Atto di citazione con domanda risarcitoria

Giovanna Nozzetti
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

Un giovane, aggredito da un minore in stato d'ebbrezza, invoca la responsabilità di entrambi i genitori ex art 2048 c.c., per carenze educative, nonostante all'epoca del fatto il minore fosse affidato in via esclusiva ad uno di essi.

Formula

TRIBUNALE DI ... 1

ATTO DI CITAZIONE

PER

il Sig. ..., nato a ... il ... (C.F. ...) 2 , elettivamente domiciliato in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avvocato 3 ..., C.F. ... 4 , Fax ... 5 , che lo rappresenta e difende in forza di procura alle liti ...... 6 pec...

PREMESSO IN FATTO 7

1) In data ..., alle ore ...:... circa, dopo aver trascorso la serata in compagnia di alcuni amici nella piazza ... in prossimità del locale ..., veniva fermato da un gruppo di giovani ragazzi e, successivamente, aggredito verbalmente e fisicamente dal minore ..., il quale versava in evidente stato di ebrezza.

2) In dette circostanze di tempo e luogo il Sig. ..., colpito al volto e allo stomaco, riportava lesioni personali a causa delle quali, la stessa sera, era costretto a recarsi al Pronto Soccorso dell'Ospedale ... ove venivano accertate ... (vds. verbale di accettazione e referto all. 1).

3) al fatto assistevano i sigg.ri ... e ... che, trovandosi di passaggio, prestavano soccorso la vittima, senza tuttavia poter fermare l'aggressore, nei cui confronti veniva sporta denuncia presso ... il giorno ... (all. 2).

4) nei giorni successivi alla dimissione accusava problemi respiratori e, rivoltosi allo specialista, apprendeva che, a causa del colpo al naso, .... Nonostante le terapie praticate, che hanno procurato esborsi per complessivi Euro ..., l'attore accusa tutt'oggi ..., presenta un evidente difetto estetico e non ha del tutto risolto le problematiche di carattere respiratorio.

4) Con lettera raccomandata a/r del ... i sigg.ri ... e ..., esercenti la responsabilità genitoriale sul minore ..., rivolgevano richiesta di risarcimento dei danni non patrimoniali e patrimoniali nei confronti dei genitori del giovane autore della condotta illecita.

5) Con lettera del ... il sig. ..., padre del ragazzo, contestava la propria ma responsabilità, sostenendo che, in seguito alla separazione dalla sig. ..., il figlio era stato affidato in via esclusiva a quest'ultima, con la quale conviveva.

3) La successiva raccomandata a/r del ... con cui il Sig. ..., frattanto divenuto maggiorenne, invitava i Sig.ri ... n.q. di genitori esercenti la potestà genitoriale sul minore ... al procedimento di negoziazione assistita, restava inevasa 8 .

IN DIRITTO 9

Sulla responsabilità dei genitori in caso di interruzione della convivenza.

Ai sensi dell'art. 2048 c.c. Il padre e la madre sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli non emancipati o dalle persone soggette alla tutela, che abitano con essi.

In passato, costituiva opinione dominante, fondata sul tenore letterale della norma, che solo se il minore convive con i genitori, o col tutore, costoro possano esercitare i doveri di sorveglianza e di educazione, dalla cui violazione discende la loro responsabilitàex art. 2048 c.c. (Cass. n. 2195/1979).

La dottrina tradizionalmente individua il requisito della coabitazione nella consuetudine di vita comune.

Tuttavia, la nuova fisionomia assunta dalla famiglia e il nuovo assetto della responsabilità genitoriale, svincolata dal requisito della convivenza, portano a ritenere che la responsabilità dei genitoriex art. 2048 c.c. sussista a prescindere dall'effettiva coabitazione, in quanto il genitore non convivente mantiene il dovere di vigilanza ed educazione.

Nel caso di specie, peraltro, considerato il breve tempo trascorso dalla comparizione dei convenuti innanzi al Presidente nell'ambito del procedimento di separazione alla consumazione del fatto illecito per cui è causa, non vi è dubbio che la condotta tenuta dal minore ... in danno dell'attore sia il frutto di una carente o assolutamente inadeguata educazione oltre che di un'insufficiente vigilanza imputabili ad entrambi i genitori.

Non può trascurarsi, infine, che ... non era nuovo a litigi e comportamenti violenti e che la sua propensione per l'eccessivo consumo di bevande alcooliche era nota tra i conoscenti e, in particolare, tra i frequentatori del locale ..., dinanzi al quale l'aggressione si è consumata. La personalità del minore avrebbe dovuto indurre gli odierni convenuti ad una più intensa e costante vigilanza e all'intensificazione dell'attività educativa.

