Atto di citazione per risarcimento danni per gli illeciti dei conduttori di trasmissioni televisiveInquadramentoCon l'atto di citazione per il risarcimento, un noto professionista chiede il ristoro dei danni subiti all'immagine ed alla reputazione per il comportamento tenuto dal presentatore di una rete televisiva, invocando la affermazione di responsabilità, in via solidale, anche della stessa emittente televisiva. FormulaTRIBUNALE DI .... ATTO DI CITAZIONE PER il Sig. .... nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in ...., rappresentato e difeso, come da procura in calce (oppure, a margine) del presente atto, dall'Avv. ...., C.F. ...., presso il cui studio elettivamente domicilia in .... Si dichiara di volere ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al fax...., ovvero all'indirizzo PEC.... PREMESSO CHE - l'istante è un noto imprenditore, nonché volto conosciuto dei mass-media italiani, in quanto soventemente ospite in svariati programmi televisivi; - nel corso della trasmissione “....” del ...., in onda tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle ore ...., sul canale ...., l'istante, nel mentre dibatteva con altri ospiti, veniva gravemente offeso dallo stesso conduttore Sig. .... il quale lo accusava di bigottismo, arretratezza culturale e di ignoranza, professando frasi del seguente tenore “....”. Inoltre, il medesimo conduttore, lo accusava di aver preso parte ad associazioni che in moltissime occasioni avevano apertamente discriminato gli omosessuali; - le dette esternazioni hanno chiaramente determinato un danno grave alla reputazione, all'immagine ed all'onore del Sig. .... quale diretta ed immediata conseguenza della condotta diffamatoria ed ingiuriosa tenuta dal convenuto; - le espressioni usate costituiscono lesione della reputazione nonché, in generale, del buon nome dell'attore. Invero le affermazioni ingiuriose proclamate, oltre ad essere destituite di fondamento, hanno fortemente arrecato un danno all'immagine del Sig. .... L'istante, noto imprenditore, ha visto il proprio buon nome infangato in luogo pubblico, in sua presenza ed in quella dei numerosi spettatori; - le affermazioni rese dal convenuto inoltre rappresentano un concentrato di informazioni false e diffamatorie, essendo del tutto destituite di fondamento dal momento che l'istante non ha mai aderito a nessuna associazione che ha discriminato i diritti degli omosessuali; - nel caso in esame poi è del tutto mancato il soddisfacimento dell'interesse pubblico all'informazione che si realizza attraverso l'esercizio del diritto di cronaca e di critica. Quest'ultimo può dirsi legittimo soltanto se risultino rispettati i limiti dell'interesse pubblico della notizia, della verità oggettiva dei fatti narrati e della continenza formale, intesa come uso corretto delle parole, che non devono assumere toni gravemente lesivi dell'altrui dignità morale o professionale; - a tal riguardo, si rileva inoltre che il mezzo televisivo presenta caratteristiche radicalmente diverse - sia per la sua natura che per le sua implicazioni - dal giornalismo della carta stampata. Tale diversità si manifesta soprattutto nella maggiore capacità di persuasione che esercita sul pubblico, grazie alla sua forza di penetrazione nella sfera privata domestica dei telespettatori con un'immediatezza ed una forza di suggestione non paragonabile a quella degli altri mezzi di comunicazione. Per tali motivi al giornalista televisivo solitamente si richiede una maggiore cautela nel diffondere notizie che possono ledere in modo irreparabile l'onore e la reputazione di soggetti terzi; - sussiste, pertanto, la responsabilità exc.c. art. 2059 del convenuto conduttore per i danni non patrimoniali subiti dall'attore e consistenti nella grave lesione dell'immagine, del buon nome e della reputazione a seguito delle espressioni ingiuriose e diffamatorie dallo stesso rese; - sussiste altresì la responsabilità ex art. 2049 c.c. della Rete Televisiva .... per l'illecito posto in essere dal conduttore della trasmissione. Invero nella fattispecie in esame il conduttore si è reso responsabile in prima persona delle accuse ingiuriose e diffamatorie