Comparsa di risposta per eccepire la messa in mora dell'assicurazioneInquadramentoIl sistema della responsabilità civile automobilistica è improntato alla selezione delle sole controversie meritevoli di approdare al rimedio giurisdizionale a fini deflattivi, mediante la promozione di rimedi stragiudiziali attivati obbligatoriamente con l'invio della cd. messa in mora alla compagnia assicuratrice e il decorso del cd. spatium deliberandi, tempo utile e necessario proprio a quest'ultima per verificare la possibilità di chiudere la controversia in maniera differente dalla celebrazione di un giudizio civile. Nella presente comparsa di costituzione di risposta, la compagnia di assicurazione citata in giudizio per il risarcimento da parte del danneggiato eccepisce – sulla scorta della ratio della normativa di settore – l'improcedibilità ed inammissibilità della domanda giudiziale per il mancato decorso del termine di 90 giorni tra la ricezione della lettera di messa in mora e la notifica dell'atto di citazione. FormulaTRIBUNALE DI .... COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA PER la .... Ass.ni [1], C.F. .... in persona del legale rapp.te p.t. Sig. .... con sede legale in .... alla via .... n. .... rappresentata e difesa, come da procura in calce, dall'Avv. .... (c.f. ....) [2], con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. .... [3], giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... [4], ovvero al seguente indirizzo di PEC ....@.... [5]. -convenuta- CONTRO Il Sig. .... C.F. .... nato a .... e residente in .... alla via .... n. .... rappresentato e difeso dall'avv. .... ed elettivamente domiciliati presso il suo studio in ....; -attore- FATTO a) In data .... in .... alle ore .... circa, il Sig. .... (C.F. ....), nato a .... il .... ed ivi residente alla via .... n. ...., viaggiava con la sua autovettura tipo .... in via .... allorché veniva tamponato dall'autovettura .... tg..... di proprietà della Sig.ra .... e dalla stessa condotta, assicurata con l'odierna comparente con polizza n.....; b) Sul luogo interveniva la Polizia Municipale che rilevava la responsabilità del sinistro della Sig.ra .... e ne predisponeva relativo verbale; c) il Sig. .... riportava gravi lesioni personali, per le quali si rendeva necessario l'immediato ricovero in ambulanza presso l'Ospedale .... di .... con diagnosi di "...."; d) A seguito del sinistro il Sig..... riportava consistenti danni alla persona, così come descritto nel referto dell' Ospedale di .... e segnatamente: "........"; e) Dalla perizia medico-legale del Dott..... i danni patiti dal Sig. .... venivano quantificati in Euro ....; f) In data .... l'attore chiedeva a mezzo lettera raccomandata inviata alla propria compagnia assicurativa, il risarcimento dei danni patiti ai sensi dell'art. 149 del Codice delle Assicurazioni; g) Con atto di citazione notificato il .... l'attore agiva, nei confronti dell'odierna comparente ai sensi dell'art. 145 del Codice delle Assicurazioni. Con il presente atto si costituisce in giudizio la .... Ass.ni, chiedendo il rigetto della domanda per i seguenti motivi di DIRITTO Ai sensi dell'art. 145 del Codice delle Assicurazioni, nel caso in cui si applichi la procedura di cui all'articolo 149 l'azione per il risarcimento dei danni causati dalla circolazione dei veicoli e dei natanti, per i quali vi è obbligo di assicurazione, può essere proposta solo dopo che siano decorsi sessanta giorni, ovvero novanta in caso di danno alla persona, decorrenti da quello in cui il danneggiato abbia chiesto alla propria impresa di assicurazione il risarcimento del danno, a mezzo lettera raccomandata con avviso di ricevimento, inviata per conoscenza all'impresa di assicurazione dell'altro veicolo coinvolto, avendo osservato le modalità ed i contenuti previsti dagli articoli 149 e 150. Nel caso di specie, è palese la violazione posta in essere dall'attore il quale ha citato l'odierna comparente in data .... quindi solo dopo 75 giorni dall'invio della raccomandata di richiesta di risarcimento danni alla propria impresa assicuratrice. Inoltre, la giurisprudenza consolidata ha affermato che in tema di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, la norma contenuta nell'art. 22 della legge n. 990 del 1969 (applicabileratione temporis), nel subordinare l'esercizio dell'azione risarcitoria alla preventiva richiesta del danno all'assicuratore ed al decorso del termine di novanta giorni dalla medesima, pone una condizione di proponibilità dell'azione stessa. L'onere imposto al danneggiato dalla suddetta norma può essere soddisfatto anche con atti equipollenti a quello dalla stessa previsto, purché egualmente idonei al soddisfacimento dello scopo perseguito di consentire all'assicuratore di valutare