Atto di citazione del terzo trasportato per danni da sinistro stradale ex art. 141 cod. ass.

Maria Carolina De Falco
aggiornata da Alessia Longo

Inquadramento

L'art. 141 rappresenta di certo una delle principali novità introdotte dal Codice delle Assicurazioni (d.lgs. n. 209/2005). Nella precedente disciplina il diritto risarcitorio era molto ampio e garantito, in primis, dalla possibilità di invocare la responsabilità solidale e concorrente ai sensi dell'art. 2055 c.c. di tutti i conducenti coinvolti nel sinistro e di tutti i loro assicuratori, ognuno nei limiti del proprio massimale previsto dalla polizza. Con il nuovo art. 141 invece, è stato istituito un sistema di liquidazione “automatico”, che prescinde persino dalla responsabilità del vettore nella causazione del sinistro.

La ratio della norma è quella di offrire al terzo trasportato un nuovo strumento di tutela, che agevoli il conseguimento del risarcimento del danno nei confronti dell'impresa assicuratrice risparmiandogli al contempo l'onere di dover provare l'effettiva distribuzione della responsabilità tra i conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro.

È il caso dell'atto in commento in cui il terzo trasportato cita in giudizio direttamente la compagnia del proprietario del veicolo su cui viaggiava, per ottenere il risarcimento dei danni, invocando i presupposti applicativi dell'art. 141 d.lgs. n. 209/2005 cod. ass.

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI .... [1]

ATTO DI CITAZIONE

Per la Sig.ra ...., nata a .... il ...., residente in .... alla via .... n. ...., C.F. ...., [2] elettivamente domiciliata in .... alla via .... n. .... [3] presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. .... [4] che la rappresenta e difende in virtù di procura in calce del presente atto, il quale dichiara di voler ricevere le comunicazioni al n. di fax .... [5] o all'indirizzo di posta elettronica ....@ .... [6] espongono quanto segue

FATTO [7]

1) In data ..../..../...., alle ore .... circa, in .... alla via .... la Sig.ra .... ebbe a subire lesioni personali a causa di un sinistro stradale;

2) In tali circostanze di tempo e di luogo, la Sig.ra .... si trovava a bordo quale terza trasportata, dell'autovettura tipo .... tg. .... di proprietà del Sig. .... che procedeva regolarmente lungo la detta via ...., allorquando veniva improvvisamente tamponata dall'autovettura tipo .... tg. .... di proprietà del Sig. .... e condotta dallo stesso.

3) Nel caso di specie, il Sig. .... (C.F. ....) nato a .... il .... ed ivi residente alla via .... n ...., guidando in maniera imprudente ed imperita, tamponava la vettura su cui viaggiava l'odierna attrice, in palese violazione delle comuni regole di diligenza imposte dal codice della strada.

4) A seguito del sinistro la Sig.ra veniva trasportata presso il Pronto Soccorso dell'Ospedale di .... ove le venivano riscontrate diverse lesioni e traumi e segnatamente: “ ....”;

5)In data .... la Sig.ra .... veniva sottoposta a perizia medico-legale da parte del Dott. .... il quale dichiarava che la Sig.ra .... a causa dell'incidente aveva subito un “ .... ”, una inabilità temporanea totale di .... giorni e una inabilità temporanea parziale di ....giorni”;

6) Il Sig. ...., pertanto, ha riportato i danni fisici di seguito quantificati in Euro ....e segnatamente:

Tabella di riferimento: 2016-2017

Età del danneggiato: ....anni

Percentuale di invalidità permanente: ....%

Danno biologico permanente Euro ....

Giorni di invalidità temporanea totale: ....

Giorni di invalidità temporanea parziale al 50%: ....

7) la dinamica dell'incidente è tale da addebitare la colpa dell'evento dannoso all'esclusiva responsabilità della conducente dell'autoveicolo ...., di proprietà del Sig. ...., ciononostante l'odierna attrice ha diritto a richiedere il risarcimento dei danni alla compagnia assicurativa del veicolo sul quale era a bordo al momento del sinistro entro il massimale minimo di legge di quest'ultimo ai sensi dell'art. 141 cod. ass.;

8)l'odierna istante, pertanto, denunciava il sinistro e richiedeva al Sig. .... ed alla sua compagnia assicurativa il risarcimento di tutti i danni subiti, patrimoniali e non, con raccomandate del ....e del ....;

9) in data ...., infine, la Sig.ra .... invitava l'impresa di assicurazione a stipulare convenzione di negoziazione assistita ex art. 3 del d.l. n. 132/2014 [8], con espresso avvertimento che, ex art. 4 del medesimo decreto legge, in caso di mancata risposta entro 30 giorni dalla ricezione, ovvero di rifiuto a stipulare, tale condotta poteva essere valutata dal Giudice ai fini delle spese del giudizio e di quanto previsto dagli artt. 96 e 642, comma I, c.p.c.

Con missiva del ...., la .... Ass.ni comunicava la volontà di non aderire alla richiesta di negoziazione assistita.

