AttodicitazionecondomandarisarcitoriaperomessavigilanzasuminoreInquadramentoI genitori di un bambino, violentemente urtato da un coetaneo, incapace - a motivo della tenera età - di intendere e di volere, convengono in giudizio i genitori di quest'ultimo, invocandone la responsabilità per l'omessa vigilanza sul minore, per ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale subito dal figlio. FormulaGIUDICE DI PACE DI.../TRIBUNALE DI ... 1 ATTO DI CITAZIONE PER il Sig. ..., nato a ... il ... (C.F. ...) 2 , e la Sig. ... nata a ... il ... (C.F. ...), quali esercenti la responsabilità genitoriale sul minore ... nato a ... il ..., elettivamente domiciliati in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. 3 ......, C.F. ... 4 , fax ... 5 , che lo rappresenta e difende in forza di procura alle liti ...... 6 PEC... PREMESSO IN FATTO -1. Gli istanti sono genitori del minore... di anni..., il quale in data..., si recava presso l'abitazione dei coniugi..., in ..., alla via..., per festeggiare il compleanno del minore..., anch'egli di...; -2. Durante la festa, il minore... , nel corso di un gioco particolarmente agitato e scalmanato, si avventava violentemente contro il figlio degli odierni attori, che cadeva in terra battendo la testa contro lo spigolo di un camino. -3. A seguito di tale incidente, dovuto esclusivamente all'omissione di qualunque controllo e vigilanza da parte degli odierni convenuti che, durante tutta la festa, avevano permesso ai bambini di correre senza freni in casa e di svolgere ivi giochi anche pericolosi, il minore... veniva trasportato presso l'Azienda Ospedaliera di ..., dove i medici gli diagnosticavano ... e gli apponevano n. ...punti di sutura (all. 1); -4. La lettera raccomandata a.r. con cui i coniugi ..., a mezzo dello scrivente difensore, invitavano i coniugi... al procedimento di negoziazione assistita, restava priva di riscontro 7 . PREMESSO IN DIRITTO Appare evidente dalla ricostruzione dei fatti come la vicenda che ci occupa attenga, essenzialmente, ad una ipotesi di danno cagionato da minore non ancora in grado di intendere e di volere, riconducibile, in quanto tale, alla disciplina di cui all'art. 2047 c.c. Com'è noto, la responsabilità del genitore, per il danno cagionato da fatto illecito del figlio minore, trova fondamento, a seconda che il minore sia o meno capace di intendere e di volere al momento del fatto, rispettivamente nell'art. 2048 c.c., ovvero nell'art. 2047 c.c. (ex multisCass. III, n. 2606/1997). Giova pertanto, in primo luogo, al fine della corretta qualificazione giuridica della fattispecie in esame, evidenziare che ..., avendo appena ...anni, non presenta uno sviluppo intellettivo e fisico tali da rendersi conto della illiceità della propria condotta e, conseguentemente, tali da autodeterminarsi rispetto alla condotta medesima. I coniugi..., proprio in ragione della inidoneità di ... a percepire le conseguenze del proprio agire, avrebbero dovuto sorvegliare il minore, occupandosi di impedirgli il compimento di azioni dannose. Diversamente, nel caso di specie i coniugi ... hanno permesso a ..., di correre in casa, di giocare al pallone durante tutta festa, e non sono mai intervenuti per sedare o redarguire il figlio, visibilmente eccitato oltre misura, incuranti dei danni che ne potevano seguire e che di fatto ne sono seguiti. A seguito della caduta e dell'urto violento contro lo spigolo del camino, il piccolo ... riportava gravi ferite e ..., quantificabili nella somma di euro..., come calcolata secondo le Tabelle di Milano. Già tanto basta a ritenere fondata la domanda degli odierni attori, atteso che la presunzione di colpa che l'art. 2047 c.c. pone in capo ai genitori del minore autore della condotta esime gli attori dalla prova di una dolosa o colposa violazione dell'obbligo di sorveglianza da parte dei convenuti (ex multis Cass. n. 12965/2005). Tanto premesso i coniugi..., ut supra elettivamente domiciliati, rappresentati e difesi CITANO I Coniugi Sig. ..., C.F...., e Sig.ra ... C.F. ... entrambi residenti in ..., alla via ..., n...., quali genitori tenuti alla sorveglianza del minore ... a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del ....8 , ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, AVVERTE Gli stessi stessi convenuti che: · la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 c.p.c., · la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 c.p.c. o da leggi speciali, · la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;
