Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno contro la pubblica amministrazione per manto stradale scivolosoInquadramentoLa vittima di un incidente stradale provocato dalla presenza di una macchia d'olio su una strada urbana propone l'azione risarcitoria nei confronti del Comune, quale ente proprietario e custode. FormulaGIUDICE DI PACE/TRIBUNALE DI .... [1] ATTO DI CITAZIONE PER Il sig. .... (C.F. ....) [2], residente in ...., rappresentato e difeso dall'Avv. .... [3] (C.F. ....) [4], con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso il suo studio ...., fax .... [5], p.e.c.: .... @ .... (presso cui dichiara di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133, 134, 170 comma 3 e 176 comma 2 c.p.c.), giusta procura .... [6] -attore- FATTO [7] — In data ...., alle ore ...., l'attore, alla guida dell'autovettura ...., tg. ...., di sua proprietà, percorreva a velocità moderata la strada comunale via ...., in ...., sulla corsia di marcia destra; — Improvvisamente, all'altezza del civico n. ...., l'auto sbandava a causa della presenza di una sostanza oleosa sul manto stradale e collideva contro un muro, danneggiandosi gravemente; — La sostanza oleosa era presente sulla strada anche in senso latitudinale, non era visibile, né segnalata, ed il pericolo non era prevedibile perché la stessa si trovava in zona buia, non illuminata, come risulta dalle fotografie scattate nell'immediatezza del fatto (All. n ....) — Sul posto interveniva la Polizia Municipale di ...., che redigeva verbale n ....(All. n ....) — A seguito del sinistro in oggetto, l'autovettura del Sig. .... riportava i seguenti danni .... che ne rendono necessaria la riparazione. Essi, come da preventivo allegato dell'autocarrozzeria “ .... ”, a data ...., e successiva fattura n. .... del ....ammontano ad Euro ....(all. ....).; — Il risarcimento dei danni richiesto all'odierno convenuto a mezzo raccomandata A.R. ...., altresì contenente l'invito alla stipula della convenzione di negoziazione assistita, è rimasto privo di riscontro [8]. DIRITTO [9] Per il sinistro descritto in fatto è responsabile il Comune convenuto che, ai sensi dell'art. 5 r.d. 15 novembre 1923, n. 2506 e dell'art. 14 d.lgs. n. 285/1992 (Codice della Strada), è tenuto alla custodia e manutenzione della strada dove si è verificato l'incidente. Tale responsabilità trova fondamento nella norma di cui all'art. 2051 c.c. che testualmente recita: «Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito». L'ente proprietario assume lo status di custode e soggiace al regime di responsabilità di cui all'art. 2051 c.c., com'è ormai riconosciuto dalla Suprema Corte, secondo cui la circostanza che il bene custodito sia di notevoli dimensioni è priva di rilevanza (Cass. III, n. 20427/2008). Non potrebbe comunque trovare applicazione nel caso di specie l'orientamento giurisprudenziale secondo cui la P.A. non risponderebbe ex art. 2051 c.c. nei casi in cui sia oggettivamente impossibile l'effettiva custodia del bene demaniale per la sua estensione (Cass. III, n. 5308/2007), in quanto era ben possibile la custodia e vigilanza della strada ove è avvenuto il sinistro trovandosi la stessa nei pressi del vicino Comando di Polizia Municipale di .... e comunque all'interno del perimetro urbano del Comune. In ogni caso, anche qualora l'Ill.mo giudicante ritenga - aderendo all'orientamento giurisprudenziale minoritario - che la responsabilità del Comune trovi fondamento non nell'art. 2051 c.c. bensì nell'art. 2043 c.c., dalla suesposta ricostruzione dei fatti emergono chiaramente i caratteri di imprevedibilità ed inevitabilità (cd. insidia o trabocchetto) del pericolo richiesti. Il luogo dell'infortunio non era illuminato e non esisteva alcuna segnaletica (come da fotografie allegate e come sarà confermato dai testi) che avvertisse dell'esistenza del pericolo, che pertanto era occulto e non prevedibile con la normale diligenza. L'amministrazione convenuta inoltre non poteva ignorare senza colpa l'esistenza del pericolo. La sostanza oleosa era, infatti, sparsa in senso anche latitudinale sulla strada, ciò che fa presumere il transito di numerosi veicoli sulla stessa e consente di ritenere che il pericolo sia sorto diverso tempo prima del verificarsi del sinistro oggetto del presente procedimento e potesse, quindi, diligentemente essere eliminato o adeguatamente segnalato. Per quanto sopra, il Sig. ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto CITA il Comune di ...., C.F. .... in persona del Sindaco, legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato per la carica presso la casa comunale di ...., Piazza del .... n. ...., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del .... [10], ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi in giudizio nel termine di giorni venti prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e con l'avvertimento che la costituzione oltre il termine suddetto implica le decadenza di cui agli articoli 38 e 167 del codice di procedura civile e che in caso di mancata costituzione si procederà comunque nell'istruzione della causa, previa dichiarazione di contumacia, affinché l'Ill.mo Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, eccezione e deduzione, voglia così provvedere [11]: — accertare e dichiarare l'esclusiva responsabilità del Comune di .... in ordine alla produzione del sinistro in premessa e, per l'effetto, condannarlo al risarcimento di tutti i danni patrimoniali conseguenti al danneggiamento dell'autovettura tg. .... subiti dal sig. .... nell'importo complessivo che qui è dichiarato e quantificato in Euro .... ovvero nell'importo diverso, anche maggiore, ritenuto di giustizia, oltre rivalutazione monetaria ed interessi nella misura di legge. Con vittoria di spese ed onorari e distrazione in favore del procuratore che si dichiara antistatario [12] In via istruttoria [13], si chiede volersi ammettere prova testimoniale con il Sig. ...., residente in ...., alla via ...., n. ....e con Il Sig. ...., residente in ...., alla via ...., n. ...., sui seguenti capitoli: a) “Vero che ....”; b) “Vero che ....”; c) “Vero che ....”. Si chiede, inoltre, in caso di contestazione relativa al quantum debeatur, volersi disporre CTU per l'accertamento dei danni subiti dall'autovettura. Infine, si fa riserva di formulare ulteriori richieste istruttorie e di produrre altri documenti anche in conseguenza del comportamento processuale di controparte. Si offrono in comunicazione, mediante deposito in cancelleria, i seguenti atti e documenti: 1) Documentazione fotografica del luogo del sinistro nonché dei danni subiti dall'autovettura; 2) Verbale redatto dalla Polizia Municipale di ....del ....n ....; 3) Preventivo dell'autocarrozzeria “ ....”, a data ....e successiva fattura n. .... del ....di riparazione dei danni subiti dall'autovettura; 4) Lettera Racc. a.r. n. .... del ...., avente ad oggetto l'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita, a firma dell'Avv. ....ed indirizzata al Comune di ....; Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... [14] Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA AD LITEM (se non a margine o su documento informatico separato) [1] La competenza per valore spetta al Giudice di pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro cinquemila. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. Trattandosi di responsabilità per fatto illecito sarà competente il giudice del luogo in cui il danno si è prodotto (forum commissi delicti). [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. 90/2014 conv., con modif., nella legge 114/2014. [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.. [5] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [6] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: “giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.”. [7] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni “premesso” o “fatto”, contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 co. c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 co. 3 n. 4) c.p.c.). [8] L'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita è condizione di procedibilità per le domande di pagamento, a qualsiasi titolo, di somme non eccedenti cinquantamila euro, ai sensi dell'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014 n. 132. [9] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotta dalla locuzione “diritto”, contiene l'esposizione della causa petendi, cioè dei fatti costitutivi e delle ragioni di diritto poste alla base della domanda (art. 163 comma 3 n. 4). L'art. 164 c.p.c. prevede tale contenuto a pena di nullità dell'atto. [10] Il termine a comparire deve essere non inferiore a 90 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 120 giorni se è residente all'estero. [11] Tali elementi (indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c.; l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.) sono previsti dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione [12] Le conclusioni contengono il petitum della domanda, cioè il bene della vita o la prestazione richiesta al convenuto (petitum mediato), ovvero il provvedimento giudiziale richiesto al giudice (petitum immediato). L'oggetto della domanda è previsto dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione. [13] L'art. 164 c.p.c. non prevede che la mancata indicazione dei mezzi di prova costituisca ipotesi di nullità dell'atto di citazione. Le richieste istruttorie, infatti, possono essere formulate anche in sede di memorie ex art. 183, II termine, c.p.c. [14] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». L'art. 13, comma 6 del medesimo decreto stabilisce che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...»; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato. CommentoIl fondamento giuridico della responsabilità della P.A. per i danni cagionati da difetto di manutenzione delle strade pubbliche Sulla natura della responsabilità da insidia stradale si sono contrapposti (ed ancora si fronteggiano) diversi orientamenti dottrinali e giurisprudenziali. Per lungo tempo la giurisprudenza ha ritenuto che il relativo referente normativo andasse individuato nell'art. 2043 c.c., escludendosi l'applicazione del regime, di gran lunga più favorevole per il danneggiato, previsto dall'art. 2051 c.c. sul presupposto che sulla rete stradale, per la sua estensione e per l'uso diretto e generalizzato da parte dei consociati, non fosse possibile esercitare un costante e continuo controllo, atto ad evitare che essa diventi fonte di danno per i terzi (Cass. n. 2074/2002). L'inquadramento della responsabilità per insidia stradale prevalentemente nell'alveo della fattispecie generale dell'illecito aquiliano si traduceva, tuttavia, in un onere probatorio piuttosto gravoso per il danneggiato, dovendo questi dimostrare l'agire colposo della Pubblica Amministrazione. A partire da un certo momento, pur limitandosi la configurabilità della responsabilità della Pubblica amministrazione ai sensi dell'art. 2051 c.c. ai soli beni demaniali che, per la loro limitata estensione territoriale, sono soggetti ai suoi poteri di vigilanza e controllo ed escludendo dunque ogni forma di responsabilità oggettiva o presunta rispetto a quelli oggetto di un uso ordinario, generale e diretto da parte dei cittadini (demanio marittimo, fluviale, strade, autostrade, strade ferrate), si era nondimeno affermato che la responsabilità dell'ente pubblico proprietario per danni conseguenti a difetto di manutenzione delle strade fosse configurabile quando fosse risultato violato il limite posto alla discrezionalità amministrativa dalla norma primaria e fondamentale del neminem laedere e, particolarmente, quando le strade, a causa della condizione nella quale sono tenute, presentino per l'utente che fa ragionevole affidamento sulla loro apparente regolarità, una situazione di pericolo occulto in relazione al carattere obiettivo della non visibilità e a quello subiettivo della non prevedibilità (Cass. III, n. 340/1996; Cass. III, n. 7742/1997). Dopo il noto pronunciamento della Corte costituzionale (Corte cost. n. 156/1999), è andato via via consolidandosi il nuovo trend giurisprudenziale (Cass. n. 298/2003), ormai assolutamente prevalente (sebbene si registri ancora qualche arresto fedele al più risalente orientamento che esige dal danneggiato la prova della non visibilità e non prevedibilità del pericolo stradale; vd. ad es. Cass. n. 10096/2013), incline all'applicabilità, in linea generale, dell'art. 2051 c.c. nei confronti degli enti pubblici proprietari delle strade aperte al pubblico transito, in riferimento alle situazioni di pericolo immanentemente connesse alla struttura e alle pertinenze della strada indipendentemente dalla sua estensione (Cass. III, n. 24529/2009, Cass. III, n. 7763/2007; Cass. III, n. 15383/2006; Cass. III, n. 19653/2004), salvo il caso in cui sia oggettivamente impossibile l'effettiva custodia del bene demaniale, circostanza questa che va apprezzata in concreto alla luce di una serie di criteri, quali l'estensione della strada, la posizione, le dotazioni e i sistemi di assistenza che la connotano, agli strumenti che il progresso tecnologico appresta, in quanto tali caratteristiche