medio dei risarcimenti nell'area geografica centro-meridionale. Inoltre, poiché la liquidazione equitativa del danno è informata a criteri di prudente apprezzamento, e consegue all'impossibilità o, quantomeno, alla notevole difficoltà di una precisa quantificazione sulla base di elementi di sicura efficacia, ben può essere effettuata stabilendo un importo globale che ricomprenda l'intero ammontare del risarcimento, con svalutazione ed interessi, non potendo gli elementi utilizzati specificamente esprimere un'incidenza numerica sulla misura del danno. Inoltre, le “Tabelle di riferimento” predisposte dal tribunale di Roma per la liquidazione ai superstiti del danno morale derivante da morte del familiare presentano il vantaggio di valutare uno actu sia il danno consistito nel turbamento d'animo (danno morale), sia il danno non patrimoniale rappresentato dallo sconvolgimento delle proprie abitudini di vita subìti dai prossimi congiunti di persona lesa o deceduta in conseguenza dell'altrui fatto illecito. Nel caso di specie, stabilito un valore monetario (ideale) di base per ogni singolo punto di “sofferenza” nella misura di Euro ...., il risarcimento è ricavabile moltiplicando tale valore per il numero di punti totalizzato, che è pari a: 1) per la Sig.ra ...., coniuge del deceduto, a .... punti complessivi, di cui .... per il grado di parentela, .... punti per l'età della vittima, .... punti per l'età del superstite, .... punti per la convivenza, .... punti per la presenza di altri congiunti conviventi col superstite; 2) per ciascuno dei figli ...., a ....; — in data .... è stato esperito con esito negativo il procedimento di negoziazione assistita di cui all'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014, n. 132, convertito in l. 10 novembre 2014, n. 162, come risulta dalla diffida inviata in data ....con raccomandata a/r n. ...., in cui l'attore ha espressamente invitato la controparte a stipulare una convenzione di negoziazione con le seguenti modalità .... 5; — tale invito non è stato seguito da adesione (oppure) è stato seguito da rifiuto entro trenta giorni dalla sua ricezione (oppure) è decorso il periodo di tempo di cui all'articolo 2, comma 2, lettera a) del d.l. n. 132/2014, cit., come risulta da .... Tutto ciò premesso, i Sigg. ...., come sopra rappresentati e difesi, CITANO Il Sig. ...., residente in ...., alla via .... n. .... (C.F. n. ....), e la Società .... (C.F. e partita IVA n. ....), in persona del legale rappresentante p.t., con sede in ...., alla via ....n. ...., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del .... , ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, AVVERTE la convenuta che:
CONCLUSIONI Voglia l'Ill.mo Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, deduzione o eccezione: previa declaratoria della esclusiva responsabilità di ....nella verificazione del sinistro, condannare i convenuti, in solido, al risarcimento dei danni non patrimoniali da essi subìti, oltre interessi e rivalutazione monetaria; con vittoria di spese e compensi professionali di avvocato, oltre IVA e CPA, come per legge. Si deduce prova per testi sui seguenti capitoli: 1) Vero che ....; 2).... Si indicano quali testimoni i Sig.ri.... Si depositano i seguenti documenti: 1) ....; 2) ....; 3) ....; 4) ....; 5) ....; 6).... Si riserva di produrre altri documenti e di articolare ulteriori mezzi istruttori con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta. Ai sensi dell'art. 14 d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro .... e, pertanto, il contributo unificato è dovuto nella misura di Euro.... Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA SPECIALE (se non apposta a margine) [1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro venticinquemila e la relativa domanda si propone con ricorso chiedendo la fissazione, ai sensi dell'art. 2814 undecies comma 2 c.p.c., con decreto emesso entro cinque giorni dalla designazione del Giudice, l'udienza di comparizione delle parti, con concessione del termine per la notificazione del ricorso e del decreto di fissazione di udienza e assegnazione del termine per la costituzione dei convenuti che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38,167 e 281 undecies, comma 3 e 4 c.p.c., che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia. Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli art. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014). [2] [2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111). L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla legge n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. dalla legge n. 24/2010. [3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge n. 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [4] [4] Descrivere analiticamente le attività nelle quali si traduceva il vissuto relazionale, avuto particolare riguardo agli sport, agli hobbies e, in genere, alle attività di svago, alle vacanze organizzate, alle festività trascorse insieme, agli atti della vita quotidiana, ecc. [5] [5] È obbligatorio il ricorso alla procedura di negoziazione assistita (che costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale) quando si vuole esercitare in giudizio un'azione in materia di risarcimento del danno da circolazione di veicoli e natanti (non più rientrante tra i casi di mediazione obbligatoria), a prescindere dal valore, nonché nel caso in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 Euro (art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014). Resta chiaramente nella facoltà del danneggiato la possibilità di citare in giudizio anche il conducente dell'autovettura antagonista, se diverso dal proprietario. Ciò comunemente avviene per strategia processuale o per necessità economica: si pensi al caso di danneggiamento che supera il massimale assicurato e, pertanto, s'intende rivalersi personalmente sul danneggiante - conducente non proprietario, nei cui confronti non vi è un litisconsorzio necessario, ma solo eventuale. Ebbene, in questo caso, l'invito alla negoziazione assistita, oltre al proprietario del veicolo antagonista e alla compagnia di assicurazioni del predetto veicolo, andrà esteso necessariamente anche al conducente non proprietario, in caso contrario, non potrà essere convenuto in giudizio, mancando la condizione di procedibilità nei suoi confronti. CommentoLe tabelle del Tribunale di Milano: un'applicazione generalizzata Le Tabelle costituiscono un utile parametro di verifica della legittimità dell'attività di giudizio, in quanto consentono - avuto riguardo alle caratteristiche di omogeneità ed uniformità di trattamento di situazioni tipo che i criteri tabellari esprimono - di valutare detta attività sotto il profilo della congruità e rispondenza della liquidazione equitativa al principio generale per cui al soggetto leso deve attribuirsi l'integrale ristoro del danno, assumendo a riferimento indici “standard” (intendendosi tali quegli elementi di valutazione del pregiudizio che sono ritenuti socialmente rilevanti per giungere ad un ristoro del danno -non altrimenti dimostrabile con esatta precisione nel quantum - inteso come “giusto” secondo il comune apprezzamento che emerge dal contesto storico-sociale nel quale tali criteri di liquidazione sono chiamati ad operare) correlati a qualità e condizioni soggettive ed oggettive dei soggetti lesi. Ne segue che il giudice che non si sia attenuto ai criteri tabellari, qualora non fornisca motivata giustificazione di tale scelta in relazione al caso concreto, non assolve all'obbligo che gli è richiesto di ristorare integralmente il danno non patrimoniale (Cass. III, n. 21245/2016). In questo contesto la Suprema Corte, con la pronuncia n. 12408/2011, ha sostenuto che, presupponendo la liquidazione del danno non patrimoniale alla persona da lesione all'integrità psico-fisica l'adozione da parte di tutti i giudici di merito di parametri di valutazione uniformi, tali parametri, in difetto di previsioni normative, vanno individuati in quelli tabellari elaborati presso il tribunale di Milano (sia pure da modularsi - nel senso di aumentarne o ridurne l'entità - a seconda delle circostanze del caso concreto). In definitiva, i valori di riferimento adottati dal tribunale meneghino costituiscono, per la Corte, il valore da ritenersi “equo”. Tuttavia, pochi giorni dopo (il 30 giugno 2011) la Cass. III ha depositato una nuova sentenza (la n. 14402), con la quale ha sostenuto che le tabelle per la liquidazione del danno non patrimoniale derivante da lesione all'integrità psicofisica del Tribunale di Milano costituiscono “valido e necessario criterio di riferimento ai fini della valutazione equitativa ex art. 1226 c.c.”