Comparsa di risposta avverso richiesta di quantificazione del danno ex art. 139 cod. ass.

Maria Carolina De Falco
aggiornata da Alessia Longo

Inquadramento

Gli artt. 138 e 139 d.lgs. n. 209/2005 - Codice delle Assicurazioni Private- sono considerati, dalla quasi interezza della giurisprudenza di merito e della giurisprudenza di legittimità, come non applicabili in via analogica, trattandosi di norme di natura eccezionale.

Nell'atto in commento la compagnia assicuratrice, chiamata al pagamento dell'indennizzo da parte di un assicurato al verificarsi del sinistro previsto in polizza, evidenzia tale posizione giurisprudenziale nel difendersi proprio dalla richiesta dell'attrice di valutare i danni alla persona subiti in forza della tabella prevista dall'art. 139 del Codice delle Assicurazioni Private ( l'unica attualmente in vigore).

Formula

TRIBUNALE DI .... 1

COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA

La .... (C.F. ....) 2, con sede legale in .... alla via ...., in persona del legale rapp.te p.t., Sig. ...., nato a .... il ...., residente in .... alla via .... n. ...., rappresentata e difesa dall'Avv. .... (C.F. ....) 3, con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. ...., giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... 4, ovvero al seguente indirizzo di PEC ....@ .... 5.

-convenuta-

CONTRO

il Sig. ...., nato a .... il .... C.F. .... residente in ....alla via n. .... rappresentato e difeso dall'Avv.....

-attore-

FATTO

1. Con atto di citazione, notificato in data ...., il Sig. .... conveniva in giudizio la ...., chiedendone, in forza di polizza n. ...., stipulata in data ...., la condanna al risarcimento dei danni per lesioni subite in occasione di .... per fatti ad opera di ...., avvenuti in data .... e da quantificarsi applicando analogicamente i criteri dettati dall'art. 139 cod.ass.priv.

2. Esponeva l'attore che la ...., a fronte di perizia redatta dal proprio incaricato, aveva inteso offrire una somma ritenuta incongrua dal Sig. ...., in quanto non liquidata avendo riguardo alle tabelle di cui all'art. 139 cod.ass.priv.

3. Con il presente atto, si costituisce in giudizio la convenuta che impugna tutto quanto ex adverso dedotto e rilevato e insiste per il rigetto della domanda attorea per i seguenti motivi in

DIRITTO

1. Sulla quantificazione del danno biologico

In ordine al quantum del risarcimento del danno, la domanda attorea si fonda sull'erroneo assunto secondo il quale la quantificazione del danno biologico patito in occasione di .... possa avvenire facendo applicazione analogica dei criteri di cui all'art. 139 cod.ass.priv.

Come è noto, gli artt. 139 e 138 d.lgs. n. 209/2005 dettano i criteri per la liquidazione del danno biologico per le lesioni derivanti da sinistri stradali e, tramite il rinvio ad esse operato dall'art. 3 del d.l. n. 158/2012 (c.d. Decreto Balduzzi), anche per le lesioni derivanti dai sinistri sanitari.

Al di fuori di dette ipotesi, nonché al di fuori delle lesioni derivanti dai sinistri sul lavoro, anch'esse liquidate alla stregua di apposite tabelle di legge (art. 13 d.lgs. n. 38/2000), il danno biologico viene liquidato in base alle Tabelle elaborate presso il Tribunale di Milano.

Tali tabelle, elaborate in applicazione della valutazione equitativa del danno ex art. 1226 e 2056 c.c., hanno ormai pacificamente assunto vocazione nazionale 6, in quanto ricognitive della migliore prassi liquidatoria e quindi più idonee ad essere assunte quale criterio generale di valutazione.

Diversamente, al di fuori delle materie espressamente individuate dal legislatore, alla liquidazione del danno biologico consistente in microlesione o macrolesione, non può procedersi applicando analogicamente gli artt. 138 e 139 cod. ass.