Alla luce di quanto esposto, sussiste la responsabilità della .... Ass.ni compagnia assicuratrice del veicolo su cui viaggiava l'odierna attrice per i danni subiti dall'attore sulla scorta dei seguenti motivi in

DIRITTO

Il terzo trasportato, che si avvalga, ai sensi dell'art. 141 del d.l. 7 settembre 2005, n. 209, dell'azione diretta nei confronti dell'impresa di assicurazioni del veicolo sul quale viaggiava al momento del sinistro, deve provare di avere subito un danno a seguito di quest'ultimo ma non anche le concrete modalità dell'incidente allo scopo di individuare la responsabilità dei rispettivi conducenti, trattandosi di accertamento irrilevante ai fini di cui all'art. 141 [9].

In ipotesi di danno subito dal terzo trasportato in seguito a sinistro stradale, il regime di indennizzo diretto applicabile ex art. 141 d.lgs. n. 209/2005 (Codice delle assicurazioni) non preclude al trasportato-danneggiato la facoltà di evocare in giudizio esclusivamente il titolare-conducente del veicolo antagonista, quale responsabile del danno, e la relativa compagnia assicuratrice della domanda, le prescrizioni contenute nell'art. 148 del d.lgs. sopracitato [10].

Per quanto sopra, la Sig.ra ...., come sopra rappresentata, difesa e domiciliata, con il presente atto

CITA

La .... Ass. ni, (C.F. ..../ P.I. ....) in persona del suo legale rapp.te p.t., con sede in ...., via ...., n. ...., a comparire dinanzi al Tribunale di Civile di ...., nella nota sede, Sez. e Giudice designandi, all'udienza che ivi sarà tenuta il giorno ...., ore di rito, con l'invito a costituirsi, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c, nel termine di 20 giorni prima dell'udienza indicata nel presente atto oppure di quella fissata, ai sensi dell'art. 168-bis, ultimo comma, c.p.c. dal Giudice designato, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui all'art.167 c.p.c. e 38 c.p.c., inoltre, con avviso che in caso di mancata costituzione si procederà in sua contumacia per ivi sentir accogliere le seguenti.

CONCLUSIONI

Voglia l'On.le Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza:

Dichiarare la esclusiva responsabilità del Sig. .... nella causazione del sinistro per cui è causa e, per l'effetto, condannare il Sig. ...., e la .... Ass.ni, in solido tra loro, al risarcimento integrale dei danni subiti dal Sig. ...., complessivamente quantificato in Euro ...., ...., oltre interessi legali e rivalutazione.

Con vittoria di spese, competenze ed onorari di giudizio.

In via istruttoria chiede:

ammettersi prova per testi sui fatti di causa con testi da indicarsi.

Ulteriori mezzi di prova riservati con salvezza dei termini e delle deduzioni di cui agli artt. 183 e 184 c.p.c. compresa la richiesta di documenti ex art. 210 c.p.c. ed informazioni ex art. 213 c.p.c.

Deposita:

rapporto della polizia municipale;

perizia medico legale del ....;

raccomandata a/r del ..../..../.... di invito alla negoziazione assistita;

missiva di risposta della ....Ass.ni del ....:

Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA AD LITEM

La sottoscritta Sig.ra .... (C.F.: .... ), nata a .... il .... e residente in .... alla via ...., informata ai sensi dell'art. 4, terzo comma, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F.: .... ) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di Pace / Tribunale di ...., ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in .... alla via ...., n. ....

Luogo e data ....

Sig.ra ....

È autentica

Firma Avv.....

[1] Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli art. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014).

[2] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., dalla l. 15 luglio 2011, n. 111).

[3] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c.

[4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata.

[5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014.

L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014, conv. con modif., dalla legge 114/2014.

[7] L'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti la ragione della domanda dell'attore rappresenta un elemento essenziale della citazione. L'indicazione della causa petendi, e cioè del titolo della domanda, è richiesto dall'art. 163 comma 3, n. 4 c.p.c. Tuttavia solo la mancanza dell'indicazione dei fatti posti a fondamento della domanda produce la nullità della citazione a norma dell'art. 164, comma 4, c.p.c.

[8] È obbligatorio il ricorso alla procedura di negoziazione assistita e costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale) nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 euro (art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014) e dovrà essere prodotta la relativa documentazione. Va, in proposito, ricordato che la negoziazione è prescritta, quando si intende proporre in giudizio una domanda di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 euro, ad eccezione delle controversie assoggettate alla disciplina della c.d. mediazione obbligatoria (in altri termini, la procedura di negoziazione assistita non opera quando è prevista la mediazione obbligatoria). Ebbene, quest'ultima non è prescritta in subiecta materia, se si fa eccezione per il risarcimento del danno derivante da responsabilità medica. In ogni caso, la negoziazione non è condizione di procedibilità della domanda giudiziale (e, quindi, è sempre e solo volontaria) per le controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori (art. 3 legge n. 162/2014).

[9] Cfr. cit. Cass. n. 16181/2015.

[10] Cfr. Cass. n. 6070/2007.

Commento

Premessa

Prima che entrasse in vigore il Codice delle Assicurazioni la disciplina vigente (quella delineata dalla l. 990/1969) escludeva del tutto i terzi trasportati dai soggetti beneficiari del risarcimento.

