Atto di appello in materia di risarcimento danni a persona per mancata personalizzazione dei baremes medico-legali.

Andrea Penta
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

Avverso una sentenza di primo grado che ha liquidato il danno spettantile a titolo di invalidità temporanea e permanente per le lesioni subìte in conseguenza dell'aggravamento del danno, rispetto a quelle che avrebbe ugualmente riportato se l'intervento fosse stato eseguito correttamente, la paziente propone appello, lamentando che il giudice di prime cure non aveva preso in considerazione, nella liquidazione, le ripercussioni che le lesioni avevano avuto su aspetti della sua vita relazionale, personalizzando la percentuale di danno desumibile dai baremes medico-legali.

Formula

CORTE D'APPELLO DI ...

ATTO DI APPELLO 1

Per la Sig. ...., nata a .... il ...., C.F. ... 2, elettivamente domiciliati in ...., alla via .... n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., che li rappresenta e difende in virtù di procura apposta a margine/in calce del presente atto, con dichiarazione di voler ricevere le comunicazioni al Fax n. .... o all'indirizzo di PEC ... 3,

- APPELLANTE -

CONTRO

A.S.L. ...., P.I. n. ...., con sede legale in ...., alla via... n. ...., in persona dell'Amministratore Unico Dott. ...., rappresentata e difesa dall'Avv. ....;

- APPELLATA –

E

Soc. ...., Partita IVA n. ...., con sede legale in ...., alla via... n. ...., in persona dell'Amministratore Unico Dott. ...., rappresentata e difesa dall'Avv. ....;

- APPELLATA –

E

Dott. .... (codice fiscale n. ...), residente in ...., alla via .... n. ....; e Soc. ...., Parita IVA n. ...., con sede legale in ...., alla via... n. ...., in persona del legale rappresentante p.t.;

- APPELLATI CONTUMACI –

avverso la sentenza n.... emessa in data .... dal Tribunale di ...., Giudice Dott. ...., e pubblicata il ....

PREMESSO CHE

- Con atto di citazione notificato in data ...., la Sig. .... ha convenuto in giudizio innanzi al Tribunale di .... la A.S.L. di .... ed il dott. ...., per ottenere la condanna degli stessi al risarcimento dei danni non patrimoniali spettantile nella misura di ...., oltre alle spese del presente giudizio, esponendo che:

1. a causa di una caduta accidentale nella propria abitazione avvenuta il ...., aveva riportato una frattura .... del ...., a seguito della quale, il giorno successivo, era stata sottoposta ad un intervento chirurgico presso l'Ospedale .... di riduzione cruenta e osteosintesi con vite placca a scivolamento e compressione, eseguito dal dottor ....;

2. ritenendo che le radiografie effettuate denunciassero un esito positivo dell'intervento, era stata dimessa in data ....;

3. poiché nei giorni successivi accusava forti dolori e febbre e, a seguito di nuove radiografie, erano stati individuati .... si era reso necessario un nuovo intervento, con la conseguenza che in data .... si era ricoverata presso l'Ospedale di ...., dove il .... era stata operata dal dottor ....;

4. in data .... la paziente aveva subito un terzo intervento per la rimozione del chiodo.

A seguito di questa vicenda, .... ha citato in giudizio davanti al Tribunale di .... la Asl .... di .... e il dottor ....

La Asl .... di .... ha chiamato in giudizio la propria compagnie assicuratrice, ....

La ...., nel costituirsi in giudizio, ha offerto banco iudicis la somma di .... euro, reputandola integralmente satisfattiva. La .... ha ricevuto, invece, il detto importo a titolo di mero acconto.

Il Tribunale, tenendo conto di un danno biologico accertato dal CTU nella misura di un ...% in più rispetto a quello che sarebbe derivato da un intervento correttamente eseguito, inclusivo delle difficoltà di deambulazione, ha ritenuto satisfattiva la somma offerta dalla società assicuratrice, ponendo a base di tale assunto le più aggiornate tabelle del Tribunale di Milano.

La sentenza è ingiusta per i seguenti:

MOTIVI

1. Si denunzia la violazione degli artt. 1218,2043 e 2059 c.c., delle tabelle di valutazione del danno alla salute e morale e del principio dell'onere della prova, nonchè l'errata valutazione della consulenza tecnica di ufficio.

