Atto di citazione per risarcimento danni derivanti da condotta infedele dell'agente assicurativo

Maria Carolina De Falco

Inquadramento

Nell'ordinamento giuridico attuale manca una definizione di agente assicurativo, figura che rinviene una descrizione solo nel CCNL del 28 luglio 1994 e successive modifiche stipulato tra imprese e agenti di assicurazione mediante le rispettive rappresentanze.

In tale atto per agente assicurativo si intende colui che, iscritto al RUI (Registro Unico Elettronico degli Intermediario Assicurativi e Riassicurativi), mettendo a disposizione del pubblico la sua competenza tecnica, svolge, stabilmente ed in forma professionale, l'incarico di provvedere a proprio rischio e spese, con compenso in tutto o in parte a provvigioni, allo sviluppo degli affari di un'agenzia assicurativa.

La figura dell'agente assicurativo mutua la propria disciplina dal contratto di agenzia (l'art. 1753 c.c. prevede l'applicazione a tale figura degli art. 1742 e ss.) mentre, per ciò che concerne i rapporti con l'impresa di assicurazione e la relativa rappresentanza, la regolamentazione è affidata all'art. 1903 c.c.

In particolare, l'art. 1753 c.c. riguarda gli agenti di assicurazione in “gestione libera” qualificabili come lavoratori autonomi e non gli agenti in economia che, in quanto preposti a una filiale, sono dipendenti dell'impresa assicuratrice.

Il contratto di agenzia nell'ambito assicurativo va, poi, distinto dalla sub-agenzia, nel cui ambito il sub-agente promuove la conclusione del contratto per conto e nell'interesse dell'agente e non per conto dell'impresa assicuratrice: esso è, ove compatibile, disciplinato dalla regolamentazione in materia di agenzia e nel suo ambito, salva l'attribuzione di poteri diretti, il sub-agente non ha poteri di rappresentanza nei confronti dell'impresa di assicurazione, tanto che “le somme riscosse entrano direttamente nel patrimonio del sub-agente e non in quello dell'impresa di assicurazioni, con contestuale obbligo di ritrasferimento ricevute nel patrimonio della prima” (cfr. Cass. III, n. 15190/2004).

Si rinviene, in ogni caso, nella disciplina dell'art. 1753 c.c. una peculiare inversione delle fonti normative visto che “Il rapporto di lavoro degli agenti assicurativi deve intendersi disciplinato dagli usi e dagli accordi economici di settore potendo applicarsi, solo in mancanza e per analogia, la disciplina dettata dal codice civile in materia di agenzia. In particolare, lo scioglimento del contratto dell'agente di assicurazione è regolato dall'accordo dell'Ana, prevalente sull'art. 1750 c.c., avente una funzione meramente suppletiva” (App. Firenze, II, 11 aprile 2011, n. 497).

Con l'atto di citazione in commento, l'attore, in qualità di cliente di un'agenzia assicurativa rappresentata dall'agente risultato infedele, invoca oltre alla responsabilità contrattuale diretta del soggetto cui ha affidato i propri risparmi, anche la responsabilità della compagnia, ex art. 2049 c.c. In particolare l'attore, evidenziando il nesso di occasionalità necessaria che aveva caratterizzato la condotta dell'agente infedele con il danno subito ( sottrazione di denaro sotto la falsa promessa di investimenti in denaro), chiede la restituzione delle somme a lui affidate e distratte dallo scopo, anche alla compagnia assicuratrice.

Formula

GIUDICE DI PACE DI ..../TRIBUNALE DI .... [1]

ATTO DI CITAZIONE

PER

il Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in .... , rappresentato e difeso, come da procura in calce (oppure, a margine) del presente atto, dall'Avv. ...., C.F. .... [2], presso il cui studio elettivamente domicilia in .... [3] Si dichiara di volere ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al fax .... [4], ovvero all'indirizzo PEC .... [5]

CONTRO

Assicurazioni ...., C.F./P.I. ...., in persona del legale rapp.te, con sede legale in ...., via ....;

NONCHÉ

Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in ....

