Comparsa di risposta su azione diretta del terzo trasportato contra legem (art. 144 cod.ass.)

Maria Carolina De Falco

Inquadramento

L'art. 1 della l. n. 990/1969, nella sua originaria prospettazione, prevedeva l'obbligo assicurativo per i soli danni alle persone trasportate su veicoli ad uso pubblico e privato destinati al trasporto di persone, nonché sui veicoli destinati al trasporto di cose, purchè fossero in via del tutto eccezionale autorizzati al trasporto di persone.

È stata la riforma del 1992, in attuazione di una Direttiva comunitaria, la CEE 99/232, a modificare il comma 2 di tale articolo, eliminando del tutto il riferimento alla destinazione del veicolo e stabilendo per l'effetto l'obbligo assicurativo per tutti i terzi trasportati, a prescindere da quale fosse il titolo del trasporto.

Questo ultimo intervento ha offerto, allora, il fondamento dell'obbligo assicurativo e della consequenziale azione diretta ai sensi dell'art. 18 della medesima legge a favore anche del terzo trasportato contra legem.

Sulla sua fondatezza di questa impostazione si sono susseguite diverse opinioni che di seguito si passerà in rassegna.

Con l'atto in commento la compagnia assicuratrice, evocata in giudizio dal terzo trasportato su un ciclomotore per il risarcimento dei danni alla persona, contesta il difetto di fondatezza della richiesta, essendo l'attore al momento del sinistro trasportato contravvenendo alle regole del Codice della Strada.

Contesta, allora, sia per un principio di armonia normativa, sia per l'applicazione dell'art. 1227 c.c., la domanda attorea chiedendone il rigetto.

Formula

TRIBUNALE DI .... [1]

COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA

PER

la .... Ass.ni [2] s.p.a., C.F. .... in persona del legale rapp.te p.t. Sig. .... con sede legale in .... alla via .... n. .... rappresentata e difesa dall'Avv. .... (C.F. ....) [3], con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. .... [4], giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... [5], ovvero al seguente indirizzo di PEC. ....@....... [6].

-convenuta-

CONTRO

Il Sig. .... C.F. .... nato a ....e residente in .... alla Via .... n. .... rappresentato e difeso dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliati presso il suo studio in ....;

-attore-

FATTO

a) In data .... in .... alle ore .... circa, il Sig. .... viaggiava come trasportato a bordo del ciclomotore tipo .... di proprietà del Sig. .... (C.F. ....), nato a .... ed ivi residente alla via .... n. .... assicurato con la .... Ass.ni .... allorché si verificava un sinistro fra il predetto ciclomotore e l'autovettura .... tg. .... di proprietà della Sig.ra .... e dalla stessa condotta.

b) Sul luogo interveniva la Polizia Municipale che rilevava la responsabilità del sinistro del conducente del ciclomotore su cui era trasportato l'odierno attore e ne predisponeva relativo verbale;

c) il Sig. .... riportava gravi lesioni personali, per le quali si rendeva necessario l'immediato ricovero in ambulanza presso l'Ospedale .... di .... con diagnosi di "....";

d) A seguito del sinistro il Sig. .... riportava consistenti danni alla persona, così come descritto nel referto dell' Ospedale di .... e segnatamente: "........."

e) Con atto di citazione notificato il .... l'attore agiva, in qualità di terzo trasportato sul ciclomotore, nei confronti dell'odierna comparente ai sensi dell'art. 141 Codice delle Assicurazioni.

Con il presente atto si costituisce in giudizio la .... Ass.ni chiedendo il rigetto della domanda per i seguenti motivi di

DIRITTO

É palese, l'infondatezza della domanda in quanto l'attore viaggiava, come trasportato, su un ciclomotore 50 cc, mezzo che non consente il trasporto di altri soggetti, oltre al conducente, come veniva accertato dai vigili urbani intervenuti che provvedevano a contravvenzionare il conducente del ciclomotore stesso.

L'odierna comparente eccepisce, altresì, che la domanda non può essere accolta in quanto la tesi sostenuta da controparte, secondo la quale l'assicuratore del trasportante sia comunque obbligato al ristoro dei danni subiti dal soggetto che, in violazione del divieto di farsi trasportare su un ciclomotore, lo abbia fatto ed abbia riportato danni in conseguenza di un sinistro occorso al ciclomotore stesso, è priva di fondamento.

