Comparsa di costituzione dell'aggiudicatario nei confronti dell'esperto stimatore per il risarcimento danni derivanti dall'errata descrizione della consistenza dell'immobile

Giovanna Nozzetti

Inquadramento

Costituendosi in giudizio evocato dall'aggiudicatario dell'immobile pignorato che ne invoca la responsabilità aquiliana per la grave negligenza commessa nella descrizione della consistenza del cespite, l'esperto stimatore contesta la sussistenza della colpa e del nesso causale con il pregiudizio lamentato, sostenendone l'evitabilità con l'uso dell'ordinaria diligenza

Formula

TRIBUNALE DI ...

R.G. n. ... G.I. dott. ...

COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA 1

del Sig. ... (C.F. ...) 2 , nato a ... il .../.../..., residente in ... alla via ... n. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... 3 (C.F. ...) 4 , con domicilio eletto in ... alla via ... n. ... presso il suo studio ..., fax ... 5 , PEC: ...@..., giusta procura ... 6

-convenuto-

CONTRO

Il Sig. ..., rappresentato e difeso come in atti

-attore-

PREMESSO

Con atto di citazione notificato il ..., il Sig. ... conveniva innanzi al Tribunale di ... il Dott. ... al fine di vederlo condannato al risarcimento dei danni subiti, sulla scorta delle seguenti circostanze:

-nell'ambito della procedura esecutiva immobiliare n. ... R.G.E. del Tribunale di ..., avente ad oggetto il compendio immobiliare di proprietà del Sig. ... (debitore esecutato), l'odierno comparente veniva nominato dal Giudice dell'Esecuzione quale CTU esperto stimatore ai sensi dell'art. 568 c.p.c.;

-dopo il deposito dell'elaborato peritale, il Sig. ...disponeva la vendita del compendio in un lotto unico, costituito da un fabbricato, ...;

-essendo stato interessato all'acquisto del lotto, l'odierno attore, dopo aver esaminato la relazione peritale del CTU, nella quale erano stati descritti i beni pignorati, decideva di partecipare alla vendita e depositava la relativa domanda, con contestuale versamento della cauzione fissata in Euro ..., pari al 10 % del prezzo di acquisto offerto;

-divenuto aggiudicatario provvisorio del compendio l'odierno attore incaricava un tecnico di propria fiducia di eseguire i rilievi necessari per la progettazione dei lavori di ristrutturazione da eseguirsi sul compendio immobiliare;

-a seguito dei predetti rilievi il Sig. ... apprendeva che l'immobile non aveva la consistenza indicata dal CTU, in quanto la recinzione che era stata indicata come posta a delimitazione del compendio staggito in realtà includeva porzioni di mappali di proprietà di terzi;

-alla luce di tale scoperta, il Sig. ... presentava al Sig. ... istanza diretta a rimuovere gli effetti dell'aggiudicazione e ad ottenere la restituzione della cauzione;

-la predetta istanza veniva rigettata, con conseguente acquisizione all'attivo della procedura esecutiva della cauzione;

-Sulla scorta di tale esposizione l'attore sosteneva che, in conseguenza dell'errore al quale era stato indotto dal contenuto della relazione dell'odierno comparente, il bene che aveva acquistato in sede di espropriazione immobiliare era risultato diverso da quello che egli aveva inteso acquistare, onde il danno che egli aveva subito era costituito dalla somma che aveva versato a titolo di cauzione, per Euro ..., e lo stesso era ricollegabile all'attività del CTU, che era tenuto a risponderne.

MOTIVI

Con il presente atto il Dott. ... si costituisce in giudizio al fine di resistere alle avverse domande, in quanto infondate, come emergerà anche dai seguenti

MOTIVI

La responsabilità del consulente tecnico d'ufficio è regolata dall'art. 64 c.p.c., sul metro della colpa grave, che assume in ambito civilistico il ruolo di criterio identificatore del profilo soggettivo dell'illecito, da coniugarsi, ai fini della sua sussistenza, al danno e al nesso di causalità.

Il consulente, quindi, risponde dei danni cagionati alla parte che siano in rapporto di causalità con le sue attività e che siano connotate dal requisito della colpa grave.