. In definitiva, mentre la prima sentenza tende ad attribuire alle tabelle milanesi il valore della legge in senso sostanziale (a tal punto che il giudice che se ne discostasse incorrerebbe nel difetto di violazione di legge - art. 360, n. 3, c.p.c. -, ancorché motivasse espressamente la sua scelta), la seconda manifesta si una spiccata preferenza per le predette tabelle, ma le impiega quale tecnica di decisione equitativa e non esclude una decisione motivata diversamente. Sembra essersi allineata alla seconda pronuncia Cass., ord., n. 24748/2011, nel momento in cui ha chiarito che le tabelle applicate dai vari uffici giudiziari costituiscono soltanto un parametro per la liquidazione equitativa, comunque da operarsi con adeguata personalizzazione (cfr., inter ceteros, Cass. n. 4980/2006; Cass. n. 392/2007; Cass. n. 19493/2007), sicché non si avrebbe un diritto soggettivo all'applicazione dell'una o dell'altra. È a darsi atto, peraltro, che di recente Cass. III, n. 12397/2016 (in ciò preceduta, tra le altre, da Cass. III, n. 4447/2014), ha nuovamente affermato che il riferimento a tabelle diverse da quelle elaborate dal Tribunale di Milano, comportante una liquidazione di entità inferiore a quella risultante dall'applicazione di queste ultime, può essere fatta valere in sede di legittimità, come vizio di violazione di legge. È opportuno evidenziare che di recente la Corte d'Appello di Roma (App. Roma III, n. 7200/2016), applicando i principi dettati dalla Corte di Cassazione, ha ritenuto che anche il Tribunale capitolino debba utilizzare le Tabelle predisposte dal Tribunale di Milano per il risarcimento del danno non patrimoniale, al fine di realizzare l'uniformità di giudizi su casi analoghi (in particolare, per offrire parametri uniformi ed evitare sperequazioni nei risarcimenti a seconda del luogo di decisione della controversia). I settori nei quali le tabelle milanesi non trovano applicazione Le tabelle elaborate dal Tribunale di Milano non trovano applicazione nell'ipotesi di danni alla salute temporanei o permanenti inferiori al 9% connessi alla circolazione stradale (art. 139 d.lgs. n. 209/2005; c.d. codice delle assicurazioni) e di «danno biologico conseguente all'attività dell'esercente le professioni sanitarie» (avendo la l. n. 189/2012 esteso a tale settore la disciplina di cui all'art 139), trattandosi di regolamentazioni normative settoriali. In quest'ottica, in tema di risarcimento del danno derivante da circolazione stradale, è reputata tendenzialmente (Trib. Ravenna, n. 434/2016) erronea l'applicazione della tabella del tribunale di Milano quando si tratta di una lesione micropermanente. Solo la liquidazione del danno biologico conseguente a sinistro stradale verificatosi in epoca antecedente all'entrata in vigore (1 gennaio 2006) del cod. ass. si effettua in base alle tabelle elaborate dal tribunale di Milano (Trib. Napoli II, n. 1838/2016). Di contro, in sede di liquidazione di danni non derivanti da sinistri stradali, deve escludersi la possibilità di applicare analogicamente l'art. 139 cod. ass., poiché tale norma, nello stabilire i criteri di liquidazione dei danni biologici derivanti da sinistri stradali, costituisce una previsione di natura eccezionale (Trib. Grosseto, n. 638/2015; contra, Trib. Torino IV, n. 8105/2014, in un caso di danno alla persona cagionato da cose in custodia). Le tabelle predisposte dagli altri uffici giudiziari In termini generali, va evidenziato che, quando, all'esito del giudizio di primo grado, l'ammontare del danno alla persona sia stato determinato secondo tabelle successivamente modificate nel corso del giudizio di appello, il danneggiato è legittimato a proporre impugnazione per ottenere la liquidazione di un maggiore importo risarcitorio, purché deduca, con specifico motivo