Benché, infatti, parte della giurisprudenza, soprattutto di merito 7 sostenga l'applicabilità analogica delle suddette norme, e ciò sul rilievo che tra lesioni derivanti da sinistro stradale e lesioni derivanti da altre cause non vi è altra differenza che il mezzo col quale esse sono inferte, la giurisprudenza oggi prevalente esclude l'applicazione analogica degli artt. 138 e 139 cod. ass8.

A conferma di tale conclusione si è pronunciata la recente giurisprudenza, Cass. III, n.25922/2023,  che ha espressamente statuito come i criteri di liquidazione del danno biologico previsti dall'art. 139 cod. ass., per il caso di danni derivanti da sinistri stradali, costituiscono oggetto di una previsione eccezionale, come tale insuscettibile di applicazione analogica al di fuori dei casi espressamente previsti da detta norma.

Proprio valorizzando la ratio legis posta alla base del sistema liquidatorio individuato nel dl 209/2005, la Corte Costituzionale ha rigettato la questione di legittimità dell'art. 139 cod.ass., sollevata con riguardo all'art. 3 Cost., nella parte in cui introduce un regime risarcitorio differenziato rispetto a quello previsto per lesioni che originano in un ambito differente dalla circolazione stradale 9.

Tale regime differenziato non si risolve, afferma la Corte, in una tutela risarcitoria minore di quella riconosciuta ai soggetti che abbiano riportato le medesime lesioni per altra causa, in quanto la tutela riconosciuta ai danneggiati da sinistro stradale è, viceversa, più sicura ed incisiva rispetto a quella dei danneggiati in conseguenza di eventi diversi.

E invero, solo i danneggiati da sinistro stradale possono avvalersi della copertura assicurativa, ex lege obbligatoria, del danneggiante, ovvero direttamente di quella del proprio assicuratore.

Tanto premesso e considerato, ...., rappresentata e difesa come in epigrafe, rassegna le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia l'On.le Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione, richiesta e conclusione, rigettare la domanda attorea perché infondata in fatto e in diritto, con vittoria di spese e compensi.

Si offrono in comunicazione, mediante deposito, i seguenti documenti:

1. atto di citazione notificato il ....;

2. contratto di assicurazione;

3. lettera raccomandata a/r di denuncia sinistro e richiesta indennizzo

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

Il sottoscritto Sig. .... (C.F. ....), nato a ...., il .... e residente in .... alla via ...., nella qualità di amministratore unico e legale rapp.te della .... (C.F. ....) con sede legale in .... alla via ...., informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F.: ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ....alla via ...., n. ....

Luogo e data ....

Sig. ....

È autentica

Firma Avv. ....

[1] [1] Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli art. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014).

[2] [2] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2.

[3] [3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata.

[4] [4] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax .... ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[5] [5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla l. n. 114/2014.

[6] [6] Cfr. Cass., n. 14402/2011; Cass. n. 2167/2016;

[7] [7] Cfr. Trib. Milano, V, 2 maggio 2013; Trib. Milano, X, 10 maggio 2013;

[8] [8] Per detta giurisprudenza (Cass., n. 14402/2011), in senso contrario all'applicazione analogica depongono sia la collocazione delle disposizioni nel “Codice delle assicurazioni private” e in particolare nel “Titolo X: Assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore e per i natanti”, sia la ratio legis, volta a dare una risposta settoriale al problema della liquidazione del danno biologico al fine del contenimento dei premi assicurativi nel campo r.c.a.

[9] [9] Corte. cost. n. 235/2014.

Commento

Premessa. La liquidazione del danno non patrimoniale e il sistema tabellare

Come è noto e già evidenziato in altre formule trattate nel presente lavoro (cfr. Capitolo IV), diversamente che per quello patrimoniale, per la liquidazione del danno non patrimoniale nell'impossibilità di un'esatta commisurazione è imposto il ricorso all'equità (Cass. S.U., n. 26972/2008, cit.; Cass. I, n. 8828/2003; Cass. I, n. 872/1963; Cass., n. 5063/1987; Cass., n. 2112/1980; Cass., n. 3106/1977) diretta a determinare “la compensazione economica socialmente adeguata” del pregiudizio, quella che “l'ambiente sociale accetta come compensazione equa” (cfr. Cass. I, n. 12408/2011).