Ferma perciò la connotazione aquiliana dell'illecito, al danneggiato compete la prova, oltre che del danno, del nesso di causalità tra esso e la condotta del consulente e la caratterizzazione della colpa in capo a costui in termini di gravità.

Tanto premesso, alcun addebito a titolo di colpa grave potrà essere mosso al Dott. ..., atteso che le risultanze dell'elaborato peritale non erano concretamente idonee a trarre in errore chi le avesse lette poiché il CTU odierno comparente, nel proprio elaborato, in conformità a quanto previsto dall'art. 173 bis, n. 1, disp. att. c.p.c., aveva esattamente individuato il compendio mediante richiamo ai relativi dati catastali (cfr. relazione del Dott. ... CTU).

La verifica di tali dati da parte di un soggetto interessato avrebbe quindi comunque consentito di avvedersi della dedotta imprecisione della descrizione dell'immobile, invero sommaria, in conformità a quanto richiesto dall'art. 173 bis n.2 disp. att. c.p.c., e di quale fosse stata la sua effettiva estensione.

Del resto l'odierno attore aveva avuto ampia possibilità di individuare esattamente l'immobile pignorato prima di formulare l'offerta di acquisto, facendo accessi presso il compendio, nel corso del quale ben avrebbe potuto farsi coadiuvare da un tecnico al fine di fargli compiere proprio la verifica che eseguì tardivamente, vale a dire solo dopo aver versato la cauzione circa la corrispondenza tra i confini riscontrati in loco e quelli catastali.

In conclusione, una non creduta negligenza da parte del convenuto sarebbe qualificabile come lievissima e, in ogni caso, inidonea ad indurre in errore l'odierno attore, onde le domande risarcitorie di quest'ultimo andranno rigettate.

Difatti, è orientamento della giurisprudenza quello secondo cui l'esperto stimatore nominato nell'ambito di una procedura esecutiva immobiliare è esente da responsabilità in caso di errata descrizione dell'immobile pignorato, nell'ipotesi in cui il danneggiato disponga di tutti gli elementi per individuare l'effettiva consistenza dell'immobile.

Per quanto sopra, il Dott. ..., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto

CONCLUDE

Affinché l'On.le Tribunale adito voglia:

1.Accertare e dichiarare l'assenza di responsabilità in capo al Dott. ... per i danni per cui è causa e per l'effetto rigettare l'avversa domanda risarcitoria in danno dell'odierno comparente per i motivi tutti di cui al presente atto;

2.Con vittoria della spese di lite.

Con riserva di formulare le istanze istruttorie nei termini di cui all'art. 183 VI comma c.p.c., che sin d'ora si richiedono.

Si depositano i seguenti documenti in copia:

1)Atto di citazione notificato in data ...;

2)Relazione di stima redatta dal Dott. ... in data...;

3)....

Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il presente atto non contiene domande riconvenzionali né istanze di chiamata di terzi in causa, onde non sconta alcun contributo unificato.

Luogo e data...

Firma Avv. ...

PROCURA AD LITEM

Il sottoscritto Sig. ... (C.F. ...), nato a ... il ... e residente in ... alla Via ..., informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. ... (C.F. ...) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di pace / Tribunale di ..., ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ... alla via ..., n. ....

Luogo e data...

Firma ...

E' autentica

Firma Avv. ...

[1] [1] Il convenuto che intenda chiamare in causa un terzo in causa, proporre domande riconvenzionali o sollevare eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio deve, a pena di decadenza, costituirsi a mezzo del procuratore o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno venti giorni prima dell'udienza fissata nell'atto di citazione, o almeno dieci giorni prima nel caso di abbreviazione dei termini a norma del secondo comma dell'art. 163 bis c.p.c., ovvero almeno venti giorni prima dell'udienza fissata ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c., depositando il proprio fascicolo contenente la comparsa di risposta di cui all'art. 167 c.p.c., con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti offerti in comunicazione.

[2] [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio.

[3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014.

[4] [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3.

[5] [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6] [6] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: 'giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.'.

Commento

La natura della responsabilità del c.t.u.

