Atto di citazione per responsabilità derivante dalla circolazione dei veicoli ex art. 2054 c.c.

Maria Carolina De Falco
aggiornato da Alessia Longo

Inquadramento

Nell'ambito della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli ai sensi dell'art. 2054 c.c., il conducente di un veicolo è tenuto al risarcimento del danno causato a persone o cose, derivante dalla condotta imprudente direttamente incidente sulla causazione dell'evento sinistroso, a meno che non provi di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno. La fattispecie assume in dottrina ed in giurisprudenza una duplice accezione, ricondotta, da un lato, alla colpa civilisticamente presunta e, dall'altro, alla responsabilità oggettiva.

Nel caso affrontato nel presente atto di citazione dinanzi al Giudice di Pace competente per territorio un pedone, travolto da una vettura mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali, invoca la esclusiva responsabilità dell'automobilista escludendo qualunque forma di corresponsabilità dell'accaduto, avendo tenuto una condotta conforme alle regole della strada e non avendo creato alcun intralcio alla circolazione dei veicoli.

Formula

GIUDICE DI PACE DI .... [1]

ATTO DI CITAZIONE

Per il Sig. .... nato a .... il .... residente in .... alla via .... n. .... [2], C.F. .... elettivamente domiciliato in .... alla via .... n. .... [3] presso lo studio dell'Avv. .... C.F. ....[4] che lo rappresenta e difende in virtù di procura in calce del presente atto, il quale dichiara di voler ricevere le comunicazioni al n. di fax .... [5] o all'indirizzo di posta elettronica ....@.... [6] espongo quanto segue

FATTO [7]

1) In data ..../..../...., alle ore .... circa, il Sig. .... attraversava su strisce pedonali, la strada sita in Via .... nei pressi dell'incrocio con la Via .... .

2) In tali circostanze di tempo e di luogo, veniva investito dall'autoveicolo tipo .... di proprietà del Sig..... e guidato dallo stesso, il quale viaggiava a velocità elevata tanto da non riuscire a frenare in tempo per poter evitare la collisione con l'odierno attore, in palese violazione delle comuni regole di diligenza imposte dal codice della strada.

3) A seguito del sinistro il Sig. veniva trasportato presso il Pronto Soccorso dell'Ospedale di .... ove venivano riscontrate diverse lesioni e traumi;

4)In data .... il Sig. .... veniva sottoposto a perizia medico-legale da parte del Dott. .... il quale dichiarava che il Sig. .... a causa dell'incidente aveva subito un "........", una inabilità temporanea totale di .... giorni e una inabilità temporanea parziale di .... giorni";

5) Il Sig. .... pertanto, ha riportato i danni fisici di seguito quantificati in Euro.... e segnatamente:

Tabella di riferimento: 2016-2017

Età del danneggiato: .... anni

Percentuale di invalidità permanente: ....%

Danno biologico permanente Euro ....

Giorni di invalidità temporanea totale: ....

Giorni di invalidità temporanea parziale al 50%: ....

6) Stante la suddetta dinamica del sinistro, peraltro risultante da rapporto della polizia municipale intervenuta sul luogo, appare inconfutabile la responsabilità esclusiva del convenuto nella causazione del sinistro, il quale ha violato l'art. 2054 c.c.., oltre che le regole dell'ordinaria prudenza.

5) Con lettera raccomandata a/r del ..../..../.... ricevuto il ..../..../...., inoltre, l'attore provvedeva ad inviare al Sig. .... e alla .... quale compagnia assicuratrice del veicolo, la lettera di messa in mora che, tuttavia, rimaneva inevasa;

6) Con lettera raccomandata a/r del ..../..../.... ricevuto il ..../..../...., inoltre, l'attore provvedeva a invitare il Sig. .... e la .... quale compagnia assicuratrice del veicolo, al procedimento di negoziazione assistita [8]; la richiesta, ugualmente, rimaneva inevasa.

Alla luce di quanto esposto, sussiste la responsabilità del Sig..... per i danni subiti dall'attore sulla scorta dei seguenti motivi in

DIRITTO

La giurisprudenza è consolidata nel ritenere che in caso di investimento pedonale, la circostanza che il pedone abbia repentinamente attraversato la strada non vale ad escludere la responsabilità dell'automobilista, ove tale condotta anomala del pedone fosse, per le circostanze di tempo e di luogo, ragionevolmente prevedibile.

Nel caso di specie, dunque, la responsabilità del conducente non è da escludere quantunque l'odierno attore avesse attraversato in maniera repentina la strada come eccepito dall'odierno convenuto nel verbale della polizia municipale intervenuta sul luogo dell'incidente.