Di fatto, l'esigenza di una tendenziale uniformità della valutazione di base della lesione si scontra con l'impossibilità di una preventiva tariffazione della persona, rilevando aspetti personalistici che rendono necessariamente individuale e specifica la relativa quantificazione nel singolo caso concreto (cfr. Cass., n. 8828/2003).

Ciò determina il divieto della liquidazione in termini puramente simbolici o irrisori (cfr. Cass. n. 11039/2006; Cass. n. 392/2007; Cass. n. 394/2007) e la necessità di adattamento alla particolarità del caso concreto e della reale entità del danno ovvero alla maggiore approssimazione possibile all'integrale risarcimento (v. Cass. n. 14402/2011; Cass. S.U., n. 26972/2008; Cass. n. 7740/2007).

In giurisprudenza si è, dunque, costantemente affermata la necessità per il giudice di fare luogo ad una valutazione che, movendo da una “uniformità pecuniaria di base”, la quale assicuri che lo stesso tipo di lesione non sia valutato in maniera del tutto diversa da soggetto a soggetto, risponda altresì a criteri di elasticità e flessibilità, per adeguare la liquidazione all'effettiva incidenza della menomazione subita dal danneggiato a tutte le circostanze del caso concreto (cfr., in particolare, Cass. n. 12408/2011; Cass. S.U., n. 26972/2008. E già Corte cost. n. 184/1986) avendo quale parametro l'integralità del ristoro (cfr. Cass. n. 10527/2011; Cass., S.U., n. 26972/2008; cfr. Cass. n. 1361/2014) e respingendosi qualunque forma di arbitrio ( cfr. Cass. n. 1361/2014).

Dal punto di vista del controllo della decisione, quindi, fondamentale è che, qualunque sia il sistema di quantificazione prescelto, esso si prospetti idoneo a consentire di pervenire ad una valutazione informata ad equità, e che il giudice dia adeguatamente conto in motivazione del processo logico al riguardo seguito, indicando i criteri assunti a base del procedimento valutativo adottato (v., da ultimo, Cass. n. 12265/2014; Cass. n. 4047/2013; Cass. n. 10401/2009).

In definitiva lo sforzo del legislatore e delle Corti mira all'obiettivo della maggiore convergenza possibile tra personalizzazione del danno (cfr. Cass. n. 2228/2012; Cass. S.U., n. 26972/2008; Cass. n. 7740/2007; Cass. n. 13546/2006) e perequazione - nel rispetto delle diversità proprie dei singoli casi concreti - sul territorio nazionale (v. Cass. n. 10528/2011; Cass. n. 28423/2008; Cass. n. 7740/2007; Cass. n. 15760/2006), in termini di garanzia di “adeguatezza” e di “proporzione”, in maniera tale che “casi uguali non siano trattati in modo diseguale”, con eliminazione delle “disparità di trattamento” e delle “ingiustizie” (così Cass. n. 12408/2011).

Il sistema tabellare siano esse giudiziali o normative è stato considerato da oltre 15 anni uno strumento idoneo a consentire al giudice di dare attuazione alla clausola generale posta all'art. 1226 c.c. (v. Cass., n. 4252/1999), ed adottato concretamente in vari ambiti.

In particolare, in tema di responsabilità civile da circolazione stradale, il d.lgs. n. 209/2005 ha introdotto la tabella unica nazionale per la liquidazione delle invalidità c.d. micropermanenti, mentre già prima era stato previsto (con d.m. 3 luglio 2003, e a far data dall'11 settembre 2003) un regime speciale per il danno biologico lieve o da micropermanente (fino a 9 punti).

