Atto di citazione con domanda di risarcimento del danno da sinistro stradale causato da cani randagiInquadramentoCon l'atto di citazione un automobilista invoca la responsabilità del Comune per i danni fisici e materiali riportati in conseguenza di un sinistro stradale provocato dalla presenza di un branco di cani randagi sulla strada urbana. FormulaGIUDICE DI PACE/TRIBUNALE DI .... 1 ATTO DI CITAZIONE PER La Sig.ra .... (C.F. ....) 2, nata a .... il .... ed ivi residente alla via .... n. ...., in proprio e n. q. di esercente la responsabilità genitoriale sulla figlia ...., nata a .... il .... C.F. ...., elett.te domiciliata in .... alla via .... presso lo studio dell' Avv. .... (C.F. ....) 3, che la rappresenta e difende in virtù di procura 4 in calce al presente atto, e che dichiara di voler ricevere le comunicazioni di cancelleria al seguente numero di tel. fax ....e/o in alternativa al seguente indirizzo di posta certificata: ....@P.E.C.it PREMESSO IN FATTO 5 1. Il Sig. ....è proprietario dell'autoveicolo ....targato ....; 2. In data .... alle ore .... circa, il Sig. .... percorreva la strada che collega il centro del Comune di .... alla frazione di ....; 3. In prossimità di Via .... la carreggiata veniva invasa improvvisamente da un branco di cani randagi e, nonostante una manovra di emergenza, il Sig. .... non riusciva ad evitare l'impatto con gli animali e la conseguente perdita del controllo dell'autoveicolo che finiva fuori strada; 4. A seguito dell'impatto il Sig. .... perdeva conoscenza e veniva trasportato presso il Pronto Soccorso dell'ospedale di .... ove gli venivano riscontrate le seguenti lesioni fisiche “ .... ” e veniva ricoverato per .... giorni; 5. Il Sig. ...., pertanto, ha riportato i danni fisici di seguito quantificati in Euro ....e segnatamente: Tabella di riferimento: .... Età del danneggiato: ....anni Percentuale di invalidità permanente: ....% Danno biologico permanente Euro .... Giorni di invalidità temporanea totale: .... Giorni di invalidità temporanea parziale al 50%: .... 6. Inoltre, l'automobile di proprietà dell'attore subiva i seguenti danni ...., quantificati in Euro ...., giusta preventivo di spesa in atti, redatto da .... 7. Con lettera raccomandata a.r. del .... l'odierno attore inviava formale richiesta di risarcimento danni di Euro ....al Comune di ....ma senza sortire tale invito alcun riscontro. 8. In data .... è stato esperito con esito negativo il procedimento di negoziazione assistita di cui all'art. 3 del d.l. 12 settembre 2014, n. 132, convertito in legge 10 novembre 2014, n. 162, come risulta dalla diffida inviata in data .... con raccomandata a.r. n. ...., in cui l'attore ha espressamente invitato la controparte a stipulare una convenzione di negoziazione con le seguenti modalità ....; 9. Tale invito non è stato seguito da adesione (oppure) è stato seguito da rifiuto entro trenta giorni dalla sua ricezione (oppure) è decorso il periodo di tempo di cui all'articolo 2, comma 2, lettera a) del d.l. 12 settembre 2014, n. 132, convertito in legge 10 novembre 2014, n. 162, come risulta da .... 6 Alla luce di quanto esposto, sussiste la responsabilità del Comune .... in persona del Sindaco p.t. .... Dott. ....per i danni subiti dall'attore sulla scorta dei seguenti motivi in DIRITTO La responsabilità del Comune di .... ex art. 2043 c.c. è dimostrata dal fatto che l'Ente ha omesso di adottare le misure necessarie ad evitare l'introduzione di animali sulla sede stradale mediante la collocazione di apposita recinzione o di apporre cartelli segnalanti la presenza di animali randagi, nonché per aver omesso di effettuare il controllo e la vigilanza del fenomeno del randagismo. La Giurisprudenza di Legittimità recente ha puntualizzato che “la pubblica amministrazione, in base al principio del “neminem laedere”, è responsabile dei danni riconducibili all'omissione dei comportamenti dovuti, che costituiscono il limite esterno alla sua attività discrezionale. Ne consegue che il Comune è tenuto, in correlazione con gli altri soggetti indicati dalla legge, al rispetto del dovere di prevenzione e controllo del randagismo sul territorio di competenza” (Cass. III, n. 2741/2015). Già in epoca precedente, del resto, i giudici di legittimità avevano affermato che ai sensi della legge quadro 14 agosto 1991 n. 281, e delle leggi regionali in tema di prevenzione del randagismo .... jl Comune è titolare di compiti di organizzazione, prevenzione e controllo dei cani vaganti (siano essi “tatuati”, e cioè scomparsi o smarriti dai proprietari, ovvero “non tatuati”) ed è pertanto tenuto, in correlazione con gli altri soggetti indicati dalla legge, ad assumere i provvedimenti necessari ad evitare che animali randagi possano arrecare danni alle persone nel territorio di competenza. Pertanto, in caso di mancata adozione di misure di controllo del fenomeno del randagismo, l'ente locale può essere chiamato a rispondere ex art. 2043 c.c. Per quanto sopra, il Sig. ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, con il presente atto CITA IIl Comune di .... in persona del Sindaco p.t., elettivamente domiciliato per la carica presso la casa comunale di ...., piazza del ...., n. ...., a comparire innanzi il Tribunale ordinario di ...., Sezione e Giudice Istruttore a designarsi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., all'udienza del .... 7, ora di rito, con invito alla parte convenuta a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis8, AVVERTE La stessa convenuta che:
CONCLUSIONI 9 Voglia il Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, voglia così provvedere: 1. Accertare e dichiarare che il sinistro descritto nella narrativa che precede deve ascriversi in via esclusiva alla responsabilità del Comune di ...., in persona del Sig. Sindaco p.t., ai sensi dell'art. 2043 c.c., per aver omesso l'adozione delle misure previste dalla legge o, in ogni caso, idonee ad evitare l'evento dannoso; 2. Accertare e dichiarare che i danni fisici subiti dal Sig. .... per cui è causa sono quelli descritti nella narrativa che precede, quantificati in Euro ....; 3. Accertare e dichiarare che i danni subiti dal veicolo .... di proprietà del Sig. .... sono quelli descritti nella narrativa che precede, quantificati in Euro ....; 4. Per l'effetto, condannare il Comune di .... in persona del Sig. Sindaco p.t., al risarcimento in favore del Sig. ...., dei danni tutti descritti, nella misura di Euro ...., il tutto oltre interessi e rivalutazione, ma in ogni caso nei limiti della competenza per valore dell'adito Ufficio del giudice di pace; 5. Con vittoria delle spese e competenze di lite. In via istruttoria si chiede prova per testi sulle circostanze di cui in narrativa nel presente atto, precedute dalla locuzione “vero è che”, indicandosi quali testi: a) ...., residente in .... ; b) .... residente in .... Con riserva di ogni ulteriore attività istruttoria, anche all'esito del contegno processuale di controparte. Si depositano i seguenti documenti: A. Certificato di proprietà del veicolo ....; B. verbale di Pronto Soccorso e successiva documentazione medica; C. relazione medico - legale redatta dal dott. .... D. preventivo di spesa del ....; E. n. .... rilievi fotografici; F. raccomandata del ....; G. invito alla negoziazione assistita del ....; In caso di contestazione, si chiede inoltre ammettersi CTU medico - legale al fine di accertare i postumi invalidanti residuati all'attore, la durata dell'inabilità temporanea e il nesso eziologico tra le lesioni refertate e il sinistro per cui è causa Ai sensi e per gli effetti del d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... 10 PROCURA AD LITEM (se non a margine o su documento informatico separato) [1] La competenza per valore spetta al Giudice di Pace ove la somma richiesta sia inferiore ad euro venticinquemila e la relativa domanda si propone con ricorso chiedendo la fissazione, ai sensi dell'art. 2814 undecies comma 2 c.p.c., con decreto emesso entro cinque giorni dalla designazione del Giudice, l'udienza di comparizione delle parti, con concessione del termine per la notificazione del ricorso e del decreto di fissazione di udienza e assegnazione del termine per la costituzione dei convenuti che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38,167 e 281 undecies, comma 3 e 4 c.p.c., che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia . Competente per territorio è il Tribunale o il Giudice di Pace del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora ai sensi dell'art. 18 c.p.c. In alternativa è competente, ai sensi dell'art.20 c.p.c., il giudice del luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l'obbligazione. [2] [2] Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011, n. 98, conv., con modif., nella l. 15 luglio 2011, n. 111, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [3] [3] A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella legge n. 114/2014. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione citata sub nota 2. [4] [4] La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine della citazione. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico della citazione (art. 16-bis comma 1-bis d.l. n. 179/2012) occorrerà indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto di citazione ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.». [5] [5] La sezione dell'atto di citazione, normalmente introdotto dalle locuzioni “premesso” o “fatto”, contiene la ricostruzione dei fatti costitutivi della domanda. L'art. 164 comma c.p.c. prevede che è nullo l'atto in cui risulti omessa o assolutamente incerta l'esposizione dei fatti costitutivi della domanda (art. 163 comma 3 n. 4) c.p.c.). [6] [6] Nelle ipotesi in cui la somma pretesa non superi l'importo di 50.000 euro la domanda è soggetta alla condizione di procedibilità prevista dall'art. 3 d.l. n. 132/2014, conv. con modif. in l. n. 162/2014. L'attore dovrà pertanto documentare di aver vanamente esperito la procedura di negoziazione assistita [7] Ai sensi dell'art. 14 comma 3 codice della strada, per le strade in concessione i poteri e i compiti dell'ente proprietario (delineati al primo comma dello stesso articolo) sono esercitati dal concessionario, salvo che sia diversamente stabilito. [8] Tali elementi (indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c.; l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.) sono previsti dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione [9] [8] Le conclusioni contengono il petitum della domanda, cioè il bene della vita o la prestazione richiesta al convenuto (petitum mediato), ovvero il provvedimento giudiziale richiesto al giudice (petitum immediato). L'oggetto della domanda è previsto dall'art. 164 c.p.c. a pena di nullità dell'atto di citazione. L'art. 164 c.p.c. non prevede che la mancata indicazione dei mezzi di prova costituisca ipotesi di nullità dell'atto di citazione. Le richieste istruttorie, infatti, possono essere formulate anche in sede di memorie ex art. 183, II termine, c.p.c. [10] [9] La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». L'art. 13, comma 6 del medesimo decreto stabilisce che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)...»; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato. CommentoLa responsabilità per i danni provocati da animali randagi Il quadro normativo di riferimento in materia è costituito innanzitutto dalla legge 14 agosto 1991 n. 281 (c.d. legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo) che distribuisce, sebbene in maniera imprecisa, le competenze tra i Comuni, le Regioni e i Servizi veterinari delle ASL e individua gli obiettivi prioritari da realizzare attraverso l'attenta programmazione rivolta alla tutela degli animali di affezione. La legge quadro affida alle amministrazioni comunali il risanamento dei canili comunali esistenti e la costruzione di rifugi municipali «nel rispetto dei criteri stabiliti con legge regionale e avvalendosi dei contributi destinati a tale finalità dalla Regione e la gestione diretta degli uni e degli altri anche tramite convenzioni con associazioni animaliste e zoofile o con soggetti privati, demanda ai servizi veterinari delle unità sanitarie locali il controllo della popolazione dei cani e dei gatti mediante la limitazione delle nascite», demanda alle regioni la disciplina dell'istituzione dell'anagrafe canina, la determinazione dei criteri per il risanamento dei canili comunali e la costruzione dei nuovi rifugi e la definizione di un programma di prevenzione del randagismo, prevedendo in particolare che le regioni a statuto speciale adeguino la propria legislazione ai principi contenuti nella legge e adottino un programma regionale per la prevenzione del randagismo nel rispetto dei criteri dettati dalla norma nazionale. Alla luce dei precetti normativi, i giudici di legittimità hanno ripetutamente affermato che grava sui Comuni l'obbligo di assumere i provvedimenti necessari affinché gli animali randagi non arrechino disturbo alle persone nelle vie cittadine, per cui, una volta accertata l'indebita presenza di un cane randagio su una strada comunale, l'ente locale risponde dei danni che tale animale abbia cagionato (così Cass. III, n. 10190/2010, che ha negato rilevanza al fatto che il passante aggredito dal randagio, a cagione della propria età avanzata, avesse tenuto un comportamento caratterizzato da particolare debolezza e sensibilità). Il Comune è dunque tenuto, in correlazione con gli altri soggetti indicati dalla legge, al rispetto del dovere di prevenzione e controllo del randagismo sul territorio di competenza (Cass. n. 17528/2011) e risponde, ai sensi dell'art. 2043 c.c., degli eventi dannosi che si siano verificati in conseguenza dell'omissione dei comportamenti dovuti, i quali costituiscono il limite esterno alla sua attività discrezionale e integrano la norma primaria del neminem laedere. In presenza di obblighi normativi