L'estensione si è avuta per la prima volta, al netto di alcune esclusioni, con la l. n. 39/1977 (cfr. Cass. III, n. 19986/2016 che puntualizza l'ambito di applicazione cronologica della norma), prima di arrivare all'attuale assetto, secondo cui, salva l'ipotesi di sinistro cagionato da caso fortuito, il danno che subisce il terzo trasportato è risarcito dall'impresa di assicurazione del veicolo su cui si trovava al momento del sinistro entro il massimale previsto dalla legge, fermo restando quanto previsto all'art. 140 e a nulla rilevando l'accertamento della responsabilità dei conducenti dei veicoli che vengono coinvolti nel sinistro. Resta in ogni caso fermo il diritto al risarcimento del danno eventualmente maggiore nei confronti della Compagnia del responsabile civile, nel caso in cui il veicolo di quest'ultimo sia coperto per un massimale superiore a quello minimo della Compagnia del vettore.

L'assetto delineato dall'articolo, in realtà, non si sovrappone e nemmeno si sostituisce alla ordinaria disciplina della responsabilità aquiliana dettata dal Codice civile ex artt. 2043 e 2054 c.c., che trova tuttora applicazione nei confronti del conducente e del proprietario del veicolo. Il terzo trasportato, in altre parole, conserva comunque la facoltà di agire nei confronti di questi soggetti esperendo le ordinarie e tipiche azioni aquiliane, sia in via autonoma e alternativa rispetto al rimedio dell'art. 141, sia in via congiunta e cumulativa, quindi assieme all'azione diretta nei confronti dell'impresa assicurativa.

Requisiti di applicazione

Stando al dato letterale della norma e alla consolidata Giurisprudenza in materia, i requisiti da rispettare per ottenere il risarcimento exart. 141d.lgs. n. 209/2005, sono due:

1) che il sinistro che ha dato origine alla lesione abbia coinvolto almeno 2 veicoli (cfr. Cass. III, n. 25033/2019  “Il presupposto per l'operatività dell'art. 141 del codice delle assicurazioni private relativo al risarcimento del terzo trasportato consiste in un sinistro, anche in assenza di scontro, che coinvolga più (e, quindi, almeno due) veicoli” e pure in mancanza di urto diretto);

2) che questi veicoli siano regolarmente assicurati.

Ambito di applicazione

Per ottenere il risarcimento di cui si parla, il terzo trasportato che subisce un danno in un sinistro dovrà promuovere, nei confronti della Compagnia della vettura su cui era a bordo, la procedura prevista dall'art. 141.

Non sono considerati terzi, salvo deroga convenzionale contenuta nel contratto assicurativo o accordo transattivo, coniuge, gli ascendenti ed i discendenti del conducente: secondo Cass. III, n. 21842/2019 risulta suscettibile di deroga convenzionale la regola di cui all'art. 4, comma 2, lett. b), della l. n. 990/1969, secondo cui il coniuge, gli ascendenti ed i discendenti del conducente non sono considerati terzi e, di conseguenza, ove danneggiati in un incidente stradale imputabile al conducente del veicolo non possono fruire, limitatamente ai danni alle cose, dei benefici assicurativi, tale deroga convenzionale può intervenire sia all'atto della stipula del contratto tra l'assicuratore e l'assicurato, sia successivamente al verificarsi del sinistro, anche mediante la stipulazione di un accordo transattivo in materia di risarcimento del danno in favore del terzo danneggiato. (La S.C. in applicazione del principio, ha cassato la decisione della corte di merito, la quale aveva ritenuto i soggetti responsabili del sinistro non essere condebitori solidali dell'assicuratore ed in condizione di poter dichiarare di volersi avvalere della transazione raggiunta con l'assicuratore, in riferimento ai danni subiti dalle cose del terzo trasportato coniuge del conducente, trascurando che era intervenuta una deroga convenzionale del contratto proprio mediante l'accordo transattivo, raggiunto in materia di ammontare del danno risarcibile tra l'assicuratore e la moglie del conducente, proprietaria delle cose danneggiate).

Questa speciale azione diretta si rivolge nei confronti della Compagnia del veicolo su cui il soggetto danneggiato era a bordo al momento del sinistro e quindi del danno subito nei termini dell'art. 145. Anche l'impresa di assicurazione del responsabile civile può intervenire nel giudizio, estromettendo in quel caso la Compagnia del veicolo e riconoscendo spontaneamente le responsabilità del proprio assicurato.

L'Impresa che effettua il pagamento, ed è questa la cosa più importante, ha poi diritto di rivalsa nei confronti dell'Assicurazione del responsabile civile, sempre secondo limiti requisiti e condizioni poste dall'art. 150. Il principio introdotto dalla norma è molto semplice, così come quanto richiesto dalla legge per ottenere il risarcimento.

A tal proposito Cass. III, n. 16181/2015 ha chiarito che “Il terzo trasportato, che si avvalga, ai sensi dell'art. 141 del d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209, dell'azione diretta nei confronti dell'impresa di assicurazioni del veicolo sul quale viaggiava al momento del sinistro, deve provare di avere subito un danno a seguito di quest'ultimo ma non anche le concrete modalità dell'incidente allo scopo di individuare la responsabilità dei rispettivi conducenti, trattandosi di accertamento irrilevante ai fini di cui all'art. 141 cit.”.

La ratio della norma si rinviene in questa massima, dato che è evidente che lo scopo sia espressamente quello di conferire al soggetto terzo trasportato un ulteriore strumento di tutela per agevolare il risarcimento da ottenere dall'impresa assicuratrice, sfuggendo all'onere di dover dimostrare le eventuali responsabilità dei conducenti che hanno causato o subito il sinistro. Nella norma, inoltre, non si fa espressa menzione di una particolare tipologia di trasporto, lasciando quindi ampio margine e includendo, pertanto, anche il trasporto gratuito, di cortesia, tanto quanto quelli onerosi.