di gravame, la differenza tra i valori minimi o massimi tra le tabelle (ante e post 2008) ed alleghi che l'applicazione dei nuovi valori-punto nel minimo comporterebbe per ciò stesso un risultato più favorevole della liquidazione del danno attribuitagli con la sentenza impugnata. In applicazione del predetto principio, Cass. III, n. 24155/2018, ha ritenuto inidonea, la mera deduzione in appello della non adeguatezza della somma liquidata per la mancata personalizzazione del danno, senza alcuna contestazione relativa all'omessa applicazione delle variazioni tabellari intervenute medio - tempore. Deve ormai reputarsi superata l'apertura manifestata da Cass. n. 16866/2011, secondo cui il giudice di merito può anche ispirarsi a criteri predeterminati e standardizzati, come il criterio cd. tabellare, desunto dai precedenti degli uffici giudiziari dell'ufficio di merito che provvede alla liquidazione (in tal caso non dovendo motivare in ordine al criterio applicato), mentre, qualora se ne discosti, adottando le tabelle in uso presso altro ufficio giudiziario, è tenuto a dare ragione della diversa scelta. Tuttavia, a ben vedere, ai fini della liquidazione del danno non patrimoniale, i parametri delle tabelle di Milano sono da prendersi a riferimento da parte del giudice di merito quale criterio di riscontro e verifica della liquidazione di inferiore ammontare cui sia diversamente pervenuto, essendo incongrua solo la motivazione che non dia conto delle ragioni della preferenza assegnata ad una quantificazione che, avuto riguardo alle circostanze del caso concreto, risulti sproporzionata (soprattutto inferiore) rispetto a quella cui l'adozione dei parametri suddetti consenta di pervenire (Cass. III, n. 2167/2016; Cass. III, n. 10263/2015). Inoltre, per quanto le tabelle milanesi siano da considerare come parametro ai fini della valutazione equitativa del danno biologico, se il giudice del merito applica altre tabelle, l'eventuale differenza nella liquidazione del danno può essere richiesta in sede di legittimità con l'invocazione della violazione di legge solo se la stessa questione è stata posta già nel giudizio di merito (Cass. III, n. 6225/2016; Cass. III, n. 126/2016) e se le dette tabelle milanesi sono state allegate nel detto giudizio di merito (Cass. III, n. 8045/2016). Peraltro, per Cass. III, n. 22604/2013, non è ammissibile il motivo di censura alla decisione della Corte di merito che abbia adottato, nella liquidazione del danno alla persona, un metodo tabellare diverso da quello elaborato dal tribunale di Milano, quando non venga richiesta espressamente la loro applicazione e quando non venga indicato lo scostamento economico con quella adottata. Ecco, allora, che, in assenza di una efficacia vincolante del sistema tabellare milanese, non è da escludere in via assoluta il ricorso, da parte dei giudici, a tabelle elaborate in altri uffici giudiziari. In questo contesto si inserisce la nuova tabella per la liquidazione del danno non patrimoniale alla persona in ambito responsabilità civile che, nel mese di maggio del 2016, il Tribunale di Venezia ha adottato e che si pone in aperto contrasto con i criteri tabellari milanesi. Le novità introdotte dalla suddetta tabella riguardano: a) il pregiudizio biologico temporaneo da Euro 100,00 a Euro 150,00; b) il pregiudizio biologico permanente implica la individuazione di quattro nuove fasce di età, con rimodulazione del coefficiente di correzione con il crescere dell'età e possibile personalizzazione con aumento fino al 50%; c) il pregiudizio morale dal 10% al 100% secondo una scala in gravità (lieve 10%, moderato 25%, marcato 40%, severo 70% e grave 100%) viene riconosciuto (sul presupposto che esso deve comprendere anche la sofferenza derivante da non poter più fare) sulla base di quanto liquidato per il pregiudizio biologico temporaneo e permanente in percentuale; d) i valori del pregiudizio da perdita del congiunto o convivente sono incrementabili fino al 100% al cospetto dei consueti parametri utilizzati per la concreta ponderazione del danno (età della vittima; età del sopravvissuto; convivenza; estensione del nucleo familiare); e) il danno (biologico) terminale è quantificato ponendo come unità di base Euro 150,00, da moltiplicare per il coefficiente 100 per ciascuna voce (biologico e catastrofale) e per il numero di giorni di sopravvivenza (o frazione di giorno, nel caso di decesso entro le ventiquattro ore dall'evento). E' opportuno evidenziare che, ai fini della liquidazione del danno non patrimoniale mediante l'applicazione del criterio tabellare, il danneggiato ha l'onere di chiedere che la liquidazione avvenga in base alle tabelle, ma non anche quello di produrle in giudizio, in quanto esse, pur non costituendo fonte del diritto, integrano il diritto vivente nella determinazione del danno non patrimoniale conforme a diritto (in questi termini si è espressa di recente Cass. III, n. 33005/2021) . La tabella “a punti” del Tribunale di Roma nella liquidazione del danno non patrimoniale da morte In questo settore successo ha avuto in passato (e, sia pure in termini ridimensionati, lo ha tuttora) la tabella “a punti” per la liquidazione del danno non patrimoniale da morte adottata dal Tribunale di Roma. In luogo del sistema privilegiato dall'Osservatorio di Milano (che individua una forbice di valori ed un “possibile tetto massimo nella liquidazione”), nella tabella predisposta dal tribunale capitolino sono previsti molteplici fattori correttivi variabili a ciascuno dei quali viene attribuito un punteggio: a) il rapporto parentale (esistente tra la vittima ed il superstite, dovendosi presumere che il danno è tanto maggiore quanto più stretto è il rapporto); b) l'età della vittima (tenuto conto che la sofferenza è tanto più alta quanto minore è l'età della vittima); c) l'età del superstite (alla luce del fatto che la sofferenza dovrà essere sopportata per un periodo di tempo tanto maggiore quanto più giovane è il superstite); d) la (precedente) convivenza (intesa come effettiva esistenza di un serio e prolungato vincolo di natura parafamiliare) col defunto (dovendosi presumere che il danno sarà tanto maggiore quanto più costante è stata la frequentazione tra la vittima ed il superstite). Ciascuno di questi fattori, a sua volta, può essere graduato secondo una scala di intensità. Ad esempio, il grado di parentela può essere più o meno intenso: il rapporto di parentela tra vittima e superstite è da ritenersi molto stretto nel caso di coniugio, di filiazione, di fratellanza, di discendenza ex filio, laddove non è stretto nell'ipotesi di nipoti ex fratre (tra zii e nipoti la parentela è di terzo grado, mentre tra nonni e nipoti è di secondo grado) e di cugini (parentela di quarto grado). Per la convivenza more uxorio sarà necessario (affinché venga equiparata al coniugio) che il superstite alleghi e dimostri che essa si atteggiava come un vero e proprio matrimonio di fatto (Cass. n. 8976/2005), mentre resta irrilevante ai fini della liquidazione del danno in esame il mero contubernium (Cass. n. 23725/2008, ha sancito che il diritto al risarcimento del coniuge della vittima si configura quando risulta concretamente dimostrata una relazione more uxorio caratterizzata da stabilità e mutua assistenza morale e materiale; pertanto, anche nel rapporto di convivenza more uxorio o nel semplice rapporto di convivenza “amichevole” va riconosciuto il danno da perdita del diritto alla vita della persona cara, quale danno alla cerchia degli affetti per la perdita totale del familiare o della persona amata). L'età della vittima o del superstite possono essere più o meno avanzate (sia in assoluto che in rapporto tra loro). La composizione del nucleo familiare può essere più o meno ampia; ecc.. Rappresenta, invero, fatto notorio che la scomparsa di una persona avanti negli anni è meno traumatica della scomparsa di un congiunto giovane e che il trauma psichico è inferiore per la scomparsa di un congiunto con il quale non si convive più (Cass. n. 11007/2003; Cass. n. 23298/2004; Cass. n. 1203/2007). Ovviamente l'onere probatorio avente ad oggetto la dimostrazione dell'effettiva sussistenza di un danno non patrimoniale sarà maggiormente rigoroso nell'ipotesi in cui il rapporto di parentela tra vittima e superstite sarà meno stretto. Mentre per i coniugi