assumono rilievo condizionante anche delle aspettative degli utenti. Qualora non risulti applicabile la disciplina dell'art. 2051 c.c., in quanto sia accertata in concreto l'impossibilità dell'effettiva custodia sul bene demaniale, l'ente pubblico risponde dei danni subiti dall'utente, secondo la regola generale dell'art. 2043 c.c., e in tal caso il danneggiato è gravato della prova dell'anomalia del bene e della sua relazione causale con l'evento dannoso (Cass. III, n. 15383/2006). Con specifico riferimento al demanio stradale si esclude l'impossibilità per la P.A. di esercitare la custodia (quale potere di fatto sulla cosa) quando l'evento dannoso si è verificato su un tratto di strada che in quel momento era in concreto oggetto di custodia o quando sia stata proprio l'attività compiuta dalla P.A. a rendere pericolosa la strada medesima (Cass. III, n. 9546/2010). In tal caso, il danneggiato che invochi la responsabilità di cui all'art. 2051 c.c. contro la P.A. (o il gestore) in relazione a danno originatosi da bene demaniale o patrimoniale soggetto ad uso generale, non è più onerato della dimostrazione della verificazione del danno in conseguenza dell'esistenza di una situazione qualificabile come insidia o trabocchetto, bensì esclusivamente della prova dell'evento dannoso e del nesso causale fra la cosa e la sua verificazione, mentre l'ente proprietario potrà andare esente da responsabilità soltanto fornendo la prova del caso fortuito, alla stregua di qualsiasi custode. La custodia esercitata dal proprietario o gestore della strada non è, peraltro, limitata alla carreggiata, ma si estende anche alle pertinenze, comprese le eventuali barriere laterali di sicurezza, sì che può ben essere affermata la responsabilità per danni che conseguano all'assenza o all'inadeguatezza di tali elementi di protezione (cfr. Cass. n. 6306/2013 e Cass. n. 24529/2009, nonché Cass. n. 15723/2011 che, pur affermando che «le regole di comune prudenza e le disposizioni regolamentari in tema di manutenzione delle strade pubbliche non impongono al gestore ... l'apposizione di una recinzione dell'intera rete viaria, mediante guard-rail, anche nei tratti non oggettivamente pericolosi, al fine di neutralizzare qualsivoglia anomalia nella condotta di guida degli utenti», ribadisce - implicitamente - la necessità della recinzione laddove tale oggettiva pericolosità sussista. Pertanto, ove il sinistro sia riconducibile - anche in parte - all'assenza o all'inadeguatezza di barriere di protezione, non vale ad interrompere il rapporto di derivazione causale e ad integrare il fortuito la mera circostanza che a determinare il sinistro abbia contribuito la condotta colposa dell'utente, dovendosi individuare il fortuito in ciò che interrompe il nesso col pericolo insito nella cosa e non in ciò che concorre a concretizzarlo (così Cass. III, n. 9547/2015). La prova liberatoria Riguardo al contenuto della prova liberatoria della quale è onerato l'ente proprietario o gestore, è stata sottolineata la necessità di un diverso apprezzamento delle situazioni di pericolo immanentemente connesse alla struttura o alle pertinenze del bene demaniale o patrimoniale e di quelle che invece possano originarsi da comportamenti riferibili agli utenti ovvero ad una repentina od imprevedibile alterazione dello stato della cosa (Cass. III, n. 6095/2015). Per quelle del secondo tipo si tende a ravvisare il fortuito tutte le volte che l'evento dannoso presenti i caratteri della imprevedibilità e della inevitabilità, come accade quando esso si sia verificato prima che l'ente proprietario o gestore, nonostante l'attività di controllo e la diligenza impiegata al fine di garantire un intervento tempestivo, potesse rimuovere o adeguatamente segnalare la straordinaria situazione di pericolo determinata, per difetto del tempo strettamente necessario a provvedere. In relazione a situazioni pericolose del primo tipo, cioè immanentemente connesse alla struttura o alle pertinenze del bene, l'onere probatorio gravante sull'ente proprietario o gestore dovrà spingersi alla dimostrazione dell'espletamento da parte dell'ente di tutta la normale attività di vigilanza e manutenzione, esigibile in relazione alla specificità della cosa e al dovere di garantirne l'uso in condizioni di sicurezza (Cass. III, n. 3651/2006), di modo che tale dimostrazione possa anche in via indiretta, cioè per presunzione, giustificare la