PREMESSO [6] CHE

— in data .... l'istante si recava presso i locali commerciali della compagnia Assicurazioni .... in ...., via ...., dove gli veniva proposto dall'agente ivi presente, Sig. ...., l'acquisto di prodotti finanziari (documento 1), emessi dalla società ...., di cui veniva riferita l'appartenenza alla compagnia Assicurazioni ....;

— in particolare i contratti ed i relativi documenti informativi erano tutti redatti con carta filigranata con il marchio della citata compagnia assicurativa, contenuti in cartellini recanti lo stesso segno distintivo “Assicurazioni ....;

— convinto della bontà dell'operazione, alla luce soprattutto della circostanza che i prodotti erano riconducibili alla compagnia convenuta, il Sig. .... sottoscriveva i documenti di acquisto (documento 2), consegnando al detto agente la somma di Euro ....(documento 3);

— a seguito di accertamenti, l'istante veniva a conoscenza che i prodotti finanziari acquisiti in data .... erano inesistenti. Di talché provvedeva immediatamente a contattare il Sig. ...., il quale risultava irraggiungibile. Conseguentemente, con raccomandata a.r. del .... (documento 4) chiedeva informazioni alla compagnia assicurativa, la quale con nota del .... (documento 5) comunicava di non essere a conoscenza dell'acquisto, scaricando ogni responsabilità nei confronti dell'agente assicurativo;

— con racc. a/r del .... l'istante chiedeva all'Assicurazioni .... la restituzione della somma indebitamente versata all'agente assicurativo Sig. ...., senza tuttavia avere alcun riscontro;

— sussiste il diritto dell'istante alla restituzione da parte dei convenuti della somma di Euro .... versata all'agente assicurativo.

In particolare, così come ha avuto modo di precisare la giurisprudenza, i danni da vendita di un prodotto assicurativo fantasma sono risarciti in solido dall'agente e, per responsabilità oggettiva, dalla compagnia. [7]

Più specificamente in fattispecie del genere la compagnia risponde per l'attività illecita del suo agente ai sensi del c.c. art. 2049.

A tal proposito per la configurabilità di questa ipotesi responsabilità è necessaria la sussistenza di rapporto di occasionalità necessaria tra la condotta antigiuridica posta in essere dall'agente e le incombenze che gli erano state affidate dal preponente. Ciò significa non che sia richiesto un nesso di causalità fra l'incarico conferito dalla società e il danno subito dal terzo, ma che le mansioni affidate dal proponente abbiano determinato una situazione tale da agevolare o rendere possibile il fatto illecito e l'evento dannoso, anche se l'agente abbia operato al di là dei limiti delle sue incombenze e perfino, come pure è stato precisato, trasgredendo gli ordini ricevuti e con dolo.

La funzione della previsione di questa ipotesi di responsabilità è quella di tutelare chi abbia rapporti con un soggetto che, in virtù del suo inserimento in una struttura, in questo caso una compagnia di assicurazioni, crea per ciò stesso un particolare affidamento nel cliente una volta che gli propone l'acquisto di prodotti del gruppo, affiancando alla responsabilità diretta dell'operatore disonesto quella della società che lo ha utilizzato mettendolo in condizione di provocare il danno al risparmiatore.

Come detto sopra, in relazione al caso in esame, i contratti sottoscritti dall'istante erano redatti con carta filigranata con il marchio della compagnia assicurativa e offerti in sottoscrizione ai clienti racchiusi in cartelline con il relativo segno distintivo, ed erano proposti da un agente dell'Assicurazioni .... .In tal modo sussiste la prova del collegamento tra la società indicata nei contratti e la compagnia Assicurazioni .... È inoltre evidente, alla luce delle circostanze sopra descritte ed in virtù del principio dell'apparenza e del dovere di diligenza posto a carico del cliente nei rapporti con l'agente e nei confronti della società, che il prodotto offertogli fosse riconducibile al gruppo societario dell'intermediario autorizzato. Ne consegue che alcuna colpa può essere ravvisabile nei confronti dell'istante nel ritenere che il contratto sottoscritto fosse riconducibile alla convenuta società.

Tutto ciò premesso, il Sig. ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato,

CITA

— L'Assicurazione ...., in persona del legale rapp.te p.t., C.F./P.I. ...., con sede legale in ...., via ....;

— il Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in ...., via ...., a comparire innanzi:

— al Giudice di Pace di ...., all'udienza del ...., ore di rito, con l'invito a costituirsi nel termine e nelle forme stabilite dalla legge e che, in difetto, si procederà in sua contumacia;

— all'Ill.mo Tribunale di ...., Giudice istruttore designando ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c., all'udienza del ...., ore di rito, con invito ex art. 163 c.p.c. a costituirsi, nelle forme e nei modi di cui all'art. 166 c.p.c., 20 giorni prima dell'udienza su indicata, ovvero di quella fissata a norma dell'art. 168 bis, ultimo comma, c.p.c., e con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c. e che, non costituendosi, si procederà, ugualmente, in sua contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti CONCLUSIONI

— accertata e dichiarata la responsabilità dei convenuti, condannare questi ultimi in solido alla restituzione della somma di Euro ...., oltre accessori di legge, indebitamente versata all'agente Sig. .... per la sottoscrizione di contratti di acquisto di prodotti finanziari successivamente rivelatisi inesistenti.