Inoltre, in materia di responsabilità civile da sinistri derivanti dalla circolazione stradale, in caso di investimento di pedone la responsabilità del conducente è esclusa quando risulti provato che non vi era, da parte di quest'ultimo alcuna possibilità di prevenire l'evento, situazione, questa, ricorrente allorché il pedone abbia tenuto una condotta imprevedibile e anormale, sicché l'automobilista si sia trovato nell'oggettiva impossibilità di avvistarlo e comunque di osservarne tempestivamente i movimenti. Tanto si verifica quando il pedone appare all'improvviso sulla traiettoria del veicolo che procede regolarmente sulla strada, rispettando tutte le norme della circolazione stradale e quelle di comune prudenza e diligenza incidenti con nesso di causalità sul sinistro [9].

Circostanza che assolutamente non si è verificata dato che il Sig..... attraversava la strada sulle strisce pedonali ed il sinistro non è stato evitato solo ed esclusivamente per l'alta velocità con cui transitava l'auto del Sig. .... odierno convenuto.

Per quanto sopra, il Sig. .... come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto

CITA

Il Sig. .... (C.F. ....), residente in .... alla Via .... n. ...., nonché la .... Ass.ni, (C.F. ..../ P.I. ....) in persona del suo legale rapp.te p.t., con sede in .... Via .... n. ...., a comparire dinanzi al Giudice di Pace di .... Sez. e Giudice designandi, all'udienza che ivi sarà tenuta il giorno .... ore di rito, con l'invito a costituirsi, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c, nel termine di 20 giorni prima dell'udienza indicata nel presente atto oppure di quella fissata, ai sensi dell'art. 168-bis, ultimo comma, c.p.c. dal Giudice designato, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui all'art.167 c.p.c. e, inoltre, con avviso che in caso di mancata costituzione si procederà in sua contumacia per ivi sentir accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia l'On.le Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza:

Dichiarare la esclusiva responsabilità del Sig. .... nella causazione del sinistro per cui è causa e, per l'effetto, condannare il Sig....., e la .... Ass.ni Spa, in solido tra loro, al risarcimento integrale dei danni subiti dal Sig..... complessivamente quantificato in Euro ........, oltre interessi legali e rivalutazione.

Con vittoria di spese, competenze ed onorari di giudizio.

In via istruttoria chiede:

ammettersi prova per testi sui fatti di causa con testi da indicarsi.

Ulteriori mezzi di prova riservati con salvezza dei termini e delle deduzioni di cui agli artt. 183 e 184 c.p.c. compresa la richiesta di documenti ex art. 210 c.p.c. ed informazioni ex art. 213 c.p.c.

Deposita:

1) rapporto della polizia municipale;

2) perizia medico legale del....;

3) messa in mora alla compagnia assicuratrice ed al convenuto;

4) raccomandata a/r del ..../..../.... di invito alla negoziazione assistita;

Luogo e data....

Firma Avv. ....

Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ....

PROCURA AD LITEM

Il sottoscritto Sig. .... (C.F. ....), nato a .... il .... e residente in .... alla via .... informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di Pace / Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in .... alla via .... n. .....

Luogo e data....

Sig. ....

È autentica

Firma Avv. ....

[1] Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli art. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014).

[2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111).

[3] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c.

[4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata.

[5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45 bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014.

[7] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c.

[8] È obbligatorio il ricorso alla procedura di negoziazione assistita e costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale) nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 Euro (art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014) e dovrà essere prodotta la relativa documentazione. Va, in proposito, ricordato che la negoziazione è prescritta, quando si intende proporre in giudizio una domanda di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 Euro, ad eccezione delle controversie assoggettate alla disciplina della c.d. mediazione obbligatoria (in altri termini, la procedura di negoziazione assistita non opera quando è prevista la mediazione obbligatoria). Ebbene, quest'ultima non è prescritta in subiecta materia, se si fa eccezione per il risarcimento del danno derivante da responsabilità medica. In ogni caso, la negoziazione non è condizione di procedibilità della domanda giudiziale (e, quindi, è sempre e solo volontaria) per le controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori (art. 3 legge n. 162/2014).

[9] Cfr. Cass. n. 21249/2006.

Commento

Ambito di applicazione dell'art. 2054 c.c. Natura della responsabilità.

Per l'operatività della garanzia per R.C.A. è necessario che il veicolo, nel suo trovarsi sulla strada di uso pubblico o su apposita area, mantenga le caratteristiche che lo rendano tale in termini concettuali e, quindi, in relazione alle sue funzionalità, non solo sotto il profilo logico ma anche delle eventuali previsioni normative, risultando invece indifferente l'uso che in concreto se ne faccia, allorchè esso rientri nelle caratteristiche del veicolo medesimo (come confermato da ultimo da Cass. III, n. 14745/2018 per cui “Nell'ampio concetto di circolazione stradale indicato nell'art. 2054 c.c. è compresa anche la posizione di arresto del veicolo, sia in relazione all'ingombro da esso determinato sugli spazi addetti alla circolazione, sia in relazione alle operazioni eseguite in funzione della partenza o connesse alla fermata, sia ancora con riguardo a tutte le operazioni cui il veicolo è destinato a compiere e per il quale esso può circolare nelle strade. Ne consegue che per l'operatività della garanzia per la r.c. auto è necessario il mantenimento da parte del veicolo, nel suo trovarsi sulla strada di uso pubblico o sull'area ad essa parificata, delle caratteristiche che lo rendono tale sotto il profilo concettuale e, quindi, in relazione alle sue funzionalità, sia sotto il profilo logico che sotto quello di eventuali previsioni normative, risultando, invece, indifferente l'uso che in concreto si faccia del veicolo, sempreché esso rientri in quello che secondo le sue caratteristiche il veicolo stesso può avere” ; cfr. anche Cass.  III, n. 14745 /2018). 

