Atto di appello in tema di risarcimento danni a persona straniera vittima di sinistro stradale; condizione di reciprocità

Andrea Penta
aggiornata da Francesco Agnino

Inquadramento

Con atto di appello la vittima di un incidente stradale, di nazionalità straniera, impugna la sentenza di primo grado, deducendo che ormai l'orientamento giurisprudenziale è nel senso di limitare l'attuazione della condizione di reciprocità «solo in relazione ai diritti non fondamentali della persona» e che è da escludersi ogni incidenza sul quantum del danno non patrimoniale della residenza del danneggiato.

Formula

CORTE D'APPELLO DI ...

ATTO DI APPELLO 1

PER

il Sig. ...., nato a .... il ...., C.F. ... 2, residente in ...., alla via .... n. ...., elettivamente domiciliato in ...., alla via .... n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., che lo rappresenta e difende in virtù di procura apposta a margine/in calce del presente atto, con dichiarazione di voler ricevere le comunicazioni al fax .... o all'indirizzo di PEC. ... 3,

- APPELLANTE -

CONTRO

Società ...., P.I... ...., con sede legale in .... via... n. ...., in persona dell'Amministratore Unico Dott. ...., difesa dall'Avv. ....;

- APPELLATA –

E

Sig. ...., residente in ...., alla via .... n. ....;

- APPELLATO CONTUMACE -

avverso la sentenza n.... emessa in data .... dal Tribunale di ...., Giudice Dott. ...., e pubblicata il ....

PREMESSO CHE

- Con atto di citazione notificato in data ...., il Sig. ...., di nazionalità .... e munito di permesso di soggiorno per lavorare in Italia, ha convenuto in giudizio innanzi al Tribunale di .... il Sig. .... e la compagnia assicuratrice della sua autovettura ...., per far dichiarare l'esclusiva responsabilità del primo .... e far condannare entrambi, in solido, al risarcimento dei danni subìti nella misura di Euro ...., oltre alle spese del presente giudizio, esponendo che:

1. il .... nel territorio del Comune di ...., nell'accingersi ad attraversare via .... in corrispondenza delle strisce pedonali, venne investito da un veicolo il cui conducente, a causa dell'elevata velocità, non era stato in grado di arrestare la marcia, andando ad impattare violentemente il pedone sul lato sinistro della sua persona;

2. a causa del forte impatto subì lesioni psicofisiche permanenti valutate nella misura del .... %.

3. la responsabilità del sinistro era da ascrivere in via esclusiva a ....;

4. ha proposto giudizio civile per l'ottenimento del risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subìti;

5. la compagnia di assicurazione convenuta ha eccepito la carenza della condizione di reciprocità, proponendo altresì argomenti volti a contenere l'importo risarcitorio come richiesto dall'attore; ha, inoltro, dedotto che, nella determinazione equitativa del danno morale, occorre tenersi conto anche della realtà socio economica in cui vive il danneggiato al fine di adeguare a tale realtà l'importo che si ritiene dovuto ai fini riparatori del danno;

6. il responsabile civile è rimasto contumace;

7. il Tribunale di ...., con sentenza n. .... del ...., ha accolto solo in parte la domanda risarcitoria;

8. la sentenza è ingiusta per i seguenti:

MOTIVI

1. Rappresenta un principio ormai consolidato quello secondo cui allo straniero è sempre consentito, a prescindere da qualsiasi condizione di reciprocità, domandare al giudice italiano il risarcimento del danno patrimoniale e non, derivato dalla lesione di diritti inviolabili della persona, ogniqualvolta il risarcimento dei danni, a prescindere dalla verificazione in Italia del loro fatto generatore, sia destinato ad essere disciplinato dalla legge nazionale italiana, in ragione dell'operatività dei criteri di collegamento che la rendono applicabile.

La questione riguarda i presupposti e i limiti dell'applicazione della condizione di reciprocità di cui all'art. 16 delle preleggi. Il giudice di prime cure non ha tenuto conto di quello che è ormai, sul punto, l'indirizzo giurisprudenziale decisamente prevalente (Cass., n. 450/2011 e Cass., n. 23432/2014), che ne limita l'attuazione «solo in relazione ai diritti non fondamentali della persona».

I diritti inviolabili non riguardano unicamente quelli espressamente riconosciuti dalla Costituzione, dovendosi consentire all'interprete la possibilità di valutare il sorgere di nuovi interessi che abbiano dignità di copertura costituzionale.

È sempre consentito allo straniero, quindi, chiedere il risarcimento del danno conseguente alla lesione di diritti inviolabili della persona, a prescindere dalla verificazione in Italia del loro fatto generatore, purché sia applicabile la legge italiana.

2. D'altra parte, alla stregua del più recente orientamento giurisprudenziale (Cass. Civ. III, n. 20206/2016), è da escludersi ogni incidenza sul quantum del danno non patrimoniale della residenza del danneggiato.

Ciò sulla base del fatto che l'illecito aquiliano si compone di tre elementi essenziali – condotta illecita, danno e nesso causale –, le cui circostanze soltanto possono incidere sulla aestimatio del danno, mentre il luogo dove il danneggiato abitualmente vive e presumibilmente spenderà od investirà il risarcimento a lui spettante è un elemento esterno e successivo alla fattispecie dell'illecito, un posterius, come tale ininfluente sulla misura del risarcimento del danno. Inoltre, a favore di questa interpretazione depongono due ulteriori elementi: da un lato, l'obbligo di non discriminare gli stranieri racchiuso nell'art. 3 Cost; dall'altro, la necessità di una certezza risarcitoria, nel senso dell'uniformità.

Tanto premesso, il Sig. ...., come sopra rappresentato e difeso,

CITA

La società ...., P.I. ...., in persona dell'Amministratore Unico Dott. ...., elettivamente domiciliata presso l'Avv. ...., C.F. ...., con studio in .... via .... n. ...., ed il Sig. ...., contumace in primo grado, a voler comparire dinanzi a codesta Eccellentissima Corte d'Appello…all'udienza del…., ore e locali soliti, Sezione e Consigliere Relatore designandi, con l'invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c. e a comparire all'udienza indicata innanzi al Collegio o al Consigliere Relatore nominati, con l'avvertimento

  • che la costituzione oltre il suddetto termine implica tutte le decadenze di legge tra cui quelle di cui agli artt. 38,167,168,343 e 345 c.p.c.,
  • che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali e
  • che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;

ciò al fine di ivi sentir accogliere, anche nella loro contumacia, le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia la Corte d'Appello adita, disattesa ogni contraria istanza, in riforma della sentenza n. .... del Tribunale di ...., condannare i convenuti in solido al pagamento, a titolo di risarcimento dei danni, della maggior somma di Euro ...., oltre interessi e rivalutazione.

Con vittoria di spese e compensi del doppio grado di giudizio.

Si allegano i seguenti documenti.

1) Sentenza n. ....;

2) ....;

Si dichiara che il valore della causa è di Euro ....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

[1] [1] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., dalla l. n. 111/2011).

[2] [2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. dalla l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. dalla l. n. 24/2010.

[3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014.

L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014, conv. con modif., dalla legge 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà».

Commento

La Tabella milanese è diventata ormai uno strumento razionale, semplice ed elastico in mano agli operatori: avvocati, compagnie assicuratrici, CTU e giudice; ha consentito anche una sufficiente prevedibilità delle decisioni giudiziarie (agevolando le transazioni stragiudiziali) ed una parità di trattamento tra quasi tutti i distretti giudiziari (attenuando l'odioso fenomeno del forum shopping).