Con vittoria di spese ed onorari ed attribuzione in favore del procuratore antistatario.

IN VIA ISTRUTTORIA

(indicazione dei mezzi istruttori di cui si intende valere): (ESEMPIO)

Si chiede, inoltre, di essere ammesso alle prove per testimoni sulle circostanze indicate in premessa/in punto di fatto, dal numero .... al numero ...., preceduti dalla locuzione “Vero è che”, ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero che .... ”) .... A tal fine si indicano come testimoni i Sig.ri: 1) Sig. ...., residente in ....; 2) Sig. ...., residente in ....

Si allegano i documenti 1), 2), 3), 4) e 5) indicati nella narrativa del presente atto, riservandosi di produrne altri con le memorie di cui all'art. 183, comma 6, c.p.c., la concessione dei cui termini sin da ora viene richiesta.

Ai sensi del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro ....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

Io sottoscritto ...., nato a ...., il ...., conferisco procura all'Avv. ...., affiché mi rappresenti e difenda nel giudizio di imputazione di cui al presente atto.

Dichiaro altresì di avere ricevuto informativa ex d.lgs. n. 28/2010, così come novellato a seguito della conversione del d.l. n. 69/2013, relativamente ai procedimenti per i quali è obbligatorio esperire il tentativo di mediazione e relativamente ai benefici fiscali connessi con tale procedimento, nonché di aver ricevuto l'informativa ai sensi degli artt. 2 e segg. del d.l. n. 132/2014, convertito con modifiche dalla l. n. 162/2014, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita da uno o più avvocati disciplinata dagli art. 2 e segg. del suddetto d.l.

Eleggo domicilio, ai fini del presente giudizio, presso il suo studio professionale in .... alla via ...., e gli conferisco, altresì, ogni più ampia facoltà di legge.

Acconsento, infine, al trattamento dei dati personali per l'espletamento del mandato conferito, ai sensi del d.lgs. n. 196/2003.

Luogo e data ....

Firma ....

La firma è autografa

Firma Avv. ....

[1] In tema di competenza per territorio, ai fini della determinazione dei fori facoltativi alternativamente previsti dall'art. 20 c.p.c. (forum contractus e forum destinatae solutionis), va intesa come “obbligazione dedotta in giudizio” l'obbligazione nascente dal controverso contratto, sia che di essa si chieda l'adempimento o l'accertamento, quale petitum della domanda giudiziale, sia che di essa venga prospettato l'inadempimento come causa petendi della domanda, mirante a conseguire, per effetto dell'inadempimento stesso, la risoluzione contrattuale ed il risarcimento dei danni. Parimenti, nell'ipotesi di sola richiesta di risarcimento del danno da inadempimento contrattuale, per la determinazione del foro competente deve farsi riferimento non già al luogo ove si è verificato l'inadempimento, ma a quello in cui si sarebbe dovuta eseguire la prestazione rimasta inadempiuta o non esattamente adempiuta, della quale il risarcimento è sostitutivo (vale a dire, quella originaria e primaria rimasta inadempiuta, non quella derivata e sostitutiva), e ciò anche quando il convenuto contesti in radice l'esistenza della obbligazione stessa. Pertanto, per giudice del luogo dove è sorta l'obbligazione non deve intendersi quello del luogo in cui, verificandosi il danno, è sorto il relativo diritto al risarcimento.

[3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata.

[4] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c.

[5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n.115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge n. 114/2014.

[7] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c.

[8] Cass. III, n. 18860/2015.

Commento

Potere di rappresentanza sostanziale e processuale dell'agente assicurativo

L'agente generale, secondo l'art. 1903 c.c., ha il potere di rappresentare l'assicuratore e, quindi, di compiere atti giuridici con effetto diretto ed immediato nella sfera giuridica dell'assicuratore, in forza di una procura pubblicata, nel caso di specie, nelle forme di legge (cfr. Cass. III, n. 16019/2016).

In materia, pertanto, gli agenti con rappresentanza, come riporta l'art. 1903 c.c. al primo comma, hanno la facoltà di concludere contratti in nome e per conto dell'impresa assicuratrice, nonché di modificarne il contenuto o di risolverli, di rilasciare quietanza e ciò fatte salve le limitazioni di rappresentanza che però necessitano di adeguata pubblicità (RUI e Registro delle Imprese).

