Atto di citazione per risarcimento danni per omesse informazioni del brokerInquadramentoLa figura del broker ha trovato regolamentazione nella legislazione italiana con la l. n. 792/1984 che, all'art. 1, che definiva "mediatore di assicurazione e riassicurazione”, denominato anche broker, “chi esercita professionalmente "attività rivolta a mettere in diretta relazione con imprese di assicurazione o riassicurazione, alle quali non sia vincolato da impegni di sorta, soggetti che intendano provvedere con la sua collaborazione alla copertura dei rischi, assistendoli nella determinazione del contenuto dei relativi contratti e collaborando eventualmente alla loro gestione ed esecuzione". Prima di tale legge, il brokeraggio, importato da consolidate esperienze straniere, specialmente anglosassoni, era già alquanto diffuso nella realtà economico-sociale del nostro Paese tanto che la Suprema Corte di Cassazione aveva avuto occasione di occuparsene, escludendo sin da allora ogni assimilabilità di esso al rapporto di agenzia (Cass. I, n. 5860/1979) ed affermando trattarsi di un'attività di mediazione con cui un soggetto, esperto di tecnica assicurativa, di iniziativa propria o di uno od entrambi i soggetti che si propongono la conclusione del contratto di assicurazione, provvede - normalmente in modo professionale - al collocamento dei rischi, mettendo in relazione un assicurando con un assicuratore disposto a concludere un contratto alle condizioni di massima indicate dal primo (cfr. Cass. I, n. 3530/1980). Con l'introduzione del Codice delle Assicurazioni Private, (art. 109, comma 2, lett. b, d.lgs. n. 209/2005) vengono definiti quale intermediario di assicurazione o broker “gli intermediari che agiscono su incarico del cliente e senza poteri di rappresentanza di imprese di assicurazione o di riassicurazione”, anche se l'art. 106 prevede – riproponendo la vecchia formulazione della norma – che “l'attività di intermediazione assicurativa e riassicurativa consiste nel presentare o proporre prodotti assicurativi e riassicurativi o nel prestare assistenza e consulenza finalizzate a tale attività e, se previsto dall'incarico intermediativo, nella conclusione dei contratti ovvero nella collaborazione alla gestione o all'esecuzione, segnatamente in caso di sinistri, dei contratti stipulati". Tale definizione è molto meno dettagliata di quella contenuta nell'art. 1 l. n. 792, cit. (abrogata dal Codice delle Assicurazioni ex art. 354), anche se mette maggiormente a fuoco gli esiti della rimeditazione giurisprudenziale sugli obblighi del broker e sui suoi profili distintivi da altre figure affini (mediatore, agente, procacciatore di affari etc.; etc.). L'obbligo di fedeltà e di fiducia nei confronti del cliente caratterizza la figura contrattuale del broker e la rende peculiare rispetto a figure similari che operano nel campo dell'intermediazione contrattuale in generale. Con il presente atto il cliente ( imprenditore), che si era rivolto ad un broker per farsi assistere nel compito di scegliere la migliore soluzione assicurativa del suo parco auto, chiamato in giudizio per il risarcimento di danni provocati a terzi e condannato al versamento delle somme, si duole con il suo broker per l'omessa informazione della previsione di franchigie nei nuovi contratti stipulati a mezzo il suo tramite, che lo avevano esposto - senza potersi adeguatamente difendere - alle altrui azioni risarcitorie. FormulaGIUDICE DI PACE DI ..../TRIBUNALE DI .... [1] ATTO DI CITAZIONE PER Azienda .... [2] in persona del legale rapp.te p.t., C.F./P.I. ...., con sede legale in ...., rappresentata e difesa, come da procura in calce (oppure, a margine) del presente atto, dall'Avv...., C.F.... [3], presso il cui studio elettivamente domicilia in .... [4] Si dichiara di volere ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al Fax n.... [5], ovvero all'indirizzo PEC.... [6] CONTRO Brokeraggio .... C.F./P.I. ...., in persona del legale rapp.te, con sede legale in ...., via .... PREMESSO [7] CHE - la società istante svolge attività di trasporto di merci su gomma su tutto il territorio nazionale (documento 1); - per l'espletamento della sua attività ha disposizione un parco auto composto da numero .... unità (documento 2); - in data ...., alla scadenza delle polizze per la RC Auto, l'istante si rivolgeva alla Brokeraggio .... al fine di