In precedenza, invece, molti uffici giudiziari avevano ritenuto di adottare importi diversi rispetto a quelli applicati dal tribunale meneghino, in considerazione della “differente realtà socio-economica”. Tuttavia, in attesa della tabella unica nazionale ad opera delle commissioni ministeriali preposte (la cd. Tin) e tenuto conto che il danno biologico, quale valore attinente alla sfera della persona, deve essere quantificato a prescindere dal luogo di residenza del soggetto danneggiato, era preferibile applicare le tabelle elaborate dal Tribunale di Milano, anche al fine di favorire l'uniformità delle decisioni (in ossequio a quanto suggerito da Cass., n. 748/2000). In tal guisa, del resto, si aderiva alla considerazione espressa in Cass., n. 15760/2006, dettato in tema di danno morale parentale, secondo cui “non conta che il figlio sia morto a Taormina, nella giurisdizione territoriale di Messina, od a Gallerate nella giurisdizione territoriale di Milano, od a Roma nel quartiere dei Parioli ovvero nella sua periferia. Conta la morte in sé ed una valutazione equa del danno morale, che non discrimina la persona e le vittime primarie o secondarie, né per lo stato sociale, né per il luogo occasionale della morte”.

Pertanto, la realtà socio-economica nella quale vive il soggetto danneggiato da un fatto illecito ed in cui la somma da liquidare è presumibilmente destinata ad essere spesa è del tutto irrilevante ai fini della liquidazione del danno aquiliano, atteso che si tratta di un elemento estraneo all'ambito dell'illecito e che - ove venisse considerato -determinerebbe una irragionevole disparità di trattamento ed una lesione del principio di integralità del risarcimento (Cass. III, n. 12221/2015; Cass., III, n. 24201/2014; conf., di recente, Cass. III, n. 20206/2016, in una fattispecie in cui, avendo i congiunti ed i figli delle vittime agito avanti al giudice per il risarcimento dei danni subiti a seguito del decesso di due uomini di origine senegalese – terzi trasportati su una delle due auto coinvolte in un incidente stradale, la corte d'appello aveva rideterminato in diminuzione il quantum del risarcimento riconosciuto in primo grado, dovendosi, a suo dire, tener conto, ai fini della liquidazione, il luogo dove vivevano i danneggiati - nel caso di specie Senegal -).

Sulla stessa scia Cass. VI n. 3767/2018 ha, di recente, ribadito che la somma risarcibile non può essere adeguata al contesto socio-economico del paese in cui vive il danneggiato, anche se il potere di acquisto della moneta è diverso rispetto a quello che essa possiede in Italia. In sostanza, va esclusa una diversa liquidazione del danno in ragione del contesto socio-economico ove risiede la vittima dell'illecito. Ciò in quanto il luogo dove vive il danneggiato non è una “conseguenza” del fatto illecito, né rientra tra le “conseguenze” del danno l'utilizzo futuro della somma liquidata.

In una visione ancora più complessiva, sono ora definitivamente superati i problemi dell'adeguamento dell'entità del risarcimento al tenore di vita del luogo di residenza del danneggiato, nonché della rilevanza o meno della sua condizione di straniero ai sensi dell'art. 16 delle preleggi. Nel passato, invece, si argomentava che, se il danneggiato fosse stato residente in zone d'Italia o Stati (per lo più africani o asiatici) con più basso costo della vita, il risarcimento del danno non patrimoniale da macrolesioni o da perdita del rapporto parentale dovesse essere proporzionalmente diminuito. Tuttavia, laddove sono in gioco diritti inviolabili della persona, non è legittimo e ripugna prevedere siffatte discriminazioni; in secondo luogo, contemplare diminuzioni dei risarcimenti avrebbe comportato, coerentemente, prevedere anche modalità di aumenti laddove fosse risultato provato un più alto costo della vita nel luogo di residenza del danneggiato; in terzo luogo, la parte danneggiata sarebbe stata gravata da ulteriori e complessi oneri di allegazione e prova sull'attuale o futura sua residenza (o domicilio).

Cass. III, n. 4484/2010, ha definitivamente statuito che l'art. 16 delle disposizioni sulla legge in generale sulla condizione di reciprocità è applicabile solo in relazione ai diritti non fondamentali della persona, dal momento che i diritti fondamentali (come quelli alla vita, all'incolumità ed alla salute), siccome riconosciuti dalla Costituzione, non possono essere limitati da tale articolo, con la conseguenza che la relativa tutela deve essere assicurata, senza alcuna disparità di trattamento, a tutte le persone, indipendentemente dalla cittadinanza (italiana, comunitaria ed extracomunitaria) (Cass., n. 10504/2009). Tali principi discendono direttamente dalla Costituzione (art. 10, comma 2), nonché dal T.U. sulla disciplina dell'immigrazione e sulla condizione dello straniero (d.lgs. n. 286/1998), che hanno superato e in parte modificato quanto previsto dall'art. 16 delle disposizioni sulla legge in generale. In particolare, l'art. 2 del menzionato d.lgs. prevede che allo straniero siano riconosciuti i diritti fondamentali della persona (comma 1), nonché la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi, con parità di trattamento con il cittadino. Non c'è dubbio che il diritto al risarcimento del danno non patrimoniale in caso di lesioni conseguenti ad infortunio stradale rientri tra tali diritti fondamentali della persona, in quanto riguardante il diritto alla salute, espressamente tutelato dalla Costituzione. Cass. III, n. 450/2011, ha affermato il seguente principio di diritto: “Interpretando l'art. 16 delle preleggi alla luce degli artt. 2,3 e 10 Cost. per il principio della gerarchia delle fonti, poiché costituiscono diritti inviolabili della persona umana sia il diritto alla salute ed all'integrità psicofisica sia il diritto ai rapporti parentali-familiari, il risarcimento dei danni (patrimoniali e non patrimoniali) subiti dallo straniero (anche extracomunitario) in conseguenza della lesione di tali diritti, può essere fatto valere con l'azione risarcitoria, indipendentemente dalla condizione di reciprocità, di cui all'art. 16 delle preleggi, senza alcuna disparità di trattamento rispetto al cittadino italiano”. Ne consegue che allo straniero è sempre consentito, a prescindere dalla condizione di reciprocità, domandare al giudice italiano il risarcimento del danno, patrimoniale e non, derivato dalla lesione di diritti inviolabili della persona ogniqualvolta il risarcimento dei danni sia destinato ad essere disciplinato dalla legge nazionale italiana, in ragione dell'operatività dei criteri di collegamento che la rendono applicabile (Trib. S. Maria Capua V., 9 maggio 2016, n. 1805), sia nei confronti del responsabile del danno, sia nei confronti degli altri soggetti che per la legge italiana, siano tenuti a risponderne, ivi compreso l'assicuratore della responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli od il Fondo di garanzia per le vittime della strada (Cass. III, n. 23432/2014). Ciò anche quando il fatto illecito non sia stato commesso in Italia, ma debba comunque trovare applicazione la legge nazionale italiana (Cass. Civ. III, n. 8212/2013; Cass., n. 450/2011).

Sempre nella stessa ottica, l'art. 16 disp. prel. sulla condizione di reciprocità è applicabile solo in relazione ai diritti non fondamentali della persona; poiché i diritti fondamentali come quelli alla vita, all'incolumità, e alla salute, in quanto riconosciuti dalla Costituzione, non possono essere limitati da detto articolo; e la relativa tutela va quindi assicurata, senza alcuna disparità di trattamento, a tutte le persone, indipendentemente dalla cittadinanza, italiana, comunitaria od extracomunitaria (così per Cass., n. 10504/2009, l'extracomunitario che invoca il risarcimento del danno per la morte del congiunto causata da un pirata della strada non ha bisogno di provare che nel suo Paese un italiano avrebbe ottenuto lo stesso trattamento).

Per utili riferimenti, con riguardo ad una controversia risarcitoria instaurata da due cittadini peruviani nei confronti del Fondo di garanzia per le vittime della strada per essere rimasto ignoto il responsabile del sinistro, cfr. Cass., n. 14777/2009, nonché Cass., n. 1681/1993, secondo cui, in caso di sinistro stradale causato da un veicolo o natante non identificato o non coperto da assicurazione, lo straniero che vuole esercitare il diritto al risarcimento del danno nei confronti del fondo di garanzia per le vittime della strada, previsto dall'art. 19 l. n. 990/1969, deve solo dimostrare, ai sensi dell'art. 16 disp. prel., che lo Stato cui appartiene riconosce, senza limitazioni discriminatorie per il cittadino italiano, i diritti civili connessi al risarcimento del danno ed all'istituto dell'assicurazione, essendo del tutto irrilevante la carenza, nell'ordinamento straniero, di un istituto analogo a quello del fondo di garanzia che, avendo funzione risarcitoria e non indennitaria, attiene non al diritto, ma alle modalità attraverso le quali nello Stato italiano è assicurato il risarcimento del danno.

Nello stesso senso, nella giurisprudenza di merito, App. Taranto 12 gennaio 2012, con riferimento, peraltro, ad una fattispecie in cui risultava rispettata la condizione di reciprocità). Alcuni giudici, tuttavia, ritengono che, in ipotesi di sinistro stradale causato da un veicolo non identificato o sprovvisto di assicurazione, lo straniero, il quale intenda esercitare il diritto al risarcimento del danno nei confronti del Fondo di garanzia per le vittime della strada, debba dimostrare, ai sensi dell'art. 16 disp. prel., che lo Stato cui egli appartiene riconosca, senza limitazioni discriminatorie per il cittadino italiano, i diritti civili connessi al risarcimento del danno e all'istituto dell'assicurazione (cfr. Trib. Napoli 12 dicembre 2005 e Trib. Catania 13 giugno 2005).

Nella giurisprudenza di merito si segnala la sentenza del Tribunale di Ferrara che - in caso di sinistro stradale con esito mortale avvenuto all'estero – ha ritenuto non applicabile nell'ordinamento italiano la norma di diritto svizzero che rimette la riparazione del “torto morale”, senza alcun parametro di riferimento, ai liberi intendimenti equitativi del giudice, in quanto contrario all'ordine pubblico internazionale di cui all'art. 16, comma 1, l. n. 218/1995 (Trib. Ferrara, 4 novembre 2015, n. 845).

In particolare, il Giudice estense, verificata l'incompatibilità della legge straniera con l'ordine pubblico ex art. 16, comma 1, l. n. 218/1995, ha escluso che il diritto svizzero possa trovare applicazione nella controversia, procedendo al risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale alla luce della Tabella di liquidazione adottata dal Tribunale di Milano.

Nella sentenza si precisa che “quanto al danno non patrimoniale non si può comunque accedere alle limitazioni segnalate dal diritto svizzero, tra cui principalmente quella di una riparazione dei torti morali rimessa, senza alcun parametro di riferimento, ai liberi intendimenti equitativi del giudice, poiché tale tipo di tutela, severamente confinata ad un ristretto concetto di turbative morali nonché priva del sostegno di ricche elaborazioni sulle casistiche offensive dei valori individuali lesi (siano essi riconducibili o meno ad una categoria unitaria) e con la suddetta valorizzazione di un criterio equitativo suscettibile di esiti arbitrari, non è idonea ad essere trasposta ed applicata nel nostro Ordinamento nel momento dell'esercizio dalla funzione giurisdizionale relativa alla identificazione dell'offesa non patrimoniale ed agli appropriati criteri riparatori, in quanto ciò sarebbe senz'altro contrario a quel limite dell'ordine pubblico cui odiernamente si riferisce l'art. 16 della legge n. 218/1995”.

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