la discrezionalità amministrativa si arresta, e non può essere invocata per giustificare le scelte operate nel peculiare settore in considerazione e per esonerare l'amministrazione da responsabilità per la lesione proprio di quei diritti ed interessi la cui tutela (anche nel senso della prevenzione, dell'impedimento di fatti dannosi) è rimessa al corretto e tempestivo esercizio dei suoi poteri (cfr. Cass. n. 4587/2009). D'altra parte, il modello di condotta cui la P.A. è tenuta postula l'osservanza di un comportamento informato a diligenza particolarmente qualificata, specificamente in relazione all'impiego delle misure e degli accorgimenti idonei ai fini dell'assolvimento dei propri compiti, essendo essa tenuta ad evitare o ridurre i rischi connessi all'attività di attuazione della funzione attribuitale (Cass. III, n. 2741/2015). Con una recentissima pronuncia, la Suprema Corte, nel dare continuità ai principi sin qui richiamati, ha fatto ulteriore chiarezza riguardo alla individuazione dei soggetti passivi dell'obbligazione risarcitoria del privato danneggiato affermando che la responsabilità per i danni causati dai cani randagi spetta esclusivamente all'ente, o agli enti, cui è attribuito dalla legge (ed in particolare dalle singole leggi regionali attuative della legge quadro nazionale n. 281/1991) il compito di prevenire il pericolo specifico per l'incolumità della popolazione connesso al randagismo, e cioè il compito della cattura e della custodia dei cani vaganti o randagi. L'attribuzione per legge ad uno o più determinati enti pubblici del compito della cattura e della custodia degli animali vaganti o randagi (e cioè liberi e privi di proprietario) può, infatti, considerarsi il fondamento della responsabilità per i danni eventualmente arrecati alla popolazione dagli animali suddetti, anche sotto l'aspetto della responsabilità civile. Non può invece ritenersi sufficiente, a tal fine, l'attribuzione di generici compiti di prevenzione del randagismo, e a maggior ragione di semplici compiti di controllo delle nascite della popolazione canina e felina. Tali ultimi competenze, in particolare, non possono ritenersi direttamente riferibili alla prevenzione dello specifico rischio per l'incolumità della popolazione derivante dalla eventuale pericolosità degli animali randagi, e non possono quindi fondare una responsabilità civile per i danni da questi ultimi arrecati, avendo ad oggetto il solo controllo “numerico” della popolazione canina, a fini di igiene e profilassi e, al più, una solo generica e indiretta prevenzione dei vari inconvenienti legati al randagismo. Poiché, d'altra parte, la legge quadro statale n. 281/1991 non indica direttamente a quale ente spetta il compito di cattura e custodia dei cani randagi, ma rimette alle Regioni la regolamentazione concreta della materia, occorre di volta in volta analizzare la normativa regionale per individuare il soggetto pubblico cui sono intestati compiti di custodia rispetto agli animali vagabondi o comunque senza padrone (sulla scorta di siffatte considerazioni, con la sentenza n. 12495/2017, la sezione terza della Corte di legittimità, dopo aver osservato che le disposizioni normative adottate nella Regione Sicilia attribuiscono esclusivamente ai Comuni il compito di cattura dei randagi e di custodia degli stessi nelle apposite strutture, mentre investono le ASL di semplici compiti di generale controllo della popolazione canina (ma senza alcuna competenza in relazione alla cattura e custodia di tali animali), ha escluso la responsabilità dell'azienda sanitaria e affermato solo quella del comune per i danni causati dai cani randagi alla popolazione). La responsabilità per il danno provocato dalla presenza di animali sulle autostrade Una fattispecie ricorrente nella pratica è quella del danno cagionato agli automobilisti dall'improvviso ingresso di animali sulla carreggiata autostradale. In passato, il rapporto tra la società concessionaria della rete autostradale e l'utente era ritenuto di natura contrattuale - sebbene atipico - essendosi ravvisato il relativo contenuto negoziale da un lato nel pagamento del c.d. pedaggio, dall'altro nell'obbligo del gestore di assicurare all'utente un viaggio veloce e sicuro. In caso di sinistro, dunque, il danneggiato avrebbe dovuto provare il nesso causale tra il sinistro e l'inefficienza o l'insicurezza della strada, mentre il concessionario avrebbe dovuto dare prova del proprio inadempimento o della non imputabilità a sé dell'evento. L'orientamento prevalente (ex multis, Cass. n. 11446/2003; Cass. S.U., n. 10893/2001), invece, inquadrava la fattispecie nell'ambito della