Tale principio si applica anche nei casi in cui anche a causare il sinistro sia una struttura reggente (il braccio meccanico) che costituisce una parte del veicolo assicurato; pertanto, il danno causato dal movimento del veicolo rientra nel concetto di circolazione (Cass. III, n. 24622/2015).

Il precedente appena menzionato ha applicato il suesposto principio ritenendo, dunque, operativa la garanzia per R.C.A., ad un caso in cui il danno era stato arrecato dal braccio meccanico, che costituiva un parte del veicolo assicurato.

L'art. 2054 comma 2 c.c. definisce, altresì, una responsabilità del conducente e del proprietario che per il primo viene strutturata la prova liberatoria consistente nel dimostrare ”di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno”.

La prova liberatoria per il superamento della presunzione di colpa può avvenire:

- in modo diretto dimostrando di non aver arrecato apporto causale alla produzione dell'incidente;

- indiretto, tramite l'accertamento del collegamento eziologico esclusivo dell'evento dannoso con il comportamento dell'altro conducente, con colpa esclusiva di uno degli antagonisti (Cass. ord. n. 4646/2013)

La condotta resta comunque da valutarsi, di volta in volta, in base al caso concreto.

La giurisprudenza, a riguardo, afferma che la presunzione di colpa ha carattere sussidiario ed opera soltanto qualora sia impossibile accertare le cause e il grado delle rispettive colpe nella produzione dell'evento dannoso (Cass. III, n. 456/2005), e che l'accertamento della colpa di uno dei conducenti, di per sé, non comporta il superamento della presunzione di colpa concorrente dell'altro, dovendo quest'ultimo fornire la prova liberatoria (Cass. III, n. 21056/2004); la presunzione di colpa uguale non significa che ciascuno sopporterà il danno subito dalla propria autovettura, ma che l'importo totale del danno sarà ripartito in parti uguali.

Quest'ultimo punto fa richiamo al comma 3 dell'art. 2054 c.c. che, con riguardo all'altro soggetto coinvolto ( proprietario), prevede la solidarietà passiva nel risarcimento fra titolare del veicolo e conducente dello stesso (quando si tratti di persone diverse).

Trattasi di responsabilità indiretta e grava l'onere in capo al proprietario di dimostrare tale mancanza di volontà.

Infine al IV comma con una presunzione iuris et de iure, si rileva una responsabilità oggettiva del conducente e del proprietario per danni derivanti da vizi di costruzione o da difetti di manutenzione.

In tutti i casi il danneggiato potrà agire direttamente nei confronti del conducente, del solo proprietario, o di entrambi in solido, ai sensi dell' art 2055 c.c. ( cfr. Cass. III, n. 15179/2004; Cass. III, n. 4754/2004).

In definitiva, ricade in capo al conducente l'onere di provare di “aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, ovvero di avere osservato, nei limiti della normale diligenza, un comportamento esente da colpa e conforme alle regole del codice della strada, da valutarsi dal giudice con riferimento alle circostanze del caso concreto (Cass. n. 10031/2006); al secondo comma è enunciata la comune circostanza di rischio derivante da circolazione stradale, come il caso di scontro tra i veicoli, “presumendo che ognuno dei conducenti “abbia ugualmente concorso a produrre il danno” salvo prova liberatoria (e, cioè, di aver fatto “tutto il possibile per evitare il danno”; il terzo comma, prevede l'ipotesi di responsabilità solidale tra i soggetti coinvolti, ovvero per il fatto del conducente, sul presupposto dell'incauto affidamento, allorché “non prova che la circolazione del veicolo e' avvenuta contro la sua volontà”, e cioè non dimostra di avere tenuto un concreto ed idoneo comportamento ostativo, specificamente inteso a vietare ed impedire la circolazione del veicolo ed estrinsecatosi in atti e fatti rivelatori della diligenza e delle cautele allo scopo adottate (Cass. n. 15521/2006); l'ultimo comma, infine, afferma che “in ogni caso” la responsabilità di tutte le persone sopra indicate per i danni derivanti da vizi di costruzione o da difetto di manutenzione del veicolo, con la conseguenza che esse sono esonerate da responsabilità solo ove risulti dimostrata l'interruzione del nesso causale tra l'evento e la circolazione del veicolo, attraverso la prova dell'esistenza del caso fortuito ovvero dell'inesistenza del vizio di manutenzione o costruzione “(Cass. n. 11270/2014).