In particolare, sul valore della quietanza rilasciata dall'agente assicurativo, la giurisprudenza di merito (Trib. Roma XII, 30 gennaio 2017, n. 1631), ha puntualizzato che “Le disposizioni introdotte in materia di assicurazione dagli artt.109, commi 1 e 2, e 118 comma 1, del D.lgs. n.209/2005, consentono di affermare che nel caso di rilascio di quietanza all'assicurato in buona fede, fatta salva prova contraria gli agenti di assicurazione in qualità di intermediari agiscono in nome e per conto dell'impresa intestataria del modulo a stampa, e nella ipotesi di adempimento della obbligazione pecuniaria attestante al pagamento del premio assicurativo attesta da specifica quietanza sottoscritta dall'agente assicurativo identificato nel modulo stesso a stampa, si deve ravvisare la ricorrenza di una inversione dell'onere della prova per effetto della quale si deve ascrivere all'impresa come nel documento rappresentata l'onere di dare prova di un accordo fraudolento o di elementi essenziali non corrispondente all'atto compilato e firmato dall'agente per rappresentanza”.

Quanto, ad esempio, alla legittimazione passiva a ricevere la richiesta di risarcimento da parte dei danneggiati nell'ambito dei procedimenti di risarcimento del danno da circolazione stradale, successivamente all'entrata in vigore dell'art. 10 d.P.R. n. 45/1981, essa è ormai pacifica, sia per l'agente dotato di rappresentanza dell'impresa assicurativa, per il cui tramite era stato stipulato il contratto o di quello cui la polizza era stata successivamente assegnata, sia per gli uffici di liquidazione sinistri (App. Bologna 15 maggio 1984; Cass. III, n. 6284/2008).

Stessa conclusione in tema di atti interruttivi della prescrizione, visto che “ai sensi dell'art. 1903 c.c., all'agente autorizzato a stipulare polizze è attribuita la rappresentanza sostanziale dell'assicuratore, con i conseguenti poteri di rappresentanza processuale rispetto alle controversie derivanti dai contratti stessi, ne consegue che allo stesso può essere indirizzato l'atto interruttivo della prescrizione del diritto dell'assicurato, con effetti incidenti nella sfera giuridica dell'assicuratore” (Cass. III, n. 18243/2003).

Quanto, invece, al potere di rappresentanza processuale “Poiché a norma dell'art. 1903 comma 2 c.c. l'agente di assicurazione ha la rappresentanza processuale dell'assicuratore rispetto ai contratti conclusi in nome e per conto dello stesso in forza di poteri di rappresentanza sostanziali a lui conferiti, il giudizio per il pagamento delle obbligazioni derivati dai contratti stessi deve essere proposto nei confronti del detto agente, non rilevando che la pronuncia giudiziale sia destinata a produrre i suoi effetti nei confronti dell'assicuratore da lui rappresentato, a carico del quale sono sorte le obbligazioni derivanti da quei contratti” (Cass. III, n. 11781/2006).

Infatti, gli agenti generali di una compagnia di assicurazione stanno in giudizio non in proprio, ma in nome e per conto della compagnia stessa, come specificato dall'art. 1903, comma 2, c.c., per le obbligazioni nascenti dai contratti conclusi in forza dei poteri di rappresentanza sostanziale di cui sono dotati, conseguendone che, ai fini del valido esercizio dei poteri rappresentativi, non è necessario che l'agente dichiari di agire in nome e per conto della società assicuratrice, essendo sufficiente, al contrario, che egli indichi la propria qualità, ricollegandosi automaticamente ad essa la sussistenza del potere rappresentativo (Cass. III, n. 2560/2007; Trib. S. Maria Capua V., 12 ottobre 2009).

Resta il fatto che l'agente di una compagnia di assicurazione non perde la propria distinta soggettività giuridica rispetto alla compagnia rappresentata: pertanto, “ove venga chiamato a rispondere personalmente di obbligazioni pertinenti al rapporto di agenzia, opportunamente deve eccepire la mancanza di titolarità del rapporto per ribadire la distinzione tra sé e la compagnia (nella specie, la Corte ha confermato il difetto di legittimazione passiva in capo ad un'agente di una compagnia di assicurazione, convenuto in giudizio personalmente, e non nella sua qualità di agente, da un avvocato per il mancato pagamento di prestazioni professionali)” (Cass. II, n. 26209/2009).

La norma citata, che ha la funzione di disciplinare i rapporti tra l'agente ed i terzi, non si applica agli agenti non muniti di rappresentanza generale il cui incarico è limitato a procurare la conclusione di contratti all'impresa assicuratrice che direttamente effettua la stipulazione.

A tal proposito, ai sensi dell'art. 1745 c.c., l'agente privo del potere di rappresentanza per la conclusione dei contratti è dotato di poteri di rappresentanza passiva rispetto alle dichiarazioni o ai reclami riguardanti l'esecuzione (o l'inadempimento del contratto) concluso per suo tramite, sebbene ad esempio l'avviso di sinistro inviato ad agente senza procura a stipulare non sia opponibile all'assicuratore ex art. 1913 c.c.