Il CTU è un ausiliario del giudice, e segnatamente uno specialista che, nell'ambito di un processo civile, è chiamato ad integrare la cognizione del giudice quando, per la decisione della causa, occorra far uso di nozioni specialistiche, tecniche o scientifiche, che il Giudice non possiede. Ricevuto l'incarico, il professionista assume sotto la propria responsabilità un'obbligazione di facere avente ad oggetto una prestazione intellettuale, consistente nel compiere, sulla scorta delle conoscenze che caratterizzano la propria professione e con le dovute diligenza, prudenza e perizia, ogni accertamento ed ogni valutazione necessari a fornire al giurista gli elementi tecnici e scientifici prodromici alle conseguenti valutazioni o determinazioni giuridiche.

La questione della responsabilità del CTU si innesta, dunque, nella più generale tematica della responsabilità professionale ma non si esaurisce in essa, poiché l'obbligazione ch'egli assume è complessa e abbraccia plurimi profili, suscettibili di esporlo a diversi titoli di responsabilità nel caso in cui incorra in errori od omissioni. Basti considerare al riguardo, che, con la nomina da parte dell'Ufficio, costui assume lo status di pubblico ufficiale (Cass. III, n. 15411/2004) e diviene destinatario di uno specifico regime di responsabilità penale: gli si applicano le norme incriminatrici dettate dal codice penale, che configurano i reati propri dei periti nell'ambito dei processi penali, e, in ogni caso, incorre, con la sua condotta gravemente colposa, nella fattispecie contravvenzionale prevista dall'art. 64 c.p.c.

La norma in questione ne definisce al contempo lo statuto della responsabilità civile stabilendo laconicamente che in ogni casoè dovuto dal consulente tecnico il risarcimento dei danni causati alle parti.

Parte della dottrina e la giurisprudenza pressoché unanime (Cass. VI, ord. n. 6014/2012; Cass. III, n. 2359/2010; Cass. n. 11474/1992) riconducono la fattispecie al paradigma della responsabilità extracontrattuale da fatto illecito delineata in termini generali dall'art. 2043 c.c. sul rilievo che il rapporto che lega il c.t.u. alle parti del processo di distingua nettamente da quello che intercorre tra le parti di un contratto: l'attività peritale viene infatti svolta non su incarico di una parte privata né sulla base di un contratto, bensì nell'esercizio di una pubblica funzione, nell'interesse generale e superiore della giustizia (Cass. II, n. 1545/1973), onde ad essa non possono applicarsi gli schemi privatistici dell'adempimento e dell'inadempimento, quasi che egli fosse vincolato alle parti da un rapporto di prestazione d'opera.

Con specifico riferimento alla figura del perito stimatore (art. 173 bis c.p.c.), si è precisato – da parte della giurisprudenza di legittimità – che questi è soggetto al regime di responsabilità previsto dall’art. 64 c.p.c. per il consulente tecnico d’ufficio e il perito, rispondendo penalmente, disciplinarmente e civilmente della prestata attività, con obbligo di risarcire il danno cagionato in violazione dei doveri inerenti l’ufficio.

Nei confronti dell’aggiudicatario di vendita all’asta nell’ambito di una procedura esecutiva (individuale o concorsuale), il perito di stima  nominato dal Giudice delegato (o dal Giudice dell’esecuzione) risponde a titolo di responsabilità extracontrattuale per il danno da costui patito a causa dell’erronea valutazione dell’immobile, ove ne sia accertato il comportamento doloso o colposo nello svolgimento dell’incarico tale da determinare una significativa alterazione della situazione reale del bene destinato alla vendita idonea ad incidere causalmente nella determinazione del consenso dell’acquirente (Cass. 8496/2020).

Dall'opzione per la natura aquiliana della responsabilità discendono importanti conseguenze sia rispetto al termine di prescrizione, sia riguardo all'onere di allegazione e prova gravante sul danneggiato (onerato di dimostrare, oltre alla condotta contra legem e al danno subito, anche il nesso di causalità fra condotta e danno), sia infinerelativamente all'estensione dei danni risarcibili (la limitazione del risarcimento ai danni prevedibili ex art. 1225 c.c. non si applica infatti alla responsabilità extracontrattuale) e alla costituzione in mora (non necessaria in caso di fatto illecito, ai sensi dell'art. 1219 c.c.).