La presunzione di pari responsabilità

La presunzione di pari responsabilità di cui al comma 2 dell'art. 2054, c.c., ha carattere sussidiario ed opera sia quando non sia possibile stabilire il grado di colpa dei due conducenti nonché quando non sia possibile stabilire le cause e le modalità del sinistro (cfr. Cass. III, n. 7479/2020 per cui “In tema di scontro tra veicoli, la presunzione di eguale concorso di colpa stabilita dall'art. 2054 c.c., comma 2, ha funzione sussidiaria, operando soltanto nel caso in cui le risultanze probatorie non consentano di accertare in modo concreto in quale misura la condotta dei due conducenti abbia cagionato l'evento dannoso e di attribuire le effettive responsabilità del sinistro (nella specie, due diverse consulenze tecniche non avevano permesso di ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente)".

Da ciò consegue un onere per entrambi i conducenti che sia per l'uno o l'altro più o meno grave, di provare di aver fatto tutto per evitare l'evento, al fine di escludere il concorso di colpa a suo carico (Cass. III, n. 8409/2011).

L'accertata esistenza di alcuni elementi concreti di colpa a carico di uno o di entrambi i conducenti dei veicoli scontratisi non impedisce il ricorso al criterio sussidiario della responsabilità presunta di pari grado di cui all'art. 2054 c.c., quando l'impossibilità di accertamento delle circostanze di maggior rilievo influenti sulla dinamica del sinistro non consente di stabilire la misura dell'incidenza causale riferibile alla condotta, pur sicuramente colposa, di uno o di entrambi i suoi protagonisti nella determinazione dell'evento (Cass. III, n. 2327/2011).

Di recente la Cassazione ha affermato che “la domanda di accertamento della responsabilità del convenuto nella determinazione di un sinistro stradale comporta, "ex se", che il giudice possa applicare la previsione dell'art. 2054, comma 2, c.c., sempre che la parte, pur non avendo specificamente dedotto il titolo concorsuale di responsabilità, abbia ritualmente prospettato gli elementi di fatto da cui esso possa desumersi, e ciò in ragione del fatto che l'accertamento del concorso paritario costituisce un possibile esito (di accoglimento parziale) dell'originaria domanda. Qualora il giudice di primo grado non abbia rilevato d'ufficio il concorso di colpa, sul punto, senza che la domanda possa essere considerata nuova, la parte ha l'onere di proporre appello, in quanto la rilevabilità d'ufficio non comporta che essa possa farsi valere in ogni stato e grado del processo” (Cass. VI, n.27169/2021).

La presunzione di colpa trova applicazione anche in caso di scontro tra un autovettura ed una bicicletta, in quanto nella categoria dei veicoli secondo il codice della strada, sono ricompresi anche i velocipedi.

Anche qui la presunzione di colpevolezza ha carattere sussidiario ed opera solo quando non sia stato possibile accertare le cause ed il grado delle colpe incidenti nella produzione dell'evento dannoso (Cass. III, n. 10304/2009).

L' accertamento di responsabilità di uno dei conducenti nella produzione dell'evento dannoso, non comporta il superamento della presunzione di colpa concorrente, essendo necessario accertare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno uniformandosi alle norme vigenti in tema di circolazione stradale.

Pertanto, il grado di colpevolezza nell'apporto causale di ciascun conducente soggiace alle regole poste dall'art. 2054, comma 2, c.c. che non impone di considerare uguale l'apporto causale colposo di ciascuno dei conducenti dei mezzi coinvolti in uno scontro, soltanto perché non sia stato provato che uno dei due abbia fatto tutto il possibile per evitare il sinistro, ma consente, invece, che la colpa presunta di uno dei due possa concorrere con quella accertata dell'altro anche con apporto percentuale diverso da quello paritetico (Cass. III, n. 20982/2011).

La presunzione di concorso in pari grado di colpa posta dall'art. 2054 c.c., comma 2, a carico dei conducenti dei mezzi coinvolti in uno scontro costituisce criterio di distribuzione delle responsabilità che il giudice è tenuto ad applicare anche se l'istruttoria non abbia consentito di accertare le specifiche modalità del sinistro e l'incidenza e la misura delle singole condotte colpose.

Anche nel caso in cui dall'attività processuale istruttoria sia emersa la responsabilità di uno dei conducenti (anche per omissione di precedenza o invasione di opposta corsia), il giudice è tenuto ad accertare che il comportamento di guida dell'antagonista sia immune da censure; diversamente deve presumere il contributo causale di quest'ultimo (Cass. III, n. 15674/2011; Cass. III, n. 1317/2006; Cass. III, n. 5226/2006; Cass. III, n. 4755/2004; Cass. III, n. 195/2007; Trib. Bari, 24 ottobre 2008 secondo cui l'infrazione, anche grave (come nella specie la invasione dell'altra corsia commessa da uno dei conducenti) non dispensa il giudice dal verificare anche il comportamento dell'altro conducente al fine di stabilire se, in rapporto alla situazione di fatto accertata, sussista un concorso di colpa nella determinazione dell'evento dannoso).

