Atto di citazione per risarcimento danni per omessa prospettazione del rischio da parte dell'intermediario finanziario

Maria Carolina De Falco

Inquadramento

Come anticipato nella formula “La responsabilità dell'intermediario finanziario in genere”, tra i principali obblighi che incombono sui soggetti che professionalmente si occupano del settore della raccolta ed investimento del risparmio e che li impegnano ad una condotta conforme all'interesse del risparmiatore, è quello di informare adeguatamente il cliente, in base alla qualità ed al grado di propensione al rischio e di esperienza nel campo.

In particolare, a conformare la condotta degli intermediari finanziari sono: la valutazione di adeguatezza e di appropriatezza.

Trattasi di processi di valutazione che sono propri ciascuno di un ramo del settore: la prima si applica al settore della gestione del portafogli ed alle prestazioni di servizi di consulenza in materia di investimento; la seconda, invece, è obbligatoria ed il suo espletamento gradua la diligenza dell'intermediario, nell'ambito della prestazione dei cd. servizi esecutivi, cioè i servizi di negoziazione per conto proprio, ordini per conto dei clienti e trasmissione ed ordini di collocamento.

L'offerta delle informazioni necessarie alla scelta del prodotto od alla strategia di investimento da adottare incide non sulla formazione della volontà del risparmiatore ma sulla fase di esecuzione del contratto, tanto che la sanzione della violazione degli obblighi informativi non è la nullità o l'annullamento del contratto, ma la sua risoluzione e il risarcimento degli eventuali danni.

Con l'atto di citazione in commento, un correntista deciso ad effettuare investimenti in prodotti finanziari, si duole con la banca/intermediaria dell'omesso rispetto da parte della stessa di una serie di obblighi (ma principalmente della violazione degli obblighi informativi in ordine alla qualità del prodotto) connessi anche alla sua propensione al rischio. Premesso l'inquadramento della responsabilità invocata in quella contrattuale, chiede il risarcimento dei danni nella misura della perdita subita anche in termini di mancati guadagni in caso di investimento maggiormente adeguato.

Formula

TRIBUNALE DI .... [1]

ATTO DI CITAZIONE

Per il Sig. .... C.F. .... nato a .... il ...., residente in .... ( [2]), rappresentato e difeso, come da procura in calce (oppure, a margine) del presente atto, dall'Avv. .... C.F. .... [3], presso il cui studio elettivamente domicilia in .... [4]

Si dichiara di volere ricevere tutte le comunicazioni relative al presente procedimento al fax .... [5], ovvero all'indirizzo PEC .... ( [6])

-ATTORE-

CONTRO

Banca.... con sede in .... via .... (P.I. ....), in persona del legale rappresentantepro tempore, Sig. ....

-CONVENUTA-

PREMESSO CHE [7]

a) In data .... il Sig. .... dichiarava al direttore della Banca Alfa di essere interessato ad effettuare un investimento a basso rischio e certezza del rimborso del capitale investito;

b) la banca proponeva l'acquisto dei titoli .... ( [8]), omettendo di prospettare i rischi reali di investimento delle operazioni illustrate anzi assicurando la totale mancanza di rischio dell'investimento, la sicurezza nel rimborso del capitale e dell'ottimo rendimento dell'investimento, considerata l'importanza dell'emittente;

c) in data .... il Sig. .... era così indotto ad acquistare n. .... obbligazioni .... per un controvalore in Euro pari a .... come risulta dal fissato bollato di cui n. (...) del (data), successivamente immesse nel dossier titoli a custodia di cui al n. (...) intestato a Tizio e collegato al suo conto corrente;

d) Il Sig. .... scopriva in data .... che già al momento dell'acquisto le maggiori agenzie di rating internazionale avevano attribuito ai predetti titoli obbligazionari .... un andamento progressivamente negativo, qualificandoli come speculativi ed ad alto rischio, evidenziandosi così la mala fede dell'istituto di credito tramite l'omissione delle reali caratteristiche del consigliato investimento, e ciò in violazione delle norme di rango primario e secondario dettate a tutela dei risparmiatori e dell'integrità del mercato;

e) a causa del successivo default dello Stato (emittente), il Sig. ....perdeva l'intero ammontare del suo investimento obbligazionario, e ciò a causa del comportamento negligente della banca convenuta la quale aveva violato le norme in materia di obblighi informativi sia prima della stipulazione del contratto che nel corso della custodia del titoli.

PREMESSO IN DIRITTO

- Il rapporto instauratosi fra le parti è qualificabile come contratto di negoziazione di strumenti finanziari, come si ricava dall'art. 1, comma 5, del decreto legislativo 24 febbraio 1998 n. 58 (TUF) ai sensi del quale «per servizi e attività di investimento si intendono i seguenti, quando hanno ad oggetto strumenti finanziari: a) negoziazione per conto proprio; b) esecuzione di ordini per conto dei clienti...ricezione e trasmissione di ordini».

- Per quanto riguarda gli obblighi a carico dei soggetti contraenti del contratto summenzionato, l'art. 21 del TUF richiede che «Nella prestazione dei servizi e delle attività di investimento ed accessori i soggetti abilitati devono: a) comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza, per servire al meglio l'interesse dei clienti e per l'integrità dei mercati; b) acquisire le informazioni necessarie dai clienti ed operare in modo che essi siano sempre adeguatamente informati».

- L'art. 23, comma 6, del TUF dispone altresì che "nei giudizi di risarcimento dei danni cagionati al cliente nello svolgimento dei servizi di investimento e di quelli accessori, spetta ai soggetti abilitati l'onere della prova di aver agito con la specifica diligenza richiesta".

- Il Regolamento Consob n. 11522 dell'1 luglio 1998 all'art. 28, comma 1, così recita: "Prima della stipulazione del contratto di gestione e di consulenza in materia di investimenti e dell'inizio della prestazione di servizi di investimento e dei servizi accessori a questi collegati, gli intermediari devono: a) chiedere all'investitore notizie circa la sua esperienza in materia di investimenti in strumenti finanziari, la sua situazione finanziaria, i suoi obiettivi di investimento, nonché circa la sua propensione al rischio. L'eventuale rifiuto di fornire le notizie richieste deve risultare dal contratto di cui al successivo art. 30, ovvero da apposita dichiarazione sottoscritta dall'investitore; b) consegnare agli investitori il documento sui rischi generali degli investimenti in strumenti finanziari di cui all'allegato n. 3".