In particolare, il Tribunale ha sottostimato l'effettivo danno subito dalla .... a causa della condotta imperita ed imprudente dei sanitari dell'Ospedale di ...., che ha determinato il prolungamento dei tempi di guarigione e costretto la .... a sottoporsi ad un secondo ed un terzo intervento non dovuto, prolungando l'invalidità temporanea e provocando postumi permanenti, costituiti da un accorciamento dell'arto di .... cm, nella misura del ...%,, come da perizia del professor ....

La decisione impugnata non è corretta per aver sottovalutato il danno biologico nella percentuale del ...% e per la mancata valutazione della sindrome depressiva patita dalla infortunata e della limitazione arrecata alle capacità realizzatrici della persona.

***

La particolarità della vicenda è che il danno subito si sostanzia in un aggravamento del danno che la paziente avrebbe ugualmente riportato se l'intervento fosse stato eseguito correttamente.

Il CTU ha accertato che tale danno differenziale era pari al ...% in più del danno che la .... avrebbe comunque subito a seguito dell'operazione fatta secondo le regole dell'arte medica.

Il CTU, quindi, pur individuando in questo senso la colpa professionale dei sanitari dell'Ospedale di ...., ha affermato, però, che la marcata eterometria dell'arto inferiore destro, con un minus di circa .... cm rispetto al controlaterale, non fosse interamente addebitabile alla colpa individuata, ma al tipo assai grave di frattura, e che, se l'intervento fosse stato eseguito correttamente, l'accorciamento dell'arto presumibilmente sarebbe stato comunque di .... cm.; nello stesso modo, a parere del perito, anche le limitazioni funzionali, ormai cronicizzate, erano state accresciute dalla colpa professionale, ma, comunque, si sarebbero verificate a seguito dell'incidente; per cui, nell'ambito di una quantificazione complessiva del danno biologico pari al ...%, il quid pluris ascrivibile al responsabilità della ASL n. .... e del Dottor .... poteva essere stimato nel ...%.

La sentenza è censurabile per la inadeguatezza della liquidazione del danno.

Infatti, la categoria generale del danno non patrimoniale presenta natura composita, articolandosi in una serie di aspetti (o voci) aventi si funzione meramente descrittiva, ma dei quali - ove essi ricorrano, come nel caso di specie, cumulativamente - occorre tenere conto in sede di liquidazione del danno, in ossequio al principio dell'integralità del risarcimento, senza che a ciò osti il carattere unitario della liquidazione, da ritenere violato solo quando lo stesso aspetto (o voce) venga computato due (o più) volte sulla base di diverse, meramente formali, denominazioni (cfr. Cass. n. 1361/2014).

Per quanto garantisca l'uniformità di trattamento il riferimento al criterio di liquidazione predisposto dal Tribunale di Milano, il valore punto risultante dalle relative tabelle deve essere adeguatamente personalizzato, se la parte allega delle circostanze specifiche che caratterizzano il danno subìto.

Nella fattispecie è risultato che la cattiva esecuzione della prima operazione ed il dover sottoporre la paziente ad una nuova operazione ha portato ad un accorciamento di un arto rispetto all'altro di .... cm. Questo aumento dell'eterometria dell'arto inferiore destro, con un minus di circa .... cm rispetto al controlaterale, ha determinato un esito obiettivamente più grave, con conseguente evidente maggiore difficoltà di deambulazione rispetto agli .... cm che sarebbero derivati da una operazione eseguita a regola d'arte.

La Corte di appello non ha personalizzato il valore del punto tenendo adeguato conto di tale circostanza ed ha considerato il danno nella misura del ...% come una lesione micropermanente, senza valutare la conseguenza devastante sulla vita della paziente. Inoltre, secondo il concetto di danno non patrimoniale unitario, era necessario che il Tribunale considerasse anche l'incidenza di tale danno sulla vita di relazione, danno che essa stessa ha esplicitamente ammesso affermando che sono circostanze pacifiche gli effetti drammatici dell'infortunio, la difficoltà dell'infortunata di muoversi da sola e che la ...., prima dell'incidente, svolgeva un lavoro dinamico e si muoveva con rapidità ed autonomamente.