La presunzione di corresponsabilità di cui all'art. 2054 comma 2 c.c., può essere superata solo fornendo la c.d. “prova liberatoria” ovvero quando sia in concreto possibile e sia positivamente, venga accertata la responsabilità di uno dei conducenti per avere tenuto una condotta in sè del tutto idonea a cagionare l'evento e l'apporto causale colposo dell'altro conducente debba essere, comunque, in qualche misura riconosciuto” rischiando altrimenti che l'applicazione dell'art. 2054 c.c. assuma “l'impropria valenza di clausola limitativa della responsabilità piuttosto che di norma volta a sollecitare la cautela dei conducenti ed a risolvere i casi dubbi” (Cass. III, n. 12408/2011; cfr. per una recentissima decisione che esprime tale assunto Cass. VI, n. 12610/2018 per cui “L'accertamento della colpa esclusiva di uno dei conducenti libera l'altro dalla presunzione della concorrente responsabilità di cui all'art. 2054, comma 2, c.c. , nonché dall'onere di dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno; e la prova liberatoria per il superamento di detta presunzione di colpa non deve necessariamente essere fornita in modo diretto - e cioè dimostrando di non aver arrecato apporto causale alla produzione dell'incidente - ma può anche indirettamente risultare tramite l'accertamento del collegamento eziologico esclusivo dell'evento dannoso con il comportamento dell'altro conducente"). 

In tale prospettiva, l'accertamento della violazione dell'obbligo di dare la precedenza da parte di uno dei conducenti non dispensa il giudice dal verificare il comportamento dell'altro soggetto coinvolto nel sinistro onde stabilire se quest'ultimo abbia a sua volta violato o meno le norme del codice della strada ed i normali precetti di prudenza. (Cass. III, n. 9528/2012; Cass. III, n. 16768/2006; Cass. III, n. 15847/2000).

La presunzione di colpa del conducente si applica anche in caso di sinistro coinvolgono veicoli e pedoni, visto che secondo la lettera del comma 1 dell'art. 2054 c.c. non è precluso l'accertamento in concreto di un eventuale concorso di colpa del pedone investito.

Sul punto, a più riprese, si è espressa la Corte di Cassazione (e come si ribadisce nell'atto in commento), precisando che in caso di investimento di pedone la responsabilità del conducente è esclusa quando risulti provato che non era, da parte di quest'ultimo alcuna possibilità di prevenire l'evento, situazione, questa, ricorrente allorché il pedone abbia tenuto una condotta imprevedibile e anormale, sicché l'automobilista si sia trovato nell'oggettiva impossibilità di avvistarlo e comunque di osservarne tempestivamente i movimenti(Cass. III, n. 2127/2006; Cass. III, n. 21249/2006; Cass. III, n. 6168/2009); tra le condotte anomale che comportano una corresponsabilità del pedone è anche il mancato rispetto delle strisce pedonali: cfr. Cass. VI, n. 2241/2019 secondo cui “Sebbene il conducente di veicoli a motore sia onerato da una presunzione di colpa, il pedone che attraversi al di fuori delle strisce pedonali ha l'obbligo di dare la precedenza ai veicoli; talché, in caso di violazione di tale norma comportamentale e conseguente investimento, il pedone sarà corresponsabile della causazione del sinistro nella misura che il giudice di merito quantificherà percentualmente, in base alle circostanze specifiche del caso”).

Dunque, anche il comportamento dei pedoni, è soggetto alle comuni regole di diligenza e prudenza, nonché alla disposizione contenuta nell'art. 190 C.d.S., prevista dal legislatore al fine di evitare che i pedoni determino intralcio e situazioni di pericolo per la circolazione stradale tali da mettere a repentaglio la propria e l'altrui incolumità propria (cfr. Trib. Pisa, 25 marzo 2020, n. 354, “Il primo comma dell'art. 2054 c.c. contempla una forma di responsabilità presunta, da cui il conducente può liberarsi solo dando la prova di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno: l'investimento del pedone al di fuori dell'attraversamento, allora, potrà essere ricondotto alla (cor)responsabilità di quest'ultimo quando il conducente dimostri – alla stregua di una valutazione rigorosa – che il pedone abbia omesso di dargli la precedenza, ponendosi come ostacolo imprevisto, imprevedibile e inevitabile e, dall'altro lato, di aver tenuto una condotta corretta".