I Coniugi Sig. ..., C.F...., e Sig.ra ... C.F. ... entrambi residenti in ..., alla via ..., n...., quali genitori tenuti alla sorveglianza del minore ... a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ..., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art.168-bis c.p.c., all'udienza del ... , ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi in giudizio nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e con l'avvertimento che la costituzione oltre il termine suddetto implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 del codice di procedura civile e che in caso di mancata costituzione si procederà comunque nell'istruzione della causa, previa dichiarazione di contumacia, affinché l'Ill.mo Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione e deduzione , voglia così provvedere: CONCLUSIONI -accertare e dichiarare l'esclusiva responsabilità del Coniugi ..., in proprio e nella qualità di esercenti la responsabilità genitoriale sul minore ...in ordine alla produzione del sinistro descritto in premessa ai sensi dell'art. 2048 c.c. e, per l'effetto, condannare gli stessi al risarcimento di tutti i danni patrimoniali meglio indicati, quantificati in Euro ... ovvero nell'importo diverso minore o maggiore ritenuto di giustizia, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge. Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario. IN VIA ISTRUTTORIA Chiede ammettersi prova testimoniale sui seguenti capitoli di prova e per i testi a fianco di ciascuno indicati: 1)«Vero che i Sig.ri ... consentivano al minore... di giocare in casa di... con il pallone» - Sig. ...; 2)Vero che durante tutta la festa il bambino ... era visibilmente agitato e scalmanato, urlava e spingeva gli altri bambini, e che i genitori ... non sono mai intervenuti per calmarlo o redarguirlo; 3)Vero che il minore..., urtato violentemente da ..., batteva la testa contro il camino» - Sig. ...; 4)Vero che il piccolo ... è rimasto assente da scuola fino al giorno ... e che al suo rientro ... Si allegano: 1)referto del dott.... 2)referto TAC ... 3)documentazione sanitaria 4)lettera raccomandata a.r.... Ai sensi dell'art. 14 d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro .... Pertanto l'importo del contributo unificato è di Euro ... 9 . Luogo e data... Firma Avv. ... PROCURA AD LITEM (se non a margine o su documento informatico separato) [1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro cinquemila. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di Pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art.20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. Trattandosi di responsabilità per fatto illecito sarà competente il giudice del luogo in cui il danno si è prodotto (forum commissi delicti). [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014. [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà». [6] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: 'giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.'. [7] L'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita è obbligatorio per le domande di pagamento, a qualsiasi titolo, di somme non eccedenti cinquantamila euro, ai sensi dell'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014 n. 132. [8] Il termine a comparire deve essere non inferiore a 120 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 150 giorni se è residente all'estero. [9] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». L'art. 13, co. 6 del medesimo decreto stabilisce che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...»; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato. CommentoI presupposti per l'applicazione della fattispecie di cui all'art. 2047 c.c. L'incapacità naturale costituisce un'esimente personale di responsabilità, ossia una circostanza che esclude la responsabilità dell'autore del fatto dannoso, ai sensi dell'art. 2046 c.c., e che si identifica con l'inidoneità psichica (permanente otranseunte) della persona a comprendere la rilevanza sociale negativa delle proprie azioni e a decidere autonomamente il proprio comportamento. Tutto il sistema di tutela del terzo rinvenibile negli articoli 2046 e 2047 del Cc ruota intorno all'assenza di una responsabilità civile dell'incapace verso il terzo, affiancata dall'assenza di una responsabilità civile di un terzo comunque per fatto proprio, finalizzata a far conseguire al danneggiato un risarcimento o, in via residuale, un equo indennizzo. È, quindi, illogico, se non contrario al principio di parità di trattamento di situazioni uguali di matrice costituzionale (articolo 3 della Costituzione), limitare l'obbligo residuale dell'incapace, di natura solidaristica, al caso in cui il sorvegliante abbia previamente dimostrato l'assenza di una propria responsabilità di cui all'articolo 2047, comma 1, del codice civile, per negarlo invece nel caso in cui l'incapace non sia stato sottoposto ad alcun tipo di sorveglianza, o comunque non sia rinvenibile alcun altro soggetto civilmente responsabile per il fatto dell'incapace (Cass. n. 11718/2022). Nel codice civile non vi sono indicazioni circa gli stati soggettivi che escludono o riducono la capacità di intendere e di volere, per cui spetta al Giudice accertare, caso per caso, con riferimento al momento del compimento del fatto dannoso, se l'autore fosse capace di valutare adeguatamente il valore sociale dell'atto compiuto, in relazione all'età, allo sviluppo psico - fisico, alle modalità del fatto, all'assenza di infermità, al carattere e alle altre caratteristiche della personalità (Cass. III, n. 23464/2010). Ne consegue, da un lato che non è esonerato da responsabilità l'interdetto o l'inabilitato che abbia commesso il fatto in un momento di lucido intervallo, dall'altro che non può essere chiamato a rispondere del danno il soggetto che, al momento dell'illecito, versasse in uno stato di incapacità di intendere e volere, anche se dipendente da situazioni transitorie di perturbamento psichico, purchè detto stato non dipenda da sua colpa. Del danno provocato da persona