In assenza di tabelle normativamente determinate, come ad esempio per le c.d. macropermanenti e per le ipotesi diverse da quelle oggetto del suindicato decreto legislativo, il giudice fa normalmente ricorso a tabelle elaborate in base alle prassi seguite nei diversi tribunali (per l'affermazione che tali tabelle costituiscono il c.d. “notorio locale” v. in particolare Cass., n. 13431/2010), la cui utilizzazione è stata dalle Sezioni Unite avallata nei limiti in cui, nell'avvalersene, il giudice proceda ad adeguata personalizzazione della liquidazione del danno non patrimoniale, valutando nella loro effettiva consistenza le sofferenze fisiche e psichiche patite dal soggetto leso, al fine “di pervenire al ristoro del danno nella sua interezza” (v. Cass. S.U., n. 26972/2008).

Come è noto, le Tabelle formulate in seno all'Osservatorio per la Giustizia Civile di Milano hanno assunto nel tempo una “vocazione nazionale”, in quanto recanti i parametri maggiormente idonei a consentire di tradurre il concetto dell'equità valutativa, e ad evitare (o quantomeno ridurre) - al di là delle diversità delle condizioni economiche e sociali dei diversi contesti territoriali - ingiustificate disparità di trattamento che finiscano per profilarsi in termini di violazione dell'art. 3 Cost., comma 2, questa Corte è pervenuta a ritenerle valido criterio di valutazione equitativa ex art. 1226 c.c. delle lesioni di non lieve entità (dal 10% al 100%) conseguenti alla circolazione (v. Cass. n. 12408/2011; Cass. n. 14402/2011; Cass. III, n. 2167/2016).

L'art. 138 codice assicurazioni. L'applicazione delle tabelle giurisprudenziali. Rinvio

Per i danni alla persona derivanti dalla circolazione stradale di non lieve entità, l'art. 138 del Codice delle Assicurazioni prevede una tabella unica per l'intero territorio nazionale non ancora entrata in vigore con una percentuale legislativa di aumento fino al 30 % (cd. personalizzazione) per il caso in cui la menomazione incida in maniera rilevante su aspetti dinamico-relazionali della persona, purché tale aumento congruamente motivato tenendo conto delle condizioni soggettive del danneggiato.

In assenza della tabella unica di previsione legislativa e di attuazione ministeriale (cfr. infra sull'approvazione di un primo testo alla Camera dei Deputati), la giurisprudenza di merito chiamata alla liquidazione del danno alla persona di non lieve entità si è divisa tra l'adozione di tabelle giurisprudenziali cd. locali o piuttosto della tabella formulata dal Tribunale di Milano, che nel corso degli anni ha assunto come supra anticipato “vocazione nazionale sempre maggiore).

Per l'ambito di applicazione dell'art. 138 e per le problematiche connesse a tale forma di liquidazione tabellare del danno, si rinvia alla Formula sull' art. 138 cod. ass. (macro).

L'art. 139 Codice Assicurazioni. Rinvio

Per le menomazioni derivanti da sinistri stradali che determinano una lesione alla cd. integrità psicofisica di percentuale superiore allo 0 e fino a 9 (cd. micropermanenti), l'art. 139 del d.lgs. n. 209/2005 (Codice delle Assicurazioni Private) ha previsto una tabella formulata sulla scorta di un sistema di calcolo matematico ed automatico del danno alla salute fondata su valori standard di liquidazione del danno alla persona.

La tabella in parola presenta sulla colonna verticale i punti di invalidità e in quella orizzontale le fasce di età e dall'incrocio dei due dati viene determinato il valore risarcitorio, che essendo appunto standardizzato, può essere aumentato o diminuito dal Giudice caso per caso.

Per l'ambito di applicazione dell'art. 139 e per le problematiche connesse a tale forma di liquidazione tabellare del danno, si rinvia alla formula che tratta tale argomento.