l'opportunità di un accordo con il danneggiato e prevenire premature domande giudiziali, con conseguente dispendio economico, (come quando sia intercorsa corrispondenza fra le parti o siano state condotte trattative per la liquidazione del danno e risulti rispettato il predetto termine) [6]. ******* Per tali ragioni, si chiede che l'Ecc.mo Tribunale adìto Voglia, respinta ogni contraria istanza, eccezione e difesa, accogliere le seguenti CONCLUSIONI - accertare e dichiarare l'inammissibilità della domanda attorea per tutti i motivi suddetti, rigettando la stessa; Con vittoria di spese, diritti ed onorari di causa, oltre Iva e Cpa come per legge. In via istruttoria, in caso di ammissione di prova testimoniale dedotta da parte attrice, senza alcuna inversione dell'onere della prova, chiede prova contraria sui capitoli formulati da controparte. Inoltre, al momento dell'iscrizione della causa a ruolo, si offriranno in comunicazione i seguenti documenti: 1) procura ad litem; 2) rapporto della Polizia Municipale sull'incidente stradale del ....; 3) lettera raccomandata del ....; 4) atto di citazione del ....; Con riserva di ulteriormente articolare ed istruire la controversia, anche all'esito del contegno processuale di controparte. Si dichiara, infine, ai soli fini del contributo unificato, che il valore del presente giudizio è indeterminato, pertanto, il contributo unificato dovuto è pari ad Euro ..... Luogo e data.... Firma Avv..... PROCURA AD LITEM Il Sig. .... legale rapp.te p.t. della.... Ass.ni (P.I. ....), con sede legale in .... alla Via .... informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di Pace / Tribunale di .... ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. 196/03 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in .... alla via .... n. ..... Luogo e data .... Sig. .... È autentica Firma Avv. .... [1] Quando attore o convenuto sia “una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio”: art. 163, comma 3, n. 2. [2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. [3] L'elezione di domicilio nel Comune in cui ha sede il Tribunale adito è obbligatoria: essa individua il luogo legale ove effettuare le comunicazioni e notificazioni inerenti al processo: artt. 165 e 170 c.p.c. [4] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [5] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3 bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014 conv., con modif., dalla l. n. 114/2014. [6] Cfr. Cass. n., 10371/2008. CommentoPremessa Ai sensi dell'art. 1219 c.c. non è necessaria alcuna preventiva messa in mora al fine di poter esercitare l'azione giudiziaria nelle obbligazioni derivanti da fatto illecito (cosiddetta responsabilità “aquiliana” o “extra-contrattuale)”. Da qui deriva di converso l'indispensabilità della messa in mora in tutte le ipotesi di azioni risarcitorie da inadempimento contrattuale, laddove il creditore deve necessariamente dimostrare l'esistenza del contratto, l'inadempimento dello stesso da parte del soggetto obbligato e la sussistenza dei danni. Per ciò che concerne la materia della responsabilità civile automobilistica, l'invio della raccomandata di messa in mora della compagnia assicuratrice è, invece, condizione di procedibilità per l'azione di risarcimento del donno. Più precisamente nel Codice delle Assicurazioni l'art. 145 distingue tra due ipotesi, quella di cui al primo comma, per l'azione di risarcimento esercitata nei confronti dell'assicurazione del danneggiante (art. 148), e quella del secondo comma, relativa alla procedura per indennizzo diretto, quindi alla compagnia del soggetto danneggiato (art. 149).
Il quadro normativo preesistente Le due disposizioni di legge delineanti quadro normativo, che prevedevano sanzioni molto severe in caso di mancanza di rispetto di tali prescrizioni, l'art. 22 della Legge n. 990/1969 e l'art. 3 della Legge n. 39/1977, hanno coesistito pacificamente fino all' entrata in vigore della legge n. 57/2001. Dopo l'entrata in vigore di quest'ultima infatti, stante l'estensione della procedura di risarcimento rapido anche a sinistri con danni a persone con lesioni guarite oltre il 40esimo giorno o postumi invalidanti, diversi giudici di merito hanno ritenuto che la procedura ex art. 3 della l. n. 39/1977 fosse valida anche per avviare l'azione con sinistri con danni alle persone, per i quali era previsto obbligo in capo ai danneggiato di formalizzare le richieste risarcitorie rispettando una precisa procedura. Questo il quadro normativo fino al Codice delle Assicurazioni - che ha abrogato diverse centinaia di leggi esistenti sulla materia – lasciando, però, in essere i regolamenti attuativi, che oggi rappresentano ancora il riferimento normativo per coprirla in modo pressoché totale.