Si registra, tuttavia, in dottrina una posizione dissenziente che ritiene possibile ricostruire la fattispecie delineata dall'art. 64 c.p.c. in termini di responsabilità da contatto sociale, mutuando l'elaborazione giurisprudenziale (propria di altri ambiti del diritto civile) che annette natura contrattuale all'obbligazione risarcitoria in tutti i casi in cui, ancorchè non sia tecnicamente rinvenibile un preesistente rapporto di diritto privato tra danneggiante e danneggiato, nondimeno l'evento di danno si colloca nell'ambito dell'esercizio di un'attività, in relazione alla quale le parti dell'obbligazione risarcitoria erano già in contatto tra loro e scaturisce dalla mancata osservanza dei doveri tipici dell'attività svolta dal danneggiante (Cass. S.U., n. 14712/2007; Cass. S.U., n. 9346/2002; Cass. III, n. 589/1999). Verrebbe in tal modo meno l'ostacolo concettuale all'applicazione dell'art. 2236 c.c. che comporterebbe l'esenzione del CTU da responsabilità per colpa lieve nei (soli) casi di imperizia ricollegabili alla particolare difficoltà dei problemi tecnici che l'attività dell'ausiliario renda concretamente necessario affrontare. Per il resto, la responsabilità conseguirebbe all'inadempimento di un'obbligazione ben definita, il cui contenuto è declinato dalle norme processuali, dalle istruzioni ricevute dal giudice e dalle leges artis che regolano l'area tecnica scientifica cui l'esperto appartiene.

E' però ancora prevalente l'opinione (Trib. Bologna, 15 marzo 2010) che limita la responsabilità risarcitoria ai soli casi in cui il professionista sia incorso in colpa grave, valorizzando sia una lettura dell'ultimo periodo del secondo comma dell'art. 64 c.p.c. in collegamento al primo, sia l'argomento di ordine sistematico basato sull'assimilazione dell'attività del c.t.u a quella del giudice il quale, a sua volta, ai sensi della legge n. 117/1988, novellata dalla legge n. 18/2015, risponde, oltre che per denegata giustizia, solo per dolo o colpa grave.

Il danno risarcibile

A prescindere dalla qualificazione della responsabilità in termini contrattuali o extracontrattuali, è indubbio che l'accoglimento della domanda postula comunque l'esistenza di danni che siano conseguenza diretta ed immediata della condotta del professionista (art. 1223 c.c. applicabile anche alla responsabilità aquiliana per effetto dell'espresso rinvio contenuto nell'art. 2056 c.c.). Il che significa che le perdite subite dalla parte e i suoi mancati guadagni potranno essere posti a carico del CTU soltanto se legati da un nesso di causalità adeguata (Cass. III, n. 2005/11609) ad un errore o ad un'omissione in cui il professionista sia incorso nell'espletamento dell'incarico affidatogli dal Giudice.

Il profilo merita di essere esaminato con specifico riguardo alle più ricorrenti condotte colpose astrattamente foriere di arrecare pregiudizio agli interessi delle parti processuali.

E' innanzitutto controversa la configurabilità di un danno da ingiusto esito negativo del processo eziologicamente ricollegabile all'errore colposo dello specialista nel caso in cui quest'ultimo abbia rassegnato conclusioni tecniche errate, non condivise dalla comunità scientifica, e ciò abbia provocato la soccombenza della parte che, ove la consulenza fosse stata diligentemente eseguita, avrebbe potuto risultare vittoriosa. In questi casi appare infatti che la soccombenza in giudizio sia determinata piuttosto dal contenuto della sentenza, prodotto dell'attività decisionale del giudice, peritus peritorum, rispetto al quale gli assunti, le conclusioni e le argomentazioni logiche acquisite per il tramite del c.t.u., rappresentano solo uno dei presupposti logici.

Si è tuttavia correttamente osservato che se il provvedimento giudiziale può porsi quale elemento interruttivo del nesso causale tra operato del CTU e danno nei casi in cui la questione tecnica rappresenta soltanto uno dei punti controversi che il giudice è chiamato a risolvere in sentenza (cd. CTU deducente), non altrettanto può dirsi, in maniera generalizzata, quando il consulente è chiamato ad accertare fatti non altrimenti accertabili se non con l'ausilio di certe conoscenze tecniche ovvero di certi strumenti tecnici (c.d, CTU percipiente). In quest'ultimo caso potrebbe infatti profilarsi se non un vero e proprio danno da soccombenza, un danno da perdita della chance di vittoria nel processo.

