Comparsa di risposta per risarcimento danni a natante

Maria Carolina De Falco

Inquadramento

L'assicurazione obbligatoria per veicoli e per natanti, benché per molti aspetti coincidente, presenta per taluni altri una disciplina differente.

In particolar modo quella prevista per i natanti consente di azionare la garanzia solo per danni alle persone e non prevede la cd. azione diretta dell'assicurato nei confronti della propria compagnia assicuratrice in caso di danneggiamento provocato da terzi.

Queste, nell'atto in commento (comparsa di costituzione e difesa), le principali argomentazioni della compagnia assicuratrice del danneggiato di fronte alla citazione in giudizio del proprio danneggiato proprietario di un natante, e diretta ad ottenere l'indennizzo assicurativo, all'esito di un sinistro marittimo che aveva provocato a lui danni al motore.

Formula

TRIBUNALE DI .... [1]

COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA

PER

la Società..... [2], C.F. ...., con sede legale in ...., alla via, in persona del legale rapp.te p.t., Sig. ...., nato a .... il ..../..../.... , residente in ...., alla via .... n. ...., rappresentata e difesa, come da procura in calce, dall'Avv. .... (C.F. ....) [3], con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. ...., giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... [4], ovvero al seguente indirizzo di PEC: ....@ .... [5].

-convenuto-

CONTRO

Il Sig. ...., C.F. ...., nato a .... e residente in ...., alla via n. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliato presso il suo studio in ....;

-attore-

FATTO

1. Con atto di citazione notificato il ..../..../.... alla Società ...., il Sig. .... la conveniva in giudizio, chiedendone la condanna al pagamento dell'indennizzo, in forza di polizza n. ...., stipulata in data .... per tutti i danni subiti dalla propria imbarcazione in occasione del sinistro avvenuto il ..../..../.... in ....(....).

Esponeva l'attore che in occasione di tale sinistro il motore marino ...., matricola n. ...., montato sulla propria imbarcazione e assicurato con la Società ...., veniva danneggiato dall'imbarcazione .... tg. .... di proprietà di ....e assicurata con la Società ....;

— che per la riparazione dei danni subiti dal proprio motore marino si rendeva necessaria una spesa di Euro ....,...., come da preventivo prodotto;

— che il suo motore marino era assicurato per la RC presso la Società .... che, sebbene ritualmente invitata a risarcire i danni ex art. 149 del d.lgs. n. 209/05, con racc.ta a.r. n. ...., ricevuta il .... /.../..., ed inviata per conoscenza anche alla ....Spa, con raccomandata a.r. n. ...., ricevuta il ..../..../...., non vi provvedeva.

2. Con il presente atto, si costituisce in giudizio la convenuta che impugna tutto quanto ex adverso dedotto e rilevato e insiste per il rigetto della domanda attorea per i seguenti motivi in

DIRITTO

1) Sull'assicurazione obbligatoria per veicoli a motore e natanti

La domanda deve ritenersi inammissibile nei confronti dell'impresa di assicurazione del presunto danneggiato alla luce dell'art. 123 del d.lgs. n. 209/2005 (Natanti).

Detto articolo prescrive l'obbligatorietà della copertura assicurativa per la responsabilità civile verso terzi per le unità da diporto, solo per danni alle persone.

Solo nel caso, quindi, che un'unità da diporto procuri danni a persona sono applicabili, in quanto compatibili, le norme previste per l'assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore di cui al d.lgs. 209/2005 (Codice delle assicurazioni private).

La giurisprudenza pronunciatasi sul punto ha confermato tale assunto, riconoscendo che se non si versa in una ipotesi di assicurazione obbligatoria ex lege, è inammissibile l'azione diretta di risarcimento danni a carico dell'assicuratore.

Pertanto, nel caso di natanti, dato che l'art. 123, d.lgs. n. 209/05, limita l'obbligo dell'assicurazione alle sole ipotesi di danni alla persona, con esclusione di quelli a cose, la parte può, in giudizio, evocare eventualmente solo il responsabile civile, mentre la partecipazione al processo dell'assicuratore è possibile solo a seguito di chiamata del terzo operata dal convenuto previa autorizzazione del Giudice [6].

Nel caso di specie, l'attore ha richiesto il risarcimento dei danni riportati dal suo motore marino e, pertanto, non è applicabile la normativa di cui al Codice delle Assicurazioni Private.

Esso attore avrebbe dovuto citare in giudizio il proprietario del natante danneggiante che, a sua volta, avrebbe potuto chiamare in garanzia la propria compagnia di assicurazione se il suo natante fosse stato assicurato per i danni alle cose [7].

Del resto, la norma di cui all'art. 123 del d.lgs. n. 209/2005 rispecchia la norma di cui all'art. 2 della l. n. 990/1969 abrogata.