È importante rimarcare come la norma non faccia riferimento ad alcuna clausola di esclusività in materia, dato che il legislatore, quando e se ha ponderato questo tipo di avocazione totale della materia, l'ha fatto espressamente menzionando l'evenienza, come all'art. 149 che fa riferimento all'azione diretta nei confronti “della sola propria impresa assicuratrice”.

L'art. 2054 c.c. e la precedente disciplina

Nell'assetto normativo che ha preceduto il d.lgs. n. 209/2005, e quindi l'art. 141, il terzo trasportato, nell'ipotesi di sinistro stradale senza urto tra due vetture, poteva pretendere e ottenere a titolo di risarcimento il danno ex art. 2043 c.c. dal proprio vettore/conducente e dalla sua Compagnia assicurativa. Nel caso in cui ci fosse scontro tra le vetture invece, il trasportato poteva ottenere l'intera somma sia dal proprio vettore che dagli altri vettori coinvolti, invocando la presunzione di responsabilità ex art. 2054 cc e il beneficio della solidarietà tra loro exart. 2055. L'assetto attualmente previsto dall'art. 141, però, non entra in conflitto con la vecchia disciplina e sulla possibilità di invocare l'azione ordinaria aquiliana ex art. 2043 c.c., che si basa sulla presunzione dolosa o colposa di un danno antigiuridico, o anche dell'azione ex art. 2054 c.c. verso vettore e proprietario, basata invece su presunzione di colpa o da responsabilità oggettiva vera e propria, o infine di azione fondata sul vincolo contrattuale esistente tra danneggiato e altro soggetto che preveda l'obbligo di preservare l'incolumità del primo (es. contratto di trasporto). Questo perché l'intento è quello di offrire un'azione diretta verso le imprese assicurative, senza precludere la possibilità del danneggiato di instaurare le diverse azioni appena elencate in modo autonomo o alternativo o cumulativamente a quella diretta. Resta, dunque, intatta la possibilità, ex art. 2054 c.c. di far valere la responsabilità extracontrattuale del conducente per i primi due commi, e solidale del proprietario ex art. 2054, comma 3, a meno che questo non si liberi dalla responsabilità provando che il veicolo fosse in circolazione contro la sua volontà o che dal conducente sia stato evitato il danno facendo tutto il possibile secondo la normale diligenza.

L'art. 141 del d.lgs. n. 209 del 2005, che consente al terzo trasportato di agire direttamente nei confronti dell'assicuratore del proprio vettore, non si applica ai sinistri verificatisi prima della sua entrata in vigore, poiché, prescindendo dall'accertamento della responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti, introduce un fondamento oggettivo di responsabilità del vettore assicurato ed è, pertanto, norma di diritto sostanziale, e non meramente processuale ( Cassazione civile sez. III, 12/06/2023, n.16603).

Disciplina legislativa

La norma non fa discrimine tra danni di tipo patrimoniale e danni non patrimoniali (danno biologico a qualsiasi titolo, danno esistenziale e danno morale). Ciò che manca nell'articolo è la parola “scontro”, dato che viene espressamente richiesto un semplice “sinistro”.

Non è dunque necessario per l'applicazione della norma uno scontro vero e proprio, ma un semplice sinistro stradale tra due autoveicoli che abbia causato dei danni: in questo modo rientrano nell'ambito del discusso articolo una serie pressoché illimitata di ipotesi (es. anche i casi di sinistri che vedano coinvolti veicoli a trazione animale).

In più, sempre per ipotesi del genere, “il regime di indennizzo diretto applicabile ex art. 141 d.lgs. n. 209/2005 non preclude al trasportato-danneggiato la facoltà di evocare in giudizio esclusivamente il titolare-conducente del veicolo antagonista, quale responsabile del danno, e la relativa compagnia assicuratrice della domanda, le prescrizioni contenute nell'art. 148 del d.lgs. sopracitato” (Cass. III, n. 6070/2007).

Quanto, poi, ai soggetti che possono fruire della disposizione legislativa, la disposizione dell'art. 4, comma 2, lett. b), della l. n. 990/1969, secondo cui il coniuge, gli ascendenti ed i discendenti del conducente non sono considerati terzi e, di conseguenza, ove danneggiati in un incidente stradale imputabile al conducente del veicolo non possono fruire, limitatamente ai danni alle cose, dei benefici assicurativi è suscettibile di deroga convenzionale sia all'atto della stipula del contratto tra l'assicuratore e l'assicurato, sia successivamente al verificarsi del sinistro, anche mediante la stipulazione di un accordo transattivo in materia di risarcimento del danno in favore del terzo danneggiato (Cass. III, n. 21842/2019).

