Comparsa conclusionale per risarcimento del danno iatrogeno

Emanuela Musi

Inquadramento

Con la comparsa conclusionale in un giudizio di responsabilità intrapreso nei confronti della azienda ospedaliera presso la quale era stato ricoverato per un intervento, il paziente chiede il risarcimento del danno cd. iatrogeno, consistito nell'aggravamento delle proprie condizioni di salute già contraddistinte dall'esistenza di una patologia invalidante.

Formula

TRIBUNALE DI ....

R.G. ....GIUDICE ....UDIENZA ....

COMPARSA CONCLUSIONALE

PER

Il Sig. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. ....,

-attore-

CONTRO

Azienda Ospedaliera di ...., in persona del legale rapp.te p.t., con l'Avv. ....

-convenuto-

Assicurazioni ...., in persona del legale rapp.te p.t., con l'Avv. ....

-convenuto-

FATTO

Con ricorso ex art. 702 bis c.p.c., notificato il ...., il Sig. .... adiva l'Ecc.mo Tribunale per ivi sentire condannare i convenuti al risarcimento di tutti i danni subiti a causa di un intervento configurato e attuato attraverso un'eccessiva rimozione che lo aveva esposto a gravi danni neurologici. In punto di fatto esponeva che:

— da circa ....anni era portatore di cisti epidermoide cerebellare;

— nel corso dell'anno .... la sintomatologia era peggiorata ed era emerso un accrescimento della lesione con dislocazione sul tronco encefalico;

— in data .... si recava presso il Presidio Ospedaliero di .... dove gli era stato consigliato di procedere ad intervento di rimozione della cisti, che veniva effettuato il ....da parte del prof. ....;

— l'intervento aveva avuto esiti peggiorativi sotto il profilo neurologico e, inoltre, aveva acquisito anche infezione HCV a causa delle pratiche mediche effettuate durante il ricovero.

Pertanto, chiedeva la condanna dei convenuti, in solido, al risarcimento dei danni indicati in: a) danno biologico in percentuale del ....%, oltre .... mesi di invalidità temporanea assoluta; b) grave danno morale da giustificare una forte personalizzazione del risarcimento; c) spese di cura e assistenza sopportate.

— a seguito di ricorso ex c.p.c. art. 696-bis [1] il CTU depositava la consulenza medico legale.

Si costituivano i convenuti, i quali chiedevano rigettarsi la domanda poiché infondata in fatto e diritto.

A tal proposito, il Giudice, visto che le difese svolte dalle parti richiedevano un'istruzione non sommaria fissava l'udienza ex art. 183 c.p.c.

Ascoltati i testi, all'udienza del ...., il Giudice riservava la causa a sentenza, concedendo termini di legge per il deposito delle comparse conclusionali.

Nel riportarsi al ricorso ex art. 696-bis c.p.c. ed a quello introduttivo, si insiste per l'accoglimento della domanda per le seguenti ragioni in

DIRITTO

L'art. 7, comma 1 della l. n. 24/2017 stabilisce che la struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata che, nell'adempimento della propria obbligazione, si avvalga dell'opera di esercenti la professione sanitaria, anche se scelti dal paziente e ancorché non dipendenti della struttura stessa, risponde, ai sensi degli artt. 1218 e 1228 c.c., delle loro condotte dolose o colpose.

Tanto premesso, si fa ulteriormente presente che il caso in esame è riconducibile alla fattispecie giuridica del cosiddetto “danno iatrogeno”, che integra quel pregiudizio alla salute, causato da colpa di un sanitario, che ha per effetto l'aggravamento di una lesione già esistente, a sua volta ascrivibile a colpa di un terzo od a cause naturali.