La tenuta costituzionale e europea del sistema tabellare del Codice delle Assicurazioni Private

La tabella legislativa prevista dall'art. 139 cod. ass. ha superato sia il vaglio della Corte Costituzionale Italiana sia della Corte di Giustizia dell'Unione Europea.

Sotto il primo profilo, infatti, con la sentenza n. 235/2014 la Consulta ha risposto compiutamente alle censure mosse dal Giudice di Pace di Torino alla norma citata, per la parte in cui prevedendo un risarcimento del danno biologico (permanente o temporaneo) per lesioni di lieve entità (cc.dd.'micropermanenti'), derivanti da sinistri conseguenti alla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, basato su rigidi parametri fissati da tabelle ministeriali - non consentirebbe di giungere ad un'adeguata personalizzazione del danno.

In particolare, secondo il giudice rimettente, la norma impugnata sarebbe stata in contrasto: 1) con l'art. 3, comma 1, Cost., in quanto pone senza ragionevoli motivazioni differenze con danni biologici derivanti da diversa eziologica e non riesce a tenere conto delle peculiari «condizioni soggettive» dei sinistrati, senza che a ciò soccorra la facoltà del giudice - prevista dal comma 3 della norma impugnata - di aumentare fino ad un quinto l'ammontare del danno biologico; 2) con l'art. 24 della Cost. visto che per tale irragionevolezza sarebbe compresso il diritto ad un'effettiva tutela giudiziale di cui all'art. 24 Cost.; 3) con l'art. 6 del Trattato dell'Unione Europea ovvero con il diritto all'equo processo; 4) con il «diritto all'integrità della persona» (art. 3, comma 1, Carta dei diritti fondamentali dell'Ue e art. 2 CEDU); 5) con il diritto all'integrale risarcimento del danno non patrimoniale (art. 2 CEDU e art. 1 del Protocollo addizionale).

La Corte Costituzionale, su tali profili ha così risposto: “Non è fondata la q.l.c. dell'art. 139 d.lgs. n. 209/2005 (Codice delle assicurazioni private), impugnato, in riferimento agli artt. 2, 3, 24, 32, 76 e 117, comma 1, cost., nonché 2, 3, 6 e 8 Cedu, 1 del Protocollo addizionale alla convenzione medesima, 6 Trattato UE, 1 e 3, comma 1, Cedu, in quanto introduce un meccanismo tabellare di risarcimento del danno biologico (permanente o temporaneo) da lesioni di lieve entità derivanti da sinistro stradale, ancorato a livelli pecuniari “ex ante” riconosciuti come equi. Il Governo - chiamato a definire il riassetto normativo e a realizzare la codificazione della legislazione regolante la materia, confermando, se del caso, le norme previgenti - si è mosso lungo il binario di scelte rientranti nella fisiologica attività di riempimento che lega i due livelli normativi, della legge di delega e del decreto delegato, dettando una disposizione (quella censurata) avente lo stesso tenore dell'art. 5, comma 4, l. n. 57/2001. Quanto alla paventata limitazione del diritto risarcitorio, essa attiene alla garanzia dell'oggetto di tale diritto, e non all'aspetto dell'azionabilità in giudizio la quale non è in alcun modo pregiudicata dalla norma “de qua”. La prospettata disparità di trattamento in presenza di identiche lievi lesioni è poi smentita dalla constatazione che, nel sistema, la tutela risarcitoria dei danneggiati da sinistro stradale è più incisiva e sicura rispetto a quella dei danneggiati da eventi diversi, poiché solo i primi, e non anche gli altri, possono avvalersi della copertura assicurativa, “ex lege” obbligatoria, del danneggiante - o, in alternativa, direttamente di quella del proprio assicuratore - che si risolve in garanzia dell'“an” stesso del risarcimento. Inoltre, la legge non trascura la diversa incidenza che identiche lesioni possano avere nei confronti dei singoli soggetti, consentendo al giudice di aumentare fino ad un quinto l'importo liquidabile, con equo e motivato apprezzamento delle condizioni soggettive del danneggiato. L'asserita esclusione della liquidabilità del danno morale si fonda su una premessa interpretativa erronea, posto che esso, secondo la giurisprudenza di legittimità, rientra nell'area del danno biologico e, ricorrendone in concreto i presupposti, può essere giudizialmente riconosciuto. Infine, è ragionevole il bilanciamento operato dal legislatore tra i contrapposti valori coinvolti nel vigente sistema di responsabilità civile per la circolazione dei veicoli obbligatoriamente assicurata, nel quale le assicurazioni, concorrendo “ex lege” al Fondo di garanzia per le vittime della strada, perseguono anche fini solidaristici e l'interesse risarcitorio particolare del danneggiato deve comunque misurarsi con quello, generale e sociale, degli assicurati ad avere un livello accettabile e sostenibile dei premi assicurativi. Infatti, l'introdotto meccanismo standard di quantificazione del danno, attinente al solo specifico e limitato settore delle lesioni di lieve entità e coerentemente riferito alle conseguenze pregiudizievoli registrate dalla scienza medica, lascia spazio al giudice per personalizzare l'importo risarcitorio risultante dall'applicazione delle tabelle”.