- Al comma 2 del predetto art. 28 del Regolamento Consob aggiunge che "Gli intermediari autorizzati non possono effettuare o consigliare operazioni o prestare il servizio di gestione se non dopo aver fornito all'investitore informazioni adeguate sulla natura, sui rischi e sulle implicazioni della specifica operazione o del servizio, la cui conoscenza sia necessaria per effettuare consapevoli scelte di investimento o disinvestimento".

- L'art. 26 del Regolamento in esame prevede che "Gli intermediari autorizzati, nell'interesse degli investitori e dell'integrità del mercato mobiliare (...) e) acquisiscono conoscenza degli strumenti finanziari, dei servizi, nonché dei prodotti diversi dai servizi di investimento, propri o di terzi, da essi stessi offerti, adeguata al tipo di prestazione da offrire; f) operano al fine di contenere i costi a carico degli investitori e di ottenere da ogni servizio d'investimento il miglior risultato possibile, anche in relazione al livello di rischio prescelto dall'investitore".

- L'art. 29 del Regolamento Consob statuisce, al comma 3, che "Gli intermediari autorizzati, quando ricevono da un investitore disposizioni relative ad una operazione non adeguata, lo informano di tale circostanza e delle ragioni per cui non è opportuno procedere alla sua esecuzione. Qualora l'investitore intenda comunque dare corso all'operazione, gli intermediari autorizzati possono eseguire l'operazione stessa solo sulla base di un ordine impartito per iscritto ovvero, nel caso di ordini telefonici, registrato su nastro magnetico o su altro supporto equivalente, in cui sia fatto esplicito riferimento alle avvertenze ricevute".

Come emerge dalle norme citate, la convenuta Banca Alfa risulta responsabile per i danni derivati dalle prospettate operazioni finanziarie in quanto ha agito omettendo una congrua prospettazione dei rischi derivanti dalle ipotesi di investimento in esame.

Secondo la tesi prevalente in giurisprudenza i comportamenti tenuti dalle parti nel corso delle trattative o durante l'esecuzione del contratto non comportano la nullità del contratto (Cass. n. 19024/2007; Cass. n. 14234/2003), salvo un'espressa previsione legislativa in tal senso.

L'orientamento in esame ritiene che le disposizioni di cui agli artt. 21 e ss. del TUF non prevedono la sanzione della nullità per la violazione delle regole di comportamento da parte dell'intermediario.

Le Sezioni Unite son intervenute a dirimere il contrasto [9] definitivamente chiarendo la questione di diritto riguardante gli effetti della violazione, da parte dell'intermediario, dei doveri d'informazione nei confronti del cliente (know your customer rules) e di corretta esecuzione delle operazioni che la legge pone a carico del soggetti autorizzati alla prestazione dei servizi d'investimento finanziario ritenendo che non sia configurabile una nullità del contratto di intermediazione finanziaria per violazione di norme imperative( [10]).

Secondo quanto stabilito dall'art. 6 della legge n. 1 del 1991, la quale detta i "principi generali e regole di comportamento" cui l'intermediario deve uniformarsi nei rapporti con il cliente, è necessario che l'intermediario:

a) rispetti il dovere di diligenza, correttezza e professionalità nella cura degli interessi del cliente;

b) pubblichi e trasmetta un documento contenente informazioni circa le proprie attività e la relativa regolamentazione, nonché circa il proprio eventuale gruppo di appartenenza;

c) rediga un contratto in forma scritta dove stabilisce i diversi servizi alla cui prestazione l'intermediario si obbliga verso il cliente (perciò destinato ad assolvere alla funzione c.d. di "contratto quadro" rispetto alle singole successive attività negoziali in cui l'espletamento di quei servizi si esplicherà), il contenuto minimo necessario è vincolato ed una copia del quale deve essere trasmessa al cliente.

Detta poi una serie di regole di comportamento (ulteriormente precisate dalla Consob con proprio regolamento (Reg. n. 5386 del 1991), per la gran parte volte a disciplinare la prestazione dei servizi ipotizzati nel contratto: l'intermediario deve preventivamente acquisire, sulla situazione finanziaria del cliente, le informazioni rilevanti ai fini dello svolgimento dell'attività (know your customer rule) (lett. d); deve tenere costantemente informato il cliente sulla natura, sui rischi e sulle implicazioni delle operazioni e su qualsiasi altro fatto necessario per il compimento di scelte consapevoli (lett. e); non deve consigliare né effettuare operazioni con frequenza non necessaria o di dimensioni inadeguate alla situazione finanziaria del cliente (suitability rule) (lett. f); non può, salvo espressa autorizzazione scritta, effettuare con il cliente o per suo conto operazioni nelle quali egli abbia, direttamente o indirettamente, un interesse conflittuale (lett. g); deve dotarsi di adeguate procedure di controllo interno (lett. h). La giurisprudenza ricostruisce, così, la disciplina del contratto d'intermediazione finanziaria (il cd. “contratto quadro") distinguendo gli obblighi informativi relativi alla fase che precede la stipulazione del contratto d'intermediazione finanziaria da quelli della fase esecutiva di esso.

Si è riconosciuto che l'obbligo di consegnare al cliente il documento informativo menzionato nella lettera b), art. 6, ed il dovere dell'intermediario di acquisire le informazioni necessarie in ordine alla situazione finanziaria del cliente, prescritto dalla lett. d), attengono alla fase prenegoziale, mentre altri doveri di informazione sussistono dopo la stipulazione del contratto d'intermediazione in quanto finalizzati alla sua corretta esecuzione ( [11]).

Le Sezioni Unite del 2007, inoltre, ricollegano alla distinzione tra gli obblighi che precedono ed accompagnano la stipulazione del contratto d'intermediazione e quelli che si riferiscono alla successiva fase esecutiva, una diversa natura della responsabilità derivante dalla violazione delle regole poste dall'art. 6. Si avrà una responsabilità di tipo precontrattuale nel caso di comportamenti violativi degli obblighi informativi posti prima della stipulazione del contratto ed una responsabilità contrattuale ( [12]) quando tali comportamenti avvengano in attuazione del contratto stipulato in quanto inadempimento di obblighi contrattuali ( [13]).

Si esclude, di conseguenza, la possibilità di agire per la dichiarazione di nullità ex art. 1418 c.c. qualora si verifichi la violazione di obblighi informativi, non integrando né una nullità testuale né una nullità cd. virtuale per contrasto a norme imperative.