TUTTO QUESTO PREMESSO

Il Sig. ...come sopra rappresentato, difeso e domiciliato,

CITA

Il Sig. ..., C.F..., e Sig.ra ... C.F. ... entrambi residenti in ..., alla via ..., n...., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del .... 10, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis,

AVVERTE

La stessa convenuta che:

  • la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 c.p.c.,
  • la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 c.p.c. o da leggi speciali,
  • la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;

per ivi sentire accogliere le seguenti11 :

-accertare e dichiarare l'esclusiva responsabilità del convenuti ..., quali genitori del minore ...in ordine ai fatti descritti in premessa e, per l'effetto, condannarli, al risarcimento di tutti i danni non patrimoniali sofferti, quantificati in Euro ... ovvero nell'importo diverso minore o maggiore ritenuto di giustizia da determinarsi, anche in esito alla disponenda CTU, secondo i valori stabiliti dalle Tabelle milanesi vigenti, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge.

Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario.

In via istruttoria 12 chiede:

A)disporsi CTU medico-legale, al fine di accertare la natura e l'entità del danno alla salute (anche per la compromissione di natura estetica) subito nonché il nesso causale tra la condotta e il danno;

B)ammettersi prova per testi sui fatti di cui ai punti nn. 1, 2, 3 della superiore narrativa, con i seguenti testi 1) ..., residente in ...; 2) ..., residente in ...

Si offrono in comunicazione, mediante deposito in cancelleria, i seguenti atti e documenti:

1) verbale di accettazione P.S. e referto

2) denuncia

3) lettera raccomandata a/r del ....

4) documentazione sanitaria

Ai sensi dell'art. 14 d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro.... Pertanto l'importo del contributo unificato è di Euro ...13

Luogo e data...

Firma Avv....

PROCURA AD LITEM

(se non a margine o su documento informatico separato)

[1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro cinquemila. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di Pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. Trattandosi di responsabilità per fatto illecito sarà competente il giudice del luogo in cui il danno si è prodotto (forum commissi delicti).

[2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio.

[3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge 114/2014.

[4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c..

[5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata,«Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis D.L. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.».

[7] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni 'premesso' o 'fatto', contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 co. c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 co. 3 n. 4) c.p.c.).

[8] L'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita è obbligatorio per le domande di pagamento, a qualsiasi titolo, di somme non eccedenti cinquantamila euro, ai sensi dell'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014 n. 132.

[9] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotta dalla locuzione 'diritto', contiene l'esposizione della causa petendi, cioè dei fatti costitutivi e delle ragioni di diritto poste alla base della domanda (art. 163 comma 3 n. 4 c.p.c.). L'art. 164 c.p.c. prevede tale contenuto a pena di nullità dell'atto

[10] Il termine a comparire deve essere non inferiore a 120 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 150 giorni se è residente all'estero.

[11] Tali elementi (indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c.; l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.) sono previsti dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione.

[12] L'art. 164 c.p.c. non prevede che la mancata indicazione dei mezzi di prova costituisca ipotesi di nullità dell'atto di citazione. Le richieste istruttorie, infatti, possono essere formulate anche in sede di memorie ex art. 183, comma sesto, II termine c.p.c.

[13] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, co. 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». L'art. 13, co. 6 del medesimo decreto stabilisce che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...»; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

Commento

Responsabilità dei genitori e coabitazione

Tradizionalmente si è ritenuto, anche in virtù del dato letterale della norma, che condizione per il sorgere della responsabilità dei soggetti indicati nel co. 1 dell'art. 2048 c.c. sia la coabitazione con il minore: se, infatti, la responsabilità dei genitori è posta in relazione al dovere di educare e vigilare, non sarebbe possibile assolvere a queste funzioni se non vivendo a diretto contatto con il minore, secondo una consuetudine di vita comune (Cass. III, n. 2195/1979).

Recependo tale impostazione, la giurisprudenza di legittimità ha riconosciuto che l'assenza temporanea del minore dalla residenza familiare non è causa interruttiva della coabitazione ai fini della responsabilità (Cass. n. 1865/1978).

Tale coabitazione non viene quindi meno nel caso in cui il minore trascorra un week-end in compagnia di amici o lasci la famiglia per seguire un corso di studi, anche all'estero o se ad allontanarsi, per i medesimi motivi (di lavoro, studio, svago), sia il genitore.

Più di recente è stato ha ribadito che la responsabilità dei genitori non può ritenersi esclusa per il solo fatto del temporaneo allontanamento del minore dalla casa familiare, qualora l'illecito da lui commesso consista nel mancato rispetto delle regole di comportamento vigenti nel contesto sociale, in termini tali da manifestare oggettive carenze dell'attività educativa. In questo ultimo ambito rientrano i danni provocati dalle manifestazioni di indisciplina, negligenza o irresponsabilità, nello svolgimento di attività suscettibili di arrecare danno a terzi (Cass. III, n. 7050/2008).