Onere della prova

Il terzo trasportato ha sempre l'onere di provare di aver subito un danno in dipendenza del trasporto, così ha stabilito a più riprese la Suprema Corte, secondo cui “La posizione di favore attribuita al trasportato di poter prescindere dall'accertamento della responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro consente al trasportato/attore di non fornire la prova delle modalità con cui si è svolto il sinistro rispetto alle responsabilità dei conducenti. Ma, certamente, non lo esonera dal fornire la prova principe della sua azione, che è quella di aver subito un danno a seguito di un sinistro verificatosi quando era trasportato” (Cass. III, n. 10410/2016 e Cass. III, n. 20654/2016). La prova non può nemmeno essere il CID sottoscritto dai conducenti degli autoveicoli o la circostanza che l'attore/attrice terzo trasportato siano feriti, nonostante questo possa prodursi in giudizio (Cass. S.U., n. 10311/2006).

Una volta data la prova del danno subito in correlazione alla condotta almeno corresponsabile del conducente del mezzo su cui è trasportato, non è necessaria la dimostrazione dell'ammontare della quota di responsabilità, con l'unico limite del caso fortuito.

Invero, “l'art. 141 cod. ass. conseguentemente al riferimento al caso fortuito come limite all'obbligo risarcitorio della compagnia assicuratrice del vettore verso il trasportato danneggiato nel sinistro, richiede che il vettore sia almeno corresponsabile del sinistro quale presupposto della condotta risarcitoria del suo assicuratore; una volta accertato l'an della responsabilità del vettore, non occorre accertare quale sia la misura di responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti, dovendo comunque l'assicuratore del vettore risarcire in toto il trasportato, salva eventuale rivalsa verso l'assicuratore di altro corresponsabile o di altri corresponsabili della causazione del sinistro» ( Cass. III, n. 4147/2019).

La "salvezza del caso fortuito", di cui all'inciso iniziale della norma, si riferisce non solo alle cause naturali, ma anche alla condotta umana del conducente di altro veicolo coinvolto; la relativa presunzione di legge può, tuttavia, essere superata dalla prova, a carico dell'assicuratore del vettore, della totale assenza di responsabilità del proprio assicurato, ovvero dalla dichiarazione, resa ai sensi dell'art. 141, comma 3, del d.lgs. n. 209/2005 dall'assicuratore del responsabile civile intervenuto nel processo, a fronte della quale il giudice è tenuto ad estromettere l'originario convenuto, rivolgendosi "ex  lege" la domanda risarcitoria dell'attore verso l'assicuratore intervenuto.

Sempre a proposito dell'onere della prova a carico del trasportato, questi può addurre a testimoni i soggetti coinvolti nel sinistro, purché “la compagnia di assicurazioni del trasportante, chiamata a risarcire direttamente il terzo trasportato, non abbia messo in discussione l'incidente quanto al suo reale accadimento in danno dell'attore” (Nella fattispecie , tratta da Cass. III, n. 1279/2019, la Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva dichiarato l'incapacità dei testi per il solo fatto che erano parti coinvolte nel sinistro, senza comparare il loro interesse al giudizio con quello dell'attrice, terza trasportata, correlato al solo onere di provare la riconducibilità causale delle lesioni lamentate all'occorso, per essere il sinistro indiscusso quanto al suo accadimento).

Richiesta di risarcimento

Per azionare il meccanismo risarcitorio il soggetto terzo trasportato dovrà avviare nei confronti della Compagnia assicurativa del veicolo su cui viaggiava e ha subito l'infortunio la procedura normale di indennizzo diretto ex art. 148, rispettando i termini previsti dall'art. 145 e fermi restando i diritti dell'impresa del responsabile civile che va, comunque, informata della procedura risarcitoria potendo sempre intervenire nel giudizio estromettendo la Compagnia del vettore del soggetto terzo trasportato. L'impresa che paga potrà poi rivalersi sull'impresa assicurativa del responsabile civile in ogni caso. Qualora l'impresa che paghi non sia in grado di coprire tutta la somma richiesta a titolo di risarcimento, potrà intervenire sin da subito la compagnia del responsabile civile. Il richiamo all'art. 145 sancisce, poi, il principio secondo cui l'azione si possa promuovere solo dopo i 90 giorni (visto che è un danno alla persona) da quando il danneggiato ha richiesto risarcimento a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento all'impresa di assicurazione.

Ipotesi di terzo trasportato proprietario e intestatario di polizza

Nelle ipotesi in cui proprietario e intestatario della polizza nonché vittima del sinistro sia anche contemporaneamente terzo trasportato, tale status prevale in ogni caso sugli altri.

Ha stabilito, infatti, la Suprema Corte di Cassazione in un caso in cui che: “La clausola del contratto di assicurazione della responsabilità civile per la circolazione dei veicoli prevedente l'inoperatività della garanzia nel caso in cui il veicolo assicurato sia condotto al momento del sinistro da persona non munita della prescritta patente di guida è inopponibile, trattandosi di eccezione derivante dal contratto, dall'assicuratore al terzo danneggiato che si avvalga nei suoi confronti dell'azione diretta per il risarcimento” (Cass. III, n. 18308/2014: nel caso specifico la Corte ha ritenuto terzi danneggiati i congiunti del proprietario dell'auto - deceduto all'esito di sinistro stradale cagionato da conducente che si trovava in una delle condizioni previste dalla clausola contrattuale di inoperatività della polizza - che era anche terzo trasportato, nonché titolare del contratto di relativa assicurazione per la r.c.a., avendo gli stessi fatto valere danni subiti iure proprio, quali il danno non patrimoniale da perdita del congiunto e quello da perdita dell'assegno di mantenimento); ma nel medesimo senso vedi anche Trib. Milano V, n. 14383/2014.

