Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno per responsabilità da custodia al gestore di un'attività sportivaInquadramentoCon l'atto di citazione l'attore chiede la condanna del gestore dell'impianto sportivo al ristoro dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti in conseguenza del sinistro occorsogli allorquando, mentre partecipava ad una partita di calcio professionistico, veniva intercettato da un oggetto contundente lanciato dagli spalti a causa della mancata adozione delle appropriate misure di sicurezza. FormulaGIUDICE DI PACE ..../TRIBUNALE DI .... 1 ATTO DI CITAZIONE PER Il Sig. .... (C.F. ....) 2, nato a .... il .... ed ivi residente alla via .... n. ...., ed elett.te domiciliato in .... alla via .... presso lo studio dell' Avv. .... 3 (C.F. ....) 4, che lo rappresenta e difende in virtù di procura 5 in calce al presente atto, e che dichiara di voler ricevere le comunicazioni di cancelleria al seguente numero di tel.fax .... 6 e/o in alternativa alla seguente mail: ....@P.E.C.it; FATTO 7 1) in data .... alle ore .... circa, il Sig. .... partecipava ad una partita di calcio professionistico in ...., in quanto tesserato della Società Sportiva ....; 2) il predetto evento sportivo veniva organizzato dalla Polisportiva ....; 3) durante la partita del ...., a seguito di disordini tra il pubblico per contrasti tra le opposte tifoserie, il Sig. .... allorquando era sul campo di gioco, veniva colpito alla testa da un oggetto contundente lanciato dagli spalti; 4) il Sig. ....a seguito del colpo subito rovinava in terra privo di sensi; 5) il tutto avveniva alla presenza di numerosi testimoni e, a seguito dell' intervento dello staff sanitario, il Sig. .... veniva trasportato presso il Pronto Soccorso dell' Ospedale di .... ove gli venivano riscontrate lesioni fisiche, più precisamente un “ ....” e veniva ricoverato presso la medesima struttura ospedaliere per .... giorni; 6) successivamente alla dimissione, tuttavia, l'attore rimaneva a lungo convalescente, accusando stordimento e forti dolori alla nuca; 6) in data .... il Sig. .... veniva sottoposto a perizia medico-legale da parte del Dott. .... il quale dichiarava che il Sig. .... a causa delle lesioni riportate in conseguenza dell'infortunio aveva subito un “ ...., una inabilità temporanea totale di .... giorni e una inabilità temporanea parziale di .... giorni”; tutt'oggi, infatti, l'attore accusa ....e non è in grado di .... 7) Il Sig. ...., pertanto, ha riportato i danni fisici di seguito quantificati in Euro ....e segnatamente: Tabella di riferimento: ....- Età del danneggiato: ....anni Percentuale di invalidità permanente: .... % Danno biologico permanente Euro .... Giorni di invalidità temporanea totale: .... Giorni di invalidità temporanea parziale al 50%: .... 8) con lettera raccomandata a.r. del .... l'odierno attore inviava formale richiesta di risarcimento danni di Euro ....alla Polisportiva ....ma senza sortire tale invito alcun riscontro. 9) In data .... è stato esperito con esito negativo il procedimento di negoziazione assistita di cui all'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014, n. 132, convertito in legge 10 novembre 2014, n. 162, come risulta dalla diffida inviata in data .... con raccomandata a.r. n. ...., in cui l'attore ha espressamente invitato la controparte a stipulare una convenzione di negoziazione con le seguenti modalità .... 8; 10) Tale invito non è stato seguito da adesione (oppure) è stato seguito da rifiuto entro trenta giorni dalla sua ricezione (oppure) è decorso il periodo di tempo di cui all'articolo 2, comma 2, lettera a), del d.l. 12 settembre 2014, n. 132, convertito in legge 10 novembre 2014, n. 162, come risulta da .... Alla luce di quanto esposto, sussiste la responsabilità della Polisportiva .... in persona del suo legale p.t. .... per i danni subiti dall'attore sulla scorta dei seguenti motivi in DIRITTO 9 Agli effetti dell'art. 2050 c.c. è pericolosa non solo l'attività così qualificata dalle leggi di pubblica sicurezza o da altre leggi speciali, bensì anche quella che, per sua stessa natura, per le caratteristiche dei mezzi adoperati, o per la spiccata sua potenzialità offensiva, comporti la rilevante possibilità del verificarsi di un danno. Orbene, se il gioco del calcio in sé non può considerarsi pericoloso, più rigida valutazione va compiuta riguardo all'organizzazione di un incontro di calcio professionistico. Muta, infatti, radicalmente il quadro d'insieme, che, pur avendo il suo nucleo nel gioco sportivo intorno al pallone, si sviluppa e si amplifica ben oltre tale ambito. La spiccata conflittualità che si viene frequentemente a creare fra i tifosi delle due squadre in competizione - e che ha gradualmente imposto l'adozione di misure sempre più severe al fine di prevenirne o quanto meno ridurne le conseguenze lesive - è purtroppo talmente scontata da doversi ritenerne altamente prevedibile. È sufficiente riflettere al crescendo di violenze adiacenti, per pervenire alla conferma della intrinseca pericolosità dell'organizzazione agonistica di un incontro calcistico, nel corso della quale le intemperanze giovanili si manifestano con una virulenza sconosciuta ad altri settori sportivi. Non a sproposito l'art. 8 del d.m. 25 agosto 1989 (Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio di impianti sportivi), regolamenta la capienza di ciascun settore, precisando che “per gli impianti all'aperto deve essere previsto, in occasione di manifestazioni calcistiche, almeno un settore opportunamente dimensionato, destinato ai tifosi della squadra ospite”. Norme che non sono state rispettate dalla Polisportiva .... che non ha destinato alcun settore ai tifosi ospiti che, invece, erano posti nell'immediata prossimità del terreno di gioco con ciò favorendo i disordini successivamente verificatisi. Nè la Polisportiva .... ha adottato ulteriori misure di sicurezza che avrebbero potuto arginare l'inadempimento appena descritto come ad esempio rete di protezioni che avrebbero potuto bloccare il lancio di oggetti oppure lo schieramento di forze dell'ordine per controllare e/o scongiurare eventuali disordini. Innegabilmente, quindi, la normativa citata denota una particolare attenzione del legislatore per gli impianti sportivi, relativi in particolare alle “manifestazioni calcistiche” . Il titolare dell'impianto sportivo risponde, pertanto, sia ai sensi dell'art. 2050 c.c., sia ai sensi dell'art. 2043 c.c., secondo i principi generali dell'ordinamento a titolo di colpa generica o dolo eventuale in caso di incidente lesivo o mortale, dovendo valutarsi caso per caso l'adozione di tutti gli strumenti tecnici e cautele gestionali improntate a garantire la massima sicurezza dell'utente generico in modo proporzionato al rischio appunto alle caratteristiche dello sport. Per quanto sopra, il Sig. ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto CITA La Polisportiva ...., in persona del suo legale rappresentante p.t., con sede in .... alla via .... - Cap .... (P.I. ....) a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del ....10, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, AVVERTE i convenuti che:
per ivi sentire accogliere le seguenti:
CONCLUSIONI Voglia l'Ill.mo Giudice adito, disattesa ogni diversa istanza ed eccezione, così provvedere: 1. Accertare e dichiarare che l'incidente descritto nella narrativa che precede deve ascriversi in via esclusiva alla responsabilità della Polisportiva ...., in persona del legale rappresentante p.t., ai sensi dell'art. 2050 c.c., per aver omesso l'adozione delle misure previste dalla legge o, in ogni caso, idonee ad evitare l'evento dannoso; 2. Accertare e dichiarare che i danni fisici subiti dal Sig. .... per cui è causa sono quelli descritti nella narrativa che precede, quantificati in Euro ....; 3. Per l'effetto, condannare la Polisportiva .... in persona del legale rapp.te p.t., al risarcimento in favore del Sig. ...., dei danni fisici riportati in occasione del sinistro descritto in narrativa, nella misura di Euro .... 4. Con vittoria delle spese e competenze di lite. 5. In via istruttoria si chiede prova per testi sulle circostanze di cui in narrativa nel presente atto, precedute dalla locuzione “vero è che”, indicandosi quali testi: a) ...., residente in .... ; b) .... residente in .... Sui medesimi capi si deferisce, altresì, interrogatorio formale al legale rapp.te p.t. della Polisportiva .... Con riserva di ogni ulteriore attività istruttoria, anche all'esito del contegno processuale di controparte. Si depositano i seguenti documenti: A. verbale di Pronto Soccorso; B. raccomandata del ....; C. perizia medico legale del Dott. ....: D. invito alla negoziazione assistita del ....; Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... PROCURA AD LITEM (se non a margine o su documento informatico separato) [1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro venticinquemila e la relativa domanda si propone con ricorso chiedendo la fissazione, ai sensi dell'art. 2814 undecies comma 2 c.p.c., con decreto emesso entro cinque giorni dalla designazione del Giudice, l'udienza di comparizione delle parti, con concessione del termine per la notificazione del ricorso e del decreto di fissazione di udienza e assegnazione del termine per la costituzione dei convenuti che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38,167 e 281 undecies, comma 3 e 4 c.p.c., che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia. Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art.20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. Trattandosi di responsabilità per fatto illecito sarà competente il giudice del luogo in cui il danno si è prodotto (forum commissi delicti). [2] [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014. [4] [4] L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. [5] [5] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.». [6] [6] L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 3. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, come modificato dalla disposizione testè ricordata, «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ...ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale .... il contributo unificato è aumentato della metà». [7] [7] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni “premesso” o “fatto”, contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 comma c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163, comma 3, n. 4, c.p.c.). [8] [8] L'invito a stipulare una convenzione di negoziazione assistita è condizione di procedibilità per le domande di pagamento, a qualsiasi titolo, di somme non eccedenti cinquantamila euro, ai sensi dell'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014 n. 132. [9] [9] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotta dalla locuzione “diritto”, contiene l'esposizione della causa petendi, cioè dei fatti costitutivi e delle ragioni di diritto poste alla base della domanda (art. 163 comma 3 n. 4). L'art. 164 c.p.c. prevede tale contenuto a pena di nullità dell'atto [10] Ai sensi dell'art. 163-bis c.p.c., il termine a comparire deve essere non inferiore a 120 giorni se il convenuto è residente in Italia e non inferiore a 150 giorni se è residente all'estero. CommentoInquadramento della responsabilità del gestore di impianto sportivo La società concessionaria della gestione di un impianto sportivo comunale ovvero affidataria della gestione di un impianto privato ha l'obbligo di assicurare l'idoneità degli impianti e la sicurezza degli utenti, mediante la predisposizione dei controlli necessari e dei costanti interventi di manutenzione. Infatti, in caso di danni subiti da terzi a seguito dell'uso di un impianto sportivo, il gestore è suscettibile di incorrere nella responsabilità oggettiva ex art. 2051 c.c., esclusa solo laddove il gestore od il proprietario della struttura alleghino e dimostrino il verificarsi di un evento fortuito (Cass. VI, ord. n. 19998/2013; Cass. III, n. 13681/2012). Ed infatti, alla medesima responsabilità soggiace financo il proprietario, il quale rimane custode di quelle cose che non transitano nella disponibilità del gestore o sulle quali il gestore non ha possibilità di intervenire per evitare il danno, con conseguente applicazione in capo a questi degli artt. 2051 e 2053 c.c. Il titolo di responsabilità può diversamente atteggiarsi in una fattispecie di responsabilità contrattuale (ad es. nei confronti degli spettatori della competizione sportiva che abbiano acquistato un biglietto di ingresso per assistervi), ovvero extracontrattuale. La responsabilità può inoltre essere ricondotta alternativamente agli artt. 2043 e 2050 c.c., a seconda del tipo di impianto e dello sport praticato. Il requisito della pericolosità dell'attività sportiva va valutato sempre in concreto, tenendo conto della probabilità statistica di eventi dannosi derivanti dall'esercizio di tale attività, dell'entità dei danni ragionevolmente prevedibili, della natura intrinseca dei mezzi impiegati per lo svolgimento dell'attività, secondo il criterio della c.d. “prognosi postuma”, ovvero sulla base dell'esame delle circostanze di fatto che si presentavano note al titolare dell'attività “ex ante” in base alle sue conoscenze e competenze specifiche (cfr. Cass. III, n. 15288/2002; vds. anche Cass. n. 8095/2006). La casistica giurisprudenziale è assai variegata e rivela incertezza quanto al discrimen tra le attività intrinsecamente pericolose e quelle che tali non sono per natura ma che, a determinate condizioni, possono diventarlo. È stata, ad esempio, ritenuta pericolosa l'attività di gestione di un parco di divertimenti per le lesioni subite da persone che avevano preso posto su un bob (Cass. n. 7571/1990) così come l'addestramento al pilotaggio in materia di volo sportivo; si è invece esclusa la natura pericolosa della gestione di una pista di autoscontro (Trib. Chiavari, 17 gennaio 1997). In alcuni casi si è affermata la pericolosità dell'attività di gestione di una piscina, mentre in altri casi la si è negata. Particolarmente dibattuta è la questione riguardante la possibilità di ricomprendere l'attività di gestione di un maneggio nell'ambito delle attività pericolose. L'orientamento ormai prevalente ritiene che la pericolosità di tale attività non è ravvisabile in re ipsa, ma va valutata dal giudice di merito con apprezzamento ex post in relazione al caso concreto e alle concrete modalità di esercizio dell'attività. I parametri discriminanti sono ravvisati nel luogo in cui si svolge l'attività, nella presenza di attrezzature idonee, nella presenza di un istruttore e nel grado di abilità ed esperienza degli allievi (Cass. n. 5664/2010; Cass. n. 16637/2008; Cass. n. 12307/1998). In linea di massima, nella giurisprudenza più recente, l'attività del gestore del maneggio, proprietario o utilizzatore dei cavalli ivi esistenti, va inquadrata nell'art. 2050 c.c. quando la particolarità del mezzo adoperato concorre con l'inesperienza del cavaliere (Cass. III, n. 24211/2015; Cass. n. 16637/2008; v. Cass. n. 6888/2005; Cass. n. 3471/1999; ma vds. anche Cass. n. 11861/1998 che ha escluso l'attività di equitazione svolta all'interno di un circolo ippico adeguatamente attrezzato, alla presenza di un istruttore, con cavalli collaudati ed addestrati ad essere montati anche da persone non esperte, salvo che le specifiche caratteristiche del percorso non lo rendano obiettivamente pericoloso); quando invece a cavalcare sia un soggetto pratico di sport equestri, l'attività sportiva rientra, ai fini della responsabilità civile, nella fattispecie di cui all'art. 2052 c.c., con conseguente applicazione della relativa presunzione (Cass. III, n. 5664/2010). La responsabilità dell'organizzatore di competizioni ed eventi sportivi L'organizzatore di una competizione sportiva è la persona fisica o giuridica (anche diversa dalle federazioni sportive affiliate al CONI) che promuove, assumendosi le relative responsabilità, l'incontro di uno o più atleti con lo scopo di raggiungere un risultato sportivo, indipendentemente dalla presenza o meno di spettatori; è, pertanto, tenuto a predisporre tutte le misure di protezione necessarie per evitare che si verifichino danni in capo ai partecipanti oppure ai terzi estranei; in particolare, l'organizzatore è tenuto a controllare i mezzi tecnici usati dagli atleti e a verificare l'idoneità dei luoghi dove si svolge la competizione e le condizioni psicofisiche degli atleti stessi, avvalendosi degli organi medico federali preposti al controllo dei gareggianti (Cass. III, n. 97/1985). Le figure dell'organizzatore e del gestore di impianti sportivi spesso coincidono, venendo le distinte attività a concentrarsi nella medesima persona od ente ed essendo la gestione dell'impianto funzionalmente preordinata all'organizzazione di competizioni Il fondamento della responsabilità degli organizzatori è, generalmente, individuato nell'art. 2043 c.c., ma nei confronti degli spettatori che hanno pagato un corrispettivo per poter assistere ad una manifestazione sportiva è anche di natura contrattuale, posto che tra le obbligazioni assunte dall'organizzatore è compresa anche quella di tutelare l'incolumità dello spettatore; quest'ultimo, pertanto, può avvalersi dell'azione contrattuale o di quella extracontrattuale oppure di entrambe. La dimostrazione del rispetto delle prescrizioni regolamentari sportive dettate dal CONI per l'organizzazione delle manifestazioni sportive è generalmente considerata insufficiente per escludere la responsabilità dell'organizzatore per i danni subiti dai terzi, attesa l'ininfluenza dei regolamenti anzidetti nei rapporti tra organizzatore della manifestazione e terzi nonché il loro ruolo subordinato rispetto alle leggi e quindi al disposto dell'art. 2043 c.c.; l'osservanza delle misure di sicurezza previste dai regolamenti, invece, può essere idonea per escludere la responsabilità nel caso di danno subito dal partecipante. Le norme regolamentari sportive, infatti, mirano non tanto a tutelare gli spettatori, quanto a contemperare le esigenze della gara con quelle della incolumità dei partecipanti, i quali accettano il rischio normalmente insito nella competizione sportiva. In alcuni casi, l'organizzazione di eventi sportivi è stata considerata come attività pericolosa ai sensi dell'art. 2050 c. c. Di regola, nel caso di partite contraddistinte dal carattere amatoriale, il gioco del calcio non è suscettibile di essere annoverato tra le attività pericolose (Cass. n. 1197/2007), trattandosi di disciplina che privilegia l'aspetto ludico, consentendo con la pratica atletica, tanto da essere praticata nelle scuole di ogni ordine e grado anche a livello agonistico (Cass. III, n. 20982/2012). A diverse conclusioni si è invece pervenuti riguardo all'organizzazione di un incontro di calcio professionistico. Sebbene la giurisprudenza sia alquanto rigorosa nel ritenere che l'attività agonistica implichi l'accettazione del rischio ad essa inerente da parte di coloro che vi partecipano, intendendosi per tali non solo gli atleti in gara, ma tutti i soggetti investiti di una funzione indispensabile allo svolgimento della competizione, cosicché i danni eventualmente da costoro sofferti ad opera di un competitore, rientranti nell'alea normale di quel tipo di sport, ricadono sugli stessi (Cass. III, n. 20908/2005), l'organizzazione di un incontro di calcio di serie A, è stata qualificata come attività pericolosa con riferimento ai danni patiti dagli spettatori a causa di scontri all'interno degli stadi (cfr. Trib. Torino 8 novembre 2004), sul rilievo che «il rischio per l'incolumità degli spettatori di una partita di calcio non deriva [...] dall'incontro come evento sportivo [...] bensì dalle attività perturbatrici violente poste in essere dai gruppi di tifosi facinorosi fuori ed all'interno dello stadio e dunque, a rigore, la pericolosità insorge proprio “per un fatto esterno” costituito dalla condotta illecita di taluni spettatori. [...]». L'elevata e notoria frequenza statistica del fenomeno consentono di affermare che l'attività di organizzazione di un incontro di calcio agonistico rientri nell'ambito di applicazione dell'art. 2050 c.c. (cfr. Trib. Milano VII, n. 10037/1998 e App. Milano, 18 maggio 2001 che ha confermato tale decisione; Trib. Torino, 19 gennaio 2000). L'attività in questione può inoltre essere annoverata tra quelle pericolose anche in considerazione dell'esistenza di una ricca normativa volta a regolamentare gli aspetti organizzativi e di tutela dell'incolumità pubblica con imposizione di speciali cautele (si vedano il d.m. 25 agosto 1989 in tema di norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio di impianti sportivi, improntato alla consapevolezza della pericolosità estrema delle manifestazioni agonistiche, la legge 13 dicembre 1989 n. 401 e le successive modifiche, il d.l. 22 dicembre 1994 n. 717 e la più recente normativa penale - d.l. n. 119 del 22 agosto 2014 (conv., con modif., dalla l. 17 ottobre 2014 n. 146- finalizzata proprio alla prevenzione e repressione della violenza negli stadi). Viene in rilievo, tra l'altro, il d.m. 6 giugno 2005 che ha apportato modifiche ed integrazioni al decreto del Ministro dell'interno 18 marzo 1996, recante “Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli impianti sportivi”, recando l'introduzione dell'art. 8-bis ai sensi del quale «Per consentire la separazione delle tifoserie all'interno dell'area riservata, la stessa deve essere divisa in settori, dei quali almeno uno riservato ai sostenitori della squadra ospite, di capienza non inferiore a quella minima stabilita dall'organizzazione sportiva per il settore corrispondente, delimitati a mezzo di elementi di separazione», e dell'art. 6-bis che ha dettato specifiche prescrizioni per assicurare la separazione fisica tra la zona spettatori e quella destinata allo svolgimento dell'attività sportiva. Una volta inquadrata la responsabilità dell'organizzatore nella fattispecie di cui all'art. 2050 c.c., ai fini della relativa prova liberatoria non basta dimostrare di non avere commesso alcuna violazione delle norme di legge o di comune prudenza, occorre altresì la prova positiva di avere impiegato qualsiasi cura e misura atta ad impedire l'evento dannoso ovvero l'ascrivibilità dello stesso al caso fortuito, ossia ad un fattore causale assorbente, straordinario e, come tale, imprevedibile ed inevitabile, che può consistere anche nel fatto del terzo o dello stesso danneggiato. A causa dell'omessa tempestiva prospettazione della responsabilità della società utilizzatrice dello stadio comunale per l'esercizio di attività pericolosa la spettatrice di una partita di calcio, colpita e ferita da un oggetto lanciato da un anello dello stadio superiore ha visto respingere la propria pretesa risarcitoria, essendosi esclusa la responsabilità della convenuta sia ai sensi dell'artt. 2043 c.c., in considerazione della ritenuta inesigibilità del controllo meticoloso delle migliaia di spettatori che avevano acceduto allo stadio, controllo peraltro demandato all'autorità di Pubblica sicurezza, sia della facile occultabilità dell'oggetto che aveva colpito l'attrice, sia ai sensi dell'art. 2051 c.c., «trattandosi di danno riconducibile non alla natura del bene custodito, né dall'uso che ne è stato fatto dal custode, bensì al comportamento illecito di un terzo, rispetto al quale lo stadio ha rappresentato esclusivamente il contesto nell'ambito del quale è maturata la vicenda» (Cass. III, n. 26901/2014). |