si dovrà fare riferimento in particolare a quanto previsto dall'art. 143 c.c. (dalla relativa violazione potendo conseguire l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza e l'addebitabilità della separazione personale), per il genitore occorre aver riguardo all'art. 147 c.c. e ancor prima ad un principio immanente nell'ordinamento fondato sulla responsabilità genitoriale (v. Corte cost. n. 166/1998; Cass. n. 6365/2004; Cass. n. 5633/1990), da considerasi in combinazione con l'art. 8 l. n. 149/2001 - l. adoz. (la violazione dell'obbligo di cura o assistenza morale determina lo stato di abbandono del minore che ne legittima l'adozione) e per il figlio all'art. 315 c.c.. Va riconosciuto in capo ai nipoti la risarcibilità del danno per la perdita della vita del nonno, stante il rilievo esistenziale degli avi nella vita dei propri discendenti, che subiscono non solo il danno morale per le sofferenze subite a causa della perdita del nonno, ma anche l'ulteriore pregiudizio del diritto alla intangibilità alla sfera degli affetti e alla reciproca solidarietà nell'ambito della famiglia (Cass. n. 15019/2005; Trib. Messina, 29 aprile 2004; Trib. Napoli, 19 dicembre 2001; Trib. Agrigento, 4 giugno 2001; Trib. Mantova, 30 agosto 2004). Stabilito un valore monetario (ideale) di base per ogni singolo punto di “sofferenza”, il risarcimento è ricavabile moltiplicando tale valore per il numero di punti totalizzato, secondo le caratteristiche del caso concreto. Ad esempio, se un uomo di 40 anni perde il coniuge di 30 anni col quale conviveva, e non ha altri congiunti conviventi, alla sofferenza causata da tale lutto sarà attribuito un punteggio complessivo di 28 punti (e cioè 18 punti per il grado di parentela, 3 punti per l'età della vittima, 3 punti per l'età del superstite, 2 punti per la convivenza, 2 punti per l'assenza di altri congiunti conviventi col superstite). A questo punto il risarcimento si ottiene moltiplicando 28 (vale a dire, il punteggio del singolo caso) per il valore base del punto di “sofferenza”, che per l'anno 2007 è stato determinato (sulla base della media di un campione di 100 sentenze depositate dalla XIII sezione civile del tribunale capitolino negli anni 2004-2005) in via equitativa in 8.000 Euro (attualizzati a gennaio 2007), e quindi sarà pari a 224.000 Euro. Premesso che il valore base del punto attualizzato al marzo 2010 andava fissato equitativamente nell'importo di Euro 8.750,00, si indicano i seguenti punteggi da attribuire ai singoli fattori: a) quanto al rapporto di parentela, nel caso di coniugio (cui è equiparabile, in presenza dei requisiti in precedenza indicati, la convivenza cd. di fatto) 18 punti, nel caso di filiazione 20 punti, nel caso di perdita del genitore 15 punti, nel caso di fratellanza 12 punti, nell'ipotesi di nipoti rispetto agli zii 8 punti e rispetto ai nonni 10 punti, nel caso di cugini 5 punti; b) in relazione all'età della vittima, il punteggio andrà da un massimo di 5 punti (per la fascia di età ricompresa tra 1 e 15 anni) ad un minimo di 1 punto (per l'età superiore ai 60 anni); c) in ordine all'età del superstite, il punteggio sarà ricompreso ugualmente tra 5 e 1, contemplando ciascun punto fasce di età di 15 anni (a partire dalla nascita); d) per quanto concerne la precedente convivenza con il defunto, verranno aggiunti 3 punti per l'ipotesi di sua sussistenza, 2 punti in caso di assenza di altri congiunti conviventi col superstite ed 1 punto allorquando la convivenza sia saltuaria. Di recente il tribunale capitolino ha aumentato da due a quattro punti il punteggio attribuito alla convivenza con il de cuius. Occorrerà considerare uno specifico valore aggiunto (da due a tre punti) nel caso in cui la vittima (da almeno tre mesi) sia l'unico familiare del sopravvissuto (si pensi, ad es., ad un minore che finisce affidato ai servizi sociali). Dovendosi consentire un margine di flessibilità alla luce delle potenzialmente infinite variabili configurabili, il punteggio attribuito per il rapporto parentale potrà essere ridotto fino alla metà in presenza di particolarità che ne facciano apprezzare la concreta attenuazione (si pensi, ad es., ai