conferirle l'incarico di assistenza e di consulenza nella fase di determinazione e gestione di tutti i contratti relativi alle coperture assicurative dei citati automezzi (documento 3); - in data .... le parti stipulavano specifico contratto (documento 4), in tal modo autorizzando la convenuta a procedere alla dovuta ricerca di mercato per rinvenire la compagnia assicurativa con cui stipulare le polizze per la RC Auto, alle migliori condizioni tecniche ed economiche; - in data .... perveniva alla società attrice atto di citazione finalizzato al risarcimento dei danni derivanti da sinistro stradale provocato da uno degli automezzi di sua proprietà (documento 4); - per tale ragione contattava il broker, il quale con nota del .... (documento 5) riferiva che le nuove polizze prevedevano una franchigia di Euro .... Di tal guisa la richiesta di risarcimento avanzata nei suoi confronti era legittima; - con sentenza numero ...., del ...., il Tribunale di ...., condannava l'istante alla refusione della somma di Euro ...., oltre accessori di legge, per il suddetto sinistro (documento 6); - con raccomandata a/r del ...., l'attrice chiedeva alla società di brokeraggio convenuta il risarcimento dei danni, pari alla somma versata a titolo di risarcimento danni, poiché non l'avrebbe avvertita, al momento del rinnovo delle polizze RC Auto, della sussistenza di nuove e non richieste clausole che prevedevano la franchigia di Euro .... La richiesta risarcitoria rimaneva senza esito (documento 7); - sussiste il diritto dell'istante al risarcimento dei danni da parte della convenuta per violazione del c.c. art. 1176, atteso che quest'ultima negligentemente avrebbe omesso necessari ed importanti obblighi di informazione. Invero, nei confronti dell'assicurando il broker è titolare di un vero e proprio obbligo fiduciario. L'adempimento dell'obbligo da parte del broker va valutato mediante il criterio della diligenza ex art. 1176 c.c. e nell'adempimento delle obbligazioni inerenti all'esercizio di un'attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell'attività esercitata. -L'elemento caratterizzante del broker, costituito dal rapporto fiduciario con il cliente consumatore, distingue la figura del broker da quella dell'agente assicurativo. Infatti, la condizione di chi non esperto si affida ad un broker è quella di fiducia nei confronti dell'intermediario, il quale deve conseguentemente curare adeguatamente i suoi interessi. Alla luce del detto rapporto il broker risponde della negligente opera di assistenza nella scelta del prodotto, che non può limitarsi alla individuazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ma deve essere raffrontata con quello già utilizzato dal cliente con riferimento al dato temporale pregresso della copertura assicurativa fornendo al cliente adeguate informazioni in proposito. Invero, non si può richiedere al consumatore un onere di attenzione che vada al di là del doveroso obbligo di controllo e rifiuto di accettazione di pratiche palesemente e macroscopicamente contrarie al suo interesse. A contrario, il broker assicurativo che ha ricevuto l'incarico di assistenza e consulenza nella fase di determinazione e gestione di tutti i contratti relativi alle coperture assicurative stipulate dal mandante, è tenuto ad individuare i rischi incombenti sul mandante e a verificare se tali rischi sono adeguatamente protetti. In tale ottica la giurisprudenza ritiene responsabile il broker per non avere segnalato al mandante le franchigie previste in una polizza di assicurazione. [8] Orbene in relazione al caso in esame, la società convenuta ha disatteso i suoi obblighi di informazione e di diligenza derivanti dal art. 1176 c.c., omettendo di comunicare all'attrice l'inserimento di clausole, non previste e non richieste, con cui si prevedeva la franchigia di Euro .... per i danni arrecati a terzi. Alla luce di tutto quanto sopra evidenziato, sussiste il diritto dell'istante al risarcimento dei conseguenti danni, determinati in Euro ...., pari alla cifra versata in virtù della sentenza numero ...., del ...., emessa dal Tribunale di .... Tutto ciò premesso, l'Azienda Trasporti .... come sopra rappresentata, difesa e domiciliata, CITA Brokeraggio .... C.F./P.I. ...., in persona del legale rapp.te, con sede legale in ...., via .... a comparire innanzi: - al Giudice di Pace di ...., all'udienza del ...., ore di rito, con l'invito a costituirsi nel termine e nelle forme stabilite dalla legge e che, in difetto, si procederà in sua contumacia; - all'Ill.mo Tribunale di ...., Giudice istruttore designando ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c., all'udienza del ...., ore di rito, con invito ex art. 163 c.p.c. a costituirsi, nelle forme e nei modi di cui all'art. 166 c.p.c., 20 giorni prima dell'udienza su indicata, ovvero di quella fissata a norma dell'art. 168 bis, ultimo comma, c.p.c., e con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c. e che, non costituendosi, si procederà, ugualmente, in sua contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti conclusioni: - accertata e dichiarata la responsabilità ex art. 1176 c.c. della convenuta, condannare quest'ultima al pagamento a titolo di risarcimento dei danni della somma di Euro ...., ovvero nella diversa somma, maggiore o minore che dovesse risultare, oltre accessori di legge. Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario. IN VIA ISTRUTTORIA (indicazione dei mezzi istruttori di cui si intende valere): (ESEMPIO) Si chiede, inoltre, di essere ammesso alla prove per testimoni sulle circostanze indicate in premessa/in punto di fatto, dal numero .... al numero ...., preceduti dalla locuzione “Vero è che”, ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero che...”)... A tal fine si indicano come testimoni i sig.ri: 1) .... residente in....; 2) .... residente in .... Si allegano i documenti 1), 2), 3), 4) e 5) indicati nella narrativa del presente atto, riservandosi di produrne altri con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta. Ai sensi del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro .... Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Io sottoscritto.... nato a.... il.... conferisco procura all'Avv. .... affichè mi rappresenti e difenda nel giudizio di imputazione di cui al presente atto. Dichiaro altresì di avere ricevuto informativa ex d.lgs. n. 28/2010, così come novellato a seguito della conversione del d.l. n. 69/2013, relativamente ai procedimenti per i quali è obbligatorio esperire il tentativo di mediazione e relativamente ai benefici fiscali connessi con tale procedimento, nonché di aver ricevuto l'informativa ai sensi degli artt. 2 e segg. del d.l. 13 settembre 2014, n. 132, convertito con modifiche dalla l. 10 novembre 2014 n. 162, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita da uno o più avvocati disciplinata dagli art. 2 e segg. del suddetto d.l. Eleggo domicilio, ai fini del presente giudizio, presso il suo studio professionale in.... alla via.... e gli conferisco, altresì, ogni più ampia facoltà di legge. Acconsento, infine, al trattamento dei dati personali per l'espletamento del mandato conferito, ai sensi del d.lgs. 196/2003. Luogo e data.... Sig. .... È autentica Firma Avv. .... [1] In tema di competenza per territorio, ai fini della determinazione dei fori facoltativi alternativamente previsti dall'art. 20 c.p.c. (forum contractus e forum destinatae solutionis), va intesa come 'obbligazione dedotta in giudizio' l'obbligazione nascente dal controverso contratto, sia che di essa si chieda l'adempimento o l'accertamento, quale petitum della domanda giudiziale, sia che di essa venga prospettato l'inadempimento come causa petendi della domanda, mirante a conseguire, per effetto dell'inadempimento stesso, la risoluzione contrattuale ed il risarcimento dei danni. Parimenti, nell'ipotesi di sola richiesta di risarcimento del danno da inadempimento contrattuale, per la determinazione del foro competente deve farsi riferimento non già al luogo ove si è verificato l'inadempimento, ma a quello in cui si sarebbe dovuta eseguire la prestazione rimasta inadempiuta o non esattamente adempiuta, della quale il risarcimento è sostitutivo (vale a dire, quella originaria e primaria rimasta inadempiuta, non quella derivata e sostitutiva), e ciò anche quando il convenuto contesti in radice l'esistenza della obbligazione stessa. Pertanto, per giudice del luogo dove è sorta l'obbligazione non deve intendersi quello del luogo in cui, verificandosi il danno, è sorto il relativo diritto al risarcimento. [2] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2. [3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata. [4] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c. [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45 bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge n. 114/2014. [6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge 114/2014. [7] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L' indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c. [8] Trib. Vicenza sentenza del 28 giugno 2011. Commento