conclusione che la situazione pericolosa si sia originata in modo assolutamente imprevedibile ed inevitabile nonostante il corretto e compiuto assolvimento della custodia e, dunque, per un caso fortuito. Le caratteristiche della demanialità o patrimonialità del bene, dell'uso diretto da parte della collettività e della sua estensione, private dell'idoneità ad escludere l'astratta applicabilità dell'art. 2051 c.c., sono piuttosto destinate a venire in rilievo ai fini dell'individuazione del caso fortuito e, quindi, del contenuto della prova liberatoria che la P.A. deve assolvere per sottrarsi alla responsabilità (Cass. III, n. 24793/2013). Tra i fatti impeditivi della responsabilità dell'ente pubblico va annoverata anche la possibilità, per l'utente, di prevedere, con l'ordinaria diligenza, l'anomalia (Cass. III, n. 287/2015; Cass. III, n. 11946/2013; atteso che quanto più la situazione di pericolo è suscettibile di essere prevista e superata attraverso l'adozione delle normali cautele da parte del danneggiato, tanto più incidente deve considerarsi l'efficienza del comportamento imprudente del medesimo nel dinamismo causale del danno, fino a rendere possibile che detto comportamento interrompa il nesso eziologico tra fatto ed evento dannoso. Presenza di sostanza scivolosa o oleosa sul manto stradale Il caso del sinistro verificatosi a causa della presenza di una macchia d'olio sull'asfalto presenta particolari profili problematici quanto al riconoscimento della responsabilità dell'ente custode. Si tratta, infatti, generalmente di una situazione in cui un fattore di pericolo, creato occasionalmente da terzi, esplica le sue potenzialità offensive in tempi molto rapidi. In simili fattispecie, si è ritenuta assolta la prova del caso fortuito nella dimostrazione della eziologica dipendenza della situazione pericolosa da cause estrinseche ed estemporanee create da terzi, non conoscibili né eliminabili con immediatezza, neppure con la più diligente attività di manutenzione, e tali da esplicare la loro potenzialità offensiva prima che fosse ragionevolmente esigibile l'intervento riparatore dell'ente custode (Cass. VI, n. 22878/2016; Cass. III, n. 6101/2013). In tale direzione si è rilevato che quanto più la situazione di possibile danno è suscettibile di essere prevista e superata attraverso l'adozione da parte del danneggiato delle cautele normalmente attese e prevedibili in rapporto alle circostanze, tanto più incidente deve considerarsi l'efficienza causale del comportamento imprudente del medesimo nel dinamismo causale del danno, fino a rendere possibile che detto comportamento interrompa il nesso eziologico tra fatto ed evento dannoso, quando sia da escludere che lo stesso comportamento costituisca un'evenienza ragionevole o accettabile secondo un criterio probabilistico di regolarità causale, connotandosi, invece, per l'esclusiva efficienza causale nella produzione del sinistro (Cass. n. 16199/2023, ove è stata esclusa, nella specie, la responsabilità del Comune per il danno occorso ad un cittadino finito a terra a causa di una evidente frattura del manto stradale). Si sono per converso ritenute sintomatiche dell'evitabilità del pericolo da parte dell'ente tenuto alla custodia e manutenzione della strada e dunque dell'omissione delle cautele tecniche idonee a garantire la sicurezza per gli utenti ed evitare o rimuovere tempestivamente l'insorgenza di situazioni rischiose le precedenti segnalazioni di pericolo pervenute all'ente custode; altri incidenti verificatisi nello stesso giorno nel medesimo luogo; la circostanza che la sostanza viscida fosse sparsa in senso anche latitudinale sulla strada, come normalmente accade dopo il transito di numerosi veicoli e dunque dopo il decorso di un lasso di tempo tale da consentire l'intervento del custode (Trib. Pavia I, 8 aprile 2008; Trib. Nola II, 30 giugno 2007). La prova della presenza recente di una macchia d'olio, non prevedibile e dunque non evitabile da parte del Comune a cagione del fatto di essersi formata poco prima dell'incidente, in quanto prova di un fatto esterno al rapporto tra il custode e la cosa, e come tale in grado di costituire da solo causa del danno, grava sul custode medesimo, ossia sull'ente comunale che deve allegare elementi, anche semplicemente fonti di presunzioni, tali da consentire di affermare l'incidenza del fortuito nella causazione dell'evento (Cass. 7361/2019). |