Per tali ragioni, si chiede che l'Ecc.mo Tribunale adìto Voglia, respinta ogni contraria istanza, eccezione e difesa, accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

dichiarare l'inammissibilità e/o improponibilità della domanda ex art. 149 del cod. ass. nei confronti dell'impresa di assicurazione del presunto danneggiato alla luce dell'art. 123 del d.lgs. n. 209/2005;

in subordine, accertare l'infondatezza della domanda sull'an e sul quantum debeatur.

Con vittoria di spese, diritti ed onorari di causa, oltre Iva e Cpa come per legge.

IN VIA ISTRUTTORIA

Formulando sin d'ora ogni più ampia riserva di articolazione dei mezzi istruttori, nei termini di cui all'art. 183, comma 6, nn. 2 e 3, c.p.c., si offrono in comunicazione, mediante deposito, i seguenti documenti:

1. atto di citazione notificato il ....;

2. contratto di assicurazione;

3. lettera raccomandata a/r di denuncia sinistro e richiesta indennizzo

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

Il sottoscritto Sig. .... (C.F.: .... ), nato a ...., il .... e residente in .... alla via ...., nella qualità di amministratore unico e legale rapp.te della Società .... (C.F. ....) con sede legale in .... alla via ...., informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F.: .... ) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ....alla via ...., n. ....

Luogo e data ....

Sig. .... n. q.

È autentica

Firma Avv.....

[1] Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli artt. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014).

[2] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2.

[3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.

[4] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014 conv., con modif., dalla l. 114/2014. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla l. n. 114/2014.

[6] Si veda sul punto Trib. Napoli II, 10 settembre 2015 n. 11539.

[7] Già nella vigenza della legge 990/1969, la giurisprudenza della Cassazione era conforme nel ritenere che “Nell'assicurazione per la responsabilità civile, l'azione diretta del danneggiato nei confronti dell'assicuratore è ammessa soltanto nei casi espressamente previsti dalla legge (ovvero nell'ipotesi di assicurazione obbligatoria per la circolazione di veicoli e natanti, disciplinata dalla legge n. 990 del 1969, e nell'ipotesi disciplinata dalla legge n. 968 del 1977 in tema di esercizio della caccia), mentre in tutti gli altri casi l'assicuratore è obbligato solo nei confronti dell'assicurato a tenerlo indenne da quanto questi debba pagare ad un terzo cui ha provocato un danno, sicché, al di fuori delle eccezioni sopra indicate, soltanto l'assicurato è legittimato ad agire nei confronti dell'assicuratore, e non anche il terzo, nel confronti del quale l'assicuratore non è tenuto per vincolo contrattuale né a titolo di responsabilità aquiliana (Cass. III, n. 9516/2007).

Commento

Premessa

L'assicurazione obbligatoria per veicoli a motore e natanti, è stata introdotta nel nostro ordinamento dalla l. n. 990/69 per rafforzare la necessaria sussistenza della garanzia assicurativa, volta a ricoprire i danni cagionati dalla circolazione stradale.

I veicoli a motore senza guida di rotaie, compreso i filoveicoli e i rimorchi, non possono essere posti in circolazione sulla strada senza l'apposita copertura assicurativa responsabilità civile automobilistica (R.C.A.) a norma delle vigenti disposizioni di legge sulla responsabilità civile verso terzi.

L'obbligo di cui all'art. 1 della suddetta legge, prevedeva che ogni veicolo circolante negli spazi pubblici, dovesse essere protetto da una polizza assicurativa tale da coprire i danni causati a terze persone coinvolte in un eventuale sinistro, fino ad un determinato massimale.

L'obbligatorietà della copertura assicurativa decadeva solo quando il veicolo veniva sottoposto a demolizione, con conseguente radiazione dal Pubblico Registro Automobilistico.

Era fatto l'obbligo di contrarre l'assicurazione a chiunque ponesse in circolazione veicoli o natanti”; a chi avesse la disponibilità del veicolo, a chi consentisse la sua circolazione e a chi lo conducesse.

Ne conseguiva che l'assicurazione obbligatoria, impostata dalla legge, viaggiasse a doppio senso: da un lato, il proprietario/utilizzatore del veicolo natante era tenuto ad assicurarsi e, dall'altro, l'assicuratore doveva permettere che questo avvenisse.

Invero, l'articolo 11 nella l. n. 990/1969, affermava che: «Le imprese sono tenute ad accettare le proposte per l'assicurazione obbligatoria che siano a loro pervenute secondo le condizioni generali e le tariffe approvate e stabilite dal CIP».

Al primo comma, la suddetta legge operava un rinvio all'articolo 2054 del codice civile, relativamente all'estensione di tutela dei terzi danneggiati in caso di sinistro.

Nel secondo comma, la garanzia veniva estesa per i danni da lesione alla persona anche in relazione ai trasportati.

Nel terzo comma, infine, la garanzia tutelava i terzi danneggiati, per quei danni derivanti da sinistri causati a seguito della circolazione non autorizzata del veicolo e comunque, salvo diritto di rivalsa da parte dell'assicurazione sul conducente non autorizzato.