Tale sconvolgimento della vita di relazione della danneggiata, che praticava anche lo sport del ...., deve essere considerato nella liquidazione dell'unitario danno non patrimoniale con adeguata personalizzazione della liquidazione.

Tanto premesso, la Sig. ...., .... e ...., come sopra rappresentata e difesa,

CITA

La ASL di. ...., elettivamente domiciliata presso l'Avv. ...., C.F. ...., con studio in ...., alla via .... n. ....; la soc. ...., elettivamente domiciliata presso l'Avv. ...., C.F. ...., con studio in ...., alla via .... n. ....; la soc. ...., con sede in ...., alla via .... n. ....; il dott. ...., residente in ...., alla via .... n. ....; a voler comparire dinanzi a codesta Eccellentissima Corte d'Appello…all'udienza del…., ore e locali soliti, Sezione e Consigliere Relatore designandi, con l'invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c. e a comparire all'udienza indicata innanzi al Collegio o al Consigliere Relatore nominati, con l'avvertimento

  • che la costituzione oltre il suddetto termine implica tutte le decadenze di legge tra cui quelle di cui agli artt. 38,167,168,343 e 345 c.p.c.,
  • che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali e
  • che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;

ciò al fine di ivi sentir accogliere, anche nella loro contumacia, le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia la Corte d'Appello adita, disattesa ogni contraria istanza, in riforma della sentenza n. .... del Tribunale di ...., aumentare, per le ragioni esposte in narrativa, l'importo del risarcimento riconosciutole in primo grado nella misura di euro ...., oltre interessi e rivalutazione.

Con vittoria di spese e compensi del doppio grado di giudizio.

Si allegano i seguenti documenti.

1) Sentenza n. ....;

2) ....;

Si dichiara che il valore della causa è di Euro ....

Luogo, data

(Avv. ...)

(PROCURA ALLE LITI, SE NON APPOSTA A MARGINE)

[1] [1] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111).

[2] [2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. 98/2011, conv. con modif. dalla legge 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. 193/2009 conv. con modif. dalla legge 24/2010.

[3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014 conv., con modif., dalla legge 114/2014.

L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014, conv. con modif., dalla legge 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

Commento

I baremes medico-legali: valori omnicomprensivi o tendenziali?

L'intervento tecnico dello specialista medico-legale sul danno alla persona si basa esclusivamente sull'integrazione degli elementi probatori clinico-strumentali ricavati in corso di indagine tecnica con parametri afferenti a disfunzionalità anatomiche e/o psichiche dell'essere umano (cosiddetti “baremes”), così da consentire di esprimere, motivatamente, la stima del danno biologico con percentuali di invalidità “convenzionali”, che in sostanza integrano l'incidenza della invalidità riconosciuta rispetto alle attività quotidiane comuni a tutti, con le uniche variabili connesse necessariamente al sesso del danneggiato.

In tema di danno non patrimoniale, il grado di invalidità espresso da un "baréme" medico-legale esprime la misura in cui il pregiudizio alla salute incide su tutti gli aspetti della vita quotidiana della vittima. Pertanto, una volta liquidato il danno biologico convertendo in denaro il grado di invalidità permanente, una liquidazione separata del danno estetico, alla vita di relazione, alla vita sessuale, è possibile soltanto in presenza di circostanze specifiche ed eccezionali, le quali rendano il danno concreto più grave, sotto gli aspetti indicati, rispetto alle conseguenze ordinariamente derivanti dai pregiudizi dello stesso grado sofferti da persone della stessa età. Tali circostanze debbono essere tempestivamente allegate dal danneggiato, ed eventualmente indicate nella motivazione, senza rifugiarsi in formule di stile o stereotipe del tipo "tenuto conto della gravità delle lesioni" (Cass. III, n. 23778/2014; Cass. III, n. 12397/2016; Cass. sez. lav., n. 583/2016).

In questo contesto, assume una particolare rilevanza la cd. personalizzazione del danno (cfr. Cass. III, n. 15733/2015).