Con riguardo, invece, al caso in cui non vi sia stato scontro tra veicoli, la circostanza  impedisce l'applicazione della presunzione di ugual concorso di colpa di cui al secondo comma dell'art. 2054 c.c., ma non la presunzione di responsabilità prevista nel comma 1 dello stesso articolo, poiché tale presunzione sorge a carico del conducente sempre che sia accertato il nesso di causalità tra la circolazione di un veicolo e la condotta del conducente dello stesso e il danno all'altro veicolo. Ove invece, in concreto venga riconosciuta la responsabilità esclusiva di uno dei conducenti, ma il nesso di causalità sia escluso, non scatta né la presunzione legale né, di conseguenza, l'onere di fornire la prova liberatoria di aver fatto il possibile per evitare il danno (Cass. III,  n. 5433/2020).

Scontro tra veicoli. Rinvio alla Formula riguardante la circolazione stradale.

Come visto, l'art. 2054 c.c., comma 2, dispone che "Nel caso di scontro tra veicoli si presume, fino a prova contraria, che ciascuno dei conducenti abbia concorso ugualmente a produrre il danno subito dei singoli veicoli".

La presunzione di corresponsabilità tra conducenti trova applicazione soltanto in caso di scontro tra veicoli, su qualsiasi punto d'urto, sia tra veicoli in marcia di cui uno sia fermo e l'altro in moto.

Tale presunzione, più precisamente, opera nelle ipotesi in cui non sia possibile stabilire il rispettivo grado di colpa di ciascun conducente ovvero quando non sia possibile determinare l'incidenza causale del sinistro.

Sulla nozione di scontro necessaria e sufficiente per l'applicazione della norma in commento, si fa rinvio alla Formula riguardante la circolazione stradale.

L'ipotesi dell'invasione di corsia. L'ipotesi del tamponamento a catena. L'ipotesi della violazione dell'obbligo di precedenza.

Nel caso di impatto tra veicoli a seguito del quale uno dei veicoli abbia invaso la corsia opposta urtando e danneggiando un altro veicolo, è necessario procedere all' accertamento esclusivamente della responsabilità in riferimento ai due veicoli tra cui è avvenuto l' impatto diretto.(Tribunale Nola sez. I, 02/08/2021, n.1486Tribunale Bari sez. I, 02/08/2021, n.2936).

Rinvio alla formula riguardante la nozione di sinistro stradale e i casi più frequenti.

L'applicazione pratica del principio dell'art. 2054 comma 2 c.c. ai casi specifici del tamponamento a catena, dell'invasione di corsia e della violazione dell'obbligo di precedenza, sono affrontati specificamente nella Formula “Nozione di sinistro. I casi più frequenti (invasione di corsia; tamponamento a catena; manovra di svolta; cinture si sicurezza; Stop; violazione dell'obbligo di precedenza)”, cui si fa rinvio.

In tema di scontro tra veicoli avvenuto in prossimità di incrocio stradale, va affermata la concorrenza delle responsabilità dei conducenti coinvolti, ancorché in misura percentuale differente, qualora la dinamica del sinistro accerti un comportamento negligente e pericoloso a carico di entrambi (nel caso di specie il tribunale ha determinato la responsabilità in misura del 90% a carico del primo conducente, stante il carattere prevalente dell'aver attraversato l'incrocio a velocità non conforme e nonostante il segnale rosso del semaforo e la segnaletica stradale di stop e nel rimanente 10% a carico del secondo conducente motociclista, che non aveva calibrato la velocità alle condizioni dei luoghi, tenendo una velocità media superiore rispetto al dovuto e senza l'uso del casco) Tribunale Trani sez. II, 29/01/2021, n.226.

Il nesso di causalità

Il risarcimento riconosciuto al danneggiato non può prescindere dall'accertamento dell'esistenza di un nesso causale tra l'atto posto in essere dal conducente del veicolo e l'evento dannoso.

La responsabilità è strettamente connessa alla circolazione del veicolo perché il nesso di causalità sussiste quando il danno è consequenziale alla circolazione del mezzo.

In materia di incidenti da circolazione stradale, l'accertata sussistenza di una condotta antigiuridica di uno degli utenti della strada con violazione di specifiche norme di legge o di precetti generali di comune prudenza non può di per sé far presumere l'esistenza del nesso causale tra il suo comportamento e l'evento dannoso, che occorre sempre provare e che si deve escludere quando sia dimostrato che l'incidente si sarebbe ugualmente verificato senza quella condotta o è stato, comunque, determinato esclusivamente da una causa diversa (Trib. Benevento, 24 settembre 2008; Cass. III, n. 12923/2015).

Nel sinistro stradale la conseguenza immediata e diretta alla produzione del danno, prescrive un preciso nesso eziologico, tale da attribuire la responsabilità dell'incidente al comportamento del conducente tenuto durante la circolazione.

Per fare applicazione dei principi suddetti al caso trattato nell'atto in commento, merita di essere rammentato che “Il rapporto di causalità può essere interrotto per il verificarsi di un fatto che faccia venir meno l'imputabilità dell'incidente al conducente, ricollegando l'evento dannoso alla condotta imprevedibile ed anomala del pedone” (Cass. III, n. 21249/2006).