In ambito comunitario, poi, con la sentenza CGUE 23 gennaio 2014 in causa C-371/12, la Corte di giustizia dell'Unione europea, sollecitata da una domanda di pronuncia pregiudiziale proposta, ai sensi dell'art. 267 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, firmato a Roma il 25 marzo 1957 (TFUE), dal Tribunale di Tivoli, che nutriva dubbi sulla compatibilità dell'art. 139 del d.lgs. n. 209/2005 con il diritto comunitario, ha riconosciuto “conforme al diritto dell'Unione europea il sistema risarcitorio introdotto da tale disposizione”.

In particolare, la Corte ha chiarito in quella sede che “Gli art. 3, paragrafo 1, della direttiva 72/166/Cee del Consiglio, del 24 aprile 1972, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli, e di controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità, e 1, paragrafi 1 e 2, della seconda direttiva 84/5/Cee del Consiglio, del 30 dicembre 1983, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli, come modificata dalla direttiva 2005/14/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 maggio 2005, non ostano, in linea di principio, né ad una legislazione nazionale che impone ai giudici nazionali criteri vincolanti per la determinazione dei danni morali da risarcire né a sistemi specifici, adeguati alle particolarità dei sinistri stradali, anche se tali sistemi comportano, per determinati danni morali, un metodo di determinazione della portata del diritto al risarcimento meno favorevole alla vittima rispetto a quello applicabile al diritto al risarcimento delle vittime di sinistri diversi da quelli stradali. Di conseguenza, e tenuto conto in particolare dell'articolo 1, punto 2, della prima direttiva, allo stato attuale del diritto dell'Unione, gli Stati membri restano, in linea di principio, liberi di determinare, nell'ambito dei loro regimi di responsabilità civile, in particolare, quali danni causati da autoveicoli debbano essere risarciti, la portata del risarcimento degli stessi e le persone aventi diritto a detto risarcimento. Rientra nella nozione di danno alla persona ogni danno, il cui risarcimento è previsto a titolo della responsabilità civile dell'assicurato dalla normativa nazionale applicabile alla controversia, arrecato all'integrità della persona, che include le sofferenze sia fisiche sia psicologiche”.

L'applicazione analogica della tabella di fonte legale prevista dall'art. 139 del Codice delle Assicurazioni. Le posizioni della giurisprudenza

La pronuncia della Suprema Corte di Cassazione n. 12408/2011 della III sezione Civile, seguita da altre pronunce di legittimità e di merito - ma anche avversata da una sparuta altra parte della giurisprudenza di merito. - ha risolto in senso negativo la questione controversa dell'applicazione analogica dell'art. 139 cod. ass. a lesioni cd. micro-permanenti non generate da circolazione dei veicoli e natanti.