Occorre, allora domandarsi se, allorquando i medici legali, nello scrivere il relativo baréme, hanno stabilito, ad es., che una determinata invalidità (si pensi ad una frattura dell'anca, consolidatasi in modo vizioso, con riduzione dell'articolazione e zoppia) corrisponda a una riduzione del 20 per cento della complessiva validità dell'individuo, abbiano considerato o meno il disagio derivante dal camminare zoppicando, il dolore generato da una articolazione compromessa, il riacutizzarsi del dolore generato dai cambiamenti meteorologici. Anche Cass. III, n. 5243/2014, ribadisce che il risarcimento del danno alla persona deve essere integrale, essendo compito del giudice accertare l'effettiva consistenza del pregiudizio allegato, a prescindere dal nome attribuitogli. Pertanto, in tema di liquidazione del danno per la lesione del diritto alla salute, nei diversi aspetti o voci di cui tale unitaria categoria si compendia, l'applicazione dei criteri di valutazione equitativa, rimessa alla prudente discrezionalità del giudice, deve consentirne la maggiore approssimazione possibile all'integrale risarcimento, anche attraverso la cd. personalizzazione del danno.

I baremes alla luce dei valori tabellari

Un momento di “confusione” interpretativa medico–giuridica è rappresentato dal principio espresso dalla Sentenza n 345/2014 della Corte costituzionale, che avrebbe sancito che – nei casi di lesioni di lieve entità ( fino al 9% di IP) – la componente di “sofferenza soggettiva” risulterebbe ricompresa nel “danno biologico”, senza tener conto che le singole voci tabellate del bareme di legge quasi mai prevedono parametri indicativi e/o distintivi del grado di “sofferenza intrinseca” della menomazione, ad eccezione delle effettive microinvalidità (comprese generalmente entro stime del 3%), ove, per effettiva definizione tabellare, il presupposto dell'invalidità si basa, pressoché esclusivamente, su condizioni disfunzionali soggettive (prevalentemente esiti dolorosi o condizioni similari), pur anche compatibili con la lesione originaria, ma sostanzialmente prive di apprezzabile o significativa valenza “disfunzionale”.

Viceversa, è accettabile l'impostazione delle "Tabelle per la liquidazione del danno non patrimoniale derivante da lesione all'integrità psico - fisica" rielaborate dal Tribunale di Milano all'esito delle pronunzie delle Sezioni Unite del 2008, che hanno determinato il valore finale del punto utile al calcolo del danno biologico da invalidità permanente, procedendo ad un aumento dell'originario punto tabellare in modo da includervi la componente già qualificata in termini di “danno morale”, che si usava liquidare separatamente. Si tratta, invero, di una presunzione accettabile quanto meno per le invalidità superiori al 10%, rispetto alle quali può reputarsi "normale" che vi siano profili prettamente soggettivi di ansia, preoccupazione, turbamento, dispiacere, collegati al pregiudizio a fisico, salvo prova contraria, che può essere, a sua volta, anche presuntiva.

In assenza, nei baremes medico-legali, di precisi parametri di riferimento, è il giudice di merito che deve chiedersi se, nel caso concreto sottoposto al suo esame, sussistano conseguenze dannose che non possono ritenersi ricomprese nella liquidazione del danno da invalidità permanente. Invero, il dolore può essere ricompreso o meno nel danno biologico, secondo una valutazione da fare caso per caso. Così, per fare un esempio: tutti i barémes medico-legali del mondo prevedono tra i postumi permanenti suscettibili di valutazione medico legale la lombosciatalgia. Ma, a ben vedere, la lombosciatalgia non è né una perdita anatomica né una perdita funzionale, bensì un dolore. Chi ha questo tipo di patologia patisce certo un dolore fisico, e nondimeno per questo dolore gli viene corrisposta una somma di denaro a titolo di risarcimento. E' chiaro, allora, che, se a chi è portatore di una lombosciatalgia postraumatica venisse liquidata dapprima la somma di 100 euro a titolo di danno biologico, e poi l'importo ulteriore di 30 euro a titolo di «danno morale», si verrebbe a riconoscere due volte lo stesso danno, chiamandolo con nomi diversi. D'altro canto, però, possono ben sussistere ipotesi in cui la vittima di lesioni personali patisca un pregiudizio non patrimoniale diverso e ulteriore rispetto al mero dolore fisico causato dalle lesioni. Si pensi al caso di chi ha patito cicatrici deturpanti e si vergogna a mostrare il proprio volto; oppure a chi, a causa del danno alla salute, abbia dovuto abbandonare gli studi, o rinunciare ad un lavoro da tempo desiderato.

In attesa della definitiva promulgazione del d.P.R. sulle macropermanenti, la sentenza Cass. n. 12408/2011 ha imposto l'adozione della tabella milanese per le invalidità dal 10% al 100%, con inevitabili problemi di coordinamento tra due tabelle aventi fonti e modalità applicative affatto diverse: per la mancanza di un baréme medico-legale cogente per le macropermaenti; per le criticità di accertamento e liquidazione del danno prossimo al gradino tra il 9% ed il 10%; per le diverse misure e modalità di personalizzazione del danno disciplinate dalla tabella normativa ex art. 139 Cod. Assicurazioni e dalla tabella milanese.

Di recente la Suprema Corte ha avuto modo di chiarire che il grado di invalidità permanente espresso da un "baréme" medico legale esprime la misura in cui il pregiudizio alla salute incide su tutti gli aspetti della vita quotidiana della vittima, restando preclusa la possibilità di un separato ed autonomo risarcimento di specifiche fattispecie di sofferenza patite dalla persona, quali il danno alla vita di relazione e alla vita sessuale, il danno estetico e il danno esistenziale. Soltanto in presenza di circostanze specifiche ed eccezionali, tempestivamente allegate dal danneggiato, le quali rendano il danno concreto più grave, sotto gli aspetti indicati, rispetto alle conseguenze ordinariamente derivanti dai pregiudizi dello stesso grado sofferti da persone della stessa età, è consentito al giudice, con motivazione analitica e non stereotipata, incrementare le somme dovute a titolo risarcitorio in sede di personalizzazione della liquidazione. Ne consegue che, laddove un soggetto abbia riportato una invalidità permanente a seguito di un incidente stradale non ha diritto alla liquidazione separata del "danno estetico", atteso che quest'ultimo è già ricompreso nel danno biologico (Cass. III, Ord., n. 23477/2018).

A sua volta, Cass. III, n. 27482/2018, ha precisato che, in tema di danno non patrimoniale da lesione della salute, il danno biologico, rappresentato dall'incidenza negativa sulle attività quotidiane e sugli aspetti dinamico relazionali della vita del danneggiato, è pregiudizio ontologicamente diverso dal cd. danno morale soggettivo, inteso come sofferenza interiore patita dal soggetto in conseguenza della lesione del suo diritto alla salute; esso, ordinariamente liquidato con il metodo c.d. tabellare in relazione a un "barème" medico legale che esprime in misura percentuale la sintesi di tutte le conseguenze ordinarie che una determinata menomazione presumibilmente riverbera sullo svolgimento delle attività comuni ad ogni persona, può essere incrementato in via di "personalizzazione" in presenza di circostanze specifiche ed eccezionali, tempestivamente allegate e provate dal danneggiato, le quali rendano il danno subito più grave rispetto alle conseguenze ordinariamente derivanti da lesioni personali dello stesso grado sofferte da persone della stessa età e condizione di salute.

Estremamente nitida è la posizione espressa da Cass. VI, n. 10912/2018, secondo cui il grado di invalidità permanente indicato da un "barème" medico-legale esprime in misura percentuale la sintesi di tutte le conseguenze ordinarie che una determinata menomazione si presume riverberi sullo svolgimento delle attività comuni ad ogni persona; in particolare, le conseguenze possono distinguersi in due gruppi: quelle necessariamente comuni a tutte le persone che dovessero patire quel particolare grado di invalidità e quelle peculiari del caso concreto che abbiano reso il pregiudizio patito dalla vittima diverso e maggiore rispetto ai casi consimili. Tanto le prime quanto le seconde costituiscono forme di manifestazione del danno non patrimoniale aventi identica natura che vanno tutte considerate in ossequio al principio dell'integralità del risarcimento, senza, tuttavia, incorrere in duplicazioni computando lo stesso aspetto due o più volte sulla base di diverse, meramente formali, denominazioni. Soltanto in presenza di circostanze specifiche ed eccezionali allegate dal danneggiato, che rendano il danno più grave rispetto alle conseguenze ordinariamente derivanti dai pregiudizi dello stesso grado sofferti da persone della stessa età, è consentito al giudice, con motivazione analitica e non stereotipata, incrementare le somme dovute a titolo risarcitorio in sede di personalizzazione della liquidazione.

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