coniugi separati, ma il cui matrimonio non sia stato ancora sciolto o dichiarato cessato). Parimenti, per quanto concerne la convivenza, mentre l'assenza di tale comunione di vita con la vittima può essere apprezzata in termini di riduzione (fino ad un terzo) del punteggio complessivamente conseguito, la situazione della inesistenza di altri familiari (entro il secondo grado) può comportare un aumento del punteggio complessivamente conseguito (da un terzo alla metà). Non è revocabile in dubbio che i criteri orientativi enunciati porranno fine all'anarchia liquidativa registrata negli ultimi anni nelle corti di merito, che ha condotto a risarcimenti disomogenei, pur a fronte di situazioni analoghe sul piano fattuale. Abbracciando un principio di unitarietà e di omnicomprensività, si eviterà altresì il pericolo di duplicazione di medesime poste di pregiudizio. Resterà tuttora alla giurisprudenza il compito di scrutinare, come è ovvio, le singole fattispecie concrete. E' chiaro che la tabella romana, individuando in via preventiva, la valenza da riconoscersi a ciascuno dei criteri da prendere in considerazione, evita (o riduce grandemente) il rischio che vi siano valutazioni diverse in presenza di situazioni simili, consentendo alle parti di ottenere risarcimenti equivalenti a parità di condizioni. Inoltre, la riduzione dello spazio liquidativo rimesso alla libera valutazione del giudice favorisce la formazioni di accordi stragiudiziali (potendo le parti ragionevolmente prefigurarsi quanto potrà essere risarcito a tale titolo) e, indirettamente, effetti deflattivi per il contenzioso giudiziario. Infine, limita di fatto la discrezionalità, che talvolta trasmoda in arbitrio, dell'autorità giudiziaria. Dal canto loro, le tabelle milanesi presentano i seguenti vantaggi: 1) hanno una maggiore flessibilità e capacità di essere adattate al caso concreto; 2) fermo restando che non assicurano un minimo garantito sempre e comunque (una lettura di diverso tenore si porrebbe in evidente contrasto con le linee guida poste alla loro base), prendono in separata considerazione le fattispecie più grave connotate da colpa grave o da dolo; 3) prevedono una disciplina ad hoc per le macrolesioni. La difficoltà, allora, sul piano operativo è quella di trovare il giusto punto di equilibrio tra i due sistemi liquidatori. Non mancano aperture nel senso di ritenere che per la quantificazione del danno non patrimoniale possa essere applicata la tabella del danno biologico uniformente utilizzata dal Tribunale di Roma aggiornata al 2019, elaborata in relazione alla media dei risarcimenti liquidati in loco , secondo un sistema di risarcimento in cui viene individuato, come visto, un valore base del danno biologico (secondo indici parametrati all'età e ai postumi riportati) che rimane fisso e che viene tuttavia integrato, in un'ottica ampia di personalizzazione, attraverso il potere equitativo del giudice che non può prescindere dal caso concreto e dei fatti allegati e provati nel procedimento, poiché l'utilizzo dei parametri contenuti nella tabella utilizzata dal Tribunale di Roma garantisce adeguatamente il principio dell'equità, intesa non solo come "regola del caso concreto" ma anche come "priorità di trattamento" (Trib. Roma XII, 3 settembre 2019 n. 16870. Nel caso di specie, a titolo di risarcimento della sofferenza morale subita, cui le tabelle romane riconoscono autonoma risarcibilità, l'importo tabellare è stato aumentato di € 7.000,00 in considerazione dei patemi d'animo e del disagio subito a seguito del dolore e dei trattamenti terapeutici e sanitari a cui si era dovuto sottoporre, non potendosi ritenere tali voci adeguatamente risarcite con la sola applicazione dei valori monetari-tabellari indicati - € 7189,00 per inabilità temporanea e 30.819,94 per l'invalidità permanente al 14% - in soggetto leso di anni 35 alla data del sinistro.). Il giudice può infatti ben adottare le tabelle in uso presso altro ufficio giudiziario, pur tenuto, in questo caso, a dare ragione della diversa scelta, avendo altresì recenti pronunce escluso la vincolatività delle tabelle di Milano (in senso conforme, Cass. III, n. 17018/ 2018). |