Le formalità richieste Già la Legge n. 39/77, sia nella sua ultima versione che in quella iniziale, non disponeva nulla in merito alle formalità che avrebbe dovuto rispettare il danneggiato per il corretto adempimento di quanto previsto nel suo 1 comma, che imponeva a questi di indicare nella lettera di richiesta danni il luogo, i giorni e le ore in cui le cose danneggiate dovessero essere disponibili “per l'ispezione diretta ad accertare l'entità del danno”. Tali formalità, a distanza di quasi quattro anni dall' entrata in vigore della “Miniriforma” della legge sulla R.C.A. obbligatoria, vennero poi precisate nel relativo Regolamento di attuazione all' art. 9 del d.P.R. n. 45 del 16 gennaio 1981, che così disponeva: “La richiesta di risarcimento per danni a cose conseguenti ai sinistri di cui all' articolo 8 deve indicare il luogo, i giorni e le ore in cui le cose danneggiate sono disponibili per l' ispezione diretta ad accertare l' entità del danno.- I giorni, in numero non inferiore a otto, devono essere non festivi e successivi a quello del ricevimento da parte dell' assicuratore della richiesta di risarcimento; le ore debbono essere quelle dedicate ordinariamente allo svolgimento dell' attività lavorativa. Per i sinistri di cui al secondo comma dell'articolo 3 della legge, il danneggiato che intenda chiedere il risarcimento deve dare sollecita comunicazione dell' esistenza delle lesioni e, all' atto della richiesta, indicare la durata della inabilità temporanea, l' età, l' attività di lavoro svolta ed il relativo reddito netto; deve inoltre indicare se abbia diritto a percepire l' indennità di malattia da un ente di assicurazione sociale. Alla richiesta di risarcimento deve essere acclusa la documentazione idonea a provare la durata della inabilità, l'intervenuta guarigione e la entità del reddito”.
Le novità introdotte dall'art. 145 Prima della riforma introdotta con l'odierno Codice delle Assicurazioni la materia, come detto, era disciplinata alla legge n. 990/1969, in particolare all'art.22, che elencava le condizioni di proponibilità dell'azione per il risarcimento dei danni causati dalla circolazione dei veicoli o dei natanti per i quali fosse obbligatoria l'assicurazione. Secondo tale assetto l'azione si poteva proporre solo una volta decorsi 60 giorni da quando il soggetto danneggiato richiedeva alla Compagnia il risarcimento del danno, per tramite di una lettera raccomandata con avviso di ricevimento. La l. n. 39/1977 modificò nuovamente il tenore della norma, allungando il termine fino a 90 giorni in caso di sinistri con lesioni personali. L'art. 145 del d.lgs. n. 209/2005 sembra aver assimilato questi punti e riorganizzato in modo definitivo la materia, assegnando il termine di 90 giorni come vera e propria condizione di proponibilità dell'azione di risarcimento. Il Codice delle Assicurazioni ha, poi, innovato in modo molto incisivo il quadro di riferimento della condizione di procedibilità, prevedendo diverse prescrizioni a seconda che si tratti di procedura di risarcimento “ordinaria”, di cui agli artt. 145 e 148 o di procedura di risarcimento c.d. “diretta”, di cui agli artt. 149 e 150, tanto che a seconda dell'interpretazione giurisprudenziale che viene adottata, il difetto di conformità della messa in mora alle previsioni di legge può produrre riflessi e conseguenze estremamente gravose sul danneggiato, il quale potrebbe vedersi eccepire da controparte, ma anche d'Ufficio dal giudice, la improponibilità della propria domanda giudiziale di risarcimento. Come confermato da costante giurisprudenza, l'art. 145 va letto sì in combinato disposto con l'art.148, quanto a requisiti strettamente formali della richiesta di risarcimento, ma la ratio essenziale resta anche e soprattutto quella deflattiva del contenzioso giudiziale, nell'ottica di un efficace snellimento delle procedure. Come suggerito dal Tribunale di Trieste infatti, “l'invio della richiesta di risarcimento alla compagnia assicurativa del danneggiante costituisce un preciso onere del danneggiato, operante quale condizione di procedibilità: tale interpretazione è rispondente alla ratio, oltre che alla lettera, della norma (art. 145, comma 2, cod. ass.), volta ad esercitare una funzione deflattiva e di razionalizzazione del contenzioso giudiziale, anche imponendo alle parti precisi oneri di collaborazione al fine di creare i presupposti per la definizione in via bonaria delle controversie risarcitorie.” (Trib. Trieste 18 ottobre 2016). Sulla facoltà del minore di formulare la richiesta di messa in mora alla compagnia assicurativa in caso di sinistro, la Cass. III, n. 24077/2017 ha di recente chiarito che “Atteso che dalla richiesta ex art. 22 della legge n. 990/1969 certamente non conseguono per l'autore effetti sfavorevoli, essendo essa per converso volta all'acquisto e alla salvaguardia — determinando l'interruzione della prescrizione — del diritto al risarcimento dei danni da r.c. auto, del relativo compimento il minore deve ritenersi invero senz'altro capace. Analogamente deve dirsi del mandato, conferito (come nella specie) ad un legale o a un terzo incaricato”.