OBBLIGHI DEL BROKER . NATURA PECULIARE DELLA FIGURA PROFESSIONALE E CONTRATTO SOCIALMENTE TIPICO. Come puntualizzato di recente dalla giurisprudenza di merito, sebbene commentando la precedente normativa che si occupava della figura professionale, “Secondo il disposto dell'art. 1 della legge 28 novembre 1984 n. 792, nell'ambito delle attività proprie del broker si distingue quella della collaborazione intellettuale con l'assicurando per la copertura dei rischi e la assistenza alla determinazione del contenuto dei futuri contratti, seguita logicamente e cronologicamente dall'eventuale intermediazione nella conclusione e gestione dei contratti assicurativi; nel contempo la medesima disposizione normativa riporta il broker al ruolo di mediatore di assicurazione e riassicurazione, legittimando il rinvio alle norme codificate sulla mediazione” (Trib. Milano, V, 14 maggio 2014, n. 5002). In precedenza, peraltro, già in più occasioni la Suprema Corte soprattutto con la innovativa decisione n. 8467/98 aveva affermato che essenza della figura del broker era non solo l'attività di mediazione (ovvero della messa in contatto tra il cliente e la società assicuratrice), ma anche quella - anzi per certi versi prevalente - di consulenza. Tale opinione non è stata sempre unanime visto che, in passato, il Giudice di legittimità aveva mostrato di aderire alla tesi della natura mediatizia dell'attività di brokeraggio (cfr. ad esempio, Cass. I, n. 6956/1992 per cui “Prima dell'entrata in vigore della l. 28 novembre 1984 n. 792, doveva considerarsi broker (figura che pur non essendo allora disciplinata in modo espresso, era ammessa nel nostro ordinamento sulla base dei principi generali) quel soggetto esperto di tecnica assicurativa che, d'iniziativa propria o di uno dei soggetti che si proponevano la conclusione d'un contratto di assicurazione, o di entrambi questi ultimi, provvedeva a mettere in relazione l'assicurando e l'assicuratore (maturando il diritto alla provvigione nei confronti del solo assicuratore) senza essere legato a nessuna delle due parti da rapporti di collaborazione, di dipendenza o di rappresentanza, differenziandosi in tal modo, ancorché provvedesse alla esazione dei premi per conto dell'assicuratore, dall'agente di assicurazione, vincolato all'assicuratore da un rapporto di collaborazione, sia pure autonomo”, ma vedi anche Cass. I, n. 3531/1980; Cass. I, n. 5676/80). Solo in seguito si è iniziata ad affermare la natura mista del brokeraggio, osservando che esso ha ad oggetto “attività mediatizia connotata anche da profili intellettuali” (Cass. I, n. 6874/2003). Ma come anticipato, la decisione più significativa, al fine di delineare la figura professionale del broker, è la n. 8467/1998 della I sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione che, dopo avere escluso la possibilità di inquadrare l'opera svolta dal broker nell'ambito del contratto di agenzia, ha sottolineato le peculiarità del rapporto tra broker ed assicurando, evidenziando l'aspetto fiduciario quale determinante e saliente. Rileva, infatti, la Suprema Corte di Cassazione in questa pronuncia che, rileggendo la disciplina speciale tracciata dalla legge 28 novembre 1984, n. 792 istitutiva dell'Albo dei "mediatori di assicurazione", "pur definendosi il broker come un mediatore, se ne pone in rilievo il ruolo di collaborazione con l'assicurando alla copertura dei rischi e di assistenza al medesimo nella determinazione del contenuto dei relativi contratti, oltre che di collaborazione eventuale alla gestione ed esecuzione degli stessi" ed, ancora, "il broker, soggetto individuale o societario che sia, è innanzitutto (e lo era anche prima della legge del 1984) un fiduciario dell'assicurando", tanto che “normalmente il broker, almeno nella fase che precede la messa in contatto dell'assicurando con l'assicuratore, non è equidistante dall'uno e dall'altro ma agisce per iniziativa del primo e come consulente dello stesso, mirando a collocarne i rischi