Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno per responsabilità del gestore e manutentore di beni demaniali

Giovanna Nozzetti

Inquadramento

Un giovane, gravemente infortunatosi dopo essere scivolato con la propria motocicletta su un tratto autostradale interessato dalla presenza di detriti dovuti allo svolgimento di lavori di manutenzione da parte di un'impresa, conviene in giudizio la società concessionaria dell'autostrada per ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale sofferto.

Formula

GIUDICE DI PACE/TRIBUNALE DI .... 1

ATTO DI CITAZIONE

PER

La Sig.ra .... ( C.F. ....) 2, nata a .... il .... ed ivi residente alla via .... n. ...., in proprio e n. q. di esercente la responsabilità genitoriale sulla figlia ...., nata a .... il .... C.F. ...., elett.te domiciliata in .... alla via .... presso lo studio dell' Avv. .... (C.F. ....) 3, che la rappresenta e difende in virtù di procura 4 in calce al presente atto, e che dichiara di voler ricevere le comunicazioni di cancelleria al seguente numero di tel. fax ....e/o in alternativa al seguente indirizzo di posta certificata: ....@P.E.C.it

PREMESSO IN FATTO 5

1. In data ...., il Sig. .... transitava con la sua motocicletta modello .... targata .... nel tratto autostradale della .... e precisamente al km ....;

2. All'uscita di una galleria, perdeva il controllo del motociclo a causa di un cumulo di terreno e sabbia presenti sulla carreggiata a seguito di lavori effettuati dalla società ...., appaltatrice di interventi di manutenzione su quel tratto di strada;

3. Il pericolo non era in alcun modo segnalato ciò che rendeva impossibile una qualsiasi manovra estrema che potesse evitare lo sbandamento del mezzo;

4. il Sig. .... riportava gravi lesioni personali, per le quali si rendeva necessario l'immediato ricovero in ambulanza presso l'Ospedale .... di ...., con diagnosi di “ ....”; ivi rimaneva degente per giorni .... in stato di coma e subiva ....

5. seguiva un lungo iter terapeutico, com'è dimostrato dalla copiosa documentazione clinica;

6. In data .... l'odierno attore veniva sottoposto a perizia medico-legale da parte del Dott. .... il quale accertava che il Sig. .... a causa dell'incidente aveva subito un “ .... ” cui corrispondeva una riduzione dell'integrità psico - fisica del .... in relazione ai postumi permanenti, oltre ad una inabilità temporanea totale di ....giorni e una inabilità temporanea parziale di ....giorni”;

7. Il Sig. ...., pertanto, ha riportato i danni fisici di seguito quantificati in Euro .... e segnatamente secondo tabelle adottate dal Tribunale di Milano e aventi vocazione nazionale quale parametro equo di commisurazione del danno alla salute:

— Tabella di riferimento: ....-

— Età del danneggiato: ....anni

— Percentuale di invalidità permanente: ....%

— Danno biologico permanente Euro ....

— Giorni di invalidità temporanea totale: ....

— Giorni di invalidità temporanea parziale al 50%: ....

8. la dinamica dell'incidente è tale da addebitare la colpa dell'evento dannoso all'esclusiva responsabilità della .... Autostrade per l'Italia S.p.A.;

9. In data .... è stato esperito con esito negativo il procedimento di negoziazione assistita di cui all'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014, n. 132, convertito in legge 10 novembre 2014, n. 162, come risulta dalla diffida inviata in data .... con raccomandata a.r. n. ...., in cui l'attore ha espressamente invitato la controparte a stipulare una convenzione di negoziazione con le seguenti modalità ....;

10. Tale invito non è stato seguito da adesione (oppure) è stato seguito da rifiuto entro trenta giorni dalla sua ricezione (oppure) è decorso il periodo di tempo di cui all'articolo 2, comma 2, lettera a) del d.l. 12 settembre 2014, n. 132, convertito in legge 10 novembre 2014, n. 162, come risulta da .... 6

Alla luce di quanto esposto, sussiste la responsabilità del Comune .... in persona del Sindaco p.t. .... Dott. .... per i danni subiti dall'attore sulla scorta dei seguenti motivi in