Poiché l'assicurazione per la responsabilità civile di veicoli e natanti ha stampo pubblicistico e obbligatorio, il diritto al risarcimento del danno del terzo danneggiato si configura come autonomo, nei rapporti con la compagnia assicuratrice, rispetto al diritto dell'assicurato danneggiante. È, dunque, legittima la domanda di risarcimento del danno presentata iure proprio dagli eredi, cioè per quanto riguarda il danno non patrimoniale da perdita del congiunto e da perdita dell'assegno di mantenimento (Cass. III, n. 18308/2014).

Conferma tale assunto anche Cass. VI, n. 13738/2020 per cui “La posizione giuridica del proprietario del veicolo, che si trovava a bordo del medesimo al momento del sinistro come passeggero, è assimilata a quella di qualsiasi altro passeggero vittima dell'incidente; pertanto è esclusa l'applicazione di clausole contrattuali che neghino a questi terzi il risarcimento del danno subito a seguito di un sinistro, causato dal veicolo assicurato, anche quando la copertura assicurativa, in base alle citate clausole, è estromessa per utilizzo o guida del veicolo assicurato da parte di soggetti non autorizzati o non titolari di patente di guida”.

Decisione confermata da ultimo dalla Suprema Corte con la decisione  della sez. III, Cass.   13/05/2021, n.12901 per cui  “In tema di  Rc  auto, in caso di incidente in cui il proprietario del veicolo viaggiava come soggetto trasportato, la qualità di vittima prevale su quella di assicurato, con la conseguenza che il proprietario ha diritto al risarcimento de danno. A dirlo è la Cassazione, secondo cui il proprietario che al momento del sinistro si trovava in macchina senza essere alla guida deve ottenere l'indennizzo pieno per il danno derivante dalla circolazione non illegale del mezzo, senza che assuma rilevanza la sua eventuale c orresponsabilità nell'incidente ”.

Ipotesi di pluralità di trasportati

Nell'ipotesi piuttosto frequente di sinistro con coinvolgimento di più soggetti trasportati, ove il risarcimento dovuto dal responsabile superi complessivamente le somme assicurate, si applica non più l'art. 141 d.lgs. n. 209/2005, bensì l'art. 140, con la logica conseguenza che i diritti dei soggetti danneggiati, nei confronti della compagnia assicurativa, sono proporzionalmente ridotti fino alla concorrenza delle somme assicurate.

L'art. 140 del codice riprende, le disposizioni già contenute nell'art. 27, l. n. 990/1969, nel caso in cui in presenza di una pluralità di danneggiati da un unico sinistro, il risarcimento del danno complessivamente dovuto dal responsabile superi il massimale coperto dall'assicurazione.

Si applica, pertanto, il principio della par condicio tra i danneggiati, cosicché in caso di incapienza del massimale i diritti dei singoli danneggiati nei confronti dell'assicuratore sono proporzionalmente ridotti sino alla concorrenza delle somme assicurate.

La particolarità insita nella normativa stabilisce che “nei giudizi promossi fra l'impresa di assicurazione e le persone danneggiate sussiste litisconsorzio necessario, applicandosi l'art. 102 c.p.c.”.

Il litisconsorzio necessario ha l'evidente scopo di rendere opponibile a tutti i danneggiati la liquidazione fatta in favore dell'attore (o degli attori), salvaguardando il principio della ripartizione proporzionale del massimale.

Il rapporto tra art. 141 e art. 144

Di forte interesse è stato anche il corretto inquadramento della linea di demarcazione tra ambito applicativo dell'art. 144 e dell'art. 141.

L'art. 144 del codice delle assicurazioni prevede che “il danneggiato per sinistro causato dalla circolazione di un veicolo o di un natante, per i quali vi è obbligo di assicurazione, ha azione diretta per il risarcimento del danno nei confronti dell'impresa di assicurazione del responsabile civile, entro i limiti delle somme per le quali è stata stipulata l'assicurazione”.

In dottrina, la tesi che è emersa con vigore è quella che rigetta la cumulabilità delle due azioni, abbracciando la tesi opposta dell'alternatività.

Le argomentazioni addotte a sostegno dell'opinione summenzionata sono diverse.

Si afferma, infatti, che l'art. 141 cod. cit. prevede una disciplina speciale nel caso specifico del terzo trasportato su uno dei veicoli coinvolti nel sinistro, in deroga alla disciplina generale dettata per gli altri danneggiati.

In secondo luogo, si rileva che quanto previsto dall'art. 141 non avrebbe alcun senso se lo stesso concorresse con quanto prospettato all'art. 144, dal momento che anche il vettore sarebbe pur sempre un responsabile aggredibile al pari degli altri conducenti coinvolti nel sinistro.

Infine si afferma che, ad opinare diversamente, non si comprende quale potrebbe essere la funzione della disciplina specifica dettata per l'intervento dell'assicurazione del responsabile civile e per l'estromissione dell'assicurazione del vettore che sarebbe, comunque, ricavabile dalle regole generali.

Effettivamente, per il principio inclusio unius, exclusio alterius non può che ritenersi che la espressa previsione da parte dell'art. 141 cod. cit. dell'azione diretta nei confronti dell'assicurazione del vettore dimostri l'inesistenza in capo al terzo trasportato di ulteriori azioni dirette.