nella maniera e alle condizioni più convenienti per lui, il che ha trovato esplicita consacrazione nella citata legge regolatrice dove, pur definendosi il broker come un mediatore, se ne pone in rilievo il ruolo di collaborazione con l'assicurando alla copertura dei rischi e di assistenza al medesimo nella determinazione del contenuto dei relativi contratti, oltre che di collaborazione eventuale alla gestione ed esecuzione degli stessi”. Da ultimo la conferma di tale posizione rispetto al cliente è stata confermata dalla Suprema Corte (Cass. III, n.25167/2018) che ha nuovamente evidenziato che “L'attività di intermediazione assicurativa propria del broker consiste anche nell'assistenza durante l'esecuzione e la gestione contrattuale. Difatti, alla luce della complessiva disciplina di cui alla l. 28 novembre 1984, n. 792 (artt. 1, 4 lett. f) e g), 5 lett. e) ed f), 8), il broker assicurativo svolge accanto all'attività imprenditoriale di mediatore di assicurazione e riassicurazione un'attività di collaborazione intellettuale con l'assicurando nella fase che precede la messa in contatto con l'assicuratore, durante la quale non è equidistante dalle parti, ma agisce per iniziativa dell'assicurando e come consulente dello stesso, analizzando i modelli contrattuali sul mercato, rapportandoli alle esigenze del cliente, allo scopo di riuscire a ottenere una copertura assicurativa il più possibile aderente a tali esigenze e, in generale, mirando a collocarne i rischi nella maniera e alle condizioni più convenienti per lui”. A conclusioni analoghe è pervenuta, con il tempo, anche la prevalente giurisprudenza di merito. Infatti, il broker è da questa definito come un mediatore qualificato la cui attività, di messa in contatto dei contraenti per la stipula del contratto, non è neutra ma deve essere il risultato di un'attività di assistenza e collaborazione con il soggetto assicurando, cioè col contraente presunto debole, per individuarne le esigenze particolari e scegliere le condizioni contrattuali più adatte a soddisfarlo e, quindi, per porre tale soggetto in contatto (o almeno per segnalargli) con la compagnia o le compagnie in grado e disposte ad offrire le condizioni e garanzie più rispondenti ai predetti bisogni (cfr., App. Torino 8 marzo 2001; App. Torino 5 novembre 1998; Trib. Milano 17 luglio 1989; Trib. Milano 12 febbraio 1987; Trib. Milano, V, 14 maggio 2014, n. 5002 nonché, con riguardo a quella amministrativa, si veda ad esempio, T.A.R. Abruzzo, (L'Aquila), I, 24 marzo 2011, n. 154). Proprio tale rapporto fiduciario con il cliente consumatore, lo distingue dall'agente assicurativo (cfr. Cons. St. VI, n. 2746/2011 per cui “L'attività del broker assicurativo non può prescindere, in ragione della fiducia che tale profilo professionale induce presso il pubblico degli utenti, dall'osservanza del parametro di diligenza richiesto dall'art. 1176 comma 2, c.c., per la generalità dei professionisti, dato che altrimenti verrebbe significativamente sminuita la stessa ragione dell'esistenza di tale figura professionale, funzionale a porre il consumatore, che versa normalmente in una situazione di carenza informativa, in una posizione contrattuale più efficiente rispetto a quella in cui lo stesso si troverebbe nel rapporto diretto con l'agente di assicurazioni”). In definitiva, nella dottrina e nella giurisprudenza è prevalsa la tesi del contratto ormai socialmente tipizzato, con il quale è stato creato un nuovo tipo contrattuale, appartenente alla grande area dell'intermediazione, che deve essere differenziato e dalla mediazione e dal contratto d'opera o di appalto di servizi. Tale tipizzazione, seppur solo sociale, deriva dalla standardizzazione, nella pratica, degli obblighi del broker che di regola: fornisce agli assicurandi i suggerimenti pratico-economici che il particolare tecnicismo della materia consiglia di demandare alla competenza ed esperienza di un soggetto specializzato; cura, generalmente, la pratica relativa alla stipula del contratto; controlla che nel corso del periodo di validità della polizza vengano mantenute le obbligazioni assunte dalle parti; assiste le parti nella fase di liquidazione del sinistro. In forma sintetica, secondo l'espressione coniata dalla dottrina, ma ormai di uso comune, il broker "gestisce il contratto". Da ultimo ha confermato tale convinzione anche Cass. III, n. 