Comparsa di costituzione con contestazione dei danni pretesi dall'attrice per la imprevedibilità degli stessi: prevedibilità del danno

Andrea Penta
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

Nell'individuazione della relazione primaria tra condotta ed evento, si prescinde, in prima istanza, da ogni valutazione di prevedibilità, tanto soggettiva quanto "oggettivata", da parte dell'autore del fatto, essendo il concetto logico di "previsione" insito nella categoria giuridica della colpa, elemento qualificativo dell'aspetto soggettivo del torto, la cui analisi si colloca in una dimensione temporale successiva in seno alla ricostruzione della complessa fattispecie dell'illecito (Cass. III, n. 7997/2005) e che, dunque, segue il positivo accertamento del nesso di causalità (cfr. la formula n. 2 dedicata al nesso di causalità materiale e giuridica). Pertanto, solo il positivo accertamento del nesso di causalità, che deve formare oggetto di prova da parte del danneggiato, consente il passaggio, logicamente e cronologicamente conseguente, alla valutazione dell'elemento soggettivo dell'illecito, e cioè della sussistenza, o meno, dapprima, della colpa dell'agente (che ancora attiene all'ambito dell'an debeatur) e, poi, della evitabilità (dal punto di vista del danneggiato; art. 1227, comma 2, c.c.) e della prevedibilità (dal punto di vista del danneggiante; art. 1225 c.c.) del danno (che riguarda, invece, il profilo del quantum debeatur).

Nell'ambito di un'azione esperita dall'acquirente di beni mobili, al fine di ottenere il risarcimento dei danni asseritamente derivatigli dalla mancata consegna degli stessi, che avrebbe, a sua volta, rivenduto ai propri clienti, la convenuta (fornitrice) contesta la risarcibilità del danno da lucro cessante e del danno futuro lamentati dalla società attrice, in quanto non prevedibili al momento della conclusione del contratto di vendita, ai sensi dell'art. 1225 c.c.

Formula

GIUDICE DI PACE / TRIBUNALE ORDINARIO DI ....

COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA [1]

Nell'interesse di:

..., P.I. .... in persona dell'Amministratore Unico Sig. ...., nato a .... il ...., C.F. ... [2], con sede legale in ...., alla via .... n. ...., elettivamente domiciliato in ...., alla via .... n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., che lo rappresenta e difende, giusta procura a margine/in calce al presente atto, con dichiarazione di voler ricevere le comunicazioni, ai sensi dell'art. 125, comma 1, c.p.c. e dell'art. 136, comma 3, c.p.c., al seguente numero di fax ...., oppure tramite PEC ... [3];

- CONVENUTA -

CONTRO

..., P.I. ...., in persona del legale rappresentante p.t., con sede legale in ...., alla via .... n. ...., elettivamente domiciliato in ...., alla via .... n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., che lo rappresenta e difende, in virtù di procura in calce/a margine dell'atto di citazione;

- ATTORE -

* * *

PREMESSO CHE

Con atto di citazione ritualmente notificato la società attrice ha esposto:

- di aver acquistato il giorno .... dalla deducente, per poi rivenderli ai propri clienti [4], .... [5] al prezzo di complessivi Euro .... immediatamente versato, e di aver provveduto, prima ancora di ricevere la consegna dei .... a rivenderli alla ....;

- tuttavia, la scrivente, dopo aver comunicato l'impossibilità di consegnare parte dei ....per un disguido interno alla sua organizzazione di impresa, restituiva all'acquirente la somma di Euro .... corrispondente al prezzo dei .... non consegnati, così determinando l'impossibilità della società attrice di adempiere all'obbligazione di vendita assunta con la .... la quale, a causa della grave ed ingiustificata inadempienza, avrebbe disdetto anche l'acquisto di altri .... per un valore di Euro ....;

- di aver subito, in conseguenza dell'interruzione forzata del rapporto commerciale con la propria cliente .... un danno da lucro cessante corrispondente all'impossibilità di percepire le ingenti utilità economiche previste in relazione all'esecuzione dei contratti in corso, nonché un danno futuro da lesione dell'immagine commerciale corrispondente alla presumibile drastica riduzione futura del volume di affari in ragione della pubblicità negativa preannunciata dalla .... ai suoi danni.

L'attrice ha chiesto, pertanto, la condanna della scrivente al risarcimento del danno da inadempimento mediante pagamento della somma di Euro .... oltre interessi e rivalutazione monetaria.