responsabilità aquiliana, considerando il pedaggio non quale prezzo del servizio ma quale tassa dovuta per fruire del servizio autostradale. Per cui, dubitandosi da parte della giurisprudenza meno recente dell'applicabilità dell'art. 2051 c.c. ai beni demaniali talmente estesi e di generale utilizzazione da non consentire una vigilanza idonea ad impedire l'insorgenza di cause di pericolo, la responsabilità dell'ente proprietario o del concessionario [10] veniva ricondotta nell'ambito dell'art. 2043 c.c.: il conducente/danneggiato, per vedersi risarcito, avrebbe dovuto dunque dimostrare, oltre al nesso di causalità, la colpa o il dolo della P.A. Una volta superato, da parte della giurisprudenza dell'ultimo decennio, l'assunto per cui l'estensione del bene demaniale è automaticamente indicativa dell'impossibilità di un controllo efficiente, assunto che costituiva un ostacolo logico all'applicabilità dell'art. 2051 c.c., affermata l'astratta compatibilità del regime della responsabilità del custode al rapporto tra la P.A. e i beni demaniali e rimessa alla valutazione caso per caso la verifica della possibilità concreta di esercitare il potere di custodia con riguardo al demanio stradale (Cass. n. 15383/2006; Cass. n. 15779/2006; Cass. n. 9546/2010), con particolare riguardo alle autostrade, attesa la loro natura destinata alla percorrenza veloce in condizioni di sicurezza, la giurisprudenza della Suprema Corte è incline, in generale, a ravvisare la sussistenza di una relazione custodiale, ai sensi e per gli effetti dell'art. 2051 c.c., tra l'autostrada e il soggetto proprietario o concessionario, il quale è chiamato a svolgere un'adeguata attività di vigilanza in funzione della prevenzione e della eliminazione delle eventuali cause di pericolo per gli utenti (Cass. n. 15383/2006 e Cass. n. 15384/2006; Cass. n. 2308/2007; Cass. n. 7763/2007). Precisamente, atteso che la responsabilità presunta per danni da cose in custodia è configurabile anche con riferimento ad elementi accessori, pertinenze inerti e qualsivoglia altro fattore che, a prescindere dalla sua intrinseca dannosità o pericolosità, venga a interferire nella fruizione del bene da parte dell'utente, la dimostrazione che il danneggiato è chiamato a fornire concerne il verificarsi dell'evento dannoso e il suo rapporto di causalità con il bene in custodia (Cass. n. 2660/2013; Cass. n. 110168/2011). Assolto siffatto onere probatorio, incombe all'amministrazione proprietaria o alla società di gestione autostradale dare la prova del fortuito, che, con specifico riferimento ai danni derivanti dall'improvviso attraversamento della carreggiata da parte di animali, può essere fornita deducendo e dimostrando che la presenza dell'animale sulla sede stradale sia stata determinata da un fatto imprevedibile e inevitabile, quale, ad es., la rottura della recinzione, che non era stato possibile riparare tempestivamente, ad opera di vandali, oppure l'inopinato abbandono dell'animale ad opera di terze persone. In questa direzione si colloca una recentissima decisione, secondo la quale, «allegata e dimostrata da parte dell'automobilista danneggiato l'inattesa e imprevista presenza sulla carreggiata di un'autostrada di un animale selvatico con cui non era stato possibile evitare la collisione, la società di gestione autostradale, titolare del potere di custodia della cosa, per vincere la presunzione di responsabilità ex art. 2051 c.c., deve dare la dimostrazione positiva che la presenza dell'animale fosse stata determinata da un fatto imprevedibile ed inevitabile, idoneo ad interrompere il nesso di causalità tra l'evento dannoso e la cosa custodita, non potendosi tale nesso ritenere escluso dalla mera presenza di una rete di recinzione, ancorché integra, in corrispondenza del tratto autostradale interessato dall'incidente» (Cass. III, n. 12495/2017). In termini precisi si è osservato che va risarcito dalla Regione l'automobilista che, a seguito del passaggio improvviso di un istrice, subisce un incidente. In particolare, i danni cagionati dalla fauna selvatica sono risarcibili dalla pubblica amministrazione a norma dell'articolo 2052 c.c., giacché, da un lato, il criterio di imputazione della responsabilità previsto da tale disposizione si fonda non sul dovere di custodia, ma sulla proprietà o, comunque, sull'utilizzazione dell'animale e, dall'altro, in quanto le specie selvatiche protette ai sensi della legge n. 157/1992 rientrano nel patrimonio indisponibile dello Stato e sono affidate alla cura e alla gestione di soggetti pubblici in funzione della tutela generale dell'ambiente e dell'ecosistema (Cass., n. 27284/2022). |