Tantomeno può valere a favore di tale tesi la circostanza che il capoverso dell'art. 1 della l. n. 990/1969 parli genericamente di trasportati non specificando se tra questi vadano ricompresi solo i soggetti legittimamente trasportati ovvero qualsiasi soggetto trasportato anche in violazione di specifica norma di legge che lo proibisca.

Né ancora può valere la circostanza che secondo l'art. 4 della stessa legge non è considerato terzo e non ha diritto ai benefici derivanti dal contratto di assicurazione obbligatoria stipulato a norma della presente legge il solo conducente del veicolo responsabile del sinistro.

Ed invero, è certamente improbabile immaginare che il legislatore, da una parte, stabilisca in modo inequivocabile ed inderogabile il divieto di trasporto di altra persona oltre il conducente su di un determinato veicolo (nella specie ciclomotore) e, contestualmente, preveda l'obbligo dell'assicurazione contro i danni che dalla circolazione su quel veicolo la persona trasportata possa subire.

Ne consegue che non essendovi un obbligo di legge di assicurazione del terzo contra legem trasportato, nessun diritto al risarcimento può essere da costui vantato nei confronti dell'assicuratore del conducente del ciclomotore.

È, infatti, sufficiente considerare che è proprio il trasportato ad aver posto in essere, violando la legge, la condicio sine qua non senza la quale egli non avrebbe subito alcun danno.

Ed, invero, se avesse rispettato il noto divieto previsto dalla legge e non avesse preso posto sul ciclomotore in violazione di tale divieto non avrebbe, com'è certo, subito alcun danno.

D'altronde, non si tratta, nel caso di specie, di eccezioni derivanti dal contratto quanto viceversa di un'eccezione volta a far valere la violazione della prescrizione di legge.

Come, infatti, statuito dalla giurisprudenza di legittimità il comma 2 dell'art. 1227 c.c., prevedendo che il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando l'ordinaria diligenza (ed in questo caso i danni evitabili sono tutti i danni subiti), postula che il fatto del debitore sia la causa unica ed efficiente dell'evento dannoso e che il creditore, se non fosse rimasto inerte, avrebbe potuto eliminare (come nel caso di specie) o attenuare le conseguenze patrimoniali.

E, dunque, non si può dubitare che, ove il creditore nella specie l'attore non fosse salito a bordo del ciclomotore contravvenendo ad un preciso divieto di legge, non avrebbe riportato quei danni che, invece, a causa della sua condotta colposa subiva.

*******

Per tali ragioni, si chiede che l'Ecc.mo Tribunale adìto Voglia, respinta ogni contraria istanza,eccezione e difesa, accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

- accertare e dichiarare l'inammissibilità della domanda attorea per tutti i motivi suddetti, rigettando la stessa;

Con vittoria di spese, diritti ed onorari di causa, oltre Iva e Cpa come per legge.

In via istruttoria, in caso di ammissione di prova testimoniale dedotta da parte attrice, senza alcuna inversione dell'onere della prova, chiede prova contraria sui capitoli formulati da controparte.

Inoltre, al momento dell'iscrizione della causa a ruolo, si offriranno in comunicazione i seguenti documenti:

1) procura ad litem;

2) rapporto della Polizia Municipale sull'incidente stradale del ....;

3) atto di citazione del ....

Con riserva di ulteriormente articolare ed istruire la controversia, anche all'esito del contegno processuale di controparte.

Si dichiara, infine, ai soli fini del contributo unificato, che il valore del presente giudizio è indeterminato, pertanto, il contributo unificato dovuto è pari ad Euro . ....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA AD LITEM

Il Sig. .... legale rapp.te p.t. della .... Ass.ni S.p.A. (P.I....), con sede legale in .... alla Via ...., informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di Pace / Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. 196/03 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in .... alla Via .... n. ....

Luogo e data ....

Sig. ....

È autentica

Firma Avv. ....

[1] Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli art. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014).

[2] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2.

[3] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata.

[4] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c.

[5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014.

Commento

L'esclusione dell'azione diretta del cd. terzo trasportato contra legem. Applicazione dell'art. 1227 c.c.