Con il presente atto, si costituisce la convenuta, la quale contesta integralmente l'avversa domanda, poiché infondata in fatto e in diritto per i seguenti

MOTIVI

Il pregiudizio prospettato dalla società attrice non è imputabile, dal punto di vista causale, alla condotta della convenuta, la quale ha immediatamente restituito il prezzo corrispondente agli .... (doc. 1) non consegnati e comunicato, dopo solo .... (doc. 2) giorni dalla conclusione del contratto di vendita, l'impossibilità di evadere integralmente l'ordine, in tal guisa mettendo la società acquirente nelle condizioni di approvvigionarsi presso altri fornitori.

Non ricorrono, inoltre, i presupposti per la risarcibilità del danno da lucro cessante e del danno futuro lamentati dalla società attrice, in quanto non prevedibili al momento della conclusione del contratto di vendita, ai sensi dell'art. 1225 c.c.[6], e, comunque, evitabili dall'acquirente con l'impiego dell'ordinaria diligenza, ai sensi dell'art. 1227 c.c.

Infine, è inesistente il pregiudizio economico lamentato, non essendo affatto credibile che la .... abbia interrotto bruscamente le relazioni commerciali con la l'attrice per la mancata consegna di soli .... agevolmente reperibili presso altri fornitori.

Tanto premesso ed esposto, .... come in epigrafe rappresentata e difesa, rassegna le seguenti:

CONCLUSIONI

Voglia l'Ill.mo Giudice adito rigettare la domanda attrice.

Con vittoria di spese, diritti e compensi del giudizio.

In via istruttoria chiede ammettersi prova testimoniale sui seguenti capitoli:

1) Vero che ....;

Indica a testi i Sig.ri: .... .

Offre in comunicazione e deposita in Cancelleria i seguenti documenti:

1) bonifico bancario n. ....;

2) lettera raccomandata a/r del ...., preceduta da fax del ....;

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

·       Il contenuto della comparsa di costituzione e di risposta è disciplinato dall'art. 167 c.p.c. Per le indicazioni da effettuare nel corpo della comparsa deve farsi riferimento all'art. 125 c.p.c. Il convenuto deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione, depositando in cancelleria il proprio fascicolo contenente la comparsa di cui all'articolo 167 con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione. Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti". In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., dalla l. n. 111/2011).

[2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. dalla l. n. 24/2010.

[3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014.

L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla l. n. 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[4] L'attore ha l'onere di indicare i clienti, se già individuati, o il fatturato – sotto forma di margine di ricarico - ritraibile dalla complessiva operazione.

[5] L'attore deve aver precisato la tipologia e la quantità dei beni mobili oggetto della compravendita, nonché le eventuali caratteristiche peculiari (soprattutto, se trattasi di macchinari), depositando all'uopo le fatture con i relativi documenti di trasporto (cc.dd. bolle di accompagnamento).

[6] Anche in grado di appello è possibile introdurre il profilo di indagine relativo all'art. 1225 c.c. (sempre che, ovviamente, le relative circostanze di fatto siano state ritualmente acquisite al processo), atteso che, in base ad un principio ormai consolidato (Cass., n. 26828/2013), il divieto di jus novorum ha ad oggetto le sole eccezioni in senso proprio e non si estende alle «mere difese», ossia quelle deduzioni dirette alla contestazione dei fatti costitutivi della pretesa avversaria.

Commento

La prevedibilità del danno in caso di inadempimento contrattuale.

Quanto alla prevedibilità del danno, occorre distinguere l'ambito contrattuale da quello aquiliano. In termini generali, in caso di inadempimento contrattuale, a differenza del danno da responsabilità aquiliana, il risarcimento del danno deve essere limitato ai danni prevedibili e non può estendersi a eventi che non siano, dal punto di vista del nesso causale, ragionevolmente in connessione con l'inadempimento.

L'ordine sistematico e razionale fornito dal legislatore all'istituto del risarcimento del danno contrattuale è chiaramente costruito su due elementi ben distinti: (i) il rapporto di causalità tra illecito e danno (art. 1223) e (ii) la limitazione dell'area del danno risarcibile, che modula l'estensione del risarcimento in funzione di alcuni elementi eventuali: l'elemento soggettivo (art. 1225) ed il concorso del creditore (art. 1227, comma 2). La teoria del limite alla responsabilità del debitore non dolosamente inadempiente, basata sulla concezione della prevedibilità come limite alla misura del danno risarcibile, costituisce un perno imprescindibile all'interno dell'attività economica moderna, in quanto consente a chi assume un obbligo di poter valutare i rischi che l'operazione economica comporta e, conseguentemente, anche il carico risarcitorio cui sarebbe lo stesso esposto nel caso in cui non fosse possibile l'esatto adempimento dell'obbligazione.