25167/2018 secondo cui “L'attività di intermediazione assicurativa propria del broker consiste anche nell'assistenza durante l'esecuzione e la gestione contrattuale. Difatti, alla luce della complessiva disciplina di cui alla l. 28 novembre 1984, n. 792 (artt. 1, 4 lett. f) e g), 5 lett. e) ed f), 8), il broker assicurativo svolge accanto all'attività imprenditoriale di mediatore di assicurazione e riassicurazione un'attività di collaborazione intellettuale con l'assicurando nella fase che precede la messa in contatto con l'assicuratore, durante la quale non è equidistante dalle parti, ma agisce per iniziativa dell'assicurando e come consulente dello stesso, analizzando i modelli contrattuali sul mercato, rapportandoli alle esigenze del cliente, allo scopo di riuscire a ottenere una copertura assicurativa il più possibile aderente a tali esigenze e, in generale, mirando a collocarne i rischi nella maniera e alle condizioni più convenienti per lui”. Rimane la circostanza che la sostanziale terzietà del broker impone che i suoi compensi non siano correlati alla redditività dei singoli contratti o alla sinistrosità delle polizze assicurate (cfr. Cons. St. VI, n. 5746/2012 “La ratio dell'art. 1 della l. 28 novembre 1984, n. 792 (abrogata dall'articolo 354 del d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209), nella parte in cui postula che il broker non debba essere vincolato da impegni di sorta alle imprese di assicurazioni e riassicurazioni, è di porre tale professionista in posizione di terzietà ed indipendenza in relazione al delicato compito di collaborare con l'assicurato nella determinazione dei contenuti del contratto di assicurazione e nella eventuale vigilanza in ordine alla sua esecuzione e gestione. Deve ritenersi assolutamente incompatibile con l'osservanza dei doveri di imparzialità discendenti dalla richiamata disposizione la conclusione di accordi — tra broker e compagnie di assicurazioni — che possano condizionare il libero esercizio della attività professionale dell'intermediario, vieppiù quando detti accordi abbiano per oggetto o per effetto di determinare il compenso del broker in relazione alla redditività dei singoli contratti intermediati, ovvero all'entità dei premi riscossi in rapporto alla sinistrosità delle polizze stipulate”). LA RESPONSABILITA' DEL BROKER Il broker nei confronti dell'assicurando, suo cliente, è titolare di un vero e proprio obbligo (spesso esplicitamente previsto nella lettera di brokeraggio con cui è attribuito l'incarico), caratterizzato dalla fiducia con conseguente obbligo di fedeltà. L'adempimento dell'obbligo da parte del broker andrà pertanto valutato mediante il criterio della diligenza ex art. 1176 c.c., secondo cui nell'adempiere l'obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia e, nell'adempimento delle obbligazioni inerenti all'esercizio di un'attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell'attività esercitata. E ciò, in particolare, quando il broker abbia anche contrattualmente l'obbligo di raccolta dei premi: invero, “nel caso in cui l'intermediario, abbia assunto il compito di riscuotere i premi versati dagli assicurati, risulterà correlativamente più ampio e articolato il contenuto della diligenza professionale richiestagli, dovendo egli conformarsi anche agli obblighi tipici degli agenti di assicurazione. Infatti, la rilevanza deontologica dell'obbligo di rimessa dei premi discende non tanto dalle pattuizioni contrattuali, quanto dalla natura del premio assicurativo e dalla circostanza che la mancata rimessa vulnera alla radice l'equilibrio economico — finanziario delle imprese assicurative e, con essa, la possibilità del pagamento integrale degli indennizzi dovuti” (T.A.R. Lazio (Roma), I, 1 giugno 2012, n. 5002). In linea generale, il broker risponde della negligente opera di assistenza nella scelta del prodotto (cfr. Cass. III, n. 12973/2010 che ha confermato la sentenza di merito che aveva riconosciuto la responsabilità del broker nei confronti dell'assicurando, per essersi limitato ad individuare l'offerta assicurativa economicamente più conveniente, senza raffrontarla con quella già utilizzata dal cliente con riferimento al dato temporale della copertura assicurativa e senza fornire al cliente adeguate informazioni in proposito), nonché della prestazione infedele, laddove non operata con