Azione di rivalsa

Ai sensi dell'art. 141, “il danno subito dal terzo trasportato è risarcito, salva l'ipotesi di sinistro cagionato da caso fortuito, dall'impresa di assicurazione del veicolo sul quale si trovava al momento del sinistro, entro il massimale minimo di legge, fermo restando quanto previsto dall'articolo 140, a prescindere dall'accertamento della responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro, salvo il diritto al risarcimento dell'eventuale maggior danno nei confronti dell'impresa di assicurazione del responsabile civile, se il veicolo di quest'ultimo è coperto per un massimale superiore a quello minimo”.

L'assicuratore, che non abbia potuto opporre al danneggiato che agisce in via diretta, eccezioni derivanti dal contratto né le clausole di contributo a carico dell'assicurato, ha diritto di rivalsa nei confronti dell'assicurato nella misura in cui avrebbe avuto diritto contrattualmente di rifiutare o di ridurre la propria prestazione, nei limiti ed alle condizioni previste dall'articolo 150.

Con il termine “rivalsa”, pertanto, si vuole indicare un'azione di regresso ex art. 1299 c.c. nel caso in cui si configuri un concorso di colpa tra i conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro, ovvero di un' azione di surrogazione legale ex art. 1203 c.c. nel caso in cui la colpa esclusiva nella causazione del sinistro sia da addebitare al conducente del veicolo diverso da quello sul quale viaggiava il trasportato danneggiato.

Tale azione sarà esperibile anche nel caso in cui il danneggiato sia stato citato stragiudizialmente e qualora l'assicurato non abbia acconsentito al pagamento o non sia stato fatto partecipe delle trattative; in tale ipotesi, egli può contrastare la domanda di rimborso dell'assicuratore con eccezioni sia in ordine alla responsabilità sia in ordine all'ammontare del risarcimento pagato (Cass. n. 981/1995).

Così come da ultimo confermato da  Cass. III, n. 26300/2019 per  cui:  “In tema di risarcimento del danno del terzo trasportato derivante da sinistro stradale, laddove sussiste la responsabilità dell'assicurato, sussiste anche quella dell'assicuratore ed è, pertanto, possibile che questi sia sottoposto all'esercizio del diritto di surroga. La solidarietà tra assicuratore per la r.c.a. ed assicurato, infatti, è una solidarietà c.d. sbilanciata o imperfetta, a tutela della finalità sociale che essa è chiamata ad assolvere”.

In tale senso è stato chiarito  (Cass. III n. 23621/2019) che  “In tema di risarcimento del danno da circolazione dei veicoli, l'applicazione del principio solidaristico di rilievo sovranazionale "vulneratus ante omnia reficiendus", impone in sede sostanziale l'interpretazione delle norme di legge che disciplinano l'assicurazione r.c.a. in modo coerente con la finalità di tutela della vittima, e comporta in sede processuale che il giudice deve compiere ogni sforzo, nei limiti del principio dispositivo e dei poteri attribuitigli dall'ordinamento, per l'accertamento della verità e la liquidazione del danno patito dalla vittima; lo stesso principio vige nei rapporti tra litisconsorti chiamati a rispondere del danno in via solidale, con la conseguenza che l'interesse dell'assicurato e del responsabile civile all'accertamento dell'obbligo solidale dell'assicuratore volto ad indennizzare il terzo danneggiato non può essere limitato, indipendentemente dall'esercizio dell'azione di regresso nei confronti dell'assicuratore o della richiesta di manleva da parte dell'assicurato. (Nella specie, la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza impugnata la quale aveva dichiarato la carenza di interesse dei convenuti, conducente e proprietario del veicolo assicurato, a proporre appello avverso la pronuncia di prime cure con cui era stata esclusa la sussistenza di un corrispondente obbligo della compagnia di assicurazione a risarcire il danno subito dal terzo trasportato).

Tutte le azioni esperibili dal terzo trasportato: Il caso del cd. trasporto anomalo. Le questioni di legittimità costituzionale

In definitiva, il terzo trasportato ha a disposizione una serie di possibilità di esercitare il proprio diritto al risarcimento dei danni.

Se vorrà citare in giudizio il solo responsabile civile potrà azionare il generale rimedio ex art. 2054 c.c. (a cui si fa rimando: cfr. ad esempio “In tema di responsabilità civile, il danneggiato a seguito di un incidente stradale in cui sia rimasto coinvolto come trasportato a titolo di cortesia può chiedere il risarcimento invocando la presunzione di colpa di cui all'art. 2054 c.c. nei confronti dei conducenti e/o proprietari dei veicoli coinvolti, salvi gli effetti dell'azione di regresso nei rapporti interni fra gli stessi; la circostanza che il trasportato abbia concorso a causare il sinistro non può comportare - per ciò solo - l'esclusione di responsabilità dei conducenti coinvolti (oltreché dei proprietari dei relativi mezzi), ove non risulti esclusa qualunque loro condotta colposa, sì da poter imputare il danno alla sola responsabilità del trasportato” (cfr. Cass. III, n. 6481/2017); se assieme a questo vorrà coinvolgere anche la compagnia assicurativa potrà usare l'azione diretta dell'art. 144 d.lgs. n. 209/2005 (cui si fa rimando); se avrà invece interesse a un risarcimento immediato e senza accertamento della colpa dei conducenti invocherà l'art. 141.