In tema di risarcimento del danno da inadempimento, l'imprevedibilità, alla quale fa riferimento l'art. 1225 c.c., costituisce un limite non all'esistenza del danno, ma alla misura del suo ammontare, determinando la limitazione del danno risarcibile a quello prevedibile non da parte dello specifico debitore, bensì avendo riguardo alla prevedibilità astratta inerente ad una determinata categoria di rapporti, sulla scorta delle regole ordinarie di comportamento dei soggetti economici e, cioè, secondo un criterio di normalità in presenza delle circostanze di fatto conosciute (in applicazione di tale principio, Cass. II, n. 16763/2011, ha confermato la sentenza di merito che era giunta alla conclusione della prevedibilità del danno cagionato all'acquirente di un quadro di autore, rivelatosi non autentico, consistente nel lucro cessante per perdita dell'incremento di valore di mercato, rispetto al prezzo di acquisto versato, di un quadro autentico dello stesso pittore, avente le medesime caratteristiche di quello risultato falso; in tal senso anche Cass. III, n. 11189/2007).

L'art. 1225 c.c. si pone, quindi, come limite negativo alla risarcibilità del danno ex ante imprevedibile (Trib. Bologna, 5 febbraio 2008).

In definitiva, la prevedibilità del danno, richiesta dall'art. 1225 c.c., costituisce uno dei criteri di determinazione del danno risarcibile e si risolve in un giudizio astratto di probabilità del verificarsi di un futuro evento, secondo un parametro di normale diligenza del soggetto responsabile (Cass. sez. lav., n. 17460/2014; nel caso di specie, le ricorrenti potevano ridurre il danno usando l'ordinaria diligenza, in quanto, superato un primo periodo di «asserita incolpevole inoccupazione» - durato 7 anni -, ben potevano attivarsi per rinvenire altra occupazione; tale inerzia, ad avviso della Corte, aveva interrotto la regolarità causale tra inadempimento e danno, impedendo di attribuire al datore le conseguenze pregiudizievoli non ragionevolmente connesse alla sua condotta).

I presupposti e la prova del danno prevedibile

La prevedibilità si focalizza sulla diligenza dell'uomo medio, il quale non risponde di quegli eventi lesivi che egli stesso non avrebbe potuto prevedere come conseguenza del suo inadempimento, pur quando tali eventi siano conseguenza immediata e diretta del suo agire, ed in quanto tali essendo legati da nesso causale giuridicamente rilevante con l'azione del debitore. Pertanto, potrebbe anche verificarsi il caso in cui, pur sussistendo il nesso di causalità tra illecito e danni, si possa negare l'imputazione di questi ultimi al debitore, qualora le lesioni provocate risultino essere imprevedibili.

In tema di responsabilità contrattuale, la verifica della prevedibilità del danno deve tenere conto delle circostanze di fatto, concretamente conosciute dal soggetto inadempiente (Cass. II, n. 21117/2015; Cass. II, n. 1956/2007; Cass. III, n. 15559/2004). Tuttavia, il collegamento della prevedibilità del danno al tempo dell'insorgenza del rapporto obbligatorio (criterio codicistico) non tiene conto del periodo di tempo a volte anche lungo intercorrente da quel momento a quello della esecuzione dell'obbligazione (cioè in cui la prestazione deve essere adempiuta). In siffatta evenienza, le conseguenze dell'inadempimento o del ritardo non dolosi devono essere limitate al danno che si poteva prevedere al momento in cui l'obbligazione deve essere eseguita, qualora esista un apprezzabile intervallo tra i due momenti. La prevedibilità del danno risarcibile deve, cioè, essere valutata con riferimento non al momento in cui è sorto il rapporto obbligatorio, ma a quello in cui il debitore, dovendo dare esecuzione alla prestazione e, potendo scegliere fra adempimento e inadempimento, è in grado di apprezzare più compiutamente e, quindi, di prevedere il pregiudizio che il creditore può subire per effetto del suo comportamento inadempiente (in quest'ottica, Cass. II, n. 1956/2007, nel cassare la sentenza impugnata, che aveva escluso il risarcimento del danno lamentato dal promissario acquirente per la mancata stipulazione del contratto definitivo, ritenendo non prevedibile — al momento della conclusione del contratto preliminare — il notevole incremento di valore dell'immobile promesso in vendita verificatosi successivamente alla data fissata dalle parti per la redazione del rogito notarile, ha statuito che la prevedibilità del danno andava verificata con riferimento al tempo in cui doveva essere adempiuta l'obbligazione posta a carico del promittente venditore; conf. Cass. II, n. 17688/2010, e Cass. sez. trib., n. 5232/2008). In definitiva, un'interpretazione letterale dell'art. 1225 c.c., che lega la prevedibilità al momento della conclusione del contratto, può essere certamente considerata corretta solo nel caso in cui l'obbligazione sia ad esecuzione istantanea; lo stesso non può essere affermato nel caso di un'obbligazione ad esecuzione differita.