Contenuto della messa in mora in caso di cd. indennizzo diretto e di sinistro causato da veicolo rimasto sconosciuto Il soggetto danneggiato, come noto, ha l'onere di far pervenire lettera raccomandata alla propria assicurazione inviandola per conoscenza anche alla Compagnia dell'altro veicolo coinvolto nel sinistro. La ratio sottesa a questa formalità richiesta al soggetto danneggiato è quella di rendere edotta compagna di assicurazione del soggetto danneggiante perché questa potrebbe “dar luogo ad un indennizzo di cui si dovrà tener conto sia ai fini dell'eventuale applicazione del malus che dell'appostazione di idonea riserva” (Trib. Venezia, 11 luglio 2002; Cass. III n. 12189/1998). Nell'assicurazione per la responsabilità civile degli autoveicoli, ove il danneggiato abbia inviato la richiesta di risarcimento dei danni alla propria impresa di assicurazione, secondo il modello dell'art. 149 del d.lgs. n. 209 del 2005, e per conoscenza all'impresa di assicurazione dell'altro veicolo coinvolto, e siano decorsi i termini di cui all'art. 145 del medesimo decreto, qualora la fase stragiudiziale non si concluda con un esito positivo, il danneggiato può proporre la domanda giudiziale anche nei confronti dell'impresa assicuratrice dell'altro veicolo coinvolto ( chiarimento da ultimo reso da Cass. III, n. 24548/2018). L'art. 145, peraltro, va letto in combinato disposto con l'art. 287, sempre del Codice delle Assicurazioni, che ha disposto che nelle ipotesi in cui il sinistro sia stato causato da veicolo non identificato, ovvero il veicolo non risulti coperto da assicurazione, o ancora il veicolo sia posto in circolazione contro la volontà del proprietario, l'azione per il risarcimento dei danni può proporsi solo dopo che siano decorsi sessanta giorni da quello in cui il danneggiato abbia chiesto il risarcimento del danno, a mezzo raccomandata, all'impresa designata ed alla CONSAP - Fondo di garanzia per le vittime della strada. Ovviamente il rispetto di tali condizioni trova alcune pronunce più miti che rendono al meglio l'idea di una materia ancora piuttosto fluida e con pochi capisaldi, anche nell'ottica della già citata ratio deflattiva di tutta la disciplina. A tal proposito Cass. III, n. 10371/2008:” In tema di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, la norma contenuta nell'art. 22 della legge n. 990 del 1969 (applicabile rationae temporis), nel subordinare l'esercizio dell'azione risarcitoria alla preventiva richiesta del danno all'assicuratore ed al decorso del termine di sessanta giorni dalla medesima, pone una condizione di proponibilità dell'azione stessa. L'onere imposto al danneggiato dalla suddetta norma può essere soddisfatto anche con atti equipollenti a quello dalla stessa previsto, purché egualmente idonei al soddisfacimento dello scopo perseguito di consentire all'assicuratore di valutare l'opportunità di un accordo con il danneggiato e prevenire premature domande giudiziali, con conseguente dispendio economico, (come quando sia intercorsa corrispondenza fra le parti o siano state condotte trattative per la liquidazione del danno e risulti rispettato il predetto termine); occorre, tuttavia, che la richiesta di risarcimento sia formulata dal danneggiato ovvero dal legale dello stesso”. La Corte di Cassazione ha avuto modo di decidere circa i presupposti e gli effetti della mora debendi dell'assicuratore della r.c.a. nei confronti della vittima di un sinistro stradale, che gli avrebbe causato molteplici fratture vertebrali con lesione midollare e conseguente tetraplegia. E ne ha tratto i seguenti principi di diritto: «l'assicuratore della r.c.a. è in mora, nei confronti della vittima, una volta spirato il termine di cui all'art. 148, commi 1 e 2, cod. ass.». L'assicuratore in mora è tenuto: se il debito è inferiore al massimale, al pagamento degli stessi interessi compensativi dovuto dal responsabile ex art. 1219 c.c., calcolati al saggio e sul montante stabiliti da Cass. n. 1712/1995; se il debito è superiore al massimale, al pagamento degli interessi di mora sul massimale stesso, ex art. 1224, comma 1 o 2, c.c.. L'assicuratore della