DIRITTO

Le circostanze di fatto sopra esposte rendono di palmare evidenza come il Sig. .... abbia diritto a vedere accertata la responsabilità della .... Autostrade per l'Italia S.p.A. nella causazione del sinistro de quo e ad ottenere la condanna della stessa, come sarà ancora più evidente dopo l'esame delle seguenti considerazioni in punto di

DIRITTO

È noto che per la giurisprudenza più recente «L'ente proprietario di una strada aperta al pubblico transito si presume responsabile, ai sensi dell'art. 2051 c.c., dei sinistri riconducibili alle situazioni di pericolo connesse in modo immanente alla struttura o alle pertinenze della strada stessa, indipendentemente dalla sua estensione, salvo che dia la prova che l'evento dannoso era imprevedibile e non tempestivamente evitabile o segnalabile».

Ne risulta superato il riferimento all'insidia o al trabocchetto perché ciò che rileva è esclusivamente il nesso causale tra la cosa in custodia e l'evento lesivo al fine di imputare quest'ultimo all'ente gestore della strada.

Il nesso di causalità è regolato anche in sede civilistica dalle regole contenute negli articoli 40 e 41 c.p., ed è pertanto interrotto soltanto da una condotta eccezionale e abnorme che sia stata da sola sufficiente a determinare l'evento.

Ai sensi dell'art. 2051 c.c., infatti, solo il caso fortuito esclude la responsabilità custode, dove per “caso fortuito” si intende proprio il fattore causale sopravvenuto che sia stato da solo in grado di cagionare l'evento.

È palese che nel caso di specie il sinistro è stato causato esclusivamente dalla negligenza della società convenuta, concessionaria del tratto autostradale in questione e committente dei lavori di manutenzione del segmento compreso tra il km .... e il km ...., che non ha provveduto a rimuovere i residui di terriccio e sabbia provenienti dal cantiere sito sul margine della carreggiata direzione ...., che si erano sparsi sul sedime aperto al transito veicolare.

E ciò sebbene l'art. 47 legge n. 120/2010 abbia stabilito che gli enti proprietari e concessionari delle strade e delle autostrade nelle quali si registrano più elevati tassi di incidentalità effettuano specifici interventi di manutenzione straordinaria della sede stradale e autostradale, delle pertinenze, degli arredi, delle attrezzature e degli impianti, nonché di sostituzione, di ammodernamento, di potenziamento, di messa a norma e di manutenzione della segnaletica e delle barriere volti a ridurre i rischi relativi alla circolazione.

Per quanto sopra, il Sig. ...., ut supra rappresentato, difeso e domiciliato

CITA

La società (concessionaria) .... S.p.A. (P.I. ....) in persona del legale rapp.te p.t. elettivamente domiciliato per la carica presso la casa comunale di ...., piazza del ...., n. ...., a comparire innanzi al Tribunale di ...., nell'udienza del .... 7, ora di rito, dinanzi al Giudice Istruttore che sarà designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con l'invito a costituirsi nel termine di almeno venti giorni prima della suddetta udienza ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di cui agli artt. 167 e 38 c.p.c. e che, in difetto di costituzione, si procederà in sua contumacia, per sentir accogliere le seguenti 8

CONCLUSIONI 9

1. accertare e dichiarare l'esclusiva responsabilità della società .... S.p.A. nella causazione dell'evento dannoso per cui è causa nei confronti del Sig. ....