artifici e raggiri palesi e riconoscibili anche dal cliente inesperto (cfr. Trib. Treviso, 7 gennaio 2016 per cui “La condizione di un qualunque cliente non esperto che si affida ad un professionista che risulta, pacificamente e da qualche anno, svolgere attività di agente/broker per conto di una compagnia assicurativa, oltre ad essere sbilanciata sotto il profilo sia della forza contrattuale che informativo, è quella di fiducia nei confronti dell'intermediario nel senso che questi non si limiti a fare i meri interessi della compagnia, ma curi adeguatamente anche quelli del cliente finale: quindi, non si può richiedere al cliente un onere di attenzione che vada al di là del doveroso obbligo di controllo e rifiuto di accettazione di pratiche palesemente e macroscopicamente contrarie all'interesse della compagnia assicurativa ovvero fasulle e truffaldine”). Genera, altresì, obbligo di risarcire il danno in capo al broker anche la violazione di obblighi informativi: si veda, ad esempio, la seguente pronuncia della App. Bologna 18 luglio 1992, per cui “Il broker di assicurazioni che negligentemente omette di informare l'assicurato, in occasione del rinnovo di una polizza, della presenza di una nuova clausola delimitatrice del rischio, è contrattualmente responsabile nei confronti dell'assicurato del mancato risarcimento di un danno in dipendenza della nuova clausola”; oppure la pronuncia più recente del Trib. Vicenza 28 giugno 2011,per cui “Il broker assicurativo che ha ricevuto l'incarico di assistenza e consulenza nella fase di determinazione e gestione di tutti i contratti relativi alle coperture assicurative stipulate dal mandante è tenuto ad individuare i rischi incombenti sul mandante e a verificare se tali rischi sono adeguatamente protetti e, quindi, è responsabile per non avere segnalato al mandante le franchigie previste in una polizza di assicurazione della responsabilità del mandante per infortuni occorsi a propri dipendenti”. Nello stesso senso Tribunale Brescia sez. II, 27/05/2020, n.1002 secondo il quale ad esempio “Il broker di assicurazioni che negligentemente omette di informare l'assicurato, in occasione del rinnovo di una polizza, della presenza di una nuova clausola delimitatrice del rischio, è contrattualmente responsabile nei confronti dell'assicurato del mancato risarcimento di un danno in dipendenza della nuova clausola”. BROKERAGGIO E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE L'utilizzo di un broker da parte della P.A. ha sollevato diversi problemi riguardanti, in particolare, le modalità di conferimento dell'incarico e il pagamento della provvigione. Se, alla luce della più recente giurisprudenza amministrativa, appare ormai scontata la possibilità per le Pubbliche Amministrazioni di utilizzare tale figura professionale (T.A.R. Puglia (Bari), 15 novembre 2000 n. 4445; Cons. St. n. 1019/2000) e, dunque, che sia possibile che l'amministrazione richieda la prestazione di consulenza, con pattuizione per tale opera di un determinato compenso, più problematica è apparsa l'ipotesi in cui l'amministrazione intenda avvalersi anche delle altre prestazioni del broker, per cui si è palesata la necessità di stabilire secondo quali modalità operare la scelta del broker a cui rivolgersi e come determinare il compenso che gli deve essere corrisposto. Circa l'onerosità del contratto per la P.A., prevale l'indirizzo positivo. Qualora un soggetto proceda alla stipula di contratti di assicurazione con l'intermediazione del broker, nei relativi premi dovuti dalla compagnia di assicurazione prescelta verrà conglobata anche la provvigione da corrispondere al broker (T.A.R. Lazio, 9 aprile 1997, n. 637; Cons. St. IV, n. 1019/2000; Cons. St. VI, n. 1267/1998), anche se l'intervento del broker non si traduce in un aggravio di costi per la P.A., in quanto l'onere per la sua prestazione professionale è traslato sull'impresa aggiudicataria la quale è tenuta a pagargli una provvigione senza che le venga corrisposto alcun premio. Nella prassi – ed è valida – viene, perciò, inserita nei bandi la c.d. "clausola broker", nella quale si precisa che la P.A. intende avvalersi dell'attività di un broker − al quale viene conferito l'incarico di consulenza, assistenza, mediazione assicurativa e la successiva gestione delle polizze sottoscritte − con una remunerazione che non può essere superiore a