r.c.a., quando sia scaduto lo spatium deliberandi di cui all'art. 148 cod. ass., può evitare gli effetti della mora o attraverso l'offerta reale o secondo gli usi; o attraverso il deposito liberatorio di cui all'art. 140 cod. ass.; oppure dimostrando che l'inadempimento è dipeso da causa non imputabile. Né la difficoltosa ricostruzione della dinamica del sinistro; né l'intervento di assicuratori sociali; né la mancanza di prova di alcune delle voci di danno richieste dalla vittima costituiscono, di per sé, cause di esclusione della mora dell'assicuratore». Cass. civ., sez. VI – 3, ord., 14 febbraio 2022, n. 4668 Il dibattito giurisprudenziale sulla natura della messa in mora L'art. 145 al primo comma stabilisce che l'azione risarcitoria, vale a dire quella “diretta” verso l'assicuratore del responsabile, può proporsi solo dopo che sono trascorsi 60/90 giorni a seconda di danno a cosa o anche danni a persona, decorrenti da quando il danneggiato richiede alla compagnia il risarcimento, secondo modalità e contenuti previsti dall'art. 148. L'art. 148 indica al primo comma le varie ipotesi di danno alle cose, mentre al secondo comma sono elencate le varie ipotesi di danno alla persona: in ambo i casi, il contenuto della richiesta risarcitoria “deve” recare, lasciando ipotizzare che una richiesta incompleta degli elementi prescritti renderebbe improponibile la domanda in quanto non sarebbe possibile formulare al danneggiato una congrua offerta di risarcimento se non con tutti i dati a disposizione. Sempre l'art. 148 prevede che se la richiesta è incompleta è la stessa assicurazione a richiedere al danneggiato le integrazioni necessarie. La problematica che ha affannato la giurisprudenza è stata quella relativa alla sorte della domanda nel caso in cui non siano state richieste integrazioni: ci si è chiesti – e la questione ha avuto una vasta eco nella prassi – se la compagnia assicuratrice possa dunque eccepire l'improponibilità della domanda giudiziale per l'originaria incompletezza della domanda, o questa vada esclusa in quando denota disinteresse dell'assicuratore verso gli elementi mancanti nella richiesta del danneggiato. La giurisprudenza (Trib. Napoli, 31 marzo 2015) ha opta per una tesi rigorista. Tale tesi, confermata poi da successive pronunce (Trib. Torino, 11 ottobre 2017), vede una improponibilità della domanda giudiziale successiva a una richiesta incompleta o che manchi dei requisiti ritenuti necessari dall'art. 148. Secondo questa tesi essendo, infatti, la richiesta ex art. 145 un atto formale tipico, va ritenuta condizione di proponibilità della domanda il rispetto delle prescrizioni legislative. E questo, secondo tale orientamento, varrebbe anche in caso di indicazioni ininfluenti o non strettamente essenziali alla formulazione di congrua offerta risarcitoria. A tal proposito è utile indicare un'ulteriore pronuncia (Trib. Roma, 10 febbraio 2010) che ha considerato improponibile una domanda in quanto non accompagnata, come previsto dall'art. 148 cod. ass. da “attestazione medica comprovante l'avvenuta guarigione con o senza postumi permanenti”, anche perché il danneggiato al momento dell'invio della richiesta risultava ancora ricoverato”. Allo stesso modo la mancanza di indicazioni su attività e reddito del soggetto danneggiato o sull'entità delle lesioni subite e sulla certificazione comprovante avvenuta guarigione, è stata considerata elemento sufficiente per ritenere improponibile la domanda (Trib. Salerno 3 luglio 2014; Trib. Massa 29 luglio 2014). Secondo questo orientamento, poi, “In tema di risarcimento dei danni derivanti da r.c. auto obbligatoria, il mancato preventivo invio della lettera raccomandata di messa in mora exartt. 