L'unica ipotesi in cui la responsabilità del genitore per il fatto illecito del minore può dirsi esclusa è quella in cui quest'ultimo abbia stabilmente lasciato la casa familiare, per fatto non imputabile al genitore, sottraendosi così a ogni possibilità di controllo e vigilanza, sempre che, di fronte ad un allontanamento non autorizzato, i genitori si siano adoperati per far rientrare a casa il minore (anche rivolgendosi al Giudice Tutelare).

Non sarebbe, invece, coerente con la ratio della previsione contenuta nell'art. 2048 c.c. escludere una responsabilità dei genitori per mancanza di coabitazione anche nelle ipotesi in cui essa sia attribuibile a loro colpa, ad esempio a seguito di un comportamento inosservante dei doveri di cui all'art. 147 c.c.

In ordine, poi, alla prova del requisito della coabitazione, alla soluzione che graverebbe il danneggiato del relativo onere, secondo il principio di cui all'art. 2697 c.c., appare preferibile l'opinione che, partendo dalla considerazione dell'eccezionalità della non coabitazione del minore rispetto alle abitudini della famiglia italiana media, addossa al genitore di eccepire e dimostrare la cessazione della convivenza col minore per un fatto a lui non imputabile.

La responsabilità del coniuge non collocatario

E' particolarmente dibattuta la questione riguardante la responsabilità dei genitori separati o divorziati per l'illecito commesso dal figlio.

Prima della riforma del diritto di famiglia si tendeva ad escludere la responsabilità del genitore non affidatario. Successivamente alla riforma (l. 19 maggio 1975 n. 151), l'art. 155 comma 3 c.c. attribuiva anche al coniuge non affidatario il compito di collaborare nell'educazione dei figli e prevedeva che le decisioni di maggior interesse per i figli dovessero essere assunte da entrambi i genitori.

Si era pertanto tentato di estendere la responsabilità ex art. 2048 c.c. anche al genitore non affidatario nel caso in cui l'illecito fosse conseguenza di un'attività consentita al minore in seguito ad una decisione concordata ovvero derivasse dallo svolgimento di un'attività contraria agli interessi del minore ma alla quale il genitore non affidatario non si era opposto.

Si affermava, da parte della giurisprudenza di merito, che il genitore non affidatario non potesse liberarsi, per ciò solo, da responsabilità per culpa in educando, specie quando le modalità del fatto illecito avessero rivelato un grado di immaturità e di inosservanza delle regole della civile convivenza emblematico del mancato adempimento dei doveri educativi (Trib. Monza, 12 giugno 2006).

A seguito della modifica dell'art. 155 c.c. operata dalla l. n. 54/2006, ora trasfuso nel nuovo art. 337-ter c.c., si è ancor più accentuato il ruolo educativo dei genitori separati: il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione ed istruzione da entrambi.

La potestà genitoriale continua quindi ad essere esercitata da entrambi e le decisioni di maggior interesse per i figli relative all'istruzione, educazione e salute sono assunte di comune accordo (Trib. Milano, 16 dicembre 2009 afferma che l'obbligo educativo va assolto anche dal coniuge non affidatario, soprattutto se mantiene frequenti rapporti col figlio).

L'attuale art. 337-quater c.c. prevede espressamente che, nel caso (adesso eccezionale) di affidamento monogenitoriale, il genitore affidatario abbia l'esercizio esclusivo della responsabilità genitoriale, ma attribuisce comunque all'altro genitore il diritto e il dovere di vigilare sulla istruzione ed educazione del figlio, facultandolo a ricorrere al giudice quando ritenga che siano state assunte decisioni pregiudizievoli al suo interesse.

La responsabilità ex art. 2048 c.c. in relazione ad illeciti dovuti a carenze educative potrebbe pertanto essere esclusa soltanto nel caso in cui il genitore affidatario provasse di essere stato ostacolato o impedito nell'esercizio delle facoltà riconosciutegli.

Quanto ai genitori non uniti sin dall'inizio da un vincolo di coniugio, anteriormente al d.lgs. n. 154/2013, doveva aversi riguardo all'art. 317-bis c.c. secondo cui al genitore che avesse riconosciuto il figlio spettava la potestà. Se il riconoscimento era fatto da entrambi, l'esercizio della potestà spettava congiuntamente se conviventi; in mancanza di convivenza con entrambi, al solo genitore convivente o in assenza di convivenza a quello che per primo avesse operato il riconoscimento. Il genitore cui non spettava l'esercizio della potestà aveva comunque il potere di vigilare sull'istruzione, l'educazione e le condizioni di vita del minore.

Dopo la riforma della filiazione, il nuovo art. 316 c.c. attribuisce la responsabilità genitoriale ad entrambi i genitori che hanno riconosciuto il figlio, a prescindere dalla convivenza.

In linea generale, il nuovo assetto della famiglia e la nuova veste assunta dalla responsabilità genitoriale svincolata dal requisito della convivenza portano a ritenere che la responsabilità dei genitori sussista a prescindere dall'effettiva coabitazione in quanto il genitore non convivente mantiene il dovere di vigilanza ed educazione.

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