 

Codice delle assicurazioni private. Ambito applicativo e principali novità legislative

La legge del 1969 ha subito vari aggiornamenti e modificazioni ed è poi stata definitivamente sostituita dal nuovo codice delle assicurazioni private, (anch'esso più volte modificato) il quale, nel confermare l'obbligo assicurativo, ha introdotto anche una serie di novità, tra le quali la più importante è quella del risarcimento diretto (art. 149 cod. ass.).

Più specificamente, il codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, ha effettuato un intervento di armonizzazione e semplificazione della normativa primaria di cui l'ordinamento del settore assicurativo, aggiornato di volta in volta, con le modifiche apportate dal d.l. 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla l. 11 agosto 2014, n. 116 e, successivamente, dal d.lgs. 12 maggio 2015, n. 74 e dalla l. 4 agosto 2017, n. 124.

L'art. 122 del d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209 (cd. cod. ass.) configura quale condizione obbligatoria per la circolazione dei veicoli, l'assicurazione per i danni derivanti da responsabilità civile.

Tale obbligo, come di seguito ribadito, risponde a due necessarie esigenze: garantire il patrimonio dell'assicurato, sul quale il danneggiato potrebbe rivalersi, e tutelare le vittime dei sinistri dai danni cagionati da un creditore non solvente. La circolazione stradale caratterizzata dal rischio che ne consegue, al pari di tutte le attività garantite da un contratto di assicurazione, dà origine ad una responsabilità civile, così come stabilito dall'ordinamento giuridico.

Si tratta, tuttavia, di una forma particolare di responsabilità civile, con caratteristiche del tutto peculiari rispetto a quella individuata da codice civile all'art. 2054 c.c.

La previsione dell'assicurazione obbligatoria ha inteso, infatti, tutelare non solo i conducenti, bensì anche i terzi per il risarcimento dei danni derivanti da un sinistro e ciò anche in caso di condotta dolosa del danneggiante (cfr. Cass. III, n. 5180/2018 per cui “In tema di assicurazione obbligatoria dei veicoli a motore, la garanzia assicurativa copre anche il danno dolosamente provocato dal conducente nei confronti del terzo danneggiato, il quale, pertanto, ha diritto di ottenere dall'assicuratore del responsabile il risarcimento del danno, non trovando applicazione la norma di cui all'art. 1917 c.c.- che non costituisce il paradigma tipico della responsabilità civile da circolazione stradale, rinvenibile, invece, nelle leggi della RCA e nelle direttive Europee che affermano il principio di solidarietà verso il danneggiato - salva la facoltà della compagnia assicuratrice di rivalersi nei confronti dell'assicurato -danneggiante, per il quale la copertura contrattuale non opera (confermato il diritto di rivalsa della compagnia assicuratrice nei confronti della proprietaria di un veicolo che aveva lasciato incautamente che al volante dello stesso si trovasse una minorenne, coinvolta poi in un sinistro stradale).”

La Cassazione ha puntualizzato di recente che l'uso improprio del veicolo coperto da assicurazione obbligatoria esclude l'accesso al sistema di tutela previsto per la circolazione stradale :invero,  “Il contratto di assicurazione obbligatoria r.c.a. deve ritenersi operante in favore del solo soggetto danneggiato allorquando il veicolo per cui è stata stipulata la polizza, ancorché impegnato nella circolazione stradale, sia stato volontariamente utilizzato in modo improprio rispetto alla sua natura di mezzo di trasporto (nella specie, il conducente di un'autovettura aveva investito volontariamente e a più riprese una donna, schiacciandole le gambe contro il muro di un edificio a ridosso del marciapiede” (Cass. III, n. 19368/2017).

Prima dell'entrata in vigore del nuovo Codice delle Assicurazioni, la precedente disciplina, infatti, non considerava terzi i soggetti trasportati e, conseguentemente, venivano esclusi dai benefici dell'assicurazione obbligatoria.

Successivamente, la l. n. 39/1977, modificando il regime precedente, ha esteso la tutela anche ai trasportati, fatte salve alcune categorie di persone, quali quelle che avevano la disponibilità giuridica o di fatto del veicolo - il proprietario o il conducente qualora trasportato - e quelle che si trovavano in rapporto di parentela con questi, come il coniuge, gli ascendenti, i discendenti, gli affiliati e gli altri parenti entro il terzo grado.

A partire dal d.lgs. n. 209/2005, la figura del terzo trasportato viene ripresa così come disposto all'art. 122, secondo comma, che estendendone la previsione, recita: «l'assicurazione comprende la responsabilità per i danni alla persona causati ai trasportati, qualunque sia il titolo in base al quale è effettuato il trasporto».

L'articolo 122 e l'art 193 C.d.S., poi, dettano i riferimenti operativi dell'assicurazione obbligatoria circa la circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, specificando che i vettori senza guida di rotaie, compresi i filoveicoli e i rimorchi, non possono essere posti in circolazione su strade di uso pubblico o su aree a queste equiparate, se non siano coperti dall'assicurazione per la responsabilità civile verso i terzi prevista dalle citate norme.