La prova liberatoria

La presunzione di corresponsabilità di cui all'art. 2054 comma 2 c.c., può essere superata solo fornendo la c.d. “prova liberatoria”.

Come supra anticipato, il principio in esame “non può essere inteso nel senso che, anche quando questa prova non sia in concreto possibile e sia positivamente accertata la responsabilità di uno dei conducenti per avere tenuto una condotta in se del tutto idonea a cagionare l'evento, l'apporto causale colposo dell'altro conducente debba essere, comunque, in qualche misura riconosciuto” comportando un'errata e distorta applicazione dell'art. 2054 c.c. che assume “l'impropria valenza di clausola limitativa della responsabilità piuttosto che di norma volta a sollecitare la cautela dei conducenti ed a risolvere i casi dubbi” (Cass. III, n. 12408/2011).

Pertanto la prova "di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno", atta ad evitare la responsabilità del conducente, è una prova di non facile dimostrazione.

Deve essere, invero, fornita in modo diretto, dimostrando cioè di aver tenuto un comportamento esente da colpa e perfettamente conforme alle regole del codice stradale. Dalla prova può, altresì, emergere che il comportamento della vittima sia stato il fattore causale esclusivo dell'evento dannoso, comunque non evitabile da parte del conducente, attese le concrete circostanze della circolazione e la conseguente impossibilità di attuare una qualche idonea manovra di emergenza (Cass. III, n. 16244/2005).

Fa eccezione a tale principio il caso del tamponamento tra veicoli, in cui la presunzione di pari colpa di entrambi i conducenti, di cui all'art. 2054, comma 2, c.c., è superata, ex art. 149, comma 1, cod. strada, dalla presunzione di inosservanza della distanza di sicurezza da parte del tamponante, sul quale grava l'onere di fornire la prova liberatoria, dimostrando che il tamponamento è derivato da causa in tutto o in parte a lui non imputabile, che può consistere anche nel fatto che il veicolo tamponato abbia costituito un ostacolo imprevedibile ed anomalo rispetto al normale andamento della circolazione stradale (Cass. III, n. 8051/2016).

La responsabilità solidale del proprietario e del conducente

Intanto va rammentato che l'art. 196 del C.d.S., sulla scorta del principio generale di cui all'art. 6 l. n. 689/1981, pone a carico del proprietario del veicolo l'obbligazione solidale al pagamento della sanzione pecuniaria elevata per l'illecito commesso, attraverso quel veicolo, dall'autore della violazione.

Il proprietario del veicolo (o, in sua vece l'usufruttuario o l'acquirente con patto di riservato dominio) risponderà ai sensi dell'art. 2054 comma 3 c.c., in solido con il conducente se non prova che la circolazione del veicolo è avvenuta contro la sua volontà.

La prova liberatoria, pertanto, non è assolta con la mera dimostrazione che la circolazione sia avvenuta senza il consenso del proprietario, essendo piuttosto necessario che la circolazione sia avvenuta prohibente domino, ovvero nonostante la fattiva adozione di cautele e misure idonee ad ostacolare l'impossessamento e l'utilizzazione del veicolo per la circolazione di terzi, compresi familiari, dipendenti o malfattori, invero, è idonea ad escludere la responsabilità del proprietario.

L'essere “responsabile in solido” significa che il danneggiato può chiedere indifferentemente l'intero pagamento al conducente oppure al proprietario ma quest'ultimo, in particolare, potrà rivalersi nei confronti del conducente, con un'apposita azione di regresso).

Pertanto, il proprietario il quale intenda sottrarsi alla presunzione di responsabilità prevista dal terzo comma dell'art. 2054 c.c., non può limitarsi a provare che la circolazione sia avvenuta senza il suo consenso (invito domino), ma deve dimostrare che la stessa abbia avuto luogo "contro la sua volontà" (prohibente domino), il che postula che la volontà contraria si sia manifestata in un concreto e idoneo comportamento ostativo specificamente rivolto a vietare la circolazione ed estrinsecatosi in atti e fatti rilevatori della diligenza e delle cautele allo scopo adottate (Cass. III, n. 15521/2006; Cass. III, n. 15478/2011).

Responsabilità in caso di incidente in cui è coinvolto un veicolo in leasing

In tema di responsabilità da circolazione stradale obbligato in solido ex art. 2054 c.c. con il conducente del veicolo concesso in locazione finanziaria è l'utilizzatore del veicolo, e non il proprietario concedente, vertendosi, ai sensi degli artt. 91 e 196 d.lgs. 30 aprile 1992, n. 285, in ipotesi di responsabilità alternativa e non concorrente, ed avendo solo l'utilizzatore la disponibilità giuridica del bene e, quindi, la possibilità di vietarne la circolazione.