incapace di intendere e di volere risponde chi era tenuto alla sua sorveglianza, salva la prova di non aver potuto impedire il fatto. Ai fini del riconoscimento della responsabilità ex art. 2047 c.c. è necessario, tuttavia, che il fatto commesso dall'incapace presenti tutte le caratteristiche oggettive dell'antigiuridicità, tal che se fosse assistito dal dolo o dalla colpa, integrerebbe fatto illecito ai sensi dell'art. 2043 c.c. (Cass. III, n. 7247/2011). Sorvegliante è colui che si trova ad esercitare la custodia sull'incapace in forza di una previsione di legge (è il caso di genitori e tutori), o di una convenzione negoziale (è il caso della governante o della baby sitter, istituti scolastici ed educativi, cliniche, imprese); il dovere di sorveglianza può inoltre essere frutto della libera scelta di chi, accogliendo l'incapace nella sua sfera personale o familiare, assume spontaneamente il compito di prevenire o impedire che con il suo comportamento possa arrecare danno a terzi. Per la giurisprudenza di legittimità quella del sorvegliante è una responsabilità diretta, per un fatto illecito proprio, posto che il danno cagionato dall'incapace genera la presunzione di una culpa in vigilando a carico del sorvegliante (Cass. III, n. 12965/2005) La prova liberatoria La prova liberatoria dovuta dai sorveglianti per andare esenti da responsabilità ai sensi dell'art. 2047 c.c. consiste nel 'non aver potuto impedire il fatto'. Parte della dottrina ritiene che una volta che il danno si sia verificato e che sia dimostrato il rapporto di sorveglianza, il vicario, per liberarsi da responsabilità, debba dimostrare di non aver creato o lasciato permanere situazioni di pericolo tali da permettere o agevolare il compimento di atti lesivi; secondo altri autori, la prova sarebbe modella sullo standard di diligenza preteso dagli artt. 1176 e 1218 c.c., per cui il limite della responsabilità risiederebbe nella buona sorveglianza (diversamente dai casi riconducibili all'art. 2048 c.c., rispetto ai quali il genitore deve dimostrare anche la buona educazione del minore). Da parte della giurisprudenza si afferma invece che la norma in questione introduce un particolare criterio di ripartizione dell'onere probatorio, per cui per il danneggiato è sufficiente dimostrare che l'incapace di intendere o volere ha cagionato il fatto dannoso al di fuori della sfera di sorveglianza del soggetto ad essa obbligato, mentre incombe su questi dimostrare che tale fatto si sarebbe comunque verificato anche se la sorveglianza fosse stata esercitata, e quindi che non vi è nesso di causalità tra l'omissione di essa e il fatto dannoso (Cass. n. 5485/1997; vds. anche Cass. III, n. 1148/2005). L'ampiezza dell'obbligo di sorveglianza va sempre rapportata alle circostanze di tempo, luogo, pericolo, che possono consentire o facilitare il compimento di atti lesivi, mentre le 'abitudini sociali', come quella di lasciare che minori incapaci di intendere e volere giochino tra loro senza un'assidua sorveglianza, non costituiscono circostanze idonee ad escludere né ad attenuar e la responsabilità. Responsabilità dell'ASL e della struttura sanitaria per il fatto dannoso commesso dall'infermo di mente Particolare rilievo assume il problema della sorveglianza dell'infermo di mente alla luce della normativa di riforma dell'assistenza psichiatricache ha soppresso l'antico sistema manicomiale, improntato al c.d. principio custodialistico che attribuiva allo psichiatra funzioni di custodia, oltre che di cura, del malato di mente. La legislazione vigente (art. 2 legge 13 maggio 1978 n. 180 e art. 34 legge 23 dicembre 1978 n. 833) ha previsto per il malato l'assistenza sia domiciliare che ambulatoriale, riservando ai casi più gravi la somministrazione del cosiddetto trattamento sanitario obbligatorio presso strutture aperte o chiuse. Tale trattamento risponde all'esigenza del recupero terapeutico del malato, anche in assenza di collaborazione dello stesso. Si tratta tuttavia di provvedimento di natura temporanea proprio in virtù dei diversi criteri previsti dalla l. n. 180/1978 rispetto alla precedente disciplina basata sostanzialmente sulla mera sorveglianza del paziente. La lettera della legge è sul punto, di inequivoca chiarezza nell'escludere che il T.S.O. persegua una funzione di salvaguardia della pubblica incolumità nei confronti di pazienti agitati o violenti: il trattamento può infatti essere disposto «solo se esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dall'infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee misure sanitarie extraospedaliere». In applicazione di tali principi, la giurisprudenza di legittimità ha quindi ritenuto che la presunzione di responsabilità prevista dall'art. 2047 c.c.12965/2005; Cass. n. 17066/2007; Cass. n. 16803/2008), indipendentemente dalla sottoposizione o meno a trattamento obbligatorio. Qualora l'infermo non sia degente presso una struttura sanitaria, il personale medico e l'azienda sanitaria potrebbero essere chiamati a rispondere nei confronti di quanti abbiano subito danno per effetto della condotta antigiuridica dell'incapace per inadeguata organizzazione dei servizi di cura, per errori di diagnosi o di terapia, ma soltanto ex art. 2043 c.c. e non invece in forza del rapporto di custodia. |