Dal punto di vista dell'ambito applicativo, in ogni caso, secondo consolidata giurisprudenza, con riferimento alla copertura della garanzia per R.C.A., nel concetto di circolazione vanno ricompresi sia i veicoli in movimento che quelli in stato di quiete (arresto, fermata, sosta) (Cass. S.U., n. 8620/2015).

Nella nozione di veicolo, e come tale soggetto ad assicurazione obbligatoria, è ricompreso secondo la recente decisione della Corte di Giustizia UE, V, 10 giugno 2021, n.923 anche il rimorchio : “La nozione di «veicolo» è definita all'articolo 1, punto 1, della direttiva 2009/103 come «qualsiasi autoveicolo destinato a circolare sul suolo e che può essere azionato da una forza meccanica, senza essere vincolato ad una strada ferrata, nonché i rimorchi, anche non agganciati», risulta quindi senza ambiguità che tanto un trattore stradale quanto un rimorchio, o un semirimorchio, considerati singolarmente, costituiscono un «veicolo» ai sensi di tale disposizione e devono pertanto essere oggetto si contratto di assicurazione. Ne consegue che non si può ritenere che, quando è agganciato a un trattore stradale, un rimorchio, o un semirimorchio, costituisca una cosa trasportata da tale trattore stradale o formi con esso un unico veicolo e perda quindi la sua qualità di «veicolo» ai sensi dell'articolo 1, punto 1, della direttiva 2009/103. Di conseguenza, fatto salvo l'esercizio da parte dello Stato membro, in cui il rimorchio o il semirimorchio staziona abitualmente, dell'opzione concessa a quest'ultimo ai sensi dell'articolo 5 della direttiva 2009/103, qualsiasi rimorchio o semirimorchio è soggetto all'obbligo di assicurazione ai sensi dell'articolo 3, primo comma, della direttiva 2009/103, sia esso agganciato o meno a un altro veicolo”.

Ancora quanto all'estensione territoriale della disciplina, l'art. 122 al comma 4, inoltre, prevede la copertura assicurativa anche per i danni causati nel territorio degli altri Stati membri, secondo le condizioni ed entro i limiti stabiliti dalle legislazioni nazionali di ciascuno di tali Stati, concernenti l'assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, ferme le maggiori garanzie eventualmente previste dal contratto o dalla legislazione dello Stato in cui stazionano abitualmente.

Pertanto, l'assicurazione obbligatoria copre tutto il territorio italiano, comprese la Città del Vaticano e la Repubblica di San Marino e gli Stati dell'Unione Europea, con la previsione di un massimale, (una soglia minima), che le compagnie d'assicurazione devono necessariamente garantire come risarcibile e che può essere innalzata aumentando il premio assicurativo.

Il Codice delle assicurazioni private(artt. 149 e 150 del d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209), infine, tra le novità più rilevanti ha introdotto la procedura di risarcimento diretto nell'ipotesi di sinistri tra veicoli a motore.

L'azione diretta accordata ai terzi trasportati, risponde all'esigenza di tutela maggiore degli stessi, rispetto alla previsione di cui all'art. 1917 c.c., in materia contrattuale (Cass. S.U., n. 8620/2015).

Con un'interessante decisione la Corte di Giustizia Europea, proprio di recente, pronunciandosi sulla vicenda giudiziaria sorta a seguito di un incidente mortale, occorso al figlio della proprietaria di un'automobile non più assicurata, non utilizzata ma custodita su un terreno di proprietà, il quale si era messo alla guida del veicolo, provocando un sinistro in cui era deceduto insieme ad altre due persone, assunto che  “La stipulazione di un contratto di assicurazione della responsabilità civile relativa alla circolazione di un autoveicolo è obbligatoria anche quando il veicolo sia fermo per scelta del suo proprietario, il quale non ha più intenzione di guidarlo. Quest'ultimo, infatti, è sempre patrimonialmente responsabile dei danni provocati dal veicolo, anche se, di fatto, lo aveva dismesso da tempo tenendolo comunque nella propria disponibilità. A interrompere il nesso che lega il mezzo al proprietario è solamente il suo ritiro ufficiale dalla circolazione” (Corte giustizia UE, grande sezione, 04/09/2018,  n. 80).

Secondo i giudici di Lussemburgo, la scelta di non utilizzare il veicolo non sposta minimamente l'obbligo assicurativo e quindi la responsabilità diretta del proprietario per il danno provocato dal mezzo.

La decisione è stata confermata anche di recente dal medesimo organo giurisdizionale sovranazionale che nella decisione del 2021 n. 383 nella quale ha statuito che “Un veicolo, anche se immobilizzato su un parcheggio privato sorvegliato ed inidoneo a circolare a causa delle sue cattive condizioni tecniche, se è ancora immatricolato in uno Stato membro e non è mai stato regolarmente ritirato dalla circolazione, secondo la legislazione nazionale applicabile, continua a rientrare, per tutto il periodo in questione, nell'ambito dell'obbligo di assicurazione.