2. per l'effetto, condannare la convenuta, in persona del legale rapp.te p.t., al risarcimento in favore del Sig. .... di tutti i danni occorsigli, comprensivi del danno biologico, secondo la quantificazione operata dall'attore nel presente atto in applicazione degli esiti della relazione medico-legale depositata o la diversa quantificazione operata dal Giudice, anche a mezzo CTU - “morale” ed “esistenziale”, che il Tribunale vorrà liquidare anche in via equitativa; del ristoro delle spese sostenute e sostenende dall'attore, da quantificarsi in corso di causa, il tutto oltre rivalutazione monetaria ed interessi legali sulla somma rivalutata, dalla data del sinistro al soddisfo;

3. In via istruttoria 10, si chiede sin da ora che l'On.le Tribunale adito voglia:

ammettere prova per testi, sui capitoli .... della premessa in fatto del presente atto, i quali si intendano tutti qui ripetuti e trascritti, preceduti dalla locuzione “vero è che”, indicandosi quale teste il Sig. ...., domiciliato in ...., alla via ....n. ....;

4. per la sola ipotesi di contestazione della quantificazione dei danni operata dall'attore e/o per il caso in cui l'On.le Giudicante adito non ritenesse sufficiente la relazione medico legale in atti, si insta per l'ammissione di una consulenza tecnica d'ufficio medico-legale, volta all'accertamento della durata dell'inabilità temporanea e dell'entità dei postumi permanenti, subiti dal Sig. ...., a causa delle lesioni riportate nel sinistro de quo.

Inoltre, al momento dell'iscrizione della causa a ruolo, si offriranno in comunicazione i seguenti documenti:

1) procura ad litem;

2) referto Pronto Soccorso dell'Ospedale di ....;

3) perizia medico-legale del ...., redatta dal Dott. ....;

Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ....11

PROCURA AD LITEM

(se non a margine o su documento informatico separato)

[1] [1] La competenza per valore spetta al Giudice di pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro cinquemila. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art. 20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione.

[2] [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio.

[3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.

[4] [4] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.».

[5] [5] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni “premesso” o “fatto”, contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 comma c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 comma 3 n. 4) c.p.c.).

[6] [6] Nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 Euro la domanda è soggetta alla condizione di procedibilità prevista dall'art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014. L'attore dovrà pertanto documentare di aver vanamente esperito la procedura di negoziazione assistita.

[7] [7] Secondo il previgente testo dell'art. 163 bis c.p.c., il termine a comparire doveva essere non inferiore a 90 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 120 giorni se è residente all'estero. Per i procedimenti di cognizione ordinaria introdotti dopo il 28.2.2023, stante la modifica dell'art. 163 bis c.p.c. ad opera del D. Lgs. 149/2022, tra il giorno della notificazione al convenuto e quello dell'udienza di comparizione debbono intercorrere termini liberi non minori di gg. centoventi se il convenuto si trova in Italia e di gg. centocinquanta se si trova all'estero.

[8] [8] Tali elementi (indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; invito a costituirsi nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168 bis c.p.c.; l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.) sono previsti dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione.

[9] [9] Le conclusioni contengono il petitum della domanda, cioè il bene della vita o la prestazione richiesta al convenuto (petitum mediato), ovvero il provvedimento giudiziale richiesto al giudice (petitum immediato). L'oggetto della domanda è previsto dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione.

[10] [10]  L'indicazione dei mezzi di prova non è richiesta dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto introduttivo.  Le richieste istruttorie e le produzioni documentali possono infatti essere effettuate anche nei termini di cui all'art. 183 comma 6 nn. 2,3 c.p.c. che, nel rito anteriore al D. Lgs. 149/2022, costituiscono la barriera preclusiva finale. Per i procedimenti iniziati in data successiva al 28.2.2023, richieste istruttorie e produzioni documentali vanno effettuate, a pena di decadenza, nelle memorie ex art. 171 ter nn. 2 e 3 c.p.c.

[11] [11] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». L'art. 13, co. 6 del medesimo decreto stabilisce che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...»; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

Commento

La responsabilità dell'ente proprietario del bene demaniale

È noto che la materia è stata interessata da una lunga elaborazione giurisprudenziale che aveva dapprima decisamente escluso, in via generale, l'applicabilità dell'art. 2051 c.c. al rapporto tra P.A. e beni pubblici e l'aveva successivamente ammessa, seppur timidamente e non in maniera univoca, con riferimento a beni che, per la loro limitata estensione, consentono in concreto all'ente un controllo ed una vigilanza idonea ad impedire l'insorgenza di cause di pericolo, tali considerandosi la villa comunale (Cass. n. 58/1982); la rete fognaria (v. Cass. III, n. 6515/2004; Cass. n. 2319/1985); la galleria di una stazione ferroviaria destinata esclusivamente al personale dell'amministrazione e protetta da un cancello (v. Cass. n. 1817/1982); le pertinenze e gli arredi della stazione ferroviaria, funzionalizzati allo scopo di consentire l'uscita dei passeggeri dalla medesima, il “verde” di un cimitero comunale Cass. n. 526/1987).