La prova del nesso di causalità e della prevedibilità del danno, che sono elementi costitutivi della responsabilità contrattuale da inadempimento, grava, ovviamente, sul creditore, che è tenuto a fornire dimostrazione non solo della riferibilità causale immediata e diretta del danno lamentato alla prestazione mancata, ma anche della conoscenza o prevedibilità, da parte del debitore, di tutti gli elementi di fatto rilevanti al fine di consentirgli di prevedere il pregiudizio derivante alla controparte dall'inadempimento anche nel suo concreto ammontare (Trib. Milano, IV, 10 maggio 2014, n. 6045).

Nel caso in cui la responsabilità contrattuale derivi dall'inadempimento da parte del promissario acquirente dell'obbligo di stipulare il contratto definitivo, assunto in una promessa di vendita di immobile altrui, il criterio di prevedibilità del danno risarcibile può comportare il ristoro del pregiudizio consistente nella differenza fra il prezzo pattuito in sede di preliminare e quello inferiore successivamente realizzato, mentre non consente di tener conto della perdita subita dal promittente venditore per aver dovuto restituire il bene al proprietario, in seguito al decorso del termine stabilito nell'accordo interno intercorso con quest'ultimo, non potendo rientrare nella normalità delle circostanze, secondo un criterio di comune esperienza, il fatto che la mancata conclusione del definitivo comporti la retrocessione dell'immobile al suo titolare (Cass. II, n. 15639/2012).

In caso di gravidanza indesiderata riconducibile a colpa medica per omessa prescrizione di un farmaco anticoncezionale, è risarcibile in via equitativa il danno patrimoniale costituito dalle spese che i genitori dovranno accollarsi per il mantenimento del figlio sino al raggiungimento per quest'ultimo dell'indipendenza economica, essendo le spese per il mantenimento conseguenza immediata e diretta dell'inadempimento medico che possono essere ritenute prevedibili alla stregua dell'art. 1225 c.c. (Trib. Milano, I, 10 marzo 2014).

Il debitore che si avvale nell'adempimento dell'obbligazione dell'opera di terzi risponde dei fatti dolosi e colposi di questi, sicché, ove si tratti di fatto doloso dell'ausiliario, il debitore è responsabile anche per i danni non prevedibili e tale responsabilità (al pari di quella per colpa grave) non può, ai sensi dell'art. 1229 c.c., essere esclusa o limitata sulla base di un patto preventivo (Cass. III, n. 20808/2010).

La prevedibilità del danno in caso di illecito aquiliano

In tema di responsabilità aquiliana, costituisce "danno risarcibile" qualunque pregiudizio che, senza il fatto illecito, non si sarebbe verificato, a prescindere dalla sua prevedibilità. Cass. III, n. 20932/2015, ha affermato tale principio in relazione ad una fattispecie in cui un datore di lavoro aveva agito nei confronti del responsabile, e del suo assicuratore, di un sinistro stradale, nel quale aveva perso la vita un proprio dipendente, per essere risarcito del danno, pur non prevedibile secondo le regole statistiche della causalità, costituito dai maggiori contributi assicurativi successivamente richiesti dall'Inail in conseguenza del numero e dell'entità degli infortuni sul lavoro verificatasi nella sua impresa o a carico di essa.

Di una conseguenza imprevedibile del fatto illecito non può dirsi, per ciò solo, che non sia una "conseguenza". Cessano di essere "conseguenze" solo gli sviluppi causali del tutto anomali.

Infine, da non confondere con la prevedibilità del danno è la prevedibilità del pericolo, atteso che, mentre quest'ultima incide sul nesso causale, la prima riguarda il danno risarcibile (Cass. III, n. 11657/2014).

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