L'articolo 3, primo comma, della direttiva 2009/103/CE, concernente l'assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e il controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità, dev'essere interpretato nel senso che la conclusione di un contratto di assicurazione della responsabilità civile relativa alla circolazione di un autoveicolo è obbligatoria quando il veicolo di cui trattasi è immatricolato in uno Stato membro, qualora tale veicolo non sia stato regolarmente ritirato dalla circolazione conformemente alla normativa nazionale applicabile”.

Esso prevede che, nella maggior parte dei casi ( ed in particolare nella sola ipotesi di sinistri intercorsi tra due veicoli a motore e non di un numero più rilevante), il danneggiato si possa rivolgere direttamente alla compagnia assicurativa del veicolo sul quale viaggiava al momento del sinistro per ottenere il risarcimento danni in caso di sinistro causato dalla controparte, senza dover richiedere il pagamento dei danni alla compagnia del danneggiante.

In questo caso, i danni derivanti dal sinistro sono risarciti non dalla compagnia del responsabile, ma dalla stessa compagnia del danneggiato.

Per maggiori dettagli sull'istituto si rinvia alla formula sull'indennizzo diretto (art. 149 cod. ass.).

Il d.l. n. 179 del 2012 sul contratto di assicurazione obbligatoria

Il decreto-legge n. 179 del 24 gennaio 2012, cosiddetto “decreto liberalizzazioni” ha introdotto diverse disposizioni volte a rendere più concorrenziale e trasparente il settore assicurativo, al fine di ridurre il costo delle polizze anche attraverso il contrasto alle frodi, introducendo un nuovo criterio definito dall'IVASS, per il funzionamento del sistema al fine di incentivare l'efficienza produttiva delle imprese ed, in particolare, il controllo dei costi dei risarcimenti e l'individuazione delle frodi.

Il d.l. n. 179/12 ha previsto che il contratto di assicurazione obbligatoria R.C. auto abbia durata annuale o pluriennale, su richiesta dell'assicurato, vietando il rinnovo tacito del contratto assicurativo (disciplina estesa dal “DDL Concorrenza 2017”, l.4 agosto 2017 n. 124 di cui infra anche alle assicurazioni di rischi accessori al rischio principale della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli, qualora lo stesso contratto, ovvero un altro stipulato contestualmente, garantisca simultaneamente il rischio principale e quello accessorio: cfr. nuovo art. 170 bis comma 1 bis d.lgs. n. 209/2005 -Codice delle Assicurazioni Private).

Sulla durata, l'impresa di assicurazione è tenuta ad avvisare il contraente della scadenza del contratto con preavviso di almeno trenta giorni.

Inoltre, la garanzia prestata con il contratto scaduto deve essere mantenuta operante fino a non oltre il quindicesimo giorno successivo alla scadenza del contratto, fino all'effetto della nuova polizza.

Al fine di favorire una scelta contrattuale maggiormente consapevole da parte del consumatore, il d.l. 179 del 2012 ha previsto la definizione, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentiti l'IVASS, l'ANIA e le principali associazioni rappresentative degli intermediari assicurativi la struttura di un contratto base di assicurazione responsabilità civile auto, nel quale prevedere tutte le clausole necessarie ai fini dell'adempimento di assicurazione obbligatoria rivolto pubblicamente a chi ne abbia interesse.

Per ridurre i costi e contrastare la pratica fraudolenta, il d.l. 179/2012 ha introdotto nuovi strumenti, quali la volontaria ispezione del veicolo e la “scatola nera” che consentono una riduzione delle tariffe, nonché una restrizione della risarcibilità per le lesioni di lieve entità alla persona (cfr. supra).

Il “decreto liberalizzazioni”, inoltre, ha introdotto l'obbligo per gli intermediari che offrono servizi e prodotti R.C. auto e natanti, di informare il cliente sulla tariffa e sulle altre condizioni contrattuali proposte da almeno tre compagnie assicurative non appartenenti ai medesimi gruppi; in caso di inadempimento è prevista una sanzione a carico dell'impresa mandante che risponde in solido con l'intermediario.

 

Obbligo a contrarre

Per rafforzare la necessaria sussistenza della garanzia assicurativa, volta a ricoprire i danni cagionati dalla circolazione stradale, è stata introdotta dal legislatore l'obbligatorietà per le imprese assicuratrici nell'accettare le proposte contrattuali promosse dai consumatori, purché non contrarie alla legge, e destinate, comunque a instaurare un rapporto contrattuale, fondato sul principio di osservanza delle regole di correttezza e buona fede (Cass. III, n. 8412/2015).

Di recente la cd. “Legge Concorrenza 2017”, legge 4 agosto 2017, n. 124, sulla scia del già menzionato d.l. n. 179/2012 ha – modificando l'art. 132 Codice delle Assicurazioni Private - imposto ( comma 1) alle compagnie assicuratrici di stabilire preventivamente le condizioni di polizza e le tariffe relative all'assicurazione obbligatoria, ricomprendendo ogni rischio derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, obbligando ( comma 1-bis) al contempo – all'esito di tale prospettazione – le compagnie stesse ad accettare le proposte pervenute in ossequio a tali condizioni, fatta salva la possibilità di verificare la correttezza dei dati risultanti dall'attestato di rischio, nonché dell'identità del contraente e dell'intestatario del veicolo, se persona diversa.