Stante l'uso generale e diretto consentito a chiunque, e l'estensione della rete, si è, infatti, considerato praticamente impossibile l'esercizio da parte della P.A. di un continuo ed efficace controllo idoneo ad impedire l'insorgenza di cause di pericolo per i terzi in relazione a beni del demanio marittimo, fluviale, lacuale, ed a strade, autostrade, strade ferrate appartenenti allo Stato; si era viceversa ammessa, da parte di qualche pronuncia, l'applicabilità della presunzione di cui all'art. 2051 c.c. relativamente alle strade di proprietà del Comune (v. Cass. n. 11446/2003; Cass. n. 11749/1998) e della Provincia, rispetto alle quali fosse risultato in concreto possibile l'esercizio dei poteri di controllo ed intervento propri del custode.

Esclusa l'operatività del regime speciale, più favorevole al danneggiato, si era, dunque, ritenuto da parte della Suprema Corte - e l'indirizzo aveva superato il vaglio della Corte costituzionale (Corte cost. n. 156/1999)- che la P.A. fosse responsabile nei confronti dei privati per difetto di manutenzione delle strade allorquando non abbia osservato le specifiche norme e le comuni regole di prudenza e diligenza poste a tutela dell'integrità personale e patrimoniale dei terzi, in violazione del principio fondamentale del neminem laedere, a tale stregua venendo “a superare il limite esterno della propria discrezionalità, con conseguente sua sottoposizione al regime generale di responsabilità dettato dall'art. 2043 c.c. (Cass. n. 15061/2003; con specifico riferimento all'Anas; Cass. n. 5670/1997).

Nella nozione di insidia stradale o di pericolo occulto - intesa come situazione fattuale caratterizzata dal doppio e concorrente requisito della non visibilità oggettiva del pericolo e della non prevedibilità subiettiva del medesimo (Cass. n. 16179/2001) - si era individuata una figura sintomatica di colpa, onerandosi comunque il danneggiato della relativa prova.

Successivamente alla decisione della Corte costituzionale, tuttavia, la questione è stata rimeditata da parte dei giudici di legittimità che hanno ritenuto di escludere ogni automatismo tra demanialità o patrimonialità del bene, sua estensione e uso generalizzato da parte della collettività e inapplicabilità dell'art. 2051 c.c. e hanno piuttosto negato che l'uso generalizzato e l'estensione della res possano considerarsi quali dati rilevanti in ordine al concreto atteggiarsi della responsabilità del custode ex art. 2051 c.c. (v. Cass. n. 488/2003), potendo semmai ad essi riconoscersi rilievo sotto il diverso profilo della prova del fortuito (v. Cass. n. 19653/2004).

E così, l'indirizzo prevalente nella giurisprudenza di merito e di legittimità è oggi nel senso che la responsabilità ex art. 2051 c.c. per i danni conseguenti ad omessa od insufficiente manutenzione delle strade pubbliche trovi applicazione anche nei confronti della P.A., non solo nelle ipotesi in cui essa svolge una determinata attività sulla strada in custodia, ma ogniqualvolta non è ravvisabile l'oggettiva impossibilità dell'esercizio del suo potere di controllo sulla stessa a causa della notevole estensione del bene e del relativo uso generale da parte dei terzi (v. Cass. n. 11446/2003). E da tale responsabilità la P.A. può liberarsi solamente fornendo la prova del fortuito (v. Cass. III, n. 3651/2006; Cass. III n. 6515/2004).