nei confronti dell'istante. Né può ritenersi discriminante ai fini dell'accertamento della responsabilità da parte della rete televisiva l'impossibilità della medesima di poter esercitare un controllo preventivo alla luce della messa in onda in diretta della citata trasmissione. Invero, la quotidianità del programma, la sua natura, le stabili e durature modalità di conduzione, rappresentano elementi che dovevano giocoforza indurre a ritenere l'accettazione del rischio dell'illecito da parte della rete televisiva, alla stregua del rischio di impresa; - per tali ragioni il Sig. .... ha diritto ad un risarcimento danni proporzionato alla portata e natura delle affermazioni ingiuriose e delle false informazioni fornite dal conduttore, connesse alla condizione sociale della vittima, alla collocazione professionale, nonché al contestuale discredito e lesione del decoro e della dignità. Inoltre la circostanza che l'attore sia un personaggio pubblico particolarmente noto se - da un lato - comporta una sua maggiore esposizione alle critiche, dall'altro, imponeva ai convenuti una particolare cautela proprio per il rapporto di credibilità e di fiducia che lo lega al pubblico. La quantificazione deve essere rimessa all'equo apprezzamento del Giudice adito, il quale dovrà tenere conto di tutti gli elementi sopra evidenziati. - con racc. a/r del ...., l'istante formulava richiesta di risarcimento dei danni, senza tuttavia avere alcun riscontro (documento 1). Tutto ciò premesso, il Sig. .... come sopra rappresentato, difeso e domiciliato CITA -il Sig. .... nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in ...., via ....; - la Rete Televisiva .... C.F/P.I.... in persona del legale rapp.te p.t., con sede legale in ...., via ...., a comparire innanzi: - all'Ill.mo Tribunale di ...., Giudice istruttore designando ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c., all'udienza del ...., ore di rito, con invito ex art. 163 c.p.c. a costituirsi, nelle forme e nei modi di cui all'art. 166 c.p.c., entro 70 giorni prima dell'udienza su indicata, e con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., che la difesa tecnica è obbligatoria in tutti i giudizi dinanzi al Tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall’art. 86 o da leggi speciali e che la parte, sussistendone i presupposti di legge può presentare istanza per l’ammissione al patrocinio gratuito a spese dello stato e che, non costituendosi, si procederà, ugualmente, in sua contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti conclusioni: - accertare e dichiarare la responsabilità exc.c. art. 2059 del Sig. .... ed c.c. art. 2049 della Rete televisiva per le gravi affermazioni rese dal primo e per l'effetto: - condannare le convenute, in via solidale, al risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali, subiti e subendi dall'attore, da liquidarsi, in via equitativa, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge sulla somma rivalutata. - ordinare la pubblicazione del dispositivo della sentenza sui seguenti quotidiani.... Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario. IN VIA ISTRUTTORIA (indicazione dei mezzi istruttori di cui si intende valere) Si chiede, inoltre, di essere ammesso alla prove per testimoni sulle circostanze indicate in premessa/in punto di fatto, dal numero .... al numero ...., preceduti dalla locuzione “Vero è che”, ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero che...”) .... A tal fine si indicano come testimoni i Sig.ri: 1) Sig. .... residente in ....; 2) Sig. .... residente in .... Si allegano i documenti 1), 2), 3), 4) e 5) indicati nella narrativa del presente atto, riservandosi di produrne altri con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta. Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro .... Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA
CommentoInquadramento della fattispecie. Il problema della individuazione del fondamento normativo cui ancorare la fattispecie di responsabilità civile per gli illeciti di diffamazione commessi col mezzo televisivo è stato, a lungo, dibattuto, tanto in dottrina quanto in giurisprudenza in ragione dell'assenza di una normativa ad hoc che, come la l. n. 47/1948 per la stampa, disciplinasse in maniera organica il settore. Mentre, infatti, l'art. 11 della l. n. 47/1948 stabilisce che, per i reati commessi col mezzo della stampa, il proprietario della pubblicazione e l'editore sono civilmente responsabili, in solido con gli autori del reato e fra di loro, configurando una responsabilità sostanzialmente oggettiva, compete, invece, all'interprete verificare se esista e quale sia il titolo della responsabilità civile dell'editore televisivo e/o del conduttore per aver rispettivamente realizzato, gestito o condotto il programma nel quale l'illecito è stato realizzato. Giova precisare che, per quanto concerne il regime penale, la l. n. 223/1990 è intervenuta, almeno in parte, a risolvere la vexata questio, statuendo che, nel caso di reati di diffamazione commessi attraverso trasmissioni consistenti nell'attribuzione di un fatto determinato, si applicano al concessionario pubblico o privato, ovvero alla persona da questi delegata al controllo della trasmissione, le pene stabilite dall'art. 13 della legge sulla stampa in virtù del combinato disposto dei commi 1 e 4 dell'art. 30. La dottrina si è ampiamente interrogata al riguardo, partendo dalla disamina del rapporto tra il regime speciale di responsabilità civile che regola il settore della stampa e il regime generale di responsabilità civile posto dagli art. 2043 ss. c.c. e tanto al fine di valutare una possibile applicazione analogica dell'art. 11 cit. nel settore radiotelevisivo, sulla scorta dell'affermazione della identità di ratio: invero, la ragione in forza della quale l'art. 11 cit. chiama a rispondere, in solido con il giornalista autore dell'illecito, anche il direttore, l'editore e lo stesso proprietario della testata è quella per cui, nel caso di un fatto illecito dannoso realizzatosi nell'ambito di un'attività organizzata in forma di impresa, insieme alla responsabilità dell'operatore che ha cagionato direttamente il danno, sorge anche la responsabilità del soggetto cui fa capo l'organizzazione imprenditoriale. Sul versante giurisprudenziale, la qualificazione della fattispecie di responsabilità che coinvolge i soggetti indicati nell'art. 11 della legge sulla stampa (il cui testo recita: "per i reati commessi col mezzo della stampa sono civilmente responsabili, in solido con gli autori del reato e fra di loro, il proprietario della pubblicazione e l'editore") è stata al centro di un acceso confronto tra le corti di merito: a fronte di alcune pronunce che hanno interpretato l'art. 11 come una figura tipica ed eccezionale di responsabilità, insuscettibile di applicazione analogica (v. Trib. Roma 17 aprile 1987,) altre decisioni che hanno letto, nell'art. 11, la specificazione del principio generale posto dall'art. 2049 c.c. (v. Trib. Napoli 6 settembre 1998; v. anche Cass., n. 1147/1992, App. Milano 17 novembre 1989). In questo solco si va ad inserire la pronuncia della S.C. n. 6325/2010, ove viene bypassato il problema della estensibilità in via analogica al settore radiotelevisivo del regime di responsabilità civile posto dall'art. 11 cit., riconoscendosi come applicabile alla fattispecie l'art. 2049 c.c., laddove si riscontrino nella fattispecie concreta i relativi presupposti applicativi. La responsabilità vicaria delle emittenti televisive. La giurisprudenza ha, ormai da tempo, evidenziato le peculiarità del mezzo televisivo (rispetto ad altri mezzi di comunicazione di massa) avuto riguardo ai potenziali effetti sui destinatari della divulgazione di affermazioni che possano rivelarsi false, diffamatorie o comunque lesive dei diritti della personalità: vedasi ad es. Cass., n. 1147/1992 secondo la quale "in relazione all'uso, per la divulgazione della notizia, del mezzo televisivo occorre aggiungere che tale mezzo è indubbiamente ed oggettivamente diverso, per la sua natura e per le implicazioni che ne derivano, dal giornalismo della carta stampata, diversità che si manifesta nel maggior impatto che sul pubblico la trasmissione televisiva può esplicare, ed in effetti esplica, per la sua caratteristica di mezzo che aggredisce, per così dire, i