145 e 148 Cod. Ass. integra un difetto di presupposto processuale sempre rilevabile d'ufficio, mentre l'incompletezza della medesima non può essere dichiarata ex officio dal giudice, ma deve essere necessariamente eccepita dalla compagnia assicurativa convenuta” (cfr. Giudice di pace Roma, 14 novembre 2012, n. 50441) . Da ultimo, una interessante decisione della Suprema Corte di Cassazione pare propendere per un affievolimento del rigorismo tenuto da alcune Corti di merito, sostenendo invece che “Ove l'istituto assicuratore venga a conoscenza della pretesa risarcitoria aliunde, anche in assenza della raccomandata di cui al codice delle assicurazioni private, art. 148, si deve ritenere che la ratio di tale norma sia stata egualmente soddisfatta. L'onere imposto al danneggiato può essere soddisfatto anche con atti equipollenti alla raccomandata, purché altrettanto idonei al soddisfacimento dello scopo perseguito: quello di consentire all'assicuratore di valutare l'opportunità di un accordo con il danneggiato e prevenire premature domande giudiziali, con conseguente dispendio economico, ove l'assicuratore sia stato messo a conoscenza del sinistro, della volontà del danneggiato di essere risarcito ed abbia potuto valutare le responsabilità e la fondatezza delle richieste”( Cass . VI, n.1699/2021).
Il principio di buona fede e collaborazione tra le parti Agli antipodi rispetto alla tesi rigorista sopra esposta c'è un orientamento più elastico che eviterebbe la sanzione dell'improponibilità della domanda privilegiando una portata ampia in senso soggettivo del termine di proponibilità, e che valorizza l'onere di partecipazione attiva della compagna assicuratrice che non dovrebbe e potrebbe restare passiva dinanzi a sollecitazione ricevuta dal soggetto danneggiato. A tale tesi ha aderito negli anni una ricca giurisprudenza (Trib. Palermo, 23 aprile 2012), per cui l'assicuratore sarebbe tenuto a ricoprire una sorta di ruolo interlocutorio, con la conseguenza che la eventuale incompletezza della richiesta risarcitoria, potendo questa essere colmata con l'apporto “doveroso” dell'assicuratore, non può rappresentare di certo un ostacolo alla tutela di diritti fondamentali come quello alla salute (si trattava, in quel caso, di lesioni). Da qui si riterrebbe quindi sufficiente a rispettare le condizioni di proponibilità ogni richiesta risarcitoria che contenga almeno gli elementi essenziali per potersi considerare rispettato il principio di buona fede e correttezza tra le parti (in tal caso, la sola richiesta completamente carente di dati finirebbe con l'essere improponibile). In tal senso anche Trib. Torre Annunziata, 1 settembre 2014, per cui un'interpretazione rigorista mal si concilierebbe con l'art. 148 che imporrebbe invece alla compagnia un preciso obbligo di cooperazione. Nello stesso senso, Giudice di pace Bari, 5 maggio 2009, n. 3493 secondo cui “Nella richiesta di risarcimento derivante da sinistro stradale, è genericamente irrilevante il grado di completezza della messa in mora ai fini della proponibilità, visto che, ad opinare diversamente, o si finisce per premiare l'assicuratore che non chiede le integrazioni (in violazione dell'obbligo impostogli), o si ritiene sussistente una fattispecie complessa di improponibilità, rilevabile dal giudice solo su eccezione di parte, con tutte le perplessità che ne derivano. Del resto, dal tenore letterale dell'art. 148 c. strad., si desume che l'invio dei dati e della documentazione di integrativa è idoneo a far decorrere soltanto i termini previsti a carico dell'impresa assicuratrice per formulare l'offerta risarcitoria, non già i termini per proporre la domanda, i quali, dunque, non sono interrotti dalla richiesta di integrazione, ma continuano a decorrere autonomamente. Dal che, ancora una volta, si deduce ragionevolmente che il completamento e regolarizzazione della procedura stragiudiziale di liquidazione non hanno la capacità di incidere sui termini di proponibilità della domanda, potendo il danneggiato agire, avvalendosi della prima messa in mora, seppure incompleta, a prescindere da successive integrazioni”. È questo l'orientamento che sembra essere stato accolto dalla Corte costituzionale n. 111 del 2012, laddove ha salvato la formulazione dell'art. 145 Cod. Ass. affermando che “Tale previsione, infatti, lungi dal menomare la tutela del danneggiato, la rafforza, in virtù del raccordo esistente tra onere di diligenza a carico del danneggiato e obbligo di cooperazione imposto all'assicuratore, il quale, in ragione della prescritta