Ne discende che “litisconsorte necessario nell'azione diretta contro l'assicuratore in caso di danni da circolazione di veicoli, ex art. 23 l. 24 dicembre 1969, n. 990 ("ratione temporis" applicabile), è esclusivamente il "lessee" (utilizzatore) e non il "lessor" (concedente), al pari dell'usufruttuario e dell'acquirente con patto di riservato dominio, con esclusione del proprietario concedente, né assume rilievo che l'utilizzatore sia moroso nel pagamento dei canoni di leasing (Cass. III, n. 14635/2014).

Novità processuali introdotte dal cd. DDL Concorrenza 2017, l. 4 agosto 2017 n. 124 in materia di prove relative ai sinistri stradali

Soltanto di recente, ed al fine di contribuire a dotare la materia della circolazione stradale di ausilii probatori e processuali in grado di concorrere quanto più efficacemente alla ricostruzione dei sinistri e, dunque, al riparto effettivo di responsabilità tra i soggetti coinvolti, il cd. DDL Concorrenza 2017, l. 4 agosto 2017 n. 124 ha innovato il Codice delle Assicurazioni Private.

In primis, infatti, con l'introduzione del nuovo art. 145-bis è stato stabilito che le risultanze delle cd. “scatole nere” (ovvero dei dispositivi elettronici che presentano le caratteristiche tecniche e funzionali stabilite ai sensi dell'art. 132-ter comma 1 lett. b) e c) e di quelli già in uso con le medesime caratteristiche) fanno piena prova nei procedimenti civili dei fatti cui esse si riferiscono.

È fatta salva la prova – incombente sul soggetto controinteressato – del mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo.

I dati risultanti dalle cd. “scatole nere” sono gestiti o dalle compagnie assicurative o dai cd. “provider di telematica assicurativa” ( in caso di installazione del dispositivo da parte di soggetto diverso dalla compagnia assicuratrice del veicolo), il tutto sotto il controllo dell'IVASS e nel rispetto delle disposizioni del Codice in materia di protezione dei dati personali (d.lgs. n. 196/2003).

Invero, a tal fine è fatto divieto dalla norma di nuovo conio un utilizzo delle cd. “scatole nere” diverso e distorto ( ad esempio localizzazione continuativa del mezzo, raccolta di dati ulteriori) rispetto alla finalità esclusiva di determinazione delle responsabilità in occasione dei sinistri, al pari, in capo al proprietario del veicolo, della manomissione o della disinstallazione del dispositivo, con ricadute sul calcolo del premio assicurativo.

Di sicuro impatto ( anche mediatico) è stata poi l'introduzione nell'art. 135 del Codice delle Assicurazioni Private al comma 3 bis ( di nuova formazione) dell'onere in capo al danneggiato, in caso di sinistri con soli danni a cose, di identificare sin dalla denuncia di sinistro – o dal primo atto formale del danneggiato nei confronti dell'impresa di assicurazioni – i testimoni presenti sul luogo dell'accadimento del sinistro.

In mancanza, a sua volta, la compagnia ha l'onere in fase stragiudiziale di richiedere al danneggiato con lettera raccomandata entro 60 giorni dalla ricezione della messa in mora, il nome e le generalità dei testimoni presenti, ammonendo l'interlocutore delle conseguenze della sua mancata risposta, consistenti nell'inammissibilità di testimoni diversi in caso di successivo giudizio, fatte salve le risultanze contenute nei verbali delle Forze di Polizia intervenute sul luogo dell'incidente.

Invero, il comma 3-ter sancisce l'obbligo del Giudice di non ammettere le testimonianze non acquisite secondo le modalità indicate dal comma 2-bis, salva la valutazione di comprovate ragioni che ne abbiano reso impossibile la tempestiva identificazione.

Il sistema è anche finalizzato alla prevenzione delle frodi assicurative e processuali, in quanto il Giudice – anche su documentata sollecitazione delle parti – può trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica, laddove riscontri la ricorrenza dei medesimi nominativi di testimoni presenti in più di tre sinistri negli ultimi cinque anni registrati nella Banca dati dei Sinistri (con esclusione, naturalmente, dei componenti delle Forze di Polizia).

Appello civile - Citazione di appello - Esposizione sommaria dei fatti e specificazione dei motivi --- In genere.

In tema di giudizio d'appello, ove l'appellante deduca che l'incidente stradale da scontro di veicoli si sia verificato per colpa esclusiva dell'altro conducente, ciò non basta perché, nel caso di insuccesso sul motivo predetto, e quindi di conferma del giudizio sulla sussistenza del concorso di colpa di entrambi i conducenti dei due veicoli, il giudice debba tuttavia riesaminare il problema della graduazione delle colpe concorrenti, potendo tale indagine trovare ingresso o se vi sia apposita censura o se, quanto meno, siano versati nel giudizio di appello, situazioni o elementi di fatto modificativi, o comunque diversi da quelli accertati nel pregresso giudizio di primo grado, influenti sulla commisurazione delle colpe, Cass. III, n.28014/2021.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario