Comparsa di risposta per risarcimento danni da veicolo oggetto di furto (art. 122 cod.ass.)InquadramentoL'art. 122 d.lgs. n. 290/2005 (cod.ass.) stabilisce quali caratteristiche deve avere la cd. polizza per la R.C.A. a veicoli senza ruote o natanti per essere valida, perché, fatto noto, tutti i veicoli che si trovano sul suolo pubblico devono avere una polizza assicurativa, altrimenti, al contrario, non possono essere neanche parcheggiati su una strada pubblica (per esempio, i rimorchi). La ratio è chiara: evitare che, qualora ci fosse incidente, un eventuale mezzo marciante o non azionato da terzi finisca col restare senza responsabile in ordine ad un eventuale risarcimento del danno. Per questo motivo con il disposto normativo di cui al 122 cod.ass. si è inteso assicurare che, sia per auto e moto, sia per natanti che per parti di veicolo non governabili (roulotte, ecc.), in caso di mancata copertura della polizza (per mancanza ab origine o per scadenza), il bene sia tenuto lontano dalla strada, preferibilmente in uno spazio privato. Nella presente comparsa di risposta il convenuto proprietario dell'autoveicolo danneggiante (tamponamento), oggetto di furto regolarmente denunciato alla Pubblica Autorità alcuni giorni prima, invoca ad esenzione di qualunque responsabilità il disposto dell'art. 122 T.U. Assicurazioni, in più eccependo il difetto di legittimazione passiva in favore del Fondo Garanzia Vittime della Strada, titolare di ogni obbligo risarcitorio proprio per il caso di circolazione avvenuta contro la volontà del proprietario. FormulaTRIBUNALE DI .... [1] COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA PER Il Sig..... , C.F. .... nato a .... il .... ed ivi residente alla via .... n. .... rappresentato e difeso, dall'Avv. .... (C.F. ....) [2], con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso il suo studio [3], giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... [4], ovvero al seguente indirizzo di PEC ....@.... [5]. -convenuto CONTRO La Sig.ra .... C.F. .... nata a .... e residente in .... alla via .... n. .... rappresentata e difesa dall'avv. .... ed elettivamente domiciliati presso il suo studio in ....; -attrice FATTO a) In data.... alle ore.... il Sig..... accingendosi a prendere l'auto per andare a lavoro si avvedeva che la stessa era stata rubata; b) Immediatamente si recava presso il comando dei carabinieri di.... per denunciarne il furto; c) In data .... esattamente il giorno dopo il furto, in .... alle ore .... circa, l'autovettura tipo .... tg.....di proprietà della Sig.ra.... veniva tamponata dall'autovettura tipo .... tg..... di proprietà dell'odierno comparente, assicurato con la .... Ass.ni. d) Successivamente al sinistro, l'auto di proprietà dell'odierno comparente, chiaramente non guidata dallo stesso, si allontanava senza prestare alcun soccorso e tantomeno per poter constatare i danni causati dal sinistro. e) La Sig.ra .... riportava gravi lesioni personali, per le quali si rendeva necessario l'immediato ricovero in ambulanza presso l'Ospedale .... di .... con diagnosi di "...."; f) A seguito del sinistro a Sig.ra. .... riportava consistenti danni alla persona, così come descritto nel referto dell' Ospedale di .... e segnatamente: "........" g) Con atto di citazione notificato il .... l'attrice agiva, contro l'odierno comparente ai sensi dell'art. 2054 c.c.. Con il presente atto si costituisce in giudizio il Sig. .... chiedendo il rigetto della domanda per i seguenti motivi di DIRITTO É palese l'infondatezza della domanda in quanto l'assicurazione non ha effetto nel caso di circolazione avvenuta contro la volontà del proprietario, dell'usufruttuario, dell'acquirente con patto di riservato dominio o del locatario in caso di locazione finanziaria, fermo quanto disposto dall'articolo 283, comma 1, lettera d), a partire dal giorno successivo alla denuncia presentata all'autorità di pubblica sicurezza come disciplinato testualmente dall'art. 122 del Codice delle Assicurazioni. Inoltre, l'art. 2054 c.c. al terzo comma stabilisce che“il proprietario del veicolo, o, in sua vecel'usufruttuario, l'acquirentecon patto di riservato dominioè responsabile in solido con il conducente,se non prova che la circolazione del veicolo è avvenuta contro la sua volontà.”Intesa, quest'ultima, rigorosamente, nel senso che non è sufficiente la mancanza di assenso o una semplice dichiarazione di volontà del proprietario, bensì è necessario che tale volontà si sia estrinsecata nell'adozione di mezzi idonei ad evitare l'entrata in circolazione del proprio veicolo e ad impedire e/o ostacolare un'azione di impossessamento. Nel caso di specie, la mancanza di volontà del proprietario e la mancanza di assenso dello stesso è estrinsecata dalla denuncia di furto fatta correttamente e celermente dall'odierno comparente. Ancora,l'art. 283, comma 1, lettera d) del Codice delle Assicurazioni, stabilisce che “Il Fondo di Garanziaper le vittime della strada, costituito presso la CONSAP,risarcisce i danni causati dalla circolazione dei veicolie dei natanti, per i quali vi è obbligo di assicurazione, nei casi in cui: (...) d)il veicolo sia posto in circolazione contro la volontà del proprietario, dell'usufruttuario, dell'acquirente con patto di riservato dominio o del locatario in caso di locazione finanziaria.” È, dunque, di palmare evidenza che,seil proprietario del veicolo danneggiante ha provveduto a denunciare il furto alle autorità competentie il sinistro si sia verificato nelle ventiquattr'ore successive alla denuncia stessa, è tenuto all'integrale risarcimento dei danni sia alla persona, sia alle cose, il Fondo Vittime della Strada. ******* Per tali ragioni, si chiede che l'Ecc.mo Tribunale adìto Voglia, respinta ogni contraria istanza, eccezione e difesa, accogliere le seguenti CONCLUSIONI - accertare e dichiarare l'inammissibilità della domanda attorea per tutti i motivi suddetti, rigettando la stessa; Con vittoria di spese, diritti ed onorari di causa, oltre Iva e Cpa come per legge. In via istruttoria, in caso di ammissione di prova testimoniale dedotta da parte attrice, senza alcuna inversione dell'onere della prova, chiede prova contraria sui capitoli formulati da controparte. Inoltre, al momento dell'iscrizione della causa a ruolo, si offriranno in comunicazione i seguenti documenti: 1) procura ad litem; 2) verbale di denuncia del ....; 3) atto di citazione del ....; Con riserva di ulteriormente articolare ed istruire la controversia, anche all'esito del contegno processuale di controparte. Si dichiara, infine, ai soli fini del contributo unificato, che il valore del presente giudizio è indeterminato, pertanto, il contributo unificato dovuto è pari ad Euro ..... Luogo e data.... Firma Avv..... PROCURA AD LITEM Il Sig. .... C.F..... nato a .... il .... ed ivi residente alla via .... informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di Pace/Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in .... alla via .... n. ..... Luogo e data.... Sig..... È autentica Firma Avv..... [1] Il foro stabilito dall'art. 20 c.p.c., per le cause relative a diritti di obbligazione concorre con i fori generali di cui agli art. 18 e 19 c.p.c. e l'attore può liberamente scegliere di adire uno dei due fori generali, oppure il foro facoltativo dell'art. 20 c.p.c. La norma - infatti - stabilisce che per le cause relative a diritti di obbligazione (tra le quali rientrano anche le obbligazioni scaturenti da responsabilità extracontrattuale) è anche competente il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi la obbligazione. In particolare, in tema di obbligazioni nascenti da fatto illecito, l'azione di risarcimento sorge nel luogo in cui l'agente ha posto in essere l'azione produttiva del danno (forum commissi delicti) e in relazione a tale luogo deve essere determinata la competenza territoriale ex art. 20 c.p.c. (Cass. II, n. 13223/2014). [2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata. [3] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c. [4] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., dalla legge n. 114/2014. CommentoLa presunzione di colpa stabilita dall'art. 2054 c.c. L'art. 122, rimandando direttamente all'art. 2054, prevede una presunzione di colpa, la cui prova liberatoria è particolarmente severa. Come affermato più volte dalla Suprema Corte di Cassazione (Cass. III, n. 20373/2015) statuisce che: “Il principio per cui, ad integrare la prova liberatoria dalla presunzione di colpa stabilita dall'art. 2054, comma 3, c.c., non sia sufficiente la dimostrazione che la circolazione del veicolo sia avvenuta senza il consenso del proprietario ("invito domino"), occorrendo, al contrario, che essa sia avvenuta contro la sua volontà ("prohibente domino"), estrinsecatasi in atti o comportamenti effettivamente ostativi alla circolazione, rivelatori della diligenza e delle cautele all'uopo adottate, deve ritenersi operativo anche nella vigenza dell'art. 122, comma 3, del d.lgs. n. 209/2005, e ciò alla stregua di un'interpretazione, al tempo stesso, letterale e teleologica di detta norma”. L'onus probandi della consapevolezza del difetto di assicurazione, dovuto alla circolazione contro la volontà del proprietario in quanto il veicolo è stato oggetto di furto, incombe in capo all'assicuratore. Applicabile, quindi, il principio secondo cui la deroga alla non risarcibilità del danno del terzo trasportato da parte della compagnia di assicurazioni si giustifica a condizione che sussista la condizione dell'ignoranza dell'illegale circolazione del veicolo. Dunque sussiste la copertura assicurativa in favore del terzo trasportato inconsapevole della provenienza furtiva del mezzo, atteso che l'espressione "contro la propria volontà" contenuta nell'art. 1, comma 3, della l.n. 990 del 1969, "ratione temporis" applicabile, deve interpretarsi, in conformità alla normativa unionale ed in particolare al principio solidaristico "vulneratus ante onmia reficiendus", nel senso che la volontà cui la norma fa riferimento difetta non solo quando il trasportato prenda posto sul veicolo perché a ciò costretto da violenza, fisica o morale, ma anche quando egli sia inconsapevole della provenienza furtiva del mezzo, dovendosi presumere che, in presenza di tale consapevolezza, il trasporto non sarebbe stato assentito dal terzo (Cassazione civile sez. III, 07/06/2023, n.15982). Più datata, ma ugualmente pregnante, è altra pronuncia degli Ermellini, (Cass. n. 2471/1995), per la quale “La presunzione di colpa prevista dall'art. 2054 c.c., a carico del proprietario di un veicolo (oltre che a carico del conducente), non si applica in favore delle persone trasportate, non assimilabili ai terzi estranei alla circolazione, a maggior tutela dei quali la succitata norma è stata predisposta, e, pertanto, il trasportato potrà ottenere il risarcimento del danno, nel caso di trasporto oneroso o gratuito, in forza di responsabilità contrattuale, e nel caso di trasporto amichevole o di cortesia, in forza di responsabilità extracontrattuale, ai sensi dell'art. 2043 c.c. La legge sull'assicurazione obbligatoria (art. 1, l. n. 990/1969, come modificato dall'art. 1 del d.l. n. 857/1976, conv. in legge n. 39/1977), pur avendo imposto la copertura assicurativa del trasportato «a qualsiasi titolo», non ha comportato il venir meno della esclusione dell'applicazione delle presunzioni di cui all'art. 2054 c.c. all'ipotesi di trasporto a titolo di cortesia”. Il “luogo” del sinistro previsto all'art. 122 T.U. Ass. Il concetto di strada. L'ipotesi dei parcheggi. In tema di circolazione stradale, “sussiste l'obbligo dell'assicurazione per la r.c.a. per i veicoli circolanti su strada privata aperta all'utilizzazione di veicoli, a prescindere dalla qualificazione giuridica della medesima da parte degli enti proprietari o degli strumenti urbanistici.” (Cass. III, n. 160/2005). Sul punto ancora la Cassazione (Cass. III, n. 9496/2000), secondo cui “Il danno prodotto in un'area privata da un veicolo in movimento — nella specie un'autovettura, proveniente da una strada pubblica, nell'accedere ad un parco privato urtava il cancello di ingresso, determinandone lo spostamento dal binario fisso di scorrimento, da cui derivava lo schiacciamento del piede di un ragazzo che si trovava dietro tale cancello — non esclude perciò solo il collegamento causale del sinistro con la circolazione su strada pubblica, o su area a questa equiparata, ai sensi dell'art. 1 legge 24 dicembre 1969 n. 990, sufficiente per l'esperibilità dell'azione diretta del danneggiato, ai sensi dell'art. 18 della stessa legge, nei confronti dell'assicuratore”. La Corte, sulla scorta di una omogenea estensione del disposto normativo dell'art. 1 legge 24 dicembre 1969, n. 990 e 2 del d.P.R. 24 novembre 1970, n. 973, a diverse tipologie e casistiche, con la sentenza n. 8846/1995, ha previsto che per l'applicazione della normativa della assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, “sono equiparate alle strade di uso pubblico tutte le aree di proprietà pubblica o privata aperte alla circolazione del pubblico, intendendosi per tali, quanto alle aree private, quelle in cui la circolazione è consentita ad una cerchia indeterminata di persone, diverse dai titolari dei diritti sulle aree medesime, sia pure sotto specifiche condizioni o per particolari finalità. Tale principio non trova deroga neppure nel caso in cui la polizza preveda l'estensione della copertura assicurativa ai danni causati da sinistri verificatisi indistintamente sulle aree private, poiché tale patto è operativo soltanto nei rapporti fra l'assicurato e l'assicuratore ed è inopponibile all'assicuratore dal danneggiato, il quale non ha azione diretta nei confronti del primo al di fuori del regime dell'assicurazione obbligatoria, neè può essere fatto valere, in caso di liquidazione coatta amministrativa dell'assicuratore, nei confronti del fondo di garanzia, la cui responsabilità postula (art. 19 legge cit.) l'operatività della legge sull'assicurazione obbligatoria” (in proposito vedi anche Cass. III, 13 febbraio 1998 e Cass. III, n. 1062/1996). La previgente legge n. 990/69, in particolare agli artt. 1 e 18, prevedeva che l'azione diretta nei confronti dell'assicuratore del responsabile spettasse al danneggiato anche quando il sinistro fosse avvenuto “in un'area che, sebbene privata, possa equipararsi alla strada di uso pubblico, in quanto aperta a un numero indeterminato di persone, che vi hanno accesso giuridicamente lecito, pur se appartenenti a una o più categorie specifiche e pur se l'accesso avvenga per finalità peculiari e in particolari condizioni” (Cass. III n. 9441/2012). Il principio in questione è stato affermato in un'ipotesi di sinistro stradale avvenuto in un cantiere a cui potevano accedere coloro che vi lavoravano o chi aveva rapporti commerciali con l'impresa. Caso limite, ma non trascurabile data l'ampia casistica, è quello attinente ai parcheggi privati, in zone commerciali, come quelli dei sempre più presenti ipermercati. In particolare, è previsto che in questi casi, “sia inclusa per intero in uno stabile di proprietà privata (nella specie, al piano interrato dell'edificio ove aveva sede l'ipermercato) e sia delimitata da strutture destinate a regolare l'accesso dei veicoli (sbarra di ingresso) - è da ritenere aperta all'uso da parte del pubblico e ordinariamente adibita al traffico veicolare, considerato che chiunque ha la possibilità di accedervi. Pertanto, la circolazione automobilistica all'interno della suddetta area è soggetta sia alla norma dell'art. 2054 c.c., sia alle norme sull'assicurazione obbligatoria, di cui alla l. n. 990/1969 la cui applicabilità presuppone, per l'appunto, l'apertura dell'area al traffico veicolare ad opera di un numero indeterminato di persone.” (Cass. III, n. 17279/2009). Stessa soluzione per il parcheggio di una discoteca è stata offerta dalla giurisprudenza di merito (cfr. Trib. Bari, 21 giugno 2016, n. 3447 per cui “Essendo l'area, in cui è avvenuto il sinistro, riservata al parcheggio di un locale - discoteca, al quale vi hanno lecitamente accesso un numero di soggetti che non può certo dirsi limitato ad una ristretta e limitata cerchia, soprattutto durante l'orario di apertura del locale, deve, senza ombra di dubbio, escludersi la non operatività della garanzia assicurativa in relazione al sinistro e, pertanto, la carenza di legittimazione passiva della compagnia assicuratrice”). Tanto che, in