specificità di contenuto della istanza risarcitoria, non potrà agevolmente o pretestuosamente disattenderla, essendo tenuto alla formulazione di una proposta adeguata nel quantum. E ciò anche in considerazione del fatto che l'eventuale pronuncia di improponibilità della domanda per vizi di contenuto (come per mancato rispetto dello "spatium deliberandi" per l'assicuratore) di cui agli art. 145 e 148 del codice delle assicurazioni private esaurisce i suoi effetti sul piano processuale (non investendo il merito della controversia) e non preclude la reiterabilità della domanda nel rispetto delle condizioni di cui alle predette disposizioni, mediante autonoma "vocatio in ius", senza che la durata del precedente giudizio rilevi ai fini del decorso del termine di prescrizione (art. 2945, comma 2, in relazione all'art. 2943, comma 1, c.c.)”. Ai fini della procedibilità della domanda, in ogni caso non va confuso il ruolo del termine di 60 giorni funzionale al cd. spatium deliberandi, con quello di 30 giorni per la formulazione di una proposta risarcitoria da parte della compagnia: “Nel sistema dell'indennizzo diretto del cd. nuovo Codice delle assicurazioni private, nell'ipotesi di sinistro con danni alle sole cose, occorre distinguere, nell'ambito dell'art. 145 del d.lgs. n. 209 del 2005, il termine dilatorio di 60 giorni, esso solo rilevante come condizione di proponibilità dell'azione di risarcimento esperibile dal danneggiato nei confronti dell'assicuratore, da quello di 30 giorni, decorrente dalla lettera di messa in mora del danneggiato, entro il quale l'assicuratore è tenuto a formulare l'offerta di risarcimento allo stesso, in quanto la previa formulazione di detta offerta è unicamente funzionale ad evitare l'esercizio di azioni giudiziarie, specie se di natura bagattellare”. (Cass. III, n.26098/2016). Detto termine tuttavia, pur essendo quasi tassativo e rigoroso nel suo rispetto anche a livello giurisprudenziale, trova alcune eccezioni. È il caso di fare riferimento infatti ad un precedente di legittimità (Cass. III, n. 20897/2016), secondo cui “In tema di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, il principio della improponibilità della domanda di risarcimento del danneggiato, prima che siano decorsi sessanta giorni dalla relativa richiesta di danno all'assicuratore del danneggiante, ai sensi dell'art. 145 del d.lgs. n. 209/2005 (che sostanzialmente riproduce l'art. 22 l. n. 990/1969), non trova applicazione quando il danneggiato si sia trovato nella incolpevole impossibilità di identificare l'assicuratore, e quindi di provvedere al relativo adempimento, evenienza ipotizzabile quando il responsabile civile abbia rifiutato di indicare l'assicuratore al danneggiato che glielo abbia richiesto con lettera raccomandata, non esistendo nel nostro ordinamento un sistema di pubblicità dei contratti assicurativi” (cfr. anche Cass. III, n. 8115/2013) per cui il principio della improponibilità della domanda “non trova applicazione nell'ipotesi in cui uno dei danneggianti, convenuto in giudizio per l'integrale risarcimento, proceda alla chiamata in garanzia impropria contro altro danneggiante per sentirlo dichiarare corresponsabile dei danni lamentati dall'attore, ai fini della ripartizione interna dell'obbligazione solidale, stabilita dall'art. 2055 c.c..”). Il principio di buona fede e collaborazione delle parti che ispira l'intero istituto ha condotto la giurisprudenza di legittimità all'assunto per cui, per il periodo successivo all'inizio della fase stragiudiziale, la condotta ostativa del danneggiato compromette il suo diritto al risarcimento ( cfr. Cass. n. 1829/2018 per cui “In tema di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli a motore, a norma dell'art. 145 d.lg. 7 settembre 2005, n. 209 (c.d. codice delle assicurazioni) l'azione per il risarcimento non può essere proposta dal danneggiato che, in violazione dei principi di correttezza e buona fede, con la propria condotta abbia impedito all'assicurazione di compiere le attività volte alla formulazione di una congrua offerta ai sensi dell'art. 148 del Codice del predetto decreto”).