In particolare, una prima corrente di pensiero anteriore alla pronuncia citata riteneva che non essendo rilevante giuridicamente il mezzo con cui venivano inferte le lesioni (sinistro stradale o altra causa) ne conseguiva l'applicabilità in via analogica della tabella di cui alla citata norma.

Altro orientamento, invece, facendo leva sulla collocazione sistematica della norma (Titolo X: Assicurazione Obbligatoria per i veicoli a motore e i natanti”) e sulla volontà legislativa di razionalizzare il sistema assicurativo obbligatorio e contenere i premi assicurativi, riteneva che la norma non potesse trovare spazio anche in situazioni analoghe ma solo nel campo in cui essa era stata concepita.

Si profilava, altresì, un terzo filone secondo cui le indicazioni normative andrebbero riferite al solo danno biologico, restando estranea a tale valutazione la componente morale del pregiudizio, che andrebbe comunque riconosciuta attraverso l'attribuzione di una somma ulteriore.

La pronuncia supra citata - ma anche cfr. Cass. III, n. 2167/2016 e Cass. sez. lav., n. 13982/2015 - ha aderito all'approccio negativo, ritenendo pervero talmente peculiare la regolamentazione della liquidazione del danno alla persona nell'ambito dei sinistri stradali, da giustificarne un diverso trattamento, con la conclusione che per i postumi di lieve entità non connessi alla circolazione varranno dunque i criteri dettati dalle cd. Tabelle di Milano, indipendentemente dalla gravità dei postumi (inferiori o superiori al 9%), e non quelli posti dall'art. 139 del codice delle assicurazioni.

Nel senso indicato dalla Suprema Corte di Cassazione si veda anche la posizione assunta dal Tribunale Pescara in data 29 agosto 2012 con la sentenza n. 961, per cui “Per i postumi di lieve entità, ovvero le lesioni micropermanenti, che non sono connesse alla circolazione stradale, valgono i criteri di liquidazione di cui alle tabelle milanesi e non quelli posti dall'art. 139 del Codice delle Assicurazioni e ciò per ragioni di preclusione all'applicazione analogica dei criteri ministeriali ai casi non auto”, nonché dal Tribunale Savona con la decisione del 21 giugno 2016 per cui “, “Il danno non patrimoniale causato da cose in custodia (ex art. 2051 c.c.) va liquidato applicando le tabelle in uso presso il Tribunale di Milano”, dal Tribunale Grosseto in data 11 luglio 2015 con la decisione n. 638, secondo la quale “In sede di liquidazione di danni non derivanti da sinistri stradali, deve escludersi la possibilità di applicare analogicamente l'art. 139 cod. ass. poiché tale norma, nello stabilire i criteri di liquidazione dei danni biologici derivanti da sinistri stradali, costituisce una previsione di natura eccezionale. (Fattispecie relativa a danno cagionato da animale, in cui il giudice ha fatto applicazione delle tabelle milanesi ai fini della liquidazione del danno)”, nonché dalla scrivente presso il Tribunale di Santa Maria C.V., nel contenzioso ex art. 2051 c.c.

Di contrario avviso anche dopo la pronuncia della Corte, si vedano invece le sentenze del Tribunale di Milano V, del 2 maggio 2013 e della X del 10 maggio 2013, mentre non manca la posizione radicale di chi contesta, invece, proprio l'esistenza della tabella legislativa.

Invero l'operazione messa in atto dal legislatore nell'area dei sinistri stradali diretta alla “calmierizzazione” delle vittime di incidenti stradali nel nome delle politiche generali delle compagnie assicurative viene, soprattutto dalle associazioni che tengono a cuore i diritti dei consumatori, fortemente avversata, visto che la tabella prevista dall'art. 139 cod. ass. prevede delle voci di molto inferiori rispetto a quelle di equivalenti parametri delle cd. Tabelle di Milano o di altre tabelle di origine giurisprudenziale, e pertanto viene contestato che il sacrificio del valore della persona imposto normativamente avviene in nome della protezione di interessi economici dei quali non appaiono titolari le vittime.

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