definitiva, esulerebbero dall'ambito applicativo dell'art. 2054 c.c. soltanto quei luoghi chiusi in cui non avverrebbe una vera e propria circolazione bensì un mero spostamento di veicoli (ad es. aree cortilizie condominiali, autorimesse, fondi agricoli cfr., ex multis, Trib. Roma 2 aprile 1997), o le zone militari (cfr. Cass. III, n. 3681/2011, per cui “La norma dell'art. 2054 c.c., pur applicandosi alla circolazione di tutti i veicoli senza distinzione di tipologia, non ha la funzione di garantire la circolazione anche in un contesto di esercitazioni a mezzo di veicoli militari compiute in zone riservate e chiuse al traffico di veicoli civili; ne consegue che, ove un appartenente alle Forze Armate sia stato investito da un mezzo militare in un campo interdetto alla circolazione civile, il termine di prescrizione dell'illecito non è quello biennale di cui all'art. 2947, comma 2, c.c., ma è quello quinquennale previsto dal comma 1 del medesimo art. 2947”). I soggetti assicurati A chiarire chi sono i soggetti a cui si destina l'assicurazione obbligatoria è la pronuncia n. 19883/2011 con cui la Suprema Corte statuisce che “in tema di assicurazione della responsabilità civile da circolazione di veicoli, i soggetti assicurati, per espressa previsione dell'art. 1 della legge 24 dicembre 1969, n. 990, sono quelli previsti dall'art. 2054 c.c., tra i quali è incluso il proprietario del veicolo. Poiché, ai sensi dell'art. 2054, comma quarto, c.c., il proprietario è responsabile dei danni derivati da vizi di costruzione o da difetto di manutenzione del veicolo, anche questa responsabilità, allorché attenga ad eventi dannosi verificatisi durante la circolazione sulle strade, è coperta dall'assicurazione obbligatoria, di cui all'art. 1 della legge 24 dicembre 1969, n. 990, con la conseguenza che per essa risponde anche l'assicuratore”. Il suddetto chiarimento trae origine dall'azione di risarcimento dei danni correlati alla responsabilità del proprietario di un autocarro per difetto di manutenzione; in caso di vetustà del veicolo o di parti di esso (nello specifico, questi aveva un pneumatico vetusto montato sullo stesso, causa della morte del conducente del veicolo di sua proprietà). Estensione “interpretativa” alla luce delle evoluzioni comunitarie dei soggetti destinatari della tutela Non è mancata una rivisitazione giurisprudenziale della materia, operata ovviamente dalla giurisprudenza alla luce delle recenti e sempre più frequente direttive comunitarie recepite all'interno del nostro ordinamento. In particolare, in tema di assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, la modifica apportata dal d.l. 23 dicembre 1976, n. 857 (convertito nella legge 26 febbraio 1977, n. 39) al secondo comma dell'art. 1 della legge 24 dicembre 1969, n. 990 ha introdotto “in base ad un'interpretazione compatibile con le direttive comunitarie in materia e che tenga conto dell'evoluzione giurisprudenziale relativa all'art. 2054 c.c. - la regola generale dell'estensione dell'assicurazione stessa ai danni prodotti alle persone dei trasportati, già prima dell'entrata in vigore dell'ulteriore modifica introdotta dalla legge 19 febbraio 1992, n. 142. Ne consegue che, nel menzionato periodo, risultano coperti dall'assicurazione obbligatoria anche i danni sofferti dai soggetti trasportati su veicoli destinati al trasporto di cose, che viaggino nella parte progettata e costruita con posti a sedere per passeggeri.” (Cass. S.U. n. 6316/2009). Il concetto di “circolazione” comprensiva della sosta del veicolo Nell'ottica di inquadrare al meglio l'ambito oggettivo e soggettivo della norma in questione è fondamentale avere riguardo al concetto di circolazione. Si rinvia per il dettaglio alla Formula Comparsa di costituzione e risposta in giudizio per risarcimento danni da circolazione stradale verificatosi in stato di necessità I requisiti soggettivi per l'applicazione delle norme. Si parla spesso, a riguardo, di abilitazione alla guida e rispetto di determinate prescrizioni ai fini del completamento di questa normativa. In particolare, se “in un contratto di assicurazione della responsabilità civile obbligatoria derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, sia prevista una clausola che escluda la garanzia assicurativa per i danni verificatisi nel caso in cui il conducente non sia abilitato alla guida, sussistono l'operatività della polizza ed il conseguente obbligo indennitario dell'assicuratore quando il conducente, pur abilitato alla guida, abbia omesso di rispettare prescrizioni e cautele imposte dal codice della strada” (Cass. III, n. 12728/2010). Per mancanza di abilitazione alla guida deve intendersi “l'assoluto difetto di patente, ovvero la mancanza, originaria o sopravvenuta, delle condizioni di validità e di efficacia della stessa (sospensione, revoca, decorso del termine per la conferma, sopravvenienza di condizioni ostative), onde, ove esista un'abilitazione alla guida, l'inosservanza di prescrizioni o limitazioni, eventualmente imposte dal legislatore, non si traduce in una limitazione della validità od efficacia del titolo abilitativo, ma integra una ipotesi di mera illiceità della guida.” (Cass. n. 19657/2005). Altra ipotesi interessante è quella, tipica, dell'istruttore di guida, che rientra perfettamente tra i soggetti la cui responsabilità è coperta dall'assicurazione obbligatoria. Infatti, ai sensi dell'art. 1 della l. n. 990/1969, rientra appunto anche l'istruttore del conducente munito del cosiddetto “foglio rosa”, giacché “l'istruttore ha il potere ed il dovere di assistere l'allievo/conducente non solo con consigli e direttive verbali, ma anche con interventi diretti sui comandi di guida (volante, freno a mano), partecipando al complesso di attività che concorrono a far sì che il veicolo si muova seguendo un determinato percorso, con l'osservanza delle norme di comune prudenza e delle regole di comportamento previste dal Codice della strada. Nell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli l'istruttore di guida non può, quindi, considerarsi terzo trasportato.” (così Cass., n. 11744/1998). L'art. 2054 c.c. e i danni arrecati a terzi. Sul concetto di danni arrecati a terzi, la giurisprudenza di legittimità ha trattato, nella ampia casistica sottoposta negli anni alla sua attenzione, anche l'ipotesi del terzo trasportato che improvvisamente ed incautamente apre lo sportello destro dell'auto, sulla quale viaggia, provocando lesioni al conducente di un motociclo che sopraggiungeva in fase di sorpasso dell'auto, arrestata sul lato sinistro della carreggiata. In tal proposito, la Corte ha affermato che: “L'assicurazione contro la responsabilità civile da circolazione di veicoli, costituendo applicazione dell'istituto dell'assicuratore della responsabilità civile di cui all'art. 1917 c.c. per danni arrecati a terzi, è diretta a garantire il patrimonio dei soggetti assicurati — tali essendo quelli di cui all'art. 2054 c.c. —, non l'autoveicolo; ne deriva, pertanto, che il terzo trasportato a qualunque titolo — i cui danni alla persona, eventualmente subiti, sono coperti dall'assicurazione obbligatoria a norma dell'art. 1, secondo comma, della legge 24 dicembre 1969, n. 990 — beneficia della disciplina dell'assicurazione medesima quale danneggiato, non quale danneggiabile, sicché nei di lui confronti è ammissibile l'azione di rivalsa da parte dell'assicuratore della responsabilità civile che abbia risarcito il danno provocato dal predetto trasportato ad altro soggetto.” (Cass. III, n. 8216/2002). Le auto affidate al meccanico Anche questa ipotesi, affatto minoritaria e di larghissima casistica, è stata oggetto di dibattito giurisprudenziale, in quanto anche le auto affidate al meccanico per essere riparate vengono da questo provate, motivo per cui, la circolazione del veicolo avviene nell'interesse del soggetto richiedente, proprietario del veicolo, e non prohibente domino. Da qui deriva che “l'assicuratore non ha diritto di rivalsa, a norma dell'art. 1, terzo comma della l. n. 990/1969, nei confronti del titolare dell'officina e del meccanico conducente del veicolo per i danni cagionati a terzi dalla circolazione della vettura avvenuta in fase di collaudo.” (cfr. Cass. III, n. 11978/1998). |