Secondo una prima e diffusa opinione, l'obbligo di assicurazione per i ciclomotori è previsto solo nei riguardi dei terzi passanti e non anche per i trasportati, visto che sui ciclomotori è vietato il trasporto di altre persone oltre al conducente, così come disposto dall'art. 170 punto 2 Cod.Strad. ( per cui sui ciclomotori è vietato il trasporto di altre persone oltre il conducente).

Ne consegue che , non essendo previsto un obbligo di legge di assicurazione del terzo trasportato contra legem (ovvero in dispregio delle regole del Codice della Strada), nessun diritto al risarcimento può essere da costui vantato nei confronti dell'assicuratore del conducente del ciclomotore (Tribunale Roma, 29 gennaio 2004).

Sono espressione di tali opinione le seguenti pronunce della giurisprudenza di merito, fondate essenzialmente sull'applicazione dell'art. 1227 c.c. per il quale il risarcimento del danno deve essere proporzionalmente ridotto in ragione dell'entità percentuale dell'efficienza causale del comportamento della vittima, atteso che il danno che taluno arreca a sé medesimo non può essere posto a carico dell'autore della causa concorrente, sia per il principio che il risarcimento va proporzionato all'entità della colpa di ciascun concorrente, sia per l'esigenza di evitare un indebito arricchimento.

In sostanza, il comma 1 dell'articolo 1227 cc, prevedendo che il risarcimento non sia dovuto per i danni che il creditore poteva evitare usando l'ordinaria diligenza ammette che il fatto del debitore sia causa unica e efficiente dell'evento dannoso e il creditore, se non inerte, poteva eliminare come nel caso de quo.

Laddove quindi il creditore (ovvero il trasportato contra legem) non fosse salito a bordo del ciclomotore contravvenendo quanto previsto dalla legge, non avrebbe riportato quei danni che a causa della sua condotta colposa aveva subito.

Ad esempio è stato affermato che “Posto che un ciclomotore per sua natura non è abilitato al trasporto di passeggeri terzi, la condotta "contra legem" del trasportato danneggiato, consistita nel sedersi accanto al conducente in violazione delle caratteristiche del mezzo, fuoriesce dall'oggetto assicurativo coperto dalla polizza del mezzo. Pertanto, trasportato e conducente sono egualmente responsabili nella determinazione dell'evento dannoso. il primo per aver sollecitato il trasporto in violazione della legge, il secondo per averglielo consentito (Tribunale Foggia, 30 giugno 2003).

Ed ancora, “Poiché i ciclomotori non sono omologati per il trasporto di terzi, neppure le polizze assicurative possono coprire questo tipo di condotta "contra legem". Ne consegue che un danno alla persona del trasportato è irrisarcibile dall'assicurazione del ciclomotore. In tal caso, infatti, il trasportato concorre con il conducente alla determinazione dell'evento dannoso: entrambi accettano un trasporto in violazione della legge ed entrambi ne sono responsabili. (Nella fattispecie i genitori del minore conducente hanno risarcito i 2/3 del danno avendo il proprio figlio condotto controsenso il ciclomotore)” (Trib. Foggia, 07 luglio 2004).

Alcune altre Corti valorizzano la scelta consapevolmente rischiosa del trasportato, ed affermano che “Non rientra tra le ipotesi di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile automobilistica la copertura assicurativa per i danni causati ad un terzo trasportato “contra legem” su di un ciclomotore. Nel caso di specie il terzo danneggiato ha scelto consapevolmente di adottare la condotta vietata dalla legge così ponendosi in una condizione tale da escludere la responsabilità della compagnia assicuratrice” (Trib. Catania, V, 03 ottobre 2005, n. 3322 ).