Per quanto riguarda la natura della responsabilità precontrattuale ( [14]), che trova il suo fondamento normativo negliart. 1337 c.c. e 1338 c.c., la Cassazione da ultimo [15] ha disatteso l'orientamento prevalente riconoscendo natura contrattuale e non più extracontrattuale.

La peculiarità della figura della responsabilità precontrattuale (e cioè il collocarsi in una fase antecedente alla conclusione del contratto ma che, comunque, coinvolge soggetti che non possono ritenersi estranei tra loro essendo, appunto, già entrati in contatto nel corso delle trattative) aveva spinto l'orientamento prevalente a ricondurla nell'alveo dell'art. 2043 c.c.( [16]) .

Classificarla come responsabilità extracontrattuale incideva sul soggetto gravato dall'onere probatorio: la prova dell'esistenza e dell'ammontare del danno, nonché del dolo o della colpa del danneggiante, erano a carico del danneggiato, con il termine quinquennale di prescrizione del diritto azionato (cfr.ex plurimis, 15040/2004; 16735/2011).

Il passaggio da una responsabilità extracontrattuale ad una contrattuale si giustifica sulla preminenza accordata ormai dall'ordinamento all'affidamento del soggetti contraenti nelle ipotesi di "contatto sociale".

Il rapporto obbligatorio non si basa su obblighi di prestazione, come accade nelle obbligazioni che trovano la loro causa in un contratto, bensì suobblighi di protezione. La violazione della buona fede incide negativamente sull'affidamento sul quale si basano gli obblighi di protezione reciproca tra le parti.

Ne discende che la responsabilità per il danno cagionato da una parte all'altra nel corso delle trattative, in quanto ha la sua derivazione nella violazione di specifici obblighi (buona fede, protezione, informazione) precedenti quelli che deriveranno dal contratto, se ed allorquando verrà concluso, e non del generico dovere delneminem laedere, non può che essere qualificata come responsabilità contrattuale, con ogni conseguenza in termine di termine prescrizionale e onere della prova.

La responsabilità dell'intermediario che ometta di informarsi sulla propensione al rischio del cliente o di rappresentare a quest'ultimo i rischi dell'investimento, ovvero che compia operazioni inadeguate quando dovrebbe astenersene, ha natura contrattuale, investendo il non corretto adempimento di obblighi legali facenti parte integrante del contratto-quadro (o contratto d'investimento) intercorrente tra le parti. Pertanto, si esclude che l'attore debba dare prova del nesso causale come richiesto in precedenza in applicazione dell'art. 2043 c.c., ricadendo totalmente, anche alla luce delle norme citate in precedenza del TUF, sull'intermediario finanziario il peso di aver adempiuto diligentemente.

Tutto ciò premesso, il Sig. .... come sopra rappresentato, difeso e domiciliato,

CITA

BancaAlfa, con sede in .... via .... (P.I. ....), in persona del legale rappresentantepro tempore, Sig. ....( [17]), a comparire innanzi il Tribunale civile di .... Sezione e Giudice Istruttore designandi, all'udienza del ....( [18]) con il prosieguo, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi in giudizio nel termine di giorni venti prima dell'udienza indicata, e con l'avvertimento che la costituzione oltre il termine suddetto implica la decadenza di cui agli articoli 38 e 167 del codice di procedura civile, affinché l'Ill.mo Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione e deduzione, voglia così provvedere:

accertare e dichiarare che la Banca Alfa ha violato gli obblighi di protezione previsti, per l'effetto, condannare la Banca Alfa a pagare in favore di il Sig. .... Euro .... a titolo di risarcimento danni quella somma maggiore o minore che il Giudicante riterrà da calcolarsi.

Il tutto oltre interessi e rivalutazione come per legge.

Con condanna al pagamento delle competenze, spese forfettarie ex art.13 l.p. [19] e spese, attribuzione in favore del procuratore il quale si dichiara anticipatario.

In via istruttoria (indicazione dei mezzi istruttori di cui ci si intende valere):

Chiede ammettersi interrogatorio formale del convenuto sulle circostanze di fatto indicate in premessa, contraddistinte con le lettere da a) a z), precedute dalla locuzione “Vero è che”: a)...; b)...; c).... .

Si chiede, altresì, che venga disposta apposita C.T.U. (consulenza tecnica d'ufficio) .... al fine di .... (indicare il fine).

Si chiede, inoltre, di essere ammesso alla prova per testimoni sulle circostanze indicate (in premessa/in punto di fatto) ovvero sulle seguenti circostanze (formulare i capi di prova preceduti dalla locuzione “Vero è che...”)( [20])...A tal fine si indicano come testimoni i Sig.ri: 1) Sig. .... residente in ....; 2) Sig.ra .... residente in ....

Si deposita copia dei seguenti documenti, con riserva di ulteriori produzioni ed articolazioni di richieste istruttorie: 1) ....2) ....; 3) ....( [21])

Ai sensi del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro ....( [22])

Luogo e data....

Firma Avv.....

PROCURA ( [23])

Avv....

Le conferisco procura speciale a rappresentarmi e difendermi nel giudizio di cui al suesteso atto, in ogni suo stato e grado, nonché nelle conseguenti e connesse procedure, compresa quella esecutiva, all'uopo conferendoVi le più ampie facoltà di legge, nessuna esclusa, ivi comprese, a titolo meramente esemplificativo, quella di chiamare terzi in causa, integrare il contraddittorio, transigere, conciliare, sottoscrivere e rinunziare agli atti del giudizio. Ho per rato e fermo il Vs. operato, senza bisogno di ulteriore ratifica o conferma. Dichiaro di essere stato informato, ai sensi dell'art. 4, comma 3, d.lgs. n. 28/2010, della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, nonché dei casi in cui l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale. Dichiaro di essere stato informato, ai sensi dell'art. 2, comma 7, d.l. n. 132/2014, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita da uno o più avvocati disciplinata dagli artt. 2 e ss. del suddetto decreto legge. Dichiaro di essere stato reso edotto circa il grado di complessità dell'incarico che con la presente conferisco, nonché di avere ricevuto tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento sino alla conclusione dell'incarico. Ai sensi del d.Lgs. 196/2003, acconsento al trattamento dei dati personali, ai soli fini del presente giudizio. Eleggo domicilio presso il Suo Studio.

Per autentica della sottoscrizione

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1] Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli art. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014).

[2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011 n. 98, conv., con modif., in l. 15 luglio 2011, n. 111).

[3] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[4] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c.

[5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45 bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge n. 114/2014

[6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore, è sufficiente l'indicazione del numero di fax, poiché l'indirizzo PEC è un dato ormai acquisito nei rapporti con la cancelleria: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dalla l. n. 114/2014.