Secondo la giurisprudenza, il danno iatrogeno è sempre un danno disfunzionale che si inserisce in una situazione in parte già compromessa, rispetto alla quale si determina un incremento differenziale del pregiudizio. L'imputabilità risarcitoria di tale “incremento” richiede una selezione, nell'ambito della complessiva situazione di invalidità della parte lesa, delle conseguenze, per individuare il danno alla persona oggetto dell'obbligo risarcitorio a carico del medico operante. Principio che si riflette sui criteri liquidatori di esso che non possono prescindere dal rilievo che assume la situazione preesistente sotto due principali profili: a) non può farsi gravare sul medico, in via automatica, una misura del danno da risarcirsi incrementata da fattori estranei alla sua condotta, così come verrebbe a determinarsi attraverso una automatica applicazione di tabelle con punto progressivo, computato a partire, in ogni caso, dal livello di invalidità preesistente; b) la liquidazione va necessariamente rapportata ad una concreta verifica, secondo le allegazione delle parti, delle conseguenze negative “incrementative” subite dalla parte lesa [2].

Orbene, riguardo all' accertamento della responsabilità dei resistenti, la c.t.u. redatta in sede di procedimento ex art. 696 bis c.p.c. non lascia spazi a dubbi e - giova subito notare - anche nelle udienze tenutesi successivamente al suo deposito, le rispettive difese non hanno prospettato alcuna specifica contestazione, né hanno richiesto un qualche approfondimento istruttorio o peritale, stante l'inequivocità delle relative risultanze. Conclusioni della ctu che appaiono perfettamente condivisibili, in quanto conseguenti ad un esauriente esame delle risultanze in esito al contraddittorio tecnico svoltosi e, come evidenziato, neppure contrastate da idonei elementi argomentativi anche sotto il profilo delle allegazioni istruttorie. Invero, stante la preesistente patologia del ricorrente, la necessità dell'intervento era stata dettata dal manifestarsi di un aggravamento della sintomatologia: tuttavia, la scelta e l'esecuzione dell'intervento avevano comportato l'aggravarsi del deficit neurologico e la compromissione di ulteriori facoltà. Elementi di valutazione che appalesano, in maniera univoca, anche la sussistenza del nesso di causalità materiale tra la condotta imprudente del chirurgo nella scelta e nell'attuazione dell'intervento e lo stato invalidante accertato dopo l'intervento, con indice di assoluta certezza.

Si deve ritenere, quindi, perfettamente integrata la responsabilità professionale medica contestata, tenuto conto che l'imprudenza ravvisata integra un rilevante inadempimento agli obblighi connessi all'esatto e diligente adempimento delle prestazioni medico-sanitarie tipizzanti il rapporto di spedalità. La situazione conseguente all'intervento ha determinato un repentino aggravamento incidente anche su funzioni non precedentemente offese, costringendo l'attore tra l'altro a rinunciare ad ogni autonoma mobilità, subendo, altresì, una offesa all'organo della vista e difficoltà di eloquio e deglutizione che pregiudicano ulteriormente la qualità della vita. Per tali ragioni non si può ignorare la gravità e i riflessi negativi sulla vita di relazione, sull'esplicazione delle attività areddituali, derivanti dall'aggravamento della patologia determinatosi. Effetti cui si accompagna una inevitabile lesione dei profili morali per la situazione di afflizione e per la sua consapevolezza da parte dell'attore.

Le risultanze della c.t.u. medico-legale, pertanto sono condivisibili anche in relazione alla quantificazione dei danni.

Tutto ciò premesso, gli istanti, come sopra, nel riportarsi ai propri atti di causa

CONCLUDONO

affinché l'Ill.mo Tribunale adito, accertata e dichiarata la esclusiva responsabilità delle convenute ex art. 1218 c.c., voglia condannarli in via solidale al risarcimento delle seguenti voci di danno:

— Euro ...., a titolo di danno biologico;

— Euro ...., a titolo di danno morale;

— Euro .... per le spese di cura e assistenza sopportate, ovvero nella diversa somma, minore e/o maggiore, che il Giudice riterrà, oltre interessi e rivalutazione, come per legge.

Con vittoria di spese, diritti ed onorari di causa ed attribuzione.

Luogo e data ....

Firma ....

Commento

Nozione

Il danno iatrogeno identifica quel pregiudizio alla salute, causato da colpa di un sanitario, che produca, quale effetto, l'aggravamento di una lesione già esistente e derivante da colpa di un terzo o da cause naturali. Perché possa parlarsi di danno iatrogeno devono, dunque, ricorrere: a) una lesione della salute; b) l'intervento di un medico per farvi fronte; c) l'errore del medico; d) l'aggravamento o la mancata guarigione della lesione iniziale, sub a). Il danno iatrogeno pone all'interprete due problemi: l'accertamento del nesso causale; la quantificazione del danno biologico.

L'accertamento del nesso causale

Rinvio alla formula sul nesso di causa.

La quantificazione del danno biologico iatrogeno

Vale premettere che, per effetto del richiamo contenuto già nella legge Balduzzi (art. 3 l. n. 189/2012) ed ora anche nella legge Gelli - Bianco in caso di postumi micropermanenti la liquidazione del danno biologico dovrà avvenire sulla scorta dei criteri di cui alle tabelle integrative dell'art. 139 cod. ass. (oggi modificato dal cd. “l. concorrenza” (legge 4 agosto 2017, n. 124) che ha variato il punto base per la determinazione del danno nonché previsto l'onnicomprensività del danno non patrimoniale come liquidato in base al quinto comma, ovvero con l'aumento – personalizzazione - per le conseguenze dannose diverse dal pregiudizio alla salute).

Quanto alle modalità di liquidazione del danno iatrogeno si segnala Cass. III, n. 6341/2014: ivi la Corte cassa la sentenza impugnata in punto di determinazione del danno c.d. evento derivato dalla cattiva esecuzione dell'intervento operatorio sul ricorrente. Posto che la situazione della integrità fisica del soggetto era irrimediabilmente compromessa nella misura del 5%, esito non eliminabile in alcun modo dalla scienza medica, e che il CTU aveva accertato una invalidità permanente complessiva del 10%, il danno-evento cagionato dalla cattiva esecuzione dell'intervento si era concretato nell'essere stata portata la situazione di menomazione all'integrità fisica dal 5% al 10%, laddove la prestazione medica eseguita correttamente avrebbe dovuto lasciare il paziente nella situazione invalidante al 5%. Precisa la Corte che il danno - evento cagionato dalla cattiva esecuzione dell'intervento è la determinazione di una situazione invalidante del 10%, danno che, tuttavia, fino a concorrenza del 5%, non è imputabile alla struttura ospedaliera ed al medico, in quanto ciò che essi hanno determinato è solo la perdita di integrità dal 5% al 10%. Non è, tuttavia, corretto liquidare il danno considerando l'equivalente di un'invalidità del 5%, perché si avrebbe riguardo ad un danno- evento diverso da quello cagionato dai responsabili, posto che la loro condotta ha cagionato il danno-evento, rappresentato non dalla perdita dell'integrità fisica da zero al 5%, bensì in quella dal 5% al 10%. L'equivalente da considerare deve essere, dunque, quello pari al 10%, ma non già nella integrità, bensì solo in quello che, secondo le tabelle applicate, rappresenta la differenza fra il valore dell'invalidità del 10% e quello del 5%. Pertanto, ai fini della liquidazione con il sistema tabellare deve assumersi come percentuale di invalidità non quella corrispondente al punto risultante dalla differenza fra le due percentuali, bensì la percentuale corrispondente alla compromissione effettivamente risultante, di modo che da quanto monetariamente indicato dalla tabella per esso deve sottrarsi quanto indicato per la percentuale di invalidità non riconducibile alla responsabilità (nel medesimo senso v. Cass. III, n. 15733/2015).