quella attribuita dalle compagnie di assicurazione alla propria rete di distribuzione e che non costituirà, di conseguenza, un costo aggiuntivo per la P.A (T.A.R. Sardegna, 10 giugno 1999). Quanto, invece, alle modalità di scelta del broker, è ritenuto condiviso l'assunto della possibilità di ricorrere, ai sensi dell'art. 7 del d.lgs. n. 157/1997, alla trattativa privata, stante il carattere fiduciario – denotato, cioè, dall'intuitus personae - che caratterizza la prestazione del professionista. Unico limite è costituito dalla salvezza della discrezionalità della P.A. nella scelta dell'assicuratore. Invero, è stato così dichiarato illegittimo un bando di gara nella parte in cui prevedeva l'obbligo della compagnia aggiudicataria di avvalersi dell'opera di un broker ai fini della gestione del contratto e dei sinistri, nonché di intrattenere rapporti giuridico-economici con il broker stesso, in quanto tali vincoli si pongono in contrasto con la posizione di autonomia e di indipendenza che legislativamente caratterizza la figura del broker, fermo restando che in nessun caso quest'ultimo può, direttamente o indirettamente, individuare la compagnia di assicurazione, perché la P.A. deve restare libera di decidere (Trib. Torino, 2 gennaio 1997). Di contrario avviso è, però, la giurisprudenza amministrativa più recente che impone anche per i contratti di brokeraggio il ricorso all'evidenza pubblica. Invero, si è affermato che “Va ritenuto sussistente l'obbligo per la p.a. di provvedere alla scelta del broker per procedura di evidenza pubblica, perché non è corretto limitare l'analisi del rapporto contrattuale sussistente nella fattispecie del brokeraggio assicurativo solamente alla relazione immediata tra p.a. e broker. Al contrario, quest'ultimo rapporto va ricondotto ad una fattispecie contrattuale complessa, costituita dal collegamento negoziale tra il contratto intercorrente tra p.a. e broker, ed il contratto di assicurazione tra p.a. ed assicuratore, in cui quest'ultimo deve un compenso alla controparte dell'amministrazione e che quest'ultima sostanzialmente finanzierà con il proprio premio. Ne deriva che il servizio di brokeraggio, essendo un negozio collegato al contratto assicurativo la cui conclusione rappresenta lo scopo del broker, integra una fattispecie negoziale complessa avente causa in parte associativa ed in parte di scambio e, quindi, in presenza di compensi comunque dovuti al broker, è da considerarsi a titolo oneroso per l'assicurato” (T.A.R. Calabria (Reggio Calabria), I, 9 febbraio 2010, n. 62). Questioni processuali : giurisdizione e prescrizione Difetta di competenza giurisdizionale il giudice italiano adito con riferimento ad una controversia - tra soggetti appartenenti a Stati firmatari della Convenzione di Bruxelles del 27 settembre 1968 - instaurata da una società residente all'estero, per il risarcimento dei danni assicurati con polizza stipulata a Londra ( con i Lloyd's di Londra) per il tramite di un broker abilitato - residente a sua volta a Londra - e contattato, per la stipula del contratto assicurativo, dal rappresentante generale per l'Italia dei detti Lloyd's (Cass. S.U., n. 785/1999). Dunque, nel caso di contratto di assicurazione intermediato da brokers ma concluso direttamente tra le parti, essendo irrilevante l'art. 1391 c.c., è applicabile l'art. 8 della Convenzione di Bruxelles che - in materia assicurativa - promuove il foro dell'attore in luogo di quello del convenuto e non l'art. 17, non sussistendo i requisiti stabiliti dalla Convenzione per la validità della proroga della giurisdizione e richiedenti che essa sia conclusa (a) per iscritto o verbalmente con conferma scritta o (b) in una forma ammessa dalle pratiche che le parti hanno stabilito tra loro o (c), nel commercio internazionale, in una forma ammessa da un uso che le parti conoscevano o avrebbero dovuto conoscere. Quanto, invece, alla prescrizione di recente la Suprema Corte di Cassazione ha puntualizzato che “Il diritto al risarcimento dei danni, causati da "broker" assicurativo, da parte del Fondo di garanzia per l'attività dei mediatori di assicurazione e riassicurazione si prescrive nel termine ordinario decennale e non in quello biennale di cui all'art. 2952, comma 2, c.c., trattandosi di obbligazione nascente dalla legge e non derivante dal contratto di assicurazione”(Cass. III, n.1575/20). |