telespettatori nella loro sfera privata domestica, con una immediatezza ed una forza di suggestione che non sono certo di altri mezzi di comunicazione .... Il pubblico, la gran maggioranza cioè delle persone raggiunte dalla notizia, è propenso a ritenere acriticamente vero quanto viene comunicato, anche perché è istintivamente portato ad attribuire al mezzo televisivo una autorità (che certamente non ha) e comunque una grande attendibilità. Va considerato inoltre che rispetto al mezzo televisivo vi è quasi impossibilità di immediata riflessione e di critica (cosa che invece non si verifica nei confronti della stampa) sicché la notizia si fissa nella memoria così come data. A fronte, poi, di una evoluzione delle forme di comunicazione nel senso della spettacolarizzazione dei dialoghi rissosi e dell'utilizzo di un linguaggio sempre più pungente, l'ordinamento giuridico ha assunto una posizione di maggior rigore sotto più profili: 1) si impongono agli "addetti ai lavori" del settore radiotelevisivo regole di comportamento professionale improntate ad una maggiore responsabilità che deve tradursi in una più scrupolosa prudenza nella trasmissione delle notizie, specie quando tali notizie incidano direttamente sui diritti dei terzi (il mezzo - per i motivi dianzi esposti - richiede nel giornalista un grado più elevato di prudenza per andare esente da responsabilità in relazione a divulgazioni che ledano diritti soggettivi, prudenza che deve estrinsecarsi nell'accertare o nel tentare di accertare, con ogni mezzo a sua disposizione, l'assoluta verità della informazione che si intende trasmettere quando - a priori - si apprezzi in modo certo in essa una valenza lesiva dei diritti dei terzi ai quali la notizia si riferisce); 2) la valutazione della responsabilità extracontrattuale dei titolari delle emittenti televisive tende verso criteri oggettivi di imputazione (v. tra le altre Cass. n. 29859/2008), giungendosi finanche ad affermare la oggettiva pericolosità, ex art. 2050, dell'attività dell'editore della emittente televisiva che, "per la natura dei mezzi adoperati", si profila sempre più spesso potenzialmente lesiva degli altrui diritti della personalità (App. Milano 19 maggio 1998). Nella citata sentenza Cass. n. 6325/2010, l'affermazione della responsabilità viene fondata sulla consapevole assunzione del rischio da parte dell'emittente televisiva di affidare la conduzione e la gestione del programma televisivo ad una "persona ben nota per la mancanza di remore nella manifestazione del pensiero, anche nei termini più mordaci, virulenti e distruttivi delle persone e delle opinioni altrui: qualità di cui la società imprenditrice era ben a conoscenza - come dimostra il titolo della trasmissione - e che ha voluto utilizzare, allo scopo di capitalizzarne l'innegabile attrattiva in termini di audience" (nella giurisprudenza di merito v. anche Trib. Brescia 3 agosto 1998 che fa leva sulla circostanza che il conduttore della stessa trasmissione all'epoca dei fatti avesse già diverse cause per diffamazione per condannare (nella specie, penalmente) il soggetto delegato al controllo di quella trasmissione in quanto, pur essendo a conoscenza della sicura pericolosità diffamatoria di quel programma televisivo, aveva in definitiva accettato consapevolmente il rischio del verificarsi dell'evento delittuoso). Sul labile confine tra diritto di satira e diffamazione Storicamente problematico è da intendersi il complesso rapporto tra diritto di satira, quale espressione del più ampio diritto costituzionale di manifestazione del pensiero ex art. 21 Cost. ed il reato di diffamazione (art. 595 c.p.). La giurisprudenza di legittimità, con orientamento ormai consolidato, considera la satira come una modalità corrosiva e spesso impietosa del diritto di critica, pertanto, diversamente dalla cronaca, sottratta all'obbligo di riferire fatti veri, in quanto esprime, mediante la metafora surreale, un giudizio ironico su di un fatto, pur soggetta al limite della continenza e della funzionalità delle espressioni o delle immagini rispetto allo scopo di denuncia sociale o politica perseguito (cfr. ex multis, Cass. III, n. 30193/2018). |