È evidente che questa azione miri a offrire al terzo un'azione ulteriore per tutelare la propria posizione che, di contro però, lo impossibiliterà a citare nel relativo procedimento il responsabile civile.

Tale pluralità di facoltà sussiste anche nel caso del cd. trasporto anomalo o contra legem.

Invero, “L'eliminazione dei riferimenti alle modalità del trasporto ed alla destinazione del veicolo” nella nuova normativa in discussione “ha comportato l'obbligo di risarcimento da parte dell'assicuratore anche nei casi di trasporto anomalo o contra legem. Qualora, quindi, il ciclomotore venga utilizzato con modalità diverse da quelle indicate nel regolamento contrattuale, con un trasporto effettuato non in conformità alle disposizioni vigenti ed alle indicazioni contenute nel certificato di circolazione, le imprese assicuratrici hanno sempre l'obbligo di risarcire le lesioni riportate dal trasportato, non essendo opponibili a quest'ultimo le eccezioni derivanti dal contratto, dovendosi però valutare, ai sensi dell'art. 1227, comma 1, c.c., se ed in quale misura possa configurarsi una consapevole partecipazione del trasportato danneggiato alla condotta colposa del conducente, con accettazione dei rischi conseguenti” (App. Roma 13 settembre 2011).

Dunque, uno dei temi di maggior discussione sull'art. 141, ha riguardato la sua possibile sovrapposizione alla disciplina codicistica già esistente e applicabile perfettamente alla stessa tipologia di sinistro.

A dirimere la questione è intervenuta la giurisprudenza che ha tentato di tracciare una linea di demarcazione immaginaria tra l'ambito civilistico e quello legislativo introdotto con il Codice delle Assicurazioni.

Secondo la Suprema Corte, infatti, “In tema di responsabilità civile, il danneggiato a seguito di un incidente stradale in cui sia rimasto coinvolto come trasportato a titolo di cortesia, può chiedere il risarcimento invocando la presunzione di colpa stabilita dall'art. 2054 c.c., facendo valere la responsabilità extracontrattuale sia nei confronti del conducente del veicolo a bordo del quale si trovava, che nei confronti del proprietario, se diverso dal primo” (Cass. III, n. 3937/2007).

Va oltre la Cass. III, n. 13130/2006, affermando che “in materia di responsabilità derivante dalla circolazione dei veicoli, l'art. 2054 c.c. esprime, in ciascuno dei commi che lo compongono, principi di carattere generale, applicabili a tutti i soggetti che da tale circolazione comunque ricevano danni, e quindi anche ai trasportati, quale che sia il titolo del trasporto, di cortesia ovvero contrattuale (oneroso o gratuito). Consegue che il trasportato, indipendentemente dal titolo del trasporto, può invocare i primi due commi della disposizione citata per far valere la responsabilità extracontrattuale del conducente ed il comma 3 per far valere quella solidale del proprietario, che può liberarsi solo provando che la circolazione del veicolo è avvenuta contro la sua volontà ovvero che il conducente aveva fatto tutto il possibile per evitare il danno”.

La giurisprudenza di legittimità ha anche precisato che, se il terzo trasportato si trovava a bordo del veicolo coinvolto nel sinistro in forza di un contratto di trasporto, può scegliere se agire in via extracontrattuale o contrattuale (ex artt. 1218 e 1681 c.c.): “ove il trasporto sia avvenuto in base a titolo contrattuale, con l'azione prevista dall'art. 1681 c.c. - che stabilisce la responsabilità contrattuale del solo vettore per i sinistri che colpiscono il viaggiatore durante il viaggio - può concorrere quella extracontrattuale di cui all'art. 2054 c.c.”.

Alcune delle questioni di legittimità costituzionale avanzate contro la norma nella parte in cui consente l'azione diretta avverso la compagnia assicuratrice del veicolo a bordo del quale viaggiava il trasportato a prescindere dall'accertamento della responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti, sono state dichiarate inammissibili (Corte cost. n. 440/2008; Corte cost. n. 191/2009), mentre la questione relativa all'esclusività del rimedio o alla convivenza con gli altri rimedi codicistici previsti in favore del trasportato è stata risolta con la sentenza n. 205/2008 della Corte Costituzionale che ha chiarito che “Sono manifestamente inammissibili, in riferimento agli artt. 3, 24 e 76 Cost., le q.l.c. degli artt. 141, 143, 144, 148, 149, 150 d.P.R. 18 luglio 2006, n. 254 del codice delle assicurazioni private e dell'art. 9, comma 2, del relativo regolamento, nella parte in cui - prevedendo l'azione diretta del trasportato verso la compagnia assicuratrice del veicolo - escluderebbero che il medesimo trasportato possa agire nei confronti del vero responsabile del danno, così come previsto dal sistema degli artt. 1917, 2043 e 2054 c.c. I giudici rimettenti, infatti, non hanno adempiuto l'obbligo di ricercare un'interpretazione costituzionalmente orientata delle norme impugnate, nel senso cioè che esse si limitino a rafforzare la posizione del trasportato, considerato soggetto debole, legittimandolo ad agire direttamente nei confronti della compagnia assicuratrice del veicolo, senza peraltro togliergli la possibilità di fare valere i diritti derivanti dal rapporto obbligatorio nato dalla responsabilità civile dell'autore del fatto dannoso”).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario