Ricorso per sequestro conservativo in corso di causaInquadramentoCon ricorso ex art. 671 c.p.c., il marito di una donna deceduta a causa dell'asserita responsabilità sanitaria del medico ginecologo e della struttura ospedaliera ove era stata sottoposta a taglio cesareo chiede il sequestro conservativo sui beni immobili di proprietà del sanitario fino a concorrenza del credito risarcitorio vantato, per sé e per le figlie minori, nel giudizio di merito già pendente FormulaTRIBUNALE DI ... 1 Giudice Dott. ... RICORSO 2 PER SEQUESTRO CONSERVATIVO EX ART. 671 C.P.C. IN CORSO DI CAUSA PER Il Sig. ......(C.F. ...), nato a ... il .../.../..., residente in ... alla via ... n. ..., in proprio e n.q. di esercente la responsabilità genitoriale sulle minori ... nata a ... il ... e ... nata a ... il ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... (C.F. ......), con domicilio eletto in ...... alla Via ... n. ... presso lo studio dell'Avv. ......, giusta procura in calce al presente atto e resa su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax ..., ovvero al seguente indirizzo PEC ...@...,; PREMESSO Con l'atto di citazione notificato in data ... l'odierno ricorrente ha convenuto in giudizio il Dott. ... e l'Azienda Ospedaliera ... per sentirne accertare la responsabilità per il decesso della propria consorte, Sig.ra ..., avvenuto al termine del taglio cesareo cui ella venne sottoposta il giorno ... alla ... esima settimana di gestazione, nel corso della sua seconda gravidanza; La grave negligenza con cui la Sig.ra ... è stata assistita durante il travaglio di parto e i macroscopici errori commessi dal Dott. ... e dalla sua equipe durante l'intervento sono chiaramente esplicitati nella relazione medico - legale depositata a corredo dell'atto introduttivo del giudizio di merito, nonché nella consulenza redatta dai Dott.ri ... e ... su incarico del Pubblico Ministero. Per questi fatti il Dott. ... è stato rinviato a giudizio innanzi al Tribunale di ... con decreto del ...; L'odierno attore, anche nella spiegata qualità di genitore delle figlie in tenera età, vanta, nei confronti del medico e della struttura sanitaria, responsabili del drammatico evento, che lo ha privato della sua compagna di vita e della madre dei suoi figli, un credito risarcitorio per i danni subiti iure proprio a causa della perdita della congiunta, non inferiore ad un milione di Euro, tenuto conto della giovanissima età della defunta e ... e dei drammatici effetti che la sua prematura scomparsa ha prodotto e produrrà sull'esistenza dei familiari superstiti; RILEVATO -che il convenuto Dott. ... ha in precedenza costituito in fondo patrimoniale un immobile di cui è comproprietario con la moglie ed è oggi proprietario esclusivamente di due ulteriori cespiti costituiti da ... sito in ... e dalla quota indivisa pari a ... di ..., il cui valore complessivo pari a ... come risulta dalla relazione stima in atti (vds. all. ...) non raggiunge neppure la metà del credito risarcitorio; -che, in ragione della oggettiva incapienza del patrimonio e in considerazione della propensione del convenuto verso istituti che vincolano i beni posseduti alle sole esigenze della famiglia e che comunque li sottraggono all'aggressione dei creditori personali, sussiste il serio pericolo di infruttuosità della futura azione esecutiva, fondata sulla sentenza che dovesse accogliere le pretese della parte istante; CONSIDERATO Che, per costante giurisprudenza, ai fini della concessione del sequestro conservativo, il requisito del periculum in mora può essere desunto sia da elementi obiettivi concernenti la capacità patrimoniale del debitore in rapporto all'entità del credito, sia da elementi soggettivi, riferibili ad un comportamento extra-processuale o processuale del debitore dal quale si possa presumere che egli, al fine di sottrarsi all'adempimento, ponga in essere atti tali da rendere verosimile il deprezzamento del suo patrimonio, sottraendolo all'esecuzione forzata; che ai fini del fumus boni iuris sono sufficienti, oltre alle conclusioni del CTP, anche le risultanze della consulenza disposta dal Pubblico Ministero nel corso delle indagini (vds. all ...) e il rinvio a giudizio del Dott. ... per il reato di ...; CHIEDE Che il Giudice adito voglia autorizzare, inaudita altera parte ovvero previa convocazione del resistente, il sequestro conservativo sui beni immobili e mobili di proprietà del Dott. ... almeno fino alla concorrenza di Euro ... Ai sensi dell'art. 14 d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente processo è pari ad Euro ... Allegati: 1. atto di citazione notificato il ... 2. atto pubblico di costituzione di fondo patrimoniale del ... 3. Visura catastale dei beni di proprietà della Sig.ra ... 4. relazione tecnica estimativa a firma di ... Luogo e data ... Firma Avv. ...
PROCURA AD LITEM (se non a margine o su documento informatico separato) [1] [1] Prima dell'inizio della causa di merito la domanda cautelare si propone al giudice competente a conoscere del merito; se competente per la causa di merito è il giudice di pace, la domanda si propone al Tribunale (art. 669-ter c.p.c.). Quando vi è causa pendente per il merito la domanda dev'essere proposta al Giudice della causa stessa. Se la causa pende innanzi al giudice di pace, la domanda si propone al tribunale (art. 669-quater c.p.c.) [2] [2] La domanda si propone con ricorso depositato nella cancelleria del giudice competente (art. 669-bis c.p.c.) CommentoIl sequestro conservativo civile e i suoi effetti Tra gli strumenti di conservazione della garanzia patrimoniale che, ai sensi dell'art. 2740 c.c., assiste le ragioni creditorie, il sequestro conservativo è il più comune rimedio cautelare diretto ad assicurarne il soddisfacimento coattivo, nelle forme dell'esecuzione forzata. Ed invero, nelle more del giudizio di merito volto all'accertamento della responsabilità dell'autore dell'illecito contrattuale o extracontrattuale e alla formazione del titolo esecutivo in suo danno, il debitore può compromettere la fruttuosità dell'azione espropriativa alienando i propri beni o altrimenti disponendone giuridicamente, sottraendoli, costituendovi vincoli, ovvero non esercitando i propri diritti determinandone la perdita o infine compiendo attività materiali di deterioramento, distruzione o depauperamento. Il sequestro conservativo mira ad impedire che il debitore possa compiere atti di disposizione capaci di diminuire la consistenza del proprio patrimonio e da pregiudicare o esporre a pericolo la realizzazione coattiva del credito. Costituisce pertanto strumento di carattere preventivo, di tutela indiretta del credito, in quanto non tende a soddisfare il credito stesso ma a conservare i beni che costituiranno oggetto della futura azione esecutiva. La relativa disciplina è contenuta, quanto agli aspetti squisitamente processuali, nel codice di rito, negli artt. 671 e segg. c.p.c., e quanto ai profili che consentono di individuarne la funzione e gli effetti sostanziali, negli artt. 2905 e 2906 c.c. Dal coordinamento tra le due categorie di disposizioni risulta chiaro che il sequestro tutela il credito con riferimento al momento della sua attuazione giudiziale, dunque non rispetto ad una pronuncia di (mero) accertamento del rapporto obbligatorio, bensì ad una pronuncia di condanna (all'adempimento e/o al risarcimento del danno), per cui il credito riceve tutela per il tempo necessario al suo soddisfacimento coattivo. Non può allora che predicarsi l'inammissibilità della domanda di sequestro relativa a cause di mero accertamento o costitutive, salvo che in queste siano chiesti anche capi condannatori. Il vincolo di indisponibilità si concreta, ai sensi dell'art. 2906 comma 1 c.c., nell'inefficacia relativa - limitata cioè al solo creditore sequestrante - delle alienazioni e degli altri atti di disposizione dei beni sui quali viene apposto; solo a seguito di una sentenza di condanna al pagamento di una somma di danaro, (anche provvisoriamente) esecutiva (art. 282 c.p.c.), e verificatesi le condizioni previste dall'art. 686 c.p.c. per la conversione in pignoramento [3] , potrà farsi luogo all'attuazione coattiva del credito. La necessaria strumentalità del sequestro ad un'azione di condanna e l'ineludibile collegamento alla futura espropriazione forzata spiega il divieto di sequestro rispetto ai beni dichiarati dalla legge impignorabili. Il fumus boni iuris e le caratteristiche del credito risarcitorio Dato che il sequestro conservativo è previsto esclusivamente a tutela di un diritto di credito di cui il titolare ha fondato timore di perdere la garanzia, legittimato a farvi ricorso è soltanto il creditore, cioè il titolare della posizione attiva di un rapporto obbligatorio. È costante in giurisprudenza l'affermazione per cui il diritto tutelato non è soltanto il credito pecuniario fin dalla sua origine, ma qualsiasi pretesa convertibile in una somma di danaro e suscettibile di valutazione economica. Il credito può dunque consistere anche nel diritto ad una prestazione avente ad oggetto la restituzione di un bene determinato o comunque il diritto ad ottenere l'equivalente in danaro del bene che doveva essere restituito. Ciò che è imprescindibile è che l'oggetto dell'obbligazione sia valutabile in danaro. È perciò sufficiente anche un credito non certo e non liquido, cioè non determinato nel suo ammontare (com'è, per definizione, il credito risarcitorio) e bisognevole di accertamento giudiziale, in quanto la cautela non ha per scopo l'immediato pagamento. Tanto è vero che, come osservato dalla Suprema Corte, nessuna norma prescrive che il provvedimento concessivo del sequestro debba contenere anche l'indicazione dell'ammontare per il quale la misura cautelare viene accordata (Cass. III, n. 7218/1997). La tutela può riguardare anche i crediti non esigibili (si pensi, ad esempio, alla tutela cautelare del diritto del coobbligato che non abbia ancora soddisfatto il creditore, rispetto alla futura azione di rivalsa nei confronti del condebitore) per non essere ancora scaduto il termine per l'adempimento o sottoposti a condizione (purché ne sia probabile l'avveramento). Ciò che si richiede è tuttavia che il credito non sia meramente ipotetico ed eventuale, cioè attualmente oggetto di una mera aspettativa. E', invece, controversa la legittimazione del creditore che sia già munito di titolo esecutivo; l'opinione negativa si fonda sulla considerazione che in tal caso il pericolo di pregiudizio nel ritardo può essere scongiurato dalla dispensa dal termine di cui all'art. 482 c.p.c. Ove poi il titolo sia definitivo ed irrevocabile, osterebbe alla stessa ammissibilità della domanda cautelare la mancanza del requisito costituito dalla strumentalità rispetto ad un successivo giudizio di condanna, precluso (ne bis in idem) dall'esistenza del giudicato. La concessione della misura è subordinata alla concomitante ricorrenza dei presupposti del fumus boni iuris - ossia della verosimiglianza, alla stregua di una valutazione sommaria del materiale probatorio a disposizione, del diritto di credito cautelando, e del periculum in mora (Cass. n. 6336/1998), con la conseguenza che la carenza di uno osta all'accoglimento della domanda. L'onere di provarne la ricorrenza spetta al creditoreistante, e tuttavia, rispetto al credito che si intende tutelare, la prova richiesta è meno intensa di quella propria del giudizio di cognizione, in quanto non deve consistere necessariamente nella dimostrazione piena del diritto, bensì nella dimostrazione della sua probabile esistenza. L'accertamento del giudice della cautela è infatti necessariamente sommario e finalizzato ad un giudizio di verosimiglianza, di ragionevole probabilità della posizione giuridica dedotta in ricorso, essendo al giudice del merito un accertamento più approfondito per verificarne la reale esistenza e il relativo ammontare Il periculum in mora Il periculum in mora s'individua invece nel c.d. pericolo da infruttuosità, vale a dire nel rischio che, a causa della consistenza del patrimonio del debitore o del compimento, da parte sua, di atti di disposizione in danno dei creditori, al termine del processo la garanzia patrimoniale risulti insufficiente alla soddisfazione del credito; la relativa valutazione postula dunque un pronostico sfavorevole circa la futura fruttuosità dell'azione esecutiva nel caso di diniego della cautela in ragione del serio pericolo di incapienza. La situazione di pericolo dev'essere reale ed oggettiva e può essere desunta sia da elementi obiettivi concernenti la capacità patrimoniale del debitore in rapporto all'entità del credito, sia da elementi soggettivi, riferibili ad un comportamento extra-processuale o processuale del debitore dal quale si possa presumere che egli, al fine di sottrarsi all'adempimento, ponga in essere atti tali da rendere verosimile il deprezzamento del suo patrimonio, sottraendolo all'esecuzione forzata (Cass. III, n. 2081/2002). Anche l'insufficienza dei mezzi patrimoniali del debitore, valutata con riferimento alla consistenza qualitativa e quantitativa del patrimonio in rapporto proporzionale all'ammontare del credito tutelabile è idonea ad integrare il periculum (vds. Cass. III, n. 6640/1996; Trib. Napoli, 5 agosto 2015); non occorre invece una vera e propria situazione di insolvenza, di dissesto, atteso che il pericolo da neutralizzare è il fondato timore di perdere la garanzia del proprio credito. Non basta tuttavia per respingere la domanda l'idoneità del patrimonio del debitore a garantire il credito al momento in cui la misura cautelare è richiesta, essendo invece necessario che tale garanzia permanga fino al momento in cui potrebbero realizzarsi le condizioni per il soddisfacimento del credito stesso" (c.f.r. Cass. III, n. 13400/2001); se, da un canto, la sola considerazione della consistenza patrimoniale (qualitativa o quantitativa) del debitore non consente di escludere l'attualità del periculum, dall'altro non può esserne affermata la sussistenza sulla base del mero rifiuto di adempiere da parte del debitore, occorrendo invece che questo si inserisca in un comportamento - processuale o extraprocessuale - dell'obbligato che renda verosimile l'eventualità di un depauperamento del suo patrimonio e fondato il timore di perdere le garanzie del credito. E' in ogni caso certo che l'accertamento di detto requisito va condotto con riferimento a fatti successivi al sorgere del credito atteso che le condizioni economico - patrimoniali del debitore preesistenti al sorgere del credito, conosciute, non possono costituire di per sé elemento da valutare ai fini della concessione della cautela. Questo principio non vale però rispetto alle obbligazioni extracontrattuali o che comunque sorgono da fatto illecito, in quanto in questo caso il diritto sorge da un fatto indipendente dalla volontà del creditore - danneggiato, cui non può imputarsi alcuna negligenza nel non aver valutato la potenzialità economica del debitore- danneggiante. Il sequestro conservativo penale Il danneggiato da reato, che si sia costituito parte civile nel processo penale, può chiedere al Giudice di quel processo il sequestro conservativo sui beni mobili, immobili e crediti dell'imputato o del responsabile civile, nei limiti in cui la legge ne consente il pignoramento, se vi è fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie delle obbligazioni civili derivanti dal reato (art. 316 comma 2 c.p.p.). Quanto ai presupposti, mentre riguardo al fumus boni iuris è prevalente l'opinione che reputa sufficiente la formulazione dell'imputazione nei confronti del presunto autore del reato, rispetto al requisito del periculum in mora la giurisprudenza penale è pervenuta all'affermazione di principi in tutto corrispondenti a quelli elaborati dai giudici civili, essendosi ripetutamente statuito che la sussistenza del periculum in mora deve essere alternativamente valutata in riferimento all'originaria inadeguatezza o insufficienza del patrimonio dell'imputato, in relazione all'ammontare delle pretese risarcitorie e del complesso dei crediti che gravano su tale patrimonio, tale da evidenziare la necessità di assicurare un privilegio ai creditori da reato. Può essere considerata anche l'insorgenza di un rischio di dispersione o diminuzione della garanzia patrimoniale, capace di determinare, in riferimento ai medesimi parametri in precedenza indicati, l'esigenza di applicare un vincolo reale idoneo ad assicurarne la conservazione. Ciò anche con riferimento ad una situazione, almeno potenziale, desunta da elementi certi ed univoci, di depauperamento del patrimonio del debitore (Cass. pen. II, n. 7046/2013), atteso che il legislatore ha voluto coprire tutta la possibile gamma delle ipotesi che, in astratto, potrebbero portare alla perdita delle garanzie, avendo avuto l'obiettivo primario di garantire e proteggere comunque il credito (dell'erario e/o dei privati)(Cass. pen. II, n. 6973/2011). Nel caso in cui, come spesso accade, il medesimo fatto illecito rivesta, al contempo, rilievo penalistico e civilistico, la competenza in merito alla decisione sulla domanda cautelare è regolata dall'art. 669-ter, comma 3, c.p.c.) secondo cui, nel caso in cui l'azione civile è stata esercitata o trasferita nel processo penale, competente ad emettere provvedimenti cautelari (in generale) è il giudice civile (avuto riguardo ai criteri per materia o per valore) del luogo in cui deve essere eseguito detto provvedimento, «salva l'applicazione del comma 2 dell'art. 316 del codice di procedura penale» (art. 669 quater ult. co. c.p.c.) L'interpretazione della parte finale della norma è controversa: parte della giurisprudenza ritiene infatti che, rispetto al sequestro conservativo, sussista una duplice competenza, del giudice civile e di quello penale, mentre l' opposto orientamento afferma che laddove sussiste la competenza del giudice penale viene meno quella del giudice civile. Tale competenza permarrebbe al Giudice penale anche nel caso in cui fosse questi avesse pronunciato condanna generica al risarcimento dei danni in favore delle costituite parti civili, e avesse rimesso al giudice civile la liquidazione dei danni medesimi (fatta eccezione per le provvisionali disposte con provvisoria esecuzione). Ed infatti, le pretese risarcitorie prospettate dalle parti civili - anche se non liquidate nel loro preciso ammontare - potrebbero presentarsi, già in sede di sentenza di primo grado, assistite da un sufficiente corredo probatorio e di notevole rilevanza economica tale da legittimare il sequestro conservativo proprio al fine di garantirne la soddisfazione all'esito della futura liquidazione dei danni in sede civile. Il fatto che i danni, in sede penale, non fossero stati ancora liquidati nel loro esatto ammontare, si è ritenuto non ostare, sotto il profilo giuridico e processuale, a che la eventuale sentenza definitiva di condanna costituisca valido titolo esecutivo,ex artt. 320e650 c.p.p. e art. 686 c.p.c.ai fini della conversione del sequestroconservativo in pignoramento (Cass. pen. III, n. 26105/2009; Cass. pen. IV, n. 9851/2015). Gli effetti del sequestro conservativo contemplato nel codice di procedura penale «cessano quando la sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere non è più soggetta ad impugnazione» (art. 317, ult. comma, c.p.p.); il sequestro si converte, invece, in pignoramento quando diventa irrevocabile la sentenza di condanna al pagamento di una pena pecuniaria, ovvero nel caso di provvisoria esecuzione delle disposizioni civili (artt. 320, 539 e 540 c.p.p.). La conversione a seguito del passaggio in giudicato della sentenza penale di condanna al risarcimento in favore della parte civile, presuppone, tuttavia, che la pronuncia abbia dichiarato l'esistenza di un credito certo, liquido ed esigibile, così da costituire titolo esecutivo; di talché, nel caso di condanna generica, detta conversione si verifica solo in seguito al passaggio in giudicato della sentenza del giudicecivile, il quale, sulla base della certezza del danno acquisita in sede penale, abbia proceduto alla sua liquidazione (Cass. pen. IV, n. 1851/2015). Pertanto, pur non operando una conversione immediata del sequestro conservativo in pignoramento, il sequestro mantiene il suo effetto di garanzia. Rimane invece irrisolta, in mancanza di un'apposita previsione normativa, la questione circa il termine entro il quale il danneggiato è tenuto ad iniziare l'azione risarcitoria innanzi al Giudice civile (secondo Cass. pen. I, n. 22062/2011, il sequestro conservativo è destinato a divenire inefficace soltanto ove l'azione risarcitoria, già esercitata in sede penale, non venga Iniziata nei termini previsti dall'art. 669-octies c.p.c.). E' invece pacifico che successivamente al passaggio in giudicato della sentenza di condanna o di applicazione della pena, la competenza ad adottare ogni provvedimento relativo al bene oggetto del vincolo, ivi compresa la competenza sulle domande di terzi intese a contestare il vincolo imposto sul bene (da introdursi nelle forme dell'opposizione di terzo al pignoramento), è devoluta al giudice civile, stante l'automatica conversione del sequestro in pignoramento (Cass. pen. n. 16312/2013; Cass. pen. I, n. 22468/2007). Infine, nel caso di trasferimento dell'azione civile in sede penale, si è ritenuto che l'estinzione del giudizio civile per il trasferimento dell'azione nel processo penale non comporti la caducazione per inefficacia del provvedimento di sequestro conservativo n quanto l'azione civile "prosegue" in altra sede (Trib. Roma, 15 febbraio 1995). |