Le novità del DDL Concorrenza del 2017, l. n. 124 del 04 agosto 2017 in tema di offerta risarcitoria stragiudiziale della compagnia assicuratrice. Solo di recente il DDL Concorrenza del 2017, l. n. 124 del 04 agosto 2017 ha introdotto un'ulteriore ipotesi esclusione dell'obbligo della compagnia di formulare una tempestiva offerta risarcitoria. Si tratta della fattispecie prevista dalla nuova formulazione del co. 2 bis dell'art. 148 secondo cui ai fini della prevenzione e del contrasto dei fenomeni fraudolenti, previa consultazione dell'archivio informatico integrato ( previsto dall'art. 21 del d.l. 18 ottobre 2012 n. 179), la compagnia assicuratrice può rifiutare la formulazione dell'offerta nel caso in cui emergano indici di anomalia riguardanti i codici fiscali dei soggetti coinvolti nei sinistri o i veicoli danneggiati o qualora altri indicatori di frode siano segnalati dalle cd. “scatole nere”. Il rifiuto o il ritardo nella formulazione dell'offerta deve essere accompagnata dalla motivazione della necessità di ulteriori indagini in relazione al sinistro. Approfondimenti che potrebbero anche avere una durata considerevole – e di cui deve essere informata l'IVASS – tanto che nei predetti casi l'azione in giudizio prevista dall'art. 145 del Codice delle Assicurazioni Private è proponibile solo dopo la ricezione delle determinazioni conclusive dell'impresa o in mancanza all'esito dello spirare del termine di 60 giorni di sospensione della procedura. Rimane fermo il diritto del danneggiato, in caso di presentazione di querela o di denuncia, di avere accesso agli atti.
Cumulo tra negoziazione assistita e messa in mora. Compatibilità. Da ultimo la Corte Costituzionale con la decisione del 7 luglio 2016, n. 162 ha chiarito che sussiste un rapporto di complementarità tra le due condizioni di procedibilità della domanda di risarcimento in materia di danni da circolazione di veicoli e natanti, ovvero la cd. messa in mora e il procedimento di negoziazione assistita. È stato, infatti, puntualizzato che “Non è fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 3, comma 1, d.l. 12 settembre 2014, n. 132, conv., con modif., in l. 10 novembre 2014, n. 162, censurato, per violazione degli artt. 2,3 e 24 Cost., nella parte in cui sottopone la procedibilità della domanda giudiziale relativa a una controversia in materia di risarcimento del danno da circolazione di veicoli e natanti all'esperimento del procedimento di negoziazione assistita. La tutela garantita dall'art. 24 Cost. — la quale non comporta l'assoluta immediatezza dell'esperibilità del diritto di azione — non è, infatti, compromessa dal meccanismo della negoziazione assistita, attesa la sua complementarità rispetto al previo procedimento di messa in mora dell'assicuratore, agli effetti dell'auspicata realizzazione anticipata, in via stragiudiziale, dell'interesse risarcitorio del danneggiato. Né è sostenibile che la compresenza dei due istituti sia idonea a protrarre sine die l'esercizio del diritto di azione, attesa la brevità del termine («non superiore a tre mesi», prorogabile solo «su accordo delle parti» per non più di trenta giorni) entro il quale deve essere comunque conclusa la negoziazione. Quanto ai costi di tale procedura, deve parimenti escludersi che questi — certamente inferiori ai costi del giudizio, che l'interessato ha la possibilità, peraltro, di risparmiare — siano tali da limitare o rendere eccessivamente difficoltosa la tutela giurisdizionale. Pertanto, il meccanismo della negoziazione assistita riflette un ragionevole bilanciamento tra l'esigenza di tutela del danneggiato e quella (di interesse generale), che il differimento dell'accesso alla giurisdizione intende perseguire, di contenimento del contenzioso, anche in funzione degli obiettivi del “giusto processo”, per il profilo della ragionevole durata delle liti, oggettivamente pregiudicata dal volume eccessivo delle stesse. Insussistente è poi la disparità di trattamento tra danneggiati, cui darebbe luogo la disposizione denunciata con il prescrivere l'obbligatorietà della mediazione assistita con riferimento alle sole azioni risarcitorie di valore non superiore ad Euro 50.000,00. Un tal limite di valore è riferito, infatti, alle domande di «pagamento a qualsiasi titolo di somme» proposte fuori dei casi previsti dalla disposizione impugnata, che impone l'obbligo di «invitare l'altra parte a stipulare una convenzione di mediazione assistita» a «chi intende esercitare in giudizio un'azione relativa a una controversia in materia di risarcimento del danno da circolazione di veicoli e natanti», senza ulteriori specificazioni e senza la detta soglia di valore”. |