Si è altresì specificato che, “Qualora un agente di assicurazione, privo del necessario potere rappresentativo, sottoscriva un testo contrattuale che deroghi in melius per l'assicurato alle condizioni generali di polizza, tale documento non è vincolante per l'assicuratore se le limitazioni al potere rappresentativo dell'agente erano state debitamente rese pubbliche nelle forme di legge, a nulla rilevando l'eventuale ignoranza incolpevole dell'assicurato, posto che in tema di responsabilità dell'assicuratore per il fatto dell'agente non è invocabile l'art. 2384 c.c. (il quale disciplina l'opponibilità a terzi delle limitazioni ai poteri rappresentativi degli amministratori di società per azioni), norma speciale insuscettibile di applicazione - nemmeno in via analogica - al di fuori dei casi in essa previsti” (Cass. III, n. 18191 /2007; Cass. III, n. 23448/2014).

L'agente privo di rappresentanza, dunque, non può procedere all'annullamento di un contratto in mancanza di debita autorizzazione della compagnia, salva la responsabilità contrattuale per mancato incasso del premio (cfr. Giudice di pace Bari, 1 settembre 2010, n. 6825 per cui “Deve ritenersi fondata la domanda risarcitoria dell'assicuratore nei confronti del proprio agente, sia pure limitata nel quantum all'importo della rata di premio non incassata dal contraente, atteso che la prima ha dimostrato documentalmente che l'agente generale non avesse la procura e quindi i poteri di effettuare l'annullazione (nella specie, di polizza per la r.c. “professionale”), onde questa, sebbene non opponibile al contraente di buona fede che ha fatto senza sua colpa affidamento sull'apparenza di diritto, tuttavia bene può considerarsi effettuata in violazione dei doveri contrattuali intercorrenti tra Società ed agente rappresentante e, quindi, determinare l'insorgere di un'obbligazione risarcitoria a carico dell'agente ed in favore della Società atteso il danno procurato per l'abusiva risoluzione del contratto e, per l'effetto, per il mancato incasso della rata di premio contrattuale”).

 

La responsabilità dell'agente assicurativo infedele

Dunque, sintetizzando la materia dei rapporti tra i terzi e l'agente munito o non di rappresentanza, è possibile riferire i sono i seguenti:

a) la procura conferita dall'assicuratore ai propri agenti, in quanto conferita da un imprenditore ed avente carattere generale, è soggetta all'obbligo di iscrizione nel registro delle imprese (ex art. 2195 c.c. e 8 l. n. 580/1993);

b) sia la procura, sia le limitazioni convenzionali di essa si reputano, perciò, note ai terzi se iscritte nel registro delle imprese (ex plurimis, Cass. n. 10978/1998; Cass., n. 9462/1997);

c) si reputano invece ignorate dai terzi le limitazioni non iscritte.

È, tuttavia, controverso se i princìpi stabiliti in materia di opponibilità degli atti soggetti a pubblicità notizia, fissati dall'art. 2193 c.c., trovino applicazione anche:

a) nelle ipotesi di apparenza del diritto;

b) nei casi in cui l'esorbitanza dell'agente dai limiti della procura è reiteratamente tollerata dall'assicuratore.

In particolare, nel caso in cui il contratto sia stato stipulato per il tramite dell'agente (o di altro collaboratore dell'assicuratore) sfornito di potere rappresentativo, sorgono due ordini di problemi: 1) stabilire in che termini e quali effetti il negozio compiuto dal falsus procurator possa avere effetti nei confronti dell'assicuratore; 2) se ed in che misura, nei casi in cui la condotta del falsus procurator abbia nuociuto agli interessi dell'assicurato, l'assicuratore possa essere chiamato a rispondere (ex art. 2049 c.c., ovvero ex art. 1228 c.c., od anche ex art. 1337 c.c.) del danno da quest'ultimo patito.

In ordine al primo problema, i Giudici di legittimità hanno ritenuto che il negozio concluso tra l'assicurato ed un incaricato dell'assicuratore, privo di poteri di rappresentanza, non è nullo né annullabile, pur essendo un negozio a formazione successiva, che può produrre compiutamente i suoi effetti soltanto per effetto della eventuale ratifica da parte dell'assicuratore.

Da ciò la conseguenza che l'assicurato non può recedere unilateralmente dal contratto prima della ratifica, essendo all'uopo necessario il mutuo consenso ex art. 1399, comma 3, c.c. (Cass. III, n. 2730/1995; Cass. I, n. 4601/1993; Cass. I, n. 123/1980).

Dall'applicazione di tali princìpi al contratto di assicurazione discende che la polizza sottoscritta dall'agente, il quale abbia falsamente dichiarato di essere munito di potere rappresentativo, non produce effetto alcuno nei confronti dell'assicuratore, salva ovviamente la ratifica da parte di quest'ultimo; allo stesso modo, non producono effetti riguardo all'assicuratore gli atti compiuti o le conoscenze acquisite dall'agente privo di potere rappresentativo.

Così, è stata ritenuta non riconducibile alla volontà dell'assicuratore, e quindi inefficace, la quietanza rilasciata dall'agente privo di potere rappresentativo, ancorché recante in calce la firma stampigliata del legale rappresentante dell'assicuratore preponente (Cass. I, n. 555/1973).

Nel caso, però, di rappresentanza tollerata, riscontrabile ove il rappresentato, pur consapevole dell'attività del falso rappresentante, non intervenga per farne cessare l'ingerenza, deve parlarsi di “ipotesi di rappresentanza apparente, sicché l'operazione del “falsus procurator” è efficace nei confronti del rappresentato, avendo costui dato causa alla situazione di apparente legittimazione in cui il terzo ha, senza colpa, confidato. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata, che aveva riconosciuto l'efficacia di operazioni di prelevamento effettuate, sul conto corrente di corrispondenza di una banca, da un funzionario diverso da quelli convenzionalmente legittimati ad operare, mai avendo la prima sollevato contestazioni, per un periodo di due anni, malgrado la regolare ricezione degli estratti conto).” (Cass. I, n. 4113/2016).

Naturalmente, per invocarsi il principio dell'apparenza devono essere provate la buona fede di chi la invoca ed il comportamento almeno colposo di colui che ha dato causa alla situazione di apparenza (Cass. III, n. 23448/2014).

Altra ricorrente situazione è quella della condotta infedele dell'agente assicurativo.

Intanto, va chiarito che, di fronte ad una giurisprudenza non sempre univoca, l'art. 119 del Codice delle Assicurazioni, che disciplina la responsabilità dell'impresa per il fatto degli intermediari, tace del tutto sulla configurabilità di una responsabilità dell'assicuratore per gli intermediari iscritti nella sezione «A» del registro, ovvero gli agenti.

Gli approdi più significativi in materia consentono di affermare che la responsabilità dell'assicuratore per il fatto dell'agente esige innanzitutto la sussistenza di un rapporto di «occasionalità necessaria» tra il fatto illecito e lo svolgimento delle mansioni affidate al preposto.

Con questa formula la giurisprudenza indica, in modo ampio, la necessità che il danno sia stato arrecato, se non proprio a causa dello svolgimento delle mansioni affidate all'agente, almeno in occasione di esso.

Il requisito dell'occasionalità necessaria è solitamente inteso in modo piuttosto estensivo dalla giurisprudenza, la quale ritiene imputabili al preponente sia i danni dolosamente causati dal preposto, sia quelli causati esorbitando dalle proprie mansioni, sia quelli causati con violazione delle disposizioni impartite dal preponente, a condizione che la condotta illecita abbia trovato occasione nello svolgimento dell'attività affidata al preposto (ex plurimis, Cass. III, n. 7348/1994; Cass. I n. 2994/1987).

Di recente è stato, infatti, ribadito che “In caso di condotte lesive di terzi da parte di un agente di un'impresa intermediatrice di prodotti assicurativi altrui, l'impresa ne risponde ai sensi dell'art. 2049 c.c. se le modalità delle condotte rientrino comunque, anche in senso lato, nelle incombenze dell'agente; in caso contrario, essa ne risponde, in applicazione del principio dell'apparenza del diritto all'elemento dell'occasionalità necessaria nel paradigma normativo detto, in caso di buona fede incolpevole dei terzi e di mancata dimostrazione dell'adozione delle misure ragionevolmente idonee, in rapporto alle peculiarità del caso concreto, a prevenire le condotte devianti degli agenti” (Cass. III, n. 23448/2014; cfr. altresì, Tribunale Salerno, II, 4 marzo 2016, n. 996 per cui “Nel giudizio sulla responsabilità di una compagnia di assicurazioni, ex art. 2049 c.c., per il fatto illecito del suo agente, che abbia venduto un prodotto assicurativo “fantasma” impossessandosi del denaro versato dal risparmiatore per l'acquisto, il giudice di merito, accertata la responsabilità dell'agente, è tenuto a verificare la sussistenza di un nesso di occasionalità necessaria tra l'attività di questi e la commissione dell'illecito, ravvisabile ove sia stata agevolata o resa possibile dalle incombenze affidate all'agente, mentre non è necessario che il danneggiato provi il dolo o la colpa della società assicuratrice, ovvero di aver verificato la reale esistenza e la riconducibilità alla stessa del prodotto venduto”; nello stesso senso Cass. III, n. 18860/2015).