In quest'ultimo caso (comma 1 ter), ovvero in caso di mancata corrispondenza dei dati, la compagnia non è obbligata a contrarre ed, invece, deve ricalcolare il premio in base alle diverse informazioni e inviare il nuovo preventivo al potenziale cliente.

La cd. “Legge Concorrenza 2017”, legge 4 agosto 2017 n. 124 ha, altresì, introdotto l'art. 132-ter del Codice delle Assicurazioni Private che, in tema di tariffe, ha imposto alle compagnie assicurative di applicare – pena sanzioni amministrative pecuniarie (comma 11) - al momento della stipulazione del contratto, o al suo rinnovo, uno sconto definito “significativo” (comma 2), evidente nell'ambito del preventivo (comma 6) e sui siti internet (comma 8) rimesso ad un regolamento dell'IVASS da emettersi a legislazione vigente e senza nuovi oneri di finanza pubblica (comma 7), in caso di: 1) accettazione da parte del cliente alla presentazione della proposta di sottoposizione del veicolo ad ispezione da eseguire a cura e spese dell'impresa assicuratrice; 2) installazione della cd. “scatola nera”; 3) installazione, su proposta della compagnia o su iniziativa del cliente, di meccanismi elettronici che impediscono l'avvio del motore quando sia riscontrato nel guidatore un tasso alcolemico superiore ai limiti di legge.

L'obbligatorietà della copertura assicurativa garantisce non solo i guidatori, ma si estende a tutti i terzi (basti pensare ai pedoni e al loro rischio di subire un danno da un soggetto insolvente), e garantisce la conoscibilità del responsabile dell'evento sinistroso.

 

Franchigia. Rinvio

Per l'applicazione specifica dell'istituto della franchigia al contratto di assicurazione per la responsabilità civile automobilistica, si rinvia al paragrafo contenuto nella formula sulla Franchigia e franchigia aggregata.

 

Assicurazione obbligatoria per “natante”

Si ricorda che l'obbligo dell'assicurazione obbligatoria r.c. natanti è stato introdotto in Italia dalla l. 24 dicembre 1969, n. 990 e la legge 8 luglio 2003, n. 172 e disposizioni per il riordino e il rilancio della nautica da diporto e del turismo nautico. Attualmente la materia è disciplinata dall'art. 123 cod. ass. (d.lgs. n. 209/2005).

Ai fini dell'assicurazione obbligatoria per “natante”, dunque, si intende qualsiasi unità da diporto che sia azionata da propulsione meccanica e che sia destinata alla navigazione marittima, fluviale o lacustre in acque ad uso pubblico o in acque a queste equiparate (d.m. n. 86/2008).

In particolare il comma 4, prevede che alle unità da diporto, ai natanti ed ai motori amovibili si applichino, in quanto compatibili, le norme previste per l'assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore.

Per cui, ove non vi sia una specifica norma, si applica la normativa vigente per i veicoli a motore, compresa la disciplina del certificato di assicurazione, del contrassegno e del modulo di denuncia di sinistro.

Per quanto attiene i danni alle cose prodotti da natante, non sono riconosciute al danneggiato né l'azione diretta contro l'assicuratore, né la garanzia del Fondo per le vittime della strada, disciplinate, rispettivamente, dagli artt. 18 e 19 della legge 24 dicembre 1969, n. 990 con riferimento ai soli danni per i quali vi è obbligo di assicurazione, atteso che l'art. 2 della stessa legge limita tale obbligo, per i natanti, alla sola copertura dei danni alle persone (Cass. III, n. 8816/2002).

Nel caso di “natanti”, dato che l'art. 123, d.lgs. n. 209/2005, limita l'obbligo dell'assicurazione alle sole ipotesi di danni alla persona, con esclusione di quelli a cose, chi ne abbia interesse, può evocare in giudizio, solo il responsabile civile, mentre la partecipazione al processo dell'assicuratore è possibile solo a seguito di chiamata del terzo operata dal convenuto previa autorizzazione del Giudice” (Trib. Napoli II, 10 settembre 2015 n. 11539).

Pertanto trova applicazione la regola generale secondo cui, non sussistendo alcun rapporto immediato e diretto fra assicuratore e danneggiato, questo ultimo non ha azione diretta contro l'assicuratore (Cass. III, n. 10156/1994).

Tutte le unità da diporto, tender compresi, (con la sola esclusione delle barche a remi e delle barche a vela senza motore ausiliario), devono essere coperte da una polizza assicurativa di responsabilità civile (R.C.) per i danni provocati a terzi con un massimale minimo di garanzia di almeno euro 2.500.000.