[7] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c.

[8] Specificare tipologia del titolo.

[9] Cfr. sentenze del 19 dicembre 2007 n. 26724 e n. 26725.

[10] Gli ermellini si sono basati sulle disposizioni contenute nel TUF, ovvero il d.lgs. del 24 febbraio 1998, n. 58, ed il Regolamento Consob 11522/98, peraltro recentemente sostituito con il Regolamento Consob 16190/2007 a causa dell'entrata in vigore della Direttiva MiFID.

[11] Quale il dovere di porre sempre il cliente in condizione di valutare appieno la natura, i rischi e le implicazioni delle singole operazioni d'investimento o di disinvestimento, nonché di ogni altro fatto necessario a disporre con consapevolezza dette operazioni (art. 6, lett. e); il dovere di comunicare per iscritto l'esistenza di eventuali situazioni di conflitto d'interesse, come condizione per poter eseguire ugualmente l'operazione se autorizzata (lett. g); i doveri di contenuto negativo posti a carico dell'intermediario di non consigliare e di non effettuare operazioni di frequenza o dimensione eccessive rispetto alla situazione finanziaria del cliente (lett. f) (S.U. n. 26724/2007 e n. 26725/2007).

[12] Pertanto qualora si verifichi una loro violazione, oltre a generare eventuali obblighi risarcitori in forza dei principi generali sull'inadempimento contrattuale, si potrà agire anche per la risoluzione ai sensi dell'art. 1455 c.c.

[13] Con la sentenza n. 19024 del 2005 la Corte di Cassazione riconosce che «la violazione dell'obbligo di comportarsi secondo buona fede nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto assume rilievo non soltanto nel caso di rottura ingiustificata delle trattative, ovvero qualora sia stipulato un contratto invalido o inefficace, ma anche se il contratto concluso sia valido e tuttavia risulti pregiudizievole per la parte rimasta vittima del comportamento scorretto; ed in siffatta ipotesi il risarcimento del danno deve essere commisurato al minor vantaggio, ovvero al maggior aggravio economico prodotto dal comportamento tenuto in violazione dell'obbligo di buona fede, salvo che sia dimostrata l'esistenza di ulteriori danni che risultino collegati a detto comportamento da un rapporto rigorosamente consequenziale e diretto. La violazione dei doveri dell'intermediario riguardanti invece la fase successiva alla stipulazione del contratto d'intermediazione può assumere i connotati di un vero e proprio inadempimento (o non esatto adempimento) contrattuale: giacché quei doveri, pur essendo di fonte legale, derivano da norme inderogabili e sono quindi destinati ad integrare a tutti gli effetti il regolamento negoziale vigente tra le parti» (Cass. S.U. 2007).

[14] È la lesione della libertà negoziale altrui, cagionata nel corso delle trattative per la conclusione di un contratto mediante un comportamento doloso o colposo, oppure per l'inosservanza del precetto della buona fede.

[15] Cfr. sentenza 25 maggio 2016, n.10640

[16] Tre sono le teorie emerse sul punto:

a) natura extracontrattuale: essendo nella fase prenegoziale (cd. fase delle trattative) non si può ritenere sorto alcun rapporto obbligatorio pertanto in caso di comportamenti violativi della buona fede sarà applicabile solamente il principio generale delneminem laedereex art. 2043 c.c.;

b) natura contrattuale: il legame che si instaura tra i soggetti nella fase delle trattative è assimilabile a quello contrattuale (da contatto sociale);

c) natura autonoma: secondo parte della dottrina sarebbe configurabile untertium genusdi responsabilità.

[17] Se si tratta di persona giuridica occorre indicare il nome del legale rappresentante pro tempore, la sede legale e il codice fiscale e/o il numero di partita Iva.

[18] Il termine a comparire deve essere non inferiore a 90 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 120 giorni se è residente all'estero.

[19] Tale nuova formula sostituisce quella precedente in cui comparivano anche gli onorari.

[20] Indicazione di alcune circostanze estrapolabili dalla narrativa sulle quali potrebbe esserci contestazione da parte del convenuto, soprattutto avuto riguardo alle modalità con le quali l'attività di mediazione è stata espletata.

[21] Le richieste istruttorie possono essere fatte anche in sede di memorie ex art. 183, II termine, c.p.c.

[22] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui “Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito”. Orbene, l'art. 13, comma 6 del medesimo decreto prevede la conseguenza dell'omissione della predetta dichiarazione di valore affermando che “Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...”; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata. Ai sensi del citato art. 13, comma 3 bis: “Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà”.

[23] La procura può essere generale o speciale (art. 83 c.p.c.). Nel caso di procura generale alle liti, redatta per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, dovranno esserne indicati gli estremi. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine del ricorso. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico del ricorso (art. 16-bis comma 1-bis D.L. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: “giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente ricorso ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.”.

Commento

La valutazione di adeguatezza

Gli obblighi informativi dell'intermediario richiedono, da parte del soggetto tenuto ad adempierli, la raccolta di una serie di informazioni relative al cliente, al fine di calibrare la propria prestazione.

Nell'ambito dei servizi cd. a più alto valore aggiunto (servizi di gestione del portafoglio e/o di consulenza all'investimento) gli intermediari finanziari (cfr. art. 39 e 40 del Reg. Intermediazione), devono richiedere ed ottenere dai clienti informazioni relative: a) alla conoscenza ed esperienza nel settore degli investimenti, includenti: i tipi di servizi, operazioni e strumenti con cui il cliente ha dimestichezza; il volume la natura e la frequenza delle operazioni su strumenti finanziari realizzate dal cliente ed il periodo in cui dette operazioni sono state eseguite; il livello di istruzione, la professione, o se rilevante, la precedente professione del cliente. Nella prassi, gli intermediari per garantire un livello di standardizzazione delle informazioni rilevanti, sottopongono ai clienti le cd. schede informative, contenenti specifiche domande a risposte multiple. A ciascuna risposta viene attribuito un punteggio ed a seconda del punteggio conseguito, al cliente viene attribuito un determinato profilo; b) alla situazione finanziaria, includenti dati pertinenti alla fonte ed alla consistenza del reddito, del patrimonio complessivo e di eventuali impegni finanziari; c) agli obiettivi di investimento, includenti il periodo di tempo per cui l'investitore intende mantenere l'impegno (holding period), le sue preferenze in materia di rischio e la finalità specifica dell'investimento.

Gli intermediari sono tenuti non solo a richiedere tali informazioni ai clienti ed fidarsi – salvo evidenti incongruenze - dei risultati, ma anche ad ottenerle, nel senso che in mancanza sono tenuti ad astenersi dal prestare i servizi di investimento.

Sulla base di tali informazioni, e tenuto conto della natura e delle caratteristiche del servizio fornito, gli intermediari procedono dunque alla valutazione di adeguatezza che consiste nel verificare che ogni specifica operazione, realizzata o consigliata, soddisfi i criteri della corrispondenza agli obiettivi di investimento, della possibilità di sopportazione del rischio connesso all'investimento, compatibilmente con i primi, e della proporzionalità al suo grado di esperienza e conoscenza.

L'obbligo di effettuare la valutazione di adeguatezza nasce indipendentemente dal soggetto che intraprende l'iniziativa dell'investimento.

In caso di valutazione di non adeguatezza dell'investimento, l'intermediario deve astenersi dal compierle.

In particolare, “L'intermediario finanziario non è esonerato dall'obbligo di valutare l'adeguatezza dell'operazione anche nel caso in cui l'investitore si sia rifiutato di fornire le informazioni sui propri obiettivi di investimento e sulla propria propensione al rischio, dovendo comunque tenere conto, in base ai principi generali di correttezza e trasparenza, di tutte le notizie in suo possesso (come, ad esempio, l'età, la professione, la presumibile propensione al rischio alla luce delle operazioni pregresse e abituali, la situazione di mercato)” (Cass. I, n. 18039/2012; Cass. I, n. 3625/2016 ; Cass. I n. 17333/2015; Cass. I, n. 21890/2015; Cass. I, n. 8733/2016 ; Cass. I, n. 7922/2015 ; Cass. I, n. 5250 /2016; Cass. I, n. 5089/2016).

Nei confronti del cd. clienti professionali (cfr. formula “La responsabilità degli intermediari finanziari in genere”) è ammessa la presunzione che il cliente abbia un livello adeguato di esperienza e conoscenza mentre, con esclusivo riguardo ai servizi di consulenza in materia di investimento, è ammessa la presunzione che questi ultimi siano finanziariamente in grado di sopportare qualsiasi rischio di investimento compatibile con i loro obiettivi.

Laddove sia stata formulata una valutazione di non adeguatezza di un'operazione su strumenti finanziari, scatta il divieto per l'investitore di astenersi dal raccomandarla al cliente (nell'ambito dell'attività di consulenza) o dall'eseguirla (in caso di istruzione nell'ambito della gestione del portafoglio).

Nulla è previsto esplicitamente dalla normativa di settore nel caso in cui il cliente scelga ugualmente di assumersi il rischio in caso di valutazione di non adeguatezza: per alcuni è ammessa la trasformazione dell'operazione, da servizio ad alto valore aggiunto a cd. esecutiva.

Invece, si configura l'obbligo di valutazione di adeguatezza a carico dell'intermediario anche per il caso di esecuzione di un ordine vincolante ricevuto da un cliente non professionale: “In tema di gestione di patrimonio mobiliare, è configurabile la responsabilità dell'intermediario finanziario che abbia dato corso ad un ordine, ancorchè vincolante, ricevuto da un cliente non professionale, concernente un investimento particolarmente rischioso (nella specie, l'impiego dell'intero ed ingente patrimonio dello stesso per l'acquisto di un unico titolo obbligazionario di una piccola società emittente, avente sede in Islanda, da tempo in conclamata crisi), atteso che la professionalità del primo, su cui il secondo abbia ragionevolmente fatto affidamento in considerazione dello speciale rapporto contrattuale tra essi intercorrente, gli impone comunque di valutare l'adeguatezza di quell'operazione rispetto ai parametri di gestione concordati, con facoltà, peraltro, di recedere dall'incarico, per giusta causa, qualora non ravvisi tale adeguatezza” (Cass. I, n. 7922/2015).

 

La valutazione di appropriatezza. L'eccezione: i cd. execution only

Per i cd. servizi esecutivi (negoziazione per proprio conto, esecuzione di ordini per conto dei clienti, ricezione e trasmissione di ordini e collocamento) gli intermediari devono richiedere al cliente informazioni relative alla sua conoscenza del settore di investimento rilevante per il tipo di strumento o di servizio proposto o richiesto (art. 40 e 41 Reg. interm.).

Le tecniche di raccolta sono, di prassi, le schede informative di cui sopra, con attribuzione a seconda della tipologia di risposta del profilo dell'investitore.

A differenza del caso della valutazione di adeguatezza, ove il suo difetto impone all'intermediario di astenersi dall'operazione, nel caso in cui il cliente scelga di non fornire le informazioni richieste, ovvero qualora tali informazioni non risultino sufficienti, gli intermediari avvertiranno il cliente che tale decisione impedirà loro di determinare se lo strumento da loro prescelto sia o meno appropriato; nel caso in cui l'intermediario ritenga che lo strumento non sia appropriato, vi sarà l'obbligo di comunicare tale valutazione (art. 42 co. Reg. Interm.).

L'obbligo di avvertenza deve rispettare un formato standardizzato che contenga gli elementi dell'operazione richiesta, la circostanza che la valutazione di appropriatezza non posse essere eseguita, o sia stata effettuata con esito negativo, e le motivazioni di tale giudizio, mentre non è previsto un termine perentorio per la sua comunicazione, anche se la giurisprudenza si è uniformata nel ritenere che la stessa sia effettuata quanto prima possibile dopo, la conclusione del contratto ovvero dopo la valutazione di appropriatezza.

Una volta eseguita l'avvertenza l'intermediario può dare corso all'operazione.

Quanto ai clienti professionali è ammessa la presunzione del tali clienti abbiano esperienza e conoscenza tali per comprendere i rischi al servizio o all'operazione, mentre, con riguardo alle controparti qualificate, gli intermediari non sono tenuti ad osservare l'obbligo di valutazione dell'appropriatezza dell'investimento.

In alcuni casi ben specifici (art. 43 e 44 Reg. Interm.), è possibile che l'intermediario provveda a eseguire l'ordine o la ricezione e la trasmissione senza obbligo di preventiva valutazione di appropriatezza: è il caso di servizi riguardanti strumenti finanziari non complessi, (ad esempio azioni quotate in mercati regolamentati), o di quelli prestati su iniziativa del cliente, nei casi in cui il cliente sia stato avvertito di non beneficiare di questo servizio ed, infine, nel caso di conflitto di interessi.

 

La sanzione della violazione degli obblighi informativi da omessa prospettazione del rischio

Dunque, per sintetizzare quanto fin qui rappresentato in tema di obblighi degli intermediari finanziari, detti obblighi di comportamento, previsti dal decreto legislativo 24 febbraio 1998 n. 58, “impongono all'intermediario il rispetto del dovere di comportarsi con diligenza, correttezza e professionalità nei confronti del cliente nella fase, che in questa sede interessa, di esecuzione del contratto d'intermediazione finanziaria, perché nella prestazione dei servizi e delle attività di investimento i soggetti abilitati devono acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che essi siano sempre adeguatamente informati. Questa disposizione, integrando la regola sostanziale prevista nella clausola generale di correttezza sancita nel codice civile, impone all'operatore l'adozione di un comportamento specifico, adeguato al rischio intrinseco all'operazione finanziaria, che ponga l'investitore in grado di effettuare una scelta consapevole cogliendo effettivamente contorni ed effetti dell'operazione e che deve consacrarsi in un ordine da lui scritto, contenente l'esplicito riferimento alle avvertenze ricevute; è quindi sempre configurabile la responsabilità dell'intermediario finanziario che abbia dato corso ad un ordine, ancorché vincolante, ricevuto da un cliente non professionale, concernente un investimento particolarmente rischioso, atteso che la professionalità del primo, su cui il secondo abbia ragionevolmente fatto affidamento in considerazione dello speciale rapporto contrattuale tra essi intercorrente, gli impone comunque di valutare l'adeguatezza di quell'operazione rispetto ai parametri di gestione concordati” (Trib. Lucca, 14 dicembre 2016, n. 2629).

Più specificamente, per ciò che riguarda la violazione dell'obbligo di corretta prospettazione del rischio o comunque sull'inadeguatezza delle operazioni poste in essere dall'istituto intermediario (violazione dell'obbligo di valutazione di adeguatezza e appropriatezza), di recente è stato ribadito dalla Suprema Corte di legittimità che si prospetta una responsabilità di tipo contrattuale; oggetto del contendere, infatti, non sono circostanze attinenti al momento genetico dell'obbligazione, bensì relative al suo concreto divenire e alla sua attuazione. Di talché la domanda non è inquadrabile nella categoria dell'azione di invalidità del contratto, bensì in quella dell'azione di responsabilità, di tipo extracontrattuale - se l'evento generativo del danno si collochi nella fase delle trattative precontrattuali - o di tipo contrattuale se abbia a oggetto le operazioni poste in essere in adempimento del contratto di intermediazione.

Va pertanto escluso che possa aversi nullità del contratto-quadro per effetto dell'eventuale inadempimento agli obblighi dell'intermediario, relativi al comportamento da tenere in occasione dei singoli atti negoziali esecutivi (cfr. Cass. I, n. 9981/2016; Cass. I, n. 330/2013).

Dunque, “le informazioni che devono essere preventivamente fornite dall'intermediario, a norma dell'art. 6 della previgente l. 2 gennaio 1991 n. 1, - ad oggi rifuse nel d.lgs. 58/98 - non riguardano direttamente la natura e l'oggetto del contratto, ma gli elementi utili per valutare la convenienza dell'operazione e non sono quindi idonee ad integrare l'ipotesi di mancanza di consenso; deve, pertanto, essere esclusa non solo la nullità del contratto per mancanza di uno dei requisiti fondamentali previsti dall'art. 1325 c.c., qual è il consenso-accordo, ma anche la sua annullabilità per errore, come nel caso in cui l'investitore si dolga di aver acquistato non un titolo diverso, o con caratteristiche diverse, da un altro, ma un titolo privo del positivo andamento sperato, così prospettando una valutazione che rimane confinata nel campo dei motivi” (Cass. I, n. 18039/2012; Cass. I, n. 8462/2014).

Ove la sanzione per difetto di preventiva adeguata informazione sia la risoluzione del in valori mobiliari, si ingenerano tra le parti reciproci obblighi restitutori, dovendo l'intermediario restituire l'intero capitale investito, mentre l'investitore è obbligato alla restituzione del valore delle cedole corrisposte e dei titoli acquistati, secondo la disciplina di cui all'art. 2038 c.c.; i reciproci crediti vantati dalle parti, ove ne ricorrano i presupposti, possono compensarsi legalmente, ai sensi dell'art. 1243 c.c. (In applicazione del principio, la Corte, cassando la pronuncia impugnata ha prescritto alla Corte d'Appello in sede di rinvio: di valutare le domande restitutorie con riguardo, rispettivamente, alla somma originariamente investita ed alle cedole ed ai titoli oggetto dell'investimento; di verificare se i titoli fossero ancora nella disponibilità degli investitori; di verificare la sussistenza dei presupposti della compensazione nei limiti della coesistenza dei crediti; di statuire sulla domanda risarcitoria con riguardo al danno eventualmente residuato agli investitori dopo aver proceduto alle restituzioni dovute: cfr. Cass. I, n.2661/2019).

Con una decisione non in linea con il precedente orientamento che rimetteva al momento patologico e non genetico del rapporto la violazione degli obblighi informativi da parte dell'intermediario finanziari, invece,  la Cass. I, n. 29001/2017 ha affermato che “Può essere dichiarato nullo il contratto di investimento non preceduto da adeguata informativa da parte dell'intermediario finanziario (nella specie una banca). Infatti, quest'ultimo è tenuto a segnalare al cliente la natura, i rischi e le implicazioni della specifica operazione o servizio, la cui conoscenza è ritenuta necessaria ed indispensabile per effettuare consapevoli scelte di investimento. Nel caso, poi, di operazione inadeguata perché altamente rischiosa, a quelle informazioni l'intermediario dovrà aggiungere anche il suo parere circa la non opportunità dell'investimento, per rendere il cliente ben consapevole dei rischi che si assume. Tali informative, inoltre, devono essere manifestate con chiarezza e non possono considerarsi assolte mediante la sottoscrizione dell'ordine e la formalizzazione del contratto di investimento”.

Dunque, “L'esonero della banca dalla responsabilità in cui essa incorre per dare esecuzione ad un ordine inadeguato non dipende dalla semplice conferma scritta del cliente (o dalla registrazione dell'ordine, se impartito telefonicamente), rilevando, piuttosto, che il giudizio di inadeguatezza espresso dall'intermediario, segua a una chiara esplicitazione delle avvertenze di cui all'art. 29, comma 3, reg. Consob n. 11522/1998 secondo cui gli intermediari autorizzati, quando ricevono da un investitore disposizioni relative ad una operazione non adeguata, lo informano di tale circostanza e delle ragioni per cui non è opportuno procedere alla sua esecuzione”.

In tema, poi, di nullità del contratto quadro e di conseguenze sulle singole operazioni di acquisto, ove il primo sia addirittura mancato, un interessante arresto di legittimità ha chiarito che “all'investitore, che chiede che sia dichiarata la nullità solo di alcune di esse, non sono opponibili l'eccezione di dolo generale fondata sull'uso selettivo della nullità e, in ragione della protrazione nel tempo del rapporto, l'intervenuta sanatoria del negozio nullo per rinuncia a valersi della nullità o per convalida di esso, l'una e l'altra essendo prospettabili solo in relazione ad un contratto quadro formalmente esistente” (Cass. I, n.10116/2018; App. Firenze II,  n.2402/2018).

Quanto all'onere della prova nei giudizi risarcitori a carico degli intermediari in caso di omessa prospettazione del rischio, “Il giudice di merito, per assolvere l'intermediario finanziario dalla responsabilità conseguente alla violazione degli obblighi informativi previsti dalla legge, non può limitarsi ad affermare che manca la prova della sua negligenza ovvero dell'inadempimento, ma deve accertare se sussista effettivamente la prova positiva della sua diligenza e dell'adempimento delle obbligazioni poste a suo carico e, in mancanza, l'intermediario sarà tenuto al risarcimento dei danni eventualmente causati” (Cass. I, n. 17356/2016; Cass. I, n. 22147/2010;Cass. I, n. 5089/2016).

Dunque, l'onere probatorio grava sull'intermediario.

Infatti, la norma di cui all'art. 23 d.lgs. n. 58/98 fissa, nella sua formulazione, il criterio di ripartizione dell'onus probandi in materia contrattuale, strutturato sulla natura professionale dell'attività svolta e sulla conseguente imposizione di uno standard di diligenza più elevato, commisurato al profilo estremamente tecnico e specialistico dell'attività da svolgersi. Conseguentemente, anche in detta materia, con riguardo alla responsabilità contrattuale, la colpa si presume, inducendo, così, a configurare in capo al professionista un più gravoso onere liberatorio, dovendo egli dimostrare di aver scrupolosamente osservato le cd. regole dell'arte in materia e che, pertanto, ciò nonostante, il danno si sia ugualmente verificato per fatto e colpa non imputabili. Pertanto, “la Banca per liberarsi dalla regola d'imputazione della responsabilità aquiliana posta dall'art. 2049 c.c., in combinato disposto con l'art. 31 d.lgs. 58/1998, deve provare, anche alternativamente, o la totale impossibilità di controllare l'operato di un soggetto che aveva comunque messo in condizione di agire o, anche, una condotta da parte dell'investitore talmente negligente, imprudente da porsi come causa concorrente – rilevante ex art. 1227 c.c. – o addirittura prevalente nella produzione del fatto lesivo e del conseguente danno” (Trib. Piacenza, n. 804/2015).

Né attenua la responsabilità dell'intermediario la mancata condivisione da parte dell'investitore dei consigli dell'intermediario: cfr. Cass. I, n. 17333/2015 secondo cui “In tema di contratti di intermediazione finanziaria, l'intermediario, che sia rimasto inadempiente agli specifichi obblighi informativi previsti dalla legge con riferimento alle operazioni inadeguate, non può invocare l'attenuazione della sua responsabilità, ex art. 1227 c.c., per non avere l'investitore condiviso i suggerimenti (nella specie, a diversificare gli investimenti o a disinvestire) da lui ricevuti dopo l'esecuzione dell'ordine di acquisto ed entro il termine di scadenza dell'investimento, atteso che una siffatta condotta non comporta un'esposizione volontaria ad un rischio, né viola una regola di comune prudenza”.

 

Il risarcimento del danno tra danno emergente e lucro cessante

La banca investita del mandato di intermediazione finanziaria e gestione patrimoniale risponde di inadempimento contrattuale ed è tenuta a risarcire i danni al cliente se i titoli acquistati sono diversi da quanto previsto nel portafogli di gestione e lo sforamento delle perdite supera il margine di tolleranza contrattato. Ad affermarlo è la Cassazione, per la quale sussiste la responsabilità dell'istituto di credito se si accerta la sostanziale discrasia tra le istruzioni ricevute e il portafoglio titoli acquistato per conto del cliente, in assenza di comunicazioni che rappresentino, con adeguata trasparenza, l'incremento di rischio assunto dall'operazione (cfr. Cass. I, n. 24545/2016).

Quanto alla misura del danno, “Nel caso di inadempimento da parte dell'intermediario finanziario ai propri obblighi informativi, il danno risarcibile corrisponde alla differenza fra il valore dello strumento finanziario al momento dell'acquisto e quello al momento della domanda risarcitoria, a meno che il cliente, pur mancando impedimenti al disinvestimento, abbia conservato il titolo nel proprio patrimonio nonostante che grazie all'uso dell'ordinaria diligenza si sia reso conto del rischio di perdita di valore, nel qual caso il danno corrisponde alla diminuzione del valore del titolo tra il momento dell'acquisto e quello in cui il cliente si è reso conto, o avrebbe potuto rendersi conto, del rischio suddetto” (Cass. I, n. 29864 /2011).

Come chiarito dalla giurisprudenza di merito, invece, vi è un obbligo informativo relativo alla fase successiva del contratto di investimento, salvo espressa assunzione dell'obbligo di consulenza: “Un contratto di sottoscrizione di prodotti finanziari, stipulato tra un investitore ed un intermediario finanziario, non può essere ritenuto nullo a meno che non violi le norme imperative, ove non altrimenti previsto da una specifica norma di legge. Qualora invece l'intermediario non si fosse attenuto alle disposizioni contenute nel TUF, legge n. 58 del 1998, e del regolamento CONSOB n. 11522 del 1998, violando il dovere di adeguata informazione del cliente e di corretta esecuzione delle prescrizioni poste a suo carico dalle suddette leggi, ciò può comportare conseguenze risarcitorie, poiché le violazioni dei doveri di comportamento, non determinano, ai sensi dell'articolo 1418, comma 1, la nullità del contratto e degli atti negoziali in base ad esso posti in essere. Per quel che concerne il risarcimento del danno, esso non é configurabile qualora l'intermediario, che abbia assolto gli obblighi previsti dal regolamento CONSOB, e nel momento in cui dal questionario di profilatura dell'investitore emerga un'approfondita conoscenza del mercato dei capitali, non abbia informato costantemente il cliente sull'andamento del prodotto finanziario, poiché non é tenuto a farlo a meno che non abbia stipulato con l'investitore un contratto di consulenza ovvero, ai sensi dell'art 28 c 2 regolamento CONSOB, il cliente abbia espressamente manifestato l'intenzione di procedere ad una operazione di disinvestimento” (Trib. Teramo, 21 gennaio 2015, n. 75).

 

La violazione dell'obbligo degli obblighi informativi in caso di conflitto di interesse dell'intermediario

L'art. 21 comma 1-bis lett. a) e b) del T.U.F. prescrive a carico degli intermediari l'obbligo di adottare ogni misura necessaria e ragionevole per indentificare i conflitti di interesse, che dovessero insorgere con il cliente o fra clienti, e gestirle, anche adottando misure organizzative tali da evitare che incidano negativamente sugli interessi dei clienti, nonché di informare chiaramente i clienti, prima di agire per loro conto, della natura generale e/o delle fonti dei conflitti di interesse quando le misure di cui sopra non dovessero ritenersi sufficienti.

Tra le ipotesi di conflitto di interesse la giurisprudenza di merito (cfr. Tribunale di Ferrara n. 216/2005) ha incluso ex se le ipotesi di negoziazione per conto proprio in cui l'intermediario compia operazioni di acquisto/vendita di strumenti finanziaria in contropartita diretta, essendo in questi casi gli intermediari portatori di interessi in contrasto con quelli dei clienti (in senso similare, cfr. Tribunale Udine, 1 luglio 2011, per cui “L'intermediario che negozia per conto proprio derivati "over the counter" deve esplicitare tutte le ragioni di conflitto di interessi e tra queste la presenza delle commissioni implicite o del margine lordo dell'operazione. In difetto, opera un obbligo di astensione dal compimento dell'operazione, la cui violazione comporta il risarcimento del danno. Il nesso di causalità, in considerazione della violazione di un obbligo di astensione, è in re ipsa”), mentre, invece, secondo un orientamento più recente (cfr. Trib. Roma del 20 marzo 2008) il conflitto di interesse non può farsi discendere direttamente dalla tipologia di operazione negoziale conclusa dagli intermediari, ma va valutata caso per caso, sulla scorta della valutazione degli interessi in contrasto.

La normativa di settore ed, in particolare, il Regolamento della Consob n. 16190/07 (Regolamento Intermediari) all'art. 29 e quello congiunto Consob/Banca d'Italia del 29 ottobre 2007 all'art. 23, prescrivono due tipologie di obblighi informativi in caso di operazioni che l'intermediario dovesse potenzialmente compiere in una situazione di conflitto di interessi.

La prima riguarda i clienti al dettaglio ed impone agli intermediari prima della conclusione del contratto una descrizione sintetica della politica seguita in caso di conflitto di interessi e, ogni qualvolta il cliente lo richieda, maggiori dettagli su tale politica cfr. da ultimo Cass. I, n.2472/2019, secondo cui  “Secondo quanto prescritto dall'art. 27 del Regolamento Consob n. 11522 del 1998, il conflitto di interessi nel quale versi la banca mandataria deve essere graficamente evidenziato sui documenti predisposti dall'intermediario attraverso una differenziazione nello stile o nel carattere idonea a renderla evidente rispetto al resto del contratto; non è perciò sufficiente, per ritenere assolto l'obbligo informativo incombente sull'intermediario, la dichiarazione contrattuale resa dal cliente, su modulo predisposto dalla banca e da lui sottoscritto, circa le informazioni ricevute sull'esistenza di un conflitto di interessi”).

Viceversa, nei confronti di tutti i clienti, la seconda tipologia impone di fornire un'ulteriore disclosure quando le misure adottate nella politica di gestione dei conflitti di interesse non siano sufficienti ad assicurare la ragionevole certezza che il rischio di nuocere agli interessi dei clienti venga evitato.

In tal caso, gli intermediari devono informare i clienti, prima di agire per loro conto, della natura e/o delle fonti dei conflitti affinché essi possano assumere una decisione informata sui servizi prestati, tenuto conto del contesto in cui il conflitto si manifesta.

Sulla responsabilità dell'intermediario in caso di operazioni compiute in conflitto di interessi e di violazione dell'obbligo di astensione, la giurisprudenza di legittimità ha ribadito la natura di responsabilità contrattuale da non corretto adempimento di obblighi legali facenti parte integrante del rapporto contrattuale d'intermediazione finanziaria in essere con il cliente (Cass. I, n. 10640/2016; Trib. Modena, 7 gennaio 2016, n. 33; Trib. Roma II, 25 novembre 2015, n. 23717).

In particolare in ordine alla prova del nesso causale da parte del cliente, secondo Cass. I,  n. 25335/2017,  “In tema di intermediazione finanziaria, nell'ipotesi di operazione inadeguata od in conflitto d'interessi, la violazione dell'obbligo giuridico di astensione a carico dell'intermediario esclude la necessità dell'accertamento del nesso causale, da ritenersi in "re ipsa"; invece nella differente ipotesi dell'inosservanza dell'obbligo di informazione attiva, specificamente prevista dall'art. 28, comma 2, del Regolamento Consob n. 11522 del 1998, l'esistenza del nesso causale andrà accertata in concreto, non potendosi escludere che l'investitore, una volta correttamente informato, avrebbe deciso di dar corso ugualmente all'investimento. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto estraneo al sindacato di legittimità l'apprezzamento compiuto dal giudice di merito circa la sussistenza del nesso causale tra l'inosservanza dell'obbligo).

La responsabilità è esclusa in caso adeguata informazione del conflitto (cfr. Trib. Milano VI, 12 novembre 2013, secondo cui “Gli intermediari autorizzati non possono effettuare operazioni con o per conto della propria clientela se hanno direttamente o indirettamente un interesse in conflitto, anche derivante da rapporti di gruppo, a meno che non abbiano preventivamente informato per iscritto l'investitore sulla natura ed estensione del loro interesse nell'operazione e l'investitore non abbia acconsentito espressamente per iscritto all'operazione” (Nella specie, il Trib. ha accolto la domanda di risarcimento del danno, quale ravvisabile nell'intervenuta violazione da parte dell'intermediario del disposto di cui all'art. 27 Del. Consob n. 11522/98, per aver posto in essere l'operazione di negoziazione in conflitto di interesse)”.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario