Comparsa di risposta per esonero della responsabilità del custode per caso fortuitoInquadramentoConvenuta in giudizio dal proprietario di un'autovettura danneggiata dall'incendio divampato da un cassonetto per la raccolta dei rifiuti, l'impresa concessionaria del servizio pubblico, proprietaria del cassonetto, contesta la propria responsabilità invocando la sussistenza del caso fortuito, costituito dalla “condotta dolosa di ignoti, che in ora notturna avevano dato fuoco al cassonetto”. FormulaGIUDICE DI PACE DI /TRIBUNALE .... R.G. N. .... G.I. DOTT. .... COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA [1] La Società ...., C.F. ...., in persona del legale rapp.te p.t. Sig. ...., con sede legale in .... alla via ...., n. ...., rappresentata e difesa, come da procura in calce, dall'Avv. .... (C.F. .... [2]), con domicilio eletto in .... alla via .... n. .... presso lo studio dell'Avv. ...., giusta procura in calce al presente atto e reso su foglio separato, dichiarando di voler ricevere tutte le comunicazioni e gli avvisi di cui agli artt. 133 comma 3, 134 comma 3, 170 comma 4 e 176 comma 2 c.p.c., anche al seguente numero di fax .... [3], ovvero al seguente indirizzo di PEC: ....@ .... [4]. -convenuta- CONTRO Il Sig. ...., C.F. ...., nato a .... e residente in ...., alla via .... n. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. .... ed elettivamente domiciliati presso il suo studio in ....; -attore- FATTO Con l'atto di citazione notificato il ...., il Sig. .... agiva nei confronti dell'odierna comparente, quale concessionaria, per conto del Comune di ...., del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani e proprietaria dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti distribuiti nell'ambito del territorio comunale, deducendo: a) All'incirca alle ore .... del .... all'improvviso, era stato rintracciato dai Vigili del Fuoco che lo avvertiva dell'incendio della propria auto; b) Che sceso repentinamente in strada, allarmato, non aveva potuto che constatare che l'incendio che aveva coinvolto la propria autovettura, regolarmente parcheggiata parallelamente al marciapiede lungo la via .... era stato domato e che l'auto era completamente danneggiata sia nelle parti esterne che nelle componenti meccaniche; c) Che dagli accertamenti condotti dalla Polizia Municipale sopraggiunta era emerso che l'incendio era divampato all'interno del cassonetto dei rifiuti collocato proprio davanti all'autoveicolo e si era a questo in breve propagato; d) Che da qualche giorno il cassonetto era colmo di rifiuti non essendo stato curato diligentemente e con regolarità il servizio di trasporto alla discarica; e) Che pertanto dei danni riportati dal veicolo doveva rispondere, ai sensi dell'art. 2051 c.c., l'odierna comparente, quale proprietaria e custode del cassonetto. Con il presente atto si costituisce in giudizio la società ...., chiedendo l'integrale rigetto della domanda per i seguenti motivi di DIRITTO Dalla stessa descrizione delle modalità dell'accadimento contenuto nella citazione avversaria emerge la non ascrivibilità dell'evento alla pericolosità intrinseca della cosa in custodia, bensì ad un fattore esterno, imprevedibile ed incontrollabile, interamente assorbente l'eziologia del fatto dannoso. È, infatti, certo che il fuoco non si è autonomamente sprigionato dalla spontanea combustione dei rifiuti presenti all'interno del cassonetto, ma è stato appiccato di nascosto ed in ora notturna, per cui deve ritenersi che soltanto una vigilanza ininterrotta - non esigibile dal custode in relazione alla natura e al normale uso del bene - avrebbe evitato l'evento, in sè non usuale nè connaturato all'utilizzo del cassonetto. Il fatto doloso del terzo integra, nel caso di specie, il caso fortuito, escludente la responsabilità del custode ai sensi dell'art. 2051 c.c., in quanto dotato di efficacia causale determinante rispetto alla produzione dell'evento e non evitabile, tenuto conto delle modalità che in concreto caratterizzano l'attività del custode (c.f.r. Cass. n. 8157/2009). Tanto più che, a cagione dell'orario notturno e della estrema vicinanza dell'autoveicolo al cassonetto, neppure un intervento tempestivo avrebbe evitato l'incendio, sviluppatosi in pochissimo tempo, poco prima del passaggio dell'automezzo e del personale adibito allo svuotamento del contenitore, ossia in un momento in cui erano ivi presenti i rifiuti regolarmente conferiti dai residenti. Se ne ha conferma proprio dal fatto che ad effettuare la chiamata d'emergenza e a sollecitare l'intervento dei Vigili del Fuoco siano stati i Sigg.ri .... e .... dipendenti della società odierna comparente, impegnati quella notte nel proprio turno di lavoro. Alla luce di tali considerazioni - di rilievo documentale e di cui ci si riserva di fornire prova con ogni mezzo, la società ....rassegna le seguenti CONCLUSIONI - rejectis adversis, rigettare, per tutti i motivi esplicitati in narrativa, le domanda attoree, siccome infondata in fatto e in diritto. Condannare l'attore al pagamento delle spese e dei compensi difensivi, oltre IVA e CPA come per legge. In via istruttoria, si chiede ammettersi prova testimoniale sui seguenti capitoli con i Sigg.ri a) .... residente a .... via .... ; b) ....residente a ....via .... a) Vero è che alle ore ...., nel corso del nostro regolare servizio notturno, ci imbattevamo nell'incendio divampato all'interno del cassonetto ubicato in via ....nei pressi del civico ....; b) Vero è che chiamavamo immediatamente i VV.FF. in quanto l'incendio aveva già coinvolto l'autovettura .... di proprietà .... ; c) Vero è che l'incendio veniva domato in pochi minuti e tuttavia l'autovettura dell'attore risultava interamente danneggiata; d) Vero è che interveniva la Polizia Municipale la quale accertava che l'incendio era di origine dolosa; e) Vero è che nessun episodio analogo si era verificato in precedenza; f) Vero è che la sera precedente avevamo effettuato lo stesso turno di servizio e svuotato regolarmente il contenitore; Inoltre, al momento dell'iscrizione della causa a ruolo, si offriranno in comunicazione i seguenti documenti: 1) procura ad litem; 2) rapporto della Polizia Municipale; 3) atto di citazione del ....; 4) .... Con riserva di ulteriormente articolare ed istruire la controversia, anche all'esito del contegno processuale di controparte. Si dichiara, infine, ai sensi dell'art. 14 d.P.R. n. 115/2002 che non sono proposte domande riconvenzionali. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA AD LITEM [5] Il Sig. .... legale rapp.te p.t. della Società .... (P.I. ....), con sede legale in .... alla via ...., informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, con la presente conferisco incarico all'Avv. .... (C.F. ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio da promuovere dinanzi al Giudice di Pace / Tribunale di ...., ivi comprese le fasi esecutive e di impugnazione che da questo conseguono, con ogni più ampia facoltà di legge; a tal uopo conferisco, altresì, al nominato procuratore ogni facoltà di legge, comprese quelle di conciliare, incassare, quietanzare, rinunziare e transigere, con promessa di rato e fermo del suo operato; lo autorizzo, infine, al trattamento dei miei dati personali, conformemente alle norme del d.lgs. n. 196/2003 e limitatamente alle finalità connesse all'esecuzione del presente mandato. Eleggo domicilio presso il suo studio in ....alla via ...., n. .... Luogo e data .... Sig. ....n.q. rapp.te legale p.t. È autentica Firma Avv. .... [1] Il convenuto deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge [82, 86 c.p.c.], almeno venti giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione, o almeno dieci giorni prima nel caso di abbreviazione di termini a norma del secondo comma dell'articolo 163-bis ovvero almeno venti giorni prima dell'udienza fissata a norma dell'articolo 168-bis, quinto comma, depositando in cancelleria il proprio fascicolo contenente la comparsa di cui all'articolo 167 con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione. [2] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. [3] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis: «ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [4] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore, è sufficiente l'indicazione del numero di fax, poiché l'indirizzo PEC è un dato ormai acquisito nei rapporti con la cancelleria: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dalla l. n. 114/2014. [5] La procura può essere generale o speciale (art. 83 c.p.c.). Nel caso di procura generale alle liti, redatta per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, dovranno esserne indicati gli estremi. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine del ricorso. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico del ricorso (art. 16-bis, comma 1-bis, d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente ricorso ai sensi dell'art. 83, comma 3, c.p.c.». CommentoLa prova liberatoria del custode: il caso fortuito Facendo eccezione alla regola generale risultante dal combinato disposto degli artt. 2043 e 2697 c.c., l'art. 2051 c.c. integra invero un'ipotesi di responsabilità caratterizzata da un criterio di inversione dell'onere della prova, imponendo al custode, presunto responsabile, di dare eventualmente la prova liberatoria del fortuito (v., da ultimo, Cass. n. 11802/2016), dimostrando l 'esistenza di un fattore estraneo che, per il carattere dell'imprevedibilità e dell'eccezionalità, sia idoneo ad interrompere il nesso di causalità [6]. In tali situazioni c.d. caso fortuito incidente) il danno si collega eziologicamente non alla cosa in sé bensì al fattore causale che integra il fortuito, che si pone quale unica causa del danno assorbendo l'intero nesso eziologico, mentre il rapporto di custodia e la cosa stessa degradano a mera occasione nella produzione dell'evento dannoso (l'esempio può essere quello del fulmine che colpisce un albero, il quale rovina al suolo provocando il ferimento di un passante o il danneggiamento di un'autovettura). Il caso fortuito concorrente non è invece idoneo ad esonerare il custode dalla responsabilità. Ai fini del contenuto della prova liberatoria da fornirsi dal custode è invero necessario distinguere tra le situazioni di pericolo connesse alla struttura o alle pertinenze della cosa in custodia e quelle provocate da una repentina ed imprevedibile alterazione della stessa. In quest'ultima ipotesi può configurarsi il caso fortuito allorquando l'evento dannoso si sia verificato prima che il custode abbia potuto rimuovere, nonostante l'attività di controllo espletata con la dovuta diligenza al fine di tempestivamente ovviarvi, la straordinaria ed imprevedibile situazione di pericolo determinatasi ( v. Cass. n. 11602/2016; Cass. n. 4495/2011). Espunta dal novero degli elementi costitutivi della fattispecie, l'insidia può se del caso assumere rilievo per superare, avuto riguardo alle circostanze concrete del fatto, la presunzione di responsabilità ivi prevista, qualora il custode dimostri che l'evento dannoso presenta i caratteri dell'imprevedibilità e dell'inevitabilità non superabili con l'adeguata diligenza del caso, ovvero l'evitabilità del danno solamente con l'impiego di mezzi (non già di entità meramente considerevole bensì) straordinari (cfr. Cass. n. 3651/2006 e, da ultimo, Cass. n. 11802/2016). Non integra tuttavia il caso fortuito la semplice circostanza che l'evento dannoso si sia verificato in un momento in cui il custode era assente. Con particolare riferimento ai danni cagionati da precipitazioni atmosferiche, si esclude l'ipotesi del caso fortuito o della forza maggiore invocabile dal custode ad esonero della propria responsabilità in presenza di fenomeni meteorologici anche di particolare forza e intensità, protrattisi per tempo molto lungo e con modalità eccezionali, allorquando il danno trovi origine nell'insufficienza delle adottate misure volte ad evitarne l'accadimento; l'eccezionalità ed imprevedibilità delle precipitazioni atmosferiche possono configurare esimente della responsabilità del custode per il danno verificatosi solo quando costituiscano causa sopravvenuta autonomamente sufficiente a determinare l'evento (Cass. n. 18877/2015; Cass. III, n. 5658/2010). Nella nozione di caso fortuito rientrano anche il fatto del terzo o dello stesso danneggiato, configurabile ad esempio quando quest'ultimo abbia fatto della cosa un uso improprio, cioè diverso rispetto a quella che era la sua normale destinazione, ovvero abbia tenuto un comportamento anomalo o straordinariamente imprudente e, perciò, imprevedibile, ad esempio esponendosi volontariamente e consapevolmente ad una situazione rischiosa evitabile con l'uso della normale prudenza e diligenza (Cass. n. 1468/2014; Cass. III, n. 4279/2008; Cass. n. 10434/1998), o ancora non abbia impiegato la normale attenzione dinanzi ad un possibile pericolo superabile mediante l'adozione di un comportamento ordinariamente cauto, anche in considerazione della mancanza di intrinseca pericolosità della cosa (Cass. III, n. 23584/2013; Cass. III, n. 21727/2012; Cass. III, n. 5072/2012; vds. anche Trib. Bari, 23 ottobre 2013 che ha ritenuto integrato il caso fortuito alla condotta colposa della vittima, che aveva deciso di attraversare la strada nella consapevolezza della sua pericolosità, perché interessata da visibili lavori di manutenzione e priva di asfaltatura). Il giudizio sull'autonoma idoneità causale del fattore esterno ed estraneo deve essere adeguato alla natura e alla pericolosità della cosa, sicché quanto meno essa è intrinsecamente pericolosa e quanto più la situazione di possibile pericolo é suscettibile di essere prevista e superata attraverso l'adozione delle normali cautele da parte dello stesso danneggiato, tanto più incidente deve considerarsi l'efficienza causale del comportamento imprudente del medesimo nel dinamismo causale del danno, fino ad interrompere il nesso eziologico tra cosa e danno e ad escludere, pertanto, la responsabilità del custode (principio affermato da Cass. III, n. 9009/2015 relativamente alla caduta dell'utente di una piscina provocata dalla presenza di acqua mista a liquido scivoloso sul bordo della vasca). Peraltro il dovere del custode di segnalare il pericolo connesso all'uso della cosa si arresta di fronte ad un'ipotesi di utilizzazione impropria la cui pericolosità é talmente evidente ed immediatamente apprezzabile da chiunque, da renderla del tutto imprevedibile (Cass. n. 20415/2009 che ha confermato la decisione di merito nel senso dell'esclusione della responsabilità della proprietaria di un pontile di attracco per imbarcazioni in relazione all'infortunio occorso a seguito di un tuffo eseguito dal pontile medesimo). Diverse pronunce, inoltre, tanto con riferimento alla responsabilità dei gestori di esercizi commerciali e delle amministrazioni pubbliche proprietari di aree giochi attrezzate per bambini hanno operato la distinzione tra obblighi di custodia e obblighi di sorveglianza affermando che l'esercente o l'ente sarebbe tenuto a vigilare sull'idoneità, integrità e sicurezza delle attrezzature ludiche (giostre, scivoli, altalene, etc.) sottoposte al suo governo ma non alle modalità di utilizzo di chi ne usufruisca (Cass. III, n. 11657/2014; Cass. III, n. 12401/2013). La responsabilità del custode è pertanto esclusa ogni qual volta la struttura a disposizione del minore non sia di per sé pericolosa o difettosa e il genitore/accompagnatore adulto sia stato in condizione di calcolare e fronteggiare eventuali pericoli normalmente connaturati nel suo utilizzo ovvero derivanti da fattori esterni improvvisi (come la scivolosità della superficie causata da agenti atmosferici o dall'incuria di altri utilizzatori), che, per la loro estemporaneità, abbiano reso impossibile il tempestivo intervento del custode. Occorre infine distinguere tra causa ignota e fatto di un terzo rimasto ignoto, atteso che se rimane ignota la causa del danno, pur essendo certo che esso deriva dalla cosa, la responsabilità è imputabile al custode; mentre laddove è certo che il fatto sia addebitabile ad un terzo, pur rimanendo ignoto chi egli sia, il custode può invocare il fortuito se ne sussistono gli estremi (Cass. n. 25029/2008; Cass. n. 2284/2006). Profili processuali Il limite alla responsabilità da cose in custodia rappresentato dal caso fortuito non costituisce materia per eccezioni in senso proprio, sottratte al rilievo d'ufficio. L'art. 2051 c.c. riconduce, infatti, il caso fortuito al profilo meramente probatorio (c.f.r. Cass. III, n. 11015/2011). La sussistenza del caso fortuito non costituisce oggetto di un'eccezione in senso stretto, sicché la relativa deduzione non incorre nella preclusione fissata, per il primo grado, dall'art. 167 comma 2 c.p.c.; tuttavia, la prova relativa alla sussistenza del fatto integrante il caso fortuito di cui all'art. 45 c.p., perché idoneo ad interrompere il nesso causale tra cosa in custodia e danno, grava sul custode, chiamato a rispondere ai sensi dell'art. 2051 c.c., e perciò questi soggiace alle preclusioni istruttorie (Cass. III, n. 13005/2016). [6] La sussistenza del caso fortuito, idoneo ad interrompere il nesso causale, forma oggetto di un onere probatorio che grava sul custode, soggiacendo, pertanto, alle relative preclusioni istruttorie, ma non anche di un'eccezione in senso stretto, sicché la relativa deduzione non incorre nella preclusione fissata, per il primo grado, dall'art. 167, comma 2, c.p.c. (Cass. n. 13005/2016). |