Nella giurisprudenza di merito, si segnala Trib. Napoli del 2 novembre 2015 secondo cui in caso di responsabilità medica, il danno micropermanente subito dal paziente deve essere risarcito in base ai criteri di cui agli artt. 138 e 139 cod. ass., richiamati dall'art. 3, l. n. 189/2012, in misura differenziale, ossia sottraendo dal valore tabellare dell'invalidità permanente totale quello relativo all'invalidità che sarebbe comunque residuata anche in caso di ottimale esecuzione dell'intervento e con possibile aumento entro il limite di 1/5 con equo e motivato apprezzamento delle condizioni soggettive del danneggiato, a titolo di danno morale. Il Tribunale, accertata la sussistenza della responsabilità contrattuale della struttura sanitaria ha fatto applicazione, ai fini della liquidazione del danno iatrogeno, del metodo logico della prognosi postuma (in base al quale il valore monetario del punto di invalidità cresce più che proporzionalmente rispetto al crescere dell'invalidità, mentre decresce in progressione aritmetica con l'aumentare dell'età del danneggiato (in tal senso v. anche Trib. Milano 3 febbraio 2012, Trib. Roma 6 ottobre 1997). Si veda, anche, Trib. Mantova 5 aprile 2016 che, in un caso di responsabilità sanitaria in cui la scelta terapeutica del medico riguardo a una pregressa lesione del paziente si era rivelata erronea, ha applicato un criterio differenziale tra punti d'invalidità, addebitando al medico la differenza tra l'invalidità residua determinata dal CTU nel 12% e l'incidenza del danno iatrogeno incrementativo, individuata nella misura del 6%: ai fini della liquidazione del danno, quindi, il Giudice mantovano, assumendo la percentuale del 6% come misura dell'invalidità da ricondurre alla sfera del medico, ritenendo di dover applicare la tabella delle lesioni cc.dd. micropermanenti emanata in attuazione dell'art. 139 codice assicurazioni private, ha liquidato il danno biologico nella misura corrispondente, in quella tabella, alla percentuale del 6%. Diversamente opina Trib. Firenze 22 maggio 2014, che compie il calcolo differenziale, non sottraendo il grado di invalidità permanente effettivamente residuato da quello che sarebbe residuato se non vi fosse stata l'imperizia del medico, ma decurtando il risarcimento effettivamente dovuto (in termini pecuniari), da quello che sarebbe stato dovuto se non vi fosse stato il danno iatrogeno; ma si veda anche Trib. Milano 30 ottobre 2013, secondo la quale la liquidazione non può discendere dal mero differenziale tra i valori pecuniari risultanti dalla tabella milanese, la quale invero funge solo da «criterio che guidi l'esercizio della equità che [il Tribunale] è chiamato ad applicare nell'operazione di liquidazione del danno non patrimoniale da danno iatrogeno».

Nella recente sentenza n. 26117 depositata il 27 settembre 2021, la III Sezione della Corte di Cassazione si è soffermata sui criteri da applicare per il calcolo del cd. danno iatrogeno (nella fattispecie, l'infortunato agiva nei confronti dell'azienda ospedaliera avendo riportato lesioni a seguito di un sinistro stradale in itinere, senza responsabilità di terzi, e assumendo di ave ricevuto cure mediche incongrue a causa dell'imperizia dei sanitari). La Corte ha, innanzitutto, ricordato come debba liquidarsi il cd. danno differenziale e, di poi, si è soffermata ad esaminare la questione se tali criteri debbano subire modifiche nel caso in cui il fatto illecito abbia solamente aggravato un danno che si sarebbe comunque verificato (in misura ovviamente minore). Sul punto, una volta premessa l'affermazione che il danno alla salute è unitario e non si può dunque parlare di una «salute lavoristica» contrapposta ad una «salute civilistica», la S.C. ha individuato il corretto procedimento da seguire per il calcolo del danno: i) anzitutto stabilire la misura del danno-base (ovvero il controvalore monetario del grado di invalidità permanente sarebbe comunque residuato anche in assenza del fatto illecito) e quella dell'aggravamento (cioè il danno iatrogeno); ii) determinare il complessivo indennizzo dovuto dall'INAIL, sommando i ratei di rendita già percepiti e capitalizzando la rendita futura, al netto dell'incremento per danno patrimoniale; iii) verificare, da ultimo, se l'indennizzo totale così determinato sia inferiore o superiore al danno-base. In caso di risposta positiva il responsabile dell'aggravamento sarà tenuto a risarcire integralmente quest'ultimo; in caso contrario, il responsabile dell'aggravamento sarà tenuto a risarcire quel che resta una volta sottratta dall'aggravamento la differenza tra l'indennizzo INAIL e il danno-base. Il criterio corretto consiste dunque «nell'imputare a diffalco del risarcimento del danno iatrogeno la sola eventuale eccedenza pecuniaria dell'indennizzo INAIL rispetto al danno-base». Si precisa altresì che i calcoli andranno compiuti sugli importi monetari, e quindi previa monetizzazione dell'invalidità, e non sulle percentuali di invalidità.

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