La responsabilità della P.A. nel caso di affidamento in appalto o concessione della manutenzione di beni demaniali (in particolare, strade pubbliche)

Sono assai frequenti, in pratica, i casi di dissociazione tra soggetto pubblico proprietario e soggetto affidatario dei compiti di manutenzione, sorveglianza, pulizia, sicurezza del bene pubblico. In tali situazioni diventa rilevante l'individuazione del soggetto legittimato passivamente rispetto all'azione risarcitoria del danneggiato, dovendo stabilirsi se l'affidamento in appalto o in concessione determini il trasferimento degli obblighi di custodia e della connessa responsabilità dall'ente proprietario al concessionario/appaltatore, con conseguente esclusione della responsabilità del primo nei confronti del terzo danneggiato da sinistri verificatisi a causa dell'omessa o inadeguata manutenzione, progettazione, costruzione del bene pubblico.

Sulla questione si registrano due indirizzi contrastanti. Il primo valorizza l'autonomia dell'appaltatore, il quale esplica la sua attività nell'esecuzione dell'opera con propria organizzazione, apprestandone i mezzi e curandone le modalità obbligandosi verso il committente a prestargli il risultato della sua opera. Nel momento in cui l'amministrazione affida completamente il compito di vigilanza e di manutenzione sulle strade ad un'impresa, quest'ultima risponde in via esclusiva e diretta dell'evento (Cass. n. 10588/2008). La responsabilità del soggetto pubblico committente potrebbe configurarsi soltanto in caso di culpa in eligendo, per aver affidato l'opera o il servizio ad un'impresa palesemente inidonea, perché priva delle necessarie competenze tecniche ed organizzative, ovvero quando l'appaltatore sia stato un semplice esecutore di direttive ed istruzioni del committente ed abbia quindi agito quale suo nudus minister, ovvero ancora in base al generale principio del neminem ledere, e dunque ai sensi dell'art. 2043 c.c. (con conseguente aggravio dell'onere probatorio a carico del danneggiato) nel caso di violazione di quelle regole cautelari che costituiscono il limite all'attività discrezionale della pubblica amministrazione (Cass. n. 11757/2011). Potrebbe inoltre essere chiamato a rispondere dei danni derivati dalla cosa di sua proprietà ai sensi dell'art. 2051 c.c., quando, per sopravvenute circostanze a lui note o delle quali avrebbe dovuto diligentemente avvedersi, come ad es. l'abbandono del cantiere o la sospensione dei lavori da parte dell'appaltatore, sia sorto a suo carico il dovere di apprestare le precauzioni che spetta al custode adottare per evitare che il bene sia fonte di pregiudizio per i terzi (Cass. n. 14443/2010).

Da parte di altra giurisprudenza, si sono invece valorizzati gli specifici poteri di autorizzazione, controllo ed ingerenza che competono alla P.A. nell'ambito degli appalti pubblici - per mezzo del direttore dei lavori - e si è dunque esclusa l'esenzione da responsabilità per l'ente committente da un controllo continuo sul bene o sull'attività pericolosa (Cass. I, n. 25408/2016;Cass. III,  n. 4591/2008).

Ed anzi, di pari passo con l'evoluzione giurisprudenziale di cui si è prima dato conto, che ha intensificato la responsabilità degli enti pubblici per danni subiti dagli utenti a causa del cattivo stato di manutenzione delle strade, si è affermato un indirizzo che nega rilevanza all'esistenza di un contratto di appalto per la gestione della manutenzione di strade (e autostrade) sostenendo che essa non valga affatto ad escludere la responsabilità dell'ente proprietario - committente ai sensi dell'art. 2051 c.c. in quanto dalla stessa titolarità della strada, dalla sua destinazione all'uso pubblico e dagli obblighi posti dalla legge a carico del soggetto proprietario o concessionario (artt. 2,4,14 d.lgs. n. 285/1992 (Cod. strada), per le strade pubbliche, art. 8 d.P.R. n. 753/1980 per le strade ferrate, art. 28 legge n. 2248/1865 all. F, per le strade provinciali e comunali) discende il dovere della P.A. di adoperarsi affinché l'uso da parte dei terzi venga svolto in condizioni di normalità, regolarità e senza alcun pericolo per gli utenti (Cass. n. 1691/2009; Trib. Palermo, 28 giugno 2006).

Pertanto, con riferimento alla manutenzione delle strade, il tradizionale principio per cui l'appaltatore deve ritenersi unico responsabile dei danni derivati a terzi dall'esecuzione dell'opera non può trovare applicazione, presupponendo il trasferimento totale, da parte del committente all'appaltatore, del potere fisico sulla cosa, trasferimento che nel caso delle strade pubbliche, non può mai aver luogo non potendo il Comune spogliarsi del dovere, di fonte pubblicistica, di curare la manutenzione, gestione e pulizia delle strade posto a suo carico dall'art. 14 Cod. strada.

Il contratto di appalto per la manutenzione delle strade ubicate nel territorio comunale costituisce dunque soltanto lo strumento tecnico - giuridico per la realizzazione in concreto dell'indicato compito istituzionale, proprio dell'ente territoriale, per cui l'esistenza del contratto di appalto non vale affatto ad escludere la responsabilità dell'ente locale ai sensi dell'art. 2051 c.c. (Cass. III, n. 41435/2021; Cass. III, n. 11511/2008).

Si viene in tal modo a rafforzare la tutela del cittadino/utente del bene demaniale, che per i danni derivanti dall'omessa manutenzione potrà agire non soltanto nei confronti della ditta appaltatrice ma, direttamente e in solido, ai sensi dell'art. 2055 c.c., nei confronti dell'ente proprietario, che mantiene la veste di custode (Cass. III, n. 4039/2013; sulla responsabilità di committente e appaltatore in caso di danni a terzi derivanti dal bene oggetto dell'appalto, si veda in generale Cass. II, 11671/2018).

La responsabilita della p.a. per i danni derivanti dalla presenza di cantiere stradale

Può dirsi dunque acquisito che il criterio che deve orientare nell'individuazione del soggetto passivamente legittimato rispetto all'azione risarcitoria del danneggiato è quello della persistenza o meno dell'obbligo di vigilanza, controllo, intervento sulla strada in capo alla P.A., quale riflesso del potere di fatto sulla res.

In particolare, in tema di danni determinati dall'esistenza di un cantiere stradale, qualora l'area di cantiere risulti completamente enucleata, delimitata ed affidata all'esclusiva custodia dell'appaltatore, con conseguente assoluto divieto su di essa del traffico veicolare e pedonale, dei danni subiti all'interno di questa area risponde esclusivamente l'appaltatore, che ne è l'unico custode. Allorquando, invece, l'area su cui vengono eseguiti i lavori ed insiste il cantiere risulti ancora adibita al traffico e, quindi, utilizzata a fini di circolazione, denotando questa situazione la conservazione della custodia da parte dell'ente titolare della strada, sia pure insieme all'appaltatore, consegue che la responsabilità ai sensi dell'art. 2051 c.c. sussiste sia a carico dell'appaltatore che dell'ente. Tale responsabilità è esclusa solo dal caso fortuito, che può consistere sia in una alterazione dello stato dei luoghi imprevista, imprevedibile e non tempestivamente eliminabile o segnalabile ai conducenti nemmeno con l'uso dell'ordinaria diligenza, sia nella condotta della stessa vittima, ricollegabile all'omissione delle normali cautele esigibili in situazioni analoghe (Cass. n. 15383/2006; Cass. III, n. 4039/2013; Trib. Arezzo, 10 ottobre 2016 n. 1128).

Rispetto ai danni derivati da un sinistro provocato dall'assenza di cartelli di segnalazione di lavori stradali e dalla conseguente invisibilità del pericolo, si è ravvisata la concorrente responsabilità tanto dell'appaltatore (in relazione al suo obbligo di custodire il cantiere, di apporre e mantenere in efficienza l'apposita segnaletica, nonché di adottare tutte le cautele previste dal Codice della Strada), quanto dell'amministrazione committente (in relazione al suo dovere di vigilare sull'esecuzione delle opere date in concessione ed emettere i provvedimenti necessari per la sicurezza del traffico (Cass. n. 1394/2011).

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