Il principio è stato confermato dalla Suprema Corte di Cassazione in caso di vendita di polizze vita inesistenti da parte dell’agente : “In materia di assicurazioni, nel caso di vendita di polizze vita inesistenti, alla compagnia assicuratrice si applica il medesimo regime di responsabilità previsto per le ipotesi di intermediazione finanziaria. Pertanto, se un agente vende a terzi prodotti fasulli, l'assicurazione è solidale nel risarcire il danno patito dal cliente anche quando non ne ha provato il dolo o la colpa. (Nella specie, la S.C. ha respinto il ricorso di una compagnia di assicurazione condannata al pagamento in solido della somma versata per la stipula di polizze assicurative sulla vita, mai comunicate alla società e mai accese nonostante il pagamento in contanti all'agente dei relativi importi) (Cass. III, n. 20787/2018; ma vedi anche Corte appello Torino sez. III, 09/10/2020, n.1003 che definisce la responsabilità della compagnia quale ipotesi di responsabilità extracontrattuale a titolo oggettivo che si fonda sulla sola esistenza del nesso di occasionalità necessaria tra l'attività dell'agente assicurativo e l'illecito; nello stesso senso Tribunale Pavia sez. III, 12/02/2020, n.232).

Più complessa è risultata la soluzione per il caso di condotta infedele (che può consistere, ad esempio, nell'appropriazione dei premi o nella stipula di contratti a condizioni deteriori rispetto agli accordi con il cliente) resa dall'agente privo di rappresentanza.

Secondo un primo orientamento, il preponente non potrebbe essere chiamato a rispondere, ex art. 2049 c.c., del fatto illecito dell'agente, a meno che quest'ultimo non sia munito di potere rappresentativo: “La disposizione contenuta all'art. 2049 c.c. per poter essere affermata postula nel preposto la qualità di rappresentante” (Cass. I, n. 12945/1995; Cass. I, n. 3776/1984).

Questa conclusione viene giustificata col fatto che l'art. 2049 c.c. non sarebbe applicabile quando il preposto goda di ampia autonomia organizzativa, ovvero sia un imprenditore autonomo, come appunto nel caso dell'agente (Cass. I, n. 5195/1983).

In questi casi, infatti, il preponente è privo di ogni potere di direzione e sorveglianza e, mancando tali poteri, non vi può essere responsabilità ex art. 2049 c.c.

Per contro, quando l'agente autore dell'illecito sia munito di potere rappresentativo, è pacifico che del suo operato risponda l'assicuratore, ex art. 2049 c.c. (Cass. III, n. 4005/2000).

Per un secondo orientamento, invece, l'assicuratore risponderebbe sempre e comunque dell'illecito commesso dall'agente, abbia o non abbia quest'ultimo la rappresentanza del primo. Ciò in quanto la negligenza o la malafede dell'agente, anche quando questi sia privo di potere rappresentativo, non possono ricadere sull'assicurato, il quale può legittimamente attendersi che la persona alla quale ha affidato le proprie dichiarazioni negoziali le trasmetta fedelmente al preponente. La colpa o l'errore dell'agente debbono, perciò, ricadere sul preponente, ex art. 2049 c.c., in applicazione del principio della culpa in eligendo (Cass. I, n. 2824/1962; cfr. anche più di recente Tribunale Arezzo, 02 marzo 2016, n. 265 “In materia di responsabilità delle assicurazioni, sussiste la responsabilità ex art. 2049 c.c., dell'assicuratrice per il fatto lesivo causato dall'attività illecita posta in essere dall'agente, ancorché privo del potere di rappresentanza, il quale sia stato determinato, agevolato o reso possibile dalle incombenze demandategli e su cui la medesima aveva la possibilità di esercitare poteri di direttiva e di vigilanza”).

È soggetto all'applicazione dell'art. 2049 c.c. anche l'agente assicurativo costituito in forma di società di persona (cfr. Trib. Bologna, 17 gennaio 2013, per cui “Esclusa la solidarietà risarcitoria ex art. 119 d.lgs. n. 209/2005, dell'assicuratore per l'illecito commesso dall'agente assicurativo costituito in forma di società di persone si applica l'art. 2049 c.c., potendo essere il preposto una società anziché una persona fisica”).

 

L'ipotesi del rilascio di un certificato assicurativo formalmente valido ma fraudolentemente retrodatato

La giurisprudenza ha avuto modo di occuparsi, per la frequenza dei casi, dell'ipotesi della responsabilità della impresa assicuratrice - e del suo agente infedele - per rilascio di contrassegno assicurativo valido, ma retrodatato, nel caso in cui si sia verificato il sinistro.

Ebbene, è stato affermato che “nel caso di sinistro stradale causato da veicolo, il possesso di un certificato assicurativo, ad esso relativo, formalmente valido, ma rilasciato dopo il sinistro e fraudolentemente retrodatato, costituisce circostanza non opponibile al terzo danneggiato quando la falsità provenga dall'agente per il tramite del quale è stato stipulato il contratto, potendo, tuttavia, l'assicuratore - una volta adempiuta la propria obbligazione nei confronti del terzo - agire in rivalsa nei confronti dell'intermediario infedele e in via di regresso nei confronti dell'assicurato” (Cass. III, n. 6974/2016).

In questo, come in casi similari, la Corte ha affermato che, per effetto dell'art. 7, l. n. 990/1969 (ora art. 127 cod. ass.), al contratto non viene sostituito il certificato (ed il contrassegno), in quanto questi operano solo nell'interesse del danneggiato il quale, essendo terzo rispetto al contratto ed ignorando contenuto e limiti del rapporto, può soltanto fare affidamento sulle indicazioni del certificato di assicurazione (in tal senso Cass. I, n. 11723/1995).

Dunque, la responsabilità dell'assicuratore sorge sulla base del solo rilascio del certificato e contrassegno assicurativi, si riferiscano o meno ad un effettivo contratto assicurativo, tanto è vero che la giurisprudenza, richiamata anche dalla decisione indicata, ricorda come sia stato ritenuto esattamente che, mentre nei confronti del danneggiato il rilascio del certificato assicurativo impegna inderogabilmente l'assicuratore per il periodo riportato nel certificato stesso, nei rapporti tra assicurato e assicuratore, l'erroneo rilascio del certificato assicurativo per mancato pagamento del premio possiede rilievo contrattuale per cui, in caso di mancato pagamento del premio, l'assicuratore avrà diritto di rivalsa nei confronti dell'assicurato (in tal senso, Cass. III, n. 23313/2007).

Il principio ribadito dalla giurisprudenza invocata è logicamente connesso a quello per cui “Nel caso di sottoscrizione di una polizza r.c. auto e di rilascio all'assicurato dell'apposito contrassegno, indicativo di decorrenza e durata, ove la compagnia assicurativa non abbia ricevuto il premio, o la prima rata di esso, a causa del ritardato versamento da parte dell'agente, l'assicurazione è sospesa ai sensi dell'art. 1901, comma 1, c.c., ma l'assicuratore è obbligato a risarcire i danni al terzo danneggiato, in virtù del principio della rilevanza dell'autenticità del contrassegno rilasciato all'assicurato e del pagamento del premio nei modi e nei termini previsti dalla legge e dal contratto. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha confermato la sentenza di appello che aveva escluso un nesso di causalità tra il ritardo del subagente, nella comunicazione dell'avvenuto pagamento del premio, e la responsabilità della compagnia assicuratrice per i danni cagionati dall'assicurato a terzi) (Cass. sez. lav., n. 4112/2017; Cass. III, n. 23313/2007; Cass. III, n. 3726/1996).

 

Le novità introdotte dalla cd. “Legge Concorrenza 2017” l. 4 agosto 2017 n. 124

In tema di attività dell'agente assicurativo la “Legge Concorrenza 2017”, legge 4 agosto 2017, n. 124, all'art. 1 ha introdotto l'art. 132-bis d.lgs. n. 209/2005- Codice delle Assicurazioni Private, diretto a rafforzare la tutela del consumatore al momento della stipulazione del contratto di assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore.

Invero, in base a tale nuova norma gli intermediari ( e, dunque, anche gli agenti assicurativi) sono tenuti a informare il consumatore in modo corretto, trasparente ed esaustivo sui premi offerti da tutte le imprese assicurative di cui sono mandatari relativamente al contratto base ( previsto dall'art. 22 d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 e successive modifiche) ( cfr. comma 1), tramite collegamento telematico al preventivatore consultabile nei siti internet dell'IVASS e del Ministero dello Sviluppo Economico, senza obbligo di rilascio di supporti cartacei ( comma 2), e ciò a pena di nullità relativa ( invocabile, cioè solo dal consumatore) del contratto, ove esso non rechi la dichiarazione del cliente di aver ricevuto le informazioni di cui al comma 1 ( cfr. comma 4).

A tal fine è prevista l'adozione a cura della IVASS delle disposizioni attuative in modo da rendere tali informazioni accessibili in via telematica sia agli intermediari che ai consumatori, e altresì tali da consentire anche la conclusione del contratto – a condizioni non peggiorative rispetto al preventivo – presso l'agenzia o direttamente on line.

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