D'altra parte, come ben si è osservato, anche qualora l'operato del CTU non abbia inciso direttamente (ma solo mediatamente, quale antecedente del convincimento del Giudice) sull'esito finale del processo, ugualmente potrebbe ravvisarsi un pregiudizio risarcibile nella sua maggior durata ovvero nella complessità delle attività necessarie per far ottenere il riconoscimento delle proprie ragioni.

E' quanto accade anche nelle ipotesi in cui le erronee risultanze della relazione o, nei casi più gravi, la nullità della consulenza abbiano indotto il giudice a disporne la rinnovazione, ovvero non sia stato rispettato il termine per il deposito dell'elaborato e, a causa di ciò, si sia prodotto un significativo allungamento dei tempi processuali o ancora in cui la colposa omissione di accertamenti o indagini irripetibili abbia reso inutile l'attività peritale (vds. Cass. III, n. 22587/2004, secondo cui l'inerzia colpevole del consulente tecnico d'ufficio, che ritardi oltremodo il deposito della relazione, può essere fonte di responsabilità extracontrattuale, qualora sussista un nesso di causalità tra il mancato rispetto del termine di deposito e il mancato soddisfacimento del credito vantato dalla parte vittoriosa). La nullità della CTU fa inoltre venir meno il presupposto giustificativo del credito al compenso, e giustifica l'azione di ripetizione ex art. 2033 c.c. per il recupero di quanto indebitamente pagato in esecuzione del provvedimento di liquidazione (Cass. I, n. 11474/1992). [7]

Non è poi dubbio che l'esperto nominato dal Giudice dell'esecuzione o dal Giudice delegato ai sensi dell'art. 568 ult. comma c.p.c. e che abbia assunto l'incarico sia equiparato al CTU e soggetto pertanto al regime per quest'ultimo previsto dall'art 64 c.p.c. (Cass. III, n. 2359/2010). Eventuali errori nella stima o inesattezze nell'identificazione catastale e nell'accertamento della consistenza dell'immobile pignorato o acquisito al passivo fallimentare espongono l'esperto a responsabilità sia nei riguardi dell'aggiudicatario che abbia fatto legittimo affidamento nelle risultanze degli atti della procedura esecutiva (nella vendita forzata l'acquirente è tutelato in caso di evizione, totale o parziale, ai sensi dell'art. 2921 c.c., ma non può invece avvalersi della garanzia per vizi e mancanza di qualità esclusa dall'art. 2921 c.c.) sia nei riguardi del curatore fallimentare (nel caso in cui, ad es., il prezzo di aggiudicazione sia risultato di gran lunga inferiore al valore di mercato dell'immobile venduto).

In tal caso potrebbe tuttavia operare, in senso riduttivo dell'entità del risarcimento dovuto al danneggiato, in particolare se curatore fallimentare, il disposto dell'art. 1227 cc. in relazione a quelle informazioni, sullo stato di fatto e di diritto dell'immobile, che avrebbero potuto acquisirsi prendendo visione degli atti del procedimento e procedendo all'esame diretto del bene (nel caso in cui il danno sia risentito dall'aggiudicatario, occorre tuttavia considerare che chi acquista ad un'asta giudiziaria non è tenuto a - e spesso non ha la possibilità di - ispezionare i beni in vendita, dovendosi il più delle volte basare soltanto sulla documentazione disponibile in atti e su quella eventualmente acquisibile aliunde).

Vi sono, infine, dei danni rispetto ai quali la responsabilità del CTU ai sensi dell'art. 64 c.p.c. è agevolmente configurabile: si tratta dei danni causati nel corso dell'espletamento delle operazioni peritali sulla persona e/o sui beni oggetto di indagine tecnica (es. danneggiamento di oggetti particolare valore, danni alla persona nel corso di accertamenti medici, perdita o distruzione della cosa controversa o dei documenti in originale affidatigli).

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