L'assicurazione di responsabilità civile è altresì obbligatoria per tutti i motori amovibili di qualsiasi tipo (benzina, diesel, 2 tempi, 4 tempi, elettrici, idrogetto, ecc.) e di qualsiasi potenza dal momento che il vecchio limite di tre cavalli fiscali di esenzione dall'obbligo assicurativo è stato soppresso dalla legge di riforma della nautica da diporto (172/2003). L'assicurazione del motore amovibile naturalmente si estende al natante sul quale tale motore viene di volta in volta collocato.

Il certificato di assicurazione con il relativo contrassegno d'assicurazione (o tagliando di assicurazione) costituiscono parte integrante della documentazione nautica da detenere a bordo dell'unità da diporto e da esibire agli organi preposti alla vigilanza in mare, qualora ne facciamo richiesta.

In tale documentazione non rientra invece il contratto di assicurazione che non è quindi necessario conservare a bordo.

 

Tariffa bonus malus

La clausola bonus-malus prevista in conformità del dettato legislativo di cui all'art. 11 l. 24 dicembre 1969 n. 990, costituisce una modalità di personalizzazione delle tariffe della RCA dove al contraente viene assegnata una precisa classe di merito, in base a determinati requisiti, primo fra tutti il numero degli incidenti registrati in un determinato lasso temporale.

Se l'assicurato non ha registrato alcun incidente, allora, la compagnia assicurativa gli attribuisce un bonus, ovvero la possibilità di accedere ad una classe di merito caratterizzata da un premio inferiore, rispetto a quello della classe di provenienza.

Al contrario, se l'assicurato provoca un numero di sinistri, allora, egli riceverà un malus, ovvero, retrocederà alla classe di merito più bassa, caratterizzata da un premio più elevato.

Il meccanismo di tariffazione consente dunque di far variare il prezzo del premio assicurativo di anno in anno, in modo tale che esso sia differente, più economico o più caro, a seconda dei sinistri causati dal cliente.

Il premio da pagare viene stabilito in base alla classe di appartenenza, 18 classi di merito, dall'ultima, la più costosa, fino alla prima, più bassa e più economica. L'assicurato sarà in bonus se rientra nelle classi di merito considerate dalla 1 alla 13, mentre è in malus se appartiene alle categorie comprese dalla 15 alla 18.

La classe di partenza per chi stipula un'assicurazione auto per la prima volta è la quattordicesima a cui è attribuita una tariffa base.

In caso di sinistri, l'assicurato perderà due posizioni sulla classifica di merito, mentre di anno in anno e in assenza di sinistri, guadagna una classe verso l'alto.

Le clausole dei contratti di assicurazione della responsabilità civile per la circolazione di veicoli (o natanti) a motore che prevedano aggiornamenti del premio inizialmente pattuito operano con variazione in pejus in relazione al verificarsi, o meno, di sinistri in dato periodo di tempo e soltanto in caso di provata responsabilità dell'assicurato per un danno risarcibile a terzi.

All'uopo graverà sull'impresa assicuratrice, fornire la dimostrazione dell'esistenza delle condizioni per la variazione in aumento del premio, in applicazione della clausola bonus/malus, e cioè di aver agito con la diligenza del buon padre di famiglia nell'accertamento del danno e nella tutela degli interessi dell'assicurato (Cass. III, n. 18603/2016).

Nel caso di tacito rinnovo di una polizza assicurativa per la RC auto, laddove l'assicurato non abbia causato sinistri nel precedente periodo assicurativo, è illegittima la pretesa dell'assicuratore di percepire un premio maggiorato; in questo caso, l'assicurato ha diritto alla restituzione dell'eccedenza rispetto al premio pagato per il periodo precedente (Giudice pace Napoli, 5 febbraio 2003 n. 1415)

Va anche precisato che, in caso di incidente, può ricadere sull'assicuratore una responsabilità per mala gestio nei confronti dell'assicurato che si configura ogni qualvolta la compagnia si sia resa inadempiente per aver gestito la vertenza senza usare l'ordinaria diligenza e senza aver osservato gli obblighi di correttezza e buona fede nel perseguimento dei comuni interessi (Cass. III, n. 4867/1998, Cass. III, n. 1376/1994, Cass. III, n. 11975/1998, Cass. III n. 4156/1999).

Infine, sempre in ambito di tariffe l'art. 133 d.lgs. n. 209/2005, al comma 1-bis ( introdotto dalla l. 4 agosto 2017 n. 124,) fa divieto alle imprese assicurative di differenziare la progressione e l'attribuzione delle classi di merito interne in funzione della durata del rapporto contrattuale tra l'assicurato e la medesima impresa, ovvero in base ai parametri che ostacolino la mobilità tra diverse imprese di assicurazione, garantendo pari trattamento agli assicurati aventi identiche caratteristiche di rischio (cfr. anche art. 134 comma 4-ter) .

 

Profili processuali

Quanto ai profili strettamente processuali meritano di essere puntualizzate alcuni approdi giurisprudenziali da ritenersi ormai consolidati.