Infine, anche la Corte di Appello di Milano (sentenza n. 1615/2008) ha assunto che “La polizza stipulata dal proprietario del ciclomotore con la X Ass.ni s.p.a. non prevede copertura per il rischio di danni ai terzi trasportati ed è del tutto pacifico che per detto ciclomotore vigesse il divieto di trasporto di persone oltre al conducente. Ne deriva che, non solo il rischio dei danni a terzi trasportati non risulta contrattualmente previsto, ma l'esistenza di un divieto direttamente posto dalla legge in ordine al trasporto di terzi su ciclomotori come quello in esame impedisce di ritenere che i danni riportati da soggetti che, in violazione di tale divieto, abbiano scientemente scelto di essere trasportati sul mezzo, possano essere ricompresi tra quelli risarcibili in forza della assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile. Detta assicurazione nel caso di ciclomotori non omologati per il trasporto di persone, sicuramente valida verso i terzi utenti della strada, incolpevolmente danneggiati dalla circolazione del mezzo, non si estende, a giudizio di questa Corte, ai terzi danneggiati trasportati sul ciclomotore che, accettando di salire sul mezzo in questione, abbiano posto in essere un comportamento contra legem. Non si vede, infatti, come si possa ritenere che il legislatore che all'art. 170 del d.lgs. n. 285/1992 ha ribadito il divieto per i ciclomotori di trasporto di terzi abbia, poi, nel prevedere all'art. 193 della medesima disposizione di legge l'obbligatorietà dell'assicurazione per la r.c.a. per i ciclomotori, inteso estendere la copertura di detta assicurazione anche ai danni dei trasportati sui ciclomotori dopo aver categoricamente vietato detto trasporto”.

Si fa, pertanto, leva sia sulla mancanza di uno specifico obbligo di assicurazione del terzo trasportato contra legem sia sulla efficienza causale esclusiva del comportamento colposo dello stesso danneggiato rispetto al danno lamentato.

Nella sentenza appena commentata si legge, infatti, che: “da un lato è certamente improbabile immaginare un legislatore che da una parte stabilisce in modo inequivocabile ed inderogabile il divieto di trasporto di altra persona oltre il conducente su di un determinato veicolo e contestualmente prevede l'obbligo dell'assicurazione per i danni che dalla circolazione su quel veicolo la persona trasportata possa subire...” e che, dall'altro, “... è proprio il trasportato ad aver posto in essere, violando la legge, la condicio sine qua non senza la quale egli non avrebbe subito alcun danno... e pertanto non si tratta nel caso di specie di eccezioni derivanti dal contratto quanto viceversa di un'eccezione volta a far valere la violazione della prescrizione di legge...”.

La giurisprudenza così orientata non sembra fare alcuna distinzione tra terzo estraneo alla circolazione, terzo trasportato che, dalla circolazione del veicolo, abbia incolpevolmente subito un danno e terzo trasportato che, invece, abbia concorso, colpevolmente, alla circolazione del veicolo in condizioni di illegittimità.

Né potrebbe giungersi a conclusioni diverse richiamando il capoverso dell'art. 1 della l. n. 990/1969, che parla genericamente di trasportati (non specificando se tra questi vadano inclusi solo i soggetti legittimamente trasportati o qualsiasi soggetto trasportato anche in violazione di specifica norma di legge che lo proibisca), ovvero dell'art. 4 della stessa legge, che non considera terzo (e non ha diritto ai benefici derivanti dal contratto di assicurazione obbligatoria stipulato a norma della presente legge) il solo conducente del veicolo responsabile del sinistro (cfr. Tribunale Termini Imerese, n. 103/2012).

La tesi della risarcibilità del cd. trasporto anomalo

Secondo altra opinione, fondata sulla lettera della norma e sul principio per cui “ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit” l'assicurazione obbligatoria per gli autoveicoli deve comprendere anche la responsabilità per danni alla persona causati ad ogni trasportato e ciò a prescindere dal tipo di veicolo, dall'effettiva destinazione di quest'ultimo e dal titolo in base al quale il trasporto è effettuato.

Il trasportato, a prescindere dal titolo in base al quale è effettuato il trasporto, ben può beneficiare delle presunzioni di responsabilità del conducente, previste dai primi due commi dell'art. 2054 c.c. e, di conseguenza, di quella del proprietario disposta dal comma 3.

Ne deriva che il passeggero deve limitarsi a dimostrare la sussistenza del nesso eziologico che unisce indissolubilmente il trasporto ed il danno alla persona, nel senso che quest'ultimo deve essere la diretta ed inequivoca conseguenza della attività di trasporto e, quindi, che l'illecito possa essere ascritto alla condotta tenuta dal conducente.

Inoltre, l'eliminazione dei riferimenti alle modalità del trasporto ed alla destinazione del veicolo ha comportato l'obbligo di risarcimento da parte dell'assicuratore anche nei casi di trasporto anomalo o contra legem. Qualora, quindi, il ciclomotore venga utilizzato con modalità diverse da quelle indicate nel regolamento contrattuale, con un trasporto effettuato non in conformità alle disposizioni vigenti ed alle indicazioni contenute nel certificato di circolazione, le imprese assicuratrici hanno sempre l'obbligo di risarcire le lesioni riportate dal trasportato, non essendo opponibili a quest'ultimo le eccezioni derivanti dal contratto, dovendosi però valutare, ai sensi dell'art. 1227, comma 1, c.c., se ed in quale misura possa configurarsi una consapevole partecipazione del trasportato danneggiato alla condotta colposa del conducente, con accettazione dei rischi conseguenti (cfr. Corte appello Roma, 13 ettembre 2011).

Nello stesso senso, si veda la sentenza del Trib. Ascoli Piceno, 22 marzo 2010, per cui “L'inosservanza di prescrizioni e limitazioni, anche legali, non incide sulla operatività dell'assicurazione rispetto al terzo danneggiato (quindi anche rispetto al trasportato), con conseguente inopponibilità dell'eccezione di "trasporto anomalo", salva la facoltà della compagnia assicuratrice di agire in rivalsa nei confronti del proprio assicurato”.

Di contrario avviso in altro caso di cd. trasporto anomalo ( guida in stato di ebbrezza o veicolo condotto da persona non abilitata) non è ammesso il regresso dell'assicuratore nei confronti del proprietario/passeggero e nel contempo vittima del sinistro ( si veda  Cass. III, n. 1269/2018 per cui “In tema di assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione di autoveicoli, l'art.18 della l. n. 990 del 1969 (e, attualmente, l'art. 144 del d.lgs. n. 209 del 2005) deve essere interpretato in senso conforme al diritto dell'Unione europea, sicché l'assicuratore non può esercitare l'azione di regresso nei confronti dell'assicurato proprietario del veicolo ove egli sia anche passeggero-vittima del sinistro, al fine di evitare che lo stesso debba restituire quanto conseguito per effetto del risarcimento, senza che possa essere opposta la clausola di esclusione dalla copertura assicurativa fondata sul fatto che il veicolo era condotto da persona non abilitata o in stato di ebbrezza, salvo che l'assicurato fosse a conoscenza della circostanza che il mezzo era stato rubato”).

Ipotesi intermedia

L'ipotesi intermedia, invece, valorizzando l'efficacia causale del trasporto cd. anomalo sulla causazione del sinistro e dell'effettivo contributo ad esso dato dalla presenza del trasportato in situazione di violazione delle norme del Codice della Strada, differenzia le ipotesi in cui il sinistro si sarebbe verificato ugualmente da quella in cui lo abbia cagionato proprio la condotta del trasportato.

Sul punto si veda la decisione del Trib. Bari del 5 febbraio 2015, n. 502 per cui “Il trasporto contra legem (nella specie: in violazione della prescrizione di cui all'art. 170 c. 2 del Codice della Strada) è infatti idoneo ad escludere la responsabilità del danneggiante, laddove sia dotato di efficacia causale tale da far venir meno l'apporto del conducente rispetto alla verificazione del sinistro secondo la previsione di cui all'art. 1227 c.c.”.

Ad esempio in tutti i casi di scontro con mezzo proveniente dal senso di marcia opposto, la stessa presenza di un soggetto trasportato può senz'altro causare uno squilibrio del normale equilibrio del motoveicolo, non consentendo una manovra agevole al conducente.

In queste ipotesi viene in rilievo l'apporto colposo del danneggiato, creditore nella causazione del sinistro, configurandosi un'applicazione dell'art. 1227, comma 1, c.c.

In tal senso anche la giurisprudenza di legittimità ha affermato che: “Nell'ipotesi di incidente stradale, il comportamento di chi sia consapevolmente salito a bordo di un ciclomotore, abilitato al trasporto del solo guidatore, concorre causalmente al verificarsi della collisione, in considerazione della pericolosità della circolazione del mezzo, e configura una deliberata e consapevole partecipazione alla condotta colposa, con accettazione dei relativi rischi; ne consegue la proporzionale riduzione del risarcimento del danno” (Cass. III, n. 11947/2006).

E ancora: “Qualora la messa in circolazione dell'autoveicolo in condizioni di insicurezza (e tale è la circolazione di un ciclomotore con a bordo due persone in violazione dell'art. 170 C.d.S.), sia ricollegabile all'azione od omissione non solo del trasporto, ma anche del conducente (che prima di iniziare o proseguire la marcia deve controllare che essa avvenga in conformità delle normali norme di prudenza e sicurezza), fra costoro si è formato il consenso alla circolazione medesima con consapevole partecipazione di ciascuno alla condotta colposa dell'altro ed accettazione dei relativi rischi; pertanto, in caso di eventi dannosi si verifica un'ipotesi di cooperazione nel fatto colposo, cioè di cooperazione nell'azione produttiva dell'evento (diversa da quella in cui distinti fatti convergono autonomamente nella produzione dell'evento)” (Cass. III, n. 11947/2006).

In definitiva, per riprendere la casistica più nota, la circostanza per cui circolare in due sul ciclomotore renda il veicolo innegabilmente più instabile nella marcia e, a maggior ragione, nelle eventuali manovre di emergenza, con conseguente maggiore esposizione alle conseguenze negative di un impatto violento contro un altro mezzo, è stata fatta propria dalla giurisprudenza superiore della Cassazione, che ha rilevato che il trasporto su ciclomotore di altro passeggero comporta necessariamente una maggiore instabilità del veicolo, sia in relazione alla tenuta di marcia che con riferimento all'eventuale necessità di eseguire una manovra di emergenza, con conseguente maggiore esposizione alle conseguenze negative di un impatto violento con altro veicolo (Cass. III, n. 22662/2008; Cass. III, n. 11947/2006).

In siffatte ipotesi di trasporto, effettuato in violazione dell'art. 170 C.d.S., il comportamento del passeggero rappresenterebbe la causa esclusiva o quantomeno prevalente del sinistro, giustificando una decurtazione risarcitoria, ai sensi dell'art. 1227 c.c.

 

I casi diversi dall'azione diretta. L'azione verso il responsabile civile e verso il proprio vettore.

Bisogna distinguere, però, a seconda del soggetto contro cui si agisce e del tipo di responsabilità che il terzo danneggiato intende far valere.

Se, infatti, questi agisce – al di fuori dell'ipotesi dell'azione diretta - in via extracontrattuale contro il danneggiante che non è anche il suo vettore, avrà diritto al risarcimento come un qualsiasi soggetto terzo danneggiato da circolazione stradale, salvo poi far valere ex art. 1227 comma 1 il suo concorso di colpa se, nei casi di trasporto anomalo, abbia concorso nella causazione dell'evento lesivo lamentato.

In tal caso la condotta colpevole del danneggiato rileverà nel rapporto di causalità.

Diversamente, invece, se il terzo trasportato agisce in via contrattuale o extracontrattuale nei confronti del proprio vettore.

Nel primo caso il contratto tra conducente e trasportato sarà nullo per illiceità dell'oggetto (trasporto fatto in violazione di legge): questa nullità non potrà che avere effetti sul giudizio di meritevolezza dell'interesse fatto valere dal danneggiato e sull'esistenza di un obbligo assicurativo in suo favore.

In altre parole, l'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile che derivi da circolazione stradale non può imporre un obbligo di assicurazione nascente da un contratto nullo: questo genererebbe una contraddizione dello stesso contratto di assicurazione, che sarebbe nullo per illiceità della causa.

La situazione non cambia nel caso in cui il terzo trasportato faccia valere la responsabilità aquiliana del proprio vettore.

A tal proposito l'articolo 1 della l. n. 990/1969 non va oltre l'affermazione che l'obbligo assicurativo vada esteso a tutti i terzi trasportati a prescindere dal titolo del trasporto, nell'ottica di evitare ogni malinteso ed eliminando possibili equivoci sulla sussistenza di un obbligo assicurativo del terzo trasportato a prescindere dalla qualificazione giuridica del contratto, sia esso oneroso o gratuito.

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