In tema di litisconsorzio, invero, «Anche in tutte le ipotesi di azioni dirette disciplinate dal vigente d.lgs. n. 209 del 2005, il proprietario del veicolo assicurato deve essere, quale responsabile del danno, chiamato in causa quale litisconsorte necessario nel giudizio promosso dal danneggiato contro l'assicuratore, al fine di rendere opponibile all'assicurato l'accertamento della sua condotta colposa, in vista dell'azione di regresso dell'assicuratore» (Cass. III, n. 23706/2016; Cass. III, n. 8825/2007; Cass. III, n. 2665/2006; Trib. Pisa, 5 luglio 2016, n. 902).

In tema di formazione del giudicato, poi, «Qualora il danneggiato, esercitando l'azione diretta nei confronti dell'assicuratore, evochi in giudizio quest'ultimo ed il responsabile assicurato (artt. 18 e 23 della legge 24 dicembre 1969, n. 990), le domande proposte si trovano in rapporto di connessione e reciproca dipendenza, trovando presupposti comuni nell'accertamento della responsabilità risarcitoria dell'assicurato e dell'entità del danno risarcibile, con la conseguenza che l'impugnazione della sentenza per un capo attinente a detti presupposti comuni, da qualunque parte ed in confronto di qualsiasi parte proposta, impedisce il passaggio in giudicato dell'intera pronuncia con riguardo a tutte le parti» (Cass. III, n. 15226/2014).

A proposito, poi, di legittimazione passiva per il caso di veicolo dato in leasing «Il proprietario, formale intestatario del veicolo dato in leasing e coinvolto in incidente stradale, non può essere considerato legittimato passivo rispetto alla pretesa di risarcimento proposta dal danneggiato, quando le condizioni del contratto di leasing prevedano per l'utilizzatore l'obbligo di contrarre assicurazione per R.C.A. e di manlevare il proprietario da ogni responsabilità: in tal caso l'utilizzatore va equiparato all'usufruttuario del veicolo e va applicata per analogia la previsione del comma 3 dell'art. 2054 c.c.» (Trib. Casale Monferrato, 23 maggio 1997).

Infine, in materia di riparto dell'onere della prova del contratto assicurativo in tema di r.c.a., l'onere di provare l'esistenza del contratto d'assicurazione della r.c.a., stipulato tra il responsabile d'un sinistro stradale e la compagnia che si assume esserne il garante, grava sul terzo danneggiato (ex multis, Cass. III, n. 7738/07; Cass. III, n. 6635/2006; Cass. III, n. 14734/2001).

Tale prova tuttavia può essere fornita con ogni mezzo, essendo il danneggiato terzo rispetto al contratto di assicurazione, ed è comunque sufficiente a tal fine la dimostrazione che al momento del sinistro il responsabile esponeva un contrassegno formalmente valido, e che il sinistro si sia verificato nell'arco temporale in esso indicato (Cass. III, n. 23313/2007; Cass. III, n. 7738/2007; Cass. III, n. 6635/2006; Cass. III, n. 4803/1999; Cass. III, n. 5194/1998). Ove, poi, quel contrassegno fosse stato rilasciato per errore, ovvero nonostante il mancato pagamento del premio, questa è circostanza inopponibile al terzo danneggiato, la quale può soltanto giustificare un'azione di rivalsa dell'assicuratore nei confronti dell'agente o del preposto che ha incautamente rilasciato il contrassegno (Cass. III, n. 16726/2009).

Resta salva dunque la sola ipotesi della falsificazione del contrassegno, giacché in questo caso manca del tutto il contratto, e l'eccezione di inesistenza del contratto è sempre opponibile al terzo danneggiato.

A questo proposito, «L'assicuratore della responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli, ove intenda opporre al terzo danneggiato l'inesistenza del rapporto assicurativo, ha l'onere di sollevare la relativa contestazione sin dal momento della ricezione della richiesta scritta di risarcimento di cui all'art. 145 cod. ass. (ovvero, in precedenza, di cui all'art. 22 l. n. 990 del 1969), alla quale sia allegato il modulo di denuncia di sinistro di cui all'art. 143 cod. ass. Ove ciò non faccia, né la relativa contestazione sia formulata nella comparsa di costituzione e risposta, resta precluso all'assicuratore eccepire in corso di causa l'inesistenza del contratto» Cass. III, n. 23614/2012).

In ogni caso, «Nel caso di sinistro stradale causato da veicolo, il possesso di un certificato assicurativo, ad esso relativo, formalmente valido, ma rilasciato dopo il sinistro e fraudolentemente retrodatato, costituisce circostanza non opponibile al terzo danneggiato quando la falsità provenga dall'agente per il tramite del quale è stato stipulato il contratto, potendo, tuttavia, l'assicuratore - una volta adempiuta la propria obbligazione nei confronti del terzo - agire in rivalsa nei confronti dell'intermediario infedele e in